Giugno 2016 - La Piazza Rimini

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Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698

ANNO 20 N.6 Euro 1,50

Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini

REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it

RICCIONE - 14

RIMINI - 5

IL PUNTO DI VISTA

La politica della piazza. Papa Bergoglio di Gabriele Paci

- Chi vota (o non vota) ‘vota’ comunque bene in una società ampiamente informata come la nostra, avendo a disposizione una messe di strumenti attraverso i quali sapere come stanno le cose, e chi siano le persone. E siccome ciascuno ha una riconoscibile identità e valore, dopo lamentarsi non vale. Si tratti di Maria Elena Boschi o Beppe Grillo, Silvio Berlusconi o Matteo Renzi, Matteo Salvini o di quel Mario Draghi che su tutti incombe, così come dei loro equivalenti territoriali. Per fortuna siamo anche il Paese dei ‘grandi vecchi’ Arnaldo Pomodoro, Stefano Rodotà, Eugenio Scalfari, Sergio Zavoli, Tina Anselmi, Gillo Dorfles, Vincenzo Cecchini, Umberto Veronesi, Alessandro Roveri, citando alcuni per tutti in questa nostra settantenne Repubblica contemporaneamente monarchica e anarchica. Ma soprattutto il Paese, ed i paesi, di Anna, Franca, Franco, Laura, Dario, Piera, Mario, Enzo e via dicendo, ridando valore ad ogni nome e storia al di là della melassa di bene e male, buoni e cattivi (o cattivi e buoni), di tutto e il contrario di tutto che si incon A pagina 10

www.lapiazzarimini.it

Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”

Turismo. Amati, quel pioniere dimenticato

Romagna Acque, 50 anni di storia e polemiche accese

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GIUGNO 2016

Ballottaggio tra Gambini (Pd) e Gennari (M5S)

Massi Cucchi. Felicità: il medico che si fa prete

CATTOLICA - 25

MORCIANO - 42

Gnassi, con idea forte di città si vince Rieletto al primo turno con un'inaspettata valanga di suffragi. Ha saputo parlare un linguaggio nuovo e credibile da paese maturo

ATTENZIONE! RENZI DOPO IL MARE VUOLE TRIVELLARE ANCHE LA COSTITUZIONE

Il filosofo Massimo Cacciari e il direttore della biblioteca Gustavo Cecchini

L'uomo. Il destino esiste oppure no?

di Teresio Spadoni*

- Nel senso corrente il Destino è pensato come un crudele gendarme che strappa alla vita e inchioda a una sorte. Da sempre l’essere umano si pone questa domanda, il destino esiste oppure no? Siamo artefici del nostro destino o siamo in balìa di forze oscure? Fin dagli albori della storia l’uomo si è posto questa domanda, cercando risposte nell’arte,

- Ci ha accolti nel suo studio a Palazzo Garampi in piazza Cavuor. Dal balcone una vista irraccontabile: l'Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, piazza Cavour e l'orizzonte chiuso dalla rupe di San Marino. E' stato rieletto al primo turno con una inaspettata valanga di voti. La sua visione di città e sviluppo economico Pagina 2-3

Breve massima di saggezza Gli uomini scelgono le tenebre, i grandi leader accendono la luce

Marilynne Robinson (scrittrice americana)

FILOSOFI A MISANO

Cecco - Michelangelo - 2016

MISANO ADRIATICO

VALCONCA

Palio del Capitano addio? Strano braccio di ferro tra sindaco e comitati cittadini

San Clemente Sagra del vino, i vincitori Villa, grande premio San Giovanni Volley, è serie A2 Coriano Stranieri a caccia di vigneti Montegridolfo Quel capolavoro del Cagnacci Mondaino Giorgi, premio alla sua poesia Saludecio Sant'Amato, reliquia a Santiago

FOCUS

Condomini

Millesimi in famiglia Muffe, chi paga? Pagina 19

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INCHIESTA

Ha ridato progettualità. Parla del ritorno all'etica del lavoro contro la rendita degli ultimi 20 anni

Andrea Gnassi, con idea forte di città si vince L'INCHIESTA

segue dalla prima pagina

sono credibili. Allora, signor sindaco, come va? “Come va… va che va di corsa, nel senso che non ti puoi fermare un minuto”. Nemmeno ora che ha portato a casa un sonoro 57%? Lei è tra i pochissimi sindaci che sono passati al primo turno: complimenti. “Grazie, ma fino a ieri bisognava lavorare per convincere gli elettori che ciò che gli stavamo raccontando era cosa buona; oggi bisogna lavorare per mantenere fede a quanto raccontato… dunque!”. Soddisfatto del risultato di “Patto Civico per Gnassi”? È ovvio che si possa sempre fare meglio, ma quel 13,83% per me è ottimo. È una lista che viene dai territori, fresca: giovani, società civile, medici, imprenditori, artigiani; età media molto bassa. È la rappresentanza di una società che è cambiata. Da zero a dieci, che voto si dà per i cinque anni passati? Il voto lo hanno dato gli elettori il 5 giugno. Se si guarda il cambiamento, la direzione di marcia che Rimini ha intrapreso, dico che è una città che ha coraggio come poche in Italia. Qualche mese fa è uscita una rilevazione in contro tendenza rispetto ad un’Italia ripiegata sulla crisi; quella rilevazione diceva che per il sessantasette

Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364

Giornale in stampa il 9 giugno

“Grazie, ma fino a ieri bisognava lavorare per convincere gli elettori che ciò che gli stavamo raccontando era cosa buona; oggi bisogna lavorare per mantenere fede a quanto raccontato… dunque!”

per cento Rimini si sta modernizzando. Lei è arrivato a luglio del 2011: cosa ha trovato? Un mondo che cambiava; un mondo che ha perso interi driver di sviluppo, non singole aziende; un modello riminese degli ultimi settant’anni che aveva prodotto un benessere diffuso e che manifestava i suoi limiti. Vigeva ancora la logica centrata sul modello di sviluppo quantitativo, perché si pensava ancora che l’edilizia potesse continuare a dare sviluppo e ricchezza economica. Comunque: Luglio 2011, esplode il tema delle fogne, non si aprono le paratie sull’Ausa in Piazzale Kennedy e ciò che si sversava in mare in caso di forti piogge invade la città; saltano gli istituti di credito - la Cassa di Risparmio viene commissariata - saltano le associazioni di categoria; salta l’economia… Io non ho mai fatto la “scopa nuova”; ogni amministratore si misura col tempo in cui amministra, ma quando la tua città è colpita da un terremoto economico, politico e sociale, hai davanti due scelte: il consenso a breve - ripari il vetro, l’infisso, le crepe nel muro -, applausi e via; o rifai le fondamenta. Noi abbiamo deciso per la seconda strada; abbiamo cominciato dalle fondamenta. E abbiamo visto giusto. Quali sono queste fondamenta? Undicimila case sfitte… troppo cemento. Nel 2012 abbiamo avuto il coraggio di portare in Consiglio la prima variante in diminuzione retroattiva alle previsioni di un PRG (Piano Regolatore Generale) vigente. Non si può fare! Non si può fare? Ricordo che per tutelarci dal problema dei diritti acquisiti andammo a farci le assicurazioni prima di votarla in Consiglio Comunale, ma l’abbiamo portata a casa. Ma anche se cominci a fare meno sopra, e meglio, pri-

ma devi fare il sotto e oggi la città ha centosessanta milioni di Euro di cantieri aperti sul piano di salvaguardia del sistema idrico fognario: chiuderemo gli undici scolatoi a mare. Oggi si sa che tutta l’Italia è coinvolta dal problema del dissesto idrogeologico; noi siamo l’unica grande città storica sul mare che è in controtendenza. Saremo la prima grande città che non sverserà neanche una goccia di acqua mista nel nostro Adriatico. Per quando saranno finite le fogne? Già quest’estate chiuderemo completamente gli scolatoi a mare di Rivabella e Viserba; il depuratore è già stato inaugurato; la dorsale nord è già costruita e stiamo facendo le delibere per l’allaccio dei privati; la dorsale sud, vasche di laminazione, Ospedale, Bellariva, è a buon punto. Se tutto procede così è possibile che sia anticipato al 2019 l’obiettivo di non avere più lo sversamento di una sola goccia in mare. Ma il cantiere più grande è in Piazzale Kennedy, esattamente là dove a luglio 2011 non si sono aperte le paratie. Erano previsti un grattacielo e una galleria commerciale; invece facciamo una vasca di laminazione profonda trentasei metri che raccoglierà trentacinquemila metri cubi di acque. Inoltre va detto che non stiamo spendendo un Euro in più di quanto programmato, anzi! Con alcune economie abbiamo programmato altri lavori pubblici. Quali forze hanno osteggiato questo deciso no al cemento? Finiamo prima con le fondamenta. La mobilità: fatti gli investimenti sulla Fiera, sulla mobilità eravamo rimasti indietro. Con i lavori integrativi alla terza corsia dell’autostrada, la SS16 diventerà una vera nuova circonvallazione con svincoli

rotatori. Abbiamo già realizzato quello dello Stadio del Basebal, lo sfondamento di via Tonale, gli svincoli di Covignano e Grottarossa; a breve saranno realizzati quello ai Paduli e quelli sulla Montescudo-Coriano e sulla superstrada per San Marino. Ogni rotatoria avrà sottopassi ciclopedonali, perché quello che si fa deve stare dentro un’idea di città, per far sentire parte di una comunità anche coloro che abitano sopra la SS16 che potranno arrivare in centro a Rimini attraverso le ciclabili. Dopo quarant’anni di attesa a giugno partiranno i lavori per la circonvallazione di Santa Giustina che, passando dietro il

Andrea Gnassi sul balconcino ad angolo (uno dei più belli del mondo con affaccio su Arco di Augusto, Ponte di Tiberio e San Marino) del suo studio a Palaazzo Garampi Cimitero andrà collegarsi a Santarcangelo alla strada di gronda che va a Verucchio. “Fila dritto”, dalla Fiera a Miramare, sull’asse urbano interno, non si troveranno più semafori ma svincoli rotatori; con il prolungamento della Via Roma a Miramare c’è oggi un collegamento strutturale interno tra Riccione, Miramare e Fiera. Una città ha bisogno di pensieri. Il motore immobiliare è stato sostituito dai i motori culturali. Oggi viaggiano un miliardo e trecentomila persone che tra poco arriveranno due miliardi (dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo). Cosa chiedono i viaggiatori? L’Europa. E dell’Europa? l’Italia. L’Italia ha duemila anni di storia e di bellezze. Là (si alza

e indica con la mano), Via Garibaldi-Via IV Novembre e il Corso d’Augusto (già Via Emilia), il Cardo e il Decumano; cosa chiedono? Chiedono la tua scia infinita di bellezze; Rimini è una città romana, è una città rinascimentale, è una città dell’Ottocento che ha inventato i bagni. Noi dobbiamo dare la bellezza. Rimini sta costruendo i più potenti motori culturali che ci sono in Italia. Si sta rialzando il Teatro inaugurato da una prima verdiana (4 agosto 1857 Giuseppe Verdi suona a Rimini, unico teatro in cui ha suonato e diretto in Emilia Romagna) distrutto dalla guerra, che si spalanca sul retro e va ad abbracciare la Rocca. Era un sogno, adesso è un cantiere; siamo riu-

sciti a spostare il mercato ambulante! E ancora: il welfare; il pubblico non ce la fa più da solo, il sistema sanitario nazionale non sta più in piedi. Abbiamo avviato il processo dell’Area Vasta Romagna sulla sanità che vuol dire la miglior sanità possibile a portata di quaranta minuti; a Rimini abbiamo le migliori sale chirurgiche d’Italia, e Tonini è il direttore dell’Area Vasta Romagna. Oggi abbiamo una sanità forte e c’è un welfare di comunità che, dove il pubblico non ce la fa, attinge dal protagonismo privato per dare servizi pubblici. Abbiamo fatto il residence dei babbi per i padri separati, per coloro che non essendo in grado di pagare gli alimenti non potevano vedere i figli; ab-


INCHIESTA Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

Riconfermato sindaco al primo turno. Non proprio un risultao agevole da tagliare Andrea Gnassi intervistato da Teresio Spadoni

biamo fatto un albergo sociale con la Papa Giovanni; non ci sono quasi più liste di attesa negli asili nido. Negli ultimi anni arrivi e presenze nella provincia di Rimini sono in calo; soprattutto Rimini perde in internazionalizzazione… Infatti, ma cosa hai da offri-

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re a chi viaggia? Oltre alla spiaggia organizzata, al lungomare, devi dargli il Quattrocento, l’Ottocento di Verdi, la Casa del cinema di Fellini… quelli di cui ti sto parlando sono tutti cantieri che si stanno completando. Un unicum di motori culturali in un quadrato urbano dove c’è un castello - il Guggenheim del

Quattrocento, perché la Rocca diventerà un grande museo internazionale -, il Teatro, il Novecento di fianco con la Casa del cinema di Fellini; per far vivere la cornice stupenda del Ponte di Tiberio stiamo lavorando con la Sovrintendenza a un progetto di riqualificazione dell’asta del porto canale fino al faro. Questi motori culturali hanno l’obiettivo di attirare cinquecentomila visitatori internazionali l’anno che oggi non sentono il motivo di venire a Rimini. Oggi non ci sono più barriere di tempo e di spazio; la gente guarda lo smartphone e con gli stessi soldi decide se andare a Rivabella o ai Caraibi. Allora, o ti poni il tema e, dentro la tua riqualificazione morale, culturale, urbana, trovi le ragioni per rinnovare l’offerta turistica, o sei in difficoltà. Qui il tema non è fare più dieci o meno sette. Con il modello ‘arrivo in macchina e mi spoglio alla cabina di cemento’, e il mondo che ha mille destinazioni, i turisti ad alta capacità di spesa non li attiri. Già, ma i viaggiatori in Italia e a Rimini vanno portati, e qui siamo sostanzialmente senza aeroporto e senza tre-

ni. Non avrà ha fatto notizia, ma da quest’anno Rimini sarà collegata con l’alta velocità in modo strutturale: Bologna in 44 minuti e Milano in 108. Questa estate, dopo trent’anni, tornerà il famoso Rimini-Monaco. L’aeroporto sta ripartendo e avrà davanti trent’anni per costruire un piano industriale; non è risolto tutto, ma andiamo avanti. Quali responsabilità riconosce alla politica sull’aeroporto? Il nostro è un Paese nel quale il turismo è stato lasciato al fai date e questo fai da te ha prodotto novantanove aeroporti; quattro solo sull’asse della Via Emilia. Stanno costruendo un altro aeroporto a Firenze… BolognaFirenze non fai in tempo a salire che sei arrivato! Ecco, la vicenda dell’aeroporto sta dentro questa dimensione qui, solo che a differenza di Forlì e Parma, per noi l’aeroporto è strategico. Con quel 57% la città sicuramente ha dimostrato di seguirla... Grande consenso grandi aspettative; ma il cittadino lo sente che il nostro fare ha un senso. Non c’è cantiere aperto che non si porti dentro un’idea di comunità. In ogni caso, i primi due anni della scorsa legislatura li abbiamo passati a far scelte, a tener botta. Poi, quando miri al consenso sul medio lun-

3 Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

go periodo devi avere anche il coraggio di tenerle quelle scelte. Ha detto bene, bisogna avere il coraggio di tenerle le scelte: quanta fatica le ha fatto fare la politica? Tutti sappiamo che la politica è anche un sistema di potere con radici profonde. Diciamo che ho un po’ di mal di schiena; ma forse questo è dovuto al fatto che facevo molto sport e adesso ho smesso. La politica è bella quando le cose nascono da un dibattito vero, non da una lotta di potere. I giovani che sono cresciuti all’interno del Consiglio si sono forgiati su un progetto di città che poneva un cambiamento, non sono cresciuti all’ombra di Tizio o di Caio. Quando dicevo che siamo andati a fare l’assicurazione prima di votare le varianti anticemento… Oggi c’è una generazione di protagonisti, anche civici, che questo cambiamento lo vive; poi è chiaro che quando cambi si innescano meccanismi anche ostili. Abbiamo avuto il Consiglio Comunale quasi occupato per un anno dagli ambulanti del mercato… ottocento licenze! Adesso operano in un “centro commerciale naturale” che è persino bello viverlo, perché più largo, più diffuso e integrato col mercato coperto… ma è stata durissima! Un amministratore deve

saper dire anche dei no, perché poi vengono fuori più si per tutti. Pur in un quadro politico variegato e liquido Rimini ha costruito un pezzo di protagonismo politico forte nel tessuto civico e dentro il PD. Noi abbiamo proposto un processo di cambiamento, anche incosciente se si vuole, ma la rivoluzione a Rimini è nei fatti. Oggi la politica fatica a rappresentare, così come le categorie economiche. Il credito fatica a interpretare le esigenze reali; a Rimini l’ottanta per cento del credito era volto al cinque per cento dell’economia: e tutti gli altri? Noi abbiamo avuto la lungimiranza di mettere in campo un progetto di città che è nato attraverso un meccanismo fatto di associazioni, categorie, professionisti, imprenditori, che hanno detto: Rimini 2027. La politica e l’amministrazione hanno avuto il coraggio di tradurre il piano strategico di Rimini dal sogno al segno con un meccanismo relazionale continuo. È sicuramente un visionario Andrea Gnassi. Ma chi come lui si propone di amministrare una città complessa quale è Rimini con l’obiettivo di concretizzare un progetto di trasformazione radicale quale è il suo bisogna esserlo, perché è necessario correre ad una velocità più alta di quella del tempo in cui si vive.



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Da secoli, terra con gravi problemi idrici a regione all'avanguardia.Visione,durezzaebontà diZanniboni - Dalle botti con l'acqua nei centri storci della Valconca e Valmarecchia, fino alle docce interrotte per i malcapitati bagnanti. Poi, dalla metà degli anni Novanta, acqua in abbondanza. E per giunta anche buona. Anzi, buonissima. Tutto questo grazie a Romagna Acque e alla diga di Ridracoli. La sua idea risale a 50 anni fa, al 1966. E' stata celebrata questa ricorrenza lo scorso 22 aprile nella bellezza della Sala del Giudizio all'interno del Museo della Città, il più importante della Romagna. Ospiti: il presidente riminese Tonino Bernabè, l'ex sindaco di Rimini Giuseppe Chicchi, Alberto Malfitano (autore del libro “Il governo dell'acqua. Romagna Acque-Società delle Fonti dalle origini a oggi 1966-2016”, Edizioni il Mulino). “C'erano problemi idrici in collina, problemi in pianura - ha detto con la sua solita precisione ed eleganza Giuseppe Chicchi, già sindaco di Rimini, già assessore regionale, già parlamentare - con la Regione Emilia Romagna che sosteneva a botte di 20-30 miliardi di lire un progetto già partito ma faraonico. Perché Romagna Acqua fu così veloce? Perché Walter Ceccaroni, sindaco di Rimini la sostenne con difficoltà e pole-

Romagna Acque. Addio sete La più grande opera della regione Bernabé: “E' quel modello romagnolo dell'acqua, integrato e capace di assicurare ai cittadini, oltre a una gestione industriale ottimale, un approvvigionamento idrico di elevata qualità”

Il riminese T o n i n o Bernabè, presidente di Romagna Acque dal 2013

FOCUS SULLA STORIA

miche, con durezza e determinazione. La Regione capì che era un paradigma istituzionale . Agli inizi degli anni '80 cercava ancora la sua funzione in una regione policentrica. Le 12-14 città importanti dell'Emilia Romagna ognuna produceva una propria visione. Una propria soluzione dei problemi. La Regione è soggetto erogatore di risorse nelle grandi operazioni di si-

stemi complessi. Nelle politiche ambientali c'erano problemi che richiedevano operazioni di sistema. Da sindaco devo tutelare la conoide del Marecchia, per potenzialità idrica importante quanto Ridracoli. C'è un problema economico; ci furono discussioni accese. Contestiamo i bilanci di Romagna Acque sugli ammortamenti. Teniamo la bar-

ra dritta perché volevamo vedere bene quello che succedeva”. “Una figura che qui merita un ricordo è Giorgio Zanniboni [presidente dal 1979 al 1990, ndr], per anni presidente di Romagna Acque. Aveva un caratteraccio. Aveva una determinazione difficile da affrontare con un profilo umano tenero. Come assessore regionale mi fermavo a Forlì dove era sindaco e al

1966. Nasce il Consorzio per la costruzione della Diga di Ridracoli. L'avvio fu faticosissimo. Molti comuni di Rimini Sud (Riccione, Misano, Cattolica, Coriano, San Giovanni, Morciano escono. Nel 1971, partono i lavori per lo sbarramento sul Conca 1975. Partono i lavori. Spesa prevista 100 miliardi di lire. 1982. Diga completata. Speso 150 miliardi di lire. Ora c'erano da fare gli acquedotti. 1987. Ora c'erano da fare gli acquedotti. Il costo finale dell'opera fu di 570 miliardi di lire: 150 per la diga, 80 le gallerie, 9 centrale idroelettrica, 45 impianto di potabilizzazione, 12 centro operativo, 72 condotta principale, 15 vasche di carico Monte Casale, 160 rete di distribuzione, 19 sistemazioni forestali e idrauliche. 1994. Il Consorzio viene trasformato in Società per azioni

Costo totale

570 La diga e le reti di distribuzione sono costate 570 miliardi di lire. Forse, l'opera pubblica più importante nella storia della Romagna. primo piano del palazzo comunale ospitava un senza tetto. Lui con la sua prepotenza, pervicacia e determinazione è stato fondamentale per quest'opera”. “Romagna Acque - afferma Tonino Bernabé, il presidente: rappresenta quel modello romagnolo dell'acqua, integrato e capace di assicurare ai cittadini, oltre a una gestione industriale ottimale, un approvvigionamento idrico di elevata qualità e sensibile alle esigenze dell'ambiente, con cui interagisce e che lo garantisce. Quest'opera deve proseguire guardando avanti. Deve proseguire con grande determinazione e infaticabile laboriosità, integrando aspetti di grande interesse per un prossimo futuro segnato dalla capacità di dare risposte tempestive all'impoverimento delle risorse, alle criticità ambientali crescenti e alla conservazione del territorio”.


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Bottega di fronte alla Pieve di Carpegna. Da San Sepolcro, chiamati dai principi agli inizi del 1800

Francioni, l'arte della stampa ruggine da 2 secoli - La storia della stampa ruggine è incisa nel dna e nella cultura della Romagna. E non solo. L’arte di quest'affascinante tradizione ha un antico centro a Carpegna, ed è legato da più di duecento anni ad una famiglia e due cognomi: Monanni-Francioni. La bottega dal 20 Maggio ha traslocato in un angolo di paradiso, Pian della Pieve, ad una cinquantina di metri dalla chiesa romanica; in pietra grigia, risalente al primo millennio. Emanuele Francioni, 33 anni, un figlio in arrivo, è discendente dal ramo materno del “casato”: i Monanni. Si parla di più di sei generazioni e la storia parte da lontano. Siamo ai primi dell’Ottocento, e in provincia di Arezzo, San Sepolcro, paese d’origine dei Monanni. In questo angolo di Toscana, essi si distinsero come stampatori, tintori e lavoratori del feltro (panno di lana infeltrito particolarmente impermeabile all’acqua). Proprio per quest’ultima loro attitudine furono chiamati dai principi di Carpegna-Falconieri ai primi dell'800. Le tre attività, stampatori di ruggine e guado (il blu dei tempi), tintori e feltro, furono portate avanti fino agli anni Trenta del secolo scorso, quando poi venne abbandonata la lavorazione del panno,

Alla guida il giovane Emanuele. Ha centinaia di stampi, alcuni vecchissimi. Vende anche su Internet

Emanuele Francioni

CULTURA

di Emanuele Foschi principalmente per ragioni economiche. Vivido nella mente del Francioni è il ricordo del nonno Gaetano, detto Nino, invitato nel secondo dopoguerra dai Casadei, tra le più conosciute famiglie del settore tuttora operanti a Gambettola (Forlì-Cesena). Doveva essere una breve sosta e invece su richiesta ne prolungò la permanenza, vista l’eccezionale abilità. Insomma, la stampa ruggine è ancora fortemente radicata in Romagna ma c'è questa propaggine marchignola (termine coniato dal prestigioso scrittore Fabio Tombari per indicare le genti nate sul confine della Romagna e delle Marche). Contagiato dall’atmosfera che respirava sin da bambino, Emanuele ha rilevato l’attività dieci anni fa.

Gli rimase impresso il momento in cui una vecchia cliente del nonno ora deceduta gli regalò un copriletto di cotone. Questa inaspettata restituzione, avvenuta in modo del tutto casuale, colpì in modo particolare il giovane, tale da rafforzare in lui la soddisfazione di rendere l’esperienza gradita alle scolaresche. Il giovane Emanuele ha difatti molte ragioni per andar fiero della sua non comune e nobile professione. Immancabilmente gli piace

mostrare con orgoglio gli stampi in suo possesso, quelli dei suoi avi e quelli realizzati appositamente da lui. Tra quelli appartenuti alla sua famiglia ve ne sono alcuni di pregiati risalenti ai primi dell’Ottocento. Per ragioni funzionali, vengono fatti con i legni di pero e noce che non si muovono nel cambio di umidità e stagioni. Recano disegni classici: come spighe, galletti ed uva. In uno di questo è possibile addirittura scorgere una foglia rimasta impressa al momento

dell’intagliatura e parte oramai dello stesso strumento da lavoro. Una volta posizionati sul tessuto scelto, questi antichi stampi vengono percossi da un mazzuolo, provvisto di manico intagliato anch’esso in melo, la cui lavorazione è soggetta alla fase lunare più propizia, ossia luna crescente. Per quanto riguarda i colori adottati, bisogna dire che oggi è possibile riprodurli tutti, a differenza del passato. Il color ruggine, ottenuto miscelando farina, aceto di vino e ruggine di ferro, costituisce il fiore all’occhiello dell’attività, e prende il nome di ferro ruggine. La classicità. Proprio per fissare quest’ultimo colore, e renderlo duraturo nel tempo, è importante un certo tipo di lavaggio, in cui si mischiano cenere e acqua bollente. Questo prende il nome di “ranno”. Di fatto, procedendo in questo modo, la tecnica chiamata stampa ruggine si presenta agli occhi di chi

la osserva in tutta la sua magnificenza. Emanuele vive sia l’aspetto pratico che creativo di questa affascinante attività ricercando sempre nuovi stimoli che lo portano a ideare nuove creazioni. Fa, a suo modo, innovazione. Un esempio su tutti è l’originalissima scarpa modello Clark, fatta con la canapa, e su cui l’inconfondibile stampa ruggine. Oppure l’altrettanto originale (da circa un anno in produzione ) telo, la cui stampa impressa profuma di caffè. In questo caso il colpo di genio si è avuto nell’utilizzare il classico macinato in polvere tra gli ingredienti con cui effettuare la stampa. Non solo stampare è passione. Nel tempo libero, Emanuele costruisce strumenti musicali; già fatti il basso elettrico e la chitarra. Nei geni una sensibilità per le note; il babbo Enrico suona il contrabbasso e si è esibito in spazi di fama: Arena di Verona, lo sferisterio di Macerata. Emanuele Francioni vende le sue preziose stampe in due modi: nei negozi e attraverso Internet. Le due forme, in percentuale, si equivalgono. I tessuti che vanno per la maggiore sono il cotone e il misto lino. La ruggine ed il blu, prevalgono tra i colori.

FOCUS

- Partiti i controlli regionali per gli attestai di certificazione energetica lo scorso 6 aprile. Il 10 febbraio scorso la Direzione Generale Attività Produttive della Regione Emilia Romagna ha approvato il programma annuale di controllo di conformità degli Attestati di Prestazione energetica degli edifici in attuazione della Deliberazione di giunta regionale del 2015. La Regione ha sempre creduto che la certificazione energetica degli edifici rappresenti una grande opportunità per migliorare la qualità, grazie alla maggiore consapevolezza che gli utenti possono avere delle loro caratteristiche energetiche. Una bussola che orienta i cittadini, in grado di influenzare in modo netto le dinamiche del mercato immobiliare, promuovendo progettazioni e costruzioni virtuose in grado di contribuire a minori consumi, maggior comfort e risparmi per i cittadini, e nello stesso tempo contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente. A seguito del recepimento della Direttiva 2010 dell'Unione europea, è stato intrapreso un percorso di adeguamento di disciplina regionale, a partire dalla revisione della Legge regionale n. 26 del 4 marzo 2004, che si è

Attestato di certificazione energetica, partiti i controlli regionali il 6 gennaio di Emanuele Barogi* conclusa con la profonda modifica del Titolo III operata con la Legge Comunitaria 2014 (L.R. 7 del 27 giugno 2014). Di conseguenza, è stata avviata anche la revisione delle disposizioni operative in materia di certificazione energetica, che erano contenute nella Deliberazione di Assemblea Legislativa n. 156 del 4marzo 2008 “Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione energetica degli edifici”, che ha costituito la pietra miliare dell’intervento normativo regionale in materia. L’obbligo di redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica è previsto per gli edifici di nuova costruzione, per gli edifici oggetto di compravendita e di locazione. L’introduzione di tale obbligo comporta la progressiva estensione della procedura di certificazione energetica sul patrimonio edilizio regionale, in particolare degli edifici

Emanuele Barogi con destinazione residenziale che ne costituiscono la maggior parte. La maggior parte degli Attestati di Prestazione Energetica emessi in Regione sono riferiti ad edifici esistenti, oggetto di compravendita o di locazione. Il numero di attestati emessi ogni anno è in media pari a circa 113.000, per un numero totale di circa 680.000 APE registrati dal primo gennaio 2009 al 31 dicembre 2014. Di questi, circa 70.000 sono riferiti a edifici di nuova costruzione. Nel marzo 2007 il Consiglio europeo siglò un accordo, succes-

sivamente declinato nel cosiddetto pacchetto clima-energia-ambiente “20-20-20”. Esso costituisce l’insieme dei provvedimenti operativi con cui l’Unione europea conferma la volontà degli Stati membri di continuare ad impegnarsi nel processo negoziale per la lotta ai cambiamenti climatici per il post-Kyoto, ovvero dopo il 2012. Dal punto di vista della strumentazione legislativa, l’adozione del “pacchetto clima-energia ambiente 20-20-20” ha comportato la necessità di riformulare i provvedimenti fino a quel momento assunti, per consentirne l’adeguamento alle finalità. Tra il 2001 e il 2008 erano stati infatti emanati una serie di protocolli e azioni che, alla luce dell’accordo, possono essere definiti come preparatori e propedeutici. Tali atti sono formalizzati in una serie di direttive comunitarie. Di conseguenza, a partire dal 2009 la Commissione europea ha presentato una serie di proposte legislative miranti al contestuale conseguimento, entro il 2020, di: - riduzione obbligatori del 20%

delle emissioni di gas serra; - ricorso a energie rinnovabili per il 20% del consumo energetico globale dell’Unione europea; - aumento del 20% dell’efficienza energetica. La prima direttiva europea concernente il rendimento energetico in edilizia è la Energy Performance Building Directive (EPBD) 2002/ 91/CE che, considerato l’alto potenziale di risparmio del settore edilizio (valutato attorno al 40%), intende definire le misure chiave per il miglioramento delle prestazioni energetiche del comparto. Obiettivo generale della 2002/91/ CE è promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l’efficacia sotto il profilo dei costi. Dopo la conferenza che si è tenuta a Parigi COP 21, gli obiettivi legati all’ efficienza energetica sono diventati ancora più importanti, ed in particolare si prevede entro il 2050 che l’85% del combustile fi-

nora utilizzato sia sostituito da energia rinnovabile. Preso atto che le modalità di programmazione ed attuazione delle attività di controllo degli Attestati di Prestazione Energetica, sono disciplinate nell’articolo 6 dell’Allegato A della citata DGR n. 1275 del 7 settembre 2015, e specificate nel dettaglio nell’allegato A-6 alla medesima deliberazione, prevedono: - il dimensionamento del campione di Attestati di Prestazione energetica che deve essere oggetto di controllo, variabile in funzione della tipologia di controllo esercitato da un minimo del 2% ad un massimo del 5%, calcolato sul numero degli Attestati registrati nell’anno precedente; - l'esecuzione di verifiche di primo livello (di tipo documentale, condotte mediante analisi e verifica dei dati di base e di calcolo resi disponibili dal soggetto certificatore attraverso l’applicativo informatico SACE); - l'esecuzione di verifiche di secondo livello, per le quali si prevede una verifica ispettiva con sopralluogo presso la sede del soggetto certificatore e presso gli edifici o unità immobiliari oggetto di emissione dell’attestato di prestazione energetica; *Ispettore Regione Emilia Romagna


RIMINI

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Il percorso artistico di Roberta Casadei: pittura e letteratura in un spazio condiviso - La parola attenzione significa concentrazione dei sensi e della mente su un’attività. Significa anche focalizzare energie su uno scopo o su un oggetto speciale. Roberta Casadei coltiva da anni una sua ‘attenzione’ su una particolare congiuntura di elementi, quella che unisce la forza della scrittura con la visionarietà dei segni e delle tracce pittoriche. La sua attenzione si posa sui libri e sulla scrittura e sul portato del loro contenuto semantico e letterario. Una passione da sempre, espressa dalla sua stessa formazione, dalla laurea in lettere e dagli studi successivi. Imprescindibili legami e corrispondenze nascono tra la forma del testo e la forma del disegno. Lo spunto ancora una volta potrebbe essere il mai sopito accostamento analogico tra pittura e letteratura - l’antico ut pictura poesis - che è stato variamente interpretato in ogni epoca e tradizione letteraria. Ma superata la dialettica della presunta competizione tra le due arti si può scoprire piuttosto una reciproca parentela, una comune discendenza dalla stessa materia del fare (l’antico poiein) che è proprio della cre-

I sogni dell'attenzione Coltiva da anni una sua ‘attenzione’ su una particolare congiuntura di elementi, quella che unisce la forza della scrittura con la visionarietà dei segni e delle tracce pittoriche

SGUARDI D'ARTISTA di Annamaria Bernucci azione artistica. Insomma pittura e letteratura possiedono uno spazio condiviso, aperto a poeti e artisti come realtà disponibile alla ibridazione e alla contaminazione reciproca. È questa la direzione intrapresa da Roberta Casadei nella sua ultima mostra, condotta con sensibilità e rigore, ma anche con capacità di fascinazione per i materiali da lei impiegati: I sogni dell’attenzione, come ha voluto intitolare l’esposizione in corso sino al 19 giugno alla Galleria Comunale S.Croce di Cattolica, rappresenta la forza

Roberta Casadei (foto Sandro Cristallini) di questa coesione, del legame tra la parola e il disegno. C’è il libro, la carta, la pagina, l’alfabeto e la scrittura; l’oggetto e il suo valore semantico. L’abilità dell’artista si esprime nel disegnare le parole, nel lasciare che emergano pensieri, in un movimento mimetico, di scambio reciproco, in una fruttuosa osmosi. Il sigillo di questo suo lavoro, l’involucro che tutto contiene è la cera d’api materia

duttile e vischiosa, trattata, levigata, capace di conservare l’integrità dell’oggetto rinchiuso dalla sua malleabile epidermide. Le fasi di realizzazione di questi oggetti d’attenzione recano i segni di un lavoro laborioso. “Sopra supporti variamente composti, troviamo parole, carta, libri e cera. Sono materiali che tentano di ricreare la loro intrinseca energia spiri-

tuale - ci racconta Roberta Casadei - un assemblaggio di legni tagliati e sagomati, di fogli appartenuti a tomi o a documenti storici recuperati, investiti di tempera e cera, in un tracciato che non esclude la fatica fisica necessaria a creare un oggetto in cui la materia è sentita anche come un aspetto più denso dello spirito, dove si concentra il silenzioso richiamo del tempo passato”.

L’artista richiede un ultimo sforzo da parte dell’osservatore, richiede una visione attenta, la capacità di diventare attiva e sottolinea: “la superficie di un quadro non ferma lo sguardo sensibile”. Questa operazione non esclude una nota di sacralità e mistero racchiusa negli stessi oggetti utilizzati, nel carico di memoria e di storie segrete contenute in pagine strappate, narrazioni sospese, libri fuori circolazione, geografie inattuali di catasti perduti. Tutto ciò genera “l’attesa di uno stato dell’essere in cui la disponibilità a ricevere potrà aprire quella parte di mistero che ognuno può sentire e che è destinata soltanto a chi la sa leggere” ribadisce Roberta Casadei. Con il suo modo pacato e schivo chiude la sua riflessione dicendo: “Le parole, sotto la cera, sono un richiamo a un mondo e a un tempo che cercano di afferrare la poesia nel momento stesso in cui si perde: un apparire che è uno scomparire. Ma non è proprio questa, la natura paradossale di ogni comunicazione?”.



VALMARECCHIA

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Un borgo ricco di storia. Nato dall'unione delle comunità Penna e Billi Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444

Pennabilli, Camilla, l'amore, le illusioni

CULTURA E TERRITORIO Questo è il secondo di cinque appuntamenti: un racconto al mese, ambientato in uno dei Borghi della Valmarecchia, e una scheda del Borgo che fà da cornice al racconto, all'interno di un progetto di Promozione Turistica portato avanti da Gianloris Cresti. di Gianloris Cresti - Le giornate si stavano veramente accorciando, ma davanti al camino, fissando gli infiniti giochi delle fiamme che ardevano al suo interno, il tempo era come sospeso. Suo marito ormai doveva essere sulla strada del ritorno, il Castello di Carpegna non era poi troppo lontano dal loro. Sperava solo tornasse con notizie positive. Il fido Alceo, sempre con il suo sguardo amorevole e il pesante mantello rosso, le aveva detto che se voleva, la servitù le avrebbe servito la cena, ma lei voleva aspettare suo marito, quel giovane consorte che tanto amava e che era andato ad incontrare il padre per discutere del futuro del loro Castello, della possibile, ma fin’ora scongiurata, guerra con il vicino Castello dei Billi. L’amore, Camilla pensava spesso all’amore, a ciò che lo scatena, a ciò che lo mantiene, a ciò che lo fà morire, le piaceva perdersi in questi pensieri durante il lungo ozio giornaliero, interrotto solo dalle premure della servitù, e di tanto in tanto dalle dimostrazioni d’affetto di suo marito, il Conte Primo da Carpegna, uomo facile all’ira ma allo stesso modo facile anche a dolci e inaspettate dimostrazioni d’affetto. Due sere prima, per l’appunto, dopo aver mandato a morte il fratello del fabbro, solo per non averlo salutato, incrociandolo in piazza, le sedette accanto, alla luce fioca e ballerina del grande camino del salone, e le dedicò una poesia, che disse di aver scritto lui, cosa assai improbabile visto che era analfabeta, ma fu un gesto che la colpì, e le fece vedere quell’uomo tanto crudele di pochi minuti prima, molto più umano e dolce. Illusione o verità? Chissà, stava pensando ora, mentre un nitrire di cavalli annunciava l’arrivo di suo marito e delle guardie al rientro dalla missione a Carpegna. Si affacciò alla finestra del salone, in tempo per vedere il giovane Ghelfo portare i cavalli nelle stalle, alla luce della fiaccola che teneva in mano, e sentire sotto il loggione le voci di suo marito e delle guardie, avevano un tono preoccupato, e se era davvero così, era il segnale che il loro viaggio non aveva raggiunto lo scopo sperato. Dopo qualche minuto, con il volto stanco e preoccupato, Primo entrò nel salone, le rivolse un sorriso incorniciato da uno sguardo che faceva trasparire tutta la delusione che l’uomo provava. Si sedette in silenzio davanti al camino. Camilla sapeva che era meglio

non disturbarlo, era opportuno lasciarlo da solo con i suoi pensieri, gli sorrise, gli accarezzò le mani, e si sedette vicino alla grande panca, e alla luce di due piccole candele, riprese il ricamo che aveva abbandonato sulla sedia nel pomeriggio. L’indomani mattina, alle prime luci dell’alba, accortasi che il marito non era più nella camera, si alzò, e si diresse verso le cucine, dove trovò Alceo, Ghelfo e la piccola Giuditta, figlia di Alceo, intenti a bere il loro latte, mentre le mogli erano sicuramente già nelle stalle a governare gli animali. Alla vista di Camilla, Alceo, si alzò e le porse la sua sedia, informandola che il marito era già partito alla volta di Bascio, per incontrare il cugino, e il Conte di Gattara, e capire se insieme a loro, potesse unire le forze, e fermare quindi l’arroganza dei vicini Principi dei Billi. Giuditta, con gli occhi ancora pieni di sonno, le porse il vassoio con il pane e il latte, e con la mela, frutto che, nella sua colazione, non doveva mai mancare. Ricevette dalla sua signora, un buffetto sulla guancia e una moneta da mezzo scudo, che come per magia, le fece sparire il sonno dallo sguardo, accendendolo di gioia. Tecla, moglie di Alceo e madre di Giuditta, entro nella cucina con un cesto pieno di uova e con delle rape, appena raccolte nell’orto. Salutò Camilla e le

- Il territorio è caratterizzato dal Parco naturale regionale del Sasso Simone e Simoncello e fa parte della Comunità montana Alta Valmarecchia. Pennabilli è il comune più a Sud dell'EmiliaRomagna. Durante le scorrerie barbariche della metà del I millennio d. C., le due alture impervie su cui sorge il capoluogo (ora chiamate “Roccione” e “Rupe”), servirono da rifugio alle popolazioni stanziate nei dintorni e lungo il fiume Marecchia. Ebbero così origine le comunità di “Penna” e “Billi”, i cui toponimi (l’uno derivante dal latino “Pinna” (vetta, punta), l’altro da “Bilia” (cima tra gli alberi) fanno riferimento alla caratteristica conformazione dei due colli. Nel 1004 un discendente della famiglia Carpegna, soprannominato

chiese indicazioni sul pranzo, sebbene conoscesse l’ammirazione che le riservava la sua signora, che le concedeva sempre libertà di scelta sul cibo da preparare. Anche oggi in effetti le disse che le dava ampia libertà di scelta, l’unica cosa che non doveva mancare erano pane e frutta, perché adorava il profumo del pane cotto da Tecla, e nei suoi ventidue anni, mai un giorno era finito senza che avesse mangiato frutta almeno due volte al giorno. In mattinata ricevette la visita della Contessa di Scavolino, che accompagnata dai due figli, veniva ad informarla che Caterina, nuora della Contessa e sorella gemella di Camilla, aveva dato alla luce il secondo

Pennabilli, natura e arte

“Malatesta”, forse perché testardo e scapestrato, cominciò la costruzione della rocca sul Roccione: era la nascita del celebre casato che, sceso da Penna, prima a Verucchio e poi a Rimini, avrebbe assoggettato tutta la Romagna. L’unione con il vicino castello di Billi avvenne solo nel 1350 con la posa della “pietra della pace” nella piazza del mercato sorta tra i due nuclei abitati. Il nuovo comune passò più volte sotto l’influenza dei Malatesta, dei Montefeltro, dei Medici e dello Stato Pontificio. Nel 1572,

genito, un bel maschietto al quale avrebbero dato il nome di Delfino. Non stava più nella pelle per la gioia, e dopo averla ringraziata per la bella notizia e per essere venuta di persona a portare la lieta novella, le consegnò due lenzuolini per la culla e una candida cuffietta bianca, che lei stessa aveva ricamato, e che aveva terminato la sera prima. Mentre chiedeva alla Contessa di rassicurare la sorella che ben presto sarebbe andata a Scavolino a farle visita, Camilla si accorse che Goffredo, figlio minore della Contessa, Conte di Maciano e della Pieve degli Olivi, la stava fissando da dietro le spalle della madre, regalandole di tanto in tanto un sorriso gentile e malandrino, cercando

con il trasferimento della sede vescovile da San Leo, papa Gregorio XIII lo insignì del titolo di “Città”. Pennabilli è tuttora sede della diocesi di San Marino-Montefeltro. A Pennabilli si trova I Luoghi dell’anima: Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra, ove convivono installazioni artistiche e varietà antiche di alberi da frutto. Sono degni di nota il Palazzo del Bargello e il Palazzo della Ragione, detto Le Logge. In frazione Scavolino si trova il rudere del Palazzo baronale dei principi di Carpegna, un castello non visitabile un tempo residenza dei Carpegna, e l’ex Palazzo Comunale con il caratteristico portico. In frazione Molino di Bascio si trova il borgo antico. Dal 20 maggio 2010 Pennabilli è entrato a far parte del club italiano di Bandiera Arancione.

con lo sguardo una reciproca intesa, che, non senza imbarazzo e pudore, lei non gli forni. Osservando scomparite i loro cavalli dietro la curva dei Begni, arrossendo di nuovo, pensò all’audacia del Conte Goffredo, ai suoi profondi occhi verdi, e alla lettera con cui suo padre Oreste, un paio di anni fa, annunciava il matrimonio di sua sorella con il Conte di Scavolino, Urbano, e il suo con il Conte della Penna, Primo da Carpegna. Quest’ultimo era stato scelto al posto del Conte Goffredo, per mantenere buoni contatti fra il loro Ducato di Petrella dei Guidi e i vicini di oltre Marecula, ponendo fine alla tenera amicizia fra i due giovani, che già sognavano una lunga vita assieme. Mentre osservava le prime foglie cadere dalla grande quercia dietro agli orti della servitù, e giocare con il vento prima di cadere a terra, Camilla pensò alla gioia della sorella, alla sua seconda maternità, e al fatto che, lei e il marito invece, ancora non avevano eredi, e di come volesse tanto un figlio che la facesse sentire meno sola durante le lunghe assenze del consorte. I pianti di un neonato non rimbombavano nelle stanze del Castello dalla nascita di Primo, suo marito, ormai venticinque anni fa, e nonostante la gioia portata da Giuditta, figlia di Alceo, e Pellegrino con il fratello Bernardo, figli di Ghelfo, a Camilla mancava l’affetto di un figlio suo, da poter veder crescere, da poter accompagnare, ed essere accompagnata, lungo i sentieri della vita. Spesso si era rivolta alla Madonna nella piccola cappella nel cortile del Castello, ed era certa che, molto presto, un figlio sarebbe arrivato a portare gioia nel suo matrimonio. Con Primo era felice, fra i sudditi era ben voluta e altrettanto lo era dalla servitù,

aveva un vita però, piena di lunghi momenti di solitudine, passati a ricamare alla luce del fuoco del grande camino del salone, rincorrendo mille pensieri e speranze, che la sua giovane mente affrontava con l’innocenza dei suoi ventuno anni, senza malizie e cattivi presagi, cercando sempre un lieto fine. Verso sera, quando il sole era ormai tramontato dietro al Monte del Fumaiolo, arrivò al Castello, Aurelio, servo e guardia del corpo di suo marito, e le disse che a causa di una brutta caduta da cavallo lungo il fiume, a Bascio, suo marito avrebbe trascorso un paio di giorni a Gattara, per far riposare e farsi curare la gamba ferita. Già l’anno prima, sempre andando a Bascio, Primo si era ferito ad una spalla, ed era rimasto una settimana a farsi curare presso il Castello di Gattara, dalla cugina Zaira, e già allora la servitù, nei suoi pettegolezzi, mormorava di intrighi amorosi fra i due cugini, che da sempre sognavano di unire i loro due manieri in un unico grande regno, quello del Castello della Penna e di Gattara, più grande di quello dei loro genitori, il Ducato della Carpegna e del Monte Cerignone, che potesse regnare sulle alte terre della valle del fiume Marecula e sconfiggere i nemici del Castello dei Billi a sud e del Castello dei Tebaldi di Badia a nord. Si sedette davanti alla sua zuppa di rape, in silenzio come ogni sera, Camilla, con mille pensieri e dubbi, con la speranza che il marito non avesse intenzione di liberarsi di lei, con il dubbio sulla forza del suo giovane amore contro le mire di Zaira, donna scaltra e molto avvenente. Mentre nella testa fiorivano mille paure, la zuppa era ormai fredda, e sulle guance, una lacrima.


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l'OPINIONE

La politica dei ‘partiti’, con la sua strumentalizzazione di tutto e tutti, anche delle parole appena ricordate, affascina sempre meno persone PUNTO DI VISTA

Questa strana guerra - Questa è una guerra dichiarata a tutti noi da vigliacchi che definirli bestie offendiamo gli animali, che non posseggono una seppur minima parvenza di coscienza, che sono ovunque, tra noi, pronti ad atrocità inenarrabili. Non ci potrà più essere una vita normale per nessuno! Dopo i tragici fatti di Bruxelles, il Generale Tricarico, valente pilota, uno dei miei Comandanti del Quinto Stormo di Miramare, ha riferito il suo pensiero contro l’uso delle armi e questo mi ha deluso come quanti in Italia, politici o no, non hanno la minima volontà di agire per fermare questi massacri che purtroppo non avranno mai fine. Non potremo mai più recarci in un aeroporto, in una stazione ferroviaria, in una banca, in una discoteca senza avere addosso questa ansia da morte. Come vivranno i genitori dei bambini, degli studenti a lasciare con tranquillità a svolgere il loro compito di istruzione nelle sedi appropriate? Anche il Papa recentemente ha fatto ben capire che un nemico deve essere combattuto se compromette l’incoluminità della famiglia. Non basterebbe la soluzione di mandare Papa Francesco e i suoi cardinali con quintali di Ostie consacrate, perché il male, questo ignobile male, non si combatte con le belle parole della religione. Si è voluto colpire il vecchio continente, ma a chi toccherà dopo? Cosa diranno i nostri capi delle istituzioni quando anche noi faremo i conti con i terroristi? Avranno ancora il coraggio di dire che noi siamo al sicuro, dal Presi-

dente Mattarella, da Renzi, da Alfano? Le sincere lacrime che abbiamo scorto sul viso della Mogherini, saranno le stesse, dopo? Avete sentito in questi terribili giorni il pianto disperato dei bambini sul Metro, le urla dei feriti? Non dobbiamo arrenderci senza combattere, saremmo tutti dei vigliacchi! Quanto aveva ragione Oriana Fallaci, giudicata da altri valenti amici l’unica scrittrice italiana “con le palle” che ebbe il coraggio e la fermezza di confermare che l’invasione dell’Islam in Europa stava già avvenendo, che denunciò le autorità fiorentine di non aver fatto sloggiare alcuni di questi balordi dal battistero con le stupende porte del Ghiberti, di fronte al campanile di Giotto! Loro pretendono che vengano rimossi i crocifissi dalle aule delle scuole e vietano alle maestre di festeggiare i Natale come nostra tradizione e non vogliono, ma pretendono che vengano edificate altre moschee. Ricordo un problema che sembra voglia essere dimenticato dai nostri politici, ed è quello che noi abbiamo sottoscritto il Patto Atlantico e con la Nato non possiamo far finta di niente: abbiamo un bel numero di basi aeree che possono essere adibite al lancio di velivoli ben armati e capaci di colpire senza grosse difficoltà di eliminare grossi rischi di offendere civili . E’ ora di smettere con la sola speranza che tutto andrà meglio in futuro, basta ad essere ignavi, bisogna colpire i terroristi ma soprattutto chi li foraggia! Giovanni Salvadori

La politica della piazza. Papa Francesco continua dalla prima

trano e mischiano generando dall’indistinzione insofferenza personale e collettiva. E’ il valore che supera la ‘strategia dell’arroganza’ di molti, errata risposta alla errata e ricorrente nostrana passione per l”uomo forte’, preponderante almeno sino alla reazione di chi magari non ha ancora la forza di reagire apertamente, ma intanto magari la trova nell’urna delle elezioni comunali e poi di un referendum autunnale. Fortunatamente la storia e la vita hanno fantasia e felice imprevedibilità, così che proprio dalla più ‘anacronistica’ delle istituzioni arriva la vita, il calore e l’abbraccio di misericordia di Francesco. Che ci riporta ad altro richiamando, lui sì, ad occuparci della ‘politica alta’, quella che riguarda realmente le persone e la loro felicità. Per stare alle indicazioni di Jorge Mario Bergoglio, uso oculato e one-

sto delle risorse pubbliche, solidarietà verso i più deboli, politiche redistributive, attenzione agli anziani, accoglienza agli immigrati e ai diversi da noi, dialogo con tutti, protezione delle famiglie, cura e valore di ogni singolo individuo, supporto ai giovani e a chi cerca lavoro, tutela dell’ambiente… In sintesi: « Il denaro deve servire, non governare» e «una riforma a partire dall’etica» visto che «l’iniquità genera

sempre violenza». Per il resto la politica dei ‘partiti’, con la sua strumentalizzazione di tutto e tutti, anche delle parole appena ricordate, affascina sempre meno persone. Poi c’è, invece e per fortuna, la politica della piazza, dell’incontrarsi liberamente nell’agorà, costruendo assieme dialogo e prospettiva, ponendo da parte i propri personali interessi e mettendosi a disposizione per quanto possa

ALLEGRO MA NON TROPPO

l’affondo giunto alla fin della licenza… .10

Attenti ai tori, e agli elettori di Gabriele della Rovere

- A Lecce un toro, otto quintali di carne, muscoli e intelligenza, riesce a fuggire dal mattatoio mentre viene condotto al macello, dopo che pochi giorni prima un suo ‘fratello’ aveva fatto lo stesso nella vicina Taurisano (nomen omen). Sono stati abbattuti, ma almeno da animali liberi. E’ successo tra aprile e maggio, poi a giugno nella circostante Italia un elettorato che dal Piemonte alla Lombardia, dall’Emilia alla Romagna, dal Lazio alla Campania e ovunque è stato in ogni modo aizzato, provocato, insultato, in qualche caso addirittura disprezzato, ha capito e mostrato che dopo essere evasi dalla prigionia si può anche provare a vivere. Nel ‘Circo Italia’ dopo il tempo dei leoni e delle tigri è toccato a scimmie, ‘elefanti’ e qualche pagliaccio, ma attenti alla rabbia delle belve in cattività, ai tori e soprattutto agli elettori.

essere scomodo e costare. Convinti che davvero un giorno, anche imminente, si possa andare «verso un regno dove buongiorno vuol dire veramente ‘Buon giorno’» come indicava il ‘nostro’ Cesare Zavattini. Un viaggio in realtà possibile solo se quel ‘Regno’ lo costruiamo giorno per giorno con le nostre mani. Vale da subito, dalle elezioni amministrative in corso come per tutti gli altri appuntamenti politici e sociali, ché se viva, vivissima, è la classe politica (sempre e comunque, sarà anche uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare), non è morta ma certamente non sta molto bene la passione politica. E allora così, giusto per provare almeno ad indicare una prospettiva di speranza al nostro scombiccherato strapaese delle meraviglie, confidiamo e proponiamo proprio questa politica della piazza. Possibilità vincente se, come in ‘Spartacus’, in tanti si alzano rivendicando la propria identità, ed il personale e collettivo protagonismo. Gabriele Paci


LA CULTURA

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Il mitico Paz. Il ricordo di chi ha vissuto insieme a lui quegli anni

Andrea Pazienza, tra realtà e retorica IL RICORDO

La lettera aperta che Andrea Pazienza scrisse a Miriam Mafai, membro della Commissione Editoria, dopo la cancellazione di Frigidaire dalle riviste “a carattere culturale”. (da Frigidaire n.65, aprile 1986). La lettera non ricevette alcuna risposta.

di Vincenzo Sparagna* - Da qualche settimana è in corso una surreale “celebrazione” dei 60 anni virtuali di Andrea Pazienza, nato il 23 maggio del 1956. Giornali, siti web e qualche televisione hanno fatto a gara nel ricordare il disegnatore di Frigidaire più amato e stupefacente, morto 28 anni fa per overdose. Repubblica gli dedica una serie di ben 20 volumi che dovrebbero far conoscere la sua “opera completa”. Specialisti di fumetti e molliconi TV ne tessono elogi sperticati e retorici. È un fiume di giudizi entusiasti che non può che rallegrare chi, come me, lo ha avuto compagno d’avventura e di invenzione in vita, ma rispetto al quale è necessario fare anche alcune osservazioni critiche. In primo luogo balza agli occhi la stranezza dell’anniversario: perché i 60 anni e non i 50, i 57 o i 63? In realtà l’occasione è totalmente inventata in funzione dell’ennesima operazione editoriale che impacchetta l’opera di Paz in una nuova serie di ristampe. Poco male, si potrebbe dire, se non fosse che lo stesso impacchettamento è discuti-

Aprile 1985. Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna durante un ardito esercizio ginnico di Arte Maivista. Foto Antonio Carmelo Erotico/Frigidaire

“Il nucleo retorico delle celebrazioni in corso è dunque la separazione tra l’autore vivo Pazienza e la sua comunità ideale di appartenenza. Andrea, avvolto nel manto funerario degli elogi a buon mercato, viene presentato come un artista “unanimemente” riconosciuto ed esaltato. Nulla si dice del fatto che in vita fu combattuto ferocemente da quello stesso potere culturale che oggi lo celebra”

Maggio 1985. Andrea Pazienza mostra i muscoli in redazione con la testata Frigidaire. Foto Gabriele De Marco/Frigidaire

bile, l’opera viene spezzettata per ragioni di copyright familiari, quasi che il buon Andrea avesse inventato le sue storie, i suoi testi e le sue vignette in uno spazio e in un tempo astratto, come per metterle su degli scaffali ben ordinati, in scomparti rigorosamente distinti. Così la prima cosa che si perde in queste ristampe è la complessità del suo percorso da Cannibale a Il Male fino a Frigidaire, rivista che contribuì a fondare insieme a me, Stefano Tamburini e Filippo Scozzari. I curatori, per rimediare a questo vuoto di prospettiva temporale, accompagnano i volumi con introduzioni “storiche” e appendici “documentarie” (alcune introduzioni agli albi originali e articoli dell’epoca). Purtroppo a presentare i nuovi

“Insomma la tecnica di ogni potere di ‘celebrare i morti per meglio seppellire i vivi’ continua ad essere applicata anche in questa occasione”

volumi ci sono figure discutibili, professionisti della critica fumettistica o del “giornalismo ufficiale” che nulla hanno a che vedere con Pazienza medesimo e tantomeno con il terreno di coltura sociale e stilistico in cui maturarono le sue opere. I loro testi sono perciò dei compitini senza anima, con l’aggiunta di qualche inesattezza e dimenticanza, segnati tristemente dalla totale estraneità di chi scrive all’onda di passione e di speranza rivoluzionaria che animava Pazienza come gli altri protagonisti di Frigidaire di ieri e di oggi. Il nucleo retorico delle celebrazioni in corso è dunque la separazione tra l’autore vivo Pazienza e la sua comunità ideale di appartenenza. Andrea, avvolto nel manto funerario degli elogi a buon mercato, viene presentato come un artista “unanimemente” riconosciuto ed esaltato. Nulla si dice del fatto che in vita fu combattuto ferocemente da quello stesso potere culturale che oggi lo celebra. Basti pensare alla criminale decisione presa nel 1985 dalla Commissione Editoria presieduta da Giuliano Amato (all’epoca galoppino di Bettino Craxi) con lo scopo di distruggere

il fastidioso Frigidaire. La rivista venne infatti da quei signori cancellata senza alcun motivo dalle pubblicazioni a carattere culturale, operazione che ci tolse oltre mezzo miliardo di contributi legittimi per il sovrapprezzo della carta e gettò un’impresa ricca e in sviluppo in pesantissime difficoltà economiche. Oggi tutti i commentatori, inclusi i curatori dei volumi suddetti, fingono di non sapere che la crisi che ci colpì nella seconda metà degli anni Ottanta, superata con enormi sacrifici solo diversi anni dopo che erano morti Tamburini (1986) e lo stesso Pazienza (1988), non ebbe origine da una debolezza strutturale del progetto, ma fu innescata proprio da quell’operazione di killeraggio politico e culturale il cui bersaglio era anche l’attualmente osannato, ma all’epoca giudicato scandaloso Pazienza. Insomma la tecnica di ogni potere di “celebrare i morti per meglio seppellire i vivi” continua ad essere applicata anche in questa occasione. Che senso ha infatti separare le vignette del periodo del Male dalle storie pubblicate su Cannibale o su Frigidaire e distribuirle per tema seguendo le perverse leggi del marketing editoriale? E perché confondere le une e le altre con le produzioni minori fatte per guadagnare qualche soldo? Infine si può forse raccontare l’opera di Paz senza nulla dire (guai a citare il pericoloso Vincenzo Sparagna!!) dell’invenzione sua e mia dell’Arte Maivista, movimento immaginario e beffardo che riassume ironicamente l’arte sorprendente e irrego-

Luglio 1985. Vincenzo Sparagna, Stefano Tamburini e Andrea Pazienza nel giardino di Frigidaire durante le riprese del “fotolomangio” satirico “Larry l’aragosta” per il n.4/5 di Frìzzer (“Tutto ciò che il buonsenso sconsiglia in una rivista formato famiglia”). Foto Antonio Carmelo Erotico/Frigidaire

lare di noi di Frigidaire? Allo stesso modo è del tutto fuorviante mettere sullo stesso piano le prime storie di Zanardi, pensate, scritte e disegnate nel fuoco di quella ri/scoperta del mondo che caratterizzava Frigidaire, i suoi reportages cosmopoliti, i testi di Burroughs, Vian, Celine, Borges, ecc., con le apparizioni commerciali (anche se meravigliosamente disegnate) di Zanardi su altre riviste, dove il personaggio più iperrealista di Andrea era mascherato addirittura da crociato. Queste ultime storie erano sequenze di pagine studiate per far quattrini dopo che ci avevano ridotti in miseria, le prime invece erano un modo vero e sofferto di raccontare una generazione e un’epoca. Quando dico queste cose alla fine c’è sempre un cretino che obietta che comunque Andrea sarebbe contento di questa gloria postuma, sia pure deturpata dagli sciocchi commenti dei suoi padrini attuali. “Sarebbe contento”… ma che significa? La “contentezza” non appartiene ai defunti. La realtà ci dice che è morto tragicamente 28 anni fa, colpito al cuore dalle persecuzioni contro Frigidaire, costretto per vivere a disegnare storie insignificanti per gente che non capiva nulla, potendo ormai dedicare alla rivista che aveva contribuito a creare solo frammenti veloci di intelligenza e ironia (penso a storielline geniali come “Studia” o “Neve, neve sull’Italia”). Ricordo i giorni felici che passammo insieme ad Atene sul finire del 1987 (solo pochi mesi prima dell’ultima fatale siringa nella chiusa cornice familiare di Montepulciano) ospiti degli amici della rivista Babel in occasione di una grande esposizione delle tavole di Frigidaire. Anche allora, come alla Mostra del fumetto di Napoli di pochi mesi prima, Andrea sfoggiava orgoglioso la nostra t-shirt sentendosi punta di lancia di un progetto irriducibile, alfiere di una resa invincibile. Eravamo allegri, convinti di poter sfidare, anche senza soldi, questa società ingiusta e brutta con la sola forza delle nostre idee libere e dell’arte, sicuri di essere diversi dagli sciacalli di ieri e di sempre, quegli stessi che oggi, chiusi nei loro grigi santuari redazionali e bancari, ne celebrano ipocritamente la memoria. Personaggi presuntuosi e stupidi, oltre che in malafede! Essi non capiscono che l’Arte Maivista di Andrea e di Frigidaire non si lascia catturare, scivola furtiva oltre le gabbie dorate della falsificazione mascherata da omaggio, con il segno e le parole continua a trasmettere il gusto della libertà e l’annuncio degli uragani rivoluzionari del futuro. *direttore delle riviste Il Nuovo Male e Frigidaire www.frigolandia.eu



ECONOMIA

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Esportano in 25 nazioni (primo mercato il cinese). ‘Facciamo vino per gli amici’, il motto

Enio Ottaviani vini, ambasciatori della cultura riminese nel mondo - Siamo nel 2008. Massimo Lorenzi carica il furgone col vino; direzione Germania per cercare di vendere. Il classico porta a porta. Giunge dalle parti di Stoccarda, a Ditzingen; a 20 chilometri dalla capitale del Baden Wuerttemberg. Si rompe il mezzo. Bussa, gli indicano un italiano che abita là. Si chiama Riccardo Ricci ed è originario di Senigallia. Gestisce una bottega che vende eccellenze enogastronomiche italiane, la prima ad essere nata in Germania. L'uomo, oggi un caro amico di famiglia, gli

L'esport “nasce” 8 anni fa in Germania. Si rompe il furgoncino carico di vino a Massimo. Bussa, gli apre un italiano di Senigallia che commercia vini. “Lasciami 15 cartoni...” Il “Caciara” primo vino d'Italia del premio “Popwine” Gazzetta dello Sport

I nipoti del fondatore Enio Ottaviani (1928-2013). Da sinistra: Marco Tonelli (logistica), Davide (cantina) e Massimo Lorenzi (commerciale) e Milena Tonelli (amministrazione)

TERRA - TRADIZIONE - TIPICITA' indica l'officina Fiat poco distante. E chiede: “Che cos'hai in quel camioncino”. “Vino!”. “Lasciami 1015 cartoni che provo a venderli!”. Oggi, importa una ventina di bancali l'anno. Se quelli furono gli inizi, la cantina Enio Ottaviani, portata avanti dai nipoti (i fratelli Davide e Massimo Lorenzi e Marco e Milena Tonelli, ora è presente in 25 nazioni ed esporta oltre il 40 per cento delle 250mila bottiglie (una ventina gli ettari a vigna). Negli ultimi anni è sempre cresciuta a cifra doppia. I mercati maggiori: Cina (l'importatore è Huawei, il gigante dei telefonini), Thailandia (distribuisce Cremonini, altro gigante ma della ristorazione), Giappone, Stati Uniti, Centr'America, Nord Europa, Germania, Malesia, Lussemburgo... Il Granducato pesa molto sul

- Tutto il mondo del volontariato riminese, lo staff e il Consiglio direttivo di Volontarimini si uniscono al dolore della famiglia per la perdita del caro amico Franco Fattori (nella foto), storico dj della Slego e colonna portante nella comunicazione sociale del territorio. In queste circostanze mancano indubbiamente le parole, restano però i ricordi di un amico e un maestro che con la sua professionalità e dedizione ha contribuito a far crescere il mondo dell’associazionismo locale, portando avanti in questi anni una silenziosa ma tenace battaglia, affinché anche le notizie della solidarietà trovassero la giusta visibilità e il meritato spazio sui media e la stampa locale. Franco era conosciuto da tutti, per il suo passato musicale come dj e le sue tante passioni, dallo squash, alla vela, fino

fatturato e l'aggancio nasce per puro “caso” grazie alla naturale ospitalità romagnola. Vinitaly a Verona, nel 2011. Si avvicina Nello e gli chiede colpito dalla bellezza di una bottiglia chiusa: “Mi fai assaggiare quel vino?”. Davide: “Sì, venga pure, venga pure”. Quel signore insieme al socio Daniele Pupita (un italo-lussemburghese di origine umbra) gestisce cinque ristoranti in Lussemburgo. Ai loro tavoli le bottiglie ambasciatrici del Riminese nel mondo costano 60 euro. I contatti, la cantina Enio Ottaviani li aggancia in due fiere: Vinitaly a Verona e quella di Duesseldorf in Germania. Racconta Massimo, 42 anni, un passato da difensore nel Cattolica Calcio: “La vera fiera inizia quando finisce: si va a cercare di concretizzare i contatti”. Instaurato il rapporto commerciale, i quattro cugini invitano

gli ospiti a visitare cantina e vigneti a San Clemente, nell'oasi del Conca. E' una visita, prima ancora che di prodotto, culturale: la cantina, i vigneti, le bellezze artistiche e paesaggistiche della Valconca. Ai fornelli Loredana, madre di Davide e

Massimo, cucina solo specialità di queste terre. Massimo Lorenzi: “Il valore aggiunto è la nostra cultura, i nostri usi e costumi, la tavola apparecchiata per far vedere che si è romagnoli. Il vino si fa in tutto il mondo e anche bene. Le differenze

sono altre. Quando vado in giro per il mondo a vendere, parlo un'ora di Rimini e 5 minuti di vino”. Queste differenze culturali, i quattro giovani le catapultano anche nelle fiere. A Vinitaly, si portano un cuoco che prepara i nostri

piatti; in media servono 5-600 coperti. Ogni anno la loro azienda (tenuta come un giardino) è visitata da circa 3mila persone; un terzo dall'estero. Organizzano due feste l'anno per i clienti: in estate e autunno. La loro filosofia può essere sintetizzata in “Facciamo il vino per gli amici”. Lo slogan, in inglese (we make wines for friends), campeggia anche sulla contro-etichetta. Massimo: “Lavoriamo con questa passione. Con i nostri vini vogliamo essere ambasciatori della Romagna nel mondo; vogliamo creare una rete di amici”. Intraprendenti commercianti gli eredi Ottaviani, non meno che bravi vignaioli. Hanno due etichette di punta con nomi che richiamano la nostra cultura: “Caciara” (il rosso) e Clemente Primo (il bianco). Il “Caciara” ha vinto il “Popwine” 2016 della Gazzetta dello Sport; premio al miglior rapporto qualità/prezzo. L'azienda venne fondata da Enio Ottaviani a San Giovanni in Marignano una sessantina d'anni fa. Inizia come commerciante, poi inizia a vinificare, prima acquistando le uve, poi si orlano le mani di terra e vigneti. Con i nipoti le storie continuano. Prosit (salute), dicevano i latini.

In ricordo di Franco Fattori. Ci mancherai Il 26 maggio si è spento Franco Fattori, giornalista per il volontariato e storico dj dello Slego alla lettura. Per molti è stato un insegnante, divulgando all’epoca dello Slego note ancora troppo poco conosciute, spaziando tra i vari generi: punk, new wave, jazz, be bop, cool, primo free, le opere di Puccini e le ouverture di Rossini, Bellini, Mozart e Verdi. Sapeva prendersi in giro e con la sua ironia giornalistica era in grado di strappare un sorriso a tutti. In ufficio, a volte, dedicava a qualcuno di noi una fantomatica pagina di giornale, ironizzando su qualche evento. Sapeva districarsi con le parole,

per far passare le sue idee, e non sempre ne aveva voglia, come spesso accade a chi sa intuire un’innovazione. Amava la natura e gli animali... aveva un grande affetto per i suoi cani, Lillo e Minni, che lo seguivano dappertutto e non appena si allontanava piangevano sconsolati. E lui con un

ma lo faceva sempre con umiltà. I suoi articoli erano graffianti, capaci di catturare l’attenzione. Franco non amava mettersi in mostra, ma era sempre in prima fila per aiutare e supportare un amico, a volte anche a discapito di se stesso. E poi quando si

arrabbiava, c’era poco da scherzare... ma subito dopo era pronto a darti una pacca sulla spalla per ricominciare. Perché Franco era così, genuino e senza filtri. Per molti versi era un precursore, sapeva vedere lontano, ma a volte si doveva scontrare

volontarimini@volontarimini.it

sorriso sulle labbra di tenerezza faceva finta di rimproverarli per il troppo baccano. Ci mancheranno il suo appoggio, il confronto stimolante e i suoi insegnamenti. Ci mancheranno anche i suoi rimproveri, le sue arrabbiature, le innocue litigate, non sempre condivise ma finalizzate a fare ancora meglio e a trovare soluzioni efficaci. Abbiamo condiviso con lui soddisfazioni e momenti critici, entusiasmi e tristezze, sogni e delusioni... Ci ricorderemo la forza con cui ha affrontato questi tre anni di malattia, senza lamentarsi e rispettando le scadenze lavorative... Ci ricorderemo il suo amore per gli animali e per la musica; la sua generosità e professionalità... Ci ricorderemo un caro amico che porteremo sempre nei nostri cuori.


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RICCIONE

La città lo dovrebbe ricordare e far conoscere Uno dei “padri” della Riccione di oggi

ALLEGRO MA NON TROPPO

Spigolature

degli Scrondi

SGAMBETTI-LUMACHINE-ABISSINIA-PUZZA... Sgambetti - Leggiamo: “Protesi al ginocchio al Ceccarini nuova tecnica con i-Pad in sala operatoria”. Grande soddisfazione negli ambienti del Pd. Così potranno continuare a farsi gli sgambetti con maggiore serenità... Disabili - Leggiamo: “Disabili, odissea sul marciapiede”. Dice il saggio: ‘Un po’ di carrozzina per uno non farebbe male a nessuno’. Così impari!... Estate riccionese - Leggiamo: “Estate riccionese tra moda, musica e sport”. Cazzeggiamenti d’estate... Lumachine - Leggiamo: “Annullata la sagra della lumachina per colpa della Tosap”. Una tassa troppo golosa di lumachine?... Sport da macello - Leggiamo: “Una cittadella dello sport nell’ex macello”. Detta così è poco invitante per gli sportivi... Abissinia - Leggiamo: “Incontro del Pd: ‘Quale futuro per l’Abissinia’”. Per i non riccionesi il messaggio è molto ambiguo... Comunali - Leggiamo: “Comune, la protesta dei dipendenti: ‘Contro di noi atteggiamento rancoroso’”. Dipendenti pubblici usati come caprio espiatorio della politica?... Espulso - Leggiamo: “Emanuele Montanari sbattuto fuori da Noi Riccionesi”. E’ ora di fondare Noi Spontricciolesi!... Espositori - Leggiamo: “Furbetti degli espositori, ma chi esagera chiude”. L’espositore è mobile e ama il marciapiede?... Naso elettronico - Leggiamo: “Il naso elettronico scova i cattivi odori”. La notizia ha creato grande panico in città. E adesso non si può più neanche scoreggiare?... Camusso-Tosi - Leggiamo: “Inaugurazione nuova sede Cgil, Camusso sfida la Tosi”. Povera Renata, lei così mingherlina...

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Turismo storia. Sebastiano Amati, un pioniere con l'anima dei luoghi - Colmare il vuoto è ciò che è stato chiesto dai convenuti, numerosi, durante la presentazione del valente libro “Sebastiano Amati – genealogia di una famiglia e di una città” scritto da Rodolfo Francesconi e da Alberto Spadoni (Raffaelli Editore). Non una rivendicazione, ma una richiesta pacata generata dalla meraviglia di scoprire che dell’operato di Sebastiano Amati, uno dei padri - se non il padre - della Riccione conosciuta in tutto il mondo quale città turistica che fa tendenza e detta le mode, pochissimo è stato detto. Tanto è stato scritto sui pionieri e sui filantropi che hanno operato a Riccione e per Riccione da storici e appassionati. Per dire di un fatto, è nel sapere di tutti, ormai, la famosa distribuzione di minestre calde ai poveri ad opera di Maria Boormann Ceccarini nell’inverno del 1895; fino a “ieri” pochissimi sapevano che padre dell’iniziativa fu l’allora Consigliere Comunale Amati Sebastiano che in una lettera del 16 febbraio chiedeva alla Signora Maria di adoperarsi per far fronte all’emergenza. “Una Commissione di paesani, opportunamente, ha provvisto di minestre i più poveri aprendo una sottoscrizione all’uopo. La Signora Maria Ceccarini, la fata benefica di Ric-

Impegnato anche socialmente. Fu tra i fautori dell'indipendenza di Riccione da Rimini. Sua l'idea della litoranea Rimini-Riccione avversata dai commerci riminesi FOCUS

di Teresio Spadoni cione, vi ha contribuito con lire 100. Fin da domenica scorsa è cominciata la distribuzione di circa 250 minestre al giorno.” (giornale “Italia”, 21 febbraio). Entrambi hanno operato insieme spesso per il bene della borgata. Riccione, dunque, si è dimenticata di chi l’ha generata, svezzata e cresciuta fino a darle gambe sufficientemente robuste per camminare da sola. Non un monumento, una piazza, una via, è stata a lui dedicata; un cippo, una targa, qualcosa che faccia dire a un passante distratto “chi era questo?”. A volte succede; a volte capita di chiederci perché un fatto, un avvenimento che stazionava chissà da quanto tempo nell’oblio risalga improvvisamente la mente irrompendo sulla

scena come fosse una boa bloccata in fondo al mare che, liberata dalla catena, guadagna la superficie con forza travolgente. Una risposta, scientifica, forse, potrebbe darcela l’Alberto Spadoni, già valente psichiatra. Non si può che rendere merito, dunque, al duo Francesconi/ Spadoni per aver portato quei fatti, frutto di una appassionata e rigorosa ricerca storica all’evidenza comune, spostando, arricchendola, il baricentro della bibliografia riccionese. Il libro parte dalla narrazione delle vicende di un certo William MacAlister che nasce in Scozia nel 1797 per arrivare a raccontare quelle non meno avventurose di Sebastiano Amati, e il suo operato, percorrendo più di un secolo di storia. Sull’operato del nostro personaggio rimando alla lettura del libro; ciò che qui mi preme sottolineare è che neanche il genio più grande può essere avulso dal periodo storico nel quale vive. Sembra perfino banale ricordare che nessun seme germoglia e fruttifica se non è deposto in quel preciso terreno e in quella particolare stagione. Bene hanno fatto, dunque gli autori, non solo a costruire la genealogia di Sebastiano raccontando le origini, ma anche e soprattutto, a collocarlo nel periodo socio-storico-po-

litico, nel quale ha generato quelle idee che tanto frutto hanno dato a questi luoghi e agli abitanti. “La vocazione degli Amati, dice Alberto, era dare lavoro agli abitanti di quella piccola e povera comunità”. Era figlio di Emilio che, cacciato dai parenti per aver suonato le campane a distesa della chiesa di Savignano in segno di giubilo per la costituita Repubblica Romana (9 febbraio 1849), decise (aveva diciassette anni) di iniziare la sua vita stabilendosi nella povera borgata di Riccione dove era giunto coi soli panni che aveva addosso e un sacco di iuta contenente pochi attrezzi da falegname. Un efficace riassunto del carattere del personaggio lo troviamo in queste brevi righe: “A chi cerca di ricostruire dopo più di un secolo la storia delle sue imprese in terra ferma capita spesso di immaginarlo a Riccione come fosse a bordo del veliero in piena burrasca e con responsabilità di coman-


RICCIONE BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it

Rotto con il sindaco Tosi. Serve alla città

do, deciso a venirne fuori senza sacrificare l’equipaggio e tantomeno la nave. Questo pare fosse lo stile duro e irremovibile del suo piglio da imprenditore e da politico. Avere una lucida conoscenza delle cose da fare (per mantenere la rotta), saperle disporre a seconda del criterio d’urgenza, comunicarle in cabina (ai fratelli responsabili) per confrontarle con le loro e giungere rapidamente a un progetto condiviso, parlarne ai compaesani (in coperta) con l’intento di segnalare le difficoltà del compito senza spegnere la speranza. Il tutto con sollecitudine, (prima che cada il vento).” Sebastiano fu un politico, un

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La sua avventurosa vita in un libro di Rodolfo Francesconi e Alberto Spadoni LA POLITICA

La copertina del libro

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imprenditore, un visionario. Nel 1894 parte con una campagna per promuovere la costruzione di una strada litoranea che colleghi Rimini con Riccione. Tiene conferenze e scrive articoli che il giornale “Italia” puntualmente pubblica; quando ritiene che il dibattito intorno all’argomento sia sufficientemente acceso, porta l’argomento in Giunta e qui... nel 1902 il problema era ancora lontano dall’essere risolto; ma lui continua ad affrontarlo “con garbo politico, con il giusto calore e una evidente competenza: era più facile affrontare con un veliero una grossa burrasca, per la capacità tecnica e l’umana fratellanza dell’equipaggio, che vincere la tenace resistenza degli avversari in Consiglio Municipale.” Le resistenze maggiori erano promosse dall’ostracismo dei commercianti riminesi che vedevano nella costruzione della strada, col conseguente sviluppo turistico della borgata riccionese, un pericolo per i loro affari. La lettura del libro, nonostante il rigore storico degli accadimenti raccontati, risulta piacevole come un buon romanzo. Giova infine riportare la frase che Meldini ha detto nella presentazione: “Gli autori con questo libro non hanno messo in luce una parentela, ma un’eredità”. Sebastiano l'antenato di entrambi.

Montanari, il grillo parlante della politica riccionese - Emanuele (Lele per gli amici) Montanari è uscito dal gruppo Noi riccionesi, la compagine del sindaco Renata Tosi che ha in Nanà Arcuri la mente, a volte arguta, a volte troppo arguta che passa dall'altra parte, come quel signore che voleva salire a cavallo con troppa foga. Voterà, Montanari, con la sua ex maggioranza, volta per volta. Come dice lui: “Non voglio fare la scimmietta e ed alzare le mani a comando”. Dovevano essere in 4-5 i transfughi della Tosi, alla fine è rimasto da solo Montanari. Ma poco gli importa, anzi. Eppure una figura simile serve alla Tosi e alla città. Al sindaco perché potrà sempre tenere sui tizzoni ardenti i suoi ed una gestione del potere con le classiche logiche del potere. Quello che ruota nel sottobosco della politica, fatto di appartenenza e casacche. Alla città perché Montanari quando sente una mezza voce di illegalità sa farla sapere ai riccionesi. Ecco, prima di

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RICCIONESITA'

Gian Luca Pasolini, un riccionese a Dubai Il tenore Gian Luca Pasolini

Lele Montanari essere un politico Montanari è un riccionese del porto. Ha il privilegio di abitarvi con magnifico affaccio nella casa degli antenati, che gli amici un po' gli invidiano. A modo suo, Montanari è credibile. Viene dal Pci, per il quale ha ricoperto ruoli importanti, consigliere comunale, presidente delle farmacie (dava in beneficenza l'emolumento). Poi, per spirito critico ed un po' anarchico, l'ha abbandonato per la lista Tosi. Spesso esagera nelle sue denunce; vede il marcio ovunque e dietro quasi tutti gli atti amministrativi. Quando non è proprio così. Insomma, Montanari farà sapere all'opinione pubblica fatti che spesso stanno solo nel Palazzo. Se lo farà con argomentazioni e riflessione, aiuterà la Tosi a governare meglio.

- Altra tappa di prestigio per il tenore Gian Luca Pasolini. Il cantante riccionese lo scorso maggio ha cantato nel ricchissimo emirato del Dubai. Ha portato in scena alcune arie del suo repertorio. Lì lavora un altro giovane riccionese, Lucio Conti. Lo scorso 30 maggio, ha cantato lo “Stabat Mater”

di Rossini nella bellissima chiesa dei Servi a Bologna in occcasione del ricollocamento dopo il restauro di una pala d'altare del Cimabue. Pasolini ha calcato alcuni dei teatri più importanti del mondo: la Scala di Milano (il tempio della lirica mondiale), la Fenice di Venezia, San Pietroburgo, Tokio, Manila, Ekaterinburg. Spesso è invitato ad Astana, la nuova e scintillante capitale del Kazakistan. Qui è stato costruito, ex novo, un teatro dell'opera all'italiana ricoperto d'oro zecchinoche è una meraviglia. Lo scorso inverno è stato invitato in Giappone per cantare un'opera giapponese, prosecuzione della nostra Madame Butterfly.

ALLEGRO MA NON TROPPO - Multa di 50 euro a chi passeggia a torso nudo o in costume su viale Ceccarini: rispetto del decoro o mossa per far cassa?

La circolare diffusa dall’ufficio stampa del comune di Riccione parla chiaro. In materia di salvaguardia del decoro sarà applicata una sanzione di cinquanta euro a chiun-

l’esposizione delle merci presso le attività commerciali. Lo scopo è quello di innalzare il livello qualitativo del vivere bene nella città, con annesso miglioramento e mantenimento del decoro urbano, senza però penalizzare l’offerta turistica, come il normale afflusso turistico marehotel nelle zone a densa affluenza. Rispetto del decoro, dunque.

Questo splendido manifesto pubblicitario è decoroso o indecoroso?

to a norme scritte nero su bianco, viene facile ragionare sul concetto di “decoro”. Parola fraintendibile per definizione; rispetto delle norme per il mantenimento delle normali regole civili per alcuni, aspetto sostanzialmente capace di cambiamento nel tempo per altri. É pur vero che spettacoli non certo “decorosi” e contrari al pu-

Tosi, mutandoni ai turisti Torso nudo. 50 euro di multa. Ah, devono fare cassa! di Emanuele Foschi que passeggi in costume da bagno o a torso nudo nelle zone a traffico limitato di viale Ceccarini, corrispondenti a piazzale Dante, viale Gramsci, e diverse vie limitrofe, ad eccezione di piazzale Roma adiacente la spiaggia. La disposizione, riconfermata nuovamente anche per questa stagione, si pone in linea con la volontà di valorizzare l’immagine della città sotto il profilo turistico e, insieme ai controlli partiti, garantire inoltre il rispetto del-

Questa, in sintesi la motivazione del provvedimento adottato dalla giunta comunale, teso a salvaguardare il normale e giusto svolgersi della stagione turistica, nella misura in cui è possibile lavorare insieme per rafforzare il buon senso nel rispetto di tutti. Lontani dal valor assumere necessariamente una posizione polemica o controcorrente rispet-

dore, oltre che all’immagine, capita spesso di vederne per le nostre strade durante la stagione estiva. La visione di certe nudità, neanche tanto ben celate, possono effettivamente turbare il sentire comune di molti. Non è questione di bigottismo o quant’altro. Il rispetto di norme stabilite all’interno di una collettività è giusto e necessario, al fine del bene della cosa pubblica, ed evitare derive poco auspicabili. D’altra parte è giusto ricor-

dare che il “decoro” non è un concetto fermo e immobile nel tempo. Cambia, come cambia la società. Una cosa che oggi può disturbare la morale comune, domani non farà né caldo né freddo. Paradossale inoltre è il caso di Benito Mussolini, che negli

anni Trenta si mostrava spesso a petto nudo proprio su viale Ceccarini. In barba ai podestà del tempo. Viene automatico chiedersi allora se la giunta comunale può decidere cosa appartenga al “decoro” e cosa invece non lo sia. Dopotutto si parla di Riccione che, giustamente, ha dalla sua

una decennale tradizione di magnificenza derivata da una perfetta gestione della propria immagine. Ma la storia di questa città è legata anche ad un forte senso di libertà che non ha mai negato ai propri turisti il piacere di essere sé stessa, adeguandosi però i tempi che cambiano e, spesso, anticipandoli. Mare, shopping, divertimento sono termini interscambiali per un normale frequentatore di queste zone, viale Ceccarini soprattutto. E non è infrequente che turisti, a torto o a ragione, non riescano a separarli nello svolgersi della loro vacanza. Quindi, chi sbaglia paga? Di tasca sua, peraltro? É' sì giusta una regolamentazione, ma esagerata una sanzione amministrativa, circoscritta solo ad alcune poche zone. Ad essere un pelino maliziosi non sarebbe neanche tanto fuori dalla realtà parlare di una mossa ad hoc, ossia organizzata ed approvata dalla giunta comunale con il chiaro intento di portare soldi alle proprie casse. Accorta mossa non deprecabile a priori, ma comunque depositaria di una macchiolina sullo splendido quadro della città.



RICCIONE

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- Le giornate di approfondimento sulla figura di Adriano Olivetti intitolate “Alla scoperta di un sogno possibile - Adriano Olivetti un uomo oltre...” volute ed organizzate dall’Associazione “LE NUVOLE” di Riccione si sono oramai concluse ma non è terminato l’eco che hanno lasciato negli animi e nelle menti dei partecipanti incuriositi ed attenti. L’Associazione “LE NUVOLE”, nel proporre tale manifestazione, si è posta tre obiettivi principali. Il primo obiettivo era quello di cercare di rispondere a tre quesiti: Come è stato possibile che il progetto olivettiano sia rimasto sconosciuto ai più per oltre cinquant’anni? Come mai proprio oggi la figura di Adriano Olivetti e il suo modello vengono prepotentemente riscoperti? Come può, questo modello, essere oggi applicato nella moderna struttura sociale, produttiva ed amministrativa? Il secondo obiettivo era quello di amplificare la storia ed il messaggio olivettiano per tramite della scuola rivolgendoci ai giovani anche attraverso uno spettacolo musicale. Il terzo obiettivo era quello di fornire alla città di Riccione un evento culturale di rilievo in una forma innovativa e trasversale per tutta la cittadinanza. Gli incontri con il professor Zamagni, il dottor de’ Liguori e il dottor Mori hanno dato risposte univoche ai quesiti che ci siamo posti. Il progetto di Adriano Olivetti, che si è realizzato nel cosiddetto “Stile Olivettiano”, vede coinvolti più settori, dall’organizzazione del lavoro in fabbrica, ai servizi sociali, alle biblioteche, all’urbanistica, alla cultura e all’arte, all’organizzazione politica della società e mette al centro la persona, sia come espressione del lavoratore della fabbrica piuttosto che del cittadino della Comunità. Questa visione, che ha la sua centralità nell’uomo, sfugge completamente alle ideologie predominanti del secolo scorso: il capitalismo e il socialismo. Il primo si concentra sulla produzione del capitale e l’uomo viene messo a servizio di quest’ultimo, il secondo si concentra sulla collettività nella quale la persona perde la propria individualità in favore di una aggregazione socialista. Il modello olivettiano fu boicottato sin dagli inizi e Adriano Olivetti si trovò a dover affrontare mille difficoltà di carattere politico, finanziario ed amministrativo. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1960, il ramo elettronico della Olivetti venne ceduto agli americani della General Eletric e gli amministratori che si avvicendarono alla guida della Olivetti la portarono verso il modello capitalista. Negli anni ’80 sotto la guida di De Benedetti e grazie al boom informatico dei personal computer il nome Olivetti ritornò alla ribalta perdendo però gran parte di quelle competenze economico/produttive maturate negli anni precedenti a favore di competenze puramente finanziarie che ridussero progressivamente il valore dell’azienda fino ad arrivare ai giorni nostri in cui Olivetti é una società di proprietà di

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I 100 anni della nascita di Adriano Olivetti ricordati a Rccione dall'associazione le Nuvole

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‘Noi siamo il nostro futuro’ Marco Zangheri e il prestigioso economista Stefano Zamagni

COMUNITA' di Marco Zangheri Telecom Italia capace di perdere qualche decina di milioni all’anno senza una chiara prospettiva per il futuro. Il modello realizzato da Adriano Olivetti creava ricchezza che veniva ridistribuita verso i lavoratori sotto forma, oltre che di migliori salari e stipendi, anche di servizi alla persona e non solo servizi sociali e sanitari ma anche culturali perché Olivetti credeva che un lavoratore più colto, più preparato potesse integrarsi meglio nella organizzazione del lavoro, che potesse produrre di più e meglio aiutando l’organizzazione stessa nell’ottenimento di tempi e prodotti migliori. Gli industriali del tempo, Fiat in primis, tendevano ad ottimizzare solo i profitti considerando il lavoratore a servizio della fabbrica. La visione di Adriano Olivetti andava oltre la fabbrica infatti progettò l’organizzazione sociale dello Stato che, uscito sconfitto e distrutto dalla guerra, doveva ricostruirsi. Il suo progetto è formulato dettagliatamente nel libro “Ordine Politico delle Comunità” scritto durante il suo esilio in Svizzera. Era un progetto ambizioso, fuori dagli schemi, basato su una concezione cristiana/socialista della società e fu ostacolato dalla classe politica dell’epoca perché prevedeva la cosiddetta “democrazia senza partiti” dove l’uomo, tecnicamente preparato e assistito da tutta la comunità, governava su un territorio omogeneo. L’ingresso in politica, presentandosi alle elezioni politiche del 1958 con il Movimento di Comunità, fu forse avventato ma motivato dall’idea che il consenso raccolto nelle comunità nate nel Canavese era altissimo e che il nome Olivetti era sinonimo di ottime condizioni socio economico tra i lavoratori. Fu una cocente sconfitta, Adriano Olivetti conquistò un solo seggio in Senato che dopo un anno lasciò al fidato Franco Ferrarrotti. Anche i rapporti con i sindacati erano tesi. In Olivetti era stato istituito il Consiglio di Fabbrica che prevedeva la partecipazione diretta dei lavoratori assieme alle delegazioni sindacali per le decisioni da prendere nell’ambito dei servizi sociali, sanitari e ricreativi. Questa ingerenza nel potere sindacale non era gradita dagli organi superiori dei sindacati pur dimostrandosi un ottima soluzione dal punto di vista dell’integrazione dei lavoratori nei circuiti decisionali aziendali. Adriano Olivetti aveva contro: la Confindustria e gli industriali, i partiti politici sia di destra che di sinistra, le confederazioni Sindacali. Dalla sua parte c’erano gli uomini suoi collaboratori a tutti i livelli, operai piuttosto che dirigenti, persone trattate come tali al di là del

loro ruolo aziendale o sociale, era questo lo scopo della sua vita dare un senso alla persona stessa collocandola dove essa stessa avesse voluto collocarsi, fornendole tutti gli strumenti necessari affinché le sue doti potessero essere esaltate nella scoperta e valorizzazione delle virtù fondamentali di amore, verità, giustizia, cultura e bellezza. Questa avversione verso il pensiero olivettiano si è protratta fino ad oggi, tempo in cui è stato prepotentemente riscoperto a causa dell’evidente fallimento dei sistemi capitalisti e socialisti attraversati dalle crisi sociali, economiche e finanziarie. La forza nuova che spinge ver-

so il modello olivettiano di matrice cristiana è la centralità dell’uomo, uomo considerato in funzione della comunità ossia elemento di un equilibrio diffuso, uomo che si interroga per sé ma che dà le risposte per la comunità, uomo che sfrutta e alimenta le sue conoscenze e le diffonde agli altri per un miglior stile di vita comune e universale. Il dottor Roberto Mori fu dipendente Olivetti, nacque ad Ivrea da genitori emigrati dal polesine entrambi operai Olivetti, frequentò la scuola di formazione in Olivetti e usufruì dei servizi aziendali, quando racconta quelle esperienze si sente una vibrazione, un emozione ed un attaccamento a quella realtà

che va al di là della stima verso l’azienda che gli ha dato un lavoro e una sicurezza economica. È lui stesso che ci dice che l’esperienza Olivetti gli ha lasciato un segno indelebile, che si diventa un tutt’uno con lo “Stile Olivettiano” e che è diventato uomo grazie a quegli insegnamenti formativi, di educazione e di rispetto verso il prossimo. Il professor Zamagni ci dice che, fortunatamente, ci sono anche oggi imprenditori cosiddetti “illuminati” che cercano di mettere al centro dell’attività produttiva l’uomo e queste realtà sono quelle che oggi riescono a difendersi meglio dalla crisi. Un impresa attenta ai suoi lavoratori sarà sempre vincente, primo perché potrà contare sulla piena collaborazione di tutti anche nei sacrifici a volte necessari per superare i periodi più difficili, secondo perché si crea una identità così forte che il patto di corresponsabilità nella gestione aziendale è naturale e crea sinergie utili a superare le difficoltà ma anche a migliorare il processo produttivo e a creare innovazione. Il dottor Beniamino de’ Liguori si occupa, attraverso le Edizioni di Comunità e la Fondazione Adriano Olivetti, di promuovere la divulgazione del modello olivettiano attraverso una iniziativa chiamata “Lezioni Olivettiane” che da qualche tempo gira l’Italia invitato dalle

scuole, associazioni, librerie, ecc. Il messaggio, forte ed intenso, che ci viene da questa collaborazione è che è necessario ed indispensabile farlo, che l’esperienza che Adriano Olivetti ci ha lasciato deve essere messa a conoscenza di quante più persone possibile, sopratutto tra i ragazzi delle scuole, la nostra futura classe dirigente. Orientare la pubblica opinione verso gli ideali espressi dal modello olivettiano significa creare una nuova via di sviluppo sociale alla quale poi si collega tutto il resto: economia, produzione, politica, innovazione, ambiente, cultura, sviluppo. Perché mettere al centro l’uomo significa riconoscergli il suo ruolo naturale di elemento fondamentale nell’organismo sociale. “Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana, essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato, suona solamente per la parte migliore di noi stessi vibra ogni qual volta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza.” L’impegno dell’Associazione “LE NUVOLE” è stato grande ed intenso. L’organizzazione di tale manifestazione ha significato l’impiego gratuito di tempo e di strumenti da parte dei referenti l’associazione e la nostra soddisfazione è quella di esserci riusciti. Il nostro rammarico è quello che le istituzioni non hanno colto in pieno questo sforzo con il quale, gratuitamente, si consegnava alla città un evento culturale nuovo ed attuale. È mancata la partecipazione dei rappresentanti le istituzioni ed è mancata la necessaria propaganda attraverso i canali istituzionali. Ringraziamo pubblicamente coloro che hanno partecipato a titolo assolutamente gratuito alla manifestazione portando la loro competenza divulgativa: il professore Stefano Zamagni, il dottore Beniamino de’ Liguori Carino e il dottore Roberto Mori. Un ringraziamento alle Voci del Tempo che con il loro spettacolo ci hanno fatto emozionare nel ricordo di Adriano Olivetti, grazie a Marco Peroni, Marco Congiu e Mao. Un ringraziamento al Preside Professore Paride Principe del Liceo Volta/Fellini di Riccione e al Preside dell’ISSIS P.Gobetti/de Gasperi di Morciano Professoressa Daniela Massimiliani e alla Professoressa referente Angela Frisenda perché hanno subito creduto nel progetto e ci hanno aiutato nel realizzarlo. Un ringraziamento a Francesca Limana della Fondazione Adriano Olivetti per la sua disponibilità ed attenzione. Un ringraziamento alla Fondazione Adriano Olivetti e alle Edizioni di Comunità per il loro lavoro di diffusione del messaggio olivettiano.


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RICCIONE

L'obiettivo di Stefano Giuliodori, il nuovo presidente. L'albergatore che si è inventato i bike hotel

“Portare il circolo a 100 soci” - Stefano Giuliodori è il nuovo presidente del Circolo nautico di Riccione. Eletto lo scorso 12 marzo, succede a Flavio Berni, rimasto come probiviro. Iscritto da una ventina d'anni, ha cuore velista che per ragioni di tempo esce con una barca a motore. Racconta: “Per me il mare è la prima cosa; ci vuole il tempo ed allora me lo godo col motore. Esco 2-3 volte la settimana; inizio a metà marzo e mi fermo alla fine di ottobre. In passato ho fatto anche delle gare; a vela”. Il neo presidente inizia a 18-19 anni col wind surf. “E' da lì che mi sono appassionato alla vela”, ricorda. Nel suo curriculum sportivo anche tre italiani: “sempre tra gli ultimi ma con soddisfazione”. Ha scritto un manuale, “Teoria e didattica della tavola a vela” per l'Accademia navale di Livorno. Dopo l'asse, acquista un catamarano classe A. Sostituito da un'imbarcazione a vela con deriva fissa. La sua barca di oggi è un'Aprea Mare, un gozzo del 1993: ben tenuto e con coperta in tek. Poesia ma anche pesca per Giuliodori: seppie e cozze le prede ambite. Cinque i punti della sua presidenza da qui alla scaden-

Sei punti da raggiungere in 4 anni. Uno è ristrutturare la sede e condividerla con la citttà come punto di incontro

UOMINI

Consiglio, vice Marco Mazzetti - Il consiglio è composto da sette persone. Ognuno ha un ruolo. L'organigramma completo. Presidente Stefano Giuliodori Vice Marco Mazzetti Consiglieri Daniele Fabbro (segretario), Stefano Righetti (responsabile infrastrutture), Mario Gnoli (Saviolina), Giuseppe Dimilta (settore sportivo), Aimone Fabbri (scuola vela). Presidente onorario Guglielmo Stracci

CIVILTA' DEL MARE

za del mandato tra quattro anni. Dice: “La cosa più importante è la scuola vela. Facciamo corsi per bambini dal 13 giugno al 10 settembre. Il sabato e la domenica anche per gli adulti. Far innamorare i giovani del mare e dello sport velico è il nostro obiettivo fondamentale. Andare per mare aiuta a diventare persone fatte bene: dà rispetto, dà forza, aiuta a riflettere”. “Il nostro secondo punto continua Giuliodori, titolare del “Dory”, uno degli alberghi più importanti di Riccione - è programmare attività agononistiche.

Il presidente Stefano Giuliodori con il consigliere Mario Gnoli

Come terzo elemento è dare buoni servizi ai nostri soci: controllo barche, assistenza all'ormeggio, informazioni meteo. Il quarto punto è legato alla storia di Riccione. Siamo gli armatori della Saviolina, barca del 1928, tutelata come bene storico. E' ambasciatrice di Riccione. Voglio ricordare che

è difficile da governare e che le uscite necessitano di condizioni meteo ottimali. Vorremmo mettere lo storico natante a disposizione del club solo che ha bisogno di minimo quattro persone di equipaggio. La Saviolina partecipa alle sfilate organizzare dall'associazione Mariegola Il 23 e 24 luglio,

avremo la Festa del Mare organizzata dal Comune di Riccione, con la nostra collaborazione”. “Il quinto obiettivo - riflette Giuliodori, sposato, due figli, Francesco e Federica - è la nostra sede. E' vintage. L'è vecia, detta in dialetto. Nella consapevolezza che Riccione è uno dei circoli più vecchi

d'Italia (siamo nati nel 1933), ci vorremmo mettere mano. Si trova in uno dei posti più belli della città e la vorremmo aprire a qualsiasi tipo di incontri: conferenze, aperitivi, meeting. Insomma, la vorremmo condividere con la città”. Il sesto, ed ultimo punto, è raddoppiare il numero degli iscritti; oggi sono una cinquantina. “Difficile da raggiungere, ma ci dobbiamo provare”. Dopo il mare, la passione di Giuliodori è la bici. Ne ha fatto anche un'attività economica con la quale è riuscito a destagionalizzare il suo albergo (il “Dory”) e non solo (14 alberghi a Riccione, 10 a Rimini e 10 Cattolica). Nel 1998, è stato il promotore di Riccione Bike Hotel. Nel 2000, di quello italiano (Italy Bike) del quale è presidente. I club di prodotto partecipano ad una decina di fiere nel mondo: Toronto, Londra, Israele, Las Vegas... I risultati sono incredibili, solo che si perdono clienti per le buche che fanno diventare le strade pericolose. Il suo albergo ospita, in media, 1.500 ciclisti l'anno. Dietro c'è un grosso sforzo di marketing.


CONDOMINI-EDILIZIA 19 SUCCESSIONI - AGEVOLAZIONI Giugno 2016

Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444 Domanda Abito in una palazzina composta da quattro appartamenti, due sono di proprietà di un fratello, mentre gli altri due sono proprietari ciascuno di un appartamento. La palazzina è stata completata nel 1990, sopraelevando l’appartamento dei nostri genitori. Non abbiamo certificato la proprietà con la divisione in millesimi in quanto mio fratello non ne vuole sentire parlare. Ora domando se gli altri due fratelli od anche uno solo volessero regolarizzare (anche per il futuro) la proprietà in millesimi, cosa prevede la legge? Risposta Considerato che le tabelle millesimali hanno lo scopo di fissare con certezza il valore delle singole unità immobiliari e di conseguenza il valore delle singole comproprietà sulle parti comuni dell’intero fabbricato con l’intento delle ripartizioni delle spese condominiali ma anche ad altre importanti finalità quali : il calcolo dei quorum costitutivi e delibe-

Esperti rispondono

Condominio, responsabilità del consigliere Leasing immobiliare, che cos'è FOCUS

rativi dell’assemblea condominiale, la manutenzione delle scale, lastrici solari; in assenza dette tabelle possono essere redatte per volontà dei singoli condomini. Qualora vi fossero disaccordi e non si potesse arrivare quindi alla formazione delle tabelle millesimali, è previsto dalla Legge che anche un solo condomino possa rivolgersi, con l’ausilio di un legale, all’Autorità Giudiziaria che, procedendo alla redazione mediante un tecnico competente, rende le tabelle millesimali obbligatorie per tutti i condomini Vincenzo Pupolizio, geometra

Domanda Nel mio appartamento che ho fatto ristrutturare da poco tempo da un’impresa edile sto riscontrando delle macchie di umidità ed inoltre anche problema di intonacatura esterna come evidenziato dalle foto che allego. Il mio tecnico mi consiglia di avvalermi della garanzia di cui all’art. 1669 del codice civile. Risposta Una recentissima sentenza del Tribunale di Firenze del 4/2/2016 ha statuito che: fenomeni quali condensazioni superficiali di umidità la cui causa è la troppa bassa temperatura superficiale delle strutture dovuta ad un non corretto isolamento tecnico delle strutture stesse devono essere qualificati come gravi difetti.

Il fatto di essere (le strutture) scarsamente coibentate comporta il non soddisfacimento delle prestazioni relative alla verifica della condensazione superficiale e della trasmittanza minima di legge. Tali difetti sono palesemente idonei ad incidere sulla salubrità dei locali e quindi a pregiudicare in modo grave il normale godimento e la funzionalità degli stessi ( in questo senso Cassazione civile 2238/2012 ). Per quanto concerne invece i vizi attinenti l’intonacatura esterna il tribunale di Modena con sentenza n. 193 del 27/1/2016 scrive che: “rientrano nella definizione dell’art. 1669 solo se incidono sulla funzionalità e sul godimento dell’immobile, per esempio: sotto il profilo del venir meno della funzione impermeabi-

AL SERVIZIO DEI LETTORI

Condominio - Certificazione energetica Successioni - Consulenza tecnica-legale Esperti rispondono - Avete problemi con i diritti e i doveri nella gestione del vostro condominio? Oppure semplicemente delle curiosità. La Piazza, gratuitamente, apre una rubrica sulle colonne del giornale; potete rivolgervi ai geometri Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, esperto di problemi tecnico-legali, già consulente del Tribunale di Rimini e al libero professionista Marco Secchi. Siete pregati di inviare le vostre domande, brevi e chiare, ai seguenti numeri e indirizzi: 348-3621675. E-mail: lapiazzarimini@libero.it geom.pupolizio@outlook.it secchi.marco92@gmail.com

lizzante dell’intonaco o della compromissione dell’assetto strutturale dell’edificio. Anche la comprensibile insoddisfazione estetica non corrisponde a un grave difetto per cui opera il termine di prescrizione di cui all’art. 1667

comma 3 c.c.. Né la gravità potrebbe desumersi da una ipotetica minore appetibilità commerciale dell’immobile in quanto contraddistinto da quel difetto.” Marco Secchi, geometra



MISANO Via Romagna, 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO (Rn)

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Ne parlano prestigiosi ospiti: Mancuso, Pascale e Cacciari. Conferenze nel giardino della biblioteca

Via Romagna, 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO (Rn)

Lagrandedomanda:ildestinoesisteono? Continua dalla prima

nella filosofia, nelle scienze e nella religione. In molti credono al destino, affermando che tutto quanto sia già predestinato, naturalmente anche le nostre vite. Altri credono che non esista nessun destino e che tutto quanto sia casuale. Altri ancora affermano che il nostro destino ce lo creiamo noi giorno dopo giorno, ma la risposta esatta qual è? Al tema del Destino è dedicata la decima edizione della Biblioteca Illuminata nata da un’idea di Gustavo Cecchini. Tre appuntamenti 28-29-30 giugno nello splendido giardino della Biblioteca, vero e proprio Kepos Epicureo, luogo di riflessione e incontro. Ad aprire la rassegna (martedì 28 giugno) il teologo Vito Mancuso con una lezione dal titolo “Dio e il suo destino”. L’idea di Dio sembra essere scomparsa dall’orizzonte di noi occidentali, sempre più ossessionati da miti effimeri e ormai disposti a vendere al miglior offerente persino la nostra libertà. La sua assenza ci ha lasciati orfani di una guida in grado di orientare l’esistenza verso il bene e la giustizia, e per questo diventa necessario riflettere oggi sulla que-

Risposte dall'arte, scienza, religione. Il nostro destino ce lo creiamo noi giorno dopo giorno?

Vito Mancuso e Antonio Pascale

CULTURA stione del divino. Ma quale Dio? Come possiamo ancora immaginarlo? E quale destino gli è riservato? Vito Mancuso ci condurrà in un viaggio tra le problematiche raffigurazioni della divinità che nei secoli hanno accompagnato la nostra storia. E con coraggio ci sfida a liberarci dall’immagine tradizionale del Padre onnipotente assiso nell’alto dei cieli che ci viene ancora offerta da una Chiesa cattolica che sembra aver modificato il suo linguaggio ma non la sua rigida dottrina. Si riscopre così il valore di una

divinità completamente partecipe nel processo umano, capace di comprendere i principi dell’impersonale e del femminile. Come ha scritto Agostino: “Sebbene non possa esistere alcunché senza Dio, nulla coincide con lui”. Soltanto in questa consapevolezza risiede la possibilità di salvare dall’estinzione la spiritualità e la fede, e di far risorgere quella speranza e quella fiducia

nella vita senza le quali non può esserci futuro per nessuna civiltà. Mercoledì 29 giugno lo scrittore Antonio Pascale risponde alla domanda: esiste il destino in amore? Può l’amore decidere di condurci per strade impervie, dove la ciclicità degli errori commessi altro non alimenta che il desiderio di autenticità dell’amare? Se tutto fosse andato secondo i programmi pre-

Giuliano Pacifero

tadina, scaloppina ai funghi e spiedino di carne, patate al forno e insalata. Vino, dolce e caffè (21 euro). Afferma Giuliano Pacifero, da anni impegnato in Africa: “Un grazie particolare va ai nostri sponsor: Living Sport, Grip Dimension, Fungar,

Centro missionario, cena per il Madagascar dato da Fusco, che come ben sanno i misanesi da decenni hanno sede anche a Misano Adriatuico sul mare. L'appuntamento è il 24 giugno, alle 20, al Centro sociale Del Bianco. Menù: strazzapreti salsiccia e radicchio, tagliatelle alla con-

Gli incontri si tengono presso il giardino della Biblioteca, via Rossini 7, con inizio alle ore 21,30. In caso di maltempo, tutti al Cinema-Teatro Astra.

COMUNITA'

VOLONTARIATO

- Il Centro missionario di Misano Adriatico organizzza una cena di beneficenza. La raccolta fondi sarà inviata per i bambini del Madagascar. Due orfanotrofi gestiti da suor Claudine (sarà presente alla cena) dell'ordine fon-

stabiliti forse non avremmo mai incontrato l’amore della nostra vita e forse il grande amore è uno scherzo del destino. Ma quanto conta la fatalità a determinare il nostro futuro? Forse il Destino in amore è quella porta socchiusa da cui ogni tanto puoi sbirciare e allora vedi che nulla avviene per caso e che tutto ha un senso anche quando sembra non averlo.

Chiusura giovedi 30 giugno con il filosofo Massimo Cacciari che tiene una lectio-magistralis sul destino dell’Europa. Scriveva Nietzsche: “Solo il denaro costringerà l’Europa e stringersi insieme, quando che sia in un’unica potenza”, una profezia che si sta completamente avverando, infatti assistiamo ad un ‘Europa delle banche e della grande finanza e non ad un’Europa dei popoli quale era nel disegno dei grandi padri. Ma fin dove arriva lo sguardo dell’Europa? E perché da tempo non si assiste ad una vera politica mediterranea ma si tende soltanto a realizzare contenitori, scatole, fortilizi e a fare dell’Unione un’entità portata a vivere di sola moneta? Nel cuore di una devastante crisi economica due eventi tragici venuti dall’esterno, come l’ondata immigratoria e il terrorismo islamico, hanno mutato radicalmente il profilo e il significato dello spazio che chiamiamo Europa.

Aratari Vivai, Ghiselli Oro, TMoto, Conad Rio Agina e Tenuta del Monsignore, Pista Go-Kart Riviera Verde. Per prenotare: Giuliano (329.5725995), Thomas (349.8747300), 0541.610251.

Villaggio Argentina, quelli del Comitato al lavoro

Villaggio, quelli del Comitato - Passare in via Grotta, all’altezza del Parco attrezzato del Villaggio Argentina, capita sovente di vedere persone che lavorano alacremente al rinnovamento ed alla manutenzione. Appalti pubblici? No! Tutto gratis. Sono semplicemente volontari del Comitato di quel quartiere. Funziona! Eccome funziona! Altre perle al Villaggio Argentina, insomma. Quelli del Comitato cittadino lo scorso mag-

gio hanno appena concluso una serie di lavori nel parco pubblico e dintorni: messa in sicurezza tribuna (recinzione più cancelli), recinzione parco lato via Grotta (demolizione vecchia staccionata e realizzazione nuova recinzione), manutenzione di tutti i giochi del parco (altalene, scivoli, panchine, dondoli). Questi sono soltanto gli ultimi di un'intensa attività inziata decenni fa. Rappresentano un modello da prendere ad esem-

pio anche nelle altre frazioni di Misano e non solo. Oggi, le pubbliche amministrazioni, causa meno risorse, il loro sciupio ed una umana ed italica disorganizzazione per i beni comuni, non riescono più a far fronte anche a cose minime (tipi sfalcio dell'erba). Dunque, i cittadini sono chiamati ad organizzarsi ed iniziare a fare. Forse il Villaggio insieme al Brasile sono gli esempi migliori di Misano.


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MISANO

Si è spenta a 22 anni lo scorso 17 maggio. Se l'è portata via una leucemia fulminante dalla quale si pensava fosse guarita

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ALLEGRO MA NON TROPPO

Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)

Valentina Simoncini in rosso

Addio Valentina, in cielo troppo presto AMARCORD MAGGIO 2016 - Le ferie scolastiche della Baviera, sono sempre state l’utenza turistica giovanile tedesca più vicina alla Riviera Adriatica e alla quale abbiamo sempre guardato con grande attenzione e attinto in passato a piene mani. Da un po’ di anni a questa parte si sta registrando un collasso di queste presenze. E’ forse scemato l’interesse di queste giovani famiglie? O le ragioni sono da ricercare nella nostra scadente offerta di servizi idonei a farli venire in bassa stagione. Meritiamo l’idoneità a dirigere il movimento turistico? Sicuramente c’è molto da fare e sarà sempre troppo tardi per cominciare. I VENTO DEI METEOROLOGI -Sono quei personaggi che assomigliano molto alle nostre nonne che facevano previsioni meteo del tipo: “ um fa mel agl’i oss, um sa che ven a piov”. Anche questi prevedono il cattivo tempo con largo anticipo, come se anche loro avessero la stessa sensibilità ai dolori articolari. Attenti però! Gli operatori turistici sono incattiviti per i disastri provocati dalle catastrofiche previsioni e potrebbero aiutarli a riflettere meglio. In fondo si chiede loro solo un po’ più di equità, prudenza e coltivare qualche dubbio, giusto per non pensar male. Il vento tira, ma non sempre nella stessa direzione. Siate persone con le ossa e non dateci motivo di credere che tirate l’acqua a qualche mulino. VA TUTTO BENE? - Ci sono diverse nuove situazioni ambientali che appaiono, anno dopo anno, agli occhi “informati” dei misanesi ed ai turisti disinformati, i quali si chiedono stupiti; com’è possibile decidere in buona fede lo scempio del nostro territorio a scapito di utili servizi. Nel terzo millennio ci sono ancora improponibili dirigenti che individuano lo sviluppo turistico della nostra Misano, con altro cemento. Se cosi fosse, ho un’idea: cementifichiamo l’idea. GATTA CI COVA? - Ci sono grandi progetti, che riguardano sempre il nostro territorio, di cui non si parla più da tempo. Questo silenzio incuriosisce e preoccupa al tempo stesso. Cosa ci sarà in futuro nel cilindro magico? Colombe o conigli? Stiamo tranquilli? Io no!

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- La colorata giostra della vita è un grandioso e misterioso labirinto. Quella di Valentina si è fermata a 22 anni lo scorso 17 maggio, lasciando un dolore immenso in Tullia e Nicola, i genitori. Era ricoverata a Bologna per il trapianto del midollo osseo. Doveva affrontare una leucemia fulminante che si pensava vinta. Il male l'aveva colpita nell'adolescenza; il lungo ricovero al San Gerardo di Monza. La guarigione. Il suo sorriso coinvolgente e contagioso. La gioia di Tullia e Nicola. Due persone fatte bene. “Come si diceva una volta: Brava gente”, è l'esclamazione di Gianni, amico di famiglia. Per ringraziare il personale sanitario di Monza e portare un po' di luce ai piccoli ammalati, Valentina, insieme ai ge-

nitori e agli amici, organizzava una cena di beneficenza alla quale partecipavano decine di amici a lavorare e centinaia di amici a tavola. Una festa gioiosa. L'ultima si era tenuta lo scorso 12 marzo a Riccione, presso il tendone della chiesa di San Martino: ore spensierate. Raccolti 6.300 euro per l'associazione “Quelli che con Luca”, un altro ragazzo che non ce l'aveva fatta. La malattia sembrava lontana. Improvvisamente, alla fine di aprile, la luce di Valentina si vela. La corsa a Bologna per il trapianto. Il sole dell'esistenza che si oscura. Sarebbe bello se la vita seguisse

le stagioni eil ritmo della natura: che i genitori non debbano sopravvivere ai figli. Invece. Valentina stava facendo la specialistica in lingue. Chi è entrato in contatto con lei si porta con sé un sorriso con tutti i colori dell'arcobaleno. Colori che aiutano a cogliere gli attimi della giornata come frutti di dono meraviglioso. La pace delle giornate di primavera. Nell'ultimo abbraccio, la chiesa di San Pio a Cattolica era troppo piccola per accogliere familiari ed amici. Scrive Valentina della cena riccionese: “Davvero una bella serata: tanta gente, tanti a darsi una mano, ma soprattutto tanta voglia di sconfiggere

questa maledetta malattia: la leucemia. Il ricavato servirà per finanziare la ricerca molecolare e l’adozione della dottoressa Sarah Tettamanti dell’ospedale San Gerardo di Monza, affinché la ricerca scientifica possa sempre andare avanti anche grazie al nostro piccolo contributo”. Padre Bruno è stato frate al convento San Pellegrino di Misano; nella chiesa ci sono sue icone bellissime. Quando era ad Ancona, una giovane coppia di parrocchiani che aveva appena perso la figlioletta va da lui. Cerca di incoraggiarli. Cerca le immagini giuste per entrare nel profondo della vita: “Pensate che avete danzato con lei per tutto questo tempo...”. Che la terra, Valentina, ti sia lieve.

Fiume Conca, splendore di bellezza mirabile - Sirio Selva è misanese della Cella. Profondo conoscitore, non meno che amante della natura, da decenni scrive poesie. Questa racconta il Conca.

Splendore di bellezza mirabile, o fiume, scendi dolce nella diletta Romagna solatia. Tra i pendii scorre l’acqua del Montefeltro, lassù tramezzo brulli dirupi sorgono fiottì, gorgoglìi d’acqua viva. Fiume, acqua che scorri, addio sorgente, oltrepassi ponti, pietre, argille, sassi. Ecco lassù, Montefiore; maestosa ti sovrasta; al tuo corso arride e guarda laddove la tua acqua torbida, limosa irrompe, dilaga impetuosa. l'irruenza, la forza veemente, sublime dell’acqua in piena al suo passare travolge travolge, cancella e dimena. Nell’acqua stagna, tra gracidìi, ronzii, s’innalzano erette, spontanee stiancee, giunchi, equiseti, licheni, alghe, muschi, funghi. Sei ancora più adorabile quando il cielo si adorna di voli aggraziati: uccelli uccelli volano volano tra le piante,

saltano ì rami, svolazzano vaganti sugli argini cinti da fitte tifacee, albereti perenni; erette, ripiene le fragili sponde per infrangere il fragore, 1'impeto dell'onde. Ora già maggio l’aria odora. Tra l’ombre della notte svolli, tremolii di luci tenui volano, salgono, scendono, si rincorrono nell'aria silenziosa, t e t ra, tenebrosa Spassando pei’ sentierì timoroso, procedendo a passo lento, sforacchiando tra rovi e sterpi odi, improvviso, il fruscio delle serpi. Scendi sìnuoso fra le fitte masse arboree lambisci, passi la mia terra natia, amena, ridente ossia Romagna Romagna mia. Si estende ampio l’alveo, raggìungi la foce. Si disperde il tuo flusso insu1so tra il fosco salso... Sirio Selva


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Va radicato a Misano Monte - Si litiga perché è un Palio vero... direbbero a Siena. Dove sanno davvero che cos'è la lotta, lo scontro ed il sangue. E il far perdere la contrada avversa. Va bene, benissimo, bisticciare ma continuiamo a conservare l'evento e continuiamo a farlo a Misano Monte, dove affondano le radici della comunità misanese. Invece, i dissapori da non Palio-Palio stanno scaraventando tutto all'aria. Il Palio è diventato lotta (politica?), ripicchine, rancorucci e astiosità personali. Educazione e pennellate, in proporzione, del contrario. Tutto questo ben di dio di umori e non senso dovrebbero essere ossigeno per un evento collettivo che rafforzi lo stare insieme. Il Palio è una miscela straordinaria di collaborazione ed appartenenza. Di misanesità. Nato in occasione dei 500 anni del Comune di Misano nel 2011, pensato dal sindaco Stefano Giannini, si tiene a Misano Monte all'interno della Festa del Crocifisso di fine agosto. Palio il sabato; rito religioso la domenica. Lo scorso anno è stato un successo. Un successone. Protagonisti del Palio, ora i comitati di frazioni, riuniti in una consulta, sono entrati in braccio di ferro con la festa di Misano Monte e il sindaco Stefano Giannini. O viceversa. La frattura andrebbe ricomposta, ovvio; chi scrive non pensa che il nodo sia la politica, ma soltanto una strana incomprensione tra le parti e basterebbe davvero poco per sgrovigliare la matassa. E quel poco è il buon senso. A chi giova se l'evento trasloca dal centro storico misanese? Il Palio, per chi scrive, s'ha da fare a Misano Monte, la culla dei misanesi vecchi e nuovi.

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Il Comune e Misano Monte litigano con la consulta dei Comitati cittadini

Palio del Capitano, ucciso dalla politica? IL PUNTO - Il Palio del Capitano quest'anno non si fa. I quattro punti di vista. Il primo. La consulta dei Comitati cittadini lo vorrebbero organizzare in proprio; alla fine di luglio e sempre a Misano Monte; fuori dalla Festa del Crocifisso. Il secondo. Per il sindaco Stefano Giannini il Palio si deve fare a Misano Monte all'interno delle manifestazioni legate al Crocifisso. Altrimenti niente. Il terzo. Per Corrado Savoretti, il pro-sindaco di Misano Monte come dice il sindaco Stefano Giannini, nonché attivo organizzatore della festa religiosa e non solo, il Palio si deve fare dentro il cerchio delle celebrazioni religiose. Il quarto. Sara Pasquinelli è il presidente del Comitato cittadino di Misano Monte. Con l'uscita di Fabio D'Achille, quest'associazione si è indebolita. La Pasquinelli,

2013. Il Palio

da sola, non ha le forze per organizzare il Palio. Così ha chiesto aiuto agli altri comitati di frazione. Tutti, eccetto Scaccaino, hanno aderito e detto: “Va bene, organizziamolo insieme”. “Il Palio - dice la Pasquinelli è impegnativissimo. E Misano Monte si è sempraeaccollata l'organizzazione. In noi c'era, e c'è, un po' di stanchezza generale. Gli altri comitati sono sempre stati ospiti. Lo scorso anno Misano Mare non ha portato la squadra; Scacciano l'ha fatta all'ultimo momento. Come comitato organizzatore si è deciso di tirarci fuori; inoltre, il comitato

della festa ci ha sempre visto come un peso e come un costo. Non è un caso che dopo il no, il Palio non si fa, nessuno della festa ci ha contattato”. “Tutto questo - continua la signora Pasquinelli - è stato detto agli altri comitati ed è spuntata la proposta: lo organizziamo tutti insieme. A me, se non si dovesse fare, dispiace molto”. I comitati hanno incontrato il sindaco Stefano Giannini che ha chiuso ogni discussione: a Misano Monte, dentro la Festa. Punto. Argomenta il primo cittadino: “Ci sono delle strumentalizzazioni

politiche in quest'atteggiamento; dovuto a qualche partito di recente nascita, a qualche frustrazione sempre di natura politica. Quando la politica arriva nei comitati succede questo. E se ci sono altre spinte si fa fatica poi a far qualcosa. Il Comune dà tutta la disponibilità; tuttavia mi pare che ci sia la voglia di non farlo. Il Palio è nato perché a Misano mancava la coesione sociale. Attraverso la valorizzazione delle radici si valorizza il sentire comune. Grazie al Palio, grazie ai comitati sono partite altre iniziative insieme: la biciclettata, il calciotto, il Carnevale rosa, la sfilata di Ferragosto”. Corrado Savoretti è sempre stato ponte tra il comitato di Misano Monte ed il comitato che organizza la Festa del Crocifisso. Dice: “Il

Rio Agina, pulito il letto di cemento a Misano Mare. La felicità di Egidio - Finalmente il Consorzio di bonifica ha ripulito il letto del Rio Agina a Misano Mare: dalla strada Nazionale alla ferrovia. E' stato fatto lo scorso 24 e 25 maggio. Egidio ha detto a chi scrive: “Hai visto, finalmente hanno pulito il Rio. E' da anni che lo chiedo e lo dico agli amministratori”. In una garbata e non meno che accesa discussione di un paio d'anni fa, Serafini argomentava perché pulire: per ragioni estetiche e di zanzare. Non è proprio una bella cartolina per il paese.

Mentre ripulivano il letto

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Dall'altra parte invece il sindaco Giannini argomentava che il fiumiciattolo doveva rimanere così dato che si era creato un habitat naturale. In quell'habitat trovavano vita giunchi e altro. Qualche vecchio misanese esperto di movimento terra faceva notare che il bobcat che puliva il letto di cemento era troppo piccolo per la quantità di ghiaia e sporco da ammassare e poi tirar su. In ogni caso, il letto in cemento è stato ripulito. E questo è quello che conta. Egidio sorride ironico e compiaciuto.

Palio deve essere collocato nella Festa del Crocifisso che quest'anno compie 138 anni. La Pasquinelli ha avuto paura e si è appoggiata a Guagneli [presidente al Villaggio, nder], che ha una posizione politica sua [fatto le primarie a sindaco in competizione con Giannini dentro il Pd, ndr] e viaggia per conto proprio. Noi alla Pasquinelli la disponibilità gliel'abbiamo data. Ci sono anche voci che noi della Festa facessimo una speculazione ed è cosa non vera. Penso che qualcuno abbia voluto la rottura. La questione è politica non c'è altra spiegazione ed è stata fatta leva sui campanili e sui pregiudizi”. Nell’autunno del 2015 è nata la consulta permanente dei Comitati di Frazione ne fanno parte i comitati di: Belvedere, Brasile, Cella, Misano Mare, Misano Monte, Portoverde, Santamonica, Villaggio Argentina. Fanno sapere i comitati: Siamo vivaci, propositivi e sempre pronti a nuove sfide. Abbiamo storie diverse, situazioni diverse ma necessità comuni ed è per questo che abbiamo deciso di unirci. Ogni comitato pensa all’organizzazione di nuovi eventi nelle rispettive frazioni oltre a tutti gli eventi comuni. Gli eventi comuni sono per noi importanti perché creano momenti di forte aggregazione e incontro fra i cittadini delle varie frazioni. Ci siamo pertanto resi disponibili tutti assieme ad un impegno diretto per organizzare il Calciotto, la Biciclettata, le Sfilate dei Carri, il Palio del Capitano. Ci siamo riuniti e, visto che i tempi sono maturi, abbiamo proposto di gestirlo tutti insieme e di far vivere l’evento di vita propria. Volevamo dare al Palio una veste nuova dove le frazioni non si sentono ospiti, ma parte attiva di una festa che coinvolge tutto il Comune. Un torneo da far diventare un evento unico nel suo genere, con la volontà di assolvere al compito primario di contribuire alla valorizzazione concreta della storia cittadina di Misano e di unire le frazioni (...)”.



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ALLEGRO... MA NON TROPPO

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Gambini-Gennari scontro aperto. Sullo sfondo: la guerra fratricida nel Pd e tutti gli altri partiti che guardano con libidine le 5 stelle o vanno al mare a bagnarsi le chiappe

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di Cecco - Burdèl, ci ri-siamo! Domenica 19 giugno si ri-vota. Sarà ballottaggio tra Sergio Gambini (Pd, Energia Civica 40, Musica e Libertà) e Mariano Gennari (M5S). La prima tornata elettorale del 5 giugno ha lasciato sul terreno quattro candidati a sindaco e una marea di liste e listarelle che rimarranno senza consiglieri. L'è stè 'na strage... Facciamo una fotografia di questa giornata campale. Affluenza alle urne: 58,75% (-8,72% rispetto alle comunali del 2011... e già a cmincèn mèl: il distacco partiti-cittadini diventa sempre più ampio... e peggiorerà ancora vista la “serietà” e le proposte dei politici-politicanti... sa tut cli patachèdie chi dis...). Sergio Gambini (38,19%). Le sue liste: Pd (31,98%), Energia Civica 40 (5,52%), Musica e Libertà (0,95%). I dis che j'ha vést li stèlie... Mariano Gennari (25,65%) lista M5S (25,96%). Adès l'ha cménc a fè la gambarèla... Massimiliano Gessaroli (20,84%). Le sue liste: Lega Nord (9,06%, Cattolica nel cuore (6,11%), Forza Italia (4,23%), Fratelli d'Italia (1,24). Purèt, uj s'è sgunfiè al Berlusca... Giovanna Ubalducci (9,64%). Le sue liste: Amare Cattolica (3,67%), Insieme per Cattolica (5,54%). La riuscirà adès a dè la bota finèla ma li bissie dal su ex partid?... Maria Silvia Riccio (4,10%), lista Spazio Rosso (4,03%). L'è stè 'na bèla gitarèla... Roberto Franca (1,58%) lista Rifondazione Comunista (1,71%). Un gnè più i cumunésta d'una volta... Curiosità: ci sono stati ben 484 (5,96%) voti dati solo al candidato sindaco così distribuiti: Gambini (163), Gessaroli (116), Gennari (101), Ubalducci (79), Riccio (25). U jè dla génta ch'in vo' sintì gnènca la puza di partid... Andiamo a vedere più da vicino i candidati e le loro proposte politiche. Sergio Gambini appare il vero “perdente” di questo primo turno. E' stato ridimensionato il suo progetto, la sua figura di “salvatore della patria”, così come il peso delle liste che lo sostenevano. Il Pd ha ottenuto sostanzialmente gli stessi voti del 2011(poco più), le liste civiche sono risulate poca cosa sul piano elettorale. Si è sgonfiata tutta la “retorica” del “percorso civico” tanto sbandierata. Uj s'è ristrèt al tavlén... Alla fine rimane un monocolore Pd con un gruppo di amici volenterosi. Forse la denominazione un po' “stravagante” delle liste può avere pesato nel messaggio. Energia Civica 40 a molti è apparso lo slogan di qualche integratore alimentare per quarantenni-cinquantenni evergreen. Musica e Libertà è sembrato il titolo di un musical degli anni '60. Quel Cambia pagina di

Giugno 2016

Sergio Gambini (Pd - Energia Civica 40 - Musica e Libertà) Gambini ha mostrato limiti di credibilità notevoli, sia per la figura del candidato che ha attraversato per 40 anni, con incarichi di alto livello nazionali e territoriali, tutta l'epopea Pci-Pds-Ds-Pd. (tralasciando i conflitti d'interessi acquisiti...). Sia per il partito, il Pd, che improvvisamente vuole cambiare pagina dopo che ha governato e s-governato in regime di monopolio da sempre la città. Col paradosso che per vestire questa improvvisata “mascherina” del Cambia pagina, ha dovuto cinicamente massacrare il suo sindaco, la sua giunta, la sua maggioranza uscente e una parte dei suoi militanti, sempre tutti dello stesso partito (il Pd). Sicuramente Pd e gambiniani sono molto delusi, anche per il relativo successo ottenuto dalla loro “costola rotta” (Giovanna Ubalducci), ma soprattutto per avere incautamente “straparlato”, da Gambini a tutti i militanti più vicini, diventati divulgatori per settimane del mantra che avrebbero vinto al primo turno. Insoma, 'na bruta figuracia... Forse Gambini e il Pd di Cattolica dovrebbero imparare qualcosa da Andrea Gnassi (ha stravinto al primo turno) e dal Pd riminese sul come si costruisce un

Mariano Gennari (M5S)

percorso civico, tenendo unito il partito, valorizzando e coniugando continuità e rinnovamento. Ma è forse per questo che tempo fa qualche aspirante a sindaco di Rimini sia stato fermato in tempo dal partito riminese preferendo Gnassi... Mariano Gennari e il suo M5S hanno ottenuto un buon risultato, ma devono ringraziare l'attuale condizione infelice del centrodestra se sono riusciti ad andare al ballottaggio. Quel 25% era abbondantemente alla loro portata (sono rimasti al 20%); basti pensare che nel 2011 il centrodestra unito ottenne oltre il 40% e il suo candidato, Cono Cimino, oltre il 44%. Gennari si è compiaciuto di avere fatto una campagna elettorale poco grillina, errore! A molti questa linea soft è parsa una rinuncia, una sorta di “tengo famiglia” da piccolo paese dove tutti si conoscono... rinunciando a fare chiarezza sulle contraddizioni e gli “scheletrini” del principale avversario. Aspettano il dopo ballottaggio?... Il M5S ha raccolto voti da tutte le parti, ma il grosso arriva dall'elettorato dell'ex Arcobaleno. Massimiliano Gessaroli è riuscito a riunificare un centrodestra ormai al lumicino con liste (Fratel-

L'URLO DI GAMBINI...

No!... No!... Il ballottaggio noooo!...

Cecco - Edvard Munch - 2016

li d'Italia e Forza Italia) ormai in via d'estinzione. Ha tentato di porsi da subito come l'antagonista principale di Gambini/Pd per polarizzare la campagna elettorale. Ma alla fine è mancata la benzina e, forse, anche un candidato troppo “normale” col motto uno di voi, uno per voi ne ha limitato le potenzialità. Forse un slogan troppo modesto per attaccare un potere locale consolidato da decenni. Giovanna Ubalducci con le sue due liste sicuramente proveranno un po' di delusione, ma circa il 10% dei voti in una situazione così frammentata non sono poca cosa. I limiti: una scesa in campo troppo in ritardo che ha dato l'idea che più di un progetto politico meditato, fosse una ripicca contro gli ex. Ha pesato la percezione di un'ambiguità nella proposta politica tra continuità (una giunta giudicata male dai cittadini) e un rinnovamento ancora sulla carta. Maria Silvia Riccio (Spazio Rosso) ha dimostrato di avere un buon radicamento in alcune situazioni (scuola) raggiungendo un risultato lusinghiero. La battuta d'arresto di Roberto Franca ha origini locali (la divisione con Spazio Rosso; per diversi elettori sono sembrate troppe due liste di sinistra), ma anche da un'immagine nazionale, dove la sinistra-sinistra fuori dal contesto delle lotte sociali, trova consensi molto scarsi sul piano elettorale. Schiacciati da una parte dal Pd e dall'altro dal M5S. Adesso si va al ballottaggio. Tutti hanno negato inciuci... ma le sirene ammaliatrici sono già all'opera. Qualche pezzo del centrodestra potrebbe trovare qualche accordo sottobanco per portare un pacchetto di voti a Gambini, nonostante la dichiarazione di Gessaroli di sostenere il M5S. Altra zona “sensibile a inciuciamenti” le liste della Ubalducci. Viste le dichiarazioni incrociate Gambini/ Ubalducci al vetriolo, il grosso dei voti, per chi non andrà al mare, dovrebbero andare al candidato Gennari. Insomma ci sarà da divertirsi. Il Pd deve guardarsi bene anche da una situazione nazionale e locale che vede una sorta di blocco sociale di opinione traversale che vuole contrastare un renzismo rampante e arrogante. Un Renzi che è entrato a gamba tesa anche sulla Costituzione con una controriforma pericolosa. Il 19 giugno si gioca la discontinuità o la continuità. Agli elettori l'ardua sentenza...

di Cecco

Selfie - Leggiamo: “Il premier Renzi tira la volata di Gambini”. Il selfie-spot fatto a Rimini è comparso sulla pagina di Cattolica del Resto del Carlino sabato 4 giugno. Ovvero il giorno del silenzio elettorale. A parte la cravata, a n'è stè una roba eleghénta. Caz!... Cambiamento - Leggiamo: “Gambini: ‘Al ballottaggio si sceglie tra il cambiamento e la protesta’”. Sergio, il cambiamento t'saria té? Va pu avènti che ma mé um scapa da rid. Os-cia!... Monete antiche - Leggiamo: “Convegno filatelico numismatico a Cattolica”. I dis che u j'èra dli munédie dal Medio Evo sla facia ad Gambini. Os-cia!... Vincere subito - Leggiamo: “Gambini: ‘Il cambiamento è possibile. Un voto utile per vincere subito’”. Un ni ha inzchè una... Adès la s'fa gnara...

Incoerenza - Leggiamo: “Elezioni, resa dei conti nel Pd. Alessandro Montanari (segretario Pd): ‘La giunta Cecchini ha fallito’”. Scusa Sandro: Cecchini e la su giunta j'è dal Pd, l'è stè sustnuda dal Pd, al partid cal cmanda da sempre l'è al Pd... Alora iché oltre a ciapè pal cul la génta, t'ciap pal cul anche par té. Va pu là!...

La bicicletta - Leggiamo: “Gessaroli (centrodestra): ‘Se vinco, via ciclabili e sensi unici dal lungomare e via Del Prete’”. Ho capì, aveva fat la biciclèta nova... ades um toca metla tla canténa... Referendum - Leggiamo: “Ubalducci: ‘Il referendum sul lungomare non si può fare. Gambini fa promesse vane’”. Scusa Gvana, t'vo dì cl'arconta li patachèdie?... Il diverbio - Leggiamo: “Incontro con i candidati al Macanno”. La parte più piccante è avvenuta alla fine. Molti testimoni hanno visto un Piero Cecchini imbufalito che battibeccava con Sergio Gambini. I testimoni riportano solo le parole in dialetto: busèrd! - bufon! Qusta volta non riusciamo a tradurle in italiano... Scaldini - Leggiamo: “Di Maio scalda la campagna elettorale dei grillini”. Per un pèra ad més j'è stè infridulìd. Di Maio l'ha duvù purtè un po' ad scaldén da Roma per fei arciapè 'na muliga. Dambat!...

Festa - Leggiamo: “Gennari (M5S): ‘Io candidato contro il Pd. Più feste per i turisti’”. Burdèl, giuvaca par tut!...

Vgs - Leggiamo: “Riccio (Spazio Rosso): Al Vgs un liceo dedicato alle arti dello spettacolo’”. L'è 'na ragaza rafinéda, ma una masa ad génta la vo' sno pièda, parsut e paghè poc tas. A sin propria intunèd... Pomodori - Leggiamo: “Salvini (Lega Nord) sbarca sulla darsena per tirare la volata a Gessaroli”. A Catolga la j'è andè bén, ad solite u j'è dla génta che uj tira i pumidor. Iché gnènca una canocia scuradlèda... Commissione - Leggiamo: “Commissione sul conflitto d'interesse: Bondi e Cimino bocciano Gambini”. Insoma, i j'ha dét: lasa pérd cl'an sta in pid. Os-cia!...

Sondaggi -

Leggiamo: “Gambini sicuro: ‘Non ci sarà ballottaggio. Lo dicono i nostri sondaggi’”. Chi j'ha fat chi sundag? La Pinona dli Babuc? Va pu là!... Vecchio - Leggiamo: “I grillini sfidano Gambini: ‘Il suo Pd è vecchio’”. Al sarà anche vèc, ma l'ha 'na tintura pri i cavél da fè invidia... Partecipazione - Leggiamo: “Franca (Rifondazione Comunista: ‘Con noi i cattolichini diranno la loro sulle scelte future’”. Vai a mèt d'acord! Se t'ciap du catulghin trov tre upinion divérse... Ballare - Leggiamo: “Danza a Cattolica, sul palco un esercito di 170 ballerini”. I bala anche? A pinsèva che i fusa i candidèd dli elezion... La finestra - Leggiamo: “Duro commento di Gambini sul sindaco che sostiene l'Ubalducci: ‘La vecchia politica non rientrerà dalla finestra’”. Bravo!... Sergio, c'ust fè? Perché t'vè su per la fnèstra?... Leo - Leggiamo: “Leo Cibelli: addio alla politica”. Leo, um dispiés. I catulghin j'ha ris sla tu pulética per una vinténa d'an. Basta che an ti'arpéns però...


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CULTURA

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CATTOLICA

Venne fondato su iniziativa del sindaco Gian Franco Micucci. Direttore Gilberto Del Chierico

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Coro: 20 anni di emozioni

di Corrado Savoretti - Venti anni fa, siamo nel 1996, su iniziativa dell’allora sindaco Gian Franco Micucci, prendeva forma a Cattolica una nuova iniziativa culturale di grande interesse e notevole suggestione per tutti gli amanti del “Belcanto” della musica classica e del melodramma risorgimentale italiano. Prendeva forma il Coro Lirico della Regina. Nato dalla fusione del Coro polifonico di Cattolica, del Coro Città di Morciano, del Coro Città di Gabicce Mare di Gabicce Mare e di qualche altra realtà minore nel panorama musical/canoro della città. A dirigere questo grande gruppo di coristi, venne chiamato il maestro Gilberto Del Chierico che assunse il gravoso impegno di costruire una realtà musicale coesa ed efficace, da una esperienza corale abbastanza eterogenea come provenienza da molteplici realtà musicali della Valconca. Da allora il Coro Lirico della Regina ha intrapreso un viaggio caratterizzato dalla ricerca di una vocalità tipicamente da canto lirico ad un livello di continuo affinamento che continua tuttora. Molti osservatori e critici musicali giudicano il Coro della Regina ad un livello quasi professionale, molto superiore ad un livello amatoriale e volontaristico, come in effetti è. Dopo alcuni anni di attività il Coro ha visto stabilizzarsi il proprio organico di coristi attorno alle 40 unità realizzando un gruppo compatto sempre alla ricerca della migliore vocalità e della qualità del suono. In tutti questi anni il Coro ha realizzato numerosissimi concerti di brani d’opera lirica in Italia ed all’estero.

Memorabili sono state le trasferte in Ungheria e poi nella Repubblica Ceca,in Germania ed in molte città italiane, sempre accompagnati dal gradimento del pubblico e delle critica. Il Coro della Regina ha, inoltre, partecipato ad un numero notevole di opere liriche; in particolare alcune molto popolari:

- Ancora un segnale di grande vicinanza, da parte della società civile, all’Ospedale “Cervesi” di Cattolica. E' stato infatti inaugurato un ecografo portatile al letto in dotazione alla Medicina, diretta dal dottor Vittorio Durante, frutto di una doppia iniziativa. I fondi necessari per l’acquisto, circa 15mila euro, sono stati reperiti attraverso uno spettacolo teatrale di autofinanziamento portato in scena dal personale del reparto, il cui ricavato è stato poi integrato, fino alla somma necessaria (vale a dire per diecimila euro), da parte della Banca di Credito Cooperativo di Gradara (Bcc), che negli ultimi anni non ha mai fatto mancare il suo apporto all’arricchimento del parco attrezzature biomedicali, non solo dell’Ospedale di Cattolica, ma di tutte le strutture sanitarie locali. Uno sforzo per il quale l’Azienda non può che rinnovare il proprio autentico ringraziamento. Alla cerimonia erano presenti il presidente della Bcc Fausto Caldari, il sindaco di Cattolica

la Traviata di Verdi, Madame Butterfly e Tosca di Puccini, Cavalleria Rusticana di Mascagni, l’Elisir d’Amore di Donizetti, la Boheme di Puccini, e sopra tutti il poema canoro moderno Carmina Burana di Cari Orf. Per quanto riguarda questa ultima opera (Carmina Burana)

abbiamo realizzato una stretta collaborazione artistica con i percussionisti dell'orchestra dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma con la quale abbiamo eseguito l’opera a Ostia Antica di Roma, al Teatro della Regina di Cattolica e nelle città di Sansepolcro (Arezzo) e Porretta Terme. Da citare anche

BCG e comunità, donano ecografo

Piero Cecchini, il direttore generale dell’A.Usl Romagna Marcello Tonini, il direttore medico di presidio ospedaliero di Riccione e Cattolica Romeo Giannei, il direttore dell’Unità Operativa di Medicina Vittorio Durante. La commedia portata in scena dal personale della Medicina, dal titolo “Agenzia Matrimoniale”, è stata rappresentata al Teatro della Regina il 12 dicembre scorso. Tra i presenti in platea c’era anche il

presidente della Bcc Fausto Caldari, che apprezzando lo spirito d’iniziativa degli operatori e del primario della Medicina, ha deciso di intervenire per completare il fondo necessario per l’acquisto del macchinario, che va ad aggiungersi ai molti già donati al “Cervesi”: per citare solo i più importanti, la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata (tac) multistrato. Risultato: missione compiuta. Il reparto di Medicina di Cattolica,

il famosissimo Requiem di Mozart eseguito in alcune chiese della Provincia. Il Comune di Cattolica, dopo lo slancio organizzativo iniziale, ha sempre garantito al suo Coro Lirico una collaborazione esemplare anche sul piano del contributo finanziario. In questi ultimi anni, anche per effetto

come sottolineato dal dottor Durante, segue circa 1.300 pazienti l’anno, ed effettua circa tremila ecografie l’anno: un migliaio sui pazienti ricoverati, le restanti duemila circa per esterni. L’attività della “Medicina” di Cattolica riceve inoltre significativi riconoscimenti scientifici. “Abbiamo dato il nostro sostegno sia per l’organizzazione della serata sia integrando la cifra necessaria per l’acquisizione dell’apparecchio - ha detto il presidente Caldari -. Ormai da tempo contribuiamo alla valorizzazione delle apparecchiature di tutti gli ospedali del Riminese, e questo perché per la nostra banca e il nostro Cda, il valore della difesa della salute è un valore che va difeso e tutelato, così come la socialità, la solidarietà, la sussidiarietà. Per di più questa volta ci siamo innestati su una iniziativa già lodevole come la commedia, facendo sistema. E per noi è importante anche fare sistema perché ci sentiamo una vera e propria banca del territorio”.

della grave crisi economica che ha colpito il Paese intero, si è registrato un progressivo ridursi del sostegno economico pubblico, ma il Coro lirico della Regina non ha tirato i remi in barca ma ha continuato la propria opera diretta alla valorizzazione ed alla divulgazione fra la gente dell’amore e della passione per il canto lirico e alla realizzazione di opere liriche popolari e di grande impatto emotivo. Dette queste cose un po’ auto celebrative, il Coro Regina nelle persone del suo Presidente Olga Muccini, del direttivo, di tutti i coristi e sopratutto del direttore maestro Gilberto Del Chierico, ha il grande piacere di invitare tutta la cittadinanza cattolichina, ma non solo, ad un garnde concerto celebrativo dei 20 anni che si svolgerà nella prima settimana di settembre. A questo concerto abbiamo invitato a partecipare alcuni cantanti solisti che hanno fatto o che stanno facendo carriera nel difficile mondo della lirica e che, alcuni di loro, provengono dalle file del Coro della Regina. In particolare il basso basso Mirco Palazzi, il baritono Daniele Girometti, il soprano Federica Livi, il tenore Cristiano Olivieri e molti altri ancora. Ci vediamo e ci sentiamo a settembre. Lunga vita al Coro Lirico della Regina.


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La storica casa vicino il cimitero. Luogo di ricordi ma anche di detti cattolichini Via Verdi 2 - Tel. 0541.960772

Palota 3, l'ultima cartuccia

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MEMORIE di Savio Bianchini - Continuando a parlare di quella casa che mi sta a cuore, ricomincio dal 1970 quando da cantiniere divento commerciante. Ora frequento alberghi e mi accorgo che a Cattolica è nato un nuovo detto: quando muore qualcuno, la gente invece di dire “Lo portano al cimitero”, i dis: “Il porta so da Palota”, data ovviamente la vicinanza tra la casa e il camposanto. Più volte ho sentito dire: “Fai tanti sacrifici ma alla fine l’albergo e il bar restano qui e te, invece, tve so da Palota”. La stessa cosa dicono i marinai al porto: “La berca la arvenza i che tel port e te tve sò da Palota”. Per me che sono più di 90 anni che passo regolarmente davanti a quella casa, il detto non sortisce quell’effetto…. anzi, vicino a quella casa mi sento molto a mio agio. Qualche tempo fa, passando davanti al cancello di Palota, vidi tante gente, così decisi di fermarmi a far parola. Ebbi l’occasione di conoscere i nipoti di Luigi e Annunziata, di cui vi ho parlato nei precedenti numeri della rivista. Non c’è

più il pozzo, è rimasto però l’alloro secolare che lo circondava e soprattutto l’ospitalità di una volta. Chiacchierando con loro mi son trovato a mio agio, come quando tanti anni fa parlavo con i loro nonni… Qualche tempo dopo, passando come sempre lì davanti, ebbi una delusione; vidi un cartello attaccato al muro con su scritto “Vendesi”. Pensai: ¨Sicché gli eredi sono costretti, non hanno trovato una migliore soluzione”. Che peccato se fosse demolita quella madre casa tra Cattolica e San Giovanni, che tanto tempo ho vissuto con lei, tutti i miei novant’anni!! In questo nuovo anno, nel mese di febbraio, con le sue giornate grigie, passando lì la casa mi ha parlato, mi ha detto: “Savio, io sono pronta, partiamo insieme, prepara le valigie!”. Potrebbe sembrare sciocco o divertente, una casa non parla, ma che ti viene in mente? Invece sì vi dico con certezza che i luoghi del cuore hanno vitalità e tenerezza. Allora io le rispondo:

Nel 1950 io ed il più piccolo dei fratelli Caforio Antonio, noleggiammo una “500” ed andammo a ballare all’Hot Club, fu una splendida avventura! Oggi, 65 anni dopo, una signora di Gabicce ha portato in biblioteca questa foto… Così ho messo insieme la signora Ivana Giunta, cliente delle sorelle Clementoni (Palota) e l’alloro secolare della casa. Questa è l’ultima parte riguardante quella bellissima (per me) dimora… le cartucce sono finite… però, guardando la foto e nonostante i 90 anni, ancora mi viene da dire: “Che bota”.

“Sai, io come te sono vecchio e ora ferito… non mi hai visto per un po’ perché prima di Natale sono stato sulle strisce investito! Davanti a te passa tanta gente, ma pochi si fermano ad ammirarti e forse nessuno ti vede come ti vedo io: un grosso nido abbandonato, il grande bosco, il profondo fossato”. Ricordo l’appostamento per la caccia invernale, la preda in mezzo all’edera che appare, e subito scom-

pare. Sotto quei mandorli a settembre trovavo i loro frutti e qualche noce sporca di terra, e quando con un colpo le prede erano due, Palota sentiva forte la mia voce: “ Che bota!” Quell’espressione la usavamo anche tra amici, parlando di ragazze. Quando qualcuno veniva rifiutato, ridendo gli dicevamo: “T’è sbajè la bota!”. E quando i cacciatori trovavano piccole prede quali il

pettirosso o la ballerina bianca e gialla ecc., in maniera forse un po’ cinica, dicevano: “An spèr, un pèga la bota!”. E se la preda non veniva colpita , subito si trovava una scusa, dicevano: “Devo sparare da più vicino… oggi la polvere non tiene, è vento di garbino!”. In quella casa, mi raccontavano, che per un periodo su quegli scaffali erano sistemate carte comunali. Tutto questo succedeva in quegli anni

quando c’era un solo Comune e si chiamava Cattolica – San Giovanni. Ci tengo a far presente che la casa di Palota per tanto tempo è stata l’ingresso del granaio dei Malatesta e per me, nascere a lei vicino è stata una fortuna ed una festa. L’ho sempre sorvegliata, come se qualcuno me l’avesse affidata. E’ una dimora storica ormai e mi piace pensare che possa essere “salvata”. Che io sia il portavoce degli antenati, Luigi ed Annunziata?



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Amarcord

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di Dorigo Vanzolini CENTRO SOCIALE GIOVANNINI - VICI - via Umbria, 23

Cattolica, fine anni '20. Marinai bagnini sulla barca da diporto di Giovanni Marconi. Da sinistra: Nazareno Antonioli "Filena", Mariano Lorenzi "Bias". In piedi sullo sfondo: Francesco Luccarelli "Curièr". (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

Il programma di giugno - Sabato 4 ore 19,30: Apericena e ballo col Trio Ballomania. - Sabato 11 ore 20,30: Ballo con Boomerang Dante e Luca. - Sabato 18 ore 20,30: Ballo con Luciano e Diana. - Sabato 25 ore 15: Cena di pesce e ballo con Gianni G.. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 333-9447390 348-5309730

‘Marineria Risorta’ di Lucia De Nicolò IL LIBRO

La copertina del libro

di Wilma Galluzzi

Nello SPAZIO.Z di Radio Talpa dall' 11 al 26 giugno. Orario: 16,30 - 19

Cattolica, il fascino in 50 cartoline d'epoca AMARCORD: LA MOSTRA

Dalla collezione di Franco Del Fattore - La mostra segue un periodo storico che va dal primo Novecento agli anni '50. Protagonista della mostra è la fotografia con le immagini suggestive dell'epoca. Una pagina significativa della storia della nostra città. L’iniziativa vuole contribuire a rendere nell’insieme l’atmosfera di un tempo ormai lontano, ma ancora presente in ciò che rimane e di quello che fu, consapevoli che la riflessione sul nostro passato riempie di sapore il nostro presente e pone le basi del nostro futuro. Le fotografie, i disegni, le cartoline sono stati cercati con pazienza e curiosità per illustrare luoghi e mode nei loro cambiamenti durante il corso degli anni, fin dai primordi dell’industria del turismo. Presentando le immagini delle ville che a partire dalla fine dell’800 costituirono le abitazioni delle famiglie signorili che frequentavano la città per giovarsi delle cure balneari e della vita di svago e riposo nelle vacanze estive, si è voluto fornire una panoramica della Cattolica che oltre alla vocazione marinara abbracciava sempre di più quella turistica. Le inquadrature ci propongono ricordi in bianco e nero: chiaro-scuri che definiscono le architetture sullo sfondo di cieli che parlano di caldo sole sulla spiag-

Franco Del Fattore davanti alle sue fotografie gia frequentata come luogo di incontro e di socializzazione, durante la stagione dei bagni. Il luogo dove vedere e farsi vedere. La fotografia è certamente lo strumento migliore per realizzare il reportage della vita balneare che si ripete e nel contempo cambia col passare degli anni. Infatti Cattolica si anima, soprattutto in estate, di un sempre maggior numero di forestieri sulla scia della ormai consolidata moda della villeggiatura al mare agevolata notevolmente dal nuovo mezzo di mobilità: il treno. Accanto alle immagini delle ville e alberghi destinati all’accoglienza dei turisti vengono proposte anche foto di altri edifici importanti nel contesto urbanistico della città, quali il Palazzo Comunale, la stazione ferroviaria, le colonie marine oltre a scorci del centro storico. I personaggi e i luoghi sono reali e i riferimenti a fatti e persone

sono assolutamente autentici e sono citati con la precisa intenzione di non perderne il ricordo. Alcuni sono ancora presenti nella memoria collettiva, altri completamente persi nel tempo, vengono recuperati per perpetuarne la memoria fondante la consapevolezza della nostra identità.

- Il 30 aprile nella sala Salvatore Galluzzi della Casa del Pescatore (v. E. Toti), Maria Lucia De Nicolò ha presentato la sua ultima opera di ricerca storica sulla comunità cattolichina dei pescatori. Uno studio documentale rigoroso, come sempre, arricchito anche di interviste a persone simbolo della vecchia marineria e corredato di un apparato fotografico e iconico di grande interesse. E’ un’esplorazione attenta che attraversa nella ricostruzione storica, anche gli ultimi tre secoli della famiglia-comunità degli Ercoles, la genìa più numerosa della nostra società marinara. Lo studio di questo spaccato sociotemporale fa riemergere anche un giallo storico su un “incidente” marino dove aveva perduto la vita Mariano Ercoles, bisnonno di Angela Ercoles Andreatini che anni fa consegnò a Lucia copia dei documenti della vicenda. Un incidente che, grazie alla tenace indagine delle donne della famiglia Ercoles, non convinte della versione fornita sulla tragedia dai marinai testimoni del fatto, riuscirono a non far chiudere l’inchiesta e a far venire fuori la verità: non un incidente, ma un delitto maturato nell’ambiente riminese dei

pescatori nell’ambito di un’attività di contrabbando a cui l’Ercoles, per non venir meno ai suoi principi morali, non voleva partecipare. Tante altre ancora sono poi le storie di vita di cattolichini che si intersecano nel microcosmo marinaro, molto diverso da quello che si sviluppò a Cattolica in seguito all’avvento della civiltà balneare e, ancor più dopo la seconda guerra, al grande boom turistico ed economico. Storie che prendono la forma di un racconto corale attorno alla saga degli Ercoles e dei Prioli, altra numerosa e antica famiglia della marineria locale. Nel libro sono riportati i commoventi racconti, giornalistici e cittadini, delle tragedie in mare per le barche esplose sulle mine della prima e seconda guerra mondiale. Uno spazio curioso il libro lo dà pure nei racconti dedicati alle cerimonie sacre, alla devozione

popolare e ad altri riti che si celebravano ancora 60 anni fa e ora quasi sconosciuti alle giovani generazioni. Molto interessante anche l’attenzione che documenta i progressi sociali e umani ottenuti grazie all’instancabile opera sindacale di Salvatore Galluzzi, ispirata sempre a una visione di giustizia sociale che restituisse completa dignità umana alla classe marinara. Maria Lucia De Nicolò documenta inoltre i progressi tecnici delle imbarcazioni tra ‘800 e ‘900 e ripercorre la nascita di statuti di tutela alla vita del pescatore e all’attività di pesca, oltre che della costruzione di strutture, fondamentali nella storia della marineria. L‘opera restituisce quindi una memoria storica in parte sconosciuta, corredata pure dalle foto degli straordinari dipinti del pittore romano Umberto Coromaldi che, in vacanza a Cattolica, riprendeva in bozzetti scene di vita quotidiana dei pescatori che poi andava a sviluppare su grandi tele, alcune esposte in prestigiose gallerie nazionali. Oggi a Roma, presso la sede del Consiglio per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura, in via Nazionale, è conservato un monumentale ciclo di 15 enormi tele ispirate alla vita dei pescatori cattolichini. Questa poderosa opera storica di 410 pagine, redatta da Maria Lucia De Nicolò, preziosa testimonianza di un mondo in gran parte scomparso, è stata prodotta nell’ambito delle iniziative culturali promosse dalla Banca di Credito Cooperativo di Gradara. Le copie del libro di cui la BCC di Gradara ha già fatto dono al pubblico presente nelle due presentazioni, all’Expo di Primavera a Pesaro e alla Casa del Pescatore di Cattolica, potranno essere richieste anche presso le filiali della città.



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(5) Il racconto di 12 anni di battaglie: la difesa dell'ambiente come valore

C'era un Arcobaleno in città... SOCIETA' CIVILE - POLITICA - PARTITOCRAZIA

L'ARCOBALENO LABORATORIO ED ESEMPIO POLITICO LOCALE COL RESPIRO GENERALE. L'AMBIENTALISMO COME VALORE FONDANTE DEL CAMBIAMENTO

di Enzo Cecchini - Nella sua ultima enciclica Laudato si' Papa Francesco ci invita a una “conversione ecologica” al fine di aiutare tutti a prendere coscienza della necessità di prendersi cura del pianeta. Ci ricorda che “meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”; poi continua dicendo: “i giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. E ancora: “Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. Infine: “Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza”. Parole e intenti che sono

melodia per orecchi e cuori degli onesti, mentre sono veleno e fastidio per i potenti e i disonesti disseminati in grande quantità in ogni angolo del pianeta. Per tornare al nostro racconto sulla storia dell'Arcobaleno cattolichino, nel 2004 e anni successivi non c'era ancora Papa Francesco... eppure decine di persone si inpegnavano sul loro territorio, e non solo, per affermare quei principi e valori. Nell'ambientalismo, coglievano il senso di quella ecologia morale che significa, come risulta dal messaggio di Francesco, cambiamento, difesa degli ultimi, battersi contro l'ingiustizia sociale e ogni forma di razzismo, difendere la pace... nella consapevolezza che il degrado ambientale è anche degrado umano, che è nella sporcizia (anche politica) che proliferano i pidocchi (anche le mafie). E allora quante battaglie nei 12 anni di storia dell'Arcobaleno! Ci vorrebbe un libro per raccontarle tutte... Alcuni dati su alcune storiche battaglie cittadine: contro il VGS firmarono 1.200 cittadini; per la rimozione delle due mostruose cabine Enel sul Lungamare in 1.225; per la modifica del Piano provincia-

Marco Boschini (coordinatore ‘Comuni virtuosi’: “Il bilancio partecipativo” (17/12/2005 - Ridotto Snaporaz)

Leonardo Marotta (con Maurizio Pallante) “No alle cabine Enel sul Lungomare - Quali alternative energetiche” (30/ 3/2005 - Hotel Kursaal)

Maurizio Pallante (teorico della Decrescita felice): “Un altro sviluppo è possibile”. 10/3/2006 - Hotel Kursaal)

Da sinistra: Rodolfo Coccioni, Fausto Bersani Greggio, Valeria Antonioli, Gianluigi Salvador “Ambiente: evitare la catastrofe si può” (27/8/2006 - ex Eden Rock)

Sara Visentin: referendum per l'acqua pubblica e contro il nucleare (10/6/2011 - Piazzetta della Gina)

“mattone” e la “finanza” tiravano impazziti... e tutti i potenti e speculatori erano lì ad assecondare quel boom drogato da prestiti bancari facili e benefici per gli amici. Oggi abbiamo visto chi è rimasto scottato... rubati 100 miliardi di risparmi dei cittadini da parte delle banche. Lo ha rivelato il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nella sua ultima relazione. Anche a Cattolica centinaia di appartamenti sfitti... tutti soldi ‘rubati’ agli investimenti necessari per le aziende manifatturiere, gli artigiani, il turismo, le famiglie. Il VGS è stata una di quelle storie. Ricordo i

rappresentanti delle categorie economiche, giornalisti pennivendoli, sindaci, assessori e politici del Pd ad osannare quell'opera e a dileggiare quei critici che passavano mesi sotto un gazebo per raccogliere firme e informare i cittadini su quella stupida devastazione. Oggi sono sempre quelli che in questa campagna elettorale hanno inventato lo slogan del Cambiamo pagina, senza vergognarsi neanche un po'. Reinventandosi come nuovi... ma al centro hanno sempre la difesa della loro ditta-partito piena di pagine ammuffite di un libro vecchio che puzza di potere.

le dei rifiuti (con la quarta linea dell'inceneritore) firmarono in 650 (più diverse migliaia negli altri comuni del riminese)... richiesta di potenziare la raccolta differenziata spinta col porta a porta. E poi contro l'inquinamento elettromagnetico, per il verde pubblico... quante petizioni e raccolte firme... E ancora 2.665 firme contro la cementificazione al porto. La battaglia riuscì, se non altro, a conquistare la “liberazione” della Piazzetta del Tramonto, oggi vanto della città. Spesso la partecipazioni era alta, nonostante i boicottaggi e il muro di gomma del nostro Palazzo. Erano anni dove il

Paolo Cento: “Allarme ambiente”. 19/5/2007 - Ridotto Snaporaz)

Dr. Stefano Montanari: “Inceneritori e pericolo nanoparticelle”. 16/1/2006 Riccione - Organizzato insieme al Comitato Riccione per l'energia pulita e Rimini Greenpeace)



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Antonio Castronuovo, scrittore ‘multiforme’ - Prosegue il ciclo d'incontri con l'autore in collaborazione con la Libreria Sogni & Bisogni di Gabicce Mare. Mercoledì 15 giugno ore 21: lo scrittore Antonio Castronuovo presenta il suo ultimo libro “Ossa, cervelli, mummie e capelli” (Quodlibet Editore). Il libro: “Ossa, cervelli, mummie e capelli” “Cosa hanno in comune il cranio di Mozart e il cervello di Einstein? La mummia di Lenin e quella di Jeremy Bentham? I capelli di Beethoven e il pene di Napoleone? Lo scheletro di Cartesio e il dito indice di Galileo? Semplice: sono tutte «reliquie profane», pezzi anatomici di personaggi celebri che costituiscono la controparte laica delle tante reliquie sacre. In dieci racconti veritieri, il libro tratta un tema originale per l’editoria italiana: la permanenza di questi pezzi organici, e i prodigiosi tragitti che hanno compiuto in secoli di storia, da un istituto all’altro, da un collezionista all’altro, da un ladro all’altro. Vicende reali e un po’ forsennate, grottesche e curiose, che hanno trovato la loro finale magnificenza nei corpi plastinati, tecnica mediante la quale ognuno può diventare reliquia di se stesso”. L'autore

Antonio Castronuovo

Antonio Castronuovo (Acerenza, Potenza, 1954), saggista e critico, vive a Imola. Ha pubblicato diverse opere di saggistica: Corsia privilegiata (1985), Béla Bartók (1995, sag. musicologica), Al mercato del tempo (1997), Il Futurismo ad Imola (1998, sag. storica), presso Stampa Alternativa, Suicidi d’autore (2003), Libri da ridere: la vita i libri e il suicidio di A.F. Formiggini (2005), Macchine fantastiche: manuale di stramberie e astuzie elettromeccaniche (2007), Ladro di biciclette: cent’anni di Alfred Jarry (2008), La vedova allegra: storia della ghigliottina (2009). Il suo ultimo saggio si intitola Emil Michel Cioran (Liguori, 2009). Ha inoltre curato l’edizione di: Luciano di Samosata, L’elogio della mosca (1995, letteratura mondo antico); Friedrich Hebbel, Diari (1998, letteratura diari). Ha conseguito due significativi premi in concorsi letterari per la saggistica: 1985, “Cesare Pavese”; 1986, “La serpe d’oro”. In ambito aforistico ha pubblicato Palingenesi del frammento (Antonio Pellicani edi-

CULTURA - Presentazione di libri con l'autore

Antonio Castronuovo presenta il suo ultimo libro: “Ossa, cervelli, mummie e capelli”. Mercoledì 15 giugno ore 21. SPAZIO.Z di Radio Talpa. Incontro trasmessoin diretta radio su www.radiotalpa.it tore, 1995), Rovi (con pseudonimo Roberto Asnicar, Stampa Alternativa, 2000), Quilismi per un bambino ucciso (con pseudonimo Roberto Asnicar, Via Herákleia, 2001), Il mito di Atene (La Mandragora, 2001), Tutto il mondo è palese (Mobydick, 2006), Se mi guardo fuori: diari e aforismi 19952007 (La Mandragora, 2008). Nel suo “ingegno multiforme”, Antonio Castronuovo ha dedicato particolare attenzione al genere aforistico, tentando anche delle ardite sperimentazioni stilistiche e contenutistiche rispetto al mo-

Una ‘Zebra’ insaziabile ha fatto suo anche il Campionato 2015-16

Juventus, fucina di campioni e successi Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus

ECONOMIA - Finalmente! Anche il Campionato 2015-2016 è giunto al termine. Sì, la Signora o Zebra si è ripetuta. Infatti dopo i successi dello scorso anno (Campionato e Coppa Italia) cosa ti combina? La fame c'è ancora, quindi mette in riga le pur titolate concorrenti (vedi Milan, Inter, Napoli, la Viola, e in particolar modo una grande Lupa). E' una Zebra insaziabile! Io sono uno sportivo piuttosto stagionato: ho visto le giocate di atleti leggendari (vedi i Manente, il gigante Rino Ferrario, Del Sol, i Furino, il ‘non’ dimenticato Scirea... e poi Cabrini, i Causio, gli allor giovani Paolo Rossi, Claudio Gentile... e che dire di Dino Zoff, di Anastasi, Francesco Morini... e chi più ne ha più ne metta). Allenatori grandi e famosi (un nome che fece la storia, Wikpalek). Ma il tempo passa

per tutti, e in tanti metodi è la Tv che vuole avere la maggior voce in capitolo. Questi giornalisti, cronisti che valutano l'atleta in base alle quotazioni del ‘mercato’. Vi immaginate in una nazione dove si ‘lotta’ per sbarcare il lunario e questi intenditori che scelgono i migliori attraverso le paghe ‘gonfiate inopinatamente’?

Credo che lo sport (su tutti il calcio), si procuri danni dai quali sarà difficile uscirne. Già si nota un certo distacco degli sportivi, vuoi per il biglietto (sempre caro), e lo stucchevole atteggiamento dei cronisti (sempre troppo di parte, sempre scorie di un malcelato edonismo). Tra i molti intellettuali innamorati della Signora, ho notato la gentile Evelina Christillin, che preferisce gioire in privato. Sì, qualche apparizione in Tv, ma con tanto buon senso, con tanto carisma... e con quegli occhi azzurri potrebbe ostentare una loquacità smisurata... invece si attiene al più rigoroso minimalismo concettuale. Dott. Andrea Agnelli, che momenti bellissimi. Ora però a bocce ferme un consiglio: si rilassi... El Mejor

dello classico della massima tradizionale. Collabora con vari editori e riviste: “Il Caffè illustrato”, “Belfagor”, “Il Lettore di provincia”, “Cortocircuito”, “Il Ponte” “Technè”, “Stilos”, Platypus” ecc.). Ha da ultimo curato Miguel de Unamuno, Nebbia (Rizzoli bur, 2008), Stendhal, Il rosso e il nero (Barbèra, 2009), Simone Weil, “A un giorno” e altre poesie (Via del Vento, 2009), Isabelle Rimbaud, L’ultimo viaggio di mio fratello Arthur (Via del Vento, 2009), Albert Camus, La commedia dei filosofi. Ha tradotto scritti di Jarry, Apollinaire, Eluard, Picasso, Matisse, Irène Némirovsky. È considerato il massimo

esperto di futurismo regionale romagnolo: ha pubblicato studi sul futurismo a Imola, Lugo, Ravenna e Rimini. Ha co-organizzato la mostra Romagna futurista (San Marino e Riccione, 2006), ha organizzato Futurismi a Ravenna (Ravenna, Biblioteca Classense, 2009), a Lugo la mostra sul futurista Pratella (ottobre 2010). Dirige “La Piè”, la più antica rivista di cultura romagnola (fondata da Aldo Spallicci nel 1920). Presiede la sezione imolese del “Movimento Federalista Europeo”. È presidente onorario della società di ispirazione olivettiana “Città dell’uomo” e lavorato al saggio Cornogiduglia! Storia della patafisica e a una nuova edizione di Pinocchio presso Rusconi-Barbèra.

Le ‘Emozioni da condividere’ dell'artista Ricchi Una delle opere esposte

CULTURA: LA MOSTRA - Sabato 2 luglio ore 21: Inaugurazione della mostra dell'artista Luciano Ricchi “Emozioni da condividere”. La mostra personale dell'artista emiliano Luciano Ricchi (Rubiera - RE) è organizzata in collaborazione con: Museo della Bilancia e Libra 93 di Campogalliano (MO). Riflessiva e stimolante la presentazione del critico d'arte Fabio Cattelani. “Centrale tra le attuali antinomie, è che l'arte deve e vuol essere utopia, e in maniera tanto più decisa quanto più la connessione funzionale reale preclude l'utopia; ma che, per non tradire l'utopia con l'apparenza e la consolazione, non può essere utopia”. Adorno T. W. L'arte di Ricchi è questo tentativo, sempre nuovo ed inatteso, di utopia. Come il rapporto con il nuovo del bambino che preme i tasti del pianoforte alla ricerca di un accordo ancora mai ascoltato. “Gli strati di base dell'esperienza che motivano l'arte sono apparentati al mondo oggettuale davanti al quale si ritraggono. Gli antagonismi irrisolti della realtà si ripresentano nelle opere d'arte come i problemi immanenti della loro forma”. Adorno T. W. Ed è questo insistere sul problema della ‘forma’ non

Nello SPAZIO.Z di Radio Talpa. Inaugurazione della mostra sabato 2 luglio ore 21. Aperta fino al 17 luglio

come trama di momenti oggettuali, a determinare il rapporto dell'arte di Ricchi con la società. E' una possibilità astratta delle opere d'arte che la fa divenire concreta. “E come ogni artista autentico è ossessionato dai propri procedimenti tecnici: il feticismo dei mezzi ha anche un suo momento legittimo”. Adorno T. W. La bellezza della storia è qualcosa di formale. La costruzione vera e propria oggi per Ricchi è l'ultima configurazione possibile del momento razionale per l'opera

d'arte. Ricchi è maestro del costruire, ciò che nel Rinascimento veniva chiamato ‘composizione’. E Ricchi attraverso la costruzione vorrebbe svincolarsi con le proprie forze dalla propria situazione nominalistica, da un sentimento del ‘casuale’, per giungere ad un sentimento universale, tramite una costruzione autonoma. “Quanto poco l'arte è copia del soggetto, quanto è giusta la critica di Hegel del modo di dire secondo cui l'artista deve essere di più della sua opera - non di rado egliè di meno, per così dire il guscio vuoto di ciò che egli obiettiva nella cosa oggettiva, tanto resta vero che nessuna opera d'arte può riuscire altrimenti che nella misura in cui il soggetto la riempie per conto proprio”. Adorno T. W. Ed allora si avvera per Ricchi proprio questa peculiarità, per cui la sua statura d'artista diviene via via sempre più presente e vincolante.



Aziende informano Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

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Riconfermato tutto il consiglio d'amministrazione in scadenza. Nuovo volto Pietro Cesaroni

Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

Pranzo sociale

- Dopo la partecipata assemblea dei soci di domenica al teatro Snaporaz di Cattolica, il consiglio d’amministrazione della BCC di Gradara ha confermato Fausto Caldari presidente dell’istituto di credito. All’assemblea, che si è espressa all’unanimità per la riconferma del Consiglio, hanno preso parte 852 soci complessivamente. Una giornata molto positiva per la banca e per tutti i suoi soci culminata poi, alla sera, con la cena all’Hostaria del Castello di Gradara e la suggestiva visita guidata alla Rocca in notturna. Insieme a Caldari confermato l’intero consiglio d'amministrazione della BCC di Gradara: Luigi Maffi, Massimo Arduini, Romeo Gerboni, Maurizio Semprini, Luigi D’Annibale, Andrea Baldassarri, Daniela Romani e la new

Si è tenuta domenica l’assemblea dei soci per il rinnovo delle cariche. Il bilancio 2015 chiuso con un utile di 5.211.000 euro, un patrimonio netto di 76.322.139 euro e 1.250.000 di erogazioni a favore del territorio

entry: Pietro Cesaroni. Per il Collegio sindacale: Claudio Marchetti (Presidente), Sara Fulvi e Vittorio Brunaccioni. Un riconoscimento per il lavoro portato avanti dall’intero consiglio d’amministrazione e dal presidente Caldari. Un attestato da parte di tutti i soci (2.673 soci) e di tutta la “famiglia” BCC Gradara. “L’esercizio finanziario 2015, evidenzia un risultato positivo, nonostante i gravosi oneri sostenuti per il supporto alle Bcc in difficoltà e quelli conseguenti al decreto salva banche’ con l’anticipazione del ‘fondo di risoluzione’ europeo – premette il presidente della BCC di Gradara Fausto Caldari - Come vera banca locale, abbiamo ridistribuito sul territorio parte di quello che nel tempo abbiamo ricevuto, senza dimenticare i nostri valori, i principi sociali, ed i comportamenti che hanno prodotto apprezzamento nei nostri confronti, dalle categorie economiche, dalle istituzioni, dalla società civile, dal mercato e soprattutto dai soci e dalla clientela”.

BCC di Gradara, Caldari confermato presidente

I numeri del 2015 parlano di un Utile di 5.211.000 euro e di un Patrimonio netto pari a 76.322.139 euro. Al di là dei numeri la solidità della BCC di Gradara è riconosciuta dall’intero mondo bancario marchigiano

ed italiano. “Secondo la rivista di settore, ‘Banca Finanza’, per solidità, redditività e produttività la BCC di Gradara, per la sua categoria, è prima nelle Marche e nella provincia di Rimini, trentesima in Italia – continua il

Caldari: “Come vera banca locale abbiamo ridistribuito sul territorio parte di quello abbiamo ricevuto”. Il presidente della BCC nominato nel cda di Iccrea BancaImpresa

presidente Caldari - Ha un cet1 ed un tier1 (indici di capacità patrimoniale) del 20,10%, a fronte di un minimo richiesto dall’organo di vigilanza del 10,20% ed un valore medio del mondo bancario pari al 12%”. Ma i numeri che stanno a cuore alla banca di Gradara sono anche quelli che riguardano le erogazioni a favore del territorio. Iniziative di sostegno della comunità: nella sanità, nello sport, nel sociale e nella cultura. Complessivamente la banca, che opera nel territorio di Pesaro Urbino e Rimini con 20 filiali equamente distribuite tra le due province, nel 2015 ha erogato

1.250.000 euro a favore del territorio sostenendo n.171 interventi: n. 15 nella Salute ha investito 866.299 euro, n.65 nell’Arte-Cultura-IstruzioneFormazione 132.193 euro, n.91 nel Tempo Libero-Culto-Famiglia-SportAmbiente 251.062 euro. “La Bcc di Gradara svolge una funzione sociale intensa, ricca di iniziative, e promozioni di particolare supporto alle Istituzioni – continua il presidente Caldari - I risultati ottenuti, dimostrano che nel 2015 abbiamo svolto un importante ruolo di promozione e di sostegno dell’economia reale, operando a favore delle piccole e medie imprese, delle famiglie, della comunità. Per il 2016 propongo di confermare, pur con un’attenta selezione delle iniziative, un forte impegno in campo sociale, mutualistico, culturale, di prevenzione e cura della salute, sport e tempo libero, valutandone adeguatamente l’impatto sul territorio”.

PERSONE

Caldari nel consiglio d'amministrazione Iccrea BancaImpresa

Fausto Caldari

- Prestigioso incarico nazionale per il presidente della Banca di Credito Cooperativo Fausto Caldari. E' stato chiamato nel consiglio d'amministrazione di Iccrea BancaImpresa. Quest’ultima rappresenta il tassello conclusivo della trasformazione in banca corporate del Credito Cooperativo e offre, direttamente o indirettamente tramite le controllate, tutti i servizi e prodotti finanziari e la consulenza alle imprese. Si tratta di un incarico di rilievo assoluto che rappresenta anche un riconoscimento per l’attività dell’istituto di credito di Gradara.


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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA

Il turismo raccontato con la magia della note dagli anni '30 ai '70. Mostra al Mississippi. Organizza “Il Fortino”

‘Signorina, balla?’. Quella Gabicce magica - E ancora un’altra estate sull’onda delle immagini del turismo allegro e spensierato del boom, assieme all’associazione culturale il Fortino di Gabicce Mare che con il libro e la mostra dal titolo “Signorina, balla? Gabicce Mare e i suoi locali 1930-1970”, apre ai turisti e ai gabiccesi il mondo dei locali della Capri dell’Adriatico. Frutto di un intenso lavoro di gruppo iniziato l’autunno scorso,

CULTURA attraverso interviste, raccolta di materiali e ricordi dei molti che hanno vissuto quegli anni, è stato possibile ricomporre e raccontare l’atmosfera entusiasmante e felice delle estati del surf e del geghegè che nei locali di Gabicce Mare e Monte trovò un palcoscenico ideale. Nelle terrazze affacciate sul mare e nei locali adagianti sulla spiaggia sono passati tutti; i primi ospiti della borghesia cittadina che qui possedeva le ville di vacanza, uniti ai signori che alloggiavano nei primi tre alberghi (Miramare, Regina Berti e Adriatica) e poi alla generazione post bellica che, danzando, voleva dimenticare la paura dei bombardamenti. Una rassegna che parte dalla

fine degli anni ’30 e arriva agli anni '70, prima dell’ingresso, nel mondo della notte, delle discoteche. Una raccolta di immagini di locali, di cui oggi rimane solo il ricordo, Marechiaro, Eden Rock, Anacapri su nella collina; El Trocadero, la Perla Azzurra ed il mitico Mississippi con l’americanissima Teggia solo per citarne alcuni; inoltre dai racconti e dalle immagini sono apparsi locali che stavano solo nelle mente di poche persone con qualche anno in più addosso e che qui nella storia del divertimento in riviera, hanno trovato una collocazione. Un saggio introduttivo della scrittrice Simonetta Tassinari ci conduce subito nel vivo di quelle estati e poi a seguire i racconti degli orchestrali più acclamati del tempo, e le immagini meravigliose delle più belle acconciature preparano il terreno, insieme ad una riflessione sugli arredi e i costumi, alle tre sezioni che raccontano il vivo e la storia dei locali tutti. Una moltitudine di immagini a corredo degli scritti che poi in parte

LA POESIA

Quand i Stranier is caléva a bàs An si saveva ancora se jandeva in mer o se jarvanzeva in tera, intent però i mariner i prepareva la rustida a bordi tal port parché uiera già pront al scur tla riva. I prim stranier santind cl’udor is mitiva già in fila sora la paléda aspitand sal fiasch dal vin, li zigarett e la machina fotografica a tracola che, dop d’avé asagied do sardel apena arbaltet sora la cherta zala, is fess salté giù e cales a bàs per pasé fora una nuteda da pudé pu arcunté ma chesa!

Da destra:

Giorgio Terenzi (2016)

ritroveremo nella mostra che si inaugura al Mississippi Venerdì 1 luglio alle 17. Poi il libro “Signorina, balla? Gabicce Mare e i suoi locali 19301970” fungerà da trait d’union accompagnando le serate danzanti del 7 agosto in Piazza Giardini Unità d’Italia e il 12 agosto in Piazza Valbruna.

La mostra resterà aperta fino alla fine di luglio, nei giorni dal giovedì alla domenica tutte le settimane. Poi ci trasferiamo tutti noi del Fortino con libro e mostra, a Gabicce Monte in un locale del comune che si affaccia sulla piazza. L’ambizioso progetto è stato possibile grazie al patrocinio del Comune di Gabicce Mare che ha

concesso i locali e il supporto degli uffici preposti e agli sponsor che aderendo con entusiasmo hanno sostenuto materialmente il cospicuo lavoro. L’associazione Il Fortino ringrazia anche i gabiccesi, tanti, che hanno dato disponibilità e la vivezza dei loro ricordi di gioventù. Ecco lo spirito della nostra associazione:

permettere ai ricordi di un paese di unirsi per formare la sua storia… a piccoli passi ci stiamo riuscendo. Vi aspettiamo il 1 Luglio al Mississippi. Per maggiori informazini: associazione Culturale il Fortino (3398304013). Il Fortino, associazione culturale di Gabicce Mare


GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA

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Cantiere aperto da anni con lavori a rilento. Rappresenta tutta la tristezza Amarcord italica. Si buttano su 900 o 2.500 metri quadrati per il Buddha Bar Hotel?

Gabicce

CULTURA

Finito nel catalogo del museo di Melbourne

di

L'eterna gru Beghelli che vetriola il paesaggio Dorigo Vanzolini

La copertina del catalogo e lo studioso Riccardo Gresta

Gabicce Mare nel mondo con le ceramiche istoriate - Tale notizia sarebbe interessante per risvegliare un po’ l’ attenzione su Girolamo Lanfranco dalle Gabicce e sulla sua bottega situata a Pesaro, ma con natali gabiccesi. Gabicce Mare è conosciuta in tutto il mondo dagli appassionati di ceramiche istoriate del Rinascimento. L'ultimo spot c'è stato nel bellissimo catalogo del Museo di Melbourne. Da poco pubblicato, curato da Timothy Wilson (docente di Arte del Rinascimento all’Università di Oxford), Amanda Dusmore e Marika Strohsehnieder (entrambe curatrici del reparto di arti decorative della National Gallery di Victoria), è citato Girolamo Lanfranco dalle Gabicce. Il famoso ceramista aveva in Pesaro una raffinata bottega con decine di artigiani (nel senso di coloro che hanno un'arte); i suoi set finirono nei palazzi delle più importanti famiglie italiane dei tempi. Il catalogo australiano cita il gabiccese attraverso un lavoro dello storico Riccardo Gresta, fatto in collaborazione con il prestigioso appassionato pesarese Piero Bonali. Il volume venne edito nel

1987, a cura del Comune di Gabicce Mare. Tale pubblicazione viene citata a proposito di una coppa dipinta che reca la Nascita di Adone. Ad eseguirla fu Marcantonio Sforza di Casteldurante (l’attuale Urbania). Questo ceramista si trasferì giovanissimo a Pesaro e lavorò quasi sempre nella bottega di Girolamo dalle Gabicce. Oggi è giudicato uno dei più validi pittori su maiolica operosi a Pesaro tra il 1540 e il 1580. Tra i maggiori studiosi al mondo di ceramica, allievo dello straordinario Pietro Zampetti, Gresta negli ultimi anni ha rinvenuto in diverse collezioni private e in alcuni musei, diverse opere dipinte dallo Sforza e da altri pittori lavoranti nella bottega dei Dalle Gabicce. Forse risulterebbe interessante una nuova pubblicazione, magari tutta a colori di quel volume, per rendere nota la conoscenza di queste splendide maioliche che danno lustro in tutto il mondo il nome dei due grandi gabiccesi. Attorno a questi artisti di livello mondiale si potrebbe costruire un evento culturale capace anche di creare presenze turistioche.

Amarcord Gabicce

La gru del cantiere Beghelli deturpa il paesaggio della Riviera Adriatica - Quella gru da anni deturpa il paesaggio della baia di Gabicce Mare e della Riviera Adriatica. E nulla può la pubblica amministrazione. Rappresenta la tristezza di certa cultura italica. Andiamo con ordine. Il bolognese Pietro Beghelli (quello delle lampade), fin da ragazzo villeggiante a Gabicce Mare, acquista quello che fu il dancing Mare Chiaro: balcone mozzafiato sul mare. Presenta il progetto in Comune; in un tortuso iter di varianti, alla fine, gli vengono concessi una caterva di metri quadrati: 900 o 2.500? Ora, almeno così corrono le voci, dovrebbe sorgere un Buddha Bar Hotel (roba di lusso, 8 suite da circa 80 metri quadri l'una). Si apre il gigantesco cantiere che è una ferita su un promontorio dall'eco-sistema fragile; le acque che si infiltrano nell'immenso ed artificiale pianoro potrebbe far collassare verso il mare il monte. Si spera che il cantiere venga chiuso presto. Invece, non è così. Dopo un lungo braccio di ferro, nella prima-

vera del 2015 la prima gru in abbandono da anni viene smontata. Riprendono i lavori e viene innalzata una seconda gru. Solo che anche ora il cantiere va a rilento rispetto al programma di marcia. Inoltre, ci sono delle vasche che raccolgono l'acqua che con il caldo diventano allevamenti di zanzare ed insetti. Ma quella gru che arreca un danno alla suggestione dell'am-

biente non potrebbe essere rimossa in maggio? O almeno abbassata? Si diceva che il cantiere Beghelli è storia triste; sia per le leggi urbanistiche, sia per la lunghezza del cantiere. Sarebbe interessante sapere quale norma sia stata applicata per far lievitare in modo spropositato gli originari 250 metri quadrati. Si ricorda che siamo nel Parco regionale del San

GRADARA - VOTO

Gasperi, nuovo sindaco di Gradara Lontani i grillini

di Dorigo Vanzolini

Lista civica guidata da Filippo Gasperi

Gabicce Mare, fine anni ’50 - Equipaggio motopeschereccio San Giorgio. Da sinistra: Giuseppe Terenzi “Paròn”, Enrico Biondi, Agostino Borrani “Ciccio” insieme a due villeggianti. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

Bartolo, dove un cittadino normale fatica a spostare un mattone o fare una potatura robusta. Anche gli altri gabiccesi, visto Beghelli, avrebbero il diritto a costruire all'inverosimile? Le leggi del mattone sono un mistero. C'è chi può e chi non può. Bisognerebbe tornare al diritto della natura, cioè fare per neceessità, perché la legge degli uomini è ballerina e mobile.

Lista M5S guidata da Luis Miguel Guerrini

- Filippo Gasperi è il nuovo sindaco di Gradara. Ha sconfitto Luis Miguel Guerrini, l'esponente dei Cinque Stelle. Il centro-destra non aveva presentato la propria lista. Gasperi è il successore di Franca Foronchi con ampio margine; ha incamerato oltre il 60 per cento dei suffragi. A Gradara erano in lizza due giovani. Gasperi guidava una lista civica di centrosinistra e non solo. Il secondo invece era l'alfiere del Movimento 5 Stelle. La novità tattica, è che il centrodestra non ha presentato una propria lista, ma ha sostenuto i grillini. Gasperi era responsabile dello staff della segreteria della Foronchi. Dunque, conosce bene la macchina amministrativa.


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SAN GIOVANNI

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Un'annata da incornciare. Forse, per ragioni economiche, si rinuncerà al titolo SPIRITO DEI LUOGHI

San Giovanni raccontato dal Mosconi

La Consolini Volley

Battistelli, storica promozione. E' A2 LO SPORT - Una piccola Leicester l'avventura sportiva della Battistelli Volley. Come il Davide inglese ha vinto forse il campionato più bello del mondo così La Battistelli Compressori Volley ha portato nel Riminese la A2: traguardo storico con un campionato avvincente quanto sorprendente. Racconta Roberto Filipucci, decano tra i dirigenti: “Siamo partiti per un semplice campionato di assestamento. All'andata abbiamo infilato solo

vittorie. Cosa che ha creato un gruppo che dir granitico è poco. E questo grazie a tecnici bravi e motivatori. Poi ci sono stati i play off e la vittoria per 3 a zero con i siciliani di Marsala lo scorso 28 maggio. Palazzetto strapieno, roba da settimo uomo in campo, come si usa dire”. La gioia per il torneo vinto, lascia il posto ad orizzonti ancora tutti da raccontare. Essere in A si-

gnifica avere in cassa almeno 350mila euro ed un palazzetto con almeno 500 posti. Forse entrambi i traguardi sono raggiungibili. Filipucci: “Speriamo di farcela; abbiamo i contatti con un paio di imprenditori fuori dalle province di Rimini e Pesaro. Con un piccolo sforzo la cifra è racimolabile anche in provincia. Vorrei ringraziare pubblicamente il nostro sponsor, Battistelli Compressori di Pesaro.

Il titolare è un grande appassionato di pallavolo; va a vedere le partite ovunque. Un uomo di carattere che ha costruito l'azienda con le proprie forze. La A signfica un cambio epocale anche per la società; da dilettantistica si deve trasformare in srl. Per le gare bisogna partire il giorno prima quando si va lontano. Si gioca la domenica alle 18. Vorrei anche rimarcare che tutte le giocatrici, tranne due, arrivano dalle province di Rimini e Pesaro”.

Onestà. Lavoro. Far l'amore - “Piacere di conoscerla, signora”. “Piacere mio”. “Come va?”. “Abbiamo buttato via almeno 30 anni di vita; questa crisi economica è figlia della non cultura. Di una certa superficialità verso le cose serie. Abbiamo abbandonato il lavoro per la speculazione. Per il facile guadagno e il frivolo. Credo che dobbiamo tornare a quello che diceva mio padre. Le stesse cose ha iniziato a dirle a mio figlio da quando aveva 10 anni. Era solito raccomandargli: ‘Ricordati nella vita ci vogliono tre cose: l'onestà, il saper far bene un lavoro e far l'amore’. Come dargli torto? Al suo funerale c'era tutto il paese”. Questo bel dialogo è avvenuto durante l'assemblea dei soci di una banca.


SAN GIOVANNI

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Un successo di idee, creatività ed intelligenza per banbini, giovani e anziani dal 22 al 26 giugno CULTURA

Streghe, idea di Magnanelli. Sindaco Gianfranco Cenci EVENTI Un momento degli spettacoli

Il manifesto della mostra

Centro della Ceramica, Medas in mostra - “C'era una volta”. E' il titolo della mostra d'arte di Maddalena Fano Medas (al secolo Maddalena Schiavi). Dedicata ai bambini, l'artista rigenera in opere giochi dismessi e lancia un messaggio: “Non smettere di sognare a qualsiasi età”. Si tiene nel creativo ed innovativo show room del Centro della Ceramica-Oltremateria-B&B Design a San Giovanni. L'appuntamento è per sabato 25 giugno, alle 18. L'esposizione di ceramica, arredo bagno, oggetti d'arredo e bio-malte è di per sé un viaggio nella progettazione come capacità di pensiero che si concretizza in manufatti sgorgati dall'intelligenza. Ora accoglie altre creazioni. Mostre e incontri, di pensiero e di lavoro, per i fratelli Loris e Euro Casalboni, i titolari del Centro della Ceramica, sono un motivo di fondo (leit motiv, direbbero i tedeschi). Sono la stessa cosa con linguaggi diversi. Negli anni sono passati molti artisti, Erika Calesini, Luigi Criscione e numerosi progettisti. Un nome su tutti: il giapponese di fama mondiale Kita. Ora è la volta di quest'artista donna originaria di Fano che da quasi mezzo secolo abita a Riccione. Nel 1962 prende il brevetto da pilota d'areo. Buffet offerto da “Fish Bar”. Per maggiori informazioni 0541.857276.

- La Notte delle Streghe fu un'idea del pittore Mario Magnanelli e concretizzata dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Gianfranco Cenci. Carattere difficile Magnanelli non entrò mai nell'impresa. Da allora un successo straordinario, grazie alle idee ed al fascino del borgo malatestiano. La leggenda vuole che la notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 giugno sia magica, misteriosa e abbia influenza sulle cose, gli animali e, soprattutto, sugli uomini, tanto che da sempre essa è anche chiamata La Notte delle Streghe. In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico perché essa cade nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada, che si trasforma in un farma-

co potente “a guarire ogni guisa di malattie cutanee”. La saga della notte di San Giovanni narra che proprio in questo particolare momento astrale le streghe si radunassero per espletare i loro sortilegi. I

più prudenti per proteggersi si infilavano sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall’iperico alla lavanda, allo spicchio d’aglio da raccogliersi prima dell’alba, la verbena simbolo di pace e prosperità, il ribes

i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni, l’artemisia… Queste streghe altre non erano che giovani donne le quali, per aiutare il sole a nascere, si riunivano nei campi e accendevano dei fuochi, oppure spinte da passione amorosa raccoglievano le erbe bagnate di rugiada, simbolo della protezione del Battista. La manifestazione marignanese intende recuperare un tessuto storico-popolare di tradizioni attraverso una serie di spettacoli: teatro popolare di strada, il mercatino con esposizione e vendita di oggetti, le erbe officinali, le pietre magiche, i prodotti naturali. Info: www.marignano.net

(Foto Giuseppe Bucci)

Fiume Conca, fauna sorprendente - Giuseppe Bucci sa raccontare storie uniche. Da decenni si diletta con l'arte della fotografia. Da alcuni anni scende lungo il Conca per fermare le storie degli animali che lo popolano. Con questo numero iniziamo a scrutare la sorprendente fauna sul nostro fiume con la sua sensibilità. Quest'istantanea, oltre alla passione, alle conoscenze tecniche, richiede uno spirito da scout. Si è alzato alle cinque del mattino; si è appostato in un capanno sul lago di Bruno. Ha pazientato ore. E poi sparato il suo click: due da fermo e quattro in volo. L'elegante uccello si chiama garzetta; è lunga circa 55-65 centimetri, con un'apertura alare di 85-95 centimetri. Il peso varia da 350 a 650 grammi. Il piumaggio è bianco, il becco è nero, come le zampe. La parte inferiore di quest'ultime è giallastra, ben visibile da dietro quando sono in volo. In livrea nuzionale, questo airone sviluppa alcune penne molto lunghe sulla testa per farsi bello... Caccia in acque basse; sta in piccoli gruppi. Ha un volo lento e regolare; col collo verso il corpo, forma un'elegante “S”.



MORCIANO

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L'opera pubblica costruita negli anni '80 e mai inaugurata. Monumento di livello mondiale FOCUS

Il monumento nell'acqua putrida

Costoso buco nel tessuto urbano. Mai nessun sindaco ha avuto coraggio e forza per mettervi mano. Progettata dallo studio Gregotti, vasca costosa per le casse comunali

1982. Sindaco Luciano Montanari, si pensa di dedicare una grande opera a Umberto Boccioni (nato a Reggio Calabria da genitori morcianesi), uno dei padri del Futurismo. 1984. Il Comune di Morciano incarica lo studio Gregotti per la progettazione di piazza Boccioni. Nell'85 realizzano il primo stralcio (piscina). Costo: 87,2 milioni di lire (più Iva). 1986. Sindaco Atos Berardi, secondo stralcio. Spesa: 207 milioni. Manca il parcheggio e la sistemazione del verde. 1988. Pulizia monumento: 5 milioni di lire; in tutto stanziati altri 30 milioni per rifare lavori non a regola d'arte. 1989. Iniziano a cadere le mattonelle che rivestono le murature. A Morciano, già si avanzano ipotesi di togliere la piscina. E si parla di monumento allo spreco.

VOLONTARIATO

Piazza Boccioni, un allevamento di zanzare - “Un allevamento di zanzare”. Così i morcianesi commentano piazza Boccioni, lo spazio mai inaugurato che custodisce un monumento di livello mondiale (e questa è la cosa fondamentale). Doveva essere un fiore all'occhiello dello sviluppo urbanistico morcianese di fine secolo, grazie a due firme autorevoli nel mondo. Venne progettata, la piazza, dal famoso architetto Vittorio Gregotti; mentre l'opera d'arte, “Colpo d'ala” (la “copia”, come con orgoglio commentano numerosi morcianesi, si trova Los

Angeles) è di Arnaldo Pomodoro. Oggi novantenne, celebrato a Milano con una mostra a Palazzo Reale, lo scultore nacque a Morciano. E proprio sulla piazza ha rotto con la città. In un'intervista uscita un quarto di secolo fa, la definì uno slargo. Addirittura, raccontava di essere nato a Orciano e non a Morciano. Solo negli ultimi anni si è riappacificato. Il grande vascone che doveva esaltare l'opera (pareti nere), con gli anni, causa i costi di gestione altissimi e forse fuori

portata per un comune piccolo come Morciano, è diventato un peso. E' sempre sporco, la rottura delle pompe ha reso l'acqua putrida. Dunque, è sempre vuota. Anzi, quasi vuota; perché causa gli avvallamenti si creano delle pozzanghere stagnanti in grado di allevare zanzare. Da decenni, gli amministratori (privi di coraggio e forse risorse) ed i morcianesi ne urlano la sistemazione: non può continuare ad essere il nulla. Si chiede a gran voce se non di togliere almeno di ridimensionare la pi-

scina, che è diventata un contenitore di rifiuti e di messaggi più o meno incivili e divertenti sulle pareti. Qualche buon tempone ha gettato al vento intelligenza e tempo scrivendo sullo stesso monumento. L'unico sindaco che si rammarica per non avervi messo mano è Alberto (Bertino) Montanari. “Tornassi indietro - dice l'ex primo cittadino dal 1990 al 1995 - eliminerei la vasca e farei sistemare il verde che si affaccia su via Diomede Forlani. Inoltre, vanno smantellati i muretti ed abbassata l'intera piazza”. Detto questo, il fatto fondamentale è che Morciano ha un monumento di raffinata fattura. Con un investimento sostenibile per una comunità come Morciano si avrebbe una pizza in tinta con il “Colpo d'ala” di Arnaldo Pomodoro. Basterebbe non solo preoccuparsene a parole ma anche occuparsene.

Apericentro, quando la gioia contagia tutti - Metti insieme un gruppo di ragazzi meravigliosi la cui voglia di vivere contagia tutti, tre chef di nome Gianluca che oltre a cucinare divinamente hanno anche la non comune capacità di saper insegnare e trasmettere la loro passione, sistemali tutti in cucina grande e accogliente e il risultato è stato l’Apericentro che si è tenuto presso la Pasticceria Garden di Morciano il 10 maggio!!! Un pomeriggio indimenticabile dove le emozioni sono state tante per tutti i protagonisti. Chi ha partecipato attivamente non dimenticherà le mani di Alberto che intagliavano i rapanelli, Matteo con il cappellino sugli occhi che ballava, Sara e Francesca che con pazienza facevano le roselline, Bea e Sofia che mettevano le dita nel cioccolato, Mattia che riempiva le piadine e poi mi diceva: “Scusa ma tu Catia sei l’unica che non lavora”. Samanta

e Elena che farcivano i tramezzini, Arianna che le sembrava un matrimonio!!! Grazie ragazzi per quello che ci avete trasmesso, grazie all’ACG (Associazione Cuochi di nome Gianluca) che hanno dimostrato di essere delle grandi persone oltre che grandi chef, a Livia Ciotti che ha fatto il doppio turno, a Enzo Tagliaferri che ha rinunciato al suo riposo, a Bekim e alla Cati i miei allievi che non mi dicono mai di no, a Lucia Grassi e suo babbo che hanno studiato con la locandina, alla Famiglia Fabi che ci ha regalato le verdure, a Maurizio Bucci che ci ha dato la piadina, a Stefano Pasini (Fattoria del Piccione) che ci ha regalato il vino, a Leonardo Lufrano che anche se era ospite ci ha tagliato la torta, a Maria Grazia Ronci che si è fidata ciecamente e a Claudio Castiglioni e tutto lo staff della Pasticceria Garden che ci ha ospitato in maniera gratuita, dimostrando di essere non solo un grande imprenditore ma di avere anche un cuore grande. Senza ognuno di voi tutto ciò non sarebbe stato possibile perché solo insieme si possono fare grandi cose. Catia Serafini

Foto di gruppo con i ragazzi di IoCentro


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MORCIANO DI ROMAGNA

MORCIANO

Massimiliano Cucchi. A Morciano dal 2007 come diacono. Nel 2008 a Cattolica; ritorno nel 2014 ALLEGRO MA NON TROPPO

Foro Boario 1939. Operai Ghigi in uscita

Ghigi, profezia anni '50 - A Morciano c'è una voce popolare che dice che l'area sulla quale sorgeva la Ghigi porta sfortuna. Questo perché vennero utilizzati i mattoni di un cimitero per costruire una casina la prima volta. Gli stessi mattoni poi sarebbero stati utilizzati per tirar su il pastificio che a cavallo tra gli anni '50 e '60 era tra i primi tre in Italia. E era in competizione con Barilla e Buitoni. Oggi, la Barilla è il colosso mondiale del settore; la Buitoni vivacchia. Mentre la Ghigi, venduta ai veneti di Zara, cammina a fatica. Dopo quasi 50 anni di crisi e di speranze fallite, anche l'ultima cantiere sorto sulle ceneri della Ghigi non è stata un'araba fenice. E' fermo causa il fallimento della ditta Querzoli, una cooperativa di costruzioni verde. Cooperativa, sempre verde (legata al Partito repubblicano) quella che per decenni si è occupata dei destini del pastificio senza grandi risultati. Anzi Quella casa costruita con i mattoni prelevati dal cimitero, venne poi acquistata dai Ghigi e i mattoni riutilizzati nell’ampliamento. Le sfortune sembrano continuare: privati, imprese, politici, funzionari, cooperative, che hanno cercato di trarre profitto dal recupero immobiliare dall’ex stabilimento Ghigi hanno subito traversie o contraccolpi economici amministrativi. Che cosa pensare? Disse qualcuno: “Il destino cammina sulle gambe degli uomini“. Si legge nella Bibbia: “Neppure coloro che sanno, hanno trovato” [la saggezza, ndr]. (Mario Garattoni) IDEE IN LIBERTA'

Dare la parola - “Sono proprio depresso”. Inizia così una conversazione che finirà poi per portarci in posti molto diversi da quelli inizialmente dichiarati. Il fatto è che la parola depressione è spesso così abusata che ha finito per perdere il suo reale significato: dietro quell’affermazione, vivono stati d’animo molto diversi. E, per l’appunto, stati d’animo, non sintomi di malattia, quale è la depressione. È invece molto importante riuscire a dare nomi più precisi alle nostre emozioni: essere tristi non è come essere sconfortati. Essere malinconici, nostalgici, afflitti, demoralizzati, infelici, oppressi, avviliti, non è la stessa cosa. Raccontano sfumature diverse. Non è solo una questione del significato della parola. E’ come noi ci raccontiamo la nostra storia. E’ come sappiamo rappresentarci le sfumature dei nostri vissuti. Fa molta differenza vedere un’immagine dai toni netti o la stessa con le diverse tonalità e gradazioni, anche solo di bianco e nero. Ecco, quella diversità cam-

bia profondamente i nostri stessi vissuti e il significato che diamo loro. Dirci che siamo depressi appiattisce l’immagine. Non aggiunge informazioni. Rimaniamo al buio, indifferenziato, senza contorni che costruiscano confini e forme. È un racconto pressoché muto. Bisogna allora affinare la percezione, l’ascolto. Parole: malumore, tristezza, scontentezza, angoscia, amarezza, abbattimento, delusione, costernazione, dolore, pesantezza, disperazione, dispiacere, disillusione, noia, inquietudine, rammarico, rincrescimento, tormento... La sfumatura dà senso a ciò che vivo. Mi aiuta a capire, a definire, e ciò facendo, trasforma lo stesso stato d’animo. Quando ho trovato le parole giuste, queste diventano sentiero: linea che scorre e traccia il percorso. Appiattire il linguaggio appiattisce la nostra storia. Arricchirlo, arricchisce la nostra vita. Cuccumeo

Via Forlani 20 - Tel. 0541.989605 Via Bucci 65/A - Tel. 0541.989910 (estetica)

- Nella diocesi di Rimini sono in due. Due medici sacerdoti. Uno è Massimiliano Cucchi, ora “parroco in solido” della zona pastorale di Morciano, Gemmano, Montefiore, San Clemente. Stiamo parlando di un prete che prima di diventare tale, prima di intraprendere il percorso del seminario, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia. Proprio sul più bello, proprio quando sembrava destinato a farsi notare per il camice bianco, ha deciso che avrebbe preferito non passare inosservato con il suo colletto bianco. Chi scrive conosce don Massimiliano dal 2007, per essere precisi dal giugno 2007, quando arrivò per la prima volta a Morciano da diacono. Venne poi ordinato sacerdote nel dicembre dello stesso anno. Dal 2008 al 2014 è stato cappellano a Cattolica, per poi fare ritorno a “casa”, a Morciano, nell’estate di due anni fa. Siamo di fronte ad una persona autentica, ad un vero cristiano, ad un ragazzo di 43 anni che mai perderà l’entusiasmo, il desiderio

Don Massimiliano Cuccchi

Beato Alberto Marvelli, una persona che mise a servizio di tutti le sue innumerevoli qualità. Una frase da lui pronunciata mi risuona spesso dentro: ‘Una vita spesa per sé non ha senso’. Dulcis in fundo, c’è un Papa che mi ancora oggi mi scalda il cuore e mi dà grande forza. Sto parlando di Giovanni Paolo II. Sapeva attrarre i giovani come nessun altro era in grado di fare. Parlava al loro cuore, intercettava le loro più profonde domande e diceva che era Gesù la risposta vera, quella bellezza ricercata. Spronava ad avere coraggio, a fare della vita un capolavoro. Al suo funerale, nel 2005, accorsero 4 milioni di persone e la stragrande maggioranza erano giovani. Anche, anzi soprattutto, da anziano, era una calamita per la gioventù”. I giovani occupano una fetta piuttosto rilevante della sua vita. Svelaci i segreti nel rapporto con loro.

Felicità: il medico che si fa prete FOCUS di donarsi agli altri, in particolare modo ai giovani. Si è confidato, ha parlato col cuore in mano, emozionandosi ripensando alla sua vita, alla sua storia. Ha raccontato della sua radicale scelta sacerdotale, delle figure che lo hanno affascinato e che tutt’ora lo guidano nel suo cammino e, infine, ha messo in grande risalto la sua vocazione per i giovani e per il loro mondo così bello ma anche così complesso. Quale è stata la motivazione profonda che l'ha portata ad una vera e propria “conversione” dalla medicina alla fede? “La mia vita penso che sia una testimonianza di come il Signore abbia preparato per noi un progetto, una via da seguire. Sta a noi avere il coraggio di andare fino in fondo per capire chi siamo. Fin da adolescente mi ha guidato un desiderio, che ancora oggi mi anima: essere felice, o ancora meglio, fare qualcosa per essere davvero felice. Questa è stata la domanda che mi ha sempre accompagnato e alla quale ho risposto molto presto. Avevo a cuore l’Altro, la cura dell’Altro e questa volontà così forte ha avuto vari volti nel corso del tempo, anche grazie ad esempi che avevo in famiglia. Negli anni del liceo sognavo di diventare insegnante, per il compito che esso ha nell’educare i ragazzi alla vita, con dedizione e passione. Dopo le superiori, cambiai idea e pensai che la professione giusta per me fosse quella del medico. Mi colpiva il fatto che curando gli altri, si era importanti per gli altri. E allora intrapresi il percorso di studi e conseguii la laurea. Dentro di me però ancora sentivo un vuoto, qualcosa mi scuoteva e mi faceva mettere in discussione. Alla fine dell’università mi resi conto che la cura del corpo non mi

di Tommaso Mazzuca bastava, che il mio cuore era rivolto più alla cura dell’anima, dello spirito. Furono per me di grande esempio i vari cappellani che ebbi modo di vivere da vicino in parrocchia, facendo servizio come educatore. Anche per la mia storia, fatta di parrocchia e di forti legami fraterni, di costante relazione con il Signore, capii che la strada tracciata per il sottoscritto fosse quella di dedicare la vita per gli altri, con amore e generosità. Essere sacerdote sarebbe stato l’ultimo gradino. L’ultimo passo da compiere per realizzarmi davvero. Questo pensiero, questa certezza mi ha sempre fatto compagnia: Dio dà e non toglie. Se tu lasci tutto, avrai in cambio di più di quanto ti saresti aspettato. Ho sempre voluto fare esperienza di una gioia piena, di quella Gioia di cui parla Gesù nel Vangelo. E nella mia vita ho avuto sempre e solo conferme di come una vita cristiana sia l’abito migliore per me e per ciò che sono”. Parlaci delle figure che l'hanno conquistata, affascinata e che, quindi, ritiene fondamentali. “Sia quando ero ragazzo e frequentavo la parrocchia, sia durante gli studi in seminario, a colpirmi in particolar modo furono coloro che avevano a cuore i ragazzi. Mi riferisco a tutti quei cappellani giovani che mi stregarono per la loro semplicità, per il loro entusiasmo, per la loro goia. Parlavano di Gesù con amore e io mi appassionai a Lui,

perché lo vedevo come guida, come riferimento. A modello ho preso e prendo tutt’ora la vita dei Santi. San Giovanni Evangelista, che incontrò Gesù da giovanissimo e che fu l’unico presente ai piedi della Croce. Mi è molto caro San Francesco, per il suo stile di vita improntato sulla povertà e sulla letizia, sul gioire in presenza del Signore. Il contatto con la natura è un altro aspetto che mi ha sempre toccato. Fu questo santo a fondare l’ordine dei frati, proprio in virtù del loro essere fratelli (fratres significa fratelli, in latino) e del vivere in fraternità. Un altro santo per me importante è San Filippo Neri, il santo della gioia, anche nei momenti più difficili della vita. Quando morì, dall’autopsia si vide che aveva tre costole staccate dallo sterno, proprio per far posto ad un cuore grande, rivolto ai più bisognosi. Si trattò di un fenomeno mistico, inspiegabile dal punto di vista fisico. Il cuore di Filippo fu trovato due volte e mezzo la dimensione di un cuore normale: una dilatazione che non permette la vita. Eppure San Filippo Neri visse fino ad 80 anni. Non posso non citare San Giovanni Bosco, a me caro per l’educazione dei giovani. Egli rimase orfano a soli 2 anni ma fu padre di tanti, tanti ragazzi. La vita non toglie mai per privarci ma per farci cogliere il valore delle cose. Gioco in casa e menziono il

“Avevo a cuore l’Altro, la cura dell’Altro e questa volontà così forte ha avuto vari volti nel corso del tempo, anche grazie ad esempi che avevo in famiglia”

“Lungo il percorso, anche grazie alle figure sopracitate, sono riuscito a capire quale fosse il senso della mia esistenza. Era troppo importante capire chi ero e a quale vocazione ero chiamato. E allora tutto fu chiaro e certo e non ebbi un attimo di esitazione quando capii che al centro del mio servizio e del mio impegno dovevano esserci i giovani. E mi venne fin da subito affidato il compito di seguire la pastorale giovanile a Savignano, dov’ero seminarista - diacono. Anche a Cattolica impostai un lavoro con e per i giovani che diede tanti frutti. Ora, mi brillano gli occhi se penso al gruppo giovani creatosi a Morciano. Luoghi comuni dicono i giovani si possano guidare finché si è preti giovani. Io non sono affatto d’accordo. Nel mio caso, più l’età avanza e più i desideri di capirli e di camminare con loro, di ascoltarli, di dar consigli e di essere il loro compagno di vita aumenta a dismisura. Da vari anni insegno alle scuole superiori e questo mi dimostra ancor di più come Dio quando toglie, in realtà dà molto di più, perché io entrando in seminario fui costretto a lasciar perdere l’idea di fare il prof e, ovviamente, il medico. E invece eccomi qui dietro la cattedra, in un ruolo così bello e così decisivo in ottica educativa. A scuola ho la possibilità di stringere legami con i giovani e di far collaborare la parrocchia con il mondo scolastico. Chiudo raccontando un aneddoto che mi sta davvero tanto a cuore, perché credo dica chi sono. I ragazzi non mi chiamano mai prof o don, mi chiamano Massi, perché al centro mettono la persona, l’essere umano”.


MORCIANO Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836

FOCUS

- Salva al momento la clinica Montanari dai tagli sanitari della Regione Emilia Romagna. Se ne è parlato lo scorso 24 maggio, nel vecchio capannone fieristico. Ad organizzare la Casa di Cura Montanari, con la regia del sindaco Claudio Battazza. Tema dell’assemblea pubblica: “Sanità in Valconca, prospettive per il futuro”. Sono scesi a Morciano il presidente della Regione Stefano Bonaccini, insieme ai suoi assessori alla Sanità, Sergio Venturi, al Bilancio Emma Pettiti e al direttore generale dell’AUSL Romagna, Marcello Tonini. Erano presenti sindaci ed amministratori della Valconca, l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali, proprietari e dipendenti della Casa di Cura, alcuni soci dell’associazione degli anziani “Mercurio” e della parrocchia di Morciano, la consigliera regionale Raffaella Sensoli ed un folto gruppo di consiglieri comunali e di attivisti del Movimento 5 Stelle della Valconca, nonché cittadini di altri Comuni della vallata. Il sindaco Battazza ha aperto l'assise con una lunga relazione; ha fatto da portavoce alle istanze dei proprietari, dei dipendenti e dell’indotto della Casa di Cura Montanari. Quest’azienda è minacciata dal numero di posti letto accreditati previsto dal decreto Balduzzi (almeno 60), problema che per ora è stato risolto mediante l’accordo con la clinica Sol et Salus di Torre Pedrera. Numeri importanti quelli della struttura sanitaria a servizio dell’intera vallata e non solo: 4.778

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Incontro con il presidente della Regione Bonaccini lo scorso maggio. Sala piena

Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836

Sanità in Valconca, salva la clinica Montanari Da sinistra: Emma Petitti (assessore regionale al Bilancio), Claudio Battazza (sindaco di Morciano), Stefano Bonaccini (presidente della Regione), Sergio Venturi (assesssore regionale alla Sanità), Marcello Tonini (direttore generale Ausl Romagna)

pazienti ricoverati nel 2015, dei quali solo un terzo appartenenti all’Azienda Usl territoriale (spesso inviati dall’ospedale di Riccione a causa di carenza di posti letto), mentre gli altri due terzi sono suddivisi in modo paritario tra la provenienza dalla Regione Marche e quella dal resto dell’Italia. Si tratta dei pazienti degli specialisti che visitano nel poliambulatorio della Casa di Cura. Gli altru numeri: 45.000 prestazioni ambulatoriali commissionate dall’AUSL, 60.000 prestazioni ambulatoriali non commissionate e 70.000 prestazioni di laboratorio. Battazza ha ricordato il numero dei dipendenti, 123, oltre a 100 medici che erogano prestazioni da libero professionista, e l’intero indotto rappresentato dalle ditte addette alla pulizia, alla preparazione

dei pasti e dai Bed & Breakfast utilizzati dagli accompagnatori dei ricoverati. Nel corso del dibattito, non è intervenuto nessuno dei proprietari, dirigenti o dipendenti della Montanari. La Montanari, in seguito al grande ampliamento del 20082009, dispone oggi di 80 posti letto già arredati e di tre sale operatorie che, come conferma la dottoressa Lia Montanari, operano tutti i giorni, sabato compresi. Invece, i posti letto accreditati dalla Regione Emilia Romagna sono 40 per i ricoveri e 14 per la lunga degenza. Battazza ha sintetizzato la questione: “La Regione conceda 20 posti letto alla Casa di Cura. Il Comune fa le pratiche amministrative velocemente e la Casa di Cura effettua rapidamente l’ampliamento.”

È un film già visto con il Pastificio Ghigi negli anni '50 e '60 a Morciano. Allora, in barba al Piano Regolatore Generale e alle fondamentali regole urbanistiche, nel cuore di un importante centro abitato, è stato costruito un colosso industriale che, dopo la cessazione delle attività, in tempi recenti è andato in eredità alle cooperative forlivesi, continuando a mantenere connotazioni da ecomostro, sotto forma di “Centro commerciale Ghigi”. La Casa di Cura Montanari ha una brillante storia e svolge attualmente un ruolo importante a Morciano e nella Valconca. Siamo quindi per la sua permanenza e; tuttavia, deve essere salvaguardata la vivibilità del centro cittadino e rispettato le norme del Piano Regolatore Generale.

Alla conclusione della serata, il presidente Bonaccini ha affermato: “La Clinica Montanari deve rispettare gli standard e noi assicuriamo la sua sopravvivenza. Ritorneremo a verificare se le cose sono state fatte bene e a confermare l’accordo”. In Emilia Romagna, in questi ultimi decenni, la presenza della sanità privata è enormemente cresciuta. I cittadini chiedono il potenziamento delle strutture pubbliche e delle Case della Salute. A Morciano ne è già operativa una da tre anni, però, a fronte dei casi di necessità dei circa 31.000 abitanti della Valconca nei giorni feriali e soprattutto in quelli festivi, è priva del servizio essenziale attrezzato per lo meno con gli apparecchi di elettrocardiogramma ed ecografia in “guardia medica” nella sede o di visita medica nelle abitazioni. I cittadini che sono immobilizzati a letto, chiamando il servizio notturno e festivo di “guardia medica”, o recandosi direttamente alla Casa della Salute, vengono visitati da un

medico generico senza la strumentazione che serve per una diagnosi efficace. Implicazioni di questa situazione, come ha sperimentato personalmente lo scrivente nell’inverno 2014-2015, sono frequenti errate diagnosi e conseguente lunga degenza di sfortunati cittadini, a casa o negli ospedali. I cittadini che chiamano il “Servizio Ambulanza di 118” o si recano nei “Pronto Soccorso” di Riccione o Cattolica, vanno spesso incontro a una lunga attesa nella sala di accettazione e nei corridoi, prima di essere visitati da un medico attrezzato. Il direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini ha liquidato la richiesta del consigliere regionale del M5S e vice-presidente della commissione Sanità Raffaella Sensoli “di istituire un Punto di Primo Soccorso Pubblico Sanitario in Valconca” con un secco no, mentre il presidente Bonaccini ha replicato: “Parliamone in Regione”. Istituzione del servizio “Pronto soccorso” in Valconca è un’esigenza sentita dai cittadini, se l’Ausl Romagna non ritiene fattibile istituirlo nella Casa della Salute di Morciano che ha gli spazzi necessari, visto, il rilevante volume di attività che ogni anno l’Ausl Romagna commissiona alla Casa di Cura Montanari, considerando le capacità operativa di personale e struttura di questa realtà sanitaria in Valconca, l’amministrazione regionale potrebbe intavolare una trattativa con gli azionisti per la realizzazione di un punto di primo soccorso pubblico sanitario di vallata che oltretutto per i casi meno gravi diminuirà la pressione sull’ospedale di Riccione.



S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE

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Cerimonia lo scorso 28 maggio. E' il più prestigioso della Romagna. Una giuria di livello assoluto

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ALLEGRO MA NON TROPPO

Non c'è più la mia (nostra) San Clemente

Heilà direttor Sannita io son qua, son sempre in vita è che sa, ultimamente non c’è più mia San Clemente. E che i nostri duchi attuali, che a quegl’altri sono uguali pensan lor che sia indecente coinvolgere la gente! Così senza alcun clamore ogni cosa ha il silenziatore e di ciò che fanno e sfanno il ben contan e mai il danno! Io che del popolo sono, solo onesto pover'uomo, che desia senza successo scossar forte 'sto popol lesso! Son qui triste ed allibito e nemmen io muovo un dito che per far rivoluzioni serve un sacco di coglioni! Son li tutti a blaterare che qui va tutto assai male ma che questo poi sia vero, io non penso, son sincero! Noi per ora respiriamo e li tassa, non paghiamo non sull’aria che il polmone poi rimette qui “in girone”! Noi possiam ogni mattina, con il sole e con la brina, ire a prender colazione e a comprar l’informazione! Ci è concesso cantar gratis, fare disegni con i lapis o emettere dei peti, poi ruttar contro i divieti! E possiam comprare l’auto, poi soffiare dentro un flauto o mangiare mortadella saltar pasta lì in padella! Basta che tu sia da solo ed a “Lor” non sia di dolo che ti lascian senza nervi la minuta libertà dei servi. Tu però non t’azzardare società varia a immaginare: lo puoi far se sei dei loro e ci canti dentro il coro! Se invece hai nella mente una società presente, una che sia parte attiva che poi conti, che sia viva senti, tu non t’allarmare ma ti toccherà emigrare che qui, e non sol pei duchi sol nell’acqua farai buchi!

Giugno 2016

Premio Villa, San Clemente culla della lingua romagnola

- Sapete che c’è? C’è che mi resterà nel cuore questo speciale sabato 28 maggio. Mi resteranno nel cuore i ragazzi delle classi quinte di San Clemente e Sant’Andrea in Casale, quel simpatico scugnizzo che mi prendeva in giro in siciliano mentre assieme agli amici ritirava la coppa per avere partecipato ad un premio di poesia dialettale Romagnola. Quei trofei sollevati di fronte alle loro brave insegnanti, ai genitori ed ai parenti che erano a San Clemente che non c’era mai venuta al premio e invece il 28 maggio era Heee la gente di 'ste parti! li. Sa nasconder doti ed arti Mi porterò nel cuore i ragazzi E pensando sol se stessa della 3.B e della 4.B della scuola che lei poi “mica è fessa!” Favini di Coriano, una scuola che è Se gli chiudono una strada? ormai una certezza di esibizioni di Urla forti e mal parata, ottimo livello, sempre frutto di stue poi facebook come strumento dio e di un lungo lavoro di preparadi un inutile lamento. zione. Mi resteranno nel cuore le loro insegnanti che ogni anno riNon gli apron mai un ponte? cordano ai loro alunni chi siamo, Beh, ben altre son le onte come eravamo e quanto lontana sia e poi brilla da assai Furbo dalla realtà la pretesa di chi vorrebquel che s’evita il disturbo. be il dialetto solo cibo per l’ignoSe a scuola un prepotente ranza o addirittura di razzismo. Due per sé ottiene ingiustamente occhi a mandorla che sorridono e il suo fare truffaldino mentre raccontano una “zirudela” cangia al debole il destino in romagnolo sono un sano segno nessun mai lo ha da sapere dei tempi alla faccia loro. Nel cuore ho da sempre la giuche costui ha in sé un potere ria. Il professor Piero Meldini, la che cercar di contrastare professoressa Grazia Bravetti, il quieto viver può guastare! professor Angelo Chiaretti, la proE per quell’associazione fessoressa Maria Pia Rinaldi, Il prosi vicina al duca attuale fessor Oreste Pecci, l’insegnante come mai 'st’elargizione Rita Gennari, il dottor Luciano Guiche nessun sa dimostrare? E quant’altro sa direi Se qui fossim cinque o sei! Ma son qui tutto da solo E se urlo non fo dolo! Ma quel che mi fa incazzare, e non solo se vi pare, è quel popolo beota che agli altri urla “Idiota”! Son quei pochi personaggi che si fingon assai saggi che sproloquian cambiamenti e ci pensan deficienti Che la smettan lamentarsi di chi mai non cambia il voto che gli esempi che hanno sparsi di coerenze han fatto il vuoto! Che ho da far io che son vecchio e ‘sto posto amo parecchio? Che puoi far tu appena giunto e hai lamento ad ogni spunto? Se pensiam a far cose assieme sia più facile farle bene, che non servon generali se il lavoro è tra eguali se insiem abbiam progetto lo realizzerem di getto tutti a spasso i lamentoni e successi da campioni! Poi avremo in verità una più forte società scopriremo immantinente che c’è il buono tra sta gente! Fausto Bertinotti

di, il dottor Maurizio Casadei e la new entry il dottor Davide Pioggia che il dialetto lo conosce, lo studia da tempo e soprattutto ne è innamorato. Non mi dimenticherò la gioia del mondainese Massimo Giorgi, vincitore del terzo premio sezione poesia, premiato dal professor Angelo Chiaretti per la sua “L’Amor Döp” così carica d’emozioni e struggenti nostalgie. Mi ha colpito la soddisfazione di Germana Borgini, poetessa santarcangiolese vincitrice del secondo premio con la delicatissima “S’e fié lizìr”, magistralmente premiata e recensita dalla professoressa Maria Pia Rinaldi. Il primo premio è andato a Lorenzo Scarponi con “Gnént” che, come sottolineato dal professor Meldini, ha saputo fotografare e legare tante immagini che pur componendo nella quotidianità di ognuno di noi ne sono poi il tutto o, appunto, il niente. La migliore zirudela del 2016 è

stata “Luarì” scritta dal cesenate Giuliano Biguzzi premiato dalla professoressa Grazia Bravetti. “Luarì” ci ricorda un personaggio della nostra infanzia che in tanti abbiamo conosciuto pur nelle differenti sfumature locali: il venditore o la venditrice di lupini, noccioline e“sementine” che spesso proprio in prossimità di cinema piazzava la propria attività. È stata molto gradita la presenza dell'amministrazione Comunale col saluto del sindaco Mirna Cecchini, dell’assessore alla cultura Stefania Tordi e del consigliere delegato al Dialetto Laura Perilli. Senza il loro appoggio sarebbe stato complicato mettere in scena questo bellissimo pezzo di cultura popolare. Lo sforzo dell’amministrazione e di San Clemente invece consente, da tempo, una crescita costante al premio Villa che è ormai uno di più vecchi della Romagna e un appuntamento fisso per la poesia romagnola. C’è poi la fantastica famiglia

dei miei poeti, di quelli nuovi e di quelli vecchi, di quelli giovanissimi e di quelli diversamente giovani, di quelli che ti strappano una lacrima e di quelli che ti fanno piegare dalle risate, di quelli che vincono e di quelli che pur non vincendo s’impegnano ogni anno per comporre qualcosa da mandare al Concorso. Li abbraccio tutti perché sono loro che, in primis, producono la vera linfa vitale del Concorso: senza sarebbe impossibile. A loro dico che qua stiamo già lavorando per il premio del quarto di secolo, è bene tenere calda la penna! Nel frattempo i consigli per migliorare, le critiche e quanto altro si possa utilizzare per migliorarci possono inviarli a premiovilla.casadei@libero.it e io vi prometto, con i tempi miei, una risposta a tutto: anche agli insulti se intelligenti e non infondati. Nel frattempo grazie di cuore a tutti e a presto! Viva e dialét e viva la Rumagna! Claudio Casadei

SAN CLEMENTE - COMUNITA'

- “Facciamoci sentire! Festa con i ragazzi del Centro Del Bianco”. Bella giornata quella dello scorso 31 maggio, dalle 15 a Sant'Andrea in Casale. Al quinto anno consecutivo con l’evento è iniziato con il tradizionale saluto istituzionale delle autorità del Comune di San Clemente e degli operatori del Centro. E' proseguita con le esibizioni di hip hop e canto a cura degli studenti delle scuole medie di San Clemente e Misano Adriatico. Due le novità: la lettura “La città dei lupi blu” interpretata dalla compagnia Fratelli Di Taglia; ispirazione nata grazie al progetto interculturale annuale che gli ospiti del Centro hanno realizzato insieme agli studenti della scuola media di San Clemente. E le magie e acrobazie del performer trasformista Mattia Giorgetti, della Combriccola dei Lillipuziani. A corollario, altre attività: pesca

Centro Del Bianco, nella vita con gioia

Centro Del Bianco di beneficenza, ludobus, buffet e angolo-gelato, offerto ogni anno dalla Mec3. L’iniziativa, patrocinata e in collaborazione con il Comune di San Clemente, nasce con lo scopo di promuovere il Centro diurno e residenziale Del Bianco al di fuori dei circuiti tradizionali previsti per questa

tipologia di struttura socio-riabilitativa. Negli ultimi cinque anni, per l’importante valenza sociale e culturale, al fine d’integrarsi con la realtà territoriale circostante, hanno potuto scoprire la struttura e socializzare con gli ospiti realtà giovanili come: studenti, band, writers,

ballerini di hip hop, artisti di strada e a sua volta anche loro amici e famiglie. “Il Centro Del Bianco spiega Gabriella Bagnolini, coordinatrice semi-residenziale del Centro - è una struttura rivolta a disabili adulti residenti nella provincia di Rimini che offre un servizio diurno accreditato, gestito da CAD società cooperativa sociale, e uno residenziale, gestito da Formula Servizi, società cooperativa sociale. In favore di tutti gli ospiti vengono formulati con cadenza semestrale progetti educativi e assistenziali personalizzati“. “Le due cooperative - continua Antonio Schiavone, coordinatore residenziale del Centro - offrono un servizio complementare ai bisogni degli ospiti e delle loro famiglie favorendo l’acquisizione, il recupero e il mantenimento delle autonomie personali, delle abilità fisiche, cognitive e relazionali”.


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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE

Sagra del Vino alla 48.ma edizione. Ha organizzato la Pro Loco. Premiati Leo Ragni e Alberto Baldisserra. Primo Vergiano

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San Clemente, terra di grandi vini Da sinistra: Alberto Baldisserra, il sindaco Mirna Cecchini e

- San Clemente terra di vino buono. Una tradizione che il comune valconchino, facente parte dell’Associazione Città del Vino, ricorda ogni anno con la sua Sagra appena tenutasi e giunta ben alla quarantottesima edizione. Momento d’incontro e di festa organizzato da sempre dalla Pro Loco all’interno del quale assume un particolare valore la “Gara del Vino”, competizione enologica giunta quest’anno alla quarantaduesima esecuzione. Importanti le novità di quest’anno che hanno consentito al pubblico di influire sul giudizio finale della gara, un rinnovamento non proprio gradito a tutti ma che ha conferito freschezza e novità a tutta la manifestazione. Un unico premio in palio, e gradito lavoro per la qualificata giuria magistralmente presieduta da Bruno Piccioni e parere popolare in aggiunta come piacevole novità: risultato piccolo stravolgimento dei giudizi ma i vini premiati ancora una volta di straordinaria qualità. Se a vincere il primo premio è stato il Merlot del Pode-

TERRE

di Claudio Casadei

re dell’Angelo, dinamica azienda agricola di Vergiano, i due piazzati sono entrambi sanclementesi. Il secondo posto è stato appannaggio di Alberto Baldisserra anima del Podere Cella Tonda, anche lui con un ottimo Merlot, a cui è stato assegnato anche lo speciale premio della piazza. Al terzo posto, penalizzato dalla giuria popolare ma primo nei giudizi di quella tecnica, il Rosso Montpulìd dell’azienda agricola Ragni Leo, sapientemente gestita da Mauro Ragni, apprezzato vincitore della gara del 2015. Entrambi innamorati della loro attività i due viticoltori sanclementesi non mancano di sottolineare che, per quanto riguarda i vini e quelli rossi in particolare San Clemente è un territorio fantastico e come pro-

Leo Ragni

va hanno l’affezione dei loro clienti. La conformazione del terreno (soprattutto per i rossi), l’esposizione, la vicinanza del mare e il gradevole “buriòn”, il maestrale che nelle ore centrali del giorno allevia gli shock termici estivi sono la garanzia naturale di un buon risultato. C’è poi la passione tutta romagnola dei produttori che rende molti dei vini della zona

speciali e di alto livello qualitativo. Non per nulla ha sede a San Clemente la cantina Ottaviani, recente assegnataria del premio #PopWine 2016 riservato a vini di prezzo inferiore ai 15•. Il Caciara s’è “bevuto” cantine del calibro della Berlucchi e della Polvanera più altre centoquarantasette che erano state scelte per il giudizio dalla GazzaGolosa, la parte migliore della Gazzetta dello Sport. E non per niente proprio a San Clemente cresce velocemente e produce per tutto il mondo la Tenuta Mara Mia che la famiglia Emendatori ha creato per ricercare e produrre vini di eccellente qualità. Sono tanti i buoni motivi che rendono la sagra del vino di San Clemente speciale. Alcuni li abbiamo scritti, per gli altri bisognerà che l’anno prossimo troviate spazio fra i vostri impegni! San Clemente è sempre più Città del Vino!



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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO

Sconosciuto e bellissimo borgo malatestiano in quel di Saludecio. Le tre serate di luglio sono anche l'occasione per andarlo a scoprire

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Meleto,nelcastellograndeteatro - Castello di Meleto, Venerdì 8/ sabato 9/ domenica 10 luglio 800. NNT NeroNotteTeatro. Secondo appuntamento della manifestazione “Un 800 per tutte le stagioni” ideata ed organizzata dall’associazione culturale saludecese l’Armonda, con il patrocinio, il contributo e la collaborazione del Comune di Saludecio L’estate passa il testimone al Castello di Meleto con il classico appuntamento dedicato al “Noir” ottocentesco, che quest’anno si articolerà in tre giornate. Tre serate di teatro, narrazioni, performance di fuoco, musica e immagini ad incuriosire e meravigliare il pubblico negli oscuri angoli e nelle piazzette e vie del Castello. L’evento è dedicato alla ricerca de “l’800 e il suo doppio”: Tra luci e ombre, Dr Jekyll & Mr Hyde, il titolo dell’edizione di quest’anno, giunta al suo XI appuntamento. Lo spunto ed il riferimento letterario, ma anche cinematografico e di spettacolo per eccellenza diventerà quindi “Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr. Hyde “, il celebre romanzo di

Teatro, narrazioni, performance di fuoco, musica e immagini ad incuriosire e meravigliare il pubblico negli oscuri angoli e nelle piazzette e vie del Castello

Il giocare sulla luce e sulla meraviglia diventerà anche un piccolo omaggio ai “fuochi d’artificio” che qui sono di casa: nel Palazzo della piazza è nata ed ha avuto sede l’antica e prestigiosa Ditta Dionigi, specializzatasi nei fuochi pirotecnici e nata proprio a Meleto a metà ‘800; di essa si conservano, oltre a prestigiosi attestati di premiazione, vecchi attrezzi di lavorazione ed una curiosa galleria di sagome in legno utilizzate durante manifestazioni religiose o commemorative. Un Castello quindi da conoscere e valorizzare, sia per le sue peculiarità storiche ed architettoniche di Borgo murato, sia dal punto di vista paesaggistico ed agricolo quale “Balcone sull’Adriatico” che si affaccia sulle Vallate del Tavollo e del Foglia.

GENIUS LOCI

Robert L. Stevenson pubblicato nel 1886, che insieme ad altri romanzi dell’età vittoriana (Il ritratto di Dorian Gray, la Donna in bianco, Our mutual friend, Dracula, Wuthering heights) è diventato simbolo di doppia identità, di alter ego (“L’uomo non è davvero uno, ma in ogni caso due”). Sotto l’aspetto artistico e culturale, l’idea del “doppio” sarà sviluppata a vari livelli, giocando sulle due anime tra loro complementari e in antitesi: la luce e il buio, il bianco e il nero, il positivo e il negativo, l’angelo e il diavolo, il bene e il male, la realtà e il sogno, il vero e il falso, il sosia e i gemelli, ecc.

'800. Il secolo d'oro L'800 è stato il secolo d'oro di Saludecio; ne porta i segni la bellezza, ricchezza e raffinatezza del borgo. Prendendo spunto da questo periodo Giuliano Chelotti vi ha costruito Ottocento Festival e anche le rappresentazioni di Meleto.

Sant'Amato, inaugurata la lapide

MONDAINO

Massimo Giorgi, terzo al premio Giustiano Villa

Il vescovo Lambiasi scopre la lapide - Un bagno di folla l'8 maggio a Saludecio per celebrare la storica festa di sant'Amato. Una giornata speciale: è stata svelata la lapide che ricorda il 23 novembre 2014, giorno in cui, in piazza San Pietro a Roma, il beato, venne santificato. Per la cerimonia sono intervenuti il vescovo Francesco Lambiasi e quattro sindaci. La lapide celebrativa è idea di Carlo Cervellieri, un devoto del santo. Racconta: “Momenti straordinari. Ringrazio il vescovo per la sua presenza, grazie al sindaco

Dilvo Polidori che ha creduto nel progetto. Un riconoscimento particolare va alla parrocchia di Tavullia che ha spostato la classica processione dal mattino al pomeriggio (l'anno prossimo si tornerà all'antico). La targa ha anche un benefattore, Alfredo Baldolini. Un plauso particolare va ai fratelli Simoncelli, l'azienda morcianese che ha realizzato l'opera. Mi hanno dovuto sopportare tutti i giorni durante le varie fasi di lavoro”. “Sono stati bravissimi - continua Cervellieri - i relatori che han-

no animato il convegno: Auro Panzetta, Oreste Deluccca e Silvia Bernardi. Con passione e competenza hanno tratteggiato la figura di Amato. E che cosa dire di Marco Rossi, che gratis, e non senza difficoltà, l'ha murata. Stessa sensibilità va a Emanuele Fabbri, l'artigiano che ha forgiato le quattro staffe che la reggono. Poi c'è tutto l'impegno della Pro Loco. Infine, un abbraccio affettuoso a tutti coloro i quali sono accorsi e si sono prodigati; la nostra speranza è che la lapide abbia lasciato un bel ricordo”.

Massimo Giorgi (a destra) premiato da un altro mondainese di prestigio, Angelo Chiaretti, componente della giuria

- Massimo Giorgi ha stampigliato in volto un sorriso perenne. Ha sempre un'idea positiva ed altruista della vita. Il suo volto ancora più luminoso per essere giunto sul podio della XXIV edizione del Premio di poesia dialettale Giustiniano Villa; cerimonia svoltasi lo scorso 28 maggio a Sant'Andrea in Casale. Terzo, in compagnia di Germano Borgini (secondo) e Lorenzo Scarponi. Il mondainese ha presentato “L'amor doep”. Recita il primo verso in dialetto: L’è com ave fém / l’è com camnè schèlz tla seda. / t’guèrd chél let disfat / E ut pèr che è cor u si smorta / Andè aventi... cumplichèd! (È come aver fame, / è come camminare scalzi nel grano tagliato / Guardi quel letto disfatto e ti sembra che il cuore si spenga / Andare avanti... complicato!. Qualche anno fa ha pubblicato un romanzo: “Le finestre”.


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Oriana, Giovanni, Marino e Tonino a piedi per 800 chilometri con tante difficoltà in 28 giorni di cammino

Sant'Amato, da Saludecio a Santiago de Compostela per portare la reliquia - SantAmato Ronconi compì tre pellegrinaggi a Santiago de Compostela (San Giacomo del campo di stelle) durante la sua vita nel Medioevo. Per celebrarlo quattro saludecesi vi hanno portato la reliquia. A piedi gli ultimi 800 chilometri.

La consegna della reliquia

RELIGIOSITA' - Da Saludecio a Santiago de Compostela sulle orne di santo Amato. Dopo i festeggiamenti per la santificazione del Santo Amato Ronconi, sperata da secoli e avvenuta a Roma il 23 novembre 2014, abbiamo coronato il desiderio e la promessa di far sì che il nostro Fratel Amato tornasse pellegrino a Santiago De Compostela e spiritualmente concludesse il suo quinto viaggio. Io Gianni, mia moglie Oriana e due fraterni amici, Toni e Marino, devoti al Santo Amato, abbiamo così deciso di partire nell’agosto 2015, alla volta di Santiago De Compostela, a piedi, portando con noi la reliquia di Santo Amato e una lettera del vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, da consegnare al Rettore della basilica di Santiago, Mons. Elisardo Temperan Villeverde. Gli ottocento chilometri di cammino insieme sono stati difficili e qualche volta anche la speranza di arrivare sembrava abbandonarci, ma era più forte di tutte le fatiche e le avversità (atmosferiche e fisiche) la sicurezza che Amato ci avrebbe accompagnati, aiutati e protetti. Così è stato. Sin dalla par-

tenza dalla sua Casa, dove apposto il primo timbro sulle credenziali (oltre le nostre quattro anche quella di Amato che verrà poi esposta nel museo della Chiesa), abbiamo raggiunto Saint Jean Pied De Port.

Da qui inizia il vero cammino ed è da qui che ti senti veramente pellegrino, solo con le tue difficoltà e le tue forze per affrontare ogni percorso giornaliero, ma anche con l’emozione di conoscere pae-

TREBBIO DI MONTEGRIDOLFO - Via Botteghino 61 - Tel. e Fax 0541/855134

saggi diversi e bellissimi e con tanti pensieri che questo Cammino ti fa affiorare. Ogni Chiesa visitata, apponendo in ognuna il timbro avevamo la consapevolezza che, prima di noi, Amato vi fosse MONTEGRIDOLFO

Scoprire la Valconca. Cagnacci - A Montegridolfo, chiesa di San Pietro, si conserva un capolavoro di livello mondiale. E' una pala d'altare che reca la Madonna con Bambino ed i santi Sebastiano e Rocco. Ne fu autore Guido Cagnacci, tra i maggiori pittori del Seicento. Nato a Santarcangelo, operò a Vienna alla corte degli Asburgo. I suoi maestri furono: Guercino, Reni e Caravaggio. Forse l'opera maggiore è la Cleopatra nel Museo d'Arte di Vienna.

già entrato e avesse pregato in quel luogo. Così a Pamplona, così a Burgos, così a Leon la sua vicinanza era tangibile. Era lì con noi. Molti sono stati gli incontri nei ventotto giorni di cammino. Persone che appena conosciute erano pronte ad aiutarti, a camminare insieme e la conoscenza di un attimo diventava profonda e sincera come se l’amicizia fosse sempre esistita. A questo proposito non dimentico un incontro con un primario dell’Ospedale di Forlì. Dopo un piccolo incidente accadutomi, per alcuni giorni ha medicato la mia piccola ferita e da quel momento abbiamo camminato insieme fino a Santiago come se “qualcuno” avesse deciso di farci incontrare. Sono state tante le emozioni che abbiamo provato, ma le due più significative e che non potremo certo dimenticare per

tutta la vita, sono queste: l’arrivo sul monte Gozo, da dove i pellegrini di tutti i secoli e di tutte le nazioni vedono per la prima volta le guglie della Cattedrale di Santiago De Compostela. Lì abbiamo pensato ad Amato, alla sua emozione provata la prima volta che, lasciata la piccola comunità di Saludecio, poteva ammirare la bellezza e la grandiosità di questa cattedrale e finalmente poter pregare sulla tomba dell’Apostolo Giacomo, come poco prima di Lui aveva fatto Francesco d’Assisi. La seconda emozione è stata di duplice importanza: primo perché abbiamo incontrato il Rettore della Cattedrale che ci ha accolti con benevolenza e al quale, dopo aver parlato a lungo di Santo Amato di Saludecio, abbiamo consegnato sia la lettera del Vescovo di Rimini, sia la preziosa reliquia. Dopo averci manifestato il suo interesse per il nostro Fratel Amato e la sua vicinanza spirituale, ci ha assicurato che ogni anno l’otto di Maggio, celebrerà una Santa Messa in Suo onore. Non so se la commozione che ci ha pervaso tutti era più per questa importante promessa, o perché in quel momento lasciavamo quello “speciale” compagno di viaggio con il quale avevamo condiviso molti giorni di fatica, di gioia, di incontri, di emozioni e di preghiera. Giovanni Piccioni, Oriana Scansa, Marino Calesini, Tonino Amadori


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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO

CIVILTA' DEL BERE

Aia Santini, serate con vino e spettacoli - “Ridi per Bacco!”. Risate di gusto a Coriano per la nuova rassegna nell'aia della Tenuta Santini; un connubio di vino e spettacoli. Dall’11 giugno al 26 agosto presentano sei serate “enogastroComiche”. Il grande giardino dell’azienda agricola sui colli di Passano diventa teatro al chiaro di luna per le cene abbinate agli spettacoli dei protagonisti del teatro comico nazionale coordinati dai Fratelli di Taglia. Sipario su l'11 giugno con il divertente “Nuzzo Di Biase Live Show”. I Campioni della risata Nuzzo e Di Biase (Quelli che il calcio, Black Out, Zelig e Mai Dire…) in un rutilante varietà che indaga con ironia la banalità del quotidiano. Il 24 giugno con l’inedito tandem tutto romagnolo tra il “poeta parlante” Roberto Mercadini e il fustigatore delle nuove ossessioni eno-gastronomiche Gianni Bardi. Venerdì 8 luglio, direttamente dalla popolare fiction di Rai Uno “Il Paradiso delle Signore”, le tre ironiche Ladyvette con il loro nuovo stile di varietà.

A Montescudo-Montecolombo. Grande risultato per il M5S. Delusione per la lista Orsi

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M &M, Elena Castellari primo sindaco - Risultato netto alla tornata elettorale del 5 giugno per l’elezione del sindaco e consiglio comunale, con una partecipazione al voto del 56,02%. Elena Castellari e la sua lista civica “Torri Unite” si è imposta ottenendo 1.440 voti pari al 46,25% seguita da Shelina Marsetti (M5S) che ha ottenuto 1.000 voti pari al 32,12%. Sergio Orsi con la lista “Forum Civico” ha incamerato 673 suffragi pari al 21,61%. Il nuovo consiglio eletto è il primo dopo la fusione dei due Comuni di Montescudo e Monte Colombo ed è chiamato a gestire questa importante prima legislatura che è indubbiamente dovrà affrontare la fusione e l’integrazione tra le due comunità, e la gestione amministrativa del più vasto territorio. Elena Castellari è il sindaco più giovane della provincia di Rimini. Trentasei anni, molto dinamica ed appassionata al suo territorio, laureata in legge, già sindaco di Montescudo nel 2014 e 2015 e precedentemente assessore alle Politiche giovanili, ci ha rilasciato prime dichiarazioni a caldo: “Devo innanzitutto ringraziare affettuosamente tutti i cittadini del nuovo Comune che sono andati a votare e

LA POLITICA

di Pier Francesco Gasperi che ci hanno data fiducia. Sono felice di rappresentare una lista civica composta da una squadra di validissimi collaboratori, distribuiti su tutto il territorio e ognuno con diverse competenze ed esperienze utili al lavoro da svolgere per i prossimi cinque anni. Da oggi sarò il sindaco di tutti, indistintamente, e la nostra politica sarà quella di ascoltare tutti i cittadini e di raccogliere ogni loro istanza, consiglio e indicazione programmatica. Il loro parere sarà sempre assolutamente indispensabile ogni qualvolta che si devono prendere decisioni importanti per la realizzazione opere pubbliche rilevanti. Tra i nostri obbiettivi immediati ci sono quelli di ripristinare nel più breve tempo possibile la viabilità nei tratti colpiti da movimenti franosi e dissesti idrogeologici, la razionalizzazione e piena integrazione degli uffici e dei servizi. Saranno costituiti due

Da sinistra: Castellari, Orsi e Marsetti

consigli di municipio, uno per ogni ex comune formati da 5 componenti, con persone nominate fuori dal consiglio comunale, che avranno una funzione consultiva e saranno presieduto ognuno da un assessore. Ci metteremo immediatamente tutti al lavoro con grande impegno e passione ed intendiamo mantenere gli impegni presi con gli elettori e lavoreremo per tutti i cittadini del nostro nuovo Comune che riteniamo con orgoglio uno dei più belli della nostra provincia e dell’Italia. A seguire il M5S che in poco tempo ha dato vita ad una sezione e si è presentato per la prima volta con una propria lista alle ammini-

strative con un gruppo di giovani, seppur non molto conosciuti, piuttosto attivi. Il risultato è da ritenersi sorprendente attestandosi al oltre al 32% e riuscendo ad entrare in Consiglio Comunale con due rappresentanti. Il candidato sindaco, Shelina Marsetti, 35 anni, residente dal 2009 a Santa Maria del Piano dice: “Ringrazio sentitamente chi ha creduto in noi e ci ha votato. È inutile nascondere che questo risultato ci stia stretto. Abbiamo fatto un grande lavoro per arrivare a queste elezioni e per giocarcele alla pari con le altre liste. Abbiamo un programma costruito con i cittadini e ci auguravamo di avere il sostegno degli elettori. Comunque da oggi ci rimbocchiamo le maniche e da forza di opposizione saremo intransigenti su tutto quello che andrà a discapito dei cittadini, anche se siamo pronti a collaborare su

quello che riteniamo valido. Abbiamo perso una battaglia, ma tra 5 anni saremo ancora qui è vi garantiamo che il risultato sarà ben diverso. Infine la Lista Orsi sindaco Forum Civico. Un risultato che è inferiore alle aspettative di tutti i candidati della loro lista formata da componenti di tutte le frazioni, alcuni dei quali con precedenti esperienze amministrative. Anche questa lista comunque è riuscita ad eleggere due consiglieri. Il comitato elettorale del Forum Civico afferma: “Il risultato è al di sotto delle nostre aspettative in termini di voti, mentre è in linea con quanto ci aspettavamo in termini di seggi ottenuti, se ci verranno confermati i due che il ministero dell’Interno ci accredita. Il risultato insoddisfacente ha diverse motivazioni. Da un lato abbiamo probabilmente commesso degli errori, non riuscendo a fare comprendere ai cittadini il nostro programma realmente innovativo, ed il fatto che la nostra lista rappresentava il migliore connubio tra esperienza e novità, con 10 candidati su 13 alla prima esperienza. Dall’altro lato, non abbiamo previsto il notevole consenso riscosso dagli stellati, che ha certamente ottenuto consensi anche nel nostro elettorato di riferimento, ridimensionando il nostro risultato”.

MUSICAL - LA DI MONTECOLOMBO

Teatro ‘Amici’, estate con ‘Notte gitana’ - Una ragazza dei nostri tempi curiosa nella vecchia soffitta di casa; trova in un baule un classico costume sevillano. Alla radio diffondono una tipica canzone dedicata alla Spagna. La giovane fantastica e sogna ad occhi aperti di trovarsi in compagnia di gitani e di venire accolta dal calore di quella gente che, con i ritmi incalzanti delle loro chitarre, cantano e danzano per lei coinvolgendola in una splendida “Sevillana”. Tutto si anima e si illumina. Attirata dalla danza, dalla musica e dall’atmosfera, vive il folklore e la passione gitana. Ne uscirà più matura, pronta ad indossare il costume spagnolo e una mantiglia avuta in dono, simbolo per lei di una riscoperta femminilità. E' la trama di “Notte gitana”, il musical in cartellone al teatro “Amici” di Montecolombo ogni mercoledì e sabato, ore 21.45, dal 15 giugno al 10 settembre. Sul palco si alternano una quarantina di artisti (tra cantanti, musicisti, ballerini, coristi) che sanno trasmettere emozioni che ti riappacificano con te stesso e con la vita. E' uno dei nume-

Carlo Tedeschi, l'autore del musical e la locandina dello spettacolo

rosi musical scritti e diretti da quella mente raffinata di Carlo Tedeschi. L'artista sa intrecciare storie con la forza della semplicità, della bellezza e della gioia. I suoi spettacoli sono ad un tempo gioiosi e con messaggi di forte leggerezza. Aiutano a riflettere sul senso della vita. I

suoi spettacoli sono anche un'opportunità per i giovani allievi della sua scuola di teatro. Insomma, una serata indimenticabile a teatro per tutta la famiglia in un ambiente, il Lago di Montecolombo, che è un angolo di paradiso in Valconca “Notte gitana” risale al 1997. Alla prima, in piazzale Roma, a Riccione, radunò 7.000 persone. Da allora, ritorna in scena per la stagione estiva al Teatro Leo Amici del Lago di Monte Colombo. Un'idea unica che ha fatto entusiasmare tutta la riviera Romagnola e anche oltre... adatto anche ai bambini!! “Notte gitana” rientra negli eventi e iniziative artistiche/socio-culturali promosse dalla Fondazione Leo Amici e dall'Associazione Dare a favore dei giovani. Giovani che sono al centro dell'attività artistica e sociale di Carlo Tedeschi. Mente poliedrica (scrive, dirige, dipinge), ha il dono del racconto. Le sue sono favole moderne che ti portano nei verdi e colorati giardini del cuore: un caleidoscpio di sentimenti. Veri.


CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO

Giugno 2016

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Fatto positivo negativo? Che cosa sarà tra tre anni? Le responsabilità dei nostri ristorartori che vendono vini forestieri

Stranieri in cerca di comprar di vigneti - Sguardo malinconicno sulla vitcoltura del Riminese. Lo spunto per parlarne ci è offerto da una recente ricognizione in Val marecchia, in Valconca e nelle aeree centrali di Coriano e San Clemente; una passeggiata per vigneti fatta con persone del nord (francesi e tedeschi) interessate alla vite e al vino del nostro territorio. Conoscendo la situaazione, abbiamo constatato la scomparsa di decine e decine di ettari di vigneto, anche in aziende significative i cui diritti di reimpianto sono stati venduti in realtà viticole di altre province emiliano-romagnole. Abbiamo anche rilevato una maggiore difficoltà in alcune aziende del settore che vinificano in parte o tutta la loro produzione di uve. Sono aumentati i problemi commerciali, vuoi per la forte competizione tra produttori , vuoi per l’atavica propensione di albergatori e ristoratori, non all’acquisto di vini di buon livello qualitativo prodotti localmente , ma di prodotti a prezzo contenuto, con valori assolutamente non accettabili per le basse produzioni di uva per ettaro e il grande lavoro che sta dietro tutto il processo di vinificazione e imbottigliamento dei vitivinicoltori locali. In misura più ridotta vi è anche il problema legato alla mancanza di ricambio generazionale. Ci siamo poi fermati a fare due chiacchere con un caro amico, gran-

I bellissimi vigneti di San Patrignano

IL PUNTO

de viticoltore e produttore di vino e tra altre cose interessanti dette, ci ha confidato di avere ridotto la superfice a vigneto, pentendosi di averlo fatto in modo insufficente: avrebbe dovuto tenere solamente le vigne necessarie al suo mercato. Alla domanda sul futuro ci ha risposto che , dal suo punto di vista, nell’arco pochi anni a Rimini ( intesa come provincia ) rimarranno alcune aziende che vinificano in proprio e piccoli produttori che consegnano l’uva alla cantina cooperativa. Alla domanda dei nostri interlocutori sul perchè una realtà così’ vocata alla produzione di rossi eccellenti, stia procedendo all’indietro come i gamberi. Abbiamo allora cercato di mettere in evidenza quelli che, secondo noi, sono le situazioni e fatti che hanno o stanno creando difficoltà alla vitivinicoltura del territorio. Proviamo a riassumerne alcuni aspetti significativi: nonostante alcuni tentativi del pubblico con iniziative dedicate, dai Felliniani a Passaggi di vino a Castel Sismondo, è mancato un discorso organico che desse risalto alla vitivinicoltura locale perchè i produttori si sono

sempre mossi in ordine sparso investendo poco in inziative comuni. Le due grandi cantine Cooperative non hanno dato grandi contributi, una per l’impossibilità di gestire direttamente la produzione e l’altra che pur avendo marchi e tradizione locale ha operato con una “ leggerezza economica” tale, che ne ha determinato la chiusura. Un altro elemento significativo è la presenza sulla piazza ( non il giornale) di Sangiovese DOC di tutti i livelli di prezzo; situazione consentita dalle ampie maglie offerte dai disciplinari di produzione, ( aree di produzione troppo vaste fino in pianura, criteri di selezione delle uve e controllo dei vini insufficenti e ap-

prossimativi, possibilità di effettuare arricchimenti per alzare il grado alcolico ........) e dal calcolo delle rese ettaro effettuate non sul “ corpo del vigneto” ma sulle singole particelle che lo compongono: in parole povere si possono scaricare alte rese solo su alcune particelle, consentendo quindi il riconoscimento della DOC anche a vigneti troppo produttivi! A complicare la situazione possiamo aggiungere la contemporaneità della presenza sul mercato di Sangiovese IGT, ovvero Indicazione Geografica Tipica: cosa potrà mai avere di caratteristico un prodotto coltivato da Cattolica a Bologna, anche in pianura non lo abbiamo ancora capito.

Questa denominazione con rese in uva per ettaro più che doppia rispetto la DOC, consente di portare sul mercato vini di basso prezzo che fanno buon gioco a chi vuole risparmiare rispetto alle produzioni selezionate. Naturalmente tutto quanto riportato, in modo sintetico, ha come conseguenza una ridotta remunerazione delle uve di maggior pregio prodotte nelle colline ( nel nostro caso di tutto il Riminese in quanto non esiste una pianura fertile ), e il basso reddito crea serie difficoltà nella gestione del vigneto. Anche per questa ragione molti viticoltori hanno preferito monetizzare le superfici a vite vendendo a terzi il diritto di reimpianto Oggi si sta cercando un nuovo percorso partendo dalla modifica della DOC che sarà non più Colli di Rimini ma Rimini DOC in diverse tipologie: Rosso; Bianco; Rebola; Caberbet Sauvignon e Sangiovese ( quest’ultimo noi l’avremmo lasciato solo con la denominazione Romagna DOC perchè essendo prodotto ovunque non esprime nulla di caratteristico e sarebbe difficilmente identificabile solo al nostro territorio ). E’ un buon inizio sul

quale è necessario non commettere gli errori del passato e concentrare le risorse e gli interessi per dare risalto all’ambiente di coltivazione, cosa non facile per la rarefazione dei vigneti, la promiscuità con altre coltivazioni e un’edilizia selvaggia che ha deturpato il paesaggio, ma bisogna provarci prima che scompaia ancora tanto altro vigneto. Come spunto di lavoro consigliamo agli addetti al lavoro di visitare un sito francese molto significativo e illuminante: WWW.VISITFRENCHWINE.COM Un progetto simile Noi ci accontenteremmo di averlo su scala locale. Ci permettiamo ora un’ osservazione riguardo alcune proposte che stanno circolando sulla stampa per riuscire a coivolgere gli albergatori e i ristoratori e valorizzare i vari territori e i rispettivi vini locali. Ci sembrano idee certamente di buon livello intellettuale ma che porteranno a scarsi risultati operativi in quanto le categorie che abbiamo citato se non avranno reali benefici continueranno ad acquistare vini di basso prezzo e valore. Suggeriamo di riflettere bene sulle inziative in cantiere perchè essendo molto onerose saranno un’ipoteca per altri eventuali progetti alternativi. Il Tarlo



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