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Il Natale di Don Mimmo Battaglia

Il Natale, in quanto simbolo di rinascita è un tema sempre attuale. Pubblichiamo una lettera di riflessioni e auguri, inviataci da Don Mimmo Battaglia, presidente FICT

“Natale 01: Immersi in una lacrima di tenerezza” Non so immaginare la Betlemme di duemila anni fa, quali fossero i volti che l’attraversavano, le case che la popolavano, gli accenti che la riempivano, gli odori che salivano al cielo. Non so che forma avesse quel villaggio, una cittadina polverosa forse, “la più piccola tra le città di Giuda”. Certo, non era Roma

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e nemmeno Gerusalemme, era periferia di un impero, un posto trascurabile. Non so molto di quella periferia ma

conosco tante altre periferie dei nostri tempi. Con lo sguardo rivolto a queste periferie cerco il senso di questi miei auguri di Natale, che vorrei fossero per ciascuno diversi e singolari, come solo sanno essere le donne, gli uomini e i bambini che abitano le periferie del mondo. Betlemme di oggi. Come una carretta del mare spiaggiata in un angolo di costa nella nostra terra. È lì la grotta, il rifugio di gente che non ha trovato posto, di vite in viaggio che trovano chiuse le porte e i cuori. È lì la mangiatoia in cui sei stata deposta, Hammad, piccola siriana nata su una barca ad ottobre. Buon Natale a te… ma quale augurio donare alle tante, troppe madri che i loro figli li hanno visti affondare, vittime della strage di innocenti di un Erode che esiste ancora, vestito di opulenza e indifferenza? Tutti i potenti della terra hanno gridato all’orrore davanti al corpo senza vita di Aylan, bambino ritrovato morto su una spiaggia … e poi? Niente...! Ci siamo commossi tutti, ma per i nostri figli, sotto l’albero di Natale, ci sarà l’IPhone! Quanto dura poco il sentire il dolore dell’altro! E quanto, d’altra parte, è stabile e duratura la nostra indifferenle augurio donare alle tante, troppe madri che i loro figli li hanno visti affondare, vittime della strage di innocenti di un Erode che esiste ancora, vestito di opulenza e indifferenza? Tutti i potenti della terra hanno gridato all’orrore davanti al corpo senza vita di Aylan, bambino ritrovato morto su una spiaggia … e poi? Niente...! Ci siamo commossi tutti, ma per i nostri figli, sotto l’albero di Natale, ci sarà l’IPhone!

I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s I n t e r n o s za! E come sarebbe possibile augurare un Buon Natale se non credendo che la compassione possa diventare azione, che la misericordia possa manifestarsi in una carezza, le emozioni in concretezza, come nei gesti dei pastori che di fronte ad un bambino povero, portano cibo, latte, lana per coprirlo. E trovano una grotta dove regna l’umiltà. Una stella di speranza sempre accesa sulla vita che nasce, quasi come a dare il segno con la sua scia. Immersi in una lacrima di tenerezza. E nella periferia di questa mia comunità ci sei tu Marco, ragazzo “drogato ed ex detenuto”, anche tu come un pastore di allora. Sei tu oggi l’inaffidabile, appartieni alla schiera degli impuri, e nessuno conta su di te; eppure il dono concreto che ci porti è il segno di un cambiamento possibile, di una trasfigurazione. Buon Natale a te: nella notte della tua vita una speranza sta nascendo ed una porta si apre. Tu e i tuoi compagni di percorso siete quelli “fuori dal tempio” ma la vostra casa, la vostra vita, diventa, in questo anno di giubileo, cattedrale, porta giubilare e luogo di pellegrinaggio. Il luogo in cui gli sbagli sono lavati via da lacrime di dolore e di speranza. Che grande questa tua intuizione, Vincenzo, che sei il pastore di questa nostra Chiesa e sei attento alla voce dello Spirito, diventando cometa che indica la via della salvezza attraverso le periferie e il dolore di questa nostra città. Buon Natale a te e grazie! Eppure, anche in questo Natale, molte porte rimarranno chiuse. So bene cosa vuol dire restare fuori da una porta, fuori dai cancelli di una fabbrica che ha chiuso, fuori dal mondo del lavoro, fuori da una porta di sala operatoria in attesa di un verdetto, fuori da una banca sorda ai bisogni, mentre infiniti dolori non sanno a quale porta bussare, immersi nel silenzio delle lacrime.

Don Mimmo Battaglia Presidente FICT

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