Luglio 2016 - La Piazza Rimini

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Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698

ANNO 20 N.7 Euro 1,50

Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini

REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it

IL PUNTO DI VISTA

Piazza, venti anni di comunità di Enzo Cecchini

- Luglio 1997 - Luglio 2016... 20 (venti) anni. Una storia forse breve per un grande giornale nazionale, importante e longeva, invece, per un periodico locale. Il direttore e il grosso dei collaboratori della Piazza sono gli stessi che nel lontano maggio 1992 iniziavano l'avventura con un giornale locale fondando la Valle (sede a Morciano). Dopo oltre cinque anni l'esperienza s'interruppe per dissensi di linea editoriale con la proprietà. Appena un mese di stop per ripensare un nuovo giornale locale: un periodico che uscisse dalla Valconca per abbracciare tutta la provincia, sconfinasse nella Repubblica di San Marino e sul territorio pesarese fino a lambire la città di Pesaro, aumentate la fogliazione, la tiratura, le rubriche, il radicamento coi lettori... ed ecco la Piazza. Venti anni di Piazza per dare voce, conoscenza e identità a tutti gli ambiti, piccoli e grandi, di una importante, laboriosa e creaticontinua a pagina 9

Sindaco, il M5S manda a casa il Pd dopo 70 anni

RICCIONE - 16

RIMINI - 4-5

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LUGLIO 2016

Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”

“Doge”, hotel della buona cucina e buon bere

Cbr, 70 anni di storie con l'obiettivo di elevare le persone

Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698

Pomodoro: “Piazza Boccioni è uno slargo” MORCIANO - 49

CATTOLICA - 28-29

“Non è crisi morale, è crisi di sistema” Lo racconta il prestigioso filosofo Massimo Cacciari in conferenza a Misano lo scorso giugno. Un'intervista per riflettere su come uscire dalle secche

QUEL CHE RESTA DEL PD... MANGIATORI DI PATATE

Mamma, ho fame!

Burdèl andè pièn, Cal Renzi l'è fnì al temp l'ardut al Pd da sgaluzé come 'na bucia d'patèda...

- Fin da bambini avevamo sentito parlare di Santiago di Compostela come mèta di molti pellegrini. Quando alla maggior parte degli italiani questa mèta era quasi totalmente sconosciuta, noi di Saludecio questo nome l’avevamo appreso dai nostri nonni e genitori, l’avevamo ascoltato in chiesa e ce

- Ho avuto il privilegio di scambiare quattro chiacchiere con il filosofo Massimo Cacciari, ospite della IX edizione di “Biblioteca Illuminata” - serie di conferenze curate da Gustavo Cecchini, direttore della biblioteca misanese, quest’anno dedicate a Il Destino; titolo della lectio-magistralis affidata al Professor Cacciari, “L’Europa e il

Breve massima di saggezza I populisti crescono perché c'è troppa ingiustizia. L'ascensore sociale è bloccato e dentro si soffoca”

Romano Prodi (politico)

Marino Avanzolini e Ugo Giordani con la reliquia di Sant'Amato a Santiago

Santiago. Pellegrinaggio indimenticabile

di Teresio Spadoni

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RELIGIOSITA'

Cecco - Vincent Van Gogh - 2016

MISANO ADRIATICO

VALCONCA

La strana edilizia Brasile, la lunga ombra di un “altissimo” edificio

San Clemente Menghi, alfiere da Superbike Note di Vino con Piccioni San Giovanni Golf Club in vendita? Coriano Via Ranco, frana e frontalieri Montegridolfo Grilli: “Bello essere l'ultimo sindaco” Montecolombo-Croce Strozzapreti-Trippa e Pomodoro Saludecio Sant'Amato, reliquia a Santiago

FOCUS

Condomini

Millesimi, revisione tabelle Leasing immobiliare Pagina 19

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INCHIESTA

“Lo ripeto da cent'anni. E mi fate sempre le stesse domande. I ladri ci sono ovunque. E' il sistema...”

Cacciari: “Non è crisi morale, è crisi di sistema” L'INCHIESTA ri, gli stessi promotori… lo stesso Farage che è lì che cerca di fare marcia indietro… È stata una mossa totalmente improvvida che sta combinando lacerazioni anche tra coloro che erano pro brexit... vedi l’ex sindaco di Londra! È il segno di una crisi dell’Unione Europea”. Secondo Stefano Zamagni stiamo vivendo un’età che soffre per mancanza di storia, storie e sogni e il nostro immaginario viene così riempito di cose di spengono la voglia di vivere e di fare impresa. È in questo che origina la nostra crisi? “Zamagni ha ragione. In tutto il mondo c’è un individualismo crescente, una difficoltà di fare siste-

segue dalla prima pagina suo destino” - sotto un maestoso ulivo centenario nel giardino di un noto ristorante del centro. La rugosità del tronco stava lì a indicare che anche lui, come la vecchia Europa, ne ha passate tante. Professore, secondo lei quali sono i principali difetti degli italiani? “Chiedetelo a Sgarbi! Cosa vuole che le dica… leggete Leopardi e li scoprite… sono sempre gli stessi”. A sentire le cronache, ma anche solo a guardarsi intorno, il degrado etico/morale del nostro Paese pare assai elevato. Da uno a dieci, qual è secondo lei il livello che ha raggiunto? “Non è una crisi morale; è una crisi di sistema, è una crisi strutturale… lo ripeto da cent’anni! Il moralismo non c’entra niente. Come prima dicevo di leggere Leopardi, qui dico leggete Machiavelli. I ladri ci sono dappertutto, ma se i ladri sono in un sistema buono, fanno poco danno; se sono in un sistema marcio, lo distruggono. Il punto è il sistema, il meccanismo amministrativo tecnico istituzionale che non funziona, il ceto dirigente debole; queste sono le questioni, e allora anche pochi ladri (saranno tanti in Italia?), pochi, non lo fanno funzionare; non è il ladro… Cos’è, la questione del mezzogiorno è la morale? No, è la criminalità organizzata, è uno stato nello stato; sono questioni strutturali, non etico/morali; sono questioni politico/istituzionali che condannano questo Paese alla situazione in cui ci troviamo. Smettiamola con la questione morale, non significa assolutamente nulla; è un modo per fare propaganda e nient’altro. Dopo di che i ladri devono andare in galera, punto: non si discute; c’è la Magistratura, non è un discorso politico. Sono cento anni che lo dico!”. D’accordo, ma da semplice cittadino, che gira per la strada, c’è ormai una mancanza di rispetto palese, un tirare le regole

Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364

Giornale in stampa il 11 luglio

“Le nuove classi dirigenti nascono di solito dalle guerre… forse non è il caso di augurarselo. Però rimane il fatto che io non conosco nella storia nuove grandi classi dirigenti che non siano nate da guerre o rivoluzioni. Quindi, speriamo che maturi tra di noi, così...”

per il proprio tornaconto… “I costumi degli italiani sono rimasti quelli da almeno tre secoli. Il sistema istituzionale/amministrativo sta peggiorando ogni giorno, e questo crea il fatto che ‘i ladri’ fanno estremamente più danno di una volta. Anche negli anni '50 c’erano i ladri... a voglia se c’erano! Nei partiti e quant’altro… a voglia se rubavano! Solo che facevano meno danno perché il resto funzionava. Dopo di che c’è la Magistratura per mettere in galera i ladri”. Si ma adesso si mette in discussione anche la Magistratura, per cui... la confusione cresce. “Ascolti, prendiamo l’Europa: la burocrazia europea è diventata una macchina autonoma potentissima, e questo non va bene! Ma è diventata autonoma per colpa sua? Mutatis mutandi si potrebbe fare un discorso analogo anche per quanto riguarda la Magistratura in Italia, proprio dal punto di vista del funzionamento. Una carica non elettiva assume tanto potere per colpa sua? Perché fa un golpe? No, è per la debolezza della parte politica. Vale la legge fisica dei vasi comunicanti: se da una parte non c’è niente, l’altra parte riempie quel vuoto; se la politica è nulla, la parte burocratico/tecnica riempirà quel vuoto, anche se ha le migliori buone intenzioni. Allora, non è la burocrazia come vanno dicendo i demagoghi di turno. Fai politica, e vedrai che la burocrazia… Una volta quando le cose funzionavano meglio - non erano tutte rose e fiori per carità -, ma quando non avevamo i problemi che abbiamo adesso dal punto di

vista, perlomeno, degli assetti istituzionali, c’erano le burocrazie ministeriali che avevano sicuramente molto meno potere di ora”. Secondo lei quella di Renzi è solo parlantina o è realmente il riformatore che dice di essere? “No, quella di Renzi non è parlantina; ma certo le riforme che finora ha fatto sono assolutamente insufficienti per la situazione italiana. Questo è palese, perché ha toccato marginalmente le questioni del lavoro, marginalmente le questioni fiscali; ha toccato qua e là, ma che si possa parlare di un riformismo incisivo mi sembrerebbe del tutto esagerato. Quindi si tratterà di vedere anche qui se riesce a riprendere una stagione di deciso riformismo dopo il referendum istituzionale…”. Ammesso che lo vinca… “Ammesso che lo vinca... se no va a casa. È sicuro di farcela, e quindi dice che se perde va a casa. Si ma quando per vincere dici, guarda che se non vinco vado a casa, poi sei costretto ad andarci perché l’hai detto... ti costruisci la tua gabbietta… eh, ma se ci cadi dentro poi ci resti!”. Quello di metterci la faccia non è un po’ un ricatto? “Mah! Ricatto… si gioca! Ricatto o non ricatto è evidente che lì Renzi si giocherà tutto”. Come la vede la riforma istituzionale che ha proposto? “È una riforma istituzionale molto ballerina, collegata a una legge elettorale infame; anche lì, è una mezza riforma, come tutto quello che ha fatto: sono mezze riforme;

ma d’altra parte poteva fare di più? Mah! Non lo so… con quella maggioranza, con quel partito... con quei ministri, anche!”. Professore, l’Unione Europea ci serve? “L’Europa è necessaria; non è detto che sia possibile realizzarla, ma è necessaria. Certo, se continuiamo così non la faremo, ma ci è necessaria perché nel mondo globale contemporaneo non puoi pensare di sfangarla da staterelli. La forma Stato, grande creazione dello spirito europeo, sta tramontando; se non hai una dimensione di grande spazio puoi essere fatto fuori in ogni momento. Il tuo prodotto interno lordo è una frazione infinitesimale delle finanze che girano per il mondo quotidianamente e se per qualche ragione decidono di soffocarti, ti mandano a ramengo dopodomani”. D’accordo, ma non è che l’uscita del Regno Unito possa essere considerata una liberazione? “È un assurdo pensare che sia una liberazione; è una crisi dell’Unione Europea, è un danno gravissimo per ogni idea di processo unitario. Pensare che perdere la Gran Bretagna sia una liberazione è una follia. Non saprei come diversamente rispondere”. Ma questi inglesi non sono mai contenti di niente... “Ma cosa c’entra… È un fallimento dell’Unione... certamente! Nessuno, nemmeno loro hanno convintamente lavorato per la brexit; hanno fatto della propaganda per raccattare qualche voto sperando che non venisse fuori, come si evince dai comportamenti che adesso hanno. Basta vedere la crisi che si è aperta. Adesso sono in totale crisi… laburisti, conservato-

ma, di fare squadra, di fare comunità. Non sono soltanto fenomeni italiani; c’è una crisi di classe dirigente un po’ in tutta Europa. La perdita di memoria… nessuno più sa la storia del proprio Paese... in Germania, in Francia, come in Italia; è una crisi dell’Occidente, e in particolare dell’Europa; è inutile buttarci sempre la cenere addosso”. C’è dunque bisogno di una nuova rivoluzione culturale che faccia riferimento ad un Neo Umanesimo Civile? “Domanda da cento milioni di dollari! Non si può contenere in due battute un argomento di questo genere. C’è bisogno di riforme davvero di struttura; c’è bisogno di un ceto politico selezionato in modo più decente, altro che questi fenomeni! Lo vogliamo chiamare Umanesimo? Chiamiamolo Umanesimo, ma il tema dell’Umanesimo storicamente e filosoficamente non può essere affrontato in un minuto”. In ogni caso, a chi spetterebbe promuoverla? “Non lo so. È una crisi di classe dirigente in tutta Europa, in tutto l’Occidente; come si fa dire a chi spetta promuoverla… le classi dirigenti non nascono a tavolino, non è che tu ti metti intorno a un tavolino con quattro saggi e decidi chi sono i migliori”. Non è compito degli intellettuali diradare la nebbia? “L’intelligenza non è degli intellettuali. L’intelletto è l’intelletto della specie, nessuno ha un intelletto privato; tanto è vero che ci hanno dato un linguaggio che poi è un linguaggio col quale ci fraintendiamo, in qualche modo; l’intelletto è l’intelletto della specie, è l’intelletto sociale; non ci sono gli intellettuali… c’è l’intelletto nostro che, o

funziona collettivamente, o l’intelletto individuale, l’intelletto degli intellettuali, non serve a niente”. Quindi i grossi movimenti culturali sono nati dentro la gente; non si può dire nel popolo, perché il popolo… “Magari anche con le guerre, con le rivoluzioni… è quello il problema!”. Eh! Quello è un problema, infatti! “Le nuove classi dirigenti nascono di solito dalle guerre… forse non è il caso di augurarselo. Però rimane il fatto che io non conosco nella storia nuove grandi classi dirigenti che non siano nate da guerre o rivoluzioni. Quindi, speriamo che maturi tra di noi, così…”. Così, e basta! “Questa evidente incapacità di affrontare le situazioni a livello nazionale e a livello continentale, cosa sta producendo? Sta producendo una colossale secessio plebis. Sa cos’era la secessio plebis nell’antica Roma? A un certo momento la plebe dice: guarda, io non mi sento più in alcun modo rappresentata dal Senato; me ne vado. Non è una secessio plebis quella che stiamo vivendo a tutti i livelli? Si dice: antipolitica! Una bestemmia; fai politica e vedrai che non c’è antipolitica. È un fenomeno, neanche di rigetto; è un andarsene, una mancanza, un crollo di fiducia, un crollo di credibilità, un crollo di autorevolezza della classe dirigente che sta attraversando tutta l’Europa in forme diverse; da qualche parte si colora in un certo modo, da un’altra in un altro, ma è lo stesso identico fenomeno. Hai mancato le tue promesse! Me ne vado. La Plebe, il Popolo se ne va dal Senato; non vota, o se vota, vota coloro che sono contro a prescindere”. Siccome pare che Papa Francesco sia oggi l’unico rivoluzionario che c’è in giro, quanto tempo dovrebbe vivere? “Papa Francesco non ha nulla a che vedere con la rivoluzione. È il più conservatore di tutti; Santa Romana Chiesa è lì da duemila anni… lui la conserva!”. Ho capito, ma pensare che adesso arrivi a sciogliere Santa Romana Chiesa, mi pare un po’ troppo… “Appunto, è perfettamente conservatore; Santa Romana Chiesa è una grande forza che a volte a capito nella sua storia di doversi ri-forma-re. Riforma non è rivoluzione, è l’opposto: ri-forma, ritornare alla forma. Questo è Papa Francesco: un grande riformatore della Chiesa”. Non sarebbe già sufficiente? “E cosa facciamo, lo facciamo presidente della Repubblica? Siccome è il meglio, lo facciamo Presidente della Repubblica? Facciamo una bella teocrazia?”. Sicuramente no, però sa come dicono da noi… “piotòst ché gnint, l’è mèj pió tòst”! Se ci dà una mano… “Glielo chiediamo… se ci sta!”


INCHIESTA Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

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Convegno organizzato a Cattolica lo scorso 24 giugno all'interno del Gran Giallo Città di Cattolica

Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

Mafia e Romagna, è da noi ma non spara - Mafia. Un concetto sfuggente, organismo ben integrato nella società ma colluso con lo stato, dall’altra Facciamo un po di chiarezza. Un aspetto ricorrente del comportamento mafioso è “la capacità di promettere violenza anche senza esercitarla”. Queste taglienti parole sono del tenente dei Carabinieri ed esperto di criminalità Federico Cangemi, durante il convegno “La genesi del crimine, criminali si nasce o si diventa?”. organizzato per la 43esima edizione del Premio Gran Giallo città di Cattolica, nella cornice dell’hotel Kursaal lo scorso 24 giugno. A dimostrazione che non sempre la violenza per essere tale deve per forza sfociare nel sangue si porti l’esempio del Riminese. La Romagna non è all’origine una terra di Mafia e per questo, fino a non molto tempo fa, parlare di questo argomento non era semplice. Chi lo faceva veniva accusato di provocare falsi allarmismi, spesso del tutto infondati. Il fatto di considerarsi un’”isola felice”, un paradiso turistico dove solamente i villeggianti rappresentavano

Numerosi beni (25 a Rimini, 4 a Cattolica) sotto sequestro e una certezza: tutte le criminalità gestiscono interessi economici sul territorio

Locandina Gran Giallo

FOCUS

di Emanuele Foschi un’“etnia” diversa da quella locale, non ammetteva repliche. La realtà però era, ed è, un po' più complessa. Grazie al costante e metodico lavoro di prefetti e forze di polizia si è potuto ricostruire il puzzle malavitoso, partendo da presupposti che rafforzano la tendenza dei clan ad espandere la loro influenza in territori diversi da quelli di appartenenza. Soprattutto se ricchi. Per il fatto di essere tra le piu ricche della penisola e per il carattere aperto ed accoglien-

te degli abitanti, l’intera regione Emilia-Romagna è stata definita, a detta degli esperti, zona di conquista particolarmente appetibile. Questo aspetto sociologico è rilevante, se si pensa che in altre zone del centro-nord il fenomeno non è riscontrabile a questo livello.

Proprio il procuratore generale di Bologna, Emilio Ledonne, ha snocciolato una serie di numeri che dicono più di mille argomentazioni. Infiltrazioni criminali hanno trovato sbocco in città, spesso facilitate da personaggi della criminalità trasferitesi a se-

guito di provvedimenti giudiaziari e portandosi dietro le famiglie. Le regole che caratterizzano la natura dell’impresa mafiosa sono estramamente ambigue. Nascono in contesti privati, poi cercano collusioni con le imprese locali. Le forme di sviluppo sane si dimostrano cosi inadeguate a spiegare i contesti del contagio mafioso. In questo modo è nato l'intreccio ed il radicamento. In tempi recenti la crisi che ha investito il settore turistico ha fatto in modo che gli albergatori denunciassero la possibilità che la mafia prenda facilmente possesso di strutture ricettive e di balneazione. Non sbagliavano. Non essendoci una vera e propria cupola, le famiglie si mettono d’ accordo fra di loro: si spartiscono il territorio. É interessante a questo proposito constatare quanto l’influenza di Cosa Nostra sia minore rispetto a quella di camorra ed ‘ndrangheta, che godono

di un’ampia autonomia. E' venuto fuori che a Rimini le cosche crotonesi mantengono il controllo di bische clandestine, estorsioni, usura e traffico di stupefacenti, in diretto collegamento con le cosche “Vrenna” di Crotone e “Pompeo” di Capo Rizzuto. Anche il settore agro-alimentare e quello edile non sono immuni al contagio. E’ molto forte e radicata la presenza della camorra con i clan “D’Alessandro - Di Martino”, “Vallefuoco” di Brusciano (Napoli), “Mariniello” di Acerra (Napoli), e dei “casalesi”. Sono presenti soggetti della sacra corona unita e anche del clan mafioso catanese dei “Laudani”. Da un rapporto antimafia sul fronte della criminalità organizzata, le indagini hanno permesso di sequestrare patrimoni illegali per oltre 4 milioni di euro. Sono 25 gli immobili sotto sequestro a Rimini, 4 a Cattolica.



INCHIESTA

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Cosa nostra, 'Ndrangheta, Camorra, Casalesi. Le diverse sfumature della criminalità organizzata

VII.

Camorra's Style

MAFIE Da sinistra: Enzo Ciconte (Docente e tra i massimi esperti di criminalità organizzata), Alessandro Bondi e Piergiorgio Morosini (magistrato a Palermo - oggi membro eletto del CSM). Incontro: “Allarme criminalità organizzata in Romagna”, promosso dall'Arcobaleno (Cattolica, 25-102005 - Hotel Kursaal)

di Alessandro Bondi* - Simili sono i vertici, l’organizzazione, gli affari; diverse sono le basi, la storia il rapporto col territorio delle organizzazioni criminali che mese dopo mese s’inseguono su queste pagine. Si è scritto di ‘Ndrangheta, si prosegue con la Camorra. ‘Niente di buono’. Il nome indica l’attività storica: il ricavato dell’estorsione chiamato ‘camorra’. Si potrebbe pure sostenere il contrario: è il camorrista ad identificare l’attività. Ma almeno l’attività originaria è sicura; il legame con l’estorsione, consolidato. Camorra non è una qualifica onorifica o una connotazione territoriale, come si è visto per l’Ndrangheta. Camorra è sfacciata dichiarazione di un’attività e di chi la svolge. Se poi si cerca altro, si arriva al Seicento, registrando il solito disaccordo tra gli studiosi che collegano alla Camorra: una traslazione fonetica e semantica ripresa dalla biblica città di Gomorra (Pittau); un’associazione di mercenari sardi in giacchetta marinara ’Gamurra’ arrivati a Napoli al seguito degli aragonesi (De Blasio, Monnier); una contrattazione sui mercati (Lombroso); una particolare stoffa e appariscenza nel vestire (Basile); la morra o comunque un gioco d’azzardo proibito (Sales). Non manca poi il riferimento, storicamente necessario, con la lingua spagnola che alla parola attribuisce il significato di ‘attaccar briga’ o più recente interpretazione che la lega al ‘camerario’, un gabelliere che il camorrista scim-

miotta con l’estorsione (Montuori) (voce ’Camorra’ in Treccani, Wikipedia, DEM). Tante ipotesi per confermare la premessa: Camorra non vuol dire nulla di buono, migliore, onorifico; descrive un’attività proibita o, tutt’al più, l’abbigliarsi di chi la esercita. Camorra istituzionale. La ‘Bella società riformata’ è il battesimo – con qualche ufficialità – della Camorra. Costituita nel 1820, specializzata in estorsioni, declina il pizzo in ’barattolo’ (20% per biscazzieri), tassazioni particolari (per prostituzione e per il ’gioco piccolo’), ’sbruffo’ (per ogni altra attività) (Wikipedia). La Camorra mantiene l’ordine, dirime le controversie del basso napoletano, ha il favore dei regnanti e della polizia che preferisce occuparsi della criminalità politica. Sottovalutata dalle istituzioni, sempre vicina al potere, la Camorra è essa stessa un potere. Ma parassita e opportunista. Non teme di cambiar partito, di scegliere il vincente. La Camorra appoggia i garibaldini contro i Borboni, gestendo la plebe; il fascismo contro quel che rimaneva della democrazia monarchica, fornendo manovalanza agli squadristi di Mussolini; la Repubblica contro la credibilità di uno Stato, trattando con i brigatisti rossi la liberazione dell’assessore Cirillo (cfr. Corsi, Repubblica, 1987). La Camorra è un’organizzazione violenta, opportunista, flessibile, offre ordine al suo stesso disordine di fronte all’inanità delle istituzio-

La Camorra è sfacciata, parassita, istituzionale, longeva. Ed è pure anarchica, polverizzata, acefala nel lungo periodo. La violenza è il mezzo che senza troppe remore usa anche contro sé stessa: ovunque si trovi. Dal 1991 ad oggi, 86 Comuni campani sono stati sciolti per infiltrazioni camorristiche. ni. Dal 1991 ad oggi, 86 Comuni campani sono stati sciolti per infiltrazioni camorristiche. Necrologi. La Camorra è stata data morta più volte. Benedetto Croce ne vaticinava la scomparsa con la modernizzazione di Napoli, con più cultura e migliore economia, col ridimensionamento della ‘plebe’ che l’alimentava e la fine della violenza che gestiva. Ma era troppo ottimista. Napoli e la fascia urbana che da essa s’irraggia; la Piana del Sele, nel salernitano; aree della provincia di Avellino, dopo il terremoto del 1980: erano e sono le aree in cui la Camorra si

è sviluppata con alterne fortune ma tenace fedeltà territoriale. Marchio storico di provenienza è il rapporto inversamente proporzionale tra Camorra e brigantaggio, perché dove il brigantaggio si è sviluppato non ha attecchito la Camorra e viceversa. Si vedrà, la Camorra ha una storia difforme dal banditismo rurale siciliano. La Camorra è devianza criminale urbana e del territorio intorno a Napoli; è violenza alimentata dalle mancate modernizzazioni; è povertà di sacche sociali che si raccolgono in quel che piace chiamare plebe (Sales).

Cause ed effetti. Se si cercano ragioni, è buona idea ricorrere alla storia, incrociarla alla geografia e fare della sociologia ad uso e consumo di una qualche politica criminale per lo studio e il contenimento della delinquenza. La storia legge così la geografia e ricorda che il Regno delle due Sicilie comprendeva la Calabria dell’Ndrangheta, la Sicilia di Cosa nostra. E la Campania della Camorra. Facile sociologia rimprovera ai Borboni di questo Regno di non aver portato la civiltà nord europea; mentre miglior sorte sarebbe toccata al Piemonte col cuore rivolto alla Francia; al Lombardo-Veneto, alla Toscana, al Friuli Venezia Giulia, a parte dell’Emilia col cuore e tutto il resto sotto l’impero austro-ungarico, allora senza muri al Brennero. L’aneddotica risorgimentale ricorda che con l’annessione dei micro stati italiani al Piemonte, grazie ai Mille in camicia rossa, si era fatta l’Italia ma si dovevano ancora fare gli italiani. E gli italiani non erano tutti uguali. Anche

dopo la presa di Roma, l’Italia unita non avrebbe risolto il peccato originale del Regno borbonico: causa della rivolta, del brigantaggio, dell’arretratezza sociale e culturale cui avrebbe attecchito la criminalità organizzata. Forse la storia non sta in questi termini e, certo, è storia comoda, scritta dai vincitori. In un altro momento, andrebbe approfondita con qualche luogo comune in meno e qualche dato economico in più. Qui si è ripresa per ricordare il simile e differenziare il dissimile delle tre organizzazioni criminali di cui si scrive, accennare al rapporto col brigantaggio e schizzare l’immagine della Camorra i cui colori – ormai si è capito – sono quelli intensi di Napoli e della sua campagna. Riassumendo e anticipando quel che verrà. La Camorra è sfacciata, parassita, istituzionale, longeva. Ed è pure anarchica, polverizzata, acefala nel lungo periodo. La violenza è il mezzo che senza troppe remore usa anche contro sé stessa: ovunque si trovi. *Professore, Cattedra di Diritto penale Dipartimento di giurisprudenza Università di Urbino


RIMINI E' la seconda cooperativa di costruzioni della Romagna dopo la ravennate Cmc

Capacità tecniche, conti in ordine e socialità - Se l'Italia fosse gestita come la Cbr si potrebbe vivere senza aver paura del futuro: profilo basso, discrezione e risorse umane. La Cooperativa Braccianti Rininese è avvolta nel mito: da sempre è ben patrimonializzata. “Per noi è importante l'equilibrio economico e la piena occupazione. Il primo patrimonio delle imprese sono chi ci lavora dentro: soci e non soci”. Quest'anno la seconda cooperativa di costruzioni della Romagna (seconda solo alla Cmc di Ravenna) festeggia i 70 anni. Nasce il 5 giugno del 1946 dal notaio Zagari Di Domenico, negli ultimi giorni di regno di Umberto II di Savoia, come si legge nell'atto. L'ufficialità dice che i fondatori fuorno 11; in realtà una ventina. I firmatari

ECONOMIA erano il numero minimo che riuscirono ad entrare nello studio. I fondatori: Alfredo De Paoli, Agostino Macini, Guido Balducci, Gino Castellani, Giorgio Galli, Raffaele Monticelli, Alfredo Mulazzani, Renzo Della Rosa, Uliano Pagliacci, Augusto Tura. Tra i cinque scopi della cooperativa, si legge al quarto: “Creare una attrezzatura tecnica atta al miglioramento economico e alla elevazione morale delle classi lavoratrici. La Tecnica e la morale sono sempre stati le stelle polari della Cbr. Un'ossessione per una lunga serie di figure fondamentali. Marcello Moretti (in Cbr dal 1948 al '98), direttore generale,

la dotò di macchine operatrici all'avanguardia. Compreso uno dei primi impianti bituminosi in Italia. Nei primi anni '80, sotto la spinta di Liuzzi, il presidentissimo, Olivetti installa a Rimini uno dei primi due computer di una certa complessità in Italia. Talmente complesso che lo venivano a visitare da mezz'Italia. Il primo lavoro, facendo un passo indietro, fu la pulizia dell'Ausa; un impegno consistente. L'appalto venne assegnato alla neonata cooperativa a patto che non utlizzasse i mezzi meccanici. Insomma, è la teoria del famoso economista inglese Keynes, quello della “Teoria generale, dell'occupazione, dell'interesse e della moneta”. Teoria che permise al mondo di uscire dalla crisi mondiale del

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RIMINI

La Cbr (Cooperativa Braccianti Riminese) quest'anno festeggia i 70 anni di storia Libro paga

6.500

Quelli della Cbr in gita. Riccione anni metà '80. Viale Ceccarini viene pavimentato

Specializzata in quello che c'è sotto le strade: acquedotti, fognature, discariche. Sempre investito in mezzi e tecnologia. Superata la crisi grazie alla patrimonializzazione 1929. Cioè in periodi di crisi, per stimolare l'occupazione, vanno fatte le opere pubbliche. Il primo mezzo meccanico acquistato arriva dopo 2-3 anni: è un camion di guerra americano della Dodge. Nata come Società cooperativa di produzione e lavoro fra operai e braccianti, dieci anni dopo diventa Cooperativa Braccianti Riminese. Una delle svolte che porterà la cooperativa ad essere quella che è risale ai primi anni '70. Viene rinnovata la

base sociale e con una visione diversa: più aperta rispetto agli anni precedenti. Oltre a dare lavoro ai soci fondatori, ci si apre anche ai non soci. Azienda di medie dimensioni, opera tra Bologna ed Ancona, passando per Ferrara. Per permettere alle maestranze di rientrare la sera. In questo momento ha cantieri anche in Sardegna e Toscana. Famosa per la capacità di fare, i lavori della Cbr sono come gli iceberg: la parte importante è

In 70 anni, la Cbr ha avuto a libro paga oltre 6.500 persone. Oggi impiega circa 300 addetti; nel periodo di massima espansione erano 450. Nel 2015 ha fatturao 44 milioni di euro. Prima della crisi viaggiava tra i 60 ed i 70 milioni; 100 il record. ‘L'immediato è resistere e tornare a crescere’ sotto. Non si vede. Dai piani stradali in giù. Ha una specializzazione per: acquedotti, fognature, discariche. Nei decenni alcuni lavori di rilievo: la rete gas di Rimini, Forlì, Cesena, bonifiche delle vallate del Forlivese e del Faentino. Pochi i lavori che si possono ammirare alla vista: il lungomare Tintori a Rimini, le isole pedonali di viale Ceccarini a Riccione, Isola Platani a Bellaria, il corso principale di Ancona e tante piazze in provincia per conto di enti pubblici e privati. Tra gli edifici di fama ai quali hanno contribuito: la distruzione del Kursaal di Rimini. Invece, l'ultimo lavoro robusto è l'aver partecipato alla costruzione terza corsia dell'au-

tostrada da Bologna ad Ancona. Negli anni la Cbr ha diversificato, sempre restando nei dintorni: fa energia, gestisce pannelli fotovoltaici. Attività che integrano a monte la produzione: inerti, calcestruzzo, conglomerati. Settant'anni sono un prestigioso traguado. Boschetti, il presidente, racconta che cosa c'è dietro la forografia: “Siamo sopravvissuti graazie al patrimonio accumulato; questo ci ha salvato dal cambio inaspettato di ciclo economico. Sulle cooperativa c'è un vecchio preconcetto: sono viste come le emanazioni di una linea di partito. La Cbr è sempre stata eterodossa; nel senso di non essere allineata rispetto a certe linee guida. Le nostre decisioni non vegono mediate in altre sedi. Il presidente viene nominato con il voto segreto e la scelta del gruppo dirigente viene fatta all'interno. A noi piace essere conosciuti da chi ci dà il lavoro e da chi lavora con noi. Con la politica abbiamo un ottimo rapporto quando ci dà il lavoro”. “La cooperativa - chiude la riflessione Boschetti - a noi ci viene consegnata con l'obbligo di farla crescere e consegnarla a chi viene dopo. Le persone passano ma la Cbr deve andare avanti. L'obiettivo sono i posti di lavoro in sicuerezza”.

UOMINI

Cinque presidenti L'ultimo è Boschetti

Giampiero Boschetti, presidente dal 2008. Alle sue spalle i bronzetti di Elio Morri, prestigioso artista riminese del secolo scorso

- Cinque presidenti in 70 anni, quasi un record. Il primo fu Raffaele Monticelli (un mito durato 19 anni), Cesare Villa (dopo un anno venne sfiduciato). Poi fu la volta di Domenico De Luigi che passa il testimone dal 1997 al 2008 a Luciano Liuzzi, raffinato fotografo per passione (molti libri editi). Nel 2008, è la volta di Giampiero Boschetti, due lauree in tasca: Economia e commercio e Scienze politiche. Prese come se si leggessero dei romanzi. Liuzzi e Boschetti arrivano dal Valturio. Quello di Boschetti è da sceneggiatura. Appena rientrato dal militare, 37 anni fa, Boschetti va al Valturio per vedere se stanno cercando un ragioniere; pochi minuti prima era uscito il presidentissimo Liuzzi che era alla chiedeva un ragazzo in gamba. Dopo 2 anni diventa responsabile amministrativo. Lo scorso giugno è stato riconfermato alla presidenza per un altro mandato. Sposato due figli (un maschio di 20 anni ed una femmina di 28), Boschetti è originario di Rivazzurra. E' uno che si fa le fotocopie da solo; risponde alle mail e richiama al telefono. Non è troppo dire che rappresenta al meglio le virtù della riminesità.



RIMINI

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Nato il Comitato Colli di Rimini. Venti aderenti, coordinati da Massimo Lorenzi GENIUS LOCI - Uno: impreziosire il Riminese sotto l'aspetto vitivinicolo. Due: sensibilizzare i nostri albergatori e ristoratori a mettere nelle loro carte dei vini almeno 3-4 cantine del nostro territorio perché fare buon turismo passa anche per la cultura eno-gastronomica.

Vino, un territorio che fa squadra Metterlo in tavola nei nostri ristoranti VIGNAIOLI

Ricominciare da venti

Due obiettivi: migliorare la qualità e sensibilizzare albergatori e ristoratori a mettere in carta 3-4 etichette della nostra provincia Sono gli ambiziosi obiettivi del neonato Comitato Colli di Rimini Dop. Costituitosi lo scorso dicembre, vi hanno aderito venti vignaioli, che producono qualità nel territorio riminese. Lo coordina Massimo Lorenzi, titolare insieme al fratello, ed ai cugini, di Enio Ottaviani Vini & Vigneti. Racconta: “L'idea forte è quella di fare gruppo; speriamo che possano unirsi anche coloro i quali

Foto di gruppo con i 20 vignaioli non sono entrati. Dallo scorso agosto ci siamo già incontrati una decina di volte. Ognuno ha portato il proprio punto di vista. Il nostro stare insieme è triplice: aumentare il livello della nostra qualità, peraltro già ottima, fare comunicazione del nostro territorio e farci

mettere in tavola dai nostri albergatori e ristoratori. Se ognuno di loro inserisse alcune delle nostre aziende il vino sarebbe venduto quasi tutto nella nostra provincia”. “Vorrei ricordare - continua Lorenzi - che terra, tradizione e tipicità sono veicoli di

comunicazione unici. Nel senso che gli altri non hanno. Sono del parere che una tagliatella al ragù è più tagliatella se viene abbinata con i vini locali. Riminesi”. La prima uscita ufficiale del Comitato c'è stata lo scorso 19 giugno a Rimini; si è pre-

- I venti vignaioli che hannno costituito il neonato Comitato spontaneo Colli di Rimini lo scorso dicembre: Cantina Dei Colli Romagnoli, Casa Zanni, Case Marcosanti, Colombarda Agricola, Fattoria Del Piccione, Fattoria Poggio San Martino, Fiammetta, Le Rocche Malatestiane (Gruppo Cevico), Enio Ottaviani, Podere Dell’angelo, Podere Vecciano, San Patrignano, San Valentino, Santini, Tenuta del Monsignore, Terre Di Fiume, Torre Del Poggio, Tenuta Saiano, Valle Delle Lepri.

sentato a Slow Food. Per far parte dell'associazione, i vignaioli devono essere iscritti al Consorzio vini di Romagna che ha sede a Tebano (Forlì). “Noi siamo - riflette Lorenzi - un gruppo in cui tutti fanno tutto. Abbiamo una struttura agile, semplice e senza costi. Quando dobbiamo fare qualcosa chiediamo ospitalità al Consorzio vini di Romagna. Il primo passo per valorizzare, e valorizzarci, è il cambiamento del disciplinare Colli di Rimini Doc. Per il nuovo riconoscimento ci sono tre passaggi burocratici: l'assemblea del Consorzio, la Regione Emilia Romagna e il ministero. Il Riminese ha una vocazione naturale per buoni vini; impreziositi dal mare a poca distanza”. “Per capire che cosa fanno gli altri - chiude la riflessione Lorenzi, vignaiolo in San Clemente - e soprattutto che cosa possiamo fare noi, abbiamo organizzato un seminario con assaggi tenuto da Giorgio Melandri, responsabile del Gambero Rosso in Emilia Romagna. Ne faremo altri, anche sui nostri vini”. Prosit.



RIMINI

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Istruttivo spettacolo a Santarcangelo di Castellucci su suggerimento dell'associazione sui disturbi alimentari L'EDITORIALE

Piazza, 20 anni fa si andava ad incomiciare Continua dalla prima va comunità: la nostra. Larga parte degli articoli sono “scritti” o sono espressione diretta, singola e collettiva, di questa comunità: della politica, cultura, costume, tradizioni, sport, divertimento, satira... Ma la Piazza ha dato fin dall'inizio ampio spazio a importanti inchieste: dall'economia alla legalità, e a riflessioni laiche e religiose su grandi temi. I protagonisti sono i fatti e personaggi locali, ma sempre con uno sguardo attento e curioso sui grandi problemi nazionali e non solo, con riflessioni che riguardano lo spirito e il sentire, nel bene o nel male, della modernità che stiamo vivendo. Uno spirito del tempo che a volte ci inquieta, stretto nella morsa di una globalizzazione malgovernata e da tenta-

zioni regressive come sterile autodifesa. In questo quadro la democrazia e la coesione sociale sono sempre a rischio. Il cittadino diventa così un vaso di coccio, il senso di comunità e il bisogno di un'identità aperta sono sottoposti continuamente a scossoni imprevedibili. Per questo il ruolo di un giornale locale, legato sì al proprio territorio, ma col respiro ampio del suo tempo globale, pensiamo diventi ancora più importante e necessario. Grazie alle decine di migliaia di lettori che ci hanno seguito con affetto, ai numerosissimi collaboratori decisivi nel loro prezioso lavoro e agli sponsor che ci hanno sostenuto fino ad oggi. Continuiamo il nostro lavoro nella speranza sincera di non deludervi. Grazie! Enzo Cecchini

“Siamo tutti in pericolo” CULTURA

Matteo Castellucci

di Teresio Spadoni - Ha fatto tappa al teatro “Il Lavatoio” di Santarcangelo “Siamo tutti in pericolo”, la pièce teatrale che Matteo Castellucci – con la regia di Pietro Conversano – continua a rappresentare con successo nei teatri italiani. Lo spettacolo, sponsorizzato da AISPED (Associazione Italiana Studio e Psicoterapia Eating Disorders), organizzato in occasione del quarantennale della morte di Pier Paolo Pasolini avvenuta per mano (mani?) omicida nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, ha avuto il riconoscimento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali con l’autorizzazione all’uso del logo ideato per l’occasione, in quanto ritenuto “iniziativa di riconosciuto valore culturale”. Col suo lavoro Matteo Castellucci ha voluto riproporre alcuni significativi aspetti di quella rivoluzione di costume, prima ancora che culturale, non immediatamente evidente ai più, che Pier Paolo Pasolini andava denunciando. I brani coi quali ha composto il suo riuscitissimo mosaico, Matteo li ha tratti da “Scritti Corsari” (dove Pasolini si scontra con quel mondo di perbenismo e conformismo responsabile del degrado culturale della società); “Lettere Luterane”

(dove affronta i temi dell’estraneità dei giovani, della televisione, del progresso e della politica italiana, e nel cui primo testo, “I giovani infelici”, partendo da una riflessione sul concetto di ‘colpa dei padri che ricade sui figli’, analizza la “mutazione antropologica” dei giovani a lui contemporanei, che condanna pesantemente perché “i figli che non si liberano dalle colpe dei padri sono infelici”); “Perché siamo tutti in pericolo” (l’intervista rilasciata a Furio Colombo il pomeriggio del 1° novembre, poche ore prima di venire assassinato). Si tratta di scritti, interventi, articoli il cui tema centrale è la società italiana con i suoi mali e le sue angosce che Pasolini ha composto negli ultimi anni della sua vita e nelle quali ha condotto un’analisi lucida, impietosa - non meno che dolorosa - dei pericoli ai quali si andava velocemente incontro. Come pare storicamente

affermato, purtroppo, le visioni dei “profeti”, non solo da alcuni (i più buoni?), vengono lasciate cadere, ignorate, ma più spesso finiscono triturate nell’agone mediatico, sacrificate sull’altare di una modernità imposta da mode pilotate, per fini lucrativi (quando va bene). Ecco dunque che lo spettacolo di Matteo illumina a giorno un paesaggio attraversato con troppa disattenzione, incuranti della destinazione e senza la preoccupazione dell’aver portato con sé il giusto equipaggiamento. Il giovane che si scopre infelice si “ammala”: anoressia, bulimia, obesità diventano il modo col quale finisce per “comunicare”. “37 kili invece che 50, ma con le scarpe alla moda, il capo firmato, l’ultimo cellulare sul tavolo o fra le mani che squilla ogni minuto, la festa che li aspetta la sera” - dice Virginia Bernabei, Psichiatra-Psicoterapeuta, componente dell’AISPED, inervenuta al termine dello spettacolo per spiegare le finalità dell’Associazione e il legame che c’è tra il lavoro svolto e Pasolini. L’occhio col quale Pasolini studiava la società era un occhio attento; essendo regista era nella posizione di colui che guarda, prende nota e cerca di comprendere ciò che gli sta attorno. Raccon-

tava di quel che non si vede e che troppo spesso non viene detto, assumendo “… una posizione scomoda, osservando ciò che altri non osservano e scegliendo di nominare e di parlare di quanto finora era non osservato, non visto o meglio negato e quindi indicibile. […] Anche noi in terapia assumiamo una posizione scomoda chiedendo alle persone che vengono di osservare assieme quanto non ancora visto e di nominare quanto finora taciuto. Solo così però ci si potrà liberare dalle colpe dei padri.” AISPED è un´associazione di promozione sociale senza fini di lucro che svolge attività di ricerca, promozione culturale ed etica, mediante un approccio psicoanalitico sul tema dei disturbi del comportamento alimentare ed è formata da psicologi, psicoterapeuti, dietisti, psichiatri, biologi nutrizionisti, che ne condividono il fine della ricerca, della prevenzione e dell’informazione. Opera prevalentemente con il contributo volontario e gratuito dei soci ed ha come scopo l’elaborazione, la promozione, la realizzazione di progetti di solidarietà sociale nel rispetto della dimensione umana, culturale e spirituale della persona. Promuove, inoltre, una rete territoriale di contatti specializzati nell’ambito della consulenza e della cura. La sede è a Riccione in Via Empoli 33 – tel. 366-8045800



VALMARECCHIA

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Ricco di storia, di opere d'arte con un paesaggio da favola Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444

Sant'Agata Feltria, borgo fantastico La storia di Laura: ieri, oggi, domani

CULTURA E TERRITORIO - Siamo al terzo numero di un ciclo di cinque appuntamenti. Stiamo pubblicando un racconto al mese, ambientato in uno dei Borghi della Valmarecchia, e una scheda del Borgo che fà da cornice al racconto, all'interno di un progetto di Promozione Turistica portato avanti da Gianloris Cresti. di Gianloris Cresti - “Non voglio davvero rischiare di scivolare proprio oggi...” stava pensando Laura uscendo dalla funzione religiosa nella piccola cappella del Convento delle Suore Clarisse. La nevicata notturna che aveva coperto Sant’Agata, e che le aveva regalato un freddo vestito bianco, aveva anche portato con sé molti disagi, lungo le strette viuzze del borgo. Marino, il garzone del forno, aveva pulito davanti all’ingresso del negozio, e aveva anche pulito un pezzo di strada fra la fontana e la bottega della Marianna, anche se, dentro di se, pensava che la vecchia megera non se lo meritasse, e che toccasse a Lino pulire quel tratto di strada visto che oltre a lavorare nella Merceria di sua zia, abitava anche in fondo alla strada, e invece molto probabilmente era ancora a letto. “Ancora due passi e poi la discesa è finita...” mentre pensava ciò Laura, non si accorse del braccio che Marino le stava porgendo per aiutarla, e sobbalzò un poco quando se lo trovò accanto sorridente e infreddolito. “Grazie, giovanotti come te non c’è ne sono tanti in giro....soprattutto oggi” disse Laura ringraziando il garzone. Per un’attimo i loro occhi si incrociarono e la donna vide quelli del ragazzo pieni di emozione. Spesso andava a prendere il pane dal “Toscano” come chiamavano Agostino il fornaio, viste le sue origini, e Marino le rivolgeva sempre qualche attenzione in piu’ che non alle altre signore, e a Laura questo piaceva, ma sapeva anche che, lei, vedova e con venti anni in piu’ del ragazzo, non poteva lasciarsi andare a pensieri particolari. Un gruppo di ragazzi era già in piazza a tirarsi palle di neve e a giocare davanti al Teatro, mentre dall’Osteria di Pio arrivava odore di caffè e tabacco. Il cielo era ancora minaccioso, e un'aria fredda colpiva il viso dei passanti, anche se, vista l’ora, erano davvero pochi. “Sabato grande Veglione di Capodanno !!” urlava un manifesto appeso al muro del Municipio. “E anche il 1960 se ne andato...” pensò Laura guardando la sua immagine riflessa sui vetri delle finestre di casa sua mentre a piccoli passi si avvicinava alla porta di ingresso. Entrata, si tolse il pesante scialle di lana nero, si tolse gli stivali di gomma e si infilò le vecchie pantofole calde e consumate dagli anni. Si sedette accanto alla stufa e si lasciò andare ai pensieri, a ciò che le era accaduto nel gennaio scorso, la morte di suo marito, la caduta da cavallo di suo padre e i lunghi giorni all’ospedale di Mercatino, e la partenza per il militare di suo figlio. Era stato un anno davvero difficile, ed ora, sola, doveva affrontare mille difficoltà. Provò ad accendere la radio, ma causa il maltempo usciva dall’elettrodomestico solo un fruscio fastidioso. La spense.

Romeo, il gatto di casa, la guardava da sopra il davanzale, mentre bussarono alla porta. Sua cognata si era ricordata la promessa fattale in chiesa poco prima, e le aveva portato due bei cavoli. Si prepararono una tazza di caffè, mentre fuori aveva ripreso a nevicare. “Domani ti porto la gonna per il Veglione, così potrai farmi l’orlo”, “Tuo fratello ci tiene così tanto quest’anno ad andare al Teatro Mariani, che si è pure comperato da Tonio un paio di scape nuove”. Il ballerino di famiglia, Nicola era sempre

Teatro Angelo Mariani

Il borgo, scrigno di bellezza

stato bravo a ballare, come sua madre e suo padre del resto, non si erano mai persi una sagra o un veglione da ballo, erano andati pure a Maiano nel ’53, quando per la festa di metà agosto, aveva preso fuoco la casa di sua suocera, buonanima. Anche quello fu un’anno molto particolare. China al lavandino, mentre lavava le due tazze di ceramica appena usate, Laura chiese alla cognata se, per sentito dire, avesse avuto notizie del nuovo lavoro da custode che, nell’anno nuovo, il Sindaco Botticelli, e tutta la Giunta, aveva-

no intenzione di offrire presso Rocca dei Fregoso, a qualche cittadino del Borgo o del territorio comunale. Anche se erano poche lire, a Laura quel lavoro, sarebbe servito come momento di svago, fra una visita di sua cognata (o di suo fratello) e quella del medico, che passava per sincerarsi che la sua bronchite fosse definitivamente guarita, un modo per pensare di meno alla sua situazione di vedova, per di più in un paese molto dedito a feste di piazza e all’allegria. Gioconda, sua cognata, le disse, uscendo, che si sarebbe infor-

mata, anche se poi, Nicola, avrebbe fatto di tutto perché lei non accettasse, convinto com’era che toccasse a lui, dopo la morte del cognato, provvedere alle economie di sua sorella. “Ricordati della gonna domani, e dai un bacio alla Rosina! Dille che la zia nell’anno nuovo le darà il regalo che non è riuscita a darle per Natale...”. Disse Laura, chiudendo la porta dopo aver salutato la donna. Rosina, già, sua nipote le ricordava tanto la sua gioventù passata a Pereto a giocare lungo la strada davanti alla casa “Del Gobbo”, e a

SANT'AGATA FELTRIA - Il territorio di Sant’Agata Feltria è piuttosto vasto; include diverse frazioni come Caioletto, Casalecchio, Maiano, Palazzo, Pereto, Petrella Guidi, Rocca Pratiffi, Sapigno, San Donato, Ugrigno e altre. Per estensione è il secondo comune della provincia di Rimini (dopo il capoluogo). Nel borgo, famoso per la sua fiera del Tartufo e per la manifestazione de “Il Paese del Natale” sono da visitare i seguenti monumenti ed edifici: Collegiata di Sant’Agata, Chiesa di San Francesco della Rosa, Chiesa e convento di San Girolamo, Chiesa e convento dei Cappuccini, Chiesa e convento delle Clarisse, Santuario della

Madonna del Soccorso, Palazzo Fregoso, Teatro “Angelo Mariani” e Rocca Fregoso, simbolo del paese, rocca aggrappata alla “pietra arenaria”, che secondo la leggenda rovinò a valle in tempi antichissimi dalle pendici di monte Ercole. Il primo nucleo risale al XII secolo, ed è composto dalla torre poligonale “di Simonetto Fregoso”: successive espansioni quattrocentesche furono commissionate da Federico da Montefeltro probabilmente con la partecipazione dell’architetto Francesco di Giorgio Martini: in seguito la rocca venne adattata a residenza dei Fregoso, ed abbellita con affreschi ed orna-

menti come gli affreschi cinquecenteschi della cappella esagonale. Dal1974 ospita un museo permanente. All’interno del centro storico si snoda il “percorso delle fontane”, un itinerario attraverso le vie del paese: Fontana della Lumaca, nata da un’idea del poeta Tonino Guerra, è posizionata caratteristicamente in piazzale Martiri d’Ungheria. La Luna nel Pozzo, collocata in piazza Fabbri, e le Impronte della Memoria posizionata nel luogo dell’antico abbeveratoio per i cavalli all’ingresso del paese, in piazza Padre Agostino da Montefeltro. Tutte e tre sono opere del mosaicista ravennate Marco Bravuta.

sognare guardando le nuvole rincorrersi nel cielo, una bimba piena di salute e con due grandi occhi verdi, che ben presto avrebbe suscitato l’interesse dei giovanotti della zona. Anche lei molto presto aveva iniziato ad avere dei corteggiatori, che vedeva dietro il Cimitero oppure di nascosto nella stalla di suo nonno. C’era stato Stelvio, partito poi per il Belgio, per andare a lavorare nelle miniere, e che le aveva promesso di ritornare (lo aveva fatto anni dopo, ma in compagnia di una moglie e di un figlio), Luigi, che però per uno sbaglio di una sera, dovette poi sposare la Maria dei Bicci, rimasta incinta, e poi arrivò Battista, che dopo un ballo nell’aia della Jole a Maiano, e aver sfidato la volontà di suo padre, le diede un bacio e le chiese di sposarlo, facendola felice per molti anni, finché, una brutta polmonite se lo era portato via meno di un’anno fà. Rosina avrebbe avuto un futuro migliore. Sicuramente, pensò. Nonostante il freddo, il sole era apparso dietro ai nuvoloni grigi sopra il campanile della Chiesa di Sant’Agata, e mentre rintoccavano le dieci, sembrava risplendere e riscaldare ancora di più, i tetti del paese. Per terra, in piazza, ancora i resti della festa della sera precedente, mentre alle finestre del Municipio i festoni irrigiditi dal freddo della notte sembravano bianchi baffi sopra il portone di ingresso. “Lucia, vieni a prendere un caffè da me dopo pranzo, che facciamo due chiacchiere” disse Laura alla moglie del macellaio, “Devo chiederti un paio di cose”, sorridendo leggermente, chinò la testa e si diresse verso casa, pensando a chi, ma lo sapeva bene chi fosse stato, le avesse lasciato una rosa rossa sul davanzale della camera da letto, e che prontamente, non senza un pò di vergogna, tolse subito, non appena la vide, aprendo la finestra per far entrare l’aria fresca del mattino. “Gli uomini, soprattutto se giovani, non conoscono pudore” pensò, immaginando la mano che poneva il fiore dietro alle inferiate della finestra sul retro della camera al primo piano. Domani, se lo aves-

se incontrato da solo, al garzone di forno, di rientro dalla funzione delle sette, lo avrebbe... gli avrebbe detto... no, gli avrebbe sorriso come tutte le mattine, abbassando gli occhi, con il cuore gonfio di emozione. Ma che le prendeva, sembrava una ragazzina al primo appuntamento davanti alle avences di quel ragazzotto, era una donna matura invece, e per di più vedova da solo un anno, doveva resistere alle lusinge, perché tanto, non poteva esserci futuro per le speranze del giovane, non dovevano esserci. Mentre infilava la chiave nella porta, una voce da dietro le arrivò calda e gentile. “Mi permetta di offrirle queste paste ancora calde, avrei voluto invitarla a ballare ieri sera ma... l’ho aspettata fino alla mezzanotte e mezza”. “La prego accetti queste paste”. Si voltò, e si trovò davanti Marino, ancora con i coriandoli sulla mantella, che le porgeva un sacchetto, guardandola dritto negli occhi. “Grazie, le offrirei una tazza di caffè molto volentieri” rispose, “ma lei dovrà sicuramete andare subito a casa a pranzare, per non fare aspettare sua madre alla tavola”, riuscì a dirgli prendendo il sacchetto con le mani che tremavano, e non per il freddo. “La ringrazio per aver accettato, e se ha bisogno di altri servizi, non si vergogni a chiedere” “Buona giornata e Buon Anno !” “Buon Anno anche a lei e ancora grazie....”. Entrò in casa, le guancie erano due carboni accesi tanto scottavano, il cuore le batteva forte. Si sedette accanto alla stufa. Speriamo che nessuno lo abbia visto pensò. Che sfrontato, irriverente, maleducato, e....e....gentile come nessun’altro lo era stato con lei da molto tempo. Diavolo di un garzone. Fece due grossi respiri, guardò fuori dalla finestra, e si fermò un attimo a pensare a qualche minuto prima, a come si fosse sentita per un momento giovane e non rinchiusa in pesanti abiti neri, si fosse sentita donna, la sua schiena per un’attimo era tornata dritta e nelle vene aveva sentito di nuovo scorrere il sangue. Cara Laura pensò fra sé, questa è, se c’è ne fosse mai bisogno, la dimostrazione che nella vita c’è sicuramente un ieri, sicuramente c’è un oggi e per fortuna c’è anche un domani, e che sperare nel futuro non è mai sbagliato, perché la vita, per chi le sa cogliere, riserva sempre nuove sorprese.



ECONOMIA

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Giovani di ritorno. Consulente aziendale sta costruendo progetto di servizi per Technogym

Serra: “Dopo tanti anni di Cina avevo voglia di tornare a casa” - Matteo Serra è un cervello (dirigente di azienda) di ritorno. Dopo 11 anni di Cina (Pechino) e tanti affari messi in piedi per aziende italiane e cinesi. Racconta: “Dopo tanti anni avevo voglia di tornare a casa. Lo abbiamo anche fatto perché nostro figlio inizia le elementari e abbiamo pensato di fargliele fare a Rimini. Avesse iniziato in Cina, saremmo dovuti rimanere altri cinque anni”. Bocconiano, pre-

Se sei competitivo in Italia, mercato difficile ed altamente competitivo, credo che i nostri imprenditori possano anche giocare la carta dell'estero

Matteo Serra

LA STORIA stigioso master in economia, Serra è un dirigente d'azienda da esportazione che in questo momento sta lavorando ad un progetto di servizi per Technogym, l'azienda di Cesena leader nel mondo per la produzione di macchine per il fitness. “Mi sto impegnando su un concept - dice il giovane riminese sposato con una russa - che punta ai mercati stranieri: Stati Uniti, Gran Bretagna, Asia. Un servizio che dovrebbe riuscire nelle grandi città e mercati molto sviluppati”. A chi gli chiede con quali strumenti gli imprenditori italiani dovrebbero andare all'estero, argomenta: “Se sei competitivo in Italia, mercato difficile

ed altamente competitivo, credo che i nostri imprenditori possano anche giocare la carta dell'estero. In questo momento, i mercati migliori, pensando all'economia del Riminese, tessile e meccanica, sono quello americano e quello dell'Unione europea dato che quello russo e quello degli Emirati sono in crisi. Solo che oggi non basta avere un buon prodotto e dei buoni servizi, ci vogliono anche le capacità e la forza di promuoverlo. Ci vogliono i canali distributivi giusti ed operazioni di marketing. Spesso le aziende che vogliono tentare la carta estera difettano di forza economica e dei partner che ti possono aprire i mercati. Entrare da fuori

spesso significa trovare in loco una figura; tuttavia non è immediato fare il mercato: va costruito”. Con Serra non si può non affrontare la questione dei cervelli in fuga. Argomenta: “I dirigenti bravi vengono da te se riescono a lavorare bene; come i bravi imprenditori vanno a cercare in giro per il mondo il meglio, anche i dirigenti seguono la stessa strada. Così moltissimi manager capaci vanno fuori. Più della metà di quelli che hanno fatto il master insieme a me sono

all'estero. E' difficile in Italia e lo è ancora di più nella provincia di Rimini dove siamo ancora alla prima generazione di imprenditori che sono portati ad una gestione familiare. In Lombardia e Piemonte, già alla terza quarta generazione di fare impresa, è un po' più semplice. Diciamo che questo è un percorso normale, solo che è chiaro che moriranno certe aziende”. Consulente di realtà da oltre 500 milioni di euro, l'ultimo progetto importante al quale ha lavorato sono stati alcune costru-

zioni di commercio elettronico per imprese cinesi che, dopo dazi doganali più leggeri, si sono riposizionati sul modo di acquistare in Italia. Cosa che ha permesso la gestione della merce in modo diverso: stoccaggio a Hong Kong e non più fuori dalla Cina. Un progetto complesso che ha permesso alle aziende cinesi di vendere, in Cina, prodotti di qualità al posto dei grandi marchi. Serra: “La percezione del marchio cambia con la qualità e col prodotto. Se la differenza di prezzo tra i marchi e i concorrenti non a marchio ma di qualità è alta, si possono anche vendere. Ci sono delle soglie ma oggi quello che conta è il brand. Il posizionamento dei prodotti non dipende dalla qualità ma da quello che percepisce il mercato. Oggi, se vuoi vivere di prodotto devi fare cose che gli altri non fanno e se una cosa va bene ci sono i margini. E se ci sono i margini arrivano i competitori. Alla fine è il marchio che conta e non solamente il prodotto. Il marchio è anche la distribuzione, con la conoscenza delle caratteristiche di quei mercati. Alla fine sempre di più è il consumatore che conta, ma

bisogna sempre avere come obiettivo personalizzare tutto ed essere diverso, facendo andare insieme due cose: l'allineamento tra il prezzo ed il posizionamento. In questo modo non sono gli altri a scegliere per te, ma sei tu che scegli a chi vendere posizionando la tua merce ad un certo livello”. E la sua idea di Paese? “La vedo dura senza riforme sostanziali. Nel medio periodo ci vuole un modo per rendere gli investimenti più facili; va sgravato il peso economico che sopportano le imprese e i loro dipendenti”. “Invece- continua Serra - sul lungo periodo gli investimenti vanno fatti sull'educazione intesa come formazione, ricerca. Senza ricerca non 'è speranza. Lamentarsi dei politici è inutile perché i politici siamo noi. Non possiamo continuare a fare le cose come negli ultimi trent'anni. Domenica scorsa [26 giugno, ndr] ero a Camogli per un matrimonio. Gli invitati provenivano da tutto il mondo. Il commento era il lavoro in Italia: è meno retribuito, si pagano più tasse ed i servizi sono peggiori”. Chiude Serra: “Non voglio ripartire; ho ricevuto offerte allettanti, ma voglio provare a restare a Rimini”.

“Looping Hope - Grandi visioni per buone pratiche umanitarie” - Un video, un messaggio solidale, un’associazione: la sfida è quella di convincere in pochi minuti il pubblico a compiere un’azione di cittadinanza attiva. Al via il concorso “Looping Hope - Grandi visioni per buone pratiche quotidiane” promosso dalla Società De Borg in collaborazione con Volontarimini, per la realizzazione di brevi spot inediti (100 secondi totali compresi titoli di inizio e di coda) su temi sociali. C’è tempo fino al 26 agosto per presentare la propria opera, aderendo al bando pubblicato sui siti www.societadeborg.it e www.volontarimini.it Spesso basta poco per compiere un gesto di solidarietà, un’azione semplice e inaspettata, a cui, a volte, non si presta la dovuta attenzione. Le associa-

Al via il concorso per la realizzazione di spot video su temi sociali dedicato al mondo del volontariato riminese zioni di volontariato Onlus e di promozione sociale riminesi, a cui è rivolta l’iniziativa, compiono tutti i giorni piccole ma importanti azioni per aiutare chi ha bisogno o sensibilizzare al rispetto dell’ambiente, all’inclusione, al dialogo interculturale, all’accoglienza, agli stili di vita salutari solo per citare alcuni temi. Looping Hope è quindi un’importante occasione per mostrare quello che si fa e diffondere buone pratiche, semplici ma efficaci, in un contesto di grande visibilità. Non solo. Rappresenta anche un’opportunità per rea-

Rimini, piazza Cavour

lizzare un filmato utile anche in futuro all’associazione per divulgare le proprie tematiche. Dalla proposta non sono esclusi nemmeno videomaker intenzionati a cogliere la sfida. Volontarimini, infatti, fino al 15 luglio facilita il contatto tra registi stimolati dalla proposta che mettono a disposizione gratuitamente la propria professionalità e associazioni che

hanno bisogno di aiuto perché prive di competenze tecniche (per i n f o r m a z i o n i concorsovideo@volontarimini.it). I video saranno presentati il 3 e il 4 settembre 2016, durante “Perfect Day”, ventesima edizione della Festa De Borg, ormai un appuntamento tradizionale nel borgo San Giuliano di Rimini che conta numerosis-

sime presenze. Il pubblico potrà votare nei due giorni (fino alle 23 del 4 settembre) il video che più gli piace, esprimendo la propria preferenza attraverso coupon abbinati alla lotteria della Festa, raccolti in un’apposita urna allestita nello stand informativo della Società de Borg, nei pressi di piazzale Tiberio (dal 31 agosto i video saranno visionabili anche

volontarimini@volontarimini.it

sui canali social di Volontarimini e Società de Borg). Premiazioni il 5 settembre, alle 21, nel cinema Tiberio di Rimini (via S. Giuliano, 16). Il primo classificato si aggiudicherà mille euro, mentre il secondo e il terzo, rispettivamente, 500 euro e 350 euro. Partecipare è semplice, basta inviare l’apposito modulo debitamente firmato e compilato in ogni sua parte e copia del proprio video ai seguenti recapiti: con supporto digitale a Concorso Looping Hope - C/o Volontarimini, via Covignano 238 - Rimini (per invio via posta farà fede il timbro postale); con trasferimento digitale all’indirizzo mail concorsovideo@volontarimini.it Per informazioni: Volontarimini, tel. 0541 709888 (dal 6 agosto contattare il numero 329 9038088).


16 www.avvocatomarziopecci.com avvocatomarziopecci.wordpress.com

Luglio 2016

RICCIONE

Della famiglia Rossi, si trova in viale Gramsci. La cucina è la sua forza attrattiva

ALLEGRO MA NON TROPPO

Spigolature

degli Scrondi

GUERRA DEI ROSES - SENZA PACE - REPERTI... Ospedale - Leggiamo: “Ospedale, cercasi sosta alternativa per lavori di ampiamento del parcheggio”. E aprire un reparto ‘Ricovero mezzi’?... Protocollo - Leggiamo: “Comune e Federconsumatori stilano un protocollo per difendere mare e turisti”. Articolo 1: ‘Il cittadino e il turista non sono polli da spennare’... Decoro urbano - Leggiamo: “Operazione decoro urbano: controlli, contestate otto irregolarità”. Solo otto? I vigili urbani hanno forse chiuso più di un occhio?!?... Guerra dei Roses - Leggiamo: “Pd: nella maggioranza è scoppiata la Guerra dei Roses’”. Forse non sanno che il finale del film è a lieto fine... Senza pace - Leggiamo: “La maggioranza non ha pace, dopo altri quattro nuovi addii nasce l'Unione Civica Riccione”. E non siamo ancora arrivati a metà legislatura... Avviso di garanzia Leggiamo: “Avviso di garanzia a Renata Tosi sul divieto di balneazione”. Champagne e brindisi per tutti in casa Pd?!?... Monaco lascia - Leggiamo: “L'assessore al Bilancio Roberto Monaco lascia la giunta. ‘Motivi personali e professionali’”. Non sarà la classica motivazione che nasconde rogne e dissidi?!?... Reperti - Leggiamo: “Cantiere, spuntano reperti di 4000 anni fa”. Gli archeologi stanno studiando i frammenti di un'epigrafe con la scritta PD... La giunta Tosi compie 2 anni - Leggiamo: “Il sindaco Tosi compie due anni di mandato: ‘In città tasse abbassate e Palas rilanciato’. Ci dobbiamo credere?... Emergenza abitativa - Leggiamo: “Proposta modifica regolamento: Case popolari, prima i riccionesi”. Gli altri si arrangino. La chiamano solidarietà 2.0...

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“Doge”, anima e cultura di Riccione in un albergo - Mettono in tavola “I Malfat” con un sugo rosso con le vongole (i Malfat era lo scarto della spoglia). Il venerdì o il sabato serata romagnola. Tagliatelle rigorosamente al ragù. Cappelletti al brodo di gallina. Pesce di paranza pescato tra Fano e Rimini. In giardino ghiaino e due ulivi potati da un signore capace ed appassionato. Nell'interrato una cantina di sobria bellezza con 280 etichette, dove il cliente si fa un piccolo tour, sceglie il vino preferito e se lo porta in tavola. Sono alcune delle pennellate che raccontano il “Doge”, uno degli alberghi con l'anima e la cultura autentica dell'ospitalità riccionese. Si trova in viale Gramsci e da sempre c'è la famiglia Rossi. La cucina è il cuore dell'offerta turistico-culturale. Qust'anno, il mattino, mentre gli ospiti fanno colazione, il cuoco in sala prepara i piatti che si ritroveranno in tavola. Ad esempio, il 23 giugno, hanno assistito incuriositi ed ammirati alla preparazione delle mezzamaniche con farina di

Nando, il figlio, è stato fotografo professionista: Espresso, Panorama, Corriera della sera... Poi il suo ritiro attivo per dare un senso alla propria vita. In città almeno una ventina di strutture a questo livello FOCUS

canapa; un mangiare denso e saporito. Il giorno dopo, hanno mostrato come si fa la piadina con tanto di timbro della casa. E ancora: spaghettoni con faarina di seppia. Mentre gli chef fanno, si filma e poi si trasmette sulla pagina di facebook. Racconta Maurizio Tonelli, l'amico di fiducia di Nando Rossi, un pozzo di passione e saperi eno-gastronomici senza dimenticare il marketing: “I clienti fanno il muro per guardare. E rispondono, i cuochi, alle domande e curiosità degli ospiti. Per preparare i nostri piatti usiamo una decina di farine”. In casa “Doge” (quando il nome non solo è narrazione ma anche sostanza), la stessa attenzione per la cucina la sia

ampia in ogni dettaglio. Ad esempio, nella cartaa ci sono una quaratina di di birre artigianali. Una delle più intriganti arriva dal Belgio, dai mitici frati trappisti. Lo stesso ragionamento si trova dietro l'istantanea della cantina. In una sala accogliente come l'aia della casa colonica romagnola, le scaffalature senza fronzoli ed eleganti accolgono 280 etichette. Tutta questa cultura è scritta nei geni dei Rossi. A organizzare la struttura Nando Rossi. Fino a 34 anni è stato un prestigioso fotografo. Ha pubblicato sulle maggiori testate italiane: Espresso (sua la copertina che recava l'elezione di Cossiga alla presidenza della Repubblica), Panorama, Corriere della Sera. Numerose annche lee mostre. Quella che ricorda con più affetto è a Bari. Nelle sale quattro artisti; il critico del Corriere della sera scrive che il viaggio si fa con i quattro più grandi fotografi italiani. A 34 anni, molla “un mestiere stressante” con l'ambizione di fare ricerca, come racconta. Inizia a fare l'oste con la stessa passione e non meno leggera pignoleria.

Cucina e ospitalità romagnola, ma anche investimenti nella struttura. Fino a quattro anni fa le docce avevano la tenda; tuttavia poco importava: l'albergo era sempre pieno. Le mani gliele ha messe Andrea Matteoni, un architetto che sa fare la propria professione. Nel risultato di sobria bellezza, la clientela al 60 per cento ritorna. A maggioranza giunge da: lombaardia, Veneto, Emilia, Marche, Umbria. Pochi gli stranieri. La comunicazione lo fa il passa parola. Comunicazione che forse i pubblicitari di oggi la giudicano poco eccitante ma non meno efficace. Insomma, se c'è il prodotto si auto-promuove.

L'INTERVENTO

Caro Orio, sei sempre nei nostri cuori Filosofo, educatore, divulgatore, scomparve 2 anni fa. Marxista marxiano, ha inciso nella comunità con la forza cultura “I filosofi (si dice) hanno la testa nelle nuvole. Ma poi sono loro che cambiano il mondo. Che nuvole pesanti, di pietra e di fuoco!”. E' uno dei pensieri di Orio Rossetti, scomparso due anni fa, prima del tempo. Gli amici lo hanno ricordato, con affetto, lo scorso 5 luglio (dalle 18,30 alle 20) al Centro di Buon vicinato di Riccione Paese. L'attrice

Orio Rossetti

Francesca Airaudo e il poeta Francesco Gabellini hanno letto pensieri editi ed inediti del filosofo riccionese. Sposato, una figlia, prima di essere dipendente comunale, Rossetti ha insegna-

to nel liceo della sua città e tirato su decine di giovani che oggi hanno ruoli fondamentali nella comunità. Ha inciso nella città con la misteriosa e produttrice forza della cultura. Per dare voce a coloro i quali avevano il piacere di pubblicare, fondò anche una casa editrice: “La Sfera celeste”. Sfornò decine di titoli a cavallo tra gli anni '80 e '90. Marxista convinto, era amico di prestigiosi filosofi ed intellettuali. Qualche nome: Remo Bodei, Domenico Losurdo, Umberto Piersanti.


RICCIONE

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Idea di Rodolfo Francesconi, una delle menti più brillanti della città

Proposta. Piazzale Pionieri - Già dirigente d'azienda, penna raffinata ed arguta di livello assoluta, l'ingegnere chimico Rodolfo Francesconi, ex presidente dell'Istituzione cultura, è una delle menti più profonde della città. Ha scritto decine di libri che raccontano l'intelligenza di Riccione e non solo. Da anni propone di intitolare una strada, una piazza, uno slargo ai Pionieri di Riccione: Sebastiano Amati, Leonilde Conti, Lodovico Cicchetti, Giuseppe Angelini, Domenico Mancini, Ettore Tonini, Luigi Fabbri, Giuseppe Angelini, Girolamo Fabbri, Domenico Galavotti, Giovanni Cecchini, Secondo Savioli, Luigi Valcarenghi, Pietro Tontini, Severo Savioli.

Da sinistra: Maurizio Tonelli, Laura Fonti e Fernando (Nando) Rossi

Ecco le sue lettere agli amministratori.

“Il complimento che vorrei sempre sentire - racconta Rossi - è questo: qui mi trovo come a casa mia. Pochi giorni fa uno mi ha detto che la nostra non è una buona cucina ma una buona cucina di alto livello”. Nando Rossi, passioni per le bici antiche, ha due sogni che

Riccione. 27 giugno 2011 Gentile Massimo Pironi (sindaco), dott.sa Jole Pelliccioni (Assessore alla Cultura). Oggetto: nostro incontro del 24 maggio scorso. A seguito del nostro incontro citato in oggetto durante il quale ti avevo proposto - l’intitolazione del nuovo costituendo piazzale del ex-fornace

si realizzassero sarebbe un peccato: vendere l'albergo e fare il vignaiolo; in alternativa aprire un ristorante a Miami. L'ospite, e non il cliente, viene salutato alla partenza con un presente: la sua bottiglia di vino più gettonata durante la vacanza.

Sebastiano Amati, riccionese d'assalto

ai “pionieri” di Riccione - .......(omissis) e durante il quale mi avevi pregato di meglio precisare il tema dei Pionieri ........(omississ) ti preciso quanto segue: 1°- Pionieri. Secondo il libro di Dante Tosi avente questo titolo coloro che più hanno contribuito alla creazione di Riccione così come la viviamo oggi sono stati (oltre alla Maria Boorman Wheleer, Felice Pullè e Don Giovanni Montali, già ricordati con l’intitolazione di strade e piazza): Sebastiano Amati, Leonilde Conti, Lodovico Cicchetti, Giuseppe Angelini, Domenico Mancini, Ettore Tonini, Luigi Fabbri, Giuseppe Angelini, Girolamo Fabbri, Domenico Galavotti (già dichiarato “cittadino emerito”), Giovanni Cecchini, Secondo Savioli, Luigi Valcarenghi, Pietro Tontini, Severo Savioli. Pro-

pongo quindi l’intitolazione di un Piazzale Pionieri con l’apposizione di una targa o lapide con l’elenco di tutti questi nomi. Sarebbe opportuno che questa intitolazione avesse luogo proprio durante il prossimo anno nell’ambito dei festeggiamenti per la creazione del comune autonomo. (N.B. La località proposta era il piazzale delle nuove scuole in Via Massaua) Al Sindaco Daniele Imola a Pio Biagini (Dirigente alla Toponomastica) Via Vittorio Emanuele II. Oggetto: Intitolazione strade ai “Pionieri” riccionesi. Desidero porre alla Sua attenzione l’opportunità di dedicare eventuali nuove strade a coloro che già in passato sono stati giustamente indicati da Dante Tosi i “Pionieri” di Riccione. Fra questi mi permetto di suggerire, come primo destinatario, Sebastiano Amati (del quale sto ricercando documentazione appropriata per la stesura di una biografia) il quale fu il rappresentante per moltissimi anni della borgata di Riccione nella Giunta Comunale di Rimini, ricoprì la carica di Assessore, fu il “pioniere” delle colonie

marine (Ospizio Amati-Martinelli), fu il “pioniere” dell’industria alberghiera (l’Hotel Amati), si adoperò attivamente, assieme al Conte Pullè, per l’autonomia comunale del suo paese di nascita. Nella sua attività si mostrò accorto politico per favorire le iniziative di Maria Borman Ceccarini quando questa decise di estendere l’illuminazione elettrica, oltre all’Ospedale, al paese e al porto di Riccione superando le resistenze riminesi (come da documentazione già da me consegnata al Sindaco), si adoperò per far costruire la parte di Viale Ceccarini che dalla ferrovia portava al mare, fu promotore della costruzione della strada litoranea fra Rimini e Riccione (contro il parere di molti proprietari di case del centro di Rimini, rappresentati in Giunta, che temevano un crollo degli affitti come conseguenza della costruzione dei villini a mare) e si spinse anche a prevedere un collegamento tranviario fra i due centri. Mi sembra che vi siano sufficienti motivazioni non solo per una dedica, ma sopratutto per supplire ad una mancanza mostrata in passato nell’onorare questi nostri predecessori. Voglia gradire, Signor Sindaco, i miei più cordiali saluti Rodolfo Francesconi Riccione, 1 marzo 2007



RICCIONE

Malpassi Maurizio Impermeabilizzazioni Scantinati - Seminterrati - Cisterne Piscine - Giunti elastici - Umidità murali CATTOLICA (RN) Via Mozart 13 Tel. 0541 - 833295 - cell. 333.4814188

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Personale riflessione di un anarchico senza ideologie che ha votato “tutti”

CULTURA

Due ospiti: Epimaco Zangheri e Fosco Rocchetta

Festival con le Nuvole moni dei bombardamenti). venerdì 29 luglio “Giovani leoni riccionesi: viaggiatori, scrittori, giornalisti, musicisti”. Intervengono: Gianluca Daluiso (giornalista de “Il Fatto Quotidiano”), Nicolò Locatelli (autore del romanzo “I tuoi capelli non sono altro che vetro”), Carlo Alberto Miani (viaggiatore e webmaster), Elia Scarponi (membro dell’Orchestra Nazionale di Goteborg). “Nella conduzione qualificata, ma con un pizzico di disimpegno, abbiamo confermato Alessandro Formilli.” ha dichiarato Pasquale Schinaia, presidente dell’Associazione socio-culturale “Le Nuvole”, organizzatrice del Festival. Gli eventi si svolgono nella Galleria del Palazzo dei Congressi ed hanno inizio alle 21. L’ingresso è libero.

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Pd, seguire la strada di Gnassi L'INTERVENTO

- Torna per la seconda edizione il Festival delle Storie e delle Arti nella Perla Verde, manifestazione che, forte del successo ottenuto nel corso dell’estate 2015, si propone di raccontare e di fare spettacolo con le peculiarità che rendono unico il popolo riccionese. Questi gli appuntamenti in questo mese: - venerdì 15 luglio “Viale Ceccarini 19231946: filmati, immagini, chiacchiere, racconti”. Intervengono: Enrico Galavotti (nipote di Domenico, proprietario del primo albergo sul lungomare), Eleonora Santini (nipote del podestà Frangiotto Pullè), Fosco Rocchetta (autore del libro “Settembre 1944, Riccione sotto le bombe”), Nicoletta Conti (coprotagonista del film “Estate violenta”), Luciano Luzzi e Pico Zangheri (testi-

Luglio 2016

- Chi scrive ha avuto un percorso di simpatie politiche molto trasversale, mai militante, ma sempre attento alle vicende/trasformazioni dei partiti, e una attività professionale qualificata nel mondo delle cooperative rosse ( almeno così era una volta). Da studente forte era il richiamo anche goliardico dei movimenti di destra moderata, forse dovuto alla lettura di un giornale “il Borghese” (parliamo di molti anni addietro) e ad un fratello maggiore che esercitava grande fascino in quella direzione. Non si è mai condiviso né partecipato ad iniziative violente che caratterizzavano i gruppi estremisti. Cambiamento radicale verso l’estrema sinistra nel periodo di leva militare quando molti ragazzi di quei movimenti lottavano, incuranti della consegna e prigione militare, per difendere anche piccoli diritti di libertà di espressione, all’interno delle caserme, diritti quasi sempre negati. Finita l’esperienza militare ci si è avvicinati all’allora Partito Comunista partecipando con convinzione a manifestazioni dibattiti e qualche contributo, come lavoratore, alle feste dell’Unità. In modo graduale si è chiusa anche questa parentesi che però ha permesso di conoscere il mondo della sinistra storica nelle diverse sfumature organizzative e di pote-

Andrea Gnassi, sindaco di Rimini

re. Poi simpatia per alcune battaglie dei Radicali, un momento di rottura all’arrivo del primo Berlusconi, nell’illusione che fosse possibile un cambiamento della società italiana già fortemente ingessata. Si è ritenuta utile questa rapida premessa per sottolineare come non si abbia una connotazione ideologica precisa né un percorso politico affidabile, infatti nel mondo del proprio lavoro, si è stati ritenuti sempre “politicamente inaffidabile”: fortunatamente però il livello professionale è stato sempre alto e questo ha contato, non per la carriera ma per la continuità. Non è una confessione, ma la consapevolezza che quanto sta avvenendo nella società politica italiana di sinistra è purtroppo il frutto di tanta ideologia, molta retorica e

a situazioni di potere consolidato. Per essere più chiari per molte persone in carriera è difficile pensare che non vi siano opportunità per passare da incarichi politici ad altri amministrativi e per altri, più ideologizzati, che vi sia una resa agli ideali della sinistra tradizionale. Non crediamo occorra essere grandi pensatori per dire che la società non è più la stessa di pochi anni fa, che la misura elettorale non è più tra Destra e Sinistra come ancora si tende a sottolineare, ma sulla capacità di proporre soluzioni, rispondere ai bisogni, e accompagnare i cambiamenti verso una società più equa, onesta e solidale fatta con persone prevalentemente prestate alla politica per un breve periodo della loro vita. E’ anche necessario rendersi conto che il lavoro “classico” sarà sempre meno, soppiantato dalle innovazioni tecnologiche, dalla robotica alla elettronica sofisticata, per cui invece di chiacchierare e disquisire a vuoto, sarebbe meglio concentrare il dibattito o le discussioni su come produrre nuova ricchezza per garantire lavoro e dignità in particolare alle nuove generazioni. Qualche maxi esempio locale: i mega palazzi dei congressi, il Ttc

Riccione – Rimini, la mancanza di un progetto di riqualificazione delle colonie (che potrebbero diventare ostelli a basso costo per i giovani, futuri turisti di domani), nessuna attrattiva per la rivitalizzazione del mare. Esempio positivo a Rimini dove si è premiato il sindaco Gnassi per la capacità propositiva e il coraggio di portare avanti progetti innovativi. Esempio negativo a Riccione dove il dibattito principale sembra essere una discussione interna al gruppo Noi Riccionesi e dall’altra parte tra la vecchia guardia del Pd (guarda caso la sinistra tradizionale) e quello che dovrebbe essere il nuovo. E per guardare fuori casa a Roma come era possibile aspettarsi un diverso risultato dopo anni di corruzzione galoppante con malgoverno trasversale? Lo stesso vale per Torino dove la maggior parte dei cittadini sono stanchi di vedere sempre le stesse persone nei posti di rilievo, indipendentemente dalla loro specchiata onestà. Che dire poi della battaglia interna al Pd nazionale? Pur non tifando per Renzi, cosa vogliono ancora i Bersani, i Fassina, i Cuperlo, i Dalema, affossare il Referendum Costituzionale di ottobre per andare a votare con il sistema proporzionale e garantirsi quasi certamente la loro rielezione? Suvvia l’abbiamo capito, smettetela e accettate di essere meno protagonisti e consapevoli che il Vostro tempo politico è finito!


CONDOMINI-EDILIZIA 20 SUCCESSIONI - AGEVOLAZIONI Luglio 2016

Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444 Domanda L’amministratore del condominio in cui vivo ha iniziato una causa, nominando anche un avvocato, per la revisione della tabella millesimale senza avvisare i condomini. Il giudice ha respinto la costituzione in giudizio per mancanza di regolare delibera assembleare. Dopo le nostre dimostranze l’amministratore si è dimesso. Al nuovo amministratore abbiamo chiesto se e come reclamare danni al suo predecessore. La sua risposta è che non possiamo chiedere niente in quanto le dimissioni lo rendono esente da qualunque richiesta di risarcimento danni. Secondo lei è vero? Risposta Le dimissioni portano a compimento un rapporto giuridico ma ciò non vuol dire che contestualmente vengono annullate responsabilità che sono sorte durante il rapporto. In altri termini l’amministratore non può non rendere conto del suo operato. E’ la legge stessa ad eliminare ogni e qualsiasi dubbio sulla richiesta di risarcimento del danno verso l’amministratore del condominio per aver “trascurato” di informare i condomini.

Esperti rispondono

Revisione tabella millesimale ed avvocati Leasing immobiliare, che cos'è FOCUS

AL SERVIZIO DEI LETTORI dito (•. 55.000).

L’ art. 1131 del codice civile quarto comma specifica chiaramente che l’amministratore che non adempie a quest’obbligo è tenuto al risarcimento del danno. Poiché la responsabilità dell’amministratore è decennale i condomini, entro dieci anni dal compimento dell’inadempimento, possono far valere le loro ragioni con l’aiuto di un legale non senza aver prima esperito un tentativo di mediazione Vincenzo Pupolizio, geometra Domanda Con riferimento all’articolo pubblicato sul mensile “la Piazza” riguardante il “LEASING IMMOBILIARE ABITATIVO” desidero avere chiarimenti circa il requisito dell’età (35 anni) ed anche al limite del red-

Risposta La risposta alla sua domanda la rinviene nella circolare n° 27/E dell’Agenzia delle Entrate che qui di seguito trascrivo integralmente: L’articolo 1, comma 82, della legge di Stabilità 2016 introduce all’articolo 15, comma 1, del TUIR, le lettere i-sexies.1) e i-sexies.2), che riconoscono la detrazione nella misura del 19 per cento delle spese sostenute in relazione ai contratti di leasing abitativo alle condizioni già previste per la detrazione degli interessi passivi pagati su mutui ipotecari, nonché per quanto pagato a fronte dell’esercizio dell’opzione finale per il riscatto dell’immobile. La detrazione dall’imposta lorda dei corrispettivi periodici (canoni di leasing) e del prezzo finale di acquisto è concessa ai contribuenti che possiedono “un reddito complessivo non supe-

riore a 55.000 euro”. Tale condizione non è richiesta per l’intera durata del contratto di locazione finanziaria e, pertanto, l’agevolazione, come risulta dalla relazione tecnica, può essere fruita anche se nel corso di vigenza del contratto il conduttore risulti titolare di un maggior reddito. Ai fini della verifica reddituale deve essere assunto il reddito complessivo come definito ai sensi dell’articolo 8 del TUIR. L’importo massimo su cui calcolare la detrazione in parola è diverso in relazione all’età. In particolare: - per i giovani che alla data di stipula del contratto non hanno compiuto i 35 anni la detrazione è riconosciuta su un importo massimo di canoni e oneri 22 accessori che annualmente non può eccedere 8.000 euro e su un importo massimo del prezzo di riscatto dell’immobile di 20.000 euro;

Condominio - Certificazione energetica Successioni - Consulenza tecnica-legale Esperti rispondono - Avete problemi con i diritti e i doveri nella gestione del vostro condominio? Oppure semplicemente delle curiosità. La Piazza, gratuitamente, apre una rubrica sulle colonne del giornale; potete rivolgervi ai geometri Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, esperto di problemi tecnico-legali, già consulente del Tribunale di Rimini e al libero professionista Marco Secchi. Siete pregati di inviare le vostre domande, brevi e chiare, ai seguenti numeri e indirizzi: 348-3621675. E-mail: lapiazzarimini@libero.it geom.pupolizio@outlook.it secchi.marco92@gmail.com

- per i soggetti che compiono 35 anni alla data di stipula del contratto o di età superiore ai 35 anni le stesse detrazioni sono riconosciute in ragione della metà degli importi sopraindicati e, dunque, 4.000 euro per i canoni e oneri accessori e 10.000

euro per il prezzo di riscatto. Anche il requisito anagrafico, cosi come quello reddituale, rileva solo al momento della stipula del contratto. Marco Secchi, geometra


21 Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444

Luglio 2016

RICCIONE

Il nuovo libro di Giuseppe Lo Magro, presidente di Famija Arciunesa. Viene Presentato il 1

‘Riccione Novecento.1832-1922’

AMARCORD

Caro Enrico, un ricordo

La copertina

COMUNITA' - Un parroco. I bagni di mare. Le ville, I mestieri. Gli hotel. I ritrovi. I divertimenti. La guerra. Il terremoto. L'autonomia. Sono i fatti fondamentali di Riccione dal 1832 al 1922. Li ha inanellati come una collana di perle Giuseppe Lo Magro in un libro dal titolo “Riccione Novecento”. Viene presentato il 18 luglio, ore 18, a Villa Mussolini. Il volume è stato possibile grazie alla Banca di credito Cooperativo di Gradara. Scrive Lo Magro, presidente di Famija Arciunesa nella prefazione: “Se immaginiamo di paragonare la Riccione turistica di oggi, maestra dell’accoglienza, ricca di servizi, di offerte di benessere, di qualità della vita, a una intraprendente donna bella e volitiva, sempre in anticipo sui tempi, non possiamo esimerci dall’andare a ritroso nel tempo per scoprirne la nascita e le fasi della crescita e capirne il cammino... Riccione sboccia alla luce nel 1862, “se piènt dla vita” (col pianto della vita), con quel vagito che fu il fischio del vapore del primo treno in sosta sul nostro lido. Fermata ottenuta dal lungimirante Don Carlo Tonini che, con ferrea

Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444

volontà e spigliato acume, portò il progresso in una terra desolata e con esso il lavoro necessario a debellare la povertà che attanagliava la sua amata gente. Sempre grazie al suo parroco,

che gira in lungo e in largo la pianura Padana a decantare la salubrità del nostro mare, la freschezza dell’aria e la finezza della sabbia, elementi vitali per la cura della scrofola, la bimbetta Riccio-

ne va “dingatoun” (gatton gattoni) accogliendo nelle case i primi 100 bimbi sofferenti. Poi con gli ospizi marini (1877-1897) ne arrivano a migliaia e la bambina “la sta in pid” (sta in piedi) smuovendo i primi passi verso un turismo elioterapico. I giornali parlano di questo “miracolo” e così, incuriositi come gatte gravide, vengono in visita personaggi importanti della politica, dell’economia, dell’industria e della cultura, da tutta Italia (i riccionesi li chiameranno “I S-gnur” I Signori) e la bambina comincia a camminare spedita. Con la costruzione di ville e villini che si affacciano sul mare per godere aria incontaminata e sole balsamico, Riccione “la cmènza a ghiflì” (la giovinetta alla quale spuntano i seni). Ora è una pimpante adolescente che acquista conoscenza di sé e delle sue, sino ad allora mimetizzate, bellezze naturali. Giocoforza nascono i “servizi” per la Comunità. Grazie alla munificenza di Maria Boorman Ceccarini ecco il Giardino d’Infanzia (1891), l’Ospedale (1893), il porto canale (1896). E i pionieri riccionesi non stanno a guardare. (...).

Enrico Paolucci (muore il 15.7.2014)

- Passo. Spesso, volutamente, passo davanti al tuo volto. Passo e ripasso davanti al tuo ridere. Hai sempre i denti che sembrano ballare, sembra che da qualche parte devono correre a raccontare della Grecia che avevi tu e Donatella a portata di mano ogni estate. Passo. Spesso, volutamente, passo davanti ai tuoi occhi; non mi lasciano, teneramente, stanno lì; passo davanti al letto in ospedale; è stato uno scatto - l’ultimo - mi hai chiesto. Avevi un tuo passo che non mi abbandona. Hai vissuto l’attesa nella speranza che non avesse dolore. Non portasse sofferenza. Mi mettevo davanti a quel-

la attesa, come un clown: sorridevi: ti piaceva: cercavo solo di soffiare parole che avessero un po’ la serenità. Sempre, mi sorprendevi, la tua delicatezza dell’attesa. La prima volta che siamo andati in reparto per iniziare la terapia, sei entrato nella camera: non eri spaventato: conoscevi già quei percorsi; meravigliato, si. Ti sei presentato, imbarazzato, innocente. Eri tenerezza. Ogni tanto, durante le cure, dicevi: Pasqua, proviamo anche questa. Quando, nell’ultimo periodo, gli occhi arrivavano lì, davanti ai pensieri asciugati di speranza, la stanchezza prendeva il sopravvento: ora provo un po’ a dormire. Passo, volutamente, ripasso ovunque tu sia. Tu possa ascoltare il mio fiato. Ciao Enrico. Pasquale D'Alessio


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MISANO

Idea di Massimo Tonini e Claudio Piccioni. L'aia diventa quella del distributore Api

CATTOLICA - Via Del Prete 6 TEL. 0541 - 960076 Fax 0541 963334 www.adriaexpress.it e-mail: adria@express.it

ALLEGRO MA NON TROPPO

‘Fnil‘, parole da... Ducati raduno, festa con asado (Il vecchio nome di Misano Mare)

NOVITA’ 1 -A Misano si affittano nuovi negozi che possiamo definire “All Inclusive”, cioè, quelli che non chiudono mai, quelli che, oltre alla vendita di vari prodotti commerciali molto concorrenziali, usufruiscono anche di pernotto, colazione, pranzo e cena in loco, tutto compreso.Gli altri, quelli deFnil autoctoni e storici ancora aperti, si limitano a chiudere per pausa pranzo, con pennichella inclusa. Per e mument. NOVITA’ 2 - Non tarderà, buon ultim...issima, ad arrivare. una novità assoluta per la Riviera! Ohibò! Le Grandi Firme? Macchè! Un nuovo grande Centro Commerciale? SI! L’IPER più grande, si vocifera, della Costa Romagnola. Benefici? Un po’ d’asfalto, un po’ di cemento, qualche rotatoria. Un ulteriore centro del quale, di questi tempi, non si sentiva proprio la necessità dicono i piccoli commercianti. Tant’è che si farà, come altre inutili fregnate. Finalment però, a putrem dì a l’avem anche nunAmen! PROGRAMMAZIONE - I manifesti degli eventi di maggio e giugno 2016, al momento in cui scriviamo, non sono pronti. Saranno stampati insieme con quelli di luglio, agosto e settembre del 2017? Se così fosse, si potrebbe dire; “rallegriamoci” Finalment ui’è qualchi d’un che pensa per tèmp me futur. FUOCHI - Quando si annunciano i fuochi d’artificio Superbike per le ore 23 e si propongono quasi 2 ore dopo, si potrebbe tranquillamente risparmiarli per un’altra occasione. La maggioranza delle persone “normali”, adulti e soprattutto i bambini, apprezzano tantissimo gli spettacoli pirotecnici, ma a quell’ora, quasi l’una di notte, iera già tòtt te let a durmì. BALLOTTAGGI - Ci sono frasi fatte che i candidati vincenti ripetono: “Sarò il sindaco di tutti e per tutte le stagioni”. Mi chiedo sempre perché dovremmo affaticarci a scegliere tra una miriade di pretendenti, quando c’è ne uno “buono” per tutti. Siamo veramente tutti uguali? Puret o sgnur, disocuped e speculadur, tòtt e va ben per tòtt? Mah! RISULTATI - Raggiunti tutti gli obiettivi prefissati. Ora che non c’è veramente più niente da rottamare, qualcuno pensa che dobbiamo modificare le strategie, senza pensare che la gente non vota le strategie, ma la speranza o meglio la promessa “possibilmente mantenuta” di una politica buona, che voglia veramente risolvere i problemi del lavoro e delle disugualglianze che stanno loro, quelle si, a cuore. Nun a stèm ma la fnestra in speranzosa attesa. Chissà! A PROPOSITO DI STRATEGIE - Stare alla larga dalla sinistra e prendere i voti della destra è normale? Mah! Per mé nà!

La foto di rito - Se la vita è serenità, il turismo è emozione. I due sentimenti si sono respirati a tutto ossigeno nel fine settimana dal primo al tre luglio. Per il raduno mondiale Ducati (il WDW), tutti rigorosamente in Rosso Ducati, l'evento è stato onorato come

MISANESITA' si conviene: tavolata attorno all'asado, il tipico piatto di carne argentina cotta lentamente sulla mega griglia (ad armeggiare, naturalmente, un argentino). Hanno avuto l'idea Massimo Tonini, tito-

lare del distributore di benzina Api e Claudio Piccioni. La moderna aia è il distributore di benzina Api dei fratelli Marco e Massimo Tonini sulla Nazionale. Sono accorsi i soliti amici di bisboccia.

Doriano, piccolo museo della barbieria - Doriano Camiolo ha costruito, anno dopo anno, quasi per caso, come spesso succede, un piccolo museo della barbieria. I centinaia di pez-

zi si possono ammirare nella sua bottega in via Repubblica, angolo con la strada parallela alla ferrovia. Apertamente polemico, nel più clas-

sico stile dei vecchi socialisti, è un brontolone al quale non va mai bene niente. Alcuni dei suoi pezzi: la coramella di puro cuoio con cui affilare

Costeggia l'autodromo lato autostrada. Il filosofo Carlo Sini Da anni i misanesi aspettano una lingua di con Gustavo Cecchini asfalto

Strada Santamonica, stiamo spaccando tutte le macchine

MISANO ADRIATICO Via Puccini 27/F Tel. 0541.601758 - Fax 0541.602058

Infatti, qui durante la bella stagione si replicano molteplici appuntamenti di spensieratezza: grigliate di pesce, sangria, apericena, salumi, formaggi e vino. La prossima puntata è per la MotoGp. Il gruppo invita alle delizie anche i turisti di passaggio.

- 1970 e dintorni. Squadra del Misano Calcio che si cimentava con i tornei dei bar. Ragazzotti sui vent'anni. “Ci divertivamo molto. Lo facevamo per amore”, fanno sapere quelle facce dai pensieri ancora giovani. Accosciati, da sinistra: Giancarlo Moroncelli (forse il più vecchio), Salvatore Conti (detto Frustalupi), Romeo Tonti, Giancarlo Cinni, Agostino Tiraferri. In piedi, da sinistra: Tiziano Biagini, Luciano Pazzaglini (Canè), Guglielmo (Nino) Guerra, il Romano (forse il migliore), Giuliano Arcangeli, Salvatore Maltoni (il più giovane).

Doriano Camiolo davanti alla sua vetrinetta con gli amati cimeli

il rasoio da barba degli anni '30 (oggi, i rasoi hanno le lamette), una lunga fila di rasoi a lama larga (alcuni sono i suoi di quando iniziò quasi 40 anni fa), tosatrici, un cavallino su un cilindro per i bambini, un fon Termozeta degli anni '60. Gli oggetti sono stati trovati nei mercatini; molti gli sono stati regalati da amici e clienti. Sono conservati in una teca di vetro così si possono ammirare. Racconta: “Sono stato bravo, vero?”. Nella battuta c'è tutto Doriano.


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Piano regolatore, quel vivere civile smarrito nel nome delle ‘regole’ e degli interessi... - Quell'ombra lunga e stretta del condominio sorto sulle ceneri di due piccoli piani racconta la realtà più di milioni di parole, un po' come la nuda verità dei numeri. Racconta che quando vuole la politica riesce a dare risposte impensabili; almeno a qualcuno. Racconta che ad altri cittadini, nel nome della legge, degli interessi generali, di (quasi) convincenti argomentazioni, il pubblico opta per il no. Dice che non si può fare, abbandonando la saggezza del buon senso. E qui, da secoli, giuristi, economisti e persone qualunque si accapigliano. Negli ultimi anni, i giuristi si chiedono com quali mezzi combattere le ingiustizie legittimate dalle leggi? E come far prevalere quello che è semplicemente giusto perché come uomini ci sono diritti fondamentali calpestati? Quella costruzione lunghissima ed altissima si trova a Misano Brasile, ultima sulla strada litoranea prima del campeggio nel comune di Riccione. Quale interesse collettivo, o familiare, o imprenditoriale, c'è dietro la scelta dell'amministrazione misanese? A Misano ci sono centinaia di appartamenti e negozi abbandonati che raccontano la mancanza di una politica sociale dagli orizzonti di profonda umanità. E' mancata l'accorto impiego delle risorse. La vita chiede alla politica di far star bene le famiglie ed aiutare coloro i quali fanno impresa. “Costruire insieme” ha detto papa Francesco, il “politico” amato da tutti gli italiani, anche da coloro i quali fanno i monelli che nel proprio intimo cercano autenticità. Poi si perdono nel canto delle false sirene della cattiva economia.

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Dal Comune grande sensibilità verso la proprietà: ricostruzione fuori terra dello “scantinato“ e deroga sulle distanze dal rio

“Brasile, l'edificio altissimo e strettisimo è secondo le norme” FOCUS

- Una piccola costruzione di due piani lievitati a strettissimi 4 o 5 (da fuori è difficile decifrare) che sembrano ancora più alti da mesi è al centro delle discussioni dei misanesi: bar e crocicchi. Si trova a Misano Brasile, sul mare, ultimo edificio prima del territorio di Riccione. La domanda è: alla comunità dovete spiegare come è stato possibile? Lì non c'erano necessità da bene comune. Parlando di Piani regolatori elastici, un altissimo esponente della giunta guidata da Giannini chiamato a spiegare ha tirato fuori queste riflessioni: “E' tutto a norma. Non so niente [chi scrive sapendo che guarda anche il retro di uno scontrino da 10 centesimi ha sorriso dentro indignato, ndr]. E' opera degli uffici. E' stato il mio vecchio assessore. Ah, ricordo siamo andati in deroga alle distanze dal rio Alberello”. Il vecchio assessore chiamato in causa è Luigi Guagneli. Racconta: “Fino a quando ci sono stato io, consultando gli uffici, ho sempre detto no. Vennero

Luigi Guagneli, assessore all'Edilizia privata fino al 1 aprile 2014 L'edificio di Misano Brasile

PERSONE

Addio cara nonna Pia Tombari

- Lo scorso 5 maggio si sono tenuti i funerali di Pia Tombari, la gelataia di Misano. Il suo ricordo nelle parole della nipote Giorgia Gaia. E così te ne sei andata, nonna. Con i tuoi capelli neri raccolti. Il tuo bel viso e la tua forza. Sei sempre stata così, nonna. Coraggiosa, bella ed elegante. Anche quando, con i tuoi bimbi attorno, vendevi i gelati sulla spiaggia, cinquant’anni fa. Vestita di bianco, con il cappello di paglia, eri così bella ed elegante. E sorridevi sempre, perché, come mi hai insegnato, un sorriso non lo si nega a

nessuno. Sorridevi anche tra le difficoltà, quando tutto sembrava andare storto. Eri bella, nonna. Anche quando ti arrabbiavi. Perché mi volevi vedere bella come te. Con i capelli lunghi e la gonna. Come le donne di un tempo quelle vere, quelle che, forse, non esistono più. Tu, nonna, mi ricordi di un mondo che fu di un vecchio

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mondo che ormai, purtroppo, non può ritornare. Hai lottato tanto in questa vita, nonna. Dall’inizio alla fine. Non avresti potuto fare altrimenti. Sei coraggiosa. Ora, il tuo mondo si è fermato, ma io ti vedo ancora lì, tra i fiori del tuo giardino, che mi saluti. Sorridente, bella ed elegante. Ovunque tu sia, so che non avrai paura di viaggiare, so che sarai felice e che, forse, un giorno ci rincontreremo. Fai buon viaggio, nonna. Ti voglio bene. La tua Giorgia

da me un paio di tecnici che chiedevano quello che poi è stato fatto: che la parte sottoterra fosse considerata superficie utile fuori. La richiesta era avanzata perché il sottoterra fuoriusciva di circa 80 centimetri. Un tecnico era misanese, l'altro di Cattolica. Poi è giunta questa proprietà”. “Se la giunta Giannini dice che è opera mia - continua Guagneli - non è affatto così. Io mi dimisi da assessore il primo aprile del 2014. La domanda di costruire risale al 30 giugno del 2014, dopo le elezioni comunali dello stesso giugno. Il permesso il Comune lo rilascia il 26 marzo del 2015. Quando c'ero io era in ballo una superficie, compreso l'interrato, di 450 metri quadrati. La valutazione della richiesta della proprietà la fa l'ufficio tecnico con la giunta che dà il proprio parere. Personalmente ho sempre avuto delle perplessità sul recupero della superficie sotto; dopo la mia uscita ho incontrato uno dei due tecnici ai quali si disse di no e mi ha raccontato della svolta”.



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I giovani sono sempre stati belli altro che oggi sono bellissimi. Quest'istantanea ne è la prova

FOCUS

Strada Santamonica, stiamo spaccando tutte le macchine Il tratto rosso indica la strada bianca

- “Basta stiamo spaccando tutte le auto. E facciamo almeno 5 chilometri in più ogni volta. E' ora che la si asfalti”. E' il pensiero di tanti misanesi sulla strada che corre parallela tra l'autostrada e l'autodromo. Bianca, una groviera di buche più o meno profonde, costringe coloro i quali lavorano nella zona artigianale a compiere un lunghissimo giro quando basterebbe un chilometro. E' dai primi anni '70 che i misanesi stanno aspettando la lingua d'asfalto. Durante la MotoGp diventa un tunnel polveroso. Potrebbe essere un regalo ai misanesi e agli appassionati di motori per la prossima MotoGp in settembre.

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Quella meglio gioventù - 1970 e dintorni. Squadra del Misano Calcio che si cimentava con i tornei dei bar. Ragazzotti sui vent'anni. “Ci divertivamo molto. Lo facevamo per amore”, fanno sapere quelle facce dai pensieri ancora giovani. Accosciati, da sinistra: Giancarlo Moroncelli (forse il più vecchio), Salvatore Conti (detto Frustalupi), Romeo Tonti, Giancarlo Cinni, Agostino Tiraferri. In piedi, da sinistra: Tiziano Biagini, Luciano Pazzaglini (Canè), Guglielmo (Nino) Guerra, il Romano (forse il migliore), Giuliano Arcangeli, Salvatore Maltoni (il più giovane).



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Meno cemento, più verde, più servizi. Zona attrezzata per gli ipo-vedenti. Il progetto proseguirà

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Piscinainspiaggiaconvistamare - Più verde. Modellate piccole dune. Piscina in spiaggia. Meno cemento. Attrezzata per ipo-vedenti. Così si sono presenti quest'anno i bagni 28-30; si trovano in fondo a via Liguria. “Abbiamo ridotto le cubature di cemento - racconta Daniele Muccioli, saggio e dinamico presidente della Cooperativa da 33 anni- ed aperto il mare alla passeggiata con un progetto di un certo valore. E' nostro intento accorpare altre sei zone per farne tre. Sempre per aprirle e far vedere il mare a chi passeggia”. Tra le innovazioni delle zone 28-30 c'è la piscina; l'acqua profonda per gli adulti, la bassa per i bambini. Al suo interno giochi d'acqua con spruzzi e idromassaggio. Insomma, la spiaggia che diventa altro per intrattenere sempre meglio gli ospiti. La stessa spiaggia proiettata sul nuovo ha un cuore antico. Antichissimo. Questo cuo-

Attrezzata per ipo-vedenti. Carrozzina per disabili per fare il bagno

Alcuni componenti della cooperativa. Da sinistra: Daniele Muccioli, Leonardo

CULTURA DEI LUOGHI

re si legge nel lato sulla passeggiata; è stata trasformata in una cornice di piante e fiori autoctone. Si potrebbe dire alla romagnola: di una volta. Sono state messe a dimora, su piccole dune, le essenze che cresceva spontaneo. Autentiche, con le radici dei nostri luoghi, direbbero, invece, gli architetti del paesaggio. Ed è proprio così che si riesce a fare turismo vero che prima ancora che essere ospitalità è cultura. La tua cultura. E' la personalizzazione e l'unicità dell'offerta turi-

stica che si potrà amplificare per ogni settore economico. Le dune sono state integrate con le aiuole della passeggiata del lungomare. In parallelo alla piscina, verso Riccione, si trovano le aree gioco per i bambini (bagni

e fasciatoi dedicati), le bocce (due campi, uno pavimentato e l'altro sulla sabbia), il calcetto, il beach tennis e pallavolo. C'è anche un'area riservata ai cani (14 posti recintati). Per riuscire ad ampliare la spiaggia come luogo di svago

ed intrattenimento, è stato ridotto il cemento. Le classiche cabine sono passate da 36 a 21. L'altra novità che va a caratterizzare l'investimento è l'aver aperto il bagno ai disabili: abbattute le barriere architettonica, servizi igienici, ap-

posita carrozzina per fare il bagno in acqua. Inoltre, sono stati apportati piccoli accorgimenti che rendono lo spazio adatto agli ipo-vedenti. Ad esempio, all'ingresso ci sono dei sonagli che aiutano l'orientamento. Per loro anche attrezzature per il gioco: carte, bocce. La nuova area, 2.500 lettini e un centinaio di sdrai (per leggere), è stata anche dotata di un impianto fotovoltaico che sviluppa 15 chilowatt di potenza; riscalda la piscina e l'acqua delle docce. Dietro il progetto c'è la Cooperativa bagnini che ha sostenuto un investimento di circa 300mila euro. La Cooperativa pensa di seguire lo stesso criterio per le altre zone che gestisce; il sogno è avere una piscina con le stesse proprietà del mare. Fatto da concordare con la Sovrintendenza

CUCINA

Pesce cucinato alla romagnola

Buon appettito

Allo Zenzero, a Portoverde tra la darsena e il Conca di Marcello Bartolini - Eccola l’estate 2016, un po’ in ritardo ma è arrivata. La sensazione è quella di voler trovare al più presto e meglio un luogo ove trovar fresco e magari ristorarsi di ottimo pesce, nostrano e cucinato alla “romagnola”. Con questo articolo concludo, al momento, il mio primo percorso dei ristoranti della nostra valle del Conca e marchignoli, e pensando che proprio l’anno scorso di questi tempi partii da un ristorante posizionato sul bellissimo promontorio di Gabicce, ora termino a Misano Adriatico al livello del mare, a spiaggia che più spiaggia “non si può”! Vi parlo di una meravi-

gliosa spiaggetta misanese adiacente al canale di Portoverde ad invidiare a pieno titolo una caletta quelle tipiche di Sardegna. Si trova proprio adiacente al nuovo parco del fiume Conca a Misano, quindi tra il canale di porto verde e il fiume. E’ un'oasi serenamente collocata tra il verde del parco del Conca, sua foce a mare, e la darsena, con quelle splendide barche e yacht della rinomata e biancheggiante Portoverde: io la chiamerei la “la cala di Paolo” ma all’insegna si legge, tipico della denominazione dei bagni romagnoli, “Bagno Paolo 76”, ristorante all’insegna Zenzero. E’ una insenatura, spiaggia

con sabbia fine e ben tenuta, li c’è il ristorante gestito dalla famiglia del Patron Paolo, sua moglie Daniela il figlio Riccardo e Francesco e la cameriera Caterina tanto giovine quanto elegante (direi la nuova punta d’attacco per stare in tema calcistico che appassiona questi giorni....). Di quelle realtà tipiche della Romagna dove ti trovi la cura e amore della famiglia dei gestori sia a spiaggia e poi al Bar e al Ristorante, come si dice “se tu abitassi qui ora ti sentiresti a casa tua” ed anzi mangi come a casa..., molto meglio! Il pesce, ovviamente, è quello che si trova fresco e di giornata cotto con maestria dallo stes-

so Paolo, quindi mi riferisco a sardoncini arrosto, così come delle code di rospo e i croccanti spiedini di calamari e scampi, quanto agli umidi validissimo il baccalà con le patate. Cozze e canocchie quando è stagione sono speciali! Consiglio le cozze al guazzetto e quelle alla marinara, belle e piene, ma se il mare lo consente qui i molluschi gratinati sono una favola: cozze, cannelli, cappesante e canestrini con mollica di pane dorato, pepe, prezzemolo e un filo di olio d’oliva, piadina con insalata (e cipolla): guardi il mare nelle sue sfumature di azzurro, blu e verde e assapori questo “paradiso” sul tavolo, il vino bianco quello

frizzante alla giusta temperatura, magari con spicchi di limone dentro la caraffa e un po’ di gazzosa e ghiaccio, chiamato “champagnino”, ricetta e invenzione dell’amico Valerio, habituè come me e tanti altri amici “del posto” ; il momento è a dir poco inebriante quanto felice, passare una giornata al mare, rectius sul mare, mangiare del buon pesce con la compagnia dei consolidati amici della ”baia di Paolo”. Panorama marino, cortesia e allegria sempre presenti e gratuiti..., compresi nel menù. Quanto ai primi piatti, che spesso salto per gustare la predetta grigliata, consiglio i tagliolini allo scoglio sia al pomo-

doro che quelli “bianchi”, anche i particolari gnocchi con gamberi e zuccchine sono da provare così come la carbonara di pesce. Da non perdere il fritto, servito sulla tipica carta paglia, abbondante al sapore di sale e mare, talvolta con piccoli calamaretti e piccole sogliole (“plus” in dialetto). Il momento dei sorbetti è importante, la scelta tra quello al caffè e quello particolare al limone, vino frizzante e un correzione di VodKa, quest’ultimo chiamato anche White Elefant, alla fine del pasto è un digestivo ideale, un vero ice cream drink (solo uno non basta mai, colpa della vodka…). Restare fino a sera? La tentazione è forte su questa terrazza tipica in stile portoghese, baciata da un vento di scirocco che leggermente cala da levante al pari del sole che contemporaneamente tramonta da ponente, quindi la domanda la rivolgerei... alla luna e alle stelle, aspettatele lì, il mio consiglio!


CARTOLERIA EDICOLA

Carla e Franca ARTICOLI DA REGALO Cattolica - Piazza Mercato 11 Tel. 0541 - 967792 - Il senatore Sergio Gambini è lo sconfitto; in pochi pensavano che non ce la potesse fare nel ballottaggio col grillino Mariano Gennari, lo scorso 19 giugno. La sinistra dopo 70 anni va all'opposizione a leccarsi le ragioni della sconfitta. Uno dei pochi a dubitare della vittoria era lo stesso Gambini. Lo scrive lo scorso settembre: se non si cambia, si rischia. Quasi un sentire primordiale. Perché ha perso? “Non sono riuscito a far passare nei cattolichini il mio progetto di cambiamento vero per Cattolica. Era evidente da molti mesi che nella città cresceva l'esigenza di un cambiamento radicale. Ha prevalso la voglia di scalzare il Pd dal governo; sommando il no che provenivano anche da esperienze molto diverse. Addirittura contrapposte: destra, leghismo, sinistra radicale, passando per il centro”. Sconfitto, quali mosse non rifarebbe sulla sua personale scacchiera? “Sarei più inclusivo. Vuol dire che accentuerei il tratto della mia candidatura come una candidatura civica. Intendiamoci, non ho nulla da recriminare nei confronti del Pd; sapevo quali erano le sue divisioni e il bilancio deludente di una stagione amministrativa che non aveva mai fatto iniziare il dopo Micucci”. Dice includere. Chi? “Sul versante del fronte moderato c'era una prateria e anche a sinistra del Pd c'era un grande spazio. Purtroppo il passato a Cattolica non passa mai. Le vecchie contrapposizioni, anche personali, hanno reso difficile costruire una coalizione più ampia”. Entrando nelle ragioni? “Non mi nascondo dietro ad altri; le scelte sono state mie. Ho peccato di presunzione, immaginando e scommettendo su un progetto giovane e credendo che la mia candidatura, la mia persona, da sempre lontana dalle beghe cattolichine, sarebbero state sufficienti a conferire credibilità e freschezza al progetto di cambiamento messo in campo con un programma innovativo e di discontinuità. Posso aggiungere che non è solo una questione politica, c'è un problema di classi dirigenti, soprattutto in campo economico e culturale che non possono ritirarsi in un ruolo di semplici spettatori. Un governo della città con il naso nel futuro dovrebbe interessare prima di tutto loro”.

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CATTOLICA

Gambini racconta la sconfitta. “A Cattolica il passato non passa mai. Troppe divisioni interne”

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‘Ho peccato di presunzione’ Sergio Gambini, Pd, sconfitto da Gennari

L'INTERVISTA

Il Pd non è più visto come il cambiamento, che idea si è fatta? “Due i piani: uno nazionale e uno locale. Sul locale, l'azione di governo ha perso da anni contatto con i fronti decisivi: quello inserito nei processi di modernizzazione e quello della parte sociale che ha pagato più pesantemente la crisi. Mi verrebbe da dire parafrasando un vecchio slogan del Psi: merito e bisogno. Il vecchio welfare municipale è percepito sempre più come un sistema di potere e non come lo strumento per creare sviluppo e coesione sociale. Eppure quel welfare ha garantito per decenni progresso e benessere. Oggi non è più e quando uno dei due fronti si specchia in esso, immaginare di conservarlo crea e alimenta solo la

voglia di cambiare comunque e a qualsiasi prezzo. Che la sinistra in Europa sia in difficoltà è palese. Le sfide della globalizzazione ha posto problemi pesantissimi. Si pensi alle imprese o all'immigrazione. Il Pd in questa sfida straordinaria certamente soffre, ma è il più avanti rispetto alle altre forze della sinistra. Renzi potrà avere tanti difetti

ma è sulla strada giusta. In Europa è il leader delle sinistre che meglio ha capito l'entità della sfida”. Quale futuro si immagina? “Ho una grande speranza nel progetto politico creato in questi mesi. Ci sono tanti giovani e persone competenti che si sono avvicinate alla politica e che hanno collaborato al mio programma. Credo

nella democrazia e so quanto è importante il ruolo dell'opposizione. Questo gruppo di persone è una risorsa per la città; saremo pronti a prendere in mano la guida quando sarà necessario e nessuno potrà mai dire che stiamo cercando di far rivivere il vecchio sistema di potere. Il mondo dei giovani forse è ancora più diviso nei propri destini di quanto lo sia l'insieme della società. In questi mesi ne ho incontrati di straordinari, già inseriti nel mondo produttivo, ma anche tanta disperazione e mancanza di prospettiva. E' lì che si gioca la partita e il disegno politico è decisivo per dare valore alle risorse dei giovani. Sono orgoglioso ma mi spiace che in consiglio comunale le uniche persone sotto i 35 anni appartengano al Pd”.

POLITICA E ISTITUZIONI

Ecco la nuova giunta Gennari - Il sindaco Mariano Gennari ha scelto: ufficializzata la nuova e pentastellata giunta del Comune di Cattolica. Al momento si è tenuto le deleghe al Bilancio e Turismo. Queste le “quote rosa”: Valeria Antonioli è il nuovo vicesindaco e assessore alla Cultura, Scuola, Politiche Educative e Giovanili e Servizi Demografici, mentre a Patrizia Pesci andrà l’assessorato ai Servizi Socio Sanitari, Servizi alla Persona, Pari Opportunità, Politiche della Famiglia, Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, Polizia Locale e Sicurezza. Per quanto riguarda la

Da sinistra: Fausto Battistel, Patrizia Pesci, Mariano Gennari, Valeria Antonioli, Amedeo Olivieri

componente maschile, ad Amedeo Olivieri è stato assegnato l’assessorato all’Ambiente e Sostenibilità, Partecipazione Cittadina e Trasparenza, Servizi Informativi e Innovazione, Mobilità e Trasporti. A Fausto Battistel è stata

consegnata la delega all’Urbanistica, Lavori Pubblici, Patrimonio, Demanio e Protezione Civile. I componenti della nuova giunta sono tutti residenti a Cattolica, ad eccezione di Battistel, riminese. Il sindaco Gennari, cattoli-

chino doc, lavora per un’azienda marchigiana come Area Manager. Valeria Antonioli è docente dell’Istituto Comprensivo di Cattolica ed insegna nella Scuola Primaria Carpignola; Patrizia Pesci è coordinatore infermieristico presso l’Ausl Rimini, Amedeo Olivieri è docente e collaboratore del dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Cattolica nonché supervisore di tirocinio e docente del Laboratorio ambientale presso la facoltà di Scienze della c o m u n i c a z i o n e diell’Università di Urbino Fausto Battistel, invece, vive e lavora a Rimini dove svolge fa architetto.

Due liste del Pd... troppe “Il Pd non è andato molto lontano dalla percentuale raccolta a Rimini, il risultato dell'Ubalducci è stato davvero modesto, il problema è un altro, il Pd non è stato capace di produrre alleanze in modo soddisfacente. Il confronto di Rimini è illuminante”. Partito da ricomporre. Sfasciatissimo. Come fare? “Sfasciatissimo non direi. Ha preso più voti del 2011 nonostante il forte calo dei votanti. C'è un nuovo gruppo dirigente che deve affermare il proprio prestigio e che deve crescere mettendo una pietra sul passato. Deve costruire una pacificazione tra le sue diverse anime e partire però da un punto di chiarezza. Dovrebbe finire l'epoca delle porte girevoli; chi è fuori è fuori, altrimenti la storia infinita del passato che non passa mai renderà il Pd un residuato bellico”. La forbice tra chi ha e chi non ha si sta allargando, ma a parlare di giustizia sociale è papa Francesco... “Per rispondere seriamente ci vorrebbe un trattato, la giustizia sociale è tornata una delle questioni centrali delle società contemporanee, particolarmente dopo la globalizzazione. Me la cavo così. Al primo posto metto il lavoro. Combattere la disoccupazione e creare lavoro è la priorità per contrastare le diseguaglianze. Chi non ha lavoro finisce ai margini della società e abbassa la capacità contrattuale di chi il lavoro ce l’ha. Il lavoro tuttavia non si inventa è figlio della crescita, dello sviluppo, degli investimenti. Secondo. Aprire i mercati dei molti settori protetti e che alimentano anacronistiche rendite di posizione. Sono la vera palla al piede della crescita, sottraggono risorse ai ceti produttivi, concentrano la ricchezza nelle mani di pochi. Terzo. Un regime fiscale più equo che non ricada principalmente sul lavoro dipendente e che combatta l’enorme evasione. Quarto. Politiche mirate al sostegno della povertà ed al reinserimento di chi è escluso dal lavoro. Quinto. Ripristinare l’ascensore sociale che consente di riconoscere il merito, un posto centrale vista spetta alla scuola ed alla formazione”.


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ALLEGRO... MA NON TROPPO di Cecco - Skraash! Sdeng! Sbraang! Patatrak!... E la Madona, cus cl'è cal sucéd? L'è al finimond! Incipit onomatopeico che dà piena idea di cosa sia successo il 19 giugno scorso a Cattolica (l'è 'na data che in parèc i farà fadiga a zcurdès...). Era una domenica come tante (ma non troppo) e il cielo era nuvoloso. Si votava per il ballottaggio fra il candidato sindaco Sergio Gambini (targato Pd col supporto musicale della Band & Boys) e Mariano Gennari (Pentastellato). La favola narra che già due settimane prima (il 5 giugno) nelle schermaglie elettorali del primo turno, la Gambini Band vide un poco oscurarsi la ostentata sicurezza di fare subito centro. Il bersaglio era diventato troppo mobile e molte frecce andarono a vuoto. Così tra i sei concorrenti ne rimasero solo due: il Gambini (collocato in alta classifica col gruzzolo del 38,19%) e il Gennari (con un significativo ma modesto 25,65%). Passate le prime ombre, la Gambini Band cercò subito di rassicurare e autoconfortarsi: tranquél burdél, tal sgond gir l'an gnè per nisun... Ma nel frattempo l'aria diventava estiva e tanti catulghin prima di andare a letto aprivano la finestra per respirare un po' di fresco e di poesia dantesca e uscivano a riveder le stelle. Gli altri contendenti (quasi tutti) del torneo elettorale avevano già indicato quelle Stelle come scelta da fare per il cambiamento in caso di loro sconfitta. Il flusso elettorale già dai primi rilevamenti indicava una sostanziale tenuta dei votanti (alla fine circa il 4% in meno del primo turno). Nella giornata saliva il dubbio amletico e lo scagazzo: se vanno in tanti a votare, vuol dire che ci sono anche quelli che avevano puntato sui cavalli perdenti. Iché la s'fa gnèra, os-cia!... Alle 23 circa della storica data del 19 giugno arrivano i risultati dei primi seggi. Gennari sopra e Gambini sotto. Ma dai! Nu fa al pataca che an po es véra! Arrivano gli altri seggi: Gennari sempre più su e Gambini sempre più giù. Arriva anche il risultato del mitico seggio rosso di Torconca (il 15)... Per Gambini è il gol della bandiera che sa anche di beffa. Lì si trova nell'urna addirittura un voto in meno del primo turno. Caz!... Risultato finale: Gennari 14 seggi, Gambini 1. Gennari 4.158 voti (56,23%) e Gambini 3.225 voti (43,68%). Rispetto al primo turno: Gennari +2.125 voti (un sfracèl...) e Gambini +198 voti ('na miséria...). Ades a capés chi rumor cal paréva al teremot. Insoma, l'è casch un mur ad stènt'an. A dì la verità l'era um mur un po' fraide. Sno di pataca e di sburòn i pudéva pensè che al pudésa duré ancora a longh... Non ci dilunghiamo oltre sul-

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Stravince Gennari al ballottaggio. Fatale la guerra fratricida nel Pd. Risultato storico. Un Pd a pezzi e disorientato lascia il campo al M5S. Ora la verifica della prova di governo

Gambini-Pd, schiaffone a 5 Stelle

GAMBINI & PD, CERCASI DENTISTA Dopo la bastonata nei denti del ballottaggio, cosa ha detto Gambini al suo Pd?...

le cause di questo cataclisma politico (che non riguarda solo Cattolica, ma grandi città e piccoli centri in tutta Italia: sono gli effetti diretti e collaterali del renzismo). Al fa al bravòn e sburòn, ma anche la su moj l'an ni po più... Pd e Gambini le hanno sbagliate tutte (in ni ha inzchè una...): atteggiamento percepito come presuntuoso, poca credibilità del messaggio politico (“Cambia pagina”... lasèna pérd...) del candidato e del partito che lo sosteneva, partito diviso e invelenito (i più scatenati contro Gambini-Pd erano tantissimi del Pd - un partito in mano ad un gruppo di pasdaran -, assessori, consiglieri, ecc.), il percorso civico (“Tavolo civico”... l'era un tavlén manconce trat su da la canténa...)... La storia di un Pci-Pds-DsPd partitocentrico e autoreferenziale che divora le esperienze civiche è lunga: i Verdi nel 1990, la Lista Micucci nel 2004, Cattolica in Comune nel 2009, l'Arcobaleno nel 2011... Vediamo chi sono i vincitori e i vinti di questo scontro politico elettorale. Perdenti. Sergio Gambini, il Pd, le liste civiche collegate. Tra i perdenti anche la lista di centrodestra “Cattolica nel cuore” di Pierangelo Del Corso che ha cercato di portare armi e bagagli (con poca coerenza e poca lungimiranza) con dichiarazioni pubbliche, a sostegno dell'ex avversario Gambini nel ballottaggio. Così scrivevamo con razionale preveggenza il mese scorso:

Burdèl, adès andè avénti vu'jèlt che ma mé um scapa da rid...

“Adesso si va al ballottaggio. Tutti hanno negato inciuci... ma le sirene ammaliatrici sono già all'opera. Qualche pezzo del centrodestra potrebbe trovare qualche accordo sottobanco per portare un pacchetto di voti a Gambini, nonostante la dichiarazione di Gessaroli di sostenere il M5S”. I perdenti ma non troppo, che definiamo “perdenti ma contenti”: Massimiliano Gessaroli, Marco Cecchini, Giovanna Ubalducci che pubblicamente hanno sostenuto il cambiamento indicandolo nel M5S e non certamente nel Gambini-Pd. In una zona di limbo ci sono Spazio Rosso e Rifondazione comunista... ma alla fine i numeri dicono che molti dei loro elettori sono ritornati a votare preferendo Gennari al mare. Il vincitore. Mariano Gennari e il suo M5S. Va considerato che si sono trovati la vittoria su un piatto d'argento. Devono ringraziare l'attuale condizione infelice del centrodestra se sono riusciti ad andare al ballottaggio. E' una vittoria che ha molti padri: sicuramente il candidato Pentastellato e il suo Movimento col loro lavoro in città, ma soprattutto per il ritorno dell'immagine nazionale. Hanno inseminato questa vittoria i demeriti della Gambini-Pd Band che hanno fatto di tutto per perdere (hanno sbagliato anche i sondaggi che li davano già vincenti al primo turno. Sergio, fat ardè i sold indré...). Decisivo il sostegno, prima indiretto (in fase di primo turno) e poi al ballottaggio del centrodestra, in particolar modo dal candidato Gessaroli.

Basta fare qualche conto: Gessaroli al primo turno aveva 1.200 voti (al netto dei voti di Del Corso... passato poi con Gambini), l'Ubalducci 764. Sono 1.964 voti. Gennari ne ha raggranellati 2.125 in più al ballottaggio... dunque hanno contribuito elettori delle altre liste escluse e in piccolissima parte elettori che al primo turno avevano disertato le urne. E' anche una vittoria che viene da lontano: non si possono dimenticare le battaglie di tutte le opposizioni che già ai tempi del Pd di Pietro Pazzaglini hanno cominciato a sbriciolare lentamente quel muro del monopolio politico. E' una vittoria che trae linfa dall'intenso lavoro politico di opposizione di 12 anni dell'Arcobaleno. C'è molto Arcobaleno nei Pentastellati (l'approccio politico, nel programma e nelle persone) e il sostegno pubblico di Alessandro Bondi a Gennari il giorno prima del ballottaggio ha avuto il suo peso (anche di resa dei conti per chi per due anni aveva cercato di cambiare, in maggioranza col Pd, le cose dall'interno). Caz!... Ma la lealtà e la voglia di cambiamento è stata ripagata con la cacciata da giunta e maggioranza, tradendo gli elettori dell'Arcobaleno e di tanti del centrosinistra, nel silenzio complice e squallido di un Pd già alla deriva. Non poteva che finire così. Té vu' la tu galena! ut sta ben come un capèl mal prét... Gennari e i 5 Stelle devono fare tesoro di questa manna venuta dal cielo. Hanno beneficiato sì di un bisogno di cambiamento, ma è notevolmente mischiato con risentimenti e rabbia contro il Palazzo-Pd. I risentimenti non costruiscono progetti, anzi... Il voto ai 5 Stelle è stato così un consenso “facile” con poche complicazioni ideologiche, che ha raccolto i variegati rancori anti-Pd, dall'estrema destra all'estrema sinistra, passando per i malpancismi dentro lo stesso Pd. I capirà mai la leziòn sti tistòn?... Oggi, anche alla luce della politica nazionale, il Pd risulta il partito più “odiato” dagli italiani. Dunque i 2.125 voti in più del ballottaggio potrebbero essere solo “in prestito”, magari in attesa di una proposta seria e coerente che arrivi da destra e da sinistra. Dipenderà molto dalle capacità del governo Pentastellato. Sarà necessario alzare il livello progettuale: ci sono problemi come la legalità, le mafie, la solidarietà, i migranti, il lavoro, la disoccupazione, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, il razzismo, la corruzione, la difesa dell'ambiente... che sono già tra di noi con impatti spesso devastanti per il cittadino. Insomma non ci sono solo le buche nelle strade... Errore pensare di chiudersi nell'autoreferenzialità. Umiltà, sobrietà, apertura e competenze, perché la morsa che ha stritolato il Pd-Potere, ben presto potrebbe abbracciare tutte le opposizioni cittadine e stritolare il governo a 5 Stelle...

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Palazzate

di Cecco

Le ultime parole... - Leggiamo: “Gambini: ‘Cattolica è addormentata, noi la sveglieremo’”. Infatti i catulghin i s'è proprie svigé ad brut. E incazèd dur... Presagi - Leggiamo: “Belluzzi (Pd): ‘Il Pd resti unito o faremo la fine di Riccione’”. Dét e fat! T'zé un strolghe...

Gambini -

Leggiamo: “Gambini: ‘Ho perso per avere cambiato poco. Serva da lezione al vecchio Pd’”. Scusa Sergio, um sa che i dan più gros uj sta facènd al nov (us fa per dì) Pd renzièn. An t'l'è capì?!? Caz!...

Troppi individualismi - Leggiamo: “Piero Cecchini: ‘Troppi individualismi nel Pd: così abbiamo perso le elezioni’”. Piero, altroché individualismi... i t'ha ciap a s-ciafon. Forse t'zé anche 'na mulighina cuntént dla batosta ad Gambini & Boys... dì la verità fora dai dént. Porca paléta!... Comandante Schettino al timone - Leggiamo: “Il Pd chiede al segretario Alessandro Montanari di restare al timone”. A si mat? L'ha fat afundè la nèva dal Pd dop 70 an d'navigazion. Schettino vicina ma Montanari l'è un diletènt in matéria d'naufragi. Os-cia!... Belluzzi - Leggiamo: “Pd critico: il caso Riccione doveva insegnare, ma abbiamo fatto peggio”. Sandro, t'avév già capì l'andaz... infatti t'zé scap via a Bruxelles... Ripartire - Leggiamo: “Montanari (segretario Pd): ‘Sconfitta netta, ora ripartiamo’”. An basta i dan che t'è fat? 'Na vacanzéna ad du-tré an l'an t'farìa mèl. Os-cia!... Magrini - Leggiamo: “Juri Magrini (segretario provinciale del Pd) si assolve: il Pd perde ovunque, non parla con la gente”. In un colpo solo ha perso i comuni di Cattolica, Novafeltria e Pennabilli. L'è d'vént Magrini ad nom e ad fat. Già il cèma Grissini. Che figura da quajon!... Casanti - Leggiamo: “Casanti (Energia 40) avvisa i 5 Stelle: ‘Attenti a chi vuole salire sul carro dei vincitori’”. Filippo, u j'era chi l'era già mont sal car dal vincidor. Per tropa spavalderia l'ha però sbajè car. Os-cia!... Gessaroli - Leggiamo: “Gessaroli (candidato centrodestra): ‘Ha vinto il cambiamento’”. L'è cuntént come una Pasqua anche se l'ha pérs. L'ha port più ad méla vot ma Gennari. L'è stè méla scapazòn ma Gambini. Purèt, adès us fa véda poch perché l'è tut incèrutèd. Os-cia!... Vino - Leggiamo: “Il neo sindaco Gennari offre a ciò che resta del Pd un vino ‘da meditazione’”. Ma sno mez bicér pron. J'è ancora invurnid dur per la sbérla. Os-cia!... Portone - Leggiamo: “Gennari: ‘A Cattolica abbiamo sfondato un portone’”. Esagerèd! Al purtòn dal Cumun al sta su pri bunaza ad vént. Adès ut toca anche cumdèl... Il Palazzo - Leggiamo: “Mariano Gennari s'insedia a Palazzo Mancini”. Quji dal Pd in sl'aspitèva. In ritirata j'ha las tut ilé. Anche li béghie. Uj sarà poch da rid... Un sogno - Leggiamo: “Il sindaco Gennari presenta la giunta: ‘Abbiamo un sogno da realizzare’”. L'è bèl inseguì l'insugne. Basta che an dvénta un incube. So che!...

Rivoluzionare - Leggiamo: “Fausto Battistel (assessore Urbanistica) pronto a rivoluzionare Cattolica”. I padron dal madòn catulghin i ciaparà paura o i la sgavagnarà anche stavolta? Toca al pal... Bilancio partecipato - Leggiamo: “Bilancio partecipato, la prima sfida di Gennari”. Al sarìa già tut pront per partì. Al Bravòn al dgiva cl'era 'na ‘patachèda’. Stèna a véda se da 'na patachèda al po vnì fora 'na roba bona...

Lungomare - Leggiamo: “Il sindaco Gennari a caccia di fondi per il Lungomare”. A cmincèn si'anunc pulitichènt pri fè i grandòn? Va pu là, a cmincèn bén... Stazione - Leggiamo: “Il sindaco Gennari risponde all'appello dei bagnini: ‘Fermeremo gli abusivi in stazione’”. Ma se un gnè più gnènca la sèla d'aspèt. Va pu là!... Nuovi turismi - Leggiamo: “Il sindaco Gennari fa il botto sul blog di Grillo: 800mila like in poche ore”. Va fnì che a Catolga a fèn al pìn ad turésta grilén. Dop vai a tné... Pelo - Leggiamo: “Febbre alle stelle per Belem Rodriguez”. Burdél, cal pél an pasa mai ad moda...



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Amarcord

Cattolica anni '40. Da sinistra: Binda, Antonio Del Bianco, Mario Signorini, Alfredo Baldassari. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

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di Dorigo Vanzolini

Cattolica, anni '90. Ospedale Cervesi, Reparto di medicina Primario prof. Lutikau. Gruppo di volontari A.V.U.L.S. 1) Alda Renzi, 2) Pia Mattioli, 3) Giulia Dorè, 4) Maria Teresa Voltolini, 5) Amaducci Giannina, 6) Delia Lavanna, 7) Anna Mammuzzetti, 8) Isabella Monticelli, 9) M. Angela Passaniti, 10) Paolo Fabbri. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

Galleria comunale S. Croce. Fotografie creative dei riminesi Roberto Pari e Sergio Tani

Il ‘sarto di Cattolica’ salvò 13 ebrei dalla deportazione

Cattolica, una ‘Rapsodia in blu’

Guido Morganti, un eroe ‘normale’

LA MOSTRA

- Il 9 luglio si è inaugurata alla Galleria comunale Santa Croce, via Pascoli, 21 Cattolica la mostra “Rapsodia in blu” fotografie di Roberto Pari e Sergio Tani (Paritani) promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cattolica/Galleria Comunale Santa Croce. La mostra resterà aperta fino al 21 agosto. Orario di apertura: venerdì, sabato, domenica dalle 20 alle 23 Ingresso libero. Informazioni: Centro Culturale Polivalente tel. 0541.966603 – www.cattolica.net Rapsodia in blu, Roberto Pari e Sergio Tani, in arte Paritani, due fotografi conosciuti per i loro scatti d’autore espongono opere dove sono riusciti a creare suggestive immagini in cui il reale si mescola al fantastico. Un gioco creativo che traduce immagini reali in scenari apocalittici, ma raccontati con divertita ironia, aggiungendo alla suggestione delle nostre ‘pietre’ incagliate come relitti a fondali subacquei, la presenza inaspettata di personaggi rubati al mondo dei ragazzi come Play Mobil, Barbie e Big Jim. Il Municipio di Cattolica, Le Navi, la Fontana delle Sirene, il Tempio Malatestiano, il Grand Hotel di Rimini, il Ponte

Bruna Morganti

MEMORIA - La lettera

Una delle foto in esposizione di Tiberio, l’Arco d’Augusto appaiono e scompaiono fra il blu; inclinate, sospese, cadute, misteriose rovine solcate da incisioni latine, capitelli e busti di eroi si compongono, negli still life firmati Paritani, con immagini giocose, oggetti colorati fissati attraverso vetri o immersi in gelatine dai contorni diluiti, a suggerire l’incanto del doppio senso, a reinventare le forme di città i cui dettagli possono servire di volta in volta a comporre un’opera diversa, di città visionarie e ricostruite in studio, con mirabile creatività, di città, questa volta, ‘da appendere’. PARITANI ovvero Roberto Pari e Sergio Tani, sono nati e vivono a Rimini. Appassionati da sempre di fotografia, dopo gli anni dell’insegnamento hanno scelto di dedicarsi professio-

nalmente a quest’arte. Dagli anni Ottanta si occupano di fotografia creativa e commerciale. Hanno partecipato a diverse rassegne e mostre fotografiche e multimediali, e lavorato per diversi cataloghi e libri d’arte.

- Mio padre, che molti ricordano come il “sarto di Cattolica”, fu anche persona generosa che durante le leggi razziali salvò dalla deportazione e dalla morte alcuni Ebrei. 13 per l'esattezza, uno dei quali, il dottor Finzi, volle riconoscere e far sapere a tutti questo atto di eroismo. Parlando di lui pensavo di avere esaurito ogni cosa, ma ho dimenticato di parlare di mia madre Ada, perché anche lei ha avuto parte nella vicenda. Lo stesso dottor Finzi mi ha detto che in un secondo momento a Gerusalemme nel luogo in cui vengono ricordati coloro che salvarono gli Ebrei, è

stata aggiunta una targa con il nome di lei: Ada Carpiani. Ho un ricordo particolare che riguarda il giorno in cui, improv-

visamente e prematuramente, all'età di 64 anni, mio padre ci ha lasciato. Il commiato fu tremendo, noi tutti non riuscivamo a lasciarlo andare e all'ultimo momento mia madre si chinò su di lui col viso rigato di lacrime e gli disse queste parole: “Addio Guido, ti rimarrò sempre fedele”. Per me allora queste parole ebbero il significato del saluto fra due coniugi che si erano amati e rispettati per tutta la vita. Ma oggi conoscendo che allora avevano progettato insieme, comprendo che erano parole di complicità per quello che avevano vissuto e rischiato insieme. Essere fedele significava anche conservare il segreto con tutti anche con noi figli, perché non abbiamo saputo nulla finché la vicenda non è venuta alla luce per volontà del dottor Finzi. Sono riconoscente a lui perché per merito suo ha conosciuto mio padre fino in fondo, come sposo, padre e uomo amorevole. Sapevo che aveva paura perfino di pungersi con un ago, ma nonostante questo ha rischiato la fucilazione per seguire il suo grande cuore. Questo era mio padre. Bruna Morganti



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CATTOLICA

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- “Gli investimenti sono quelli che mancano sulla riviera Adriatica. Nei momenti di crisi è lì che devi cercare qualcosa in più. Da Cattolica a Bellaria dovremmo intervenire sulle strutture inadeguate ai tempi. Il pubblico dovrebbe essere promotore ed il privato fare. L'altro grande tema è: come arrivare facilmente in provincia di Rimini?”. La riflessione è di Carlo Mauri, presidente della Confesercenti di Cattolica, da più 50 anni ristoratore e albergatore in via Carducci. La sua famiglia anima il bar ristorante pizzeria Holiday e l'albergo sopra, il “Trevi”. Il suo mezzo secolo di appassionato oste è sempre stato contrassegnato dagli investimenti: ampliare la superficie, puntare sulla qualità e più servizi. Lo scorso anno, ad esempio, ha aperto un'isola rettangolare con le birre artigianali. Risultato: raddoppiato il consumo di fusti. Il figlio Filippo, laurea in lingue orientali (quattro idiomi, cinese compreso), consiglia il babbo di introdurre nella carta i panini. Farciti col pane fatti in casa sono un successo. “Il nostro futuro - dice Carlo Mauri, un signore che ha iniziato a lavorare a 13 anni a Miramare - passa per gli stra-

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Carlo Mauri, presidente della Confesercenti e da 50 anni ristoratore-albergatore in via Carducci

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Via Verdi 2 - Tel. 0541.960772

‘Crisi del turismo, da noi mancano gli investimenti’ “L'Italia non ha mai investito; siamo come sbandati, fossimo uniti in un progetto (...), potremmo ribaltare il mondo”

Carlo Mauri col figlio Filippo, laurea in lingue, parla 4 lingue orientali tra cui il cinese

FOCUS

nieri. Una volta arrivavano da soli. Ci dobbiamo rendere conto che i tempi sono cambiati, che non si arriva più in macchina. E dobbiamo cercare di portarli con facilità”. “Insieme - continua Mauri - alla fondamentale partita delle infrastrutture ci sono le strutture turistiche. E' tempo di rinnovare, cosa che rilancerebbe anche l'edilizia, un comparto in crisi da anni. Solo la somma delle energie pubbliche con quelle private potrebbero invertire le cose. Le esigenze e le aspettative delle famiglie sono cambiate e non dobbiamo ac-

coglierle al meglio. Inoltre, per allungare la stagione ci vogliono gli eventi sportivi e la valorizzazione dell'entroterra: davvero magnifico”. Originario di Albereto di

Montescudo (l'80 per cento del borgo appartiene alla sua famiglia), Mauri da 8 a 18 anni si trasferisce a Miramare. A 13 anni, come capitava agli studenti allora, fa la prima stagio-

ne. Lavora al bar “Vienna”, tra i migliori della frazione riminese. Dice, con ironia: “Lì bisognava essere raccomandati per entrare”. Nel 1964 arriva a Cattolica. L'anno prima la sorella Santina e il cugino Carlo prendono in affitto un bar tavola calda in un edificio appena costruito: due serrande su via Carducci e tre sul mare. L'anno dopo il giovane Carlo subentra al cugino. Nel 1970, c'è il primo ampliamento (rileva lo spazio dove c'era un fotografo); nel 1976, il secondo (va via un parrucchiere). La terza fase è nel 2012; ultimo allargamento. Nel 1990, inizia a gestire il “Trevi”, l'albergo sopra il suo locale. E anche qua investimenti continui e consistenti. Davanti, affaccio sul mare, al posto del parcheggio, ci ha ri-

cavato una piscina bellissima che grazie ad una malta è tende al verde smeraldo. Attorno eleganza e garbo. Mauri: “Abbiamo sempre cercato di adeguarci ai tempi; a quello che il turista si aspetta”. Oltre ad aver investito sulla struttura, Mauri ha sempre curato la cucina, caratterizzandola con i prodotti del territorio: piadina, pane e pasta fatta in casa, tagliere di salumi e formaggi locali. Usa sei tipi di farine. Mauri: “Il nostro successo è dovuto all'utilizzo di prodotti di qualità al prezzo. Negli ultimi 15 anni i dipendenti sono passati da 15 a 23”. La sua struttura apre il 21 aprile e chiude il 20 ottobre. Amplia il suo pensiero di turismo a livello nazionale. “L'Italia - riflette - non ha mai investito; siamo come sbandati, fossimo uniti in un progetto, per la nostra storia, per la nostra eno-gastronomia, per le nostre capacità, potremmo ribaltare il mondo”. Sposato, due figli. Il primo, Filippo, laurea in lingue orientali è con lui al lavoro. Nicoletta invece è laureata in fisica nucleare e fa la ricercatrice all'Università di Bologna. I numerosi tocchi femminili del suo locale sono opera della moglie.



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Primo Festival Nazionale 11-16 luglio a Cattolica e Gabicce Mare. Grandi personaggi

Cultura sportiva e legalità SPORT E SOCIETA' La locandina della manifestazione

di Alessandro Fiocca - Dall’11 al 16 luglio Cattolica ospita la prima edizione del “Festival Nazionale della Cultura Sportiva”, organizzato dall’associazione culturale “Rimbalzi Fuori Campo” che amplia e arricchisce i “Giochi della Legalità”. Sei giorni di incontri, dibattiti, spettacoli e iniziative sportive pensate per grandi e bambini, per normodotati e diversamente abili. Una manifestazione che porterà a Cattolica e Gabicce Mare (due le iniziative ospitate venerdì dalla città marchigiana), tanti nomi legati al mondo dello sport italiano ed in particolare del calcio. Un evento importante, che ha visto la collaborazione di Eraldo Pecci e la direzione artistica di Giorgio Comaschi. Curioso il frutto della collaborazione con la Panini. In occasione del Festival infatti, è stato creato un apposito album e relative figurine, con tutti i protagonisti della sei giorni. 200 gli album stampati in tiratura limitata. Per chi era ragazzo negli anni 65-70, le figurine Panini restano un ricordo indelebile della propria infanzia e dei veri e propri cimeli. La manifestazione recupera gli elementi più virtuosi dello

sport. Quei valori di cui riesce a farsi ancora bandiera, nonostante gli scandali, gli interessi economici e le tante brutte pagine che periodicamente vengono raccontate dai media. Unisce a questi valori temi che dovrebbero essere al centro della società, che si tratti dello Stato o di una piccola comunità: legalità, integrazione, diversabilità. Un evento che declina lo sport con leggerezza, inclusione e quella gioia che hanno i bambini quando giocano. Sei giorni ricchi di cultura sportiva, appunto, con un programma eterogeneo che andiamo a scoprire. Si parte lunedì 11 luglio quando, alle 18.00, nella cornice del Palazzo del Turismo, verrà inaugurato il Festival e la mostra “La leggenda Granata” (che resterà visitabile fino a sabato 16). Il programma del Festival sarà poi presentato nel dettaglio al Mondadori Corner (in via Bovio, 65). Alle 21.00 ci si sposterà in piazza Primo Maggio per parlare del “Grande Torino” con Luciano Castellini, Francesco Graziani, Eraldo Pecci, Patrizio Sala e Gian Paolo Ormezzano. Martedì 12 Luglio la gior-

nata si apre alle 10.00, dove al Mondadori Corner si svolgerà “Colazione con Eraldo” (appuntamento che si ripeterà tutti i giorni fino a sabato). Stessa location per la presentazione del libro “La tifosa di Messi”, con Francesca Mazzei e la Nazionale Italiana Calcio Amputati. Per la serata di nuovo in piazza Primo Maggio, che vedrà protagonista il giornalista Gian Paolo Ormezzano con alle 21.00, “I Cantaglorie” e alle

Luciano Ricchi espone Emozioni da condividere’ CULTURA: LA MOSTRA - Inaugurata Il 2 luglio la mostra dell'artista Luciano Ricchi “Emozioni da condividere”, rimarrà aperta fino a domenica 31 luglio. Orario: 21 - 22,30. La mostra personale dell'artista emiliano Luciano Ricchi (Rubiera - RE) è organizzata in collaborazione con: Museo della Bilancia e Libra 93 di Campogalliano (Modena). Ricchi concentra la sua ricerca nel solco dell'Arte Povera, dell'assemblaggio polimaterico utilizzando materiali poveri e di scarto con l'intento di dare loro nuova vita e nuova identità. Una ricerca quasi ossessiva che conduce da molti anni, riuscendo a personalizzarla con il suo sentire artistico. Una manipolazione, la sua, della materia quasi ludica, per entrarne in simbiosi con l'essenza più intima e “antisociale”. L'intento di sfuggire la realtà sociale appropriandosi dei suoi “scarti”, per poi, provocatoriamente, risbatterli in faccia al sentire più “borghese” della società stessa. Riflessiva e stimolante la presentazione del critico d'arte Fabio

22.00, lo spettacolo teatrale “Campionissimissime”. Mercoledì 13 luglio, alle 18.00, il Mondadori corner ospiterà la presentazione di due libri. Ci saranno infatti Antonio Cabrini con “Non aver paura di tirare un calcio di rigore” e Alberto Cerruti con “E sono stato Gentile”. Alle 21.00, in piazza Primo Maggio, Antonio Cabrini, Alberto Cerruti, Gianluca di Marzio e Bruno Pizzul faran-

no un “Omaggio a Enzo Bearzot e Gaetano Scirea”. Seguirà, alle 22.00, lo spettacolo teatrale “La pugna e la pipa” con Alessandro Pilloni e Andrea Santonastaso. Infine alle 23.00 ci sarà un collegamento in diretta con Gianluca Di Marzio e la trasmissione “Calciomercato l’Originale” di Sky Sport. Giovedì 14 luglio, al Mondadori Corner, l’attore Alessandro Pilloni leggerà alcuni brani di Beppe Viola. Con lui Bruno Pizzul e Anna Viola. Alle 19.30 prenderà il via da piazza Roosevelt la “Legality Run”, corsa podistica amatoriale. Mentre alle 21.30, da piazza Primo Maggio partirà il “Gran Galà di Handbike”, manifestazione sportiva paralimpica. I vincitori saranno premiati dall’ex campionessa di tennis Lea Pericoli. Alle 23.00, nuovo collegamento in diretta con Gianluca Di Marzio e la trasmissione “Calciomercato l’Originale” di Sky Sport. Venerdì 15 luglio, ancora una doppia presentazione al Mondadori Corner con Italo Cucci che racconterà il suo “Ferrari segreto” e Matteo

Marani con “Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo”. Ci si sposta poi a Gabicce Mare dove, alle 20.30 in piazza Matteotti, Sara e Marco Tardelli parleranno del libro “Tutto o niente. La mia storia”. Alle 21.30, in piazza del Municipio ci sarà infine un dibattito pubblico sul tema “Non solo talento… Come si diventa campioni”. A Parlarne il magistrato Piergiorgio Morosini, il Coordinatore Nazionale di Avviso Pubblico Pierpaolo Romani, Valentina Vezzali, Italo Cucci e Matteo Marani. Sabato 16 luglio ancora sport quando, alle 11.00, dalla spiaggia 21/23 partirà il “Baby Miglio Cattolichino”, gara di nuoto per bambini. Alle 18.00 il Mondadori corner ospiterà Nicola Rizzoli con il suo libro “Che gusto c’è a fare l’arbitro”. La manifestazione si chiuderà alle 21.00, nella cornice dell’Acquario di Cattolica, con “La (Mezza) Notte Bianca dei Bambini”, all’insegna di giochi, laboratori, animazione ed esibizioni delle società sportive. Durante la serata verrà consegnato il premio “Cattolica per lo Sport e la Legalità” a Nicola Rizzoli.

Don Silvano Tonti, un vero curato IN RICORDO

Don Silvano Tonti

di Magda Gaetani

Alcune delle opere esposte

Nello SPAZIO.Z di Radio Talpa (via Del Prete, 7/A - Cattolica). Aperta fino al 31 luglio Cattelani. “L'arte di Luciano Ricchi è il tentativo, sempre nuovo ed inatteso, di utopia. Come il rapporto con il nuovo del bambino che preme i tasti del pianoforte alla ricerca di un accordo ancora mai ascoltato. E' il suo insistere sul problema della ‘forma’ non come trama di momenti oggettuali, a determinare il rapporto dell'arte di Ricchi con la società. E' una possibilità astratta delle opere d'arte che la fa

divenire concreta. La bellezza della storia è qualcosa di formale. La costruzione vera e propria oggi per Ricchi è l'ultima configurazione possibile del momento razionale per l'opera d'arte. Ricchi è maestro del costruire, ciò che nel Rinascimento veniva chiamato ‘composizione’. E Ricchi attraverso la costruzione vorrebbe svincolarsi con le proprie forze dalla propria situazione nominalistica, da un sentimento del ‘casuale’, per giungere ad un sentimento universale, tramite una costruzione autonoma. Ed allora si avvera per Ricchi proprio questa peculiarità, per cui la sua statura d'artista diviene via via sempre più presente e vincolante”.

- Il 23 maggio ricorreva il compleanno di vita di Don Silvano Tonti, sacerdote di questa diocesi di Rimini, ex parroco della chiesa di San Pio V a Cattolica. Regolare la sua carriera ecclesiastica: presbitero, cappellano, arciprete, canonico! Ma Don Silvano è stato soprattutto un curato! Perché curato è colui che ha cura di… anime, persone, case, luoghi, tradizioni, amici. Certamente il suo carattere lo portava a essere “chiuso e ottuso” in tante occasioni, ma il suo cuore non è mai rifuggito alla “misericordia” del Buon Dio! Penso che sarebbe stato felice di vivere questo nostro tempo, perché amava immergersi nella quotidianità e mondialità di ogni giorno. E’ stato un missionario, per forza di cose ed eventi storici, “surrogato” (ora questo termine va di moda).

Anche oggi la sua scelta di vita ci può suggerire buoni spunti. Povertà: non ha mai scelto, accumulato nulla per sé o per la sua chiesa locale. Donava a chi aveva più necessità. Solidarietà: si è sempre reso disponibile notte e giorno a chi bussava alla sua porta. Umiltà: ha riconosciuto i suoi errori e le proprie mancanze in diverse occasioni. Le scelte fatte in gio-

ventù, deformazioni storiche che lo avevano condizionato un tempo, le aveva rimesse in discussione e riviste con occhi più liberi e consapevoli. Si era con-vertito e aveva accettato (con grande sofferenza interiore) di aver letto in modo sbagliato il suo tempo: non era riuscito a essere profeta! Che fatica, che dolore per lui quando ha realizzato tutto questo, ma anche quale liberazione nell’essere riuscito ad ammettere ed accettare tutto ciò. Così Don Silvano si è liberato e ha iniziato a gioire. Gioia e serenità lo hanno accompagnato fino all’incontro con Colui che ci ama immensamente, senza ma e senza se.


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CATTOLICA

Nel passato, nel presente e nel futuro. Gli edifici di oggi andrebbero adeguati struturalmente - Maggio 1916. Un secolo fa, fu l’anno dell’ultimo terremoto con una certa intensità, anche se non distruttivo, nelle terre, paesi e città del Riminese. La prima scossa importante fu il 17 maggio 1916, poi si sono succedute per tutta l’estate, quasi tutti i giorni con scosse meno intense. Cadevano alcuni cornicioni, i comignoli sui tetti, qualche casa e, nella maggior parte di esse, che erano di modeste altezze, si producevano delle fessurazioni e delle crepe. I nostri genitori, di notte, andavano a dormire in spiaggia. Quelli che abitavano in campagna, dormivano all'aperto, nel campo o nell’aia, ma lontano dalla casa. Poi, un’altra notevole scossa, il 16 agosto 1916 e poi ancora a seguire fin ad esaurirsi in settembre. La nostra provincia è infatti risaputa e riconosciuta come una terra sogggetta a terremoti che ricorrono ogni secolo, anche se non di enorme intensità distruttiva. Nel passato vi sono stati due eventi sismici nel XVII secolo, uno nel XVIII, poi uno nel XIX e poi, da ultimo, quello del XX secolo che ho già detto più sopra. La periodicità dei sismi deve farci riflettere con attenzione su come sono stati costruiti i nostri edifici. Se un fabbricato viene oggi costruito o ricostruito nel rispetto della nuova legge sismica e fedelmente realizzato in cantiere così come avviene e deve avvenire a partire da dopo il 1983 ed oggi, anche da dopo la normativa ultima L.R. n. 19 del 2008 ed il D.M. 14/ 01/2008, si otterrà una costruzione che, a causa dell’evento sismico, non crollerà. Potranno riportarsi segni di lesioni più o meno evidenti o impor-

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Un secolo fa il terremoto Come modernizzare questi nostri fabbricati turistici, costruiti a Cattolica 35-40-50-60 anni fa, quando non era ancora vigente, nel circondario di Rimini, la legge sismica entrata in vigore nel 1983?

TERREMOTI E URBANISTICA

di Silvio di Giovanni tanti, ma non crollerà. Questo è il traguardo da raggiungere per garantire la sicurezza. Ciò in quanto, sia noi cittadini e sia gli amministratori locali, insieme ci si dovrebbe preoccupare perché il terremoto) arriverà di nuovo. Ha un andamento ciclico, anche se non sappiamo quando. E quando arriverà, sarebbe meglio averne rieseguiti il più possibile di quella maggior parte di fabbricati esistenti che non sono antisismici. Quante piccole e medie strutture alberghiere sono state costruite nel dopoguerra sull’onda dell’utilità e necessità di ricavare locali per l’accoglienza del turismo che copioso dal centro e dal Nord Europa scendeva d’estate nella nostra Cattolica e nelle località turistiche della Romagna! Per trent’anni, dai primi ’50 al 1983, abbiamo realizzato la maggior parte degli edifici, cercando di ottenere la maggiore capacità di accoglienza possibile che cresceva di anno in anno. Poi le cose sono cambiate. L’enorme sviluppo delle grandi vie di comunicazione, con le autostrade e la navigazione aerea che in poche ore può raggiungere località nuove e lontane, la scoper-

Silvio Di Giovanni

ta di nuovi luoghi di offerta turistica in giro per il mondo anche con l’invenzione di villaggi dotati di comodità ed agi che un tempo non vi erano, la domanda della clientela turistica, che si era fatta più pretenziosa, più esigente, più raffinata, tutte queste novità componevano un quadro che creava la necessità di rinnovamento della città. Occorreva quindi considerare che non erano più sufficienti l’ottima cucina romagnola e il nostro innato spirito di accoglienza verso gli ospiti; tutte caratteristiche che sono state il vanto della popolazione locale fin dai primordi del fenomeno turistico, dall’inizio del secolo scorso. Nel frattempo si era già proceduto nella nostra cittadina a realizzare una serie di eccellenze, già 40 e 50 anni fa: nel campo dell’edilizia scolastica, degli asili nido, degli impianti sportivi e culturali con il teatro e la biblioteca. Opere poi proseguite con la realiz-

zazione di nuove piazze, parcheggi, fontane e dall’invenzione di incroci a rotatorie, per primi in Italia con l’abolizione dei semafori. Si è proceduto, quindi, al miglioramento della città e della sua vita possibile per gli ospiti e per i residenti. Ma oggi non basta più. La crisi economica che ha colpito il mondo moderno nell’ultimo decennio, l’impossibilità di spesa gravata sui Comuni per le manutenzioni occorrenti nell’elementare viabilità cittadina, la necessità di dotare la città di piste ciclabili, per non essere in futuro sommersi dall’aumento continuo del parco automobilistico, le spinte e le necessità dei giovani che hanno decisamente rivolto l’attenzione al nuovo Movimento per il governo della città; sono tutte novità che si pongono di fronte a ciascuno di noi ed in special modo a chi localmente, da oggi, dovrà amministrare Cattolica. Oggi, il terremoto elettorale del 23 giugno, quale espressione della vecchia generazione britannica, scuote quel paese, non meno di

tutta l’Europa e pone una serie di problemi che, per la loro soluzione, sono investiti i più alti personaggi politici, e non solo, di tutto il continente. Con il terremoto elettorale del 19 giugno, la nuova amministrazione cattolichina, oltre ai tanti problemi, dovrà porsi, quale principale obiettivo, come affrontare quello del turismo, giacché è il principale elemento trainante della nostra economia. Occorreranno nuove idee che dovranno essere seguite da azioni concrete, rivolte anche agli organi legislativi regionali per creare la possibilità che i nostri cittadini trovino conveniente investire i loro risparmi nell’ammodernamento della nostra qualità ricettiva nel campo turistico. Come modernizzare questi nostri fabbricati, costruiti a Cattolica 35-40-50-60 anni fa, quando non era ancora vigente, nel circondario di Rimini, la legge sismica N. 64 del 02/02/1974 che è entrata in vigore nel 1983? La cosa non è di semplice risoluzione in quanto i fabbricati che abbiamo costruito sono stati calcolati con la legge vigente al momento della loro attuazione, che non prevedeva la necessità di contrastare le forze che scaturiscono durante l’evento sismico. Quindi sono più o meno, quasi tutti, vulnerabili al terremoto. Infatti si calcolavano le strutture portanti esclusivamente in rapporto al peso che gravava su di esse. I nuovi fabbricati realizzati dopo il 1983, sono stati edificati ovviamente nel rispetto della nuova legge sismica. Ma sono pochi.

La maggior parte degli esistenti è stata costruita prima di questa data e per ammodernarli sotto l’aspetto del miglioramento della qualità ricettiva, l’intervento, nella maggior parte dei casi non sarà agevole perché si scontrerà con le nuove norme sismiche. Con la nuova legge occorre che l’intervento, se è importante, a fine lavori ottenga un fabbricato antisismico, il che nella maggior parte dei casi è difficilmente ottenibile, se non con lo sventramento e rifacimento della maggior parte delle strutture portanti. Il più delle volte occorrerà la totale demolizione e ricostruzione ex novo dell’edificio. Con le attuali normative in campo edilizio, non sarà ovviamente conveniente sotto l’aspetto economico. Nessun nostro operatore turistico vorrà intraprendere un simile drastico intervento edilizio al proprio fabbricato alberghiero, se non troverà alcuna contropartita. Ed è per questa ragione che i nuovi amministratori della città dovranno studiare nuovi ordinamenti urbanistico-edilizi che possano incentivare questi utili interventi. Saranno soltanto utili ? Non saranno anche necessari? Necessari potrebbero diventare per offrire la sicurezza. E, quindi, il compito dei nuovi amministratori dovrebbe essere anche quello di creare le condizioni perché i cittadini trovino economicamente conveniente intraprendere tali importanti lavori, giacché si potrà avere per obiettivo la riqualificazione dell’offerta assieme alla sicurezza che sfaterà le paure. I disastri sarebbe molto meglio poterli prevenire piuttosto che doverli affrontare dopo.

UOMINI

Il 15 luglio, sesta edizione della Cema del mare. Pediatra oncologo di fama mondiale è morto nel 2006 prima del tempo. La sua associazione aiuta le famiglie dei bambini ammalati lontanti da casa per assisterli

Guido Paolucci

Cena Ageop, una serata “insieme” a Guido Paolucci - Il cattolichino Guido Paolucci è stato un oncologo pediatra di livello mondiale; era il direttore della clinica pediatrica del Sant'Orsola di Bologna. Scomparve prima del tempo nell'agosto del 2016, mentre era in vacanza a casa, a Cattolica, nell'abitazione di famiglia di viale Bovio. Tra le caterve di passioni, due su tutte: la tecnologia e la

storia locale. Grazie alla sensibilità della BCC di Gradara ha pubblicato tre meravigliosi volumi che raccontano dei cattolichini, di Cattolica e dintorni. Agli inizi del suo lavoro, a Bologna, anni sessanta, morivano l'80 per cento dei bambini; negli anni duemila la percentuale si è rovesciata: si salva l'80 per cento. Per aiutare i genitori a stare vicino ai figli ammalati,

Paolucci fonda l'Ageop (Associazione genitori oncologia pediatrica). Per l'Ageop, il 15 luglio, ore 20,30, al Circolo Nautico di Cattolica, si tiene la sesta edizione della Cena del Mare. A dare continuità, nel ricordo di Guido, la moglie Rosetta. Guido Paolucci è stato semplicemente una persona perbene appassionata del lavoro. A Cattolica, tutti gli volevano bene. Aveva tanti amici; legami forti con quelli di gioventù. Molti sono stati tratteggiati con effici e brevi pennellate in uno dei suoi tre volumi pubblicati dalla BCC di Gradara.


CATTOLICA

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Uno spazio culturale prezioso per Cattolica e tutto il territorio

Un anno di Radio Talpa - E chi l'avrebbe mai detto? Radio Talpa vive! Dopo il successo degli eventi per il 30° dalla chiusura 1984-2014 (circa 10mila presenze), Radio Talpa è ritornata, e il 12 giugno scorso ha compiuto un anno. Un anno dove la buona musica l'ha fatta da padrona per 24 ore al giorno (www.radiotalpa.it). E poi mostre di pittura, fotografia, satira... conferenze, dibattiti e presentazione di libri con autori di caratura nazionale e non solo (vedi lo scrittore americano Robert Ward)... e tutto sempre in diretta radio. Radio Talpa propone (e lo sta concretizzando) un progetto culturale innovativo: un contenitore polivalente e multimediale che si articola in uno spazio virtuale (la web radio) e uno fisico come luogo d'incontro e sede della radio, redazione di giornale, associazioni culturali, comitati cittadini, giovani creativi. Un circuito virtuoso nel quale viene messo a disposizione web radio-tv, editoria (Edizioni La Piazza), giornali, cultura, arte, sociale... Nasce SPAZIO.Z Un luogo che è diventato punto di riferimento per le associazioni, per piccoli e medi eventi: presentazione libri, mostre d'arte, incontri e dibattiti, proiezioni di filmati, piccoli concerti, ecc. Luogo dove le associazioni possono tenere le loro riunioni interne e pubbliche, dove promuovere il loro

materiale divulgativo. Questo spazio fisico è così suddiviso: cabina di trasmissione e registrazione della web radio-tv, sala espositiva e per conferenze, sala incontri. Ha un nome: SPAZIO.Z. Si trova a Cattolica, via Del Prete, 7/A. (di fianco la farmacia comunale). Spesso per le iniziative che nascono dal basso, la città è sprovvista di spazi, o quando ci sono costano caro e hanno insormontabili problemi burocratici. Questo penalizza e scoraggia chi vuole impegnarsi in ambito culturale e sociale. Un legame col territorio che la radio ha esaltato con le elezioni comunali dando spazio (fisico e microfono) a tutti i candidati. La radio sopravvive grazie all'autofinanziamento e alla vendita di gadget (t-shirt, felpe, libri). Oggi è necessario fare rete e creare sinergie (una sorta di "coalizione culturale", ma ognuno nella propria autonomia e identità) per dare maggiori e migliori opportunità alle persone (ai giovani in particolar modo). Tutti dovrebbero uscire dall'autoreferenzialità che alla lunga è sinonimo di debolezza. Don Luigi Ciotti (presidente di Libera) dice: “Io sono una piccola persona. Io e te insieme siamo un Noi. Il Noi è molto più grande e più forte”. Nota finale: i politici e

CULTURA

SPAZIO.Z di Radio Talpa. Lo spazio culturale di Cattolica dal respiro internazionale

I ragazzi che conducono la trasmissione sul cinema “Il dito nella luna”

Le ragazze che conducono la trasmissione sui libri “Talpa chi legge”

Due momenti della festa di compleanno. A destra Giusy

Foto di gruppo di alcuni “Talpisti” in sala di trasmissione

amministratori uscenti hanno più che snobbato questo spazio (salvo utilizzarlo in campagna elettorale). Ora si tratta di vedere se i nuovi amministratori e politici mostreranno coerenza rispetto al concetto di ‘cultura diffusa e dal basso’, e avranno la sensibilità di coglierne tutte le sue notevoli potenzialità culturali, sociali e aggregative. A favore della città, naturalmente..



GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA

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Amarcord Gabicce

TERRA

- Dall’Osteria Aurora al Belsit, il Mito del locale di Gabicce Monte continua 1956/2016 festeggiamenti per Cinqunt’anni del Belsit... Il Ristorante-Pizzeria di proprietà della famiglia Morini affacciato sulla terrazza della riviera con la sua caratteristica veduta di mille tramonti. Sono passati cinquant’anni da quan-

di

Dorigo Vanzolini

Mezzo secolo di Belsit di Dorigo Vanzolini

do Alessandra Ghiandoni “Sandrina” insieme al figlio Benito Morini avviarono nel lontano 1956 la gestione del Bar-Ristorante Belsit (bella posizione). Ricordiamo la nonna

“Sandrina” tra le donne gabiccesi le cosiddette “arzdorie” che hanno contribuito con coraggio e grandi sacrifici per se e la propria famiglia all’impresa turistica gabiccese, raffinata e di richiamo nazionale.

Foto 1) Ingresso del Ristorante Pizzeria Belsit. 2) Il Terrazzo. 3) La torta per i cinquant’anni del Belsit. Da sinistra: la moglie di Benito Morini con lo staff, figli e nipoti. 4) Tramonto spettacolare dal Belsit

Mississippi, età dell'oro in mostra - “La cosa affascinante è l'aver parlato con le persone di allora e che fanno rivivere la comunità gabiccese e dei suoi ospiti in queste bellissime fotografie. Molti locali sconosciuti sono ritornati ad esisstere grazie ai loro racconti”. Con queste parole Marisa Della Biancia, presidente del Comitato cittadino “Il Fortino” racconta la mostra “Signorina, balla? Gabicce Mare i i suoi locali 1930-1970”. E' in cartellone nell'affascinante Mississippi dal primo al 31 luglio, dal giovedì alla domenica dalle 20 alle 23. Patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività culturali, la mostra è stata organizzata grazie al Comune di Gabicce Mare e agli sponsor: Bcc di Gradara, Badioli Immobiliare, Idrotermica Tavollo, Comeca, Debar, Ortoservice, Afa Arredamenti, Regina Bevande e Edilceramiche.

Tartufo da guinness - Lo hanno grattugiato sulle tagliatelle fino allo stufo, direbbero in Toscana. Fino a star male, si dice in Romagna. Il giovane Matteo Pirro da Tavullia ha trovato un tartufo nero da guinness mondiale: un gigantesco tubero da un 1,080 chili (dicasi anche un chilo ed ottanta grammi). In famiglia è stata una festa, hanno apparecchiato come si conviene; la madre Claudia ha fatto le tagliatelle in casa e via con le preziose ed irracontabili foglioline. Prossimo obiettivo, aspettando la dea bendato, quello bianco. La mamma è pronta con un'altra sfoglia...

- Patrizia Bacchini è tra i più bravi cuochi d'Italia, come ben sanno gli avventori della pensione di famiglia, “Novella”. Accogliente con cattolichina bellezza, alle pareti la storia e la cultura di queste terre, a pochi metri da piazza Primo Maggio, una stella, ma la cucina è da mille ed una notte. Il tovagliato, i piatti e le posate da ristorazione raffinata. Insieme alla cucina, l'altra passione è la pallavolo. Da anni è il responsabile del settore giovanile del Team 80. E, sempre da anni, miete risultati che vanno bel al di à di una cittadina come Gabicce Mare. Uno dei complimenti che più ama ricordare è un'assidua signora sugli spalti che ogni anno, per le finali regionali, le dice: “Signora, ma lei è sempre qua; non perde un colpo”. Tutto questo lavoro è stato celebrato quest'anno con un alloro di cui essere orgogliosi: allenatrice dell'anno della regione Marche per il settore giovanile. E' stata premiata a Fermo lo scorso 5 giugno durante la fase finale dei regionali under 13 (Gabicce Mare ha prevalso 2-0 col Bottega). Quest'anno nel-

Gli organizzatori davati alle istantanee

Bacchini allenatrice dell'anno delle Marche Patrizia Bacchini, seconda da sinistra, con le sue ragazze

alla prima squadra. Sempre con lo spirito della sicurezza e della caparbietà. Loro sono una nidiata di brave ragazze che hanno saputo valorizzare il talento con il lavoro in palestra. Le prime ad essere convinte delle loro qualità erano pro-

la sua personale cascine deglia allori ha messo in bacheca i titoli provinciali e regionali delle under 13 e 14. La sua under 14 è giunta sesta a livello nazionale; sul parquet 28 squadre in rappresentanza di 20 regioni. Racconta Patrizia Bacchini che tutte le sere mentre rincasa, a Gabicce Monte, come una turista, percorre il lungomare per la sua bellezza: “Il riconoscimento è il coronamento del lavoro che ho fatto. Da anni

siamo preenti alle finali regionali; sono orgogliosa che Gabicce Mare sia stabilmente nell'élite del volley giovanile regionale, nonostante il nostro piccolo bacino”. Se le under 14 e 13 hanno inanellato i trofei regionali, le under 18 (allenatore Maurizio Moretti) e 16 (allenatore Enrico Stefanini) sono giunte terze. Diplomata Isef, al Team 80 Patrizia Bacchini arriva giovanissima nell'86; la chiama Claudio Gennari dal Cattlica Volley.

Una sportiva, Patrizia, che ha praticato molteplici sport: atletica, tennis. Negli anni giovanili, era una delle stelle della fortissima Rinascita Cattolica. Altri coetanei che si facevano valere: Giorgio Guagnini, Pino Zanza, Walter e Maurizio Castelvetro, Galluzzi, la Carli. Delle sue ragazzi campionesse regionali dice: “Siccome non le allenerò più dico loro: in boccca al lupo e che possano raggiungere gli stessi obiettivi nelle categorie superiori, fino

prio loro. Lo scorso Natale e la scorsa Pasqua abbiamo ben figurato in due tornei di valore. Modena e Ancona. Insomma, quando il buon giorno si vede dal mattino. E il loro buon mattino si è visto fin dal mini volley, da 5-6 anni. Ora spero di rinverdire i successi con la under 12 che non è un'annata meno forte”.



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Lazzaro (Pino) Del Magna, 91 anni, continua ad intrecciare per passione nella casa della nonna. Si fa portar su da Cattolica

Quando Fanano era il paese dei cestai - Si chiama Lazzaro (Pino) Del Magna è l'ultimo dei cestai. E' l'ultimo di un paese, Fanano, che intrecciava capolavori per i commercianti di pesce che andavano da Fano fino a Cesenatico. Uno dei mercati di vendita principali era piazza Malatesta a Rimini. Di quei viaggi il signor Pino (come lo chiamano familiari ed amici) ne ha un ricordo ancora vivo. Racconta: “Andavamo a vendere i cesti ogni 15

CULTURA giorni a Rimini. Caricavamo la merce su un carretto che tiravamo a mano; si partiva alle tre del mattino e arrivavamo in piazza Malatesta attorno alle 6; tre ore di faticoso tragitto. Il nostro acquirente era un commerciante di Cervia, Livio Lucchi. Arrivava col camioncino e ce li comprava tutti. Mi chiedeva quanti ne avevo; tirava fuori una mazzetta di soldi e e mi diceva: ‘I conti li facciamo la prossima volta’. Gente così non dovrebbe mai morire; era persona buona ed era un

Li producevano per i commercianti di pesce da Fano a Cesenatico, passando per Cattolica. Era l'attività parallela dei contadini. Tutto finisce negli anni Sessanta modo educato per darci una mano. Quei conti la prossima volta non li abbiamo mai fatti”. “Ho anche un brutto ricordo di quelle mattine - continua il signor Pino, tre figli ed una passione per la terra (a Fanano si è ricomprato l'abitazione della nonna che i figli hanno ampliato con la terra col lavoro diventata un paradiso) -. Ero con lo zio Guglielmo. Fermiamo il carrettino vicino ad una pianta. Un vigile ci fa la multa chiamato da un uomo che abitava lì. Il nostro acquirente gli dice: ‘Lo sa che vengono da Gradara e che sono partiti alle tre?’. E' lui a pagare la multa e ci

Amarcord Gabicce

Lazzaro (Pino) Del Magna crea dei capolavori con vimini e canne

offre panino con bicchiere di vino. Quel signore ci ha sempre dato di più di quello che dovevamo avere”. Quei cesti da pesce si chiamano, in dialetto, “la cofa”; è bassa (una trentina di centimetri) e larga. Conteneva una dozzina di chili.

Lazzaro ha fatto cesti fino alla tarda adolescenza; ha ripreso ad intrecciare vimini e canne nell'età della pensione, dopo i 70 anni. Abita a Cattolica dal 1963, e almeno tre volte la settimana il figlio Enrico lo porta nella casa di Fanano dove intreccia per puro piacere; cosa che non gli succedeva quando era una fonte di piccolo reddito per

di Dorigo Vanzolini

la famiglia. Ricorda: “Ho iniziato quando avevo una dozzina d'anni su pressione di mia mamma; li faceva mio babbo. Li faceva mio nonno. Li facevamo tutti, in casa. Da ragazzo era una tortura: non mi piaceva affatto. Ora li faccio per divertimento. Era tutta Fanano intenta a far cesti. Servivamo i commercianti di Fano, Pesaro, Cattolica, Rimini, Cesenatico. Eravamo, noi di Fanano, i cestai della riviera. In casa, inverno e estate, tutti si dedicavano ai cesti. E' stato così fino agli anni Sessanta; poi l'arrivo della plastica ha soppiantato la tradizione artigianale”. Oggi, il signor Pino viene chiamato ad insegnare ai giovani quell'arte antichissima; ha cinque allievi a Fanano. Per intrecciare tre cestini (col fondo già preparato) ci impiega un paio d'ore. Velocissimo. Una vita dura quella di Lazzaro Del Magna, nella quale si possono rispecchiare quasi tutte le storie

delle nostre terre. Il babbo Giuseppe faceva il muratore; la madre Virginia Romani, casalinga, era nata a San Paolo, dove i genitori erano emigrati in cerca di opportunità. Insomma, gli uomini si sono sempre spostati per una vita migliore. A 17 anni, Pino trova lavoro alla Benelli, produzione moto, a Pesaro. D'estate ci andava in bici da Fanano (insieme ai marignanesi Mario “ad Fighet” e Silvano Montanari); d'inverno prendeva il treno a Cattolica alle 4,40 del mattino. Spesso raggiungeva la stazione a piedi. E' così per tre anni. Nel 1948 emigra in Belgio, a Marcinelle (nota per la strage di minatori); minatore a oltre un chilometro sotto terra. Con lui c'erano una dozzina di compagni di Fanano. Nel 1950 sposa la maestra Anna Maria Giammattei di Pesaro; ha due figli, Enrico e Daniela. La signora si ammala e muore ancora giovane. Seconde nozze con Maria Leti e terzogenito, Roberta. Per tutta la vita è stato rappresentante di articoli e candele religiose per Mario Terenzi di Cattolica. L'azienda si trovava in via Caduti del Mare e impiegava 25 persone (Terenzi aveva anche 4 barche da pesca).

LO SPORT

Valentina, campionessa italiana

1) Marcella Ridolfi 2) Rosina Arduini 3) Teresa Cavalli 4) Maria Campanelli 5) Geraldina "Gina" Castelli 6) Alfio Calderoni 7) Agostina Giommi 8) Rita Ridolfi 9) Ornella Michelini 10) Alida Vincenzetti 11) Anna Silba 12) Rita Pratelli. Gabicce Mare, 1960.

- Valentina Mancini è Campionessa Italiana Allievi Cross Country Uisp 2016! Pratica mountain bike da sette anni ed è agonista da tre. Studia, liceo scientifico indirizzo sportivo a Pesaro. L’amore per lo sport nasce in famiglia dove la pratica sportiva è scelta di vita anche sociale. Valentina è brava negli studi e bravissima nello sport. Libri permettendo, si allena col massimo impegno quattro volte alla settimana per circa due ore e mezza. Alla partenza del campionato italiano c’erano 350 atleti divisi per categorie, con un percorso di undici km e un dislivello di 500 metri. Un tracciato duro, con molta salita e un nemico in più: il primo caldo stagionale che trova sempre i fisici impreparati!

Valentina Mancini Gli allievi lo hanno percorso due volte e Valentina è stata la migliore della sua categoria. Quando è salita sul podio, racconta il suo orgogliosissimo babbo Davide, gli si sono illuminati gli occhi per la felicità. Dimenticati in quel momento i tanti sacrifici, gli ostacoli di una stagione difficile prodiga di cadute e operazioni, cancellate le tristezze da quella maglia tricolore segno tangibile della sua forza di

Lista M5S guidata da Luis Miguel Guerrini

volontà e del suo carattere. Adesso Valentina passerà di categoria, diventerà Junior e si cimenterà nel Campionato Italiano di Federazione dove troverà un livello più alto ma, ne siamo certi, il suo gran cuore e il supporto costante dei suoi orgogliosissimi genitori potranno portarla ancora li, con gli occhi lucidi di felicità, sul gradino più alto del podio! Claudio Casadei


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GRADARA

La fortezza della fantasia. Non solo per bambini e ragazzi... dal 5 al 10 agosto

Castle Gradara è un posto speciale dove alberga la fantasia, il reale cede il passo all’etereo, l’età non ha valore numerico, esistono solo emozioni, stupore e divertimento. Varcando la soglia delle mura si entra in una nuova dimensione, in cui anche i grandi torneranno ad essere bambini spensierati. Questa è la vera forza attrattiva di The Magic Castle Gradara, giunto quest’anno alla terza edizione. I numeri da re-

Gradara, Magic castle

cord nel 2015 hanno suggellato l’amore del pubblico per la kermesse che in meno di una settimana ha attratto circa 60.000 visitatori, proponendo 52 spettacoli ogni sera messi in scena da 203 artisti di caratura internazionale provenienti da tutto il mondo. Anche grazie al loro fondamentale apporto culturale, professionale e d’ingegno The Magic Castle Gradara ha potuto raggiungere livelli eccellenti ed essere persino citata in programmi di eventi a prestigiosi a livello internazionale. Non meno importante al fine della crescita ed evoluzione dell’iniziativa è stato il contributo dell’intera città, quindi dei suoi abitanti e dei suoi operatori, nonché del pubblico, elemento chiave per lo sviluppo della manifestazione.

Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511


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Rievocazione storica medievale 22 e 23 luglio: 200 figuranti, battaglie, duelli, fuochi e divertimento

Gradara, sotto assedio - Nel 1446 il castello di Gradara venne assediato. Su questo fatto è stata costruita la biennale Rievocazione storica medievale in programma il 22 e 23 luglio. Dato la suggestione e bellezza del luogo qualcuno afferma: la più attesa e amata di tutta la riviera. Sono due giorni di fuoco, emozione, divertimento durante i quali si rivivono gli istanti forti del terribile assedio al castello di Gradara messo in atto dai potenti eserciti degli Sforza e dei Montefeltro.Eral’anno1446. In memoria della vittorio-

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sa ed eroica resistenza della roccaforte malatestiana si celebra “Assedio al Castello”. In costume, si succedono incessantemente scene di battaglia, scontri, duelli in grado di far rivivere quei concitati momenti. Natanel2008,all'VIIIedizione, ingresso libero il 22, l’aspettativa indica il buon lavoro degli ultimi anni per fare di Gradara una Capitale del Medioevo, con eventi di qualità, promozione e interventi di mantenimento e restauro del centro storico.

Anno dopo anno, il visitatore che arriva a Gradara ha sempre di più l’impressione di trovarsi in un borgo sospeso nel tempo, di contemplare e di vivere in un dipinto del XV secolo. Anche quest’anno l’intero borgo di Gradara è il palcoscenico di animazioni e di spettacoli; venerdì 22 luglio sono completamente. Resta invariato, invece, il biglietto di 10 euro per il suggestivo spettacolo piromusicale di sabato 23 luglio, preceduto da esibizionimozzafiatodigruppi storici italiani ed esteri.

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SAN GIOVANNI

Tappa a Parma lo scorso 8 luglio. Ha organizzato il ministero dell'Istruzione

San Giovanni nel tour delle scuole innovative

COMUNITA' di Lorenzo Montanari

Un evento di Artemisia

Piazza Silvagni, 3 amici al bar - Non saltano un appuntamento. Sono tre amici che si vedono ogni santo giorno in piazza Silvagni. Nella bella stagione si siedono fuori e si scambiano chiacchiere di paese. Fanno attrazione per i numerosi ciclisti stranieri che fanno tappa per un cappuccino ed una pasta in piazza Silvagni. Uno di loro è Maurizio Talamelli, non solo noto ristoratore sulle prime colline, ma anche guru mondiale sugli insetti. E' talmente bravo che alcuni ne portano il suo nome. Naturalmente su questa sana passione gli amici intrecciano ricami pepati come sanno fare soltanto davanti al bar sorseggiando un caffè o un aperitivo. Vengono cucinati, con la sfrontatezza ed il garbo del dialetto, fatti e misfatti di cui sono protagonisti gli amici dell'infanzia. Col sorriso largo, invitano coloro i quali passono nei paraggi. Marignanesità.

- Tratto il dado e aspettando i soldi dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, per costruire una scuola innovativa ed a bassi consumi energetici, San Giovanni partecipa a Edilizia scolastica. Tour ScuoleInnovative. La tappa si è tenuta lo scorso 8 luglio tappa a Parma presso l'auditorium Paganini. Questa è il quarto appuntamento. Ha organizzato il ministero, sotto il patrocinio della presidenza del Consiglio del Ministri – Struttura di Missione per l’Edilizia Scolastica, giunge alla sua quarta tappa e arriva in Emilia Romagna. All’incontro, sono stati presentati i progetti selezionati nell’ambito del progetto #ScuoleInnovative. Con questa iniziativa il ministero si è impegnato ad investire 350 milioni di euro nella

Il palazzo comunale

realizzazione di nuovi edifici. I dirigenti e il sottosegretario Davide Faraone, hanno raccontato al territorio il progetto, coinvolgendo attivamente comunità scolastica, pedagogisti, psicologi, progettisti, amministratori locali, associazioni e semplici cittadini interessati a

conoscere le scuole del futuro e a dare il proprio contributo all’iniziativa. Erano presenti anche i rappresentanti del Comune di San Giovanni in Marignano, di Modena, e della Provincia di Ravenna e Ferrara – beneficiari del finanziamento.


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La proprietà non è più disposta a sostenere gli onerosi costi di gestione CULTURA

Golf Club San Giovanni, verso la vendita? Investimenti

Un vicolo nel borgo

Monumento di borgo esaltato dai colori dei fiori - Orgoglioso questo marignanesie scrive: “Abbiamo il borgo più vivo della provincia di Rimini. Forse non è il più bello, penso a Saludecio o Santarcangelo, ma quasi completamente abitato, e pieno di attività, ha il fascino della vita”. Lo racconta un signore di mezz'età in una lettera arrivata a questo giornale con allegata l'istantanea in alto. Continua: “Lo so che non c'è la notizia, ma mi faccia la cortesia, la pubblichi. Questo vicolo arredato con i fiori a chi lo attraversa fa fare passeggiate meravigliose nel giardino della mente. Il borgo ha qualcosa di magico”.

- L'impianto da golf è in vendita? Voci attendibili dicono che sia questa la volontà della proprietà. Non è più disposta a sostenere gli onerosi costi di gestione e dopo un decennio di conti in rosso si pensa di passare la mano ad altri. Finora, l'impianto ha richiesto investimenti per circa 50 milioni di euro; dato i tempi economici difficili, si cerca di svoltare. E' vero che con i se ed i ma non si costruisce nulla, ma potessero mettere le lancette indietro non rifarebbero più il passo. L'impianto forse dà prestigioso ma gli imprenditori, e le persone concrete, non sanno che farsene di un po' di carta patinata. L'allarme era stato dato lo scorso anno: “Se non ci danno l'ampliamento, il futuro del Riviera Golf è a rischio”. Questo ampliamento di circa 5mila metri quadrati di immobili ricettivi non sono arrivato e si stanno valutando so-

50 - Notizie attendibili affermano che il Golf Club finora abbia richiesto investimenti superiori ai 50 milioni di euro.

La Club House del Riviera Golf

luzioni definitive. L'ex sindaco Domenico Bianchi era favorevole all'aumento di cubatura per cercare, come affermava, di trattenere a San Giovanni un'azienda che dava occupazione e che era anche in grado di portare turisti con una buona capacità di spesa sul territorio. Dato che il

Piano regolatore marignanese non prevede l'ampliamento, bisognava rivolgersi a un ordinamento provinciale: la Conferenza dei servizi. San Giovanni ha due eccellenze sportive di livello altissimo: il “Riviera Golf” ed il “Riviera Horses”. Entrambe risalgono agli anni 2000 e ambedue

hanno come proprietà alcuni degli imprenditori più famosi di Rimini Sud. Nonostante gli ingenti investimenti, nonostante l'impegno, non sono mai riuscite a macinare utili. Insomma, a camminare con le proprie gambe.

Il Riviera Golf impiega circa 25 addetti, conta circa 200 soci e fa più di 10mila presenze l'anno.

(Foto Giuseppe Bucci)

Fiume Conca, fauna sorprendente - Giuseppe Bucci sa raccontare storie uniche. Da decenni si diletta con l'arte della fotografia. Da alcuni anni scende lungo il Conca per fermare le storie degli animali che lo popolano. Con questo numero iniziamo a scrutare la sorprendente fauna sul nostro fiume con la sua sensibilità. Quest'istantanea, oltre alla passione, alle conoscenze tecniche, richiede uno spirito da scout. Si è alzato alle cinque del mattino; si è appostato in un capanno sul lago di Bruno. Ha pazientato ore. E poi sparato il suo click: due da fermo e quattro in volo. L'elegante uccello si chiama garzetta; è lunga circa 55-65 centimetri, con un'apertura alare di 85-95 centimetri. Il peso varia da 350 a 650 grammi. Il piumaggio è bianco, il becco è nero, come le zampe. La parte inferiore di quest'ultime è giallastra, ben visibile da dietro quando sono in volo. In livrea nuzionale, questo airone sviluppa alcune penne molto lunghe sulla testa per farsi bello... Caccia in acque basse; sta in piccoli gruppi. Ha un volo lento e regolare; col collo verso il corpo, forma un'elegante “S”.



MORCIANO Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836

Non passa il cemento sull'area vicino al Parco Bigi sulla Panoramica

Panoramica, la bellezza dei filari

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47 Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836

Troppo cemento sulla Panoramica

Salva l'area vicino al Parco Bigi - Per il momento l’area destinata al verde pubblico collinare adiacente al Parco Bigi è salva. Lo ha votato il consiglio comunale di giovedì 30 giugno. Tutto questo, in una città dove gli abitanti sono in continua diminuzione, e ci sono centinaia di appartamenti sfitti e non venduti. I costruttori non riescono a vendere nulla, ma solo a svendere e falliscono di continuo. Inoltre, ci sono tante lottizzazioni approvate e mai partite. Nello stesso consiglio approvate altre lottizzazioni come un atto dovuto, frutto di precedenti leggi urbanistiche. A chi sono destinate queste nuove imponenti ampliamenti votati nel Consiglio comunale del 30 giugno 2016?

Il Consiglio comunale di giovedì 30 giugno (ore 21 - ore 22,36) era quasi dimezzato, per le assenze di tre consiglieri di maggioranza: Stefano Dradi, vice sindaco, e assessore all’Urbanistica, Corrado Bernabei, capo gruppo ed Evi Giannei, e di due consiglieri della lista “Vivere Morciano”, Filippo Gennari e Marzia Ghigi. Se i due consiglieri delle minoranze presenti in aula, Daniele Arduini e Matteo Staccoli fossero usciti, il Consiglio doveva essere rimandato. Quattro cittadini, compreso lo scrivente, formava il pubblico. Gli otto consiglieri presenti, all'unanimità, hanno votato a favore della mozione presentato dal

rare del calo del valore degli immobili di migliaia di morcianesi.

FOCUS

capo gruppo della lista “Vivere Morciano”, Matteo Staccoli, che chiedeva il ritiro del punto tre dell’ordine del giorno riguardante la lottizzazione dell’area collinare adiacente al Parco Bigi di via Panoramica (G1) destinato al verde e uso pubblico. Per il resto, il Consiglio ha approvato tutte le 16 varianti presentate. Di cui 13 delibere con il voto favorevole dei sei consiglieri della maggioranza e l’astensione dei due consiglieri delle minoranze. Nei casi della delibera n. 13, riguardante il centro parrocchiale di via Roma e delibera n. 16 ri-

guardante l’inquinamento luminoso delle aree vicine al Comune di Saludecio, il voto è stato a unanimità. Nel caso della delibera n. 11 riguardante la torre di 18,5 metri di altezza in Piazza Risorgimento (la terza prevista in quell’area critica del centro cittadino che va aggiunto alle due torri del PUA Ghigi), che per il surplus degli standard dell’edificabilità in questa zona, ricostruirà con materiale prefabbricato in cemento il parcheggio della Via Concia, di fronte alla Sala Lavatoio, di tre piani, aggiungendone uno ai due esi-

stenti. Per questo progetto i sei consiglieri della maggioranza, Claudio Battazza, Ivan Tagliaferri (è uscito dall’aula, per la delibera n. 10 riguardante la lottizzazione di Via Serrata, di fronte al Centro Ghigi, sulla crepa del fiume Conca), Claudia Corsini, Michela Morganti, Filippo Ghigi e Matteo Gobbi hanno votato “sì”, Daniele Arduini ha votato “no” e Matteo Staccoli si è astenuto. Di queste 16 varianti, molte sono quasi atti dovuti; da anni giacciono nei cassetti, ma alcuni sono delle enormi cementificazioni che incideranno negativamente e pesantemente sui precari livelli di vivibilità di questa città e l’aspetto non da trascu-

A questo punto, è lecito chiedersi, la delibera riguardante cambio della destinazione di un terreno agricolo dal verde pubblico (G1) a edificabile (B2) legalmente era sostenibile? La sua proposta e il suo immediato ritiro, non era un diversivo, per far passare altre lottizzazioni importanti per il potente partito trasversale del mattone con l’astensione dei consiglieri delle minoranze? Hossein Fayaz, Coordinatore del “Comitato per la difesa dei diritti del cittadino”



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Intervista ad Arnaldo Pomodoro del giugno 1994. Accusava gli amministratori e chi definisce bello quel progetto ALLEGRO MA NON TROPPO

Foro Boario Morciano Trade addio - Morciano Trade ha chiuso i battenti. L'associazione che doveva essere il braccio operativo dei commercianti con l'obiettivo di rilanciare il commercio della capitale della Valconcva si è insabbiata per molteplici ragioni. La prima, tra l'associazione ed il neo assessore Calduia Corsini non c'è mai stato feeling a differenza che con Evi Giannei, l'ex amministratrice. La seconda, anche all'interno ci sono sempre stati malumori che gli interessi comuni non sono mai riusciti a placare. La terza, alla fine a “lavorare” erano in pochi ed i soliti nomi. Così, Morciano Trade si è autoaffossata. Qualcuno spera che possa rinascere dalle proprie ceneri per rilanciare l'asfittico commercio morcianese. In città ci sono moltissimi operatori in grado di essere modello anche per coloro i quali sono un po' più stanchi. Solo insieme, e muovendo le acque, la città potrebbe ritrovare il suo storico appeal per gli scambi prima che commerciali di umanità.

ARTE

Pomodoro diventa emiliano - Arnaldo Pomodoro, nato a Morciano 90 anni fa, è diventato emiliano. Bologna ne celebra gli anni con una mostra: “Visioni di teatro”, dal 24 giugno al 18 settembre. Scrivono: “Straordinarie maschere in bronzo, armature, pettorali, elmi da parata, gioielli monumentali, modellini di scena, le scenografie e i costumi realizzati da Arnaldo Pomodoro per 'La passione di Cleopatra' del poeta egiziano Ahmad Shawqi (rappresentata nel 1989 sui ruderi di Gibellina, nell'ambito delle Orestiadi) è al centro di una grande mostra allestita dal 24 giugno al 18 settembre a Bologna, negli spazi del Museo della Musica. L'evento espositivo vuole essere un omaggio al grande scultore emiliano che il 23 giugno compie 90 anni. Intitolata “La passione di Cleopatra. Visioni e maschere di Arnaldo Pomodoro”, la rassegna è stata realizzata grazie alla collaborazione della

Fondazione Arnaldo Pomodoro e organizzata dall'Istituzione Bologna Musei-Museo internazionale e biblioteca della musica e Museo Civico Archeologico. La cultura non ha confini e non ha geni; e questo ne è la forza se non la prova. Morciano gli ha dato i natali, ma ci sono sempre stati dei ma tra il prestigioso scultore e la sua culla. Qui si potrebbe organizzare qualcosa; ci sono alcune sue opere: il “Colpo d'ala” in piazza Boccioni, la Banca Popolare Valconca ha alcuni pezzi. Fiorenzo Mancini ne ha alcuni altri. Se non si fa nulla causa i soldi, si potrebbe invitare il maestro in piazza. Costa nulla e sarebbe il grande inizio di nuove pagine da scrivere con lo scultore che ha litigato con la propria città, come il figlio con la madre. Ma il figliol prodigo si accoglie sempre a braccia aperte, come la Bibbia insegna.

MORCIANO DI ROMAGNA

Via Forlani 20 - Tel. 0541.989605 Via Bucci 65/A - Tel. 0541.989910 (estetica) Arnaldo Pomodoro (a destra) con Fiorenzo Mancini in piazza Boccioni

- Per dare piazza Boccioni ai morcianesi e non solo ci vuole un po' di coraggio prima ancora che iniziativa amministrativa. Un sindaco dovrebbe intervenire con un po' di effervescente buon senso. Solo così potrà essere calpestata e diventare luogo di incontro. Al di là del progettista, il famoso architetto Vittorio Gregotti, e la bontà del monumento di Arnaldo Pomodoro, dato che non è mai diventato luogo di ritrovo; ed una piazza senza persone non è una piazza. Dunque, caro sindaco, a lei che il coraggio non difetta, batta un colpo insieme ai morcianesi magari con una pubblica assemblea. Un suo predecessore, Alberto (Bertino) Montanari stava per aggiustarla, ma poi non fece a tempo. Riportiamo un'intervista di Arnaldo Pomodoro pubblicata sul mensile “la Valle” nel 1994, 22 anni fa.

piazza. Non è niente. É' uno slargo. Boh! Non è una piazza. Poteva diventarlo. Ma poi non hanno eseguito i lavori come si dovevano fare. Non si può costruire oggi una vera piazza. C’è una bella base. C’è il parcheggio. Gli alberi che ci dovevano essere non so se ci siano. Io non ci passo nemmeno più.” Cesare Pavese ha scritto: “Amo così tanto il mio paese perchè vengo da molto lontano”. Lei come ricorda il suo paese natale? “Il paese di nascita me lo ricordo veramente molto bene. Io ho una grande passione per questa zona, tanto è vero che ho accettato di venire qui (Pietrarubbia e din-

‘Boccioni, non piazza ma slargo’ Arnaldo Pomodoro è uno dei massimi scultori viventi. Nacque a Morciano 68 anni fa [quest'anno ne festeggia 90, ndr]. La città lo voleva celebrare, assieme ad un altro morcianese illustre, Umberto Boccioni, ma ha prodotto uno scempio: piazza Boccioni. Ecco l’intervista con il maestro. Ed il suo ricordo di Morciano dove è nato, qual è? “Oh! I ricordi sono labili. Ci andavo soprattutto in estate a trovare i miei nonni. Ricordo che la mia passione era scendere nel fiume Conca e lavorare con l’argilla. E sono ritornato qua con i

FOCUS

legami e con questo paesaggio straordinario. Ho dedicato anche un lavoro a Pietrarubbia, un borgo. E se non succedeva qualcosa quel borgo se ne sarebbe andato. Crollano mattone su mattone su se stesso. Invece quell’operazione lì è servita a salvare il villaggio.” Molte sue opere sono collocate nelle piazze, qual è il valore di una piazza moderna? “Oggi le piazze come le intendiamo noi non ci sono. E sculture in piazze moderne non ne ho. Cioè

ho diverse sculture nelle piazze, ma per mia fortuna sono state costruite tanti anni fa. Qui in Italia non mi sembra di avere sculture nelle piazze. Ne ho una a Pesaro. Ma non si può chiamare piazza. Dove altro poi? A Milano in piazza Meda, ma è già in un contesto di fine Settecento, inizio Ottocento. A Lampedusa ho una scultura in una piazzetta di pescatori.” Mi scusi, e quella di Morciano? “Quella non è nemmeno una

torni, ndr). Abbiamo inventato questo centro per la lavorazione dei metalli. E faccio fatica a venire qua, soprattutto quando devo venire in treno. Mi devo alzare alle sei della mattina ed arrivo alle 10.45-11. Non vengo solo per loro, ma vengo qua. E non ho scelto di insegnare a Milano. Vengo qui perché io quando ero giovane come loro e lavoravo al Genio civile ero considerato un po’ toccato. E quindi non sapevo con chi colloquiare. Soprattutto in questa zona dove c'è gente molto testarda. Non disposti ad accettare il nuovo con simpatia”.

Nasce Galleria Boccioni, bella idea CULTURA - E' nata la Galleria Boccioni per celebrare i 100 anni dalla morte del padre del Futurismo. E' stata inaugurata lo scorso giugno alle 21, in Piazza del Popolo; è un grande allestimento scenografico posto nelle arcate del palazzo comunale dove sono riprodotte su tela le opere più importanti del figlio di morcianesi, come “Rissa in Galleria” e “Gli Stati d’Animo, quelli che restano”. Opere che recano studi sul dinamismo, sul movimento, sulla competizione e il senso di velocità che Boccioni coglie dalla realtà profonda della società in evoluzione per poi rappresentarli con colori figure e linee. La “Mostra in Galleria” riproduce sedici opere concesse da una collaborazione avvenuta fra il Comune di Morciano, la Direzione Artistica Seven

Ars di Tiziano Corbelli e la preziosa disponibilità della Pinacoteca di Brera e Museo del ‘900 di Milano. Per il paese c’è la grande opportunità di poter collaborare con Istituti Storici di grande importanza, un segno che unisce l’autenticità della famiglia di Boccioni, originaria proprio di Morciano e l’artista di fama

internazionale. Il palazzo comunale diventa come una grande opera, questo il volere della direzione artistica, la quale illuminerà singolarmente le opere e con la collaborazione della compagnia teatrale “Fratelli di Taglia” porta in scena musici, danzatori, cantanti, artisti uniti da un Caffè Concerto.

Questo appuntamento specifico sul futurismo, segue l’installazione delle opere dei Mutoid in piazza Umberto I, le quali evidenziano il movimento, lo spettatore al centro dell’opera, lo stupore, la realtà industriale sottoforma di scultura, la rottura con forme tradizionali per poter avanzare nel futuro.



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Fiorenzo Macini presenta il suo libro sul famoso artista con genitori morcianesi il 14 luglio alle 21

Umberto Boccioni e Morciano di Romagna - Fiorenzo Mancini ha pubblicato “Umberto Boccioni Morciano di Romagna (i rapporti con i familiari)”. Il libro viene presentato nella sala conferenze della Banca Popolare Valconca il 14 luglio, alle 21, in via Fratti. Edito dall'istituto di credito morcianese, è un'altra tessera che va ad impreziosire il mosaico con i fatti e la storia di Morciano. Storico per passione, stretti rapporti personali con i familiari di Boccioni, Mancini sta lavorando al volume da alcuni anni; mentre da decenni raccoglie il materiale che riguardano i legami tra uno dei maggiori pittori e scultori del secolo scorso e Morciano, il paese dei genitori. Boccioni nacque a Reggio Calabria perché il babbo lavorava nello Stato. Nel centro storico, a pochi passi della Chiesa si trova casa Boccioni attorno alla quale il Comune da alcuni decenni sta pensando ad un museo ma la mancanza di fondi ed una certa apatia ha lasciato tutto sulla carta. Il libro reca numerosi documenti inediti (alcuni di proprietà di

Edito dalla Banca Popolare Valconca, dietro c'è un certosino lavoro di anni

La casa dei Boccioni nel centro storico

Mancini), comprese alcune istantanee mai pubblicate. Già autore di numerosi libri sulla storia di Morciano, nonché storica firma dell'Ape del Conca, Mancini si sta battendo affinché venga riconosciuto tra gli studiosi il profondo filo che lega uno degli esponenti di punta del Futurismo e la capitale della Valconca. L'obiettivo è duplice: dare prestigio a Morciano e portare anche visitatori grazie anche ai due monumenti di livello mondiale installati a Morciano negli ultimi trent'anni: “Sviluppo di una bottiglia nello spazio” di Boccioni in via Colombari e Colpo d'ala di Arnaldo Pomodoro (altro prestigioso artista nato a Morciano) in piazza Boccioni. Quante comunità possono vantare due simili personalità? Con questa pubblicazione ancora una volta la Banca Popolare Valconca parla al mondo partendo da Morciano di Romagna. Dà valore alle radici e alla cultura; le sfide economiche e sociali si possono superare solo attraverso con la forza del sapere.

Umberto Boccioni (Reggio Calabria 1882 - Verona 1916)

Valconca 2015 Mai stata cosi verde, mai stata cosa bella e vigorosa, al punto tale che ho sentito 3 desiderio di dedicarle ima canzone. Questa stupenda valle che ospita da millenni una flora e una fauna di tutto rispetto è una valle generosa, che non ci ha fatto mancare nessun elemento e null’altro di quanto la natura sìa in grado di offrire: mare, fiumi e laghi, pianure, colline e montagne, campi di grano, vigneti maestosi, trutta e verdure biologiche di ogni specie, animali selvatici quali: lupo, lepre, ghiro, cinghale, istrice, tasso, capriolo, daino, volpe, faina, scoiattolo, puzzola, geco, rìccio, tartaruga, serpente e perché no anche qualche topolino e vipera. Le sue mitiche sagre e feste di paese, dove una piadina farcita mangiata all’aperto può diventare una prelibatezza. Un bicchiere di sangue di giove e le prime note di Romagna mia” completano un’opera “senza pretese” ma di grande valore e di grandissima solidarietà umana della nostra gente. I suoi paesini arroccati sulle colline, visti durante i1 buio della notte assumono tutte le sembianze di un presepe. Mentre l’affàscinante crepuscolo a viene garbatamente a ricordare che tutte le cose, come le teste, sono destinate a mure, penso al giorno più bello della mia vita e della mia famiglia. Un bagno a tarda sera nel fiume Conca con cena a base di coniglio in porchetta.



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E' la buona cucina della Romagna. Ai fornelli la madre Rosina; in sala mauro, figlio di Giorgio TIPICITA' di Tommaso Mazzucca - Volete mangiare bene? Volete mangiare sentendovi a casa? Volete mangiare con la certezza che le pietanze siano state preparate con passione? Allora dovete recarvi a Morciano, in piazza Risorgimento, 5. L’accoglienza, il mangiare casereccio e la tradizione sono il biglietto da visita dell’osteria “Al ristoro” da Riceci. La storia di Morciano è anche quella dei Riceci e delle sue generazioni di osti. Di persone che

Mauro Riceci con la madre Rosina. Il babbo Giorgio, scomparso alcuni anni fa

Osteria “Riceci al Ristoro”, 40 anni di tradizione e passione vivono il lavoro come fosse un hobby: un modo per far stare bene i loro clienti. Andando oggi a mangiarvi un buon piatto di strozzapreti, conoscerete Mauro, figlio di Giorgio, e la mamma Rosina Merli, colei che prepara la pasta fatta a mano. Andiamo alle radici e scopriremo come la storia di Riceci s’intreccia con quella della fiera di San Gregorio. Dobbiamo riavvolgere il nastro fino agli anni ’50, periodo in cui i nonni di Mauro avevano una bancarella in via Roma durante la fiera che anima Morciano in marzo. Cosa vendevano? Seguendo

una tradizione, oggigiorno purtroppo un po’ persasi per strada, avevano dei buonissimi fichi. E i passanti hanno avuto la fortuna di incontrare Riceci per circa 5 anni. Poi, il buon Giorgio si è preso una pausa, portando avanti la sua attività come albergatore. Dopo circa 20 anni ecco il ritorno, con fagioli, cotiche, trippa e piada. Ed è in questi anni che nasce l’osteria “Al ristoro”, nome che tutt’ora è mantenuto. Dal 1976 durante la settimana della fiera di San Gregorio era attiva questa temporanea osteria nel locale in cui attualmente potete acquistare scarpe da bambino, “Piccole Orme”.

Questo per 4 anni, fino al 1980, anno in cui Giorgio decide di ristrutturare la casa in cui attualmente vivono Mauro e la mamma Rosina; al piano terra i locali dell’odierna osteria. Dunque, dal 1980 “al Ristoro” si è trasferito e stabilito dov’è ancora oggi. Tuttavia, ancora per 5 anni, fino al 1985, l’osteria era divisa così: la cucina era ancora dalle “Piccole Orme”, mentre la sala in cui si mangiava era al civico 5, nel locale tirato a lucido e appena rinnovato. E' nel 1985 che definitivamente l’osteria trova dimora dove oggi la trovate, anche se ancora aperta

solo durante il periodo della fiera. L’anno della svolta è il 1996, quando da occasionale, “al Ristoro”, diventa un posto in cui andare a mangiar tutto l’anno, così da accontentare i più assidui e fedeli clienti. Ecco che si chiude il cerchio: nel 2016 sono 40 gli anni della

famiglia Riceci in piazza Risorgimento. Nei primi vent’anni, il Riceci è Giorgio, mentre da venti a questa parte la palla è passata al figlio Mauro. Giorgio diceva sempre che il suo impegno come oste era pura passione: non certo un lavoro.

Andare da Riceci significa toccare con mano le tradizioni che si tramandano da generazioni, mangiare pietanze tipiche e fatte in casa. Insomma, “al Ristoro” è l’osteria dove occorre andare almeno una volta nella vita. Almeno. Perché poi ci si ritornerà sicuramente.

ALLEGRO MA NON TROPPO

Di male in peggio vedere che succede - A volte si dice: ridiamo per non piangere! E’ una specie di rito consolatorio generale attraverso il quale cerchiamo di trovare l’aspetto comico in situazioni che sarebbero davvero tragiche, se non avessero quel risvolto buffo che ci fa ridere a denti stretti invitandoci ad un’alzata di spalle irriverente e liberatoria. A me piace guardarmi attorno e vedere cosa succede, registrando sentimenti e comportamenti altrui in una specie di bestiario dell’epoca attuale in cui atteggiamenti da fenomeno da baraccone vengono ritenuti nuove usanze in ripresa di antiche. Prendiamo, per esempio, la cremazione. Il rito antichissimo di commiato dalle spoglie mortali di chi passa a miglior vita, ritenuto dissacrante fino a poco tempo fa, perché irrispettoso verso la sacralità del corpo inteso come tempio dell’anima, negli anni recenti è stato riabilitato, purché sia mantenuta l’idea di fondo di rispetto nei confronti di chi è stato e della vita che ha vissuto. Le ceneri dovrebbero essere affidate a terra consacrata o, per chi ha altre credenze, riaffidate a Madre Natura che tutti accoglie nelle più diverse forme. Ma qui se ne vedono delle belle. Raccontavo a una mia amica, che la vedova inconsolabile di un nostro caro ami-

co, che, nell’orrore generale, a chi va a trovarla, mostra con orgoglio affettuoso l’urna sul comodino delle ceneri del caro marito defunto e di come racconti a tutti del gran parlare che fanno adesso che lui è libero dai suoi molteplici impegni di lavoro ed è lì sempre presente e vicino a lei (e come potrebbe andarsene altrove, in un’altra stanza, senza darle retta?) di come se lo sente sempre accanto, pronto a consigliarla o consolarla. Credevo di dire una cosa insolita, di riportare un pettegolezzo irriverente. Macchè… L’amica che mi stava ascoltando, mi zittisce, tutta presa e compresa. “Ma certo!”, mi dice, “Capisco perfettamente! Vieni, guarda…” e mi fa salire al piano di sopra, in camera sua. Apre l’armadio e mi mostra, tra i cappotti e le giacche, il ripiano destinato ai ricordi familiari: la zia Mariuccia, la nonna Emilia, lo zio Giovanni, la cara mamma Rosa e il buon babbo Riccardo, tutti in cassetta. Mi prende un brivido. Ma allora il fenomeno è diffuso!!! La gente crema e conserva Lari e Penati nell’armadio, sul comodino, sulla mensola del camino, nell’armadietto delle medicine come in quei film americani che tanto ci fanno sorridere.

Adesso l’America è qui da noi, abbiamo superato i maestri! Capisco bene allora il fiorire di brillanti di almeno 3 carati agli anulari più impensabili immediatamente dopo la dipartita di qualche familiare. Pare che ci sia chi affida le care spoglie a chi è in grado di riprodurre il fenomeno di diamantizzazione in un procedimento di imitazione analogo a quello che nei millenni tramutò antiche foreste in filoni diamantiferi. E così l’affetto del trapassato resta lì trionfante al dito quale concreta e inseparabile testimonianza di ciò che è stato. Ma il massimo della cafonata kitsch è la trovata che sta passando in internet in questi giorni tra i lazzi e i frizzi di chi condivide la notizia. Qualcuno, un feticista di sicuro, sfruttando le debolezze mentali altrui, si è inventato un oggetto sessuale per vedove inconsolabili. Il “coso trasparente” contiene all’interno un altro “coso dorato” contenente a sua volta una porzione delle ceneri del caro estinto. Così, per ritrovare ogni tanto la perduta intimità… Non ci sono parole. I matti (cioè le matte, in questo caso), si sa, sono fuori come dei balconi, adesso più che mai. E’ chi se ne approfitta che, secondo me, andrebbe preso a frustate, poi bruciato vivo … Cuccumeo


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Raffinato esperto, è uno dei mattatori di Note di Vino. Sa di eno-gastronomia come pochi. Pensa che comunichi cultura

Piccioni: vino, cuore e professionalità di Claudio Casadei - Note di vino. Una edizione straordinaria, con la piazza sempre piena di gente, musica appropriata e vini e cibo fantastici. Da 17 anni, grazie a un format azzeccatissimo, fa del luglio di San Clemente il punto di riferimento enogastronomico della Valconca e non solo. Per la prima volta è andata in scena la gestione organizzativa diretta dell’amministrazione che si è avvalsa della Pro Loco di Fiorella Tagliaboschi come braccio operativo. L’assessora alla cultura Stefania Tordi, il presentatore unico Tino-Baudo Bugli si sono occupati all’organizzazione generale, la cucina è magistralmente guidata dallo chef Massimo Saracino che ha coordinato donne e ragazzi del luogo e nei vini abbiamo ritrovato la vitalità di Bruno Piccioni un nome e una garanzia. Gli chiediamo: chi è Bruno Piccioni? Ci risponde:” Bruno Piccioni è venuto alla luce, dieci giorni prima dell’avvento della Repubblica, in una zona vocata alla viticoltura di Misano Monte (la Puja, al di là della strada confinante con San Clemente), dove tuttora è impiantata una vigna con una cinquantina di cloni di sangiovese. Da predestinato la sua vita cambia, decisamente in meglio, frequentando un Corso Sommelier,nel 1974,a Ravenna. Veramente orgoglioso dell’appartenenza ultraquarantennale all’Associazione Italiana Sommelier, ha

TERRA San Clemente con vigneti

iniziato a lavorare, a Cattolica, ad undici anni, come lift boy, poi cameriere e gestore di un ristorante ed un bar e ora spende le sue giornate come divulgatore dei prodotti enogastronomici d’eccellenza. Di cuore rossonero, colleziona francobolli, monete, santini, cavatappi e capsule, è molto interessato alle buone letture de bé e magné ed il suo motto è: sta alegre!” Sul palco di Note di Vino, agli occhi di tutti, Bruno Piccioni diventa un gigante di sapienza. Questa grande conoscenza nasce dal tanto amore per il proprio lavoro o è frutto del forte legame per la tua terra? “Un po’ tutt'e due: senz’altro la passione e l’amore verso i prodotti straordinari del nostro territorio, ma anche un dovere professionale. Il mio attuale impegno è relazionare continuamente ai Corsi di Sommelier e nelle più varie occasioni dove il vino e il cibo sono i protagonisti. Quindi, in un contesto che varia repentinamente, che si arricchisce profondamente e che si rinnova in

un baleno, l’aggiornamento è un obbligo. Per il sottoscritto lo è ancor di più poiché sono un relatore, un istruttore alla degustazione e un commissario d’esame, ai corsi organizzati dall’Associazione Italiana Sommelier. Sono tuttora l’autore della rubrica, sul sito dell’A.I.S. dei prodotti tipici: DOP, IGP, STG e PAT e dei vini italiani: DOCG, DOC e IGT”. San Clemente Città del Vino. Ma Cos’è e cos’è il Vino per San Clemente? “Il territorio sanclementino è sempre stato vocato alla coltura della vite e ricordo con piacere che babbo, nativo di San Clemente, raccontava spesso che i primi lungimiranti albergatori della Riviera Adriatica si recavano direttamente dai viticoltori, ed anche dal mio nonno, ad acquistare il vino in damigiane. Ogni territorio ha la sua vocazione, un legame strettissimo con qualche prodotto, così come tutti i tredici comuni della Valconca: San Clemente indubbiamente con il vino; Montegridolfo con

l’olio extra vergine di oliva; Mondaino con il formaggio delle fosse della Porta di sotto, il miele, il grano saraceno e il tartufo; Saludecio con i salumi di mora romagnola e le erbe aromatiche; San Giovanni, “il granaio dei Malatesta” e il vino; Montefiore Conca con le castagne e i formaggi; MontescudoMonte Colombo con le patate, la trippa e gli strozzapreti; Coriano con l’olio extra vergine di oliva, il vino e i funghi; Morciano con la pasta e la porchetta; Riccione con gli spiedini di pesce, la piadina e sardoncini, gli spaghetti alla carbonara e la torta Riccione; Misano Adriatico con il grano, il vino e l’olio extra vergine di oliva; Gemmano con le farine integrali e le pappardelle al cinghiale; Cattolica con il pesce azzurro, le vongole, il bizulà, il miacetto, la cioccolateria, le marmellate e le confetture”. Se Bruno fosse un produttore che vino Bianco produrrebbe a San Clemente? “Senza alcun dubbio il Colli di Rimini Rébola ottenuto dal vitigno

MONTEFIORE

Cooperativa Ca' Santino, nella vita con gioia e lavoro - La gioia è passare una mattina con l'innaffiatoio in mano e alla fine con l'impegno che danza con i colori della vita sei riuscito a bagnare un fiore. Racconta Pier Paolo Frontini, il coordinatore della comunità sociale Ca' Santino: “Lavorare aiuta i ragazzi a star bene; ad essere contenti e soddisfatti. Li aiuta a migliorare e ad affrontare tappe più impegnative. Noi abbiamo un progetto al quale stiamo lavorando che ha il fine di favorire l'attività del fare. Perché è l'impegno che fa star bene le persone”. La Cooperativa di Ca' Santino, oramai è un classico, festeggia l'estate con una festa. Si è tenuta lo scorso giugno e vi hanno partecipato circa 160 persone: i ragazzi con i familiari, i collaboratori e qualche ospite. Una lunga e profonda

giornata di note meravigliose. La prima. Un frizzante aperitivo con buffet decentrato, dove si trova il Laboratorio del gusto; più in basso rispetto alla Casa. Una facile discesa all'andata, una scarpinata da fiatone il ritorno. Ogni cosa è stata preparata dai ragazzi che seguono il progetto di Autonomia in cucina insieme agli amici di Riccione. L'aperitivo è stato chiuso da uno spettacolo, con protagonisti sempre i giovani. Insieme, si è saliti alla restaurata cascina circondata da un verde garbato non meno che vivo ed elegante. Davanti, un'aia che è uno scrigno di bellezza. In questo spazio antico, dalle 20, è stata servita la cena. Piatti preparati insieme al Comitato cittadino di Scacciano. Frontini: “Sono angeli dei nostri tempi. Ci hanno portato sedie, tavoli e fuoconi. Hanno servito a tavola

e lavorato duro. Erano una ventina Li abbraccio fortissimo. Tutti.”. Durante la cena, i ragazzi del Laboratorio di musica, chiamato “X Factor”, hanno cantato per se stessi e gli ospiti. Se il mattino, i 16 residenti, più i 20 del servizio diurno, sono occupati nei laboratori didattici (falegnameria, orto botanico, ceramica, cucina...) il pomeriggio arriva il rilassamento: musica, letture... La Cooperativa Ca' Santino nasce nella metà degli anni '90 sull'impulso della famiglia Marchini, Luciano e Meris. Volevano dare a Roberto, il figlio ammalato scomparso pochi anni fa, un ambiente nella natura che potesse migliorarne la vita. I Marchini hanno fatto un miracolo: la loro creatura si è strutturata per offrire felicità. E' un paradiso in mezzo al verde.

Due monmenti della festa

che fino a poco tempo fa si chiamava pignoletto, ora riconosciuto come grechetto gentile, artefice di un vino bianco veramente interessante, con la possibilità di produrlo nella versione secco, amabile/dolce e passito. E proprio quest’ultimo, la tipologia Rébola Passito è un vino unico: all’esame visivo si presenta giallo oro intenso e brillante; all’esame olfattivo è caratteristico e tipico del vitigno, intenso e complesso, floreale e fruttato con sentori di ginestra, tiglio, pesca nettarina, albicocca disidratata, frutta esotica e miele; all’esame gustativo è dolce, morbido, di buona freschezza e notevole struttura. Equilibrato, armonico e di lunga persistenza gusto-olfattiva…”. Fatto il bianco, ci vuole un buon rosso. Cosa ricaviamo dalle terre delle nostre collinette? “Il Sangiovese rappresenta, da sempre, in provincia di Rimini, il vitigno più coltivato e i produttori locali hanno la possibilità di legare in maniera diretta i propri vini al nome di questo grande vitigno assieme alla Doc Colli di Rimini, che si identifica nel territorio collinare e pedecollinare di tutta la provincia. Quindi è necessario attivare importanti sinergie fra aziende produttrici, il vitigno ed il territorio, elementi principali nel marketing di un ambiente vitivinicolo ad alta vocazione ed elevato potenziale qualitativo… Il Sangiovese è noto in tutto il mondo per produzioni enologiche di tutto rispetto, principalmente quando è coltivato in

Bruno Piccioni

ambienti idonei come le dolci colline argillose del Riminese: quindi se commercializzato come Doc Colli di Rimini potrà essere un magnifico ambasciatore del nostro territorio e contribuirà a focalizzare l’attenzione sul nostro entroterra, ricco di storia, di cultura, di valenze turistiche ed enogastronomiche. Il binomio Sangiovese e Colli di Rimini in un’ottica di tipicità, rintracciabilità e di prodotti agroalimentari a chilometro zero, costituisce per l’indotto turistico, un importante valore aggiunto, consentendo di proporre sulle tavole un vino realmente del luogo, con una provenienza che potrà essere percepita quasi fisicamente, “a dimensione d’uomo”, nelle occasioni in cui i nostri ospiti potranno spaziare con lo sguardo sulle nostre colline”. Produzione Locale. Qual è il livello e quanto si può migliorare? “I popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie


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Biliardo, a San Clemente la Coppa Adriatica

quando impararono a coltivare la vite e l’olivo” (Tucidide, V sec. N.d.r.)”. Dall’ alto della tua esperienza, cosa si potrebbe fare per agevolare e caratterizzare la produzione enologica sanclementese o, meglio, valconchina? “San Clemente, accertata la grande vocazione del territorio, ha il futuro della sua viticoltura assicurato ma sarebbe necessario, al fine di tipicizzare il vino locale, creare un disciplinare di produzione magari all’interno della Doc Colli di Rimini, oppure come sottozona della Doc Romagna, con indicazioni della tecnica colturale da applicare in campo. Note di Vino ha certamente la sua medaglia nella tua presenza. La manifestazione si qualifica e coinvolge tutti, anche gli astemi. Dove la trovi tutta questa passione? “Note di vino, è una manifestazione dedicata al vino e alla musica

di qualità. Per quattro serate la piazza di San Clemente è stata e sarà la cornice all’evento più atteso dell’estate. Il programma del 2016 ha previsto il coinvolgimento di tre regioni italiane: Trentino, Umbria e Basilicata, oltre alla Provenza, proprio per dare a questi incontri anche un respiro internazionale”. Da frequentatore della piazza di Note di Vino ti dico grazie per quello che fai. Tu invece che cosa chiederesti ai presenti nella nostra “ splendida piazza?” ( cit. “A tutti i presenti della Piazza, semplicemente dico che da sempre il cibo ha avuto nel vino uno dei suoi migliori alleati, un legame stretto che ha accompagnato l’uomo ai piaceri della tavola. Il vino è molto più di un alimento, è uno stile di vita rispettoso della terra verso la quale vanno tutte le nostre attenzioni, ma anche rispettoso del consumatore, sempre al centro dei pensieri dei produttori. Vorrei aggiungere che nei nostri territori l’agricoltura è in armonia con la natura e nelle vign0e i trattamenti fitosanitari sono attentamente controllati e la concimazione chimica è sempre mirata al rispetto dell’ambiente per offrire un prodotto sano e naturale. Gli effetti positivi sulla salute, di un uso corretto e moderato del vino, sono ormai noti a tutti. Infatti il vino, consumato consapevolmente a tavola e abbinato ai sapori semplici e genuini, fa bene al corpo, ma anche allo spirito: un buon calice rappresenta un momento, un istante, nel quale ritrovarsi senza far mancare l’ingrediente fondamentale che resta sempre la compagnia e in Piazza a San Clemente. In piazza Mazzini, assaggi il 17 e 24 luglio. Da non perdere.

- La Coppa Adriatica finisce a San Clemente. Gara interregionale di boccette con sette squadre iscritte: due di Pesaro, una di Rimini, una di Forlì, una di Ravenna, due di Faenza. La categoria Serie A si è disputata nel Padiglione fieristico di Morciano. La squadra di Rimini (Roberto Angelini, Walter Angelini, Luca Tonti, Silvano Fraternali, Massimo Morelli, Angelo Santangeli, Maringlen Shanaj, Walter Caroni, Andrea Muccioli), referente all’A.C.L.I. di S. Andrea in Casale (ex bar Sanzio Casadei), sconfiggendo ogni rivale, dopo ben otto ore di competizione raggiunge la finale con Pesaro, portandosi a casa la Coppa Adriatica con un secco 4 a 0. Diletta Angelini

I ragazzi con la targa della vittoria

MONTEFIORE ESTATE - Grande lirica all'ombra della rocca di Montefiore. Al teatro Malatesta cinque serate dal titolo “Opere in sorsi”. Sipario su alle 20,30. Appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati del belcanto. Lo start è fissato per venerdi 1 luglio, con il concerto commedia “Altri deliqui musicali” (Le smanie della villaggiatura della signorina Adelaide e le sue strane evocazioni liriche), su arie d’opera eseguite dagli Accademici dell’Arcangelo. In scena: Chiara Ardito, Aurelio Battarra, Elisa Gentili, Nino Gogichaishvili, Omar Jokhadze, Marco Mignani,

La grande lirica a Montefiore La Rocca

Katalin Pribelszki, Caterina Tonini e Giorgi Tsintasdze. La regia, la sceneggiatura e l’interpretazione sono affidate a Della Del Chierico; accompagnamento musicale al pianoforte di Ludovico

Buonamano. La serata viene replicata il 26 agosto. L’8 luglio, il concerto evento del “Mac Saxophone Quartet”, “Un viaggio itinerante attraverso le calde sonorità del saxofono”. Allo strumento, soprano e contralto, rispettivamente Stefano Pecci e Luis Lanzarini. Il tenore Alex Sebastianotto e il baritono Valentino Funaro. Il 29 luglio, è il momento del Galà di Metà Estate, con il Concer-

to Lirico degli Accademici. Si chiude il 9 settembre con “La serva Padrona”, celebre intermezzo lirico di Percolesi. L’intrigante menage a trois (relazione a tre) vede l’accompagnamento di Ludovico Buonamano al pianoforte. I personaggi sono interpretati da: Della Del Chierico (Serpina), Aurelio Battarra (Uberto), Giovanni Taormina (Vespone e Musico). Montefiore è raggiungibile dalla costa con bus navetta. Organizza l’Accademia dell’Arcangelo con il patrocinio del Comune.

E. F.


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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO

Lorenzo Grilli, relatore in Regione Emilia Romagna, racconta perché è bello essere l'ultimo sindaco di Montegridolfo

BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it

“Unificazione, solo benefici” - Lorenzo Grilli, sindaco di Montegridolfo, ha predisposto la relazione su invito della Commissione I “Bilancio, Affari generali ed istituzionali” della Regione Emilia-Romagna all’audizione sui vari progetti di fusione di comuni di Mondaino, Montegridolfo e Saludecio nella Provincia di Rimini”. La sua relazione. “Grazie a tutti ed in particolare ai miei colleghi sindaci per questa opportunità di raccontare l’esperienza dei nostri tre comuni di Mondaino Montegridolfo e Saludecio nel giungere alla richiesta di fusione dei municipi al fine di creare un nuovo ente. Sarebbe importante premettere che le nostre sono tre amministrazioni uscite dalle elezioni del maggio 2014; prima di quella data già le tre amministrazioni precedenti avevano intrapreso un percorso di confronto e discussione per ragionare sull’ipotesi di fusione dei nostri tre comuni, ovviamente alla luce delle opportunità offerte da questa prospettiva. Io facevo parte di quelle amministrazioni e ricordo che fu una ferma presa di posizione da parte dell’allora sindaco di Saludecio (oggi consigliere di minoranza dell’attuale consiglio comunale) a bloccare il processo di confronto additando ragioni storiche che ogni comune dovesse preservare in forma esclusiva, ma… a me (ed ai miei colleghi sindaci) queste ragioni suonano tanto come campanilismi, che dal mio punto di vista sono superati da qualche decennio! Comunque le opinioni vanno rispettate, questo non vuol dire che non si possa perseguire un’idea differente. Così le nostre tre amministrazioni hanno da subito iniziato a stringere rapporti per confrontarsi sulle tematiche inerenti le possibili opportunità e le reciproche difficoltà nella gestione dei rispettivi ente per darsi forza reciproca in questo periodo storico di grandi difficoltà per noi sindaci, nel riuscire a realizzare o solo portare avanti il proprio programma amministrativo, altrimenti destinati ad essere meri esattori di tasse autorizzati dallo stato centrale. Procedo nel raccontare come si è evoluto il nostro percorso. Le amministrazioni di Montegridolfo e Saludecio non avevano in principio già inserito nel loro programma elettorale la proposta di fusione tra i tre comuni come ad esempio quella di Mondaino aveva indicato; nei loro programmi elettorali avevano indicato la volontà di coopera con i comuni limitrofi per evitare di isolarsi e riuscire a mettere in campo rapporti di collaborazione per ottenere possibili economie di scala nell’organizzazione dei servizi ai propri cittadini. Abbiamo intrecciato tantissimi incontri tra le tre amministrazioni per discutere e condividere le idee per intraprendere quello che per noi era un primo obiettivo, ov-

I tre comuni sono giù uniti nella scuola, sport e parrocchie. Insomma, la realtà è arrivata prima della politica

Lorenzo Grilli (sindaco di Montegridolfo), Dilvo Polidori (Saludecio) e Matteo Gnaccolini (Mondaino)

L'INTERVENTO di Lorenzo Grilli* vero riuscire ad organizzare il personale dei nostri comuni in sinergia per arrivare ad un certo punto in cui sarebbe stato facile dimostrare ai cittadini di Mondaino Montegridolfo e Saludecio che nella realtà siamo già organizzati come un unico ente e che la fusione non sarebbe stata altro che una conseguenza naturale per i tre comuni. Tale obiettivo era diventato per noi tutti di grande importanza ed in particolare era sostenuto anche da buona parte dei dipendenti comunali che vedevano in questa strada la risposta a tante problematiche di gestione che nel corso di questi anni (ed ancora oggi) si presentano nei nostri piccoli comuni come probabilmente in tanti altri.

In particolare voglio sottolineare che i nostri enti negli anni passati hanno sempre risposto alla necessità di razionalizzare le risorse risparmiando sulle spese del personale dipendente dell’ente e così facendo, se da un lato abbiamo sì risparmiato dei costi, ottimizzando le risorse umane nei singoli uffici e non solo (da ragazzino ricordo che in forza al Comune di Montegridolfo c’erano almeno tre operai esterni, oggi ne abbiamo solo uno a disposizione), da un lato abbiamo vincolato fortemente il buon proseguo di un servizio al cittadino alla presenza di un singolo dipendente per il quale, oggi, non ci si può più permettere la possibilità che lo stesso si possa ammalare, andare in

maternità, richiedere permessi per assistere familiari o semplicemente prendere giorni di ferie, questo non è corretto neanche dal punto di vista dei diritti dei lavoratori. È giusto puntualizzare che i comuni di Mondaino Montegridolfo e Saludecio, pur tra diverse difficoltà, non hanno bilanci con situazioni che presentano criticità ma se l’indicazione da parte dello Stato centrale è quella di ridurre la spesa del personale dei singoli enti questo è quello a cui si va incontro, quando già di partenza le risorse umano sono razionalizzate. Da parte di noi sindaci penso sia inevitabile ringraziare i dipendenti dei nostri comuni per l’impegno che ogni giorno viene richiesto nel portare avanti il lavoro nei singoli enti e penso che la molteplicità di mansioni svolte dai diversi di-

pendenti sia la salvezza per i piccoli municipi come i nostri, piccoli per abitanti ma non per territorio o per servizi e problematiche da dover gestire! Questo è dimostrato nello studio di fattibilità alla fusione in cui si potrà verificare che dall’accorpamento dei nostri enti non si avrà un esubero di personale e anzi sarà necessario rafforzare le aree troppo scoperte. Proseguo nel raccontare come si è evoluto il nostro percorso. Purtroppo la scarsità di risorse a disposizione per investimenti sulla riorganizzazione degli uffici, ma anche la difficoltà da parte dei nostri tre responsabili dell’area finanziaria a gestire queste auspicabili convenzioni con tre differenti bilanci per ciascun comune ci ha fatto arenare sul riuscire a mettere in pratica la nostra prima idea di riorganizzazione, cioè quella di avere tre amministrazioni attente ai propri cittadini ma un unico apparato coordinato al servizio dei cittadini. Preso atto di queste difficoltà oggettive e valutate anche le scelte intraprese dai comuni limitrofi (si legga esperienza di Montescudo – Monte Colombo) ci si è convinti che il mezzo per raggiungere l’obiettivo strategico di riuscire a continuare a garantire ai nostri cittadini i servizi attualmente presenti sul territorio e non dover ricorrere in futuro ad ulteriori rinunce, era la scelta della richiesta di fusione dei nostri tre comuni. La scelta è avve-

Sant'Amato, bel libro sulla processione - Magiche immagini su una giornata memorabile: la solenne processione in onore del santo Amato Ronconi. Scattate dall'architetto Pier Francesco Gasperi, sono state raccolte in un libro che raccontano la processione del 31 maggio 2015; quella con i buoi. Era presente tutta Saludecio per la maestosa processione in onore del suo santo. Cinquantadue pagine, scrigno di decine di scatti racchiusi nell’imperdibile album per testimoniare una domenica di grandi emozioni. Immagini che sanno raccontare almeno quanto la profondità delle parole. Anzi, prima della parola forse è l'immagine. Oppure, l'immagine viene soltanto dopo la parola... Passano come un film: il sagrato davanti alla chiesa di San Biagio è gremito come non mai; gente comune, donne, uomini, giovani ed anziani sono in trepidante e gioiosa attesa dell’inizio della cerimonia, sulla via adiacente un gruppetto di boyscout viene richiamato dai capi al silenzio; alcuni frati francescani fanno capolino tra la folla; due coppie di buoi fanno il loro ingresso. A loro è affidato il compito di accompagnare il corpo del santo durante il tragitto. Le spoglie del santo Amato Ronconi sono al-

La copertina del libro

l’interno di un’urna di cristallo, che è posata sopra ad un carro, fastosamente bardato con drappi rossi. Intanto la banda del paese introduce la cerimonia. La maestosa processione rappresenta un motivo di felicità e gaudio per Saludecio, che ne è pienamente coinvolta, come da radicata consuetudine. Fortemente voluta dalle autorità religiose e civili, l’evento vede i fedeli il cuore pulsante di questo numeroso richiamo; molti giunti anche da altre parti d’Italia. Ogni trent’anni infatti la tradizione si ripete. Nel 2015, però c’è qualcosa di diverso.

Amato Ronconi è stato fatto santo in Vaticano da papa Francesco (23 Novembre 2014 ndr), e questo per tutta Saludecio, e non solo, rappresenta un evento storico. Un lunga colonna di persone percorre ordinatamente e in silenzio le vie del paese. La folla arriva cosi alla casa di riposo Beato Amato Ronconi, dove la salma viene riposta. La struttura, dove è nato il santo, è diventata una casa di riposo, in cui viene dedicata la massima cura possibile agli ospiti. Qui, si organizzano attività, laboratori e feste, a cui partecipano ospiti della casa e devoti da ogni dove. Sulle mura dell’antico edificio

sono appesi alcuni manifesti. Recano scritti messaggi di pace e di fede: ”Lo stupore della preghiera”, “La libertà delle cose” e “La vita come cammino”. Il significato di questa meraviglia la si legge negli occhi dei saludecesi. partecipi di un grande momento di festeggiamento, per unire tutti in un clima di serenità e partecipazione. Il materiale nel prezioso album fotografico documenta tutto questo con leggerezza e precisione, affidando alle splendide e vivide immagini la grandiosità. Di grande fascino l’immagine di copertina, che rende l’idea di quello che una semplice fotografia riesce a trasmettere: la magnifica facciata di stampo neoclassico della chiesa addobbata a festa, sul cui lato è appesa l’immagine di santo Amato Ronconi. Un perfetto equilibrio tra solennità e gioia. Un documento irrinunciabile per conservare memoria di un evento di grande importanza religiosa e, allo stesso tempo, testimoniare uno spaccato di in uno splendido paese della nostra Valconca. Emanuele Foschi

nuta in tempi brevi e lo studio di fattibilità per la fusione è stato redatto internamente con il coordinamento delle allora segretarie comunali Morelli e Furii che contestualmente avevano avuto mandato di predisporre delle convenzioni per i servizi finanziario, amministrativo e tecnico, con l’ambizione di procedere in anticipo alla riorganizzazione degli uffici e delle risorse umane a disposizione. Oggi di queste convenzioni siamo riusciti a rendere operativa solo quella dell’area finanziaria perché, complice anche la mancanza della figura del segretario comunale nei tre comuni, non siamo riusciti a coordinare le risorse umane presenti nei nostri enti perché non sono poche le difficoltà operative che si incontrano, anche semplicemente nell’uso di software applicativi differenti. In ogni caso, l’impegno ad allinearsi ed uniformarsi tra Mondaino Montegridolfo e Saludecio in merito ai servizi gestiti dai singoli comuni si è portato avanti con il trasferimento all’Unione della Valconca, da parte del comune di Saludecio che fino alla fine del 2015 non era compreso tra gli enti appartenenti all’Unione, di tutte le convenzioni già sottoscritte da Mondaino e Montegridolfo. (...) Infine in questo periodo stiamo collaborando assieme alla società ERVET incaricata dalla Regione Emilia-Romagna (che ringrazio per la disponibilità dimostrata) per creare un percorso partecipato dei cittadini affinché il referendum previsto ad ottobre possa essere almeno l’espressione della maggioranza dei votanti e con la convinzione che, quando si è fatto il possibile per argomentare la scelta intrapresa, il riscontro non possa che essere positivo da parte dei cittadini stessi. La nostra è già una grande comunità perché sono a vario modo già unite da un senso comune di identità territoriale. Tra le comunità di Mondaino Montegridolfo e Saludecio (chiamate in modo non troppo corretto Alta Valconca) questo legante è rappresentato dall’attività svolta dalla Parrocchia, dall’istituto comprensivo scolastico e dalle società sportive dilettantistiche che si identificano in questi tre comuni come fosse uno solo, anche e soprattutto perché siamo piccoli comuni per il numero di abitanti (ciascuno con meno di 5000) ma non per estensione del territorio o per risorse disponibili dal punto di vista dell’interesse culturale e naturale. Sono perciò tre comuni che hanno grandi potenzialità ma che oggi sono legati a bilanci che non consentono grandi spazi di manovra e per questo i limiti che si pongono davanti sono sempre più evidenti, anche perché buona parte dei bilanci è destinata a coprire il costo del solo personale dipendente. Non si può continuare su questa strada! (...) *Sindaco di Montegridolfo


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Fatto da un gruppo di saludecesi dal 29 aprile al 2 maggio. La reliquia di sant'Amato insieme a papa Giovanni XXIII

Santiago, pellegrinaggio indimenticabile - Un gruppo di pellegrini devoti di Sant'Amato sono stati in pellegrinaggio a Santiago de Compostela lo scorso 29 aprile-3 maggio. La città spagnola che ospita le spoglie di San Giacomo, nel Medioevo, fu visitata dal saludecese Amato Ronconi quattro volte. Un gruppo di saludecesi nei mesi scorsi, dopo 800 chilometri a piedi, vi hanno portato una reliquia che è conservata in una teca vicino a quella di Giovanni XXIII. Riportiamo il loro speciale reportage. Ugo Giordani, l'arcivescovo di Santiago de Compostela Giuliano Barrio e Marino Avanzolini

RELIGIOSITA'

Il gruppo di pellegrini davanti alla cattedrale di Santiago. Spagna

lo ricordavano le molte immangini di Sant’Amato (1226-1292) rappresentato sempre con bastone e conchiglia. Anche se l’ubicazione pensata da noi non era esatta ed ognuno se la raffigurava come un luogo fiabesco, lontano lontano, in posizioni quasi inaccessibili, oppure una specie di Paradiso Terrestre, Compostela è rimasta una mèta sognata. Prima che questo desiderio si relizzasse, sono passati tanti anni. Nel frattempo il Santuario, da secoli quasi dimenticato, fu riscoperto e pubblicizzato sì da essere scelto da Papa Giovanni Paolo II per il congresso mondiale della Gioventù ed il nostro Beato Amato il 23 Novembre 2014 fu proclamato Santo (beato il 17 aprile del 1776). Molti Saludecesi avevano compiuto questo Pellegrinaggio negli anni passati, chi in aereo, chi in pullman e alcuni avevano percorso un buon tragitto a piedi. Finalmente quest anno si è presentata l’occasione anche per noi. Il 29 Aprile scorso siamo partiti, con grande entusiasmo, per raggiungere in poche ore quel Santuario che il nostro Amato Ronconi aveva visitato per ben 4 volte, impiegando mesi e mesi di faticoso cammino. Davanti all’imponenete facciata settecentesca del Santurio,che dà quasi la sensazione di una montagna di granito scolpita ( come la famosa

In basso, il foglio che racconta la vita di Sant'Amato. Nello stesso foglio, l'altra faccia racconta la vita di Giovanni XXIII

dorate contenenti le reliquie.La nostra soprpresa fu grandissima quando, leggendo il nome dei due Santi, vedemmo scritto il nome di Santo Amato Ronconi e quello di Papa Giovanni XXIII. Era stato un caso oppure si è voluto onorare il nostro umile terziario Francescano Amato

località di Petra in Giordania ), l’emozione fu grandissima. Quasi con timore salimmo la lunga gradinata ed,entrati in chiesa, fummo colpiti dalle bellezze del Portico della Gloria che già esisteva quando Amato arrivava qui pellegrino. La vastità della Chiesa, la folla che si accalca per venerare l’immagine di San Giacomo, provocano quasi un senso di disorientamento. Fortunatemente ci attendeva una guida che ci ha accompagnati per tutto il nostro soggiorno a

Santiago e ci ha fatto gustare non solamente le bellezze del santuario, ma anche di tutta la città. Prima di partire avevamo saputo che era stata portata qui da Saludecio una reliquia di Sant’ Amato a ricordo dei suoi pellegrinaggi. Due di noi, Avanzolini Marino e Giordani Ugo, ci interessammo subito per conoscere dove era stata posta. La guida, che si era informata tramite internet, il giorno seguente ci condusse in un ex convento di clausura da poco ri-

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strutturato e trasformato in Ospizio del Pellegrino per chi giunge dal famoso “El Camino”che da Roncisvalle arriva a Santiago. Ci venne detto che qui si conservavano le reliquie. Infatti in un grande Salone sono esposte alla venerazione dei fedeli, molte reliquie . Quando finalmente giungemmo davanti a quella di Sant’Amato provammo una grande commozione. Quasi non credevamo ai nostri occhi, in un reliquiario in legno diviso in 2 partì, erano sistemate, 2 Teche

vissuto VII secoli fa mettendolo accanto a uno dei Papi più amati del nostro tempo ? Ci guardammo in viso, tutti e due avevamo gli occhi bagnati dal pianto per la grande emozione. Ci sembrava impossibile che bisognasse percorre più di 2000 km da Saludecio per vedere così onorato il nostro Sant’Amato. Dopo aver fatto questa straordinaria scoperta, ritornammo a comunicarlo ai paesani che con grande gioia andarono a rendere omaggio alla reliquia del nostro Concittadino. Tutti presero il depliant con l’immagine e le notizie della vita di S. Amato e di Papa Giovanni che si trova in un contenitore sotto la Reliquia . Il pellegrinaggio terminò, come era consetudine, con la visita A Finisterre dove, ammirando l’immensità dell’oceano, potemmo ancora godere di un momento di grande emozione che non dimenticheremo mai.


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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO CIVILTA' DEL BERE

La prima sagra a Montecolombo; la seconda nella frazione di Croce

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Trippa-strozzaprete e Pomodoro Croce, Sagra del Pomodoro

EVENTI

L'aia della tenuta Santini

Aia Santini, serate con vino e spettacoli - “Ridi per Bacco!”. Risate di gusto a Coriano per la nuova rassegna nell'aia della Tenuta Santini; un connubio di vino e spettacoli. Dall’11 giugno al 26 agosto presentano sei serate “enogastroComiche”. Il grande giardino dell’azienda agricola sui colli di Passano diventa teatro al chiaro di luna per le cene abbinate agli spettacoli dei protagonisti del teatro comico nazionale coordinati dai Fratelli di Taglia. Venerdì 22 luglio il camaleontico e visionario Paolo Migone con nuovi episodi dell’eterno gioco tra uomini e donne raccontati attraverso la

sua comicità corrosiva e inimitabile. Venerdì 5 agosto il romagnolo Enrico Zambianchi, stand up comedian finalista di “Eccezionale Veramente” su La7, con il nuovo spettacolo in forma di monologo: inno ai sentimenti nobili, come l’amicizia, la condivisione e l’affetto in un’epoca permeata dalla tecnologia e dall’insicurezza. Venerdì 26 agosto serata finale con Sergio Sgrilli e la sua inseparabile chitarra per raccontare, cantare e ridere tutti insieme della quotidianità e le sue contraddizioni, evitando stereotipi e banalità.

- La Trippa e lo strozzaprete. La Romagna. Si celebrano con una sagra il 16 e il 17 luglio a Monte Colombo nel bel borgo malatestiano. L’appuntamento con due dei piatti principi della trazione nacque 50 anni fa su idea di Lino Magnani, allora il sindaco. Dagli albori un successo crescente. Organizzata dalla Pro-loco, con il patrocinio del Comune ed il contributo della Camera di Commercio, anche quest’anno offre quanto di meglio possa trovarsi in termini di specialità e prelibatezze culinarie, spettacoli folkloristici, esposizioni di prodotti agricoli naturali, mezzi e moto d’epoca e quant’altro. Piatto forte, in tutti i sensi,

della Sagra, è comunque l’offerta culinaria: si potranno gustare gli strozzapreti casarecci, prodotti direttamente dalla Proloco attraverso l’opera dei volontari. Immancabile la trippa, introvabile ed apprezzato piatto tipico della cucina romagnola (e non solo), ma non mancheranno i fagioli, per non parlare del gratè assortito e della piadina. Gli stand grastronomici

aprono i battenti sabato alle 18. Il giorno successivo già a partire dalle 12 stand gastronomici aperti.. Dalle 17-24, orchestre. Inoltre, esposizioni di moto d’epoca, mostra mercato di aziende agrituristiche locali e rievocazione antichi mestieri. Croce - Sagra Pomodoro Appuntarselo. A Croce di Monte Colombo il 7 agosto: Sagra del Pomodoro. Ovvero,

tra le migliori paste fatte a mano con il pomodoro, ottime bruschette e musica romagnola. Le brave azdore di Croce per un mese mese tutte le sere si ritrovano per preparare gli strozzapreti, rigorosamente fatti a mano. Insuperabili anche le tagliatelle, le grigliate di carni, i pomodori grigliati e gratinati, i salumi fatti come una volta. Una sagra paesana unica e soprattutto genuina nella piccola frazione da cui si può ammirare la riviera romagnola E’ una delle feste del circondario che può considerarsi veramente autentica e soprattutto “genuina”; è autogestita dal circolo parrocchiale. Un modo per partecipare ad una festa dal sapore antico, passare qualche ora in allegria e spensierati e ritrovare vecchi amici.

MUSICAL - LA DI MONTECOLOMBO

Teatro “Amici”, con “Notte gitana” quaranta artisti in scena Carlo Tedeschi, l'autore del musical e la locandina dello spettacolo

- Una magia 40 artisti in scena. “Notte gitana” è il musical che si tiene al teatro “Amici” di Montecolombo ogni mercoledì e sabato, dalle 21,45, fino alla metà di settembre. Spettacolo musicale scritto e diretto da Carlo Tedeschi, è una sicurezza per trascorrere una serata nel solco dell'intelligenza in un piccolo paradiso qual è il Piccolo Lago di Montecolombo. Tedeschi sa narrare storie piacevoli, eleganti e in grado di toccare le note dei sentimenti più profondi delle persone. E lo fa con il calore, il fascino, il fuoco della terra di Spagna di “Notte Gitana” si rinnova, con lo spettacolo musicale, tutto dal vivo, scritto e diretto da Carlo Tedeschi che torna sulle scene, a gran richiesta, con in dote il suo immancabile successo. “Notte Gitana” mette sulle tavole quaranta artisti (tra cantanti,

musicisti, ballerini, coristi), percussioni e chitarre coinvolgenti. Uno show con belle voci di artisti sivigliani che indossano costumi originali garantendo fascino e poesia. Lo spettacolo nasce per caso. “Una sera, in una discoteca di Pilas a Siviglia – racconta Carlo Tedeschi - le musiche moderne vennero interrotte dal dj, diffondendo le note forti e passionali di una sevillana. I giovani, senza lasciare la pista iniziarono l’antica danza. Da qui, visto l’apprezzamento che questa musica suscita anche sui giovani, l’idea per la realizzazione dello spettacolo”. La trama. Una ragazza di oggi, curiosando in una vecchia soffitta, trova in un baule un classico costume sevillano mentre alla radio va in onda una tipica canzone dedicata alla Spagna. Fantasticando, sogna

ad occhi aperti, di trovarsi in compagnia di gitani e di venire accolta dal calore di quella gente che, con i ritmi incalzanti delle loro chitarre, cantano e danzano per lei, coinvolgendola in una splendida “Sevillana”. Tutto si anima e si illumina. La ragazza, trasportata dalla danza, dalla musica e dall’atmosfera, vive il folklore e la passione gitana. Ne uscirà più matura, pronta ad indossare il costume spagnolo e una mantiglia avuta in dono, simbolo per lei di una riscoperta femminilità. L'ultima volta andò in scena al tetaro Amici nel 2014; quasi tutto esaurito, per ogni rappresentazione in quell’estate. Così è sempre stato, sin dal suo debutto, avvenuto il 10 agosto del 1997 in piazzale Roma a Riccione. Radunò 7.000 persone, facendo già presagire il suo appeal con il grande pubblico.


CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO

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Solo dai residenti. E' così da mesi. E' asse importante per i lavoratori della Valconca diretti a San Marino

Ranco, strada con frana ma percorsa ogni giorno...

PERSONE - MONTESCUDO

Rossano Aquilanti Pelagalli IL FATTO

Pelagalli, negata la Legge Bacchelli - Rossano Aquilanti Pelagalli per anni ha venduto strumenti ad archi in tutto il mondo, facendo incontrare raffinati artigiani e musicisti. Anche Uto Ughi è stato suo interlocutore. Originario di San Severino Marche, residente a Montescudo, ha chiesto allo Stato di beneficiare della Legge Bacchelli, il sussidio riservato alle persone che hanno dato prestigio all'Italia e che sono in difficoltà economiche. Lo Stato ha detto no alla domanda. Pelagalli ha scritto a Rosa Piermattei, sindaco di San Severino Marche, la sua città di origine. La lettera. - “Ieri, mi è pervenuto un importante libro di liuteria donatomi dal maestro liutaio R. Marchini di Roma e sua moglie R. Lucci. Costo della pregiatissima opera: $ US 450 cioè • 407. In passato ho molto collaborato con gli autori di questo volume, fornendo loro strumenti ad arco importantissimi e uno pubblicato nel libro. La Commissione Bacchelli, si è permessa di trovare la scusante, per cestinare la mia

domanda da operatore artistico, di dire che ‘non erano stati comprovati i requisiti di chiara fama’. Avevo allegato ampia documentazione che testimoniava tutto l'opposto del suo giudizio. Non sopporto le ingiustizie. Mi appellerò al Presidente della Repubblica. Saluti da un Pelagalli, settempedano fuori casa dal 1980. Mio zio è Alduino Pelagalli, un ex-sindaco di San Severino Marche”.

- La frana di via Ranco a Mulazzano aspetta l'intervento risolutivo; carrozzabile è pericolosissima. E' arteria trafficata soprattutto per i frontalieri che vanno a lavorare a San Marino. “La situazione che vede protagonista via Ranco - afferma una nota del Pd, partito all'opposizione - causata dagli eventi legati al dissesto idrogeologico che si sono verificati un anno e mezzo fa. Attraverso un’apposita ordinanza la strada è stata chiusa al traffico, permettendo il passaggio in entrambe le direzioni ai soli residenti. Non si contesta l’ordinanza, voluta per la sicurezza di automobilisti e motociclisti, ma i tempi per risolvere il problema sono certamente discutibili dato che la strada è chiusa ormai da sedici mesi”. Però segnali ed ostacoli per impedire l’accesso non sembrano aver prodotto gli effetti desiderati. E qui poco può l'amministrazione comunale. “L’aspetto più allarmante al momento - continua il Pd - è che gli

Mimma Spinelli, sindaco di Coriano

sbarramenti posti agli ingressi di via Ranco sono stati spostati da mesi, da chi probabilmente non si arrende all’idea di dover utilizzare percorsi più sicuri. Sarebbe sufficiente un rapido sopralluogo per comprendere cosa stia accadendo, visto che la via è percorsa continuamente da veicoli a motore infrangendo così l’ordinanza comunale”. Il tema sembra avere conseguenze ad ampio raggio e lo con-

ferma l’utenza che caratterizzava la via. “E’ un percorso fondamentale per gli abitanti della Valconca che si devono recare nella Repubblica di San Marino, e viceversa. Infatti non dimentichiamoci un aspetto determinante: l’argomento è di largo interesse sia per i cittadini sammarinesi che per i frontalieri italiani, in quanto lavoratori che quotidianamente si recano oltre confine per lavorare. Insomma la via in que-

stione è un’arteria troppo importante per rimanere chiusa ancora a lungo, considerando che tale situazione costringe ogni giorno moltissime persone a percorrere numerosi chilometri in più, quindi marciando su percorsi alternativi, per raggiungere la loro destinazione. E chiaro quindi che i cittadini coinvolti devono sobbarcarsi anche maggiori costi mensili in termini di carburante ed usura del mezzo”.



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