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NOVEMBRE 2019
Periodico d’informazione locale - Anno XXVI n.172
Cultura p.17
p.37
di Padova Nord
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CADONEGHE, SOCIALE
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Mettiamoci poi il disastro dell’Umbria, persa con un umiliante distacco di venti punti, mettiamoci la fatica quotidiana del governo con i 5 Via Cavour, 2 · 35010 Vigonza stelle, e il cammino annunciato dal (Pd) segretario tel/fax 049 8096713 · info@lafonteimmobiliare.it regionale dem Bisato, fatto di cantieri progettuali www.lafonteimmobiliare.it e apertura ai movimenti civici, non si annuncia certo facile. E tuttavia sulle prossime regionali pesa quantomeno un fallimento conclamato di Zaia e della Lega, che le colline del Prosecco diventate patrimonio Unesco non bastano a cancellare. A due anni abbondanti dal trionfale referendum, infatti, dell’annunciata autonomia non vi è traccia. E almeno di questo non si può dare la colpa alla sinistra, che l’intera partita la ha vissuta da spettatore in panchina. Se il dossier tanto caro al governatore non ha fatto alcun sostanziale passo in avanti, le responsabilità sono tutte del goverservizio a pag 4 no Conte 1, quello di cui la Lega era componente fondamentale. Un immobilismo dettato dai 5 stelle, certo, ma che perfino il politologo Paolo Feltrin ha in parte addossato nelle sue analisi alla Lega. Perché impegnarsi in un braccio di ferro per dare il “via libera” alle regioni del Nord avrebbe finito per incrinare la luna di miele di Salvini col Meridione, affossando il sogno di trasformare il Carroccio in partito nazionale capace di sfondare il muro del 40 per cento e governare da solo. Sia come sia, il sogno è rimasto tale. E oggi che la Lega sta all’opposizione, è facile prevedere che altrettanto succederà nel prossimo futuro. Basterà a far cambiare idea ai veneti? Difficile da dirsi, ma forse proprio da un ragionamento sull’identità della regione e sul rapporto tra Venezia e Roma il centrosinistra dovrebbe far partire la sua riflessione. Magari ricordandosi, come l’Umbria insegna, che anche la migliore candidatura non ha speranze se manca un lungo lavoro di semina. I cantieri, in Italia, per essere conclusi hanno sempre bisogno di anni, mai di mesi.
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S
ulla carta non c’è storia, e in fondo non ce n’è mai stata. Basti pensare che il divario minore il centrosinistra lo ottenne quando candidò nel 1995 Ettore Bentsik contro il “primo” Galan (38 a 32), ma stiamo parlando di un’altra era geologica, e il risultato percentualmente migliore lo raggiunse Massimo Carraro dieci anni dopo issandosi fino al 42 per cento. Da allora è stata una impietosa discesa, fino ai minimi raggiunti con segue a pag 3 Alessandra Moretti cinque anni fa.
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