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Bullismo al femminile

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Sei andato in Tilt

Sei andato in Tilt

Ultimamente siamo stati chiamati da una scuola superiore della nostra provincia a svolgere un intervento di prevenzione in due classi prime e una classe seconda. Mentre in una classe ci è stato richiesto un intervento sul tema delle dipendenze e degli stili di vita correlati, nelle restanti due classi gli insegnanti ci hanno chiesto di

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incentrare l’azione sul bullismo. Nello specifi co in una classe prima abbiamo trovato una forte dinamica di prepotenza e sopraffazione da parte di un gruppetto di ragazze che teneva in scacco il resto della classe. Fortunatamente abbiamo avuto a disposizione tre incontri che ci hanno permesso di lavorare con molta attenzione rispetto alle dinamiche emerse: il primo incontro è servito soprattutto a noi per capire le reali dinamiche all’interno del gruppo classe. Sulla base dei contenuti emersi e delle nostre osservazioni e rifl essioni abbiamo potuto tarare i successivi due incontri con la fi nalità di rendere visibili ai ragazzi i meccanismi che creavano disequilibrio e situazioni di ingiustizia e sopraffazione. Grazie allo strumento del gioco di ruolo è stato possibile affrontare il tema senza che i ragazzi si sentissero chiamati in causa in prima persona: mettendo loro stessi in scena varie situazioni problematiche automaticamente trasferivano le negatività al di fuori del proprio sé potendosi osservare da posizione neutrale. Ciò ci ha permesso vazioni e rifl essioni abbiamo potuto tarare i successivi due incontri con la fi nalità di rendere visibili ai ragazzi i meccanismi che creavano disequilibrio e situazioni di ingiustizia e sopraffazione. Grazie allo strumento del gioco di ruolo è stato possibile affrontare il tema senza che i ragazzi si sentissero chiamati in causa in prima persona: metten-

di guadagnare gradualmente la fi ducia dei ragazzi senza essere invasivi e nell’ incontro fi nale discutere apertamente sulle loro problematiche di gruppo ipotizzando assieme strategie nuove per impostare i rapporti interpersonali. In questo modo abbiamo cercato di rompere un circolo vizioso che vedeva le ragazze prepotenti (le bulle) opprimere le compagne ed i compagni: oppressori, vittime e spettatori sembravano ritenere la situazione non modifi cabile: “è così e non ci si può fare niente”. Interessante e di buon auspicio la

frase espressa nella fase fi nale da una delle bulle nei confronti di un ragazzo solitamente bistrattato, dopo averlo ascoltato raccontare delle sue passioni e dei suoi interessi: “ho scoperto delle cose su G. che non conoscevo.“ Gli incontri sono stati gestiti da Marina Bruccoleri, Manuel Mattion e Massimo Antonino

M.A. Centro Studi

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