2014 - 02 | La Piazza della Provincia

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Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698

ANNO 18 N.2 Euro 1,50

Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini

REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it

RICCIONE - 19

RIMINI - 10

IL PUNTO DI VISTA

La nuova legge elettorale di Alessandro Roveri* - Le ultime notizie dànno ormai per certa l’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, della nuova legge elettorale, scaturita, con qualche piccola differenza, dall’incontro tra Renzi e Berlusconi avvenuto nella sede del Pd. Di quell’incontro si sono “vergognati” esponenti del Partito democratico che in precedenza erano addirittura andati al governo insieme ai berlusconiani nelle «larghe intese».

Qui c’è subito un equivoco da chiarire. Come ha detto Renzi «questa la miglior riforma possibile così mai più le larghe intese». Mai più, cioè, governi con berlusconiani e antiberlusconiani insieme. Perché lo scopo voluto da Renzi è stato quello di dire, la sera delle elezioni, chi ha vinto e chi ha perso. O di qua, o di là. Mai più «larghe intese». Questo è stato il senso dell’operazione voluta da Renzi, un senso che è stato dimenticato nel corso delle trattative, con un Berlusconi che continua a dire che finalSegue a pagina 11

www.lapiazzarimini.it

Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”

Tonti-Paolucci: Riusciranno i giovani a dare un futuro all'Italia?

Giovani, droga e alcol in forte aumento. Perché?

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FEBBRAIO 2014

Bondi: “Caro sindaco hai perso”

Addio a Mario Polverelli, storico dell'amata di Morciano

CATTOLICA - 30

MORCIANO - 49

Inceneritore, 1300 firme di preoccupazioni Consegnate ai sindaci di Riccione, Misano e Coriano. La parola d'ordine dei firmatari: “No ai rifiuti da fuori regione”. Possibile per il ministero dell'Ambiente Andrea Orlando

MADE IN ITALTY Legge elettorale: accordo tra Renzi e Berlusconi...

Breve massima di saggezza Non avevamo paura di un altro conflitto, ma di una pace senza valori

Alex Ferguson

Letture e commenti ad alta voce

Cal Renzi l'è brèv, al fa resuscitè anche li mumie...

L'assessore Livia Signorini, il filosofo Carlo Sini e il direttore della biblioteca Gustavo Cecchini

Misano, ritornano le prestigiose conferenze - Sette prestigiosi intellettuali per capire come mai siamo il Paese più iniquo dell'Occidente (fanno meglio solo Portogallo e Grecia), dove non nascono campioni di tennis, la costruzione delle autostrade al chilometro costano il doppio della Francia (15 contro 30 milioni). Si potrebbero aggiungere milioni di domande sui costumi degli italici che potrebbero essere sintetizzati in questa allegra ma

- “No ai rifiuti da fuori regione” da bruciare nell'inceneritore di Raibano. Con questa preoccupazione sono state raccolte in un batter d'ali 1.300 firme e presentate ai sindaci di Riccione, Misano e Coriano. Sono state depositate lo scorso 13 gennaio. E subito è partita una girandola di incontri accesi e civili: a Riccione, a Coriano, a Pagine 2-3-5

MISANO - CULTURA

Cecco-Henri Toulouse-Lautrec - 2014

MISANO ADRIATICO

VALCONCA

Primarie Pd All'ultimo voto la corsa Giannini-Guagneli

San Clemente Pd: Cecchini vs Guiducci Premio Villa, iscrizioni San Giovanni Pd primarie, corsa per tre Coriano Gamba in libreria: successo Montefiore Ca' Santino ospita le scuole Montegridolfo Giorno della memoria Saludecio Cagnacci, il genio ritrovato

RUBRICA

Gas Riccione-Misano “Felici di acquistare”

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INCHIESTA

. er il nuovo Piano regionale la terza linea, la più vecchia, non va abbattuta . La guardia deve essere tenuta prima di tutto dai cittadini. Poi dai sindaci. Le ragioni di Hera

Inceneritore, 1300 firme di preoccupazioni Investimenti Raibano

80 L'INCHIESTA Negli ultimi 4 anni Hera ha investito su Raibano circa 80 milioni di euro

segue dalla prima pagina

Misano. Ne è emersa una fotografia che racconta di raccolta differenziata, emissioni da incenerimento nell'atmosfera, relazione tra inquinamento e malattie. E che cos'è la sensibilità ambientale e sociale. Ad aver acceso i riflettori sulla struttura di Raibano è stata Mimma Spinelli, sindaco di Coriano. La Spinelli scova che nel Piano dei rifiuti della Regione Emilia Romagna non c'è lo smantellamento del terzo forno, come previsto dalla lotta su Coriano relativo al Piano dei rifiuti provinciale del 2007. Tradotto in soldoni, significa che in caso di emergenze (e non solo, è il timore) possano giungere rifiuti anche da fuori regione. Iniziano nei tre Comuni sui quali gravita Raibano, Coriano, Riccione e Misano, una serie di incontri pubblici che aiutano a capire che cos'è l'inceneritore di Raibano. La preoccupazione fondamentale è la salute, cioè la relazione tra emissioni da incenerimento e malattie (tumori, in primis). Una delle serate in cui si entra nella fotografia di Raibano si tiene a Misano Adriatico il 29 gennaio. E' un consiglio comunale aperto agli interventi del pubblico (una trentina i presenti, a maggioranza di Coriano); due sere dopo si replica a Coriano. Dove la riccionese Margherita Bologna illustra la possibilità di fare il riciclo sul 100 per 100 del rifiuto. Della serie, in positivo, però: nulla si crea,

Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria

Capacità

123 mila L'inceneritore di Raibano potrebbe bruciare 123mila tonnellate di rifiuti l'anno. Tale potenzialità non è mai stata raggiunta nel 2013

L'inceneritore di Coriano. Lo scafandro del camino di 80 metri l'ha progettato il grande architetto Gae Aulenti

nulla si distrugge ma tutto si trasforma. A Misano è presente anche Claudio Galli, amministratore delegato di Hera Ambiente. “Una persona perbene”, racconta Bruno che lo conosce da decenni. Galli parla per 40 minuti. Snocciola una serie di dati postivi: Nel 2013 la raccolta differenziata nella provincia di Rimini ha raggiunto il 61 per cento (era al 25 nel 2004), Hera è in borsa dal 2002 (la maggioranza è dei 180 Comuni dell'Emilia Romagna), effettuati 800 milioni di euro di investimenti (80 su Raibano), che il 25% di Hera Ambiente è stata venduta a due fondi (uno inglese e uno olandese) per un valore di 132 milioni di euro, che le caldaiette residenziali producono più diossina e polveri di Raibano. Assicura che nel 2013 non è entrato un chilo di rifiuto urbano da fuori

Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070

Energia elettrica

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90 mila

Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364

Giornale in stampa il 7 febbraio

La centrale legata all'inceneritore produce ogni giorno 90 mila euro di energia elettrica. Circa 30 milioni di euro l'anno

Mimma Spinelli, sindaco di Coriano. E' stata lei a sollevare la questione terza linea

regione e che nel Piano regionale dei rifiuti 2013-2017 non esiste la possibilità di riattivare la terza linea. Su questa certezza viaggiano anche i sindaci di Misano, Stefano Giannini e quello di Riccione, Massimo Pironi. Per un no assordante è anche Mimma Spinelli, Coriano. Finito l'intervento di Galli, hanno preso la parola i consiglieri comunali. In ordine: Rosario Zangari (battibecco col sindaco Giannini).

Poi tocca a Paolo Casadei (Ncd): “La Spinelli si è accorta del decreto ministeriale che consente di portare i rifiuti anche da fuori regione. Siamo preoccupati per le polveri sottili”. Parola a Ketty Ronchi, Sinistra critica: “Sui dati fummo tranquillizzati anche nel 2004, quando c'era il vecchio inceneritore...”. Davide Siliquini, Pd: “Gli inceneritori esistono in tutt'Europa; non esistono forme alternative. Certi compensi agli am-

FOCUS

Inceneritore all'avanguardia Terza linea “inutilizzabile” - Sui monitor dei tecnici dell'inceneritore di Hera a Raibano, una dozzina di elementi nocivi sono controllati secondo dopo secondo. E sono sempre nei limiti previsti dalla legge. Se qualche dato esce si interviene per farlo riportarlo nel recinto dei valori. Gli elementi “tossici” più pericolosi che fuoriescono, a norma, dagli 80 metri del camino rivestito dal presti-

gioso architetto Gae Aulenti, sono: diossina (si brucia abbondantemente sopra gli 850 gradi, sotto c'è la produzione di diossina), acido cloridrico, monossido di carbonio, ossido di azoto, mercurio e anidride solforosa. Invece, le cosiddette nano-particelle, quelle che la pelle non riesce a schermare e fermare, non sono misurate ed è proprio qui, dalle nano-particelle, che si ipotiz-

zano danni per la salute. In questo momento si sta dibattendo sul terzo forno (i primi due sono stati smantellati, mentre il nuovo è il quarto). C'è paura che possa essere riacceso perché la Regione Emilia Romagna nel suo Piano rifiuti non ne ha previsto l'abbattimento. Obsoleto, spento da 4 anni, i tecnici affermano che è un ferro vecchio inservibile. Dunque, nessuna paura.

ministratori di Hera non sono più attuali. La politica si deve muovere”. Alle 23,14, iniziano gli interventi del pubblico. Margherita Bologna: “Hera si combatte a livello di ministero e di Europa”. Fabio Fabbri. Lele Montanari, consigliere comunale di Riccione: “La Spinelli ha visto che alcuni problemi vanno presi sul serio. A Riccione i tumori al colon sono quadruplicati”. Massimiliano. Alle 23,44, prende la parola Sandro Tiraferri, sindaco di Misano dal 2002 al 2009, già presidente di Hera Rimini: “Stasera c'è il film già visto: l'opposizione che critica e la maggioranza che si difende. Le tariffe le fa l'Assemblea dei sindaci. Raggiunti i tre obiettivi: l'autosufficienza, la selezione e l'incenerimento ”. Maria Grazia Arcangeli: “Nel dubbio, non sarebbe meglio adottare il principio di precauzione per salvaguardare la salute?”. Signore di sant'Andrea in Besanigo: “Non ho sentito un no secco per i rifiuti da fuori regione”. Chiudono la lunga serata: i consiglieri comunali: Marco Sensoli (Lega nord), Fabrizio Piccioni (Comunisti italiani). Alle 0,53, le conclusioni del sindaco Giannini.


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Filosofa, giornalista scientifica, è diventata un'esperta di rifiuti e riciclaggio

STRETTAMENTE PERSONALE

Hera in borsa: a fare che cosa? - Può un'azienda pubblica andare in borsa? Può un'azienda pubblica in regime di monopolio che si occupa di servizi e reti andare in borsa? Sì, la legge lo consente. Nella dottrina economica classica, l'impresa, per continuare a investire e crescere va in borsa per finanziarsi più a buon mercato rispetto al sistema bancario. Ci sono anche i casi in cui la proprietà vuole fare cassa per godere un po' della vita, magari andando in vacanza, o optando per quadri d'autore o automobili lussuose, dopo anni di sacrifici e tensioni morali. Oppure, per remote ragioni personali. E qui si entra nel mistero dell'uomo. Poi una parte degli utili va ai sottoscrittori delle azioni. Ma un'impresa pubblica deve seguire anche i percorsi delle private?

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Chi ha investito in Hera spa, soprattutto i fondi di investimento, vuole raccogliere gli utili (più utili possibile, altrimenti opta per lidi più generosi) mentre un'azienda dei servizi pensa, nel caso di Hera, alla salvaguardia della salute, alla tutela dell'ambiente, ad offrire il servizio migliore al prezzo più basso. Ad investire in idee e tecnologie. Ad avere anche una filosofi di vita. Insomma, non fa solo impresa. Porta avanti la responsabilità sociale. Le ultime ragioni mal si sposano con gli interessi degli investitori privati. Per continuare ad essere all'avanguardia un'azienda pubblica in regime di monopolio può far leva sulle tariffe; però deve andare in mezzo ai cittadini e comunicarlo in modo chiaro, semplice e trasparente.

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Margherita Bologna: “Riciclo al cento per cento” IL PERSONAGGIO

- “E' una rompiscatole impareggiabile”. Questo era il giudizio spiccio sulla riccionese Margherita Bologna una decina di anni fa. E ancora: “Quando prende il microfono ti sfinisce. Non lo lascia più”. Senza di lei nella provincia di Rimini forse Hera non avrebbe fatto tutti gli investimenti tecnologici; in ogni caso è stata una spina nel fianco che ti sfianca l'anima e sprona a fare. Filosofa, insegnante (ma non ne ha l'inclinazione), giornalista scientifica (ha scritto anche su fior di testate), ha messo a frutto la sua preparazione culturale per diventare uno dei massimi esperti italiani di smaltimento dei rifiuti ed inceneritori. “Sa tutto”, chiosa qualcuno, anche i denigratori

Margherita Bologna

della prima ora. Lei continua la sua battaglia. Va per sindaci, partiti, ministeri, per parlamentari europei. La trovi anche dove c'è un crocicchio con tre persone. Va per fiere di settore. E' fermamente convinta che è possibile riciclare il cento per

cento dei rifiuti (nella provincia di Rimini si ricicla oltre il 60% per cento). Porta il suo credo ovunque, che poi sono proposte tecnologiche concrete, senza troppi ciance e ghirigori. Filosofa sì, ma con i piedi ben piantati nella realtà e nelle capacità concrete degli uomi-

ni. Se 10 anni fa si rumoreggiava al suo argomentare, oggi quando inizia c'è un silenzio intelligente non meno che interessato. Le va riconosciuta una tenacia degna di una mangustina; dopo tutto è una donna minuta. Ha cambiato i rifiuti.



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E' la grande domanda. Non ci sono elementi scientifici certi sia da una parte, sia dall'altra

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Inceneritore, danni alla salute? - Inceneritore: le sue emissioni provocano danni alla salute? Un interrogativo, su cui negli ultimi mesi si sono riaccesi con prepotenza i riflettori, davanti al quale i cittadini chiedono risposte certe a sindaci e amministratori “che hanno il dovere di tutelare la nostra salute, con indagini ambientali e sanitarie”. Se da un lato i dirigenti di Hera intervengono nel dibattito con dati e tabelle sulle emissioni dell’impianto di Raibano, assicurando di essere in regola con la legge “con emissioni mediamente inferiori di circa il 90 per cento rispetto ai limiti imposti”, dall’altra numerosi oncologi di fama continuano a lanciare l’allarme sull’impatto di questi impianti sulla salute. “Alcuni studi scientifici attenti nel valutare l’esposizione delle popolazioni agli inceneritori hanno rilevato un aumento del rischio di cancro ed altre patologie”, recita un passag-

Ci sono solo ipotesi. I dirigenti di Hera: “Raibano, impianto in regola”. L'allarme degli oncologi

Campagna corianese

FOCUS di Susanna Vicarelli gio del Progetto Ambiente e Tumori del 2011 dell’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica). “Uno studio complesso ma visionabile da chiunque”, afferma Patrizia Gentilini, medico forlivese, membro dell’associazione medici per l’ambiente (Isde) e vice presidente dell’Associazione contro le leucemie, relatrice col collega oncologo Valerio Gennaro del capitolo sugli inceneritori. “Siamo preoccupati - scrivono Gentilini e Gennaro - per il fatto che i miglioramenti tec-

nologici degli impianti di nuova generazione non riescono a compensare i rischi connessi all’aumento della loro capacità e diffusione sul territorio, così come non riescono a trattenere ed abbattere ingenti quantità di particolato ultrafine”.

Sono le cosiddette “nano particelle”, polveri così sottili che nessun filtro oggi riesce a trattenere e su cui la legge non prevede controlli. “Il riferimento scientifico in materia - ribatte da tempo Hera - è lo studio del Politecnico di Milano, effettuato dal laboratorio Ener-

“Alcuni studi scientifici attenti nel valutare l’esposizione delle popolazioni agli inceneritori hanno rilevato un aumento del rischio di cancro ed altre patologie”, recita un passaggio del Progetto Ambiente e Tumori del 2011 dell’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica)

gia & Ambiente di Piacenza, che conferma il ruolo neutro dei termovalorizzatori rispetto a questo genere di emissioni”. Una ‘sentenza’ di assoluzione contestata da altri scienziati: “I moderni inceneritori a causa delle elevate temperature di esercizio sono fonte ragguardevole di polveri ultrafini - si legge nello studio dell’Aiom - che non vengono trattenute neppure dai più moderni sistemi di abbattimento. Le conseguenze sulla salute umana sono da tempo riconosciute e sono tanto più gravi quanto minore è

il diametro delle particelle. Queste sono in grado di attraversare gli alveoli polmonari, entrare nel sangue e giungere ovunque nell’organismo con i danni che ne conseguono”. “Ci sono voluti cento anni dai primi studi perché tutti riconoscessero i danni provocati dall’amianto - ha affermato l’oncologo Ruggero Ridolfi, intervenuto nel dibattito alla conferenza del 21 dicembre a Coriano - speriamo di non dovere aspettare tanto anche per le emissioni da inceneritori”. Medici da anni in prima linea contro il cancro che in coro chiedono “di privilegiare la riduzione dei rifiuti, promuovendo il riciclo della materia, con impatti sanitari, ambientali ed economici nettamente inferiori rispetto a quelli provocati dalla combustione dei rifiuti”. Un cambio di rotta chiesto anche da associazioni ambientaliste e comitati cittadini.


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RIMINI

Operazione Colomba. La riminese Alessandra Zaghini “porta” la pace nei luoghi caldi del mondo - Alessandra Zaghini, volontaria riminese di Operazione Colomba, dal 2008 ha vissuto lunghi periodi all’estero, in alcune delle zone calde del mondo, per accompagnare e proteggere la popolazione civile minacciata dalla violenza dei conflitti. Quando è in Italia segue la formazione dei nuovi volontari in partenza e il progetto in Colombia. Un lavoro impegnativo il tuo... “Sì molto, ma non lo definirei un lavoro nel senso più tradizionale del termine. Lo fai prima di tutto perché ci credi, perché pensi che il tuo contributo possa fare la differenza per salvare la vita a qualcuno e perché se non lo farai tu probabilmente non ci sarà nessun altro a farlo. Inoltre ci tengo a sottolineare che siamo tutti volontari, quindi anche da questo punto di vista, la motivazione non è di sicuro quella di un riscontro economico. Ad ogni modo anche questo ha un senso per il tipo di ‘lavoro’ appunto che svolgiamo e che si basa sulla costruzione di una credibilità e di relazioni umane positive: per chi vive e subisce la violenza di un conflitto sapere che stai traendo un guadagno dalla sua sofferenza non è certo un valore”. Quando nasce Operazione Colomba? “Operazione Colomba è il Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII. E’ nato circa 21 anni fa, durante la guerra nei Balcani, quando alcuni obiettori di coscienza della Comunità decisero di varcare il confine per andare a vivere con le vittime di quel conflitto. L’idea alla base era molto semplice: non lasciare da sole le persone in mezzo a quella violenza. Era il primo conflitto della storia in cui i civili cercavano di entrare in massa in un conflitto per portare aiuto e solidarietà. Da allora Operazione Colomba ha continuato a camminare, ha definito delle linee di intervento precise e molto specifiche che la contraddistinguono rispetto ad altri gruppi e ha operato costantemente in molti conflitti del mondo: Croazia, Bosnia, Kosovo, Congo, Chiapas, Gaza, Nord Uganda, Timor Est. Attualmente siamo in Albania, PalestinaIsraele e Colombia”. In che cosa consiste esattamente il vostro lavoro? “Concretamente la nostra azione si basa su tre pilastri: la condivisione, cioè andiamo a vivere con le vittime o le persone maggiormente minacciate dal conflitto; la nonviolenza come strategia da contrapporre alla violenza dei conflitti per abbassare la tensione; la riconciliazione tra le parti come prospettiva a cui tendere per una risoluzione positiva del conflitto. A volte è complicato spiegare esattamente di che cosa ci occupiamo perché nella nostra società è come se mancassero proprio le categorie per definire che cosa fa un corpo nonviolento di pace, il tipo di intervento che realizza. Si è abituati a ragionare in termini di aiuti materiali da portare, di soldi da fare arrivare, che per carità servono, ma nessuno lavora mai sulla ricostruzione delle relazioni umane che nei conflitti sono le prime a essere di-

Da Rimini pace nel mondo Volontaria della papa Giovanni dal 2008. Ora segue i volontari del progetto in Colombia. “Tutti possono partecipare e partire”

Alessandra Zaghini in Colombia

GIOVANI strutte, interrotte. Noi portiamo essenzialmente noi stessi, come parte terza e mediatrice per abbassare i livelli della violenza e favorire forme di convivenza possibile. Cerchiamo di essere ponti per fare ripartire un dialogo tra le parti. Ci mettiamo al fianco delle persone, camminiamo con loro, impariamo la loro lingua, ascoltiamo le loro storie e, quando possibile, facciamo delle proposte. Uno degli interrogativi ricorrenti in Kosovo era: a cosa serve ricostruire le case, se nessuno lavora per impedire che

quelle case vengano nuovamente distrutte? Cioè, se nessuno cura le ferite umane o la frustrazione, la rabbia, l’odio che la violenza produce in chi la subisce, quali prospettive di una pace reale e duratura si possono profilare? Il conflitto, prima o poi, scoppierà di nuovo”. Che rapporti avete con le istituzioni?

“Non sempre semplici perché col nostro lavoro e la nostra attività di denuncia, spesso mettiamo in luce proprio quelle contraddizioni e quelle ingiustizie che gli stati preferirebbero continuare a nascondere sotto il tappeto. Ad ogni modo noi cerchiamo sempre il dialogo con tutte le parti, incontriamo regolarmente gli ambasciatori dei paesi

in cui siamo presenti e, quando necessario, organizziamo incontri di alto livello a Ginevra, al Palazzo delle Nazione Unite (dove la Comunità Papa Giovanni XXIII è accreditata) per denunciare alcune situazioni particolarmente critiche. Nel 2012, ad esempio, abbiamo organizzato una tavola rotonda, parallela al XXI Consiglio dei Diritti Umani, dal titolo: ‘International Solidarity: Nonviolent Peace Operatores in Zones of Conflict’ per introdurre l’attività di Operazione Colomba in quel contesto internazionale, ma anche per portare dentro quel palazzo la voce di Jesus Emilio Tuberquia, uno dei leader della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò che noi accompagniamo in Colombia e per denunciare il ritorno di grandi gruppi paramilitari e la preoccupazione per la sorte dei civili che vivono in quelle zone”. Come hai scelto di dedicarti a tempo pieno a Operazione Colomba? “In realtà non è stata propriamente una scelta, nel senso che una volta venuta a contatto con la proposta nonviolenta di Operazione Colomba e dopo essere partita la prima volta, non ne ho più potuto fare a meno. E’ qualcosa che uno inizia a vivere, intraprende come percorso di crescita e di arricchimento personale che si realizza però con e in mezzo agli altri. E questa cosa per di più protegge, quando non salva, la vita a delle persone! E’ un’esperienza talmente straordinaria da vivere che poi diventa difficile scegliere di fare altro”. In quali zone di conflitto sei stata? “I primi viaggi li ho fatti in Kosovo, poi ho vissuto quasi due anni in Palestina, nei Territori Occupati a sud di Hebron, in un piccolo villaggio chiamato At-Tuwani e, di recente, sono stata alcuni mesi in Colombia per seguire il progetto di cui sono una delle referenti dall’Italia”. Come si svolge una giornata tipo? “Dipende molto dal progetto in cui ti trovi. Di base, ovunque siamo, viviamo 24 ore su 24, per 365 giorno all’anno, con le gente che accompagniamo, alle stesse condizioni di luce, acqua, e servizi. Poi, come attività, facciamo soprattutto accompagnamenti alla popolazione civile. In Palestina monitoriamo la scorta militare israeliana fatta a bambini palestinesi che devono raggiungere la scuola passando attraverso una colonia israeliana, abitata da coloni ebrei nazional-religiosi molto aggressivi; accompagniamo i pastori al pascolo in un’area spesso soggetta ai soprusi dell’esercito israeliano e “corriamo” ogni qual volta ci chiamano per la presenza di check point sulle strade, demolizioni, detenzioni, arresti, esercitazioni militari nei villaggi. Mentre in Colombia accompagniamo i membri della Comunità di Pace di

San Josè di Apartadò, nata nel 1997 come zona neutrale allo scopo di proteggere la popolazione civile di quell’area minacciata da tutti gli attori armati (militari, paramilitari e guerriglieri delle Farc) presenti nella zona e che, da quando è nata, ha subito più di 200 morti. Accompagniamo i suoi leader sia in città che negli spostamenti da un villaggio all’altro e, in quest’ultimo caso, si tratta di accompagnamenti anche molto lunghi, che possono durare più di una settimana, a piedi o a dorso di mulo, in mezzo alla giungla, su sentieri durissimi per il fango e per la pioggia, ma anche per la presenza di mine. Oltre alle fatiche, e ai piaceri, del lavoro sul campo, c’è poi tutta la parte di lavoro d’ufficio che riguarda il monitoraggio e la denuncia delle violazioni dei diritti umani e la scrittura di report, documenti, comunicati stampa per fare conoscere quanto accade”. Hai mai avuto paura? “Mentirei se dicessi di no. Però quello che ho imparato sulla paura è che, se da un lato è preziosa in quanto campanello di allarme che ci mette in allerta, dall’altro può rivelarsi menzognera, nel senso che spesso alle nostre paure non corrispondono situazioni reali di rischio. Quello che voglio dire è che nel nostro lavoro, come ci ripetiamo spesso, anche la paura serve, la cosa importante è che non si trasformi mai in panico, bisogna imparare a controllarla, non lasciare che sia lei a guidare le nostre azioni“. Come si parte con Operazione Colomba? “Operazione Colomba è una possibilità aperta a tutti. Gli unici requisiti richiesti sono la maggiore età e l’avere partecipato a una delle nostre formazioni. Ne organizziamo quattro all’anno, sono residenziali e si svolgono a Rimini. Arrivano persone da tutta Italia, soprattutto ragazzi tra i 20 e 30 anni, ma anche persone più grandi che vogliono mettersi in gioco e dare il loro contributo, magari anche solo per il tempo che hanno a disposizione durante le ferie. Ci si iscrive attraverso il nostro sito www.operazionecolomba.it, dove si trovano i moduli da compilare, ma soprattutto tutte le informazioni e gli aggiornamenti relativi ai nostri progetti all’estero e in Italia”. E chi non ha la possibilità, o il coraggio, di partire come può supportarvi? “Sul nostro sito c’è una sezione proprio dedicata a questo. Le opzioni sono diverse e vanno dalla donazione classica all’organizzazione di eventi, incontri nelle scuole, banchetti, cene o altro, in cui ci sia offerta la possibilità di fare conoscere Operazione Colomba, il nostro lavoro e ciò di cui siamo testimoni diretti in zone di conflitto. Una delle cose che ci chiedono più spesso, proprio le persone che accompagniamo, è quella di raccontare cosa stanno vivendo, le loro storie e la loro sofferenza perché il silenzio e l’indifferenza spesso, per loro, sono più insopportabili del freddo e della fame”.


RIMINI

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I grandi magazzini vennero inaugurati il 20 marzo 1963. Dopo 10 anni venne rilevata dalla Coin STORIEA

Gambrinus, nobile storia - I lavori per costruirlo iniziarono nel ’72, ma il Cinema Gambrinus aprì il botteghino ufficialmente nel 1974. Franco Stefani (nella foto), che per ventun anni aveva proiettato pellicole al Teatro Vittoria, decise che era arrivato il momento di dotare la Valmarecchia della sua sala cinematografica e così, sostenuto da quella forza che solo le passioni sanno dare, in due anni realizzò il suo sogno. Pennabilli aveva il suo cinema. Da allora il magico rituale che si ripete ogni sera: una sbirciata alla locandina, la fila per il biglietto, la scelta della poltrona, le luci soffuse, il buio e poi loro, i film, quarant’anni di storie raccontate per immagini. Dal Gambrinus non è passato solo Tonino Guerra, cittadino onorario di Pennabilli, ma anche Mastroianni, Antonioni, Pozzetto, Zavoli, Wim Wenders. Molto più che una sala proiezioni, il Gambrinus è da sempre un luogo d’incontro tra chi il cinema lo fa e chi invece si accontenta di sognare. Alla scomparsa di Franco Stefani il timone è passato alla figlia Emanuela, che per la serata di venerdì 24 gennaio vuole festeggiare il quarantesimo compleanno dell’attività familiare con un evento speciale: verranno trasmessi i filmati del 75° compleanno di Tonino Guerra e la prima nazionale di “Asini” (1999, regia Antonello Grimaldi); succes-

sivamente verrà proiettato di nuovo “Piove”, il cortometraggio girato a Pennabilli che ha raccolto numerosi premi in giro per l’Italia, e il film “Burro” di Renato Pozzetto (1989), un altro omaggio al paese della Valmarecchia. “Questa serata celebrerà sia il cinema che mio padre; – dice Emanuela Stefani – infatti, oltre alle varie proiezioni, in una stanza abbiamo deciso di allestire una piccola mostra con le sue foto, le locandine e il vecchio proiettore oggi in pensione (sostituito da un modello ad alta definizione). Non è ancora una notizia definitiva, ma pare che il sindaco voglia assegnare un’onorificènza a mio padre per il suo contributo pubblico a Pennabilli. Infine agli ospiti che verranno al Gambrinus sarà regalata una piccola sorpresa…”. Nell’epoca delle multisale e della pirateria indiscriminata, di un cinema abbassatosi alle leggi del mercato e del box-office, quali sono le armi per resistere? Risponde la titolare: “La difficoltà maggiore per chi come noi non può contare su molte sale di proiezione è intercettare il gusto del pubblico”.

“Ci vediamo all'OMNIA” Un pezzo di storia e innovazione di successo riminese e non solo - “OMNIA. I grandi magazzini riminesi”, Guaraldi editore. Un libro molto interessante per chi ama conoscere la storia e le storie del nostro territorio. Autore Nicola Gambetti, copywriter pubblicitario ed ex blogger, nel 2012 ha fondato l'Associazione storico-culturale “Rimini Sparita” dedicata alla valorizzazione della storia e della tradizione locale attraverso il web. Di questo libro ne parla bene anche il consulente socio-economico il riminese Walter Guglielmo Martinese, che oltre ad essere tra i collaboratori (menzionato) dell'opera, ha lavorato come contabile interno all'OMNIA di Rimini dal 1969 al 1974. Poi quando fu venduta alla COIN è

La copertina del libro

stato responsabile di reparto dal 1974 al 1986. “Il racconto - dice - è molto bello e rispecchia molto bene lo spirito pionieristico dell'avventura dell'Omnia”. Martinese è stato per molti anni responsabile dell'ufficio ricerche della Cgil. “Ci vediamo all'Omnia” intitola così l'introduzione l'autore del libro. “Pochi luoghi scrive Nicola Gambetti - hanno l'onore di divenire toponimi. Nonostante siano trascorsi cinquant'anni esatti dalla fondazione e quasi quaranta dall'avvicendamento gestionale

che ne ha cambiato la denominazione, i riminesi ‘veri’ - individuano ancora istintivamente l'incrocio tra Corso d'Augusto e via Serpieri con il nome dei grandi magazzini lì inaugurati nell'ormai lontano 23 marzo 1963. ... Difficile, oggi, dedurre i motivi esatti di tale profondo radicamento affettivo transgenerazionale, che non possono essere superficialmente liquidati come semplice ‘nostalgia per i bei tempi andati’ ma che vanno ricercati in una serie di piccole rivoluzioni peculiari introdotte nella comunità: tra queste spiccano l'innovativa formula commerciale attuata da un gruppo di investitori prettamente riminesi con capitali forniti da numerosi concittadini-soci, l'avveniristica metodologia commerciale (con le proprie luci e ombre) mutuata dalle grandi catene

presenti nelle moderne metropoli ma ancora inedite in provincia, la posizione strategica in un'epoca in cui la popolazione non si spingeva oltre la ‘cinta muraria’ per effettuare acquisti, l'abbondanza e l'eterogeneità dell'offerta coincidenti con un momento storico di particolare ottimismo e benessere (l'avvento del consumismo), la struttura ipertecnologica dotata di servizi (come le scale mobili, ad esempio, o la prima ristorazione self-service del Centro Storico) praticamente sconosciuta alla popolazione di quegli anni. ... E su tutto e tutti, quella denominazione intuita in modo grossolano e apparentemente casuale ma rivelatasi assolutamente perfetta. ... ‘Omnia’, ‘il tutto, la totalità’ in latino, intuizione notturna del pittore Armido Della Bartola. ... Quella dell'Omnia è una storia ‘tutta’ riminese, durata solamente una decade ma ancora vivissima nella memoria collettiva, che deve essere raccontata o ricordata. Soprattutto dopo cinquant'anni”.



RIMINI - SAN MARINO BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it

Maggie Van der Toorn

CULTURA - Con un racconto, Rimini entra in un giro d'Italia (34 città) in Vespa fatto da uno straniero. Ne è autrice Maggie Van Der Toorn, la signora olandese ha sposato un italiano e vice a Montefiore. Riportiamo una parte del brano. Rallentai, per osservare meglio la distesa degli ombrelloni e i numerosi alberghi, edificati l’uno accanto all’altro, tanto da sembrare una fortezza, un vero impero costruito nel tempo. Mi sentivo ben accetto in questa cittadina: allegra, vitale, architettonicamente accattivante. La strada mi guidò al porto. Sin da piccolo il mare mi faceva paura, causata dallo scherzo cattivo che fece lo zio buttandomi in acqua, e mai avevo imparato a nuotare. Ma lì, dove le barche dei pescatori attiravano i gabbiani e gli amanti del pesce fre-

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La città inserita con un racconto in un libro dal titolo: “In giro per l'Italia in Vespa”. Autrice: Maggie Van Der Toorn

L'altra Rimini scoperta in Vespa - Oh Italia, quanto mi piaci! Non ricordo nemmeno quando è nato questo grande amore, ma sicuramente sono state le opere di Caravaggio e le note di Verdi a far sbocciare la mia passione. Proprio per questo avevo deciso di studiare una lingua così musicale e programmare un viaggio nel Belpaese per attraversarlo da nord a sud, facendo tappa nelle città d’arte. Ma confesso che le numerose informazioni sulla riviera adriatica, in particolare quanto avevo ascoltato su Rimini, i suoi divertimenti e le bellezze che ne affollano le notti, mi avevano convinto a fare una deviazione nel mio itinerario. A cavallo della mia Vespa rossa (rosso Ferrari ovvio) percorsi il lungomare. La piacevole vista di ragazze in minigonna, pantaloncini e magliette attillate fece aumentare il buon umore. Si respirava un’aria di spensierata libertà. Mi sembrava veramente il paradiso!

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sco, facendolo diventare una popolare agorà, mi sentivo a mio agio. Osservai alcune persone impegnate in discussioni talmente vive, al punto da sembrare che facessero ginnastica da quanto gesticolavano. Un vero teatro da strada! Mi avvicinai per ascoltare il fitto scambio d’idee, cogliendo qua e là i dialoghi che includevano la frittura perfetta ed i primi piatti che non avevo mai assaggiato, come i passatelli al pesce, che stuzzicavano l’appetito. Incuriosito dalla parte più intima e meno nota della città, aperto a quanto poteva offrirmi di sorprendente, proseguii verso il centro storico. Mi trovai proiettato in un borgo paesano con tanti murales. I dipinti, dedicati alla creatività del grande Federico Fellini, erano tanto coinvolgenti da rendere vivi i personaggi raffigurati, illudendomi di vivere sul set del suo famoso “Amarcord”. Mi fermai, spinto dalla vo-

glia di esplorare e di fumare una sigaretta, ma mi resi conto che avevo esaurito la scorta e cercai un posto dove rifornirmi. Fui attirato dalla scritta “Tabacchi” e entrai. Da dietro il banco una donna con delle forme abnormi mi chiese con cosa poteva essermi utile. Rimasi colpito dalle sue prosperosità, sognando di tuffarmi in mezzo, e la fissai ammutolito. “Che ti serve?”, mi chiese svegliandomi dalle mie fantasie. Pagai e uscii domandandomi se la mia visione fosse stata vera, trovando la realtà nelle sue parole: “ At salùt!”. Proseguii con la Vespa su una strada di grosse pietre, sopravvissute a un’altra epoca, che facevano tremare la pelle e i muscoli, facendomi vibrare perfino il cuore. Mi stavo innamorando di quel luogo? La risposta venne naturale

davanti ad un ponte Romano. Osservando le cinque arcate, dove passava l’acqua, mi stupii del contrasto di una costruzione così antica con un alto palazzo novecentesco sullo sfondo. Su alcune lastre di pietra, lungo i bordi del parapetto, erano riportate iscrizioni latine. Mi ricordavo di aver letto la storia del ponte, di come avesse resistito miracolosamente ai bombardamenti durante la guerra e attraversandolo vissi l’emozione di un viaggio nel tempo. Mi avviai sul viale che conduceva alla zona pedonale, parcheggiai la Vespa e continuai a piedi. Mi apparve una piazza grande, con negozi e bar, incorniciati da edifici antichi. Mi ero appena seduto su una panchina quando notai un anziano. Camminava, spingendo la bicicletta in avanti per il manubrio, dove aveva appeso delle pesanti buste della spesa. Quella visione mi provocò un sorriso di tenerezza, che scomparve quando una delle buste si ruppe e il contenuto si sparse in terra. Mi alzai di scatto per aiutarlo a raccogliere tutto… “At ringrèzi, zuvnòt! T-ci pròpri zantìl! Vin, che at pèg da bé m’e’ bar d’la Pégna!”, mi disse. Per quanto ne capivo, avreb-

be potuto parlare in Olandese, ma riuscii comunque ad intuire che voleva offrirmi da bere. Dissi che non era necessario, ma l’uomo insistette “spiegando” che il bar della Pigna era a due passi. Continuò a parlare in maniera incomprensibile mentre mi faceva strada verso il centro della piazza, dove campeggiava una bella fontana di pregevole costruzione artistica, con diverse cannelle che gettavano acqua e sulla cui sommità svettava una pigna scolpita nella pietra. “E’cc ”, disse l’anziano,”atàcti m’a la canèla. L’è aqua frèsca!” Ora capivo il senso di quel soprannome dato alla fontana: il “bar” della Pigna! Mi avvicinai ad una delle fontanelle che generosamente mi riempì la bocca. Fui distratto all’improvviso da un suono incantevole, proveniente dall’altra parte della piazza, una voce femminile che emetteva le note alte di un’aria lirica. Era una ragazza dai colori chiari, bella da rapire l’occhio, il cui canto era un richiamo magico che faceva fermare le persone per ascoltarla. Diversa dall’immagine della donna italiana che avevo imparato a conoscere attraverso i film di Sofia Loren, che tanto mi attirava. Mi avvicinai, per salutarla e le chiesi il nome. “Ciao”, rispose sorridendo,”mi chiamo Isotta” (...).


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RIMINI - VALMARECCHIA

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Sempre più in crescita tra giovani e giovanissimi. Perché? E' stimato che 1 un ragazzo su 3, almeno una volta nella vita, ha fatto uso di droghe ed è arrivato ad ubriacarsi fino a star male

BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it

Droghe-alcol in forte aumento: perché? - L'alcol e le droghe:sempre più in crescita l’uso, o meglio l’abuso di esse, fra giovani e giovanissimi: è stimato che 1 un ragazzo su 3, almeno una volta nella vita, ha fatto uso di droghe ed è arrivato ad ubriacarsi fino a star male. Il dato è ancora più drammatico se si pensa che il 40% dei ragazzi che beve fino a star male, non ha ancora compiuto i 13 anni. L’ultimo dato fornito dall’Ausl di Rimini, afferma che negli ultimi due mesi dell’anno appena trascorso, sono aumentati del 200% rispetto agli anni precedenti; i casi di ritiro e sospensione di patente per guida in stato di ebbrezza. Un quadro che denota quanto ci sia bisogno di serie campagne di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione nelle scuole ed in famiglia; non è sufficiente affermare quanto l’alcol e le droghe siano dannose per la salute. Per combattere questa “piaga” occorre conoscere, affrontare e prevenire, fino alle radici, con una domanda: “Perché uno si droga e beve all’eccesso?”.

Più 200 per cento i ritiri delle patenti negli ultimi due mesi rispetto all'anno precedente GIOVANI

di Mirko Felici Il divieto di bere alcolici e fare uso di droghe non basta, perché sovente viene ignorato. E' sufficiente frequentare diversi locali della provincia di Rimini, per le verifiche. In alcuni casi, all’esterno dei locali, esiste un vero e proprio “mercato” clandestino delle droghe, che è difficile contrastare solo con l’utilizzo delle forze dell’ordine: md, marijuana, cocaina, inalanti, ecstasy, ecc... Nel linguaggio giovanile più comune, vengono chiamate anche come “Pillola dell’amore, Chicchi, Roba, Tina”. Nomi meno altisonanti, ma si parla della stessa cosa

purtroppo. Non vi è giorno in cui non vengono riportate notizie di inutili stragi di giovani ma anche meno giovani, per colpa dell’alcol: quasi mille morti all’anno. Ma queste morti possono essere quanto meno ridotte. E quando si parla di giovani vite spezzate, ci si riferisce anche a quei tanti casi di overdose, di cirrosi epatiche e di intossicazioni, che abbiamo letto anche ultimamente. Intervistando alcuni ragazzi e ragazze di Cattolica, Riccione e Rimini, di età compresa fra i 13 ed i 28 anni, si è potuto estrapolare il loro punto

Monari e i ‘Disvelamenti’ SGUARDI D'ARTISTA di Annamaria Bernucci - I Disvelamenti di Sergio Monari. Il tratto dominante di Sergio Monari già al primo incontro è la generosa cordialità, la disponibilità gentile percepita anche dai numerosi estimatori attratti dalle sue opere esposte sino al 23 febbraio nella mostra antologica in corso al Museo della Città di Rimini dal titolo Disvelamenti. Mostra che potrà soddisfare molti aspetti dell’esperienza contemporanea della scultura, del suo incessante tradursi in ricerca espressiva. Ci si avvicina ai lavori guidati da un senso ‘liturgico’ delle immagini: intanto un dolmen megalitico fa da portale e da ingresso alla mostra; erme, figure stilite, busti e volti, corpi che si avvitano e si snodano, che si

snaturano in palesi innesti e metamorfosi di volti-uccellipesci, in simbiotici legami, il passato che ritorna in una perenne decodificazione di significati simbolici, tutto ciò che emerge in queste sculture-simulacri, costruzioni e decostruzioni è il frutto della capacità di Sergio Monari di calarsi nel ‘tempo’, di acquisire e rimescolare la lingua tradizionale delle scultura. Si è assaliti in generale dalla percezione di una dimensione ‘mitica’. La sua è una scultura a tutto tondo capace di germinare, secondo il critico Luca Cesari, “un profondo portamento alla cerimonialità”. Monari conferisce una neo-antichità alle figure, creando in parallelo una fantaantropologia, come è stato già indicato da qualche studioso,

Sergio Monari nella quale l’invenzione fantastica, taratologica e curiosa si innesta con vigore poetico nella plastica. Alla domanda da dove trovi origine questo immaginario, Monari sintetizza ironico -“Da Bosch a Baltrusaisis”-: cioè a dire la sintesi di due estremi della lunga invenzione del fantastico nell’età moderna, il pit-

di vista in riferimento alla considerazione che hanno su questo argomento. Un timido 60 per cento degli intervistati, ritiene che la droga e l’alcol siano assolutamente una piaga da dover affrontare ed eliminare, punendo severamente chi spaccia e ne fa uso. Interessanti sono state alcune risposte che sono state date da alcuni ragazzi. Secondo Anna, Margherita, Claudio e Giacomo ritengono che solo le droghe leggere siano lecite e non dannose per chi le assume, a differenza di tutte le altre che sono pericolose. Secondo

L'artista bolognese espone fino al 23 febbraio al Museo Città di Rimini. Alla domanda da dove trovi origine questo immaginario, Monari sintetizza ironico -“Da Bosch a Baltrusaisis”-: cioè a dire la sintesi di due estremi della lunga invenzione del fantastico nell’età moderna, il pittore del fantastico per antonomasia e lo studioso più raffinato e colto di questo genere e codice linguistico tore del fantastico per antonomasia e lo studioso più raffinato e colto di questo genere e codice linguistico. La scultura ha molti linguaggi. Malgrado annunci di fine che nel corso del ‘900 ne avrebbero addirittura decretato l’estinzio-

Chiara e Filippo, su tutti, la droga leggera andrebbe addirittura legalizzata perché non è dannosa e aiuta ad “evadere dai problemi”. Peccato, che si tratti comunque di droghe, sostanze che agiscono sulla mente ed il corpo (sostanze psicotrope) provocando seri e gravi rischi per la salute, e di “evasione da problemi” c’è ben poco. Altri ragazzi, fortunatamente, vanno decisamente controcorrente con il pensiero sopra indicato. Abbiamo raccolto i loro punti di vista. “Sia le droghe leggere, sia quelle pesanti, sono tutte pericolose” affermano alcuni ragazzi. Più diretto e polemico è il pensiero di Gianni: “Chi si droga e si ubriaca è un debole e va punito severamente se fa del male: non basta una multa o un ritiro di patente. Anche perché, è inutile chiedere sicurezza, se poi le pattuglie mirano più ad inseguire persone con il telefonino in auto anziché pattugliare le strade e alcuni luoghi sensibili”. Dello stesso avviso sono

Valentina e Simona: “Senza le droghe e l’abuso di alcol. Sicuramente si parlerebbe meno di vittime di incidenti stradali. Vanno inasprite le pene per chi uccide e commette violenza, sotto effetto di droghe ed alcool”. L‘ignoranza comune è che le droghe e l’alcol possano migliorare le relazioni umane e sociali. Possono far vincere la timidezza e possono risolvere i problemi. Questa è una concezione assurda e drammatica. Assurda perché non è assolutamente vero che migliori un qualcosa in quei termini: è semmai l’esatto contrario. Sono più i danni che si creano che benefici; drammatica, perché è questa l’idea dominante nei ragazzi e ragazzini. Ed è anche per questo che bisogna affrontare questa tematica con celerità. A chi pensa che dalla dipendenza della droga se ne possa uscire facilmente, legga attentamente questo laconico aforisma di Bankhead: “La droga non crea dipendenza. E se ve lo dico io potete credermi: sono tanti anni che la prendo e non riesco a smettere”.

ne, la scultura è emersa e riemerge indomita e fortificata dalle sue innumerevoli e secolari tradizioni, in continua trasformazione. Sergio Monari è nato a Bologna nel 1950, pittore e scultore ha iniziato la sua attività espositiva alla fine degli anni ’70. Nel 2002 fonda con altri artisti l’associazione culturale C.etrA che ha sede nel suo casolare nella campagna di Castelbolognese accanto al quale nasce anche un Parco della Scultura che ospita opere in permanenza. E’ docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna di Tecniche e materiali della Scenografia e Scultura. Racconta Monari della sua formazione, delle mostre più importanti e dei contatti con i galleristi; degli incontri con lo scultore polacco Mitoraj, a Roma, con cui condivide, anticipandolo già dai primi anni ’80, la propensione verso forme classico-arcaiche, evidenziate da una tensione profonda che corruga o spezza le forme, come in un sogno infranto di classicità; tuttavia anch’egli concretizza

una poetica di forme e miti, di relazioni ed equilibri volumetrici e di enigmi. Una continua ridefinizione attraverso processi riflessivi sempre in divenire. Le resine e gli acrilici epossidici dagli straordinari esiti che consentono soglie nuove di rappresentazione degli oggetti o della materia naturale (legno, pietra, ferro) permettono una esecuzione duttile, veloce. La scultura di Monari si esprime in una scala alchemica di colori e di corposità, di superfici corrugate o di rivestimenti come sabbiature. Ci congediamo tra le sue sculture. Sicuramente riconoscenti per le atmosfere di favolistico abbandono, dove può vivere il potere assoluto della fantasia, un po’come accade – se ci fosse consentito l’accostamento- nelle pagine di Michael Ende nella sua Storia infinita o nell’impeto narrativo di Ovidio: A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l’estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi, ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni.


l'OPINIONE

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Che accordo è quello tra il Pd e Forza Italia? Il ruolo di Napolitano. E' un imbroglio?

La nuova legge elettorale Inizia in prima pagina

mente è stato possibile incontrare, al vertice del Pd, un uomo «diverso» dai soliti dirigenti del Pd, con il quale è possibile trattare. La manovra di Berlusconi è chiara: dimostrare che con Renzi si può andare d’accordo. A cose fatte c’è da prevedere la risposta di Renzi al tentativo comunicativo di Berlusconi, diffuso dai potenti strumenti di cui il Cavaliere dispone: Rete 4, Canale 5, Italia 1, Il Giornale, Libero, Chi ecc. ecc. Avremo quindi una legge elettorale che darà un premio di maggioranza del 15 % allo schieramento che supererà il 37 % dei voti. Quest’ultima percentuale è stata voluta dal presidente della Repubblica Napolitano e subita

...gli elettori che restano fedeli al progetto antifascista dei Padri della Costituzione, costruito sull’esigenza di salvare l’Italia da una nuova dittatura

Alessandro Roveri

IL PUNTO DI VISTA

obtorto collo da Berlusconi, che avrebbe preferito il 35 %. Staremo a vedere chi vincerà. Saranno ancora milioni gli italiani che crederanno alla favola berlusconiana della persecuzione della magistratura nei confronti del Cavaliere, o saranno maggioranza gli italiani che, stando alle sentenze passate in giudicato dalla Corte di Cassazione, si renderanno conto che Berlusconi è

autore di una colossale truffa fiscale, è un pregiudicato immeritevole di tornare a Palazzo Chigi? Berlusconi si è inventato quattro momenti di persecuzione, a partire da quell’avviso di garanzia che lo raggiunse a Napoli nel 1994. Quella decisione non ebbe nessuna influenza sulla caduta del suo primo governo, dovuta all’uscita della Lega di Bossi dalla maggioranza che aveva vinto nel marzo

1994. Mentre Berlusconi e i suoi lacché continuano a dire che quello fu solo l’inizio della persecuzione, continuata poi negli anni successivi, fino alla sentenza della Corte di Cassazione del 1° agosto 1993. Tutte balle, fatte credere agli elettori di Forza Italia e del Partito della libertà grazie alle potenti artiglierie in mano al Cavaliere, senza che dai suoi oppositori nulla di concreto si sia fatto in materia di

Conflitto di interessi. Solo in Italia poteva accadere quanto è accaduto fino all’espulsione dal Senato del pregiudicato Berlusconi. Il conflitto è tutto qui. Da una parte Berlusconi, che vorrebbe eliminare tutte le garanzie volute dalla Costituzione a salvaguardia della democrazia, ossia l’indipendenza del potere giudiziario. Berlusconi vorrebbe guidare lo Stato come un uomo d’affari (questa la definizione di Berlusconi data da un uomo di grande indipendenza come

Enrico Cuccia, che rifiutò a Berlusconi la definizione di «imprenditore») che si libera di tutti gli impedimenti che ostacolano il suo cammino ed impone il suo potere. Con il vantaggio di evitare i processi personali attraverso le leggi ad personam. Dall’altra parte gli elettori che restano fedeli al progetto antifascista dei Padri della Costituzione, costruito sull’esigenza di salvare l’Italia da una nuova dittatura. Giacché questo è il pericolo: una nuova dittatura, guidata da un uomo che considera villeggiature le condanne al confino dell’Italia mussoliniana, e non ha mai nascosto le sue simpatie per il ventennio fascista. *Libero docente all'Università di Roma



ECONOMIA

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Così si definisce Stefano Paolucci, titolare di uno studio della comunicazione a 360 gradi

“L'artigiano della comunicazione” - “Che cosa ti dice quello scudo?”. Chi dovrebbe rispondere, si ferma a pensare e non gli si accende nessuna lampadina”. Capita ai lenti di mente. Poi rompe il silenzio: “Niente”. “Quello è lo scudo di Capitan America. L'ho scelto perché mi ricorda la mia infanzia. Mio babbo Giorgio era un tecnico dell'Ibm e per tre anni

Tra i suoi clienti: Pasticceria Garden, Cema Petroli... Pioniere siti Internet. Tra i suoi lavori: Borsci e Massimo Dolcini

e nella comunicazione: cartacea (grafica e pubblicità), nel web marketing (i cosiddetti servizi Internet). Ha clienti di prestigio. Qualche nome: Pasticceria Garden, Merli Arredamenti, Cema Petroli, Comune di Misano, Condor, Tui (agenzia viaggi online danese), Kratos, Ledlux Italia.

ECONOMIA

abbiamo abitato in Florida. Quando siamo rientrati a casa, a Tavoleto, mi chiamavano con affetto l'americano”. L'aneddoto svela chi è l'uomo Stefano Paolucci. Quello scudo è diventato parte del suo logo: Paolucci Marketing, dallo scorso dicembre studio sulla circonvallazione di Riccione. Il filo che racconta qualcosa è la caratteristica che si porta anche nel suo lavoro. Si definisce un artigiano della comunicazione, nel senso che oltre a creare fa. Opera nel marketing

A chi gli chiede chi è il bravo comunicatore racconta: “Quello che sa entrare nell'anima del destinatario in modo semplice, convincente e piacevole. Tradotto in soldoni, significa che il messaggio deve essere fatto di poche parole. Anzi, si vince con poche parole. Si giunge al cuore degli altri solo con la concisione”. “Ad esempio - continua Paolucci - sono molto legato allo slogan della Pasticceria Garden ‘Artigiani del piacere’, a corredo di una fotografia

Stefano Paolucci

che reca i suoi pasticcieri”. E il futuro della comunicazione? Paolucci: “Sempre più difficile, sempre più complesso. Ci sono i social network, facebook, la rete; ed è qui che

si trovano le nuove generazioni che un giorno meneranno le danze dell'economia”. Paolucci è stato un'avanguardia della rete. Già nel 2000, organizza un corso di alfabetizzazione informatica per la terza età. C'erano già trenta allievi. Entusiasti. Dinamico e capace di sorprendere, sposato, due figli, Stefano Paolucci ha mosso i primi passi del mestiere 15 anni fa, a Bologna, alla Mimesis, una società forte di 15 persone, controllata da una azienda di Cesena di 150 dipendenti. La Mimesis si occupa di web e multimedia; roba da pionieri. Il primo progetto seguito in proprio fu il sito della “Borsci”

e poi “Nota Dolce”, marchio dello zucchero leader in Italia. Successivamente si mette in proprio; apre bottega a Cattolica. Il primo lavoro importante fu il sito di Massimo Dolcini, genio della comunicazione pesarese scomparso prima del tempo. Paolucci ricorda Dolcini: “Grande persona, perfezionista sul lavoro, metteva il righello sul monitor e noi a spiegargli che era altra cosa rispetto alla carta. Aneddoto a parte, era un genio”. Fu di Paolucci, in collaborazione con la Microsoft (grazie ad Umberto Paolucci) il primo Internetpoint a Cattolica, al palazzo del Turismo. I computer furono regalati da Olidata; era ancora sindaco Gian Franco Micucci. Venti postazioni per giocare sulla rete. “La tua necessità. La nostra sfida”, è la filosofia di Paolucci Marketing. Che a tradurlo volgarmente significa che non c'è nulla di facile, da entrambe le parti. “Ma quello che si racconta deve essere reale, altrimenti comunicare significa seminare ne deserto”. Parola di Stefano Paolucci, quello dello scudo di Capitan America. La sua infanzia.

Hai un libro nel cassetto? Lo vuoi pubblicare? Pietro Antonio Rotari 1727 1762 circa), Ritratto di giovane con libro (particolare)

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ECONOMIA

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Più 20% la 35^ edizione, dal 18 al 22 gennaio scorso. Quasi 175 mila visitatori

- Grande annata la 35^ edizione del Sigep, il piùimportante appuntamento fieristico mondiale del gelato. Più 20,1% quest'anno; in assoluto 173.904. Cosa di cui essere fieri è il balzo dei visitatori esteri: più 32%. Insomma, a Rimini si celebrano gli affari,

Sigep, fiera del gelato da grande annata

ECONOMIA

le mode e le tendenze per il gelato, la pasticceria, la panificazione, il caffè e la ristorazione. L'evento riminese può essere anche letto come un segnale positivo per l’economia italiana in un settore strategico e fortemente orientato all’export. Il gelato artigianale forse è la cultura made in Italy per eccellenza; più della moda. Secondo soltanto all'arte. Uno straordinario ambasciatore del food italiano nel mondo. Sono 30mila unità in più rispetto al 2013, quando si svolse in contemporanea a SIGEP la biennale A.B.TECH Expo dedicata all’arte bianca. Altri numeri importanti: oltre 600 i giornalisti accreditati, 134 milioni i contatti raggiunti

con articoli e servizi su agenzie, quotidiani, radio e tv, web, stampa specializzata, quasi 300mila visite a www.sigep.it negli ultimi dieci giorni. Eccezionale l’audience dello streaming da Pastry Arena (italiano e inglese) e Campionati caffè con 68.000 utenti unici collegati nelle cinque giornate di fiera, il 23% dall’estero (Argentina e Francia in primis). Sui social network: la portata su Facebook nell’ultima settimana ha superato quota 2.200.000, mentre le menzioni Twitter sono state oltre 100.000. Sui 110.000 metri quadrati espositivi c'erano mille aziende. Ad inaugurare Flavio Zanonato, ministro per lo Sviluppo economico, che ha riconosciuto alle giornate di Rimi-

Dante nello stand Pascucci

ni Fiera di essere “una vetrina internazionale nella quale la cultura imprenditoriale riesce a tenere insieme la tradizione artigiana e l’innovazione”. Ottimo il bilancio della nuova sezione espositiva, Rimini Coffee Expo, che ha sancito la crescita di un settore che trova a Sigep una collocazione ideale integrata con le altre

filiere artigianali. Ottimo preludio per World of Coffee, l’evento mondiale che dal 10 al 12 giugno 2014 si terrà sempre a Rimini Fiera. “I numeri parlano da soli – dice il presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni –. Lo strumento fieristico in queste condizioni svolge pienamente il suo ruolo, funge da moltiplica-

tore genera relazioni, alimenta le strategie delle imprese con il contributo delle tendenze che emergono dai padiglioni. Siamo pronti a sostenere e sviluppare questo ritmo di crescita con un’operatività estesa a tutto l’anno, sia coi progetti in corso, sia con nuove iniziative da prendere di concerto con tutti gli attori della filiera”.

Progetto Cec, un'alternativa al carcere Il recupero dei carcerati passa dalla cooperativa “Pietra scartata” a San Clemente La Pietra Scartata è una cooperativa sociale dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi) a San Clemente. Da anni si impegna nel mondo dell’emarginazione assieme a disabili, tossicodipendenti, ragazze ridotte in schiavitù… E nel contempo si impegna a rimuovere le cause che creano l’ingiustizia con un’azione non violenta. Per rispondere all’emergenza carceri la Comunità Papa Giovanni XXIII ha proposto un’alternativa, il progetto Cec (Comunità Educante con i Carcerati), che è stato presentato al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri nel corso del convegno su carcere e

lavoro che si è tenuto a metà ottobre a Padova. Il progetto Cec nasce nel 2004, per offrire ai detenuti un percorso educativo in una dimensione di casa e di famiglia. Nella casa si offre una formazione umana e attraverso la valorizzazione del merito è valutato il cammino di ogni ‘recuperando’ nel comportamento e nello svolgimento delle mansioni assegnate. Si organizzano corsi di formazione al lavoro sia all’interno sia all’esterno della struttura, in particolare presso il laboratorio “La Pietra Scartata” a San Clemente dove, a fianco di ragazzi disabili, si trasformano e producono prodotti provenienti da agricoltura biologica. In particolare adiacente alla casa madre della riconciliazione, la

coop. Agricola “Cieli e terra nuova” ove sono attivi corsi di professionalizzazione al lavoro in laboratori specifici: gestione della stalla con circa 120 capi di bestiame, caseificio per produzione di formaggio fresco, macelleria, colture biologiche. Il progetto richiede il coinvolgimento della società locale tramite volontari formati e motivati. Il rapporto volontaridetenuti è di uno a uno. I volon-

tari sono formati con corsi specifici che svolgono separatamente o insieme ai recuperandi. Sono previsti anche figure professionali (psicologi, psichiatri) che possono collaborare con operatori e volontari. Il territorio è coinvolto nel progetto educativo attraverso la presenza di numerosi volontari, appositamente formati, che instaurano relazioni di amicizia e dialogo in un rapporto individuale con i singoli dete-

nuti e organizzano per loro attività educative e ricreative. Dalla sua apertura sono stati accolti nella casa 310 detenuti: oggi vi scontano la pena circa 40 recuperandi. Nella sola provincia di Rimini, nella rete della comunità sono accolte 65 persone. I costi di quanto si sia riuscito a realizzare per sperimentare il Progetto Cec sono stati quasi completamente a carico dell’associazione, in quanto fino ad oggi non sono previsti finanziamenti per opere educative, di recupero e di incremento della sicurezza pubblica. “La nostra proposta è mol-

volontarimini@volontarimini.it

CURIOSITA'

Gli espositori del Riminese e Pesarese - Tante le aziende del Riminese e del Pesarese che sono andate al Sigep in cerca di opportunità. Eccole: A.F. System, Afa Arredamenti, Artistica Artigiana, Back Europ Italia, Max & Ro, Bifaco, Caffe’ Sun, Collezione, Commerciale Ceccaroni, Dolce Bio, Elektro Joe, Ericsoft, Fama, Fugar, Gustosia, Optima, Incisoria Imar, Inox Power, Ips, L’Emiliana, Lasersoft, M. B., Me&Yo, Mec 3, Moca, Modalavoro, Panta, Pastificio Cema, Personal Zucchero, Pierantozzi, Registratori Cassa Romagna, Sei Larem, Staff Ice System, Succi Ugo Arredamenti, Zanetti Giulio Commerciale, De Blasi, Diamond Italy, Emmedi Group, Ifi, Italforni, Mepsystem, Merli Arredamenti, Metalmobil, Moretti Forni, R & C System, Urbinelli Fulvio, Caffè Pascucci.

to semplice – ha detto Giorgio Pieri, responsabile del servizio Carcere dell’associazione - sviluppare su tutto il territorio nazionale comunità educative capaci di cambiare la mentalità del detenuto, per passare dalla certezza della pena alla certezza del recupero”. Una scelta, precisa Pieri, che “permette di abbassare la pericolosità di chi sconta la pena e dunque aumenta la sicurezza. Su 100 detenuti che espiano la pena per intero in carcere, 80 tornano a delinquere pericolosamente entro qualche anno mentre la recidiva di quelli che svolgono un percorso educativo fuori del carcere si riduce al 10 per cento” Il ministro Cancellieri ha ascoltato con vivo interesse la presentazione del progetto Cec ed ha gustato il “formaggio del perdono”, prodotto dai carcerati accolti nelle due case del progetto Cec già operanti nel riminese, che è stata invitata a visitare.


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RICCIONE

In piazza San Pietro il 23 gennaio, al passaggio della papa-mobile. Quel saluto di Francesco

Coro Perla verde, Comune, cittadini e sindaci ‘cantato’ per il papa LA RIFLESSIONE

ALLEGRO MA NON TROPPO

Spigolature

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degli Scrondi

RICCIONE 90 - “RENZINI” - ELEZIONI - BELEM

di Teresio Spadoni

Riccione 90 - Leggiamo: “Riccione 90, il Comune spende 200mila euro”. Di questo passo per ‘Riccione 100’ bisognerà vendere mezza Riccione...

Primarie Pd: Ubaldi 1 - Leggiamo: “Primarie sindaco. Fabio Ubaldi corre: ‘Serve un cambio di passo’”. Ovviamente misurato sulle sue gambe... Primarie Pd: Ubaldi 2 - Leggiamo: “Fabio Ubaldi (segretario Pd): ‘Nomi nuovi fuori dai partiti’”. Scusi, ma lei non è lo stesso Ubaldi (uomo di partito fino al collo) che si presenta alle primarie per fare il sindaco di Riccione?... Primarie Pd: masochismo - Leggiamo: “Primarie, Pd già dilaniato”. Che ci volete fare? Nel Pd prevale il masochismo: godono a dilaniarsi...

Pippo Civati chi? - Leggiamo: “Pippo Civati a Riccione”. Pippo Civati chi? Hanno detto a Riccione. A partire dai ‘renziani’...

Attori e comparse - Leggiamo: “Riccione futura schiera Gabriele Fabbri. Dice: ‘La nostra città è come un teatro che deve cambiare gli attori’”. Signor Fabbri, attenzione! Gli attori sono una cosa e le comparse sono altro...

‘Renzini’ - Leggiamo: “Renzi dà forfait, il congresso di Sel fischia il sostituto. ‘Bonaccini chi?’ - gli gridano”. C’è Renzi, poi ci sono i ‘renzini’ che emulano il loro capetto fiorentino. Ma a quanto pare con poca fortuna... Corona e Belem - Leggiamo: “Fabrizio Corona: ‘Il mio amore per Belem è nato a Riccione’”. E’ una buona pubblicità per Riccione?... Piadina con depliant - Leggiamo: “Riccione, promozione in montagna fra depliant e piadina”. Si spera che la piadina non sia stata ‘farcita’ con i depliant... Caos Tares - Leggiamo: “Scadenza Tares, caos agli sportelli”. Non basta spremere, il cittadino deve anche patire per poter pagare...

Divorzi e separazioni - Leggiamo: “Nel 2013 divorzi e separazioni in forte aumento”. Non è più attendibile il detto che ‘L’amore non è bello se non è litigarello’”... Autovelox - Leggiamo: “Quattro nuovi autovelox. Francolini: ‘Il nostro obiettivo non è fare cassa con le multe, ma la sicurezza’”. Ci dobbiamo credere?!?... Evasione Ici - Leggiamo: “Ici evasa, recuperati 210mila euro in 6 mesi”. Forza, scovateli tutti!...

COMUNITA' - Sveglia alle 6 e partenza per l’udienza pubblica di domani con papa Francesco in piazza San Pietro con il Coro Lirico perla Verde Giuseppe Verdi, tra gli amici del coro Lanfranco Francolini vice sindaco di Riccione, il sindaco Massimo Pironi che li raggiungerà la mattina dell’udienza e tre solisti romagnoli di fama internazionale Monica Boschetti soprano di Bellaria e Laura Brioli mezzosoprano e Gian Luca Pasolini tenore Riccionesi doc. Pomeriggio libero a scelta tra: visita alla Camera dei deputati, grazie al nostro deputato Sergio Pizzolante, visita alle scuderie del Quirinale per Augusto, nel bimillenario della morte e il suo tempo e gli Impressionisti all’Ara Pacis. Pernotto presso il Santuario della Madonna del Divino Amore e cena abbondante. Il 23 mattina ore 6 sveglia, colazione e partenza per piazza San Pietro. Preso possesso del centro della piazza, arrivo del sindaco Pironi e tutti in attesa di papa Francesco... Finalmente, arriva e scende ai pellegrini. Al suo passaggio il coro intona “Noel” di Adam: lacrime e commozione da parte di molti, peccato per la pioggia che all’inizio dell’omelia inizia a scrosciare abbondantemente.

Un piccolo aneddoto su papa Francesco fuori dai canoni. Un corista riccionese va nei bagni di piazza San Pietro. Esce e si trova di fronte il papa, che lo saluta con affetto. Resta sbigottito non meno che commosso. Pranzo e pomeriggio libero per gli ospiti e impegno del coro e degli artisti ospiti a Tv 2000 (la rete del papa), prima una intervista “straordinaria... da parte del conduttore con “La musica ha cambiato la mia vita”. Il racconto dei cantanti Boschetti, Brioli e Pasolini che per concludere l’intervista interpreta il “Nessun Dorma” dalla Turandot di Puccini e poi la trasmissione ufficiale con il coro ed i soliti “La canzone di noi” - Il coro “Perla Verde” di Riccione che interpreterà in onore di Giuseppe Verdi, a cui il coro è intitolato, “O signore dal tetto natio dai Lombardi” e “Va pensiero” dal Nabucco, i solisti interpreteranno assieme al coro il “Brindisi” da la Traviata e la “Vergine degli angeli” dalla “Forza del destino”, sempre di Giuseppe Verdi e il “Panis angelicus“, cantato da Laura Brioli di Cesar Frank. Tutti accompagnati al pianoforte da Gianmarco Mulazzani e diretti da Davide Giuliani. In trasmissione, interessante l’intervento sulla maschera di Laura Brioli, e quelli presidente del coro Paolo Forbicini e il sindaco di Riccione Massimo Pironi. Tanta commozione e soddisfazione da parte del coro, dei solisti e della direzione artistica della tv che visto il successo replicherà la trasmissione la domenicca successiva. Per chi fosse interessato su YouTube è possibile riascoltare il tutto, digitando “La musica ha cambiato la mia vita”.

- A maggio saremo chiamati a scegliere a chi affidare l’amministrazione dei nostri comuni per i prossimi cinque anni; attenzione, per i prossimi cinque, e non dieci! (la puntualizzazione è necessaria perché da quello che si sente in giro pare che non sia chiara a tutti la durata di un mandato) Si sente dire in ogni dove, ormai, che la politica è un servizio e non un lavoro; e unanime è la condanna di coloro che tendono a trasformare quel servizio in professione. Ma quando si tratta di tradurre le dichiarazioni in pratica, quando la giostra del tempo avvicina il politico di turno alla scadenza del mandato, ecco emergere i distinguo, le eccezioni e, per taluni la presunzione di trasformare quel ruolo pro tempore in un diritto acquisito. Mi sovviene una storiella: “Un amico possiede un campo e un bel giorno decide di affidarne le cure ad una persona ritenuta fidata e competente. Questa persona, con un impegno figlio della passione, inizia a lavorarlo. Col tempo però, quell’amico si rende conto che i frutti non riscuotono il gradimento sperato e comincia a pensare che per valorizzare il suo campo sia necessario affidarlo a qualcun altro. Tutto nella norma se non fosse che colui che aveva ricevuto l’incarico non condivide l’idea e decide che, spontaneamente, da quel campo non se ne andrà.” La storiella, per quanto semplice, ci dice del comportamento di alcuni personaggi e della loro pretesa di essere ricandidati nonostante il partito di riferimento manifesti la volontà di intraprendere un percorso diverso. In Italia un mandato (sindaco o consigliere che sia) ha una durata di cinque anni e si sa che alla scadenza può essere prolungato per ulteriori cinque; ma, si badi bene, può (dice la legge) e non deve essere prolungato (la differenza non è una questione di lana caprina). Chi accetta di

svolgere una delle funzioni di cui sopra sa benissimo che quello che assume è un ruolo a scadenza. Dovrebbe pertanto essere normale che terminati i suoi cinque anni lo riconsegni nelle mani di chi glielo aveva affidato. Il mandatario di un incarico politico amministrativo è, di norma, un partito; e tutti sanno che il partito è un organo costituzionalmente preposto a “[…] concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (articolo 49 della Costituzione). Essendo espressione diretta del pensiero del cittadino, è anche quell’organo che “seleziona” le persone da candidare (nel nostro caso, a ruoli amministrativi). L’eletto, pertanto, al termine del periodo dovrebbe sentirsi orgoglioso di aver avuto la possibilità di condurre la politica amministrativa di una città, e ringraziare. E invece no. Siccome la riconferma del mandato è diventata quasi la norma in questo Paese, si è portati a pensare che il secondo spetti di diritto. Colui che pretende il reincarico sbaglia, e quando la sua insistenza si fa ostinata, diventa prosopopea e arroganza. Chi poi crede che il diritto gli derivi perché afferma di aver amministrato bene (attenzione, non al meglio, ma bene) arriva a peccare di vanagloria. Ma tant’è: ci siamo talmente abituati al rispetto relativistico delle regole che il ‘si è sempre fatto così’ è diventato la regola stessa, con buona pace per lo spirito che ha guidato chi l’ha redatta. Per dirla da appassionato velista, quando si assume lo scaroccio come parte costituente il percorso, succede che troppo spesso si finisce per trovarsi dove non si era diretti; e da questo modo distorto di fare siamo ormai talmente permeati che se lo skipper decide di cambiare il timoniere, corre il rischio di provocarne la ribellione. Con buona pace per la politica esercita come servizio.


RICCIONE

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Massimo Pironi (Pd), Fabio Ubaldi (Pd) e Iglis Bellavista (Sel). Elezioni il 2 marzo

- Iglis Bellavista (Sel), Massimo Pironi (Pd) e Fabio Ubaldi (Pd) si contendono il ruolo di candidato a sindaco per il centrosinistra per le amministrative di maggio. Le primarie interne invece si tengono il 2 marzo. Si è chiesto ai candidati le ragioni che li hanno indotti a correre e che cosa propongono per la città.

- Iglis Bellavista è il candidato sindaco proposto da Sinistra Ecologia e Libertà che parteciperà alle primarie di coalizione del centrosinistra a Riccione. Con la sua candidatura SEL intende continuare a svolgere il suo ruolo di forza di governo e innovazione, rilanciando temi prioritari e avanzando proposte nuove che confluiranno nel programma di coalizione: - Un ampio e rinnovato “patto di cittadinanza”, fra individui, loro aggregazioni sociali e imprese, per creare ed attrarre a Riccione nuove opportunità di lavoro e progresso economico, fondate sui diritti e l’innovazione; in particolare nuove idee e strumenti per il turismo, con più ascolto delle esigenze degli operatori e un deciso contrasto allo sfruttamento del lavoro, evasione e infiltrazioni criminali; - Servizi pubblici e beni comuni (il paesaggio e il territorio, l’aria, la spiaggia, il mare, una mobilità sostenibile, l’ambiente a partire da un nuovo piano dei rifiuti, che punti decisamente sulla raccolta porta a porta e abbia come fine la progressiva dismissione dell’inceneritore) sono elementi fondamentali per la qualità della vita delle persone, da gestire con competenza e massimo rispetto delle risorse pubbliche impiegate; - Un bilancio sostenibile per il Comune e per i cittadini, partecipativo e di genere, che significhi davvero compiere delle scelte prioritarie, nei limiti delle risorse disponibili, ma senza che i vincoli imposti diventino un pretesto per rinunciare a progettare il futuro della città, gestendo la macchina amministrativa con efficienza e trasparenza, anche grazie all’uso dei nuovi mezzi di comunicazione; - Un nuovo welfare comunale che sia pienamente dalla parte dei più deboli come prima garanzia di sicurezza per dare dignità all’esistenza di bambini, anziani e famiglie, specie quelle a rischio povertà, attraverso azioni e risorse adeguate, a partire dalle soluzioni per la casa ed il lavoro; - Facilitare la partecipazione dei cittadini e delle loro aggregazioni sociali alla vita culturale e sociale, nei luoghi dedicati ed in maniera diffusa sul territorio, come migliore opportunità per mantenere vivo e riappropriarsi di ogni angolo della città. Sel e il suo candidato presenteranno le proprie proposte, ma soprattutto apriranno occasioni di ascolto di cittadini e operatori, cercando di costruire nuove connessioni tra generi e generazioni, città, ambiente e sviluppo, per ridare fiducia e costruire insieme un nuovo

Centro-sinistra, corsa per tre LA POLITICA

progetto di comunità. Massimo Pironi, Pd “Ho svolto un lavoro incompleto che cercherò di portare fino in fondo. Questa è la ragione fondamentale per la quale mi ricandido come rappresentante del centro-sinistra. Siamo in una fase di grandi trasformazioni; la crisi ci dice che il mondo sta cambiando, l'Occidente sta mutando. Anche la mia azione ha la necessità di proseguire quanto iniziato nel segno del cambiamento. La nostra amministrazione sta avendo dei risultati, ma necessita di un cambio di passo. Ha bisogno di una squadra rinnovata, in grado di saper interpretare quanto sta avvenendo, la svolta, dal nuovo centrosinistra, ma anche da Renzi. Chiedo l'appoggio dei simpatizzanti del Pd, della comunità sulla base di un'azione ferma per abbattere e combattere la burocrazia. Ce n'è ancora tanta, nonostante che abbiamo trasformato l'organigramma della nostra pubblica amministrazione per essere ancora più vicino al cittadino, alle famiglie, agli imprenditori. Chiedo ai dipendenti comunali uno sforzo ulteriore, almeno quando le cose dipendono dall'agire comunale. Ad esempio, da qualche settimana i servizi per la gestione del territorio ricevono tutti i giorni. Vogliamo un'amministrazione comunale più trasparente e più attenta ai bisogni. Tra qualche settimana approveremo la modifica del Rue (Regolamento urbano ed edilizio), con meno norme, più chiare e trasparenti. Va a rivedere gli strumenti urbanistici che dicono basta col consumo del territorio, ma che va ad incentivare le ristrutturazioni e reca delle opportunità soprattutto per la zona al mare che è uno dei cardini del benessere dei riccionesi. Sono ridotti, per chi ha voglia di fare impresa, gli oneri primari e secondari, che tagliano le gambe. E' nostra intenzione rivedere il tema della rete commerciale. Al

Iglis Bellavista, Sel

Masimo Pironi, Pd

Fabio Ubaldi, Pd

“Un ampio e rinnovato ‘patto di cittadinanza’, fra individui, loro aggregazioni sociali e imprese, per creare ed attrarre a Riccione nuove opportunità di lavoro e progresso economico, fondate sui diritti e l’innovazione”

“Ho svolto un lavoro incompleto che cercherò di portare fino in fondo nei prossimi cinque anni. Questa è la ragione fondamentale per la quale mi ricandido come rappresentante del centrosinistra”

“Non amo le belle parole e i buoni propositi privi di contenuti ed è per questo che con i forum si è dato vita ad un loro processo di sviluppo favorendo la partecipazione di quanti vogliono contribuire”

collasso, ha bisogno di cose nuove, per nuovi consumi, per adeguare la sua offerta e quanto richiesto dai consumatori. E' nostra intenzione intervenire sulla cosiddetta filiera del turismo insieme agli operatori. Per un nuovo orizzonte con cui andare sui mercati e fare offerta. Un altro tema fondamentale, forse neppure secondo a quello economico, sono i servizi alla persona. Aspetti complessi che richiedono sensibilità ed una diversa partecipazione. Per raggiungere quanto detto ci vuole una squadra che faccia riferimento alle competenze piuttosto che alle logiche di appartenenza del passato, che hanno prevalso. Nei miei cinque anni di governo abbiamo fatto tante cose. Mi piace ricordare i 15 milioni investiti per le opere dai privati: lungomare, piscina, bretella di collegamento entroterra-mare. Sono state fatte senza le risorse pubbliche perché Riccione è un marchio forte. E se Riccione ha tale appeal è perché chi ha amministrato ha fatto la propria

parte con rigore, professionalità e idee. Tuttavia l'opera a cui sono più legato è la scuola. Abbiamo compiuto uno sforzo enorme in questo momento del blocco degli investimenti pubblici dovuti al Patto di stabilità. La scuola perché questa racchiude il livello civico della comunità: è futuro e giovani. Abbiamo in programma opere per la zona sud di Riccione; penso alle terme, che rappresenta un turismo fatto di contenuti ed asset. Voglio tenere come ultima finestra del mio mandato: il risanamento del bilancio comunale, nonostante i 9 milioni di euro di tagli statali. Avere i conti in ordine ci permette di mettere in campo progetti con politiche di promozione e crescita. Da concretizzare insieme ai cittadini. Riccione ce la può fare soltanto con la partecipazione. Le energie migliori della città possono emergere e ognuno di noi dà il meglio di sé. Se giochiamo come una squadra, accantonando i personalismi”.

ghi, le sue strade, la sua gente…, perfino i suoi difetti. Sono nato a Riccione 36 anni fa, mi sono diplomato all'Itis di Rimini e hobby musica e sport. Sono un imprenditore che come tanti sa cosa vuol dire avere a che fare con conti da pagare, clienti da ascoltare, burocrazia da smaltire. Sono un cittadino che si riconosce nei valori della solidarietà, dell’uguaglianza, della libertà di fare impresa, avendo cura infinita nei confronti dei diritti e doveri dei singoli e della comunità. Le difficoltà per famiglie e aziende in questi anni sono aumentate, in tasca ci sono sempre meno soldi e imprese, alberghi e pubblici esercizi chiudono o affermano che a breve chiuderanno. Eppure viviamo in un luogo che ha saputo cambiare pelle e infrastrutture, presentandosi al mondo con una invidiata e invidiabile concretezza creativa. Riccione ha saputo investire per riqualificarsi e rinnovarsi nelle fondamenta, cosa che città ben più grandi non hanno saputo o voluto fare. Malgrado questo, però, la crisi economica ha colpito anche la nostra città in modo palese. Ma è proprio in tempi come questi che quella libera associazione di idee e di persone che chiamano ‘politica’ dovrebbe dimostrare di cambiare passo, dettando nuove priorità sulla base delle esigenze dei cittadini, prendendo decisioni sulle basi di etica e moralità. Riccione non può accontentarsi di un’ordinaria gestione, ma deve ambire a diventare meta europea; i tanti anni spesi per lo sviluppo urbano, devono lasciare il posto ad un rifacimento strutturale ecocompatibile, alla cura del particolare, alla creatività e allo slancio che i giovani, con la loro forza di sognare, possono esprimere. E’ un obbligo morale per genitori come me dare una prospettiva ai propri figli, educandoli al superamento delle difficoltà instradan-

Fabio Ubaldi, Pd “Amo la mia città, i suoi luo-

CULTURA

“Lotta di classe”, libro del filosofo Losurdo - L'Italia è il paese più iniquo dell'Occidente. Prima dell'emergenza economica dovrebbe essere la questione giustizia al centro dei tavoli della politica, intesa come servizio e non saccheggio della ricchezza. Per inciso, la nazione più equa è la Francia. Perché loro sì e noi no? Domenico Losurdo è tra i maggiori filosofi italiani. Inse-

Domenico Losurdo

gna Filosofia all'Università di Urbino. Il 4 marzo, ore 20,30, viene a Riccione a presentare il suo libro “Lotta di classe”, biblioteca comunale. Modera: Orio Rossetti. Hanno organizzato l'incontro l'associazione culturale “Le Nuvole” e la biblioteca comunale diretta da Pasquale D'Alessio.

doli in percorsi formativi che una società seria dovrà essere in grado di fornire. C’è bisogno di grande entusiasmo che solo una prospettiva concreta e tangibile può dare, alimentata da passione, competenza, lealtà e responsabilità di chi occupa ruoli fondamentali all’interno di un’amministrazione. Vedo una città capace di esprimere le proprie sensibilità attraverso i cittadini, educata al rispetto di regole uguali per tutti, guidata con decisione e condivisione. Vedo una località turistica in grado di valorizzare il territorio, che sappia qualificare i servizi attraverso la sburocratizzazione, capace di incentivare in modo equo quanti abbiano la volontà di rinnovarsi e progredire. Vedo un città su misura per i diversamente abili e capace di favorire uno sviluppo sociale solidale. Non amo le belle parole e i buoni propositi privi di contenuti ed è per questo che con i forum si è dato vita ad un loro processo di sviluppo favorendo la partecipazione di quanti vogliono contribuire, indipendentemente dall’iscrizione o meno al partito. Negli ultimi anni si è fatto l’errore di non percepire a sufficienza le esigenze della città e dei cittadini ed è per questo che, grazie soprattutto all’elettorato esterno agli iscritti, il PD sta cambiando all’interno riconoscendo gli errori ed i limiti che hanno contraddistinto fallimenti gestionali ormai noti. Fare politica è agire per creare spazi piuttosto che occuparli e chi la esercita deve comprendere la necessità di fare anche più di un passo indietro. La Politica deve saper esprimere qualcosa di nuovo e di diverso, ed è quello che sta tentando di fare il mio partito, il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi che ho convintamente sostenuto fin dalle primarie del novembre 2012; quel PD che a Riccione mi sono assunto la responsabilità di guidare in prima persona all’ultimo congresso. Un PD saldamente ancorato alla coalizione di centrosinistra, rinnovata, ma allargata ad esperienze civiche capaci di esprimere il meglio dei cittadini volenterosi che credono negli ideali fondamentali di una società sana. Occorre aprire una stagione nuova in città, fatta di collaborazione, partecipazione e trasparenza, nel nome della libertà che di per sé viva e prosperi, e non perché concessa, totalmente o parzialmente, dalla politica. Riccione tornerà al posto che le compete scandendo il passo per il territorio riminese, e per il Paese intero, nel momento stesso in cui si libererà delle paure e dei lacci che la imbrigliano lasciando finalmente spazio alla fantasia, all’operosità, alla creatività di chi ogni giorno la fa grande: la sua gente e le sue imprese. Cultura, cultura ed ancora cultura, la sola in grado di elevarci e differenziarci. È il momento di credere nel nostro Rinascimento! Per questo ho scelto di concorrere alle primarie di coalizione attraverso le quali il centrosinistra sceglierà il candidato a sindaco per le prossime elezioni amministrative.



RICCIONE

Malpassi Maurizio Impermeabilizzazioni Scantinati - Seminterrati - Cisterne Piscine - Giunti elastici - Umidità murali CATTOLICA (RN) Via Mozart 13 Tel. 0541 - 833295 - cell. 333.4814188

- “Riusciranno i giovani a dare un futuro all'Italia?”. Umberto Paulucci e Gianfranco Tonti, i relatori, senza saperlo, per strade proprie hanno invertito il tema: “Riuscirà l'Italia a dare un futuro ai propri giovani” del convegno tenutosi all'auditorium del Liceo Volta lo scorso 17 gennaio. Entrambi sono cattolichini e molto legati al territorio. Ad organizzare l'associazione culturale “le Nuvole”, in collaborazione con il nostro giornale e il patrocinio del Comune di Riccione.

Febbraio 2013

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Un'ora e mezzo di civile futuro con Paolucci (già presidente Microsoft Europa) e Tonti (presidente Confindustria Pesaro)

Malpassi Maurizio Impermeabilizzazioni Scantinati - Seminterrati - Cisterne Piscine - Giunti elastici - Umidità murali CATTOLICA (RN) Via Mozart 13 Tel. 0541 - 833295 - cell.. 333.4814188

“Riusciranno i giovani a dare un futuro all'Italia?”

e accelerazione siano accettabili per le persone.” È questo il punto di partenza per i giovani che intendono avvicinarsi al mondo della produzione. Il Paese è in crisi, diroccato in numerose parti (soprattutto etiche), ma che offre innumerevoli opportunità la più importante delle quali è quella di costruire un sistema nuovo. Il giovane deve tornare ad essere rivoluzionario; un giovane che non fa la rivoluzione abdica al suo ruolo. È uno che ha preso alla lettera l’antico consiglio “ès furb, nu fat frighé” da intendersi con “sta sveglio, non farti trovare impreparato, studia” e non “siccome il tuo prossimo può

Gianfranco Tonti e Umberto Paolucci

GIOVANI

Conferenza all'auditorium del Liceo “Volta” il 17 gennaio, ore 18. Organizza l'associazione culturale “le Nuvole”, con il patrocinio del Comune di Riccione

di Teresio Spadoni - È quella che l’associazione Le Nuvole e il giornale la Piazza hanno proposto venerdì 17 gennaio all’Auditorium R. L. Montalcini di Riccione con l’evento “Riuscirà l’Italia a dare un futuro ai propri giovani?”. E lo ha fatto avvalendosi della disponibilità di due uomini di successo quali Umberto Paolucci, già presidente di Microsoft Europa/Asia/Africa e Gianfranco Tonti presidente di Confindustria Pesaro/Urbino, nonché presidente di Industrie Ifi, azienda di Tavullia leader in Europa per la produzione di vetrine gelato e banchi bar. Una “lezione” fuori dagli schemi, dove il pubblico ha potuto cogliere indicazioni valide per orientarsi nel buio dal quale, da qualche anno, siamo avvolti. È stato un evento pensato soprattutto per i giovani ma che, come ha sottolineato Paolucci dopo aver dato un’occhiata alla platea, “se giovani è una categoria dello spirito, allora siamo giovani tutti; se invece è solo dell’anagrafe, vedo che siete meno della metà”. È vero, come da previsioni, smuovere i giovani è spesso impresa ardua, ma facendo perno sull’ottimismo e sulla fiducia, basi sulle quali hanno molto insistito entrambi i relatori, se la maggioranza della platea era composta da adulti, mi piace pensare che si facciano strumento di divulgazione di quanto ascoltato verso figli, collaboratori, allievi. La prima indicazione Paolucci l’ha fornita ribaltando il titolo della serata in “Riusciranno i giovani a dare un futuro

di Teresio Spadoni

Paolucci. “...non vuol dire andarsene, ma impegnarsi qua, senza dimenticarsi di essere italiani; pretendendo che la politica cambi le cose che non vanno e se non lo fa impegnarsi in prima persona”

Tonti. “Col 2007 è finita un’epoca, per sempre; coloro che aspettano che quel tram ripassi, aspettano invano perché quel tram è stato soppresso”

all’Italia?”. Ragionandoci su, è facile capire che non è una semplice questione sintattica; l’inversione dei termini comporta un approccio diverso, un focus non su ciò che dobbiamo aspettarci che l’Italia faccia per i giovani, ma su quello che i giovani possono fare per l’Italia. Paolucci ha poi proposto una riflessione sul significato della parola solidarietà, “tema molto caro alla sinistra”, ha sottolineato. Si, perché, che cos’è la solidarietà? Come viene declinata? Come viene promossa? Se ci interroghiamo, non troviamo di certo chi si dichiari non solidale con gli altri: ma gli altri chi? La tanto criticata globalizzazione sta sollevando dalla povertà milioni di persone nel mondo. Solo che, sintetizzando Paolucci, per effetto dei vasi comunicanti, di quella crescita di ricchezza non ha usufruito la nostra parte del mondo; anzi, questa parte del mondo la sta cedendo e si

tro coloro che manifestano il desiderio di sedersi alla nostra tavola: si reclamano dazi e barriere doganali, si chiudono le frontiere con la pretesa di fermare un fenomeno naturale quale è quello della migrazione, e quant’altro. Con buona pace per la solidarietà. “Io credo, ha detto

lamenta e protesta fortemente per la diminuzione di quel benessere al quale si è abituata. Ma se si afferma che è giusto suddividere la ricchezza mondiale prodotta equamente tra tutti i soggetti (principio cardine della solidarietà), è giocoforza naturale che se crescono i commensali la parte che prima ci toccava diventerà più piccola (il Pil, Prodotto interno lordo, non può crescere all’infinito). Già, ma in questa parte del mondo (evoluta?) mentre si innalza il vessillo della solidarietà, si tende a mantenere i propri egoismi e non appena si percepisce che la fetta di torta potrebbe diminuire ci si ribella. Ma ci si ribella contro chi? Contro coloro che muovono/ controllano l’economia mondiale? Si certo, ma lì lo scontro si fa duro, perché modificare le regole che la governano è battaglia ardua per un singolo cittadino. E allora? Allora ecco che il mirino si tende a puntarlo con-

Chi cede alla tentazione di andarsene in momenti di crisi non fa altro che anteporre il bene per se stesso al bene per la comunità

Paolucci, che ci si debba approcciare così: intanto guardare la direzione del cambiamento, valutare se si va verso il meglio o verso il peggio, poi alla sua velocità e alla sua accelerazione. Bisogna fare in modo che l’effetto combinato di direzione, soprattutto quando la direzione è negativa, velocità

fregarti, fregalo prima tu”. Onestà dunque, rispetto delle regole, sempre, è l’invito che viene avanzato dai due relatori, insieme al darsi da fare; la staticità uccide. Per dirla con Tonti, che ha tenuto a sottolineare la totale condivisione con quanto detto da Paolucci “col 2007 è finita un’epoca, per sempre; coloro che aspettano che quel tram ripassi, aspettano invano perché quel tram è stato soppresso”. Le epoche storiche non appartengono ai singoli e nessuno può scegliersi il periodo nel quale nascere. Pertanto prima si riesce a codificare la realtà nella quale ci si trova, prima si parte con la realizzazione del proprio progetto. Tutto il tempo impiegato per recriminare su ciò che non è stato, tutto il tempo speso nel deprimersi, è tempo tolto alla costruzione del nuovo. E non dimentichiamoci di essere italiani. Alla preoccupazione di Marco che non vede un futuro lavorativo per se stesso in questo paese sia Paolucci che Tonti sono stati chiari: il futuro non lo devi vedere, perché il futuro non c’è, non esiste; il futuro va costruito. Chi cede alla tentazione di andarsene in momenti di crisi non fa altro che anteporre il bene per se stesso al bene per la comunità. “Assunzione di responsabilità, conclude Paolucci, non vuol dire andarsene, ma impegnarsi qua, senza dimenticarsi di essere italiani; pretendendo che la politica cambi le cose che non vanno e se non lo fa impegnarsi in prima persona. ‘Calpesti e derisi’ è un verso dell’inno nazionale che non si canta mai, ma eravamo così a metà ‘800, da lì veniamo. Noi qui siamo in un circolo che ha ideali di sinistra, di solidarietà: io questa cosa qui non la voglio sentir dire [scappare dall'Italia, ndr]”.


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Febbraio 2014

RICCIONE

ARiccione lo scorso gennaio.Alla relazione di Vendola 69 applausi. Il ritardo della Boldrini

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Congresso Sel: Costituzione, verità e economia - “La traversata” (Fabrizio Barca), “Ci fu una volta la sinistra”, “Un sentimento tenace” (Pietro Ingrao), “Chi ha sbagliato più forte” (Marco Damilano), “Patria senza padri” (Massimo Recalcati). “Cittadinanza” (Balibar), “Televisione” (Freccero), “Limite” (Latouche), “L'elogio del moralismo” (Stefano Rodotà), “Finale di partito” (Marco Revelli), “La solitudine dei lavoratori” (Giorgio Airaudo), “Futuro” (Mar-

Un programma civico nei titoli dei libri in vendita. La signora in tailleur col cagnolino con la mantellina

La platea riccionese

LA POLITICA

co Augè), “In cammino con Francesco (don Gallo), “Come io vedo il mondo” (Margherita Hack), “Mandela” (John Carlin), “Gli sdraiati” (Michele Serra). Il secondo congresso nazionale di Sel, tenutosi al PalaRiccione, lo scorso 24 gennaio, si potrebbe sintetizzare anche con la bellezza dei libri che si vendevano nella grande sala antistante alla congressuale da 1.500 posti per delegati (un migliaio) e pubblico. Il meglio non solo del Made in Italy. In un angolo, regalavano il prezioso commento di Piero Calamandrei alla Costitu-

zione. Calamandrei fu uno degli estensori e pensava che in parte la Costituzione fosse (e lo è ancora) un programma. I congressi sono sempre un'avventura. Una piazza dove potresti fare incontri. C'è l'affascinante signora in tailleur che porta al guinzaglio un cane di mezza taglia a pelo corto con mantellina, che ti fa chiedere: “Avrà sbagliato congresso. Che cosa centra con il Sel?”. E c'è anche un incontro che ti fa piacere, da una parte; dall'altra, aiuta a decodificare le stranezze del popolo italico, che appartiene alla categoria degli animali che si

fanno del male da soli. L'economista Carlo Cipolla lo avrebbe sintetizzato come lo stupido, cioè colui che fa il male per sé e il bene per gli altri. Sempre, per restare con Cipolla, un'altra delle sue categorie è quella dei banditi; cioè la persona che fa il proprio interesse a discapito di quella degli altri. Tutti noi vorremmo, tuttavia, appartenere

al popolo intelligente, dove si fa il proprio interesse e quello degli altri. Chi scrive, ingannando l'attesa della relazione del segretario Niki Vendola, causa un'ora di ritardo del presidente della Camera Laura Boldrini (benvenuto maltempo, altrimenti addio fortuito incontro), ha la ventura di imbattersi in Giuliana Sgrena, la giornalista del “manifesto” rapita a Baghdad qualche anno fa. In pensione, delegata Sel, è una donna minuta, distinta, dagli occhi e voce raccolti nel pudore, come si con-

viene ai piemontesi. Si domanda: “Da 0 a 10, a Roma, quanta corruzione c'è?”. “Dodici”. Dal suo punto di vista, riuscirà il Parlamento a fare le riforme per svoltare il momento economico? “Non credo. Pensano solo a se stessi. Dovrebbero essere gli italiani a sollevarsi...”, risponde la giornalista. Gironzolare per impiegare bene il tempo, sempre aspettando il presidente della Camera, ci si ferma attorno ad un capanello di politici che hanno fatto la storia

della sinistra italiana: Achille Occhetto (il segretario che traghettò il Pci nel Pds) e Fabio Mussi (mente eccelsa). Occhetto ti colpisce per un vestire da vecchio signore di campagna: sobrio, lane grosse e stazzonate. Un bel vedere. Dopo il commovente filmato per ricordare la figura di Nelson Mandela, e il saluto del sindaco di Riccione Massimo Pironi, alle 16,25 inizia la relazione di Vendola. Parte piano, da raffinato comunicatore. Il primo applauso arriva dopo 10 minuti, alle 16,35. Poi, il suo sarà un crescendo. Ne totalizza, di applausi, 69. Il più fragoroso è il quarantesimo: “Bersani poteva essere una svolta; è difficile oggi la geografia del Pd. Non ho nessuna voglia di iscrivermi ad una delle sue correnti interne”. Eleganti i ghirigori di Vendola. Finisce la relazione alle 18,04, citando il compianto Alexander Langer con il suo biglietto di addio: “Non siate tristi, continuate in ciò che è giusto”. Il congresso Sel per Riccione, oltre al prestigio, è anche economia. Forse nelle tre giornate c'è stata una ricaduta nella città di circa 500mila euro. Ci vorrebbe un appuntamento simile ogni fine settimana. g. c.

Teatro, “a scena aperta” I Fratelli di Taglia

- “Riccione a scena aperta”, è il titolo della stagione teatrale che ha nei Fratelli di Taglia la direzione artistica; dal 9 novembre fino al 31 maggio. Il programma è ricco e variegato. Prosa. 15 febbraio - ore 21,15. PAOLA GASSMAN e MARIA ROSARIO OMAGGIO “Intervista con la storia” di Oriana Fallaci In dialèt l’è mej. 22 febbraio - ore 21,15. J ARMIDIED: “Agenzia matrimoniale: Mogli e buoi dei paesi tuoi, amanti e badanti di paesi distanti” Comico. 1 marzo 2014 ore 21,15. UGO DIGHERO: “Rimbocchiamoci le natiche”.

Spettacolo per attore comico e apocalisse In dialèt l’è mej. Domenica 2 marzo - ore 21,15. MEJ CH’NÉ GNINT: “Cla faza da prit”. Diversamente Theatro. 6 marzo 2014 - ore 21,15. COMPAGNIA CENTRO 21: “Gustosa: una serata da mangiare!”. Spettacolo di danza e musica con degustazione, regia Eleonora Gennari e Valeria Fiorini, in collaborazione con Accademia Antonella Bartolacci. Riccione Inn Jazz Club. 7 marzo, dalle ore 20,30 apericena, by La Serra Sicomoro. Ore 22 SARAH

MCKENZIE QUARTET Sarah McKenzie – pianoforte e voce Hugh Stuckey chitarra Alex Boneham – contrabbasso, Marco Valeri - batteria. Teatro tra musica e letteratura. 9 Marzo 2014 - ore 16,30. FUMETTI D’AVVENTURA IN SALSA SICILIANA. Massimo Modula: Triviale, dietro le cattive intenzioni, con gli sceneggiatori Gabriele Galanti e Angelo Orlando Meloni by La Serra Sicomoro Ore 22 SARAH MCKENZIE QUARTET. Sarah McKenzie – pianoforte e voce, Hugh Stuckey - chitarra, Alex Boneham – contrabbasso, Marco Valeri - batteria.


SPECIALE GRUPPO ACQUISTO SOLIDALE Acquistare insieme conviene e ci piace

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Il Gruppo Acquisto solddale di Misano-Riccione conta un centinaio di associati. Acquisti a km 0, biologici e non solo

I prodotti alimentari offerti delle multinazionali tramite la grande distribuzione spesso non sono adeguati al nostro ideale di vita e alla nostra salute. Il cibo offerto dalla industria alimentare ha caratteristiche di ottima conservabilità e di presenza estetica dovute all’aggiunta di additivi che, allo stesso tempo, lo privano di salubrità e sapore. C’è una ricerca continua per il ritorno ad una alimentazione soddisfacente perla salute e per il gusto.

Gas: “Acquistare insieme ci conviene e ci piace” Il mangiare biologico risponde a questa domanda e ad altre che riguardano l’economia e il modo di rapportarsi tra le persone. Questo è il fulcro della nascita di un gruppo di acquisto solidale. Per saperne di più abbiamo chiesto di descriverci l’attività e abbiamo posto alcune domande a Gualtiero Mangino, Presidente del “Gas-Pacho” il Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) di Misano Adriatico. Che cosa è il Gas-Pacho e che attività svolge? “Il Gas–Pacho è un gruppo di persone che liberamente e senza finalità di lucro, si associa per acquistare beni alimentari, per la casa e la persona da produttori locali, possibilmente biologici e a km zero, anziché rivolgersi ai canali distributivi classici. Tutta l’attività della associazione è basata sul volontariato degli associati e ogni sabato presso il punto di incontro di Misano vengono consegnati gli ordinativi fatti durante la settimana tramite il sito internet dedicato. L’associazione è strutturata in gruppi di lavoro che si adoperano per la Logistica della merce, per l’Accoglienza ai nuovi iscritti, per la Qualità dei prodotti e per la Cultura che promuove ed organizza gli eventi e gli intrattenimenti rivolti agli iscritti ma anche alla gente esterna. Attualmente siamo un centinaio di iscritti provenienti dai comuni dalla Valconca e dal comune di Riccione. I prodotti distribuiti sono quelli alimentari freschi (pane, dolci, frutta, verdura, formaggi, carni ecc.), a lunga conservazione (farine, pasta, olio ecc.) o conservati (confetture, miele, succhi di frutta ecc.) e quelli per la casa e la persona come detersivi e cosmetici. I produttori in proprio sono il criterio di scelta migliore tuttavia abbiamo qualche fornitore che rivende prodotti non locali o di provenienza esotica. Altri prodotti come gli agrumi sono di provenienza del sud Italia. Complessi-

vamente distribuiamo per più fornitori che ci garantiscono una buona varietà di prodotti alimentari e non: ASTRA IRIS: paste e farine di cereali Arance D’Aloisio: agrumi Az. Agricola Ciaolatte: grana parmigiano reggiano Az. Agricola L’Oro del Daino: legumi, farine, miele Az. Agricola Giannella Antonia: olio extravergine di oliva, uva Az. Agricola Benaglia Igilium: formaggi e carni caprine Biofrutta: frutta e verdura Con. Bio: gastronomia vegana Dolci Aveja FaFraKa laboratorio cosmetico Fattoria della Mandorla: mandorla e dolciari I Fattori: prodotti da forno Il Buon Pastore: formaggi di pecora La Fattoria dei Cantori: forno, farine, miele La Madre Terra: confetture, succhi e conservati L’Emporio della Rana del Riso: riso Mara Casadei:o lio extravergine di oliva Officina Nature: saponi e detersivi Pacha Mama: tropicali e cosmetica Podere Roccolo: verdure Produzioni Biologiche Pala: formaggio vaccino, yogurt, miele e carni Terra e Pane: latte di riso e di soia. Che tipo di eventi avete in programma di svolgere? “Tra i compiti di un GAS c’è la priorità di promuovere e far conoscere alla gente un modello culturale differente dal paradigma offerto dal mercato attuale e gli eventi che organizzeremo andranno in questa direzione. Tra le iniziative abbiamo in programma a partire dal 15 feb-

Componenti del Gas in degustazione

braio 2014 (vedi box conferenza) incontri pubblici sull’approfondimento di temi legati all’alimentazione, al biologico, vegetariano o vegano; degustazioni in sede e incontri con i produttori anche presso le loro aziende. Si ma... perché si chiama solidale? “Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarietà come criterio guida nella scelta dei prodotti.

Solidarietà che come previsto dallo statuto si manifesta anche in un aiuto concreto a progetti che anno per anno vengono scelti e finanziati con quanto rimasto dalla gestione economica dell’anno. Solidarietà che parte dai membri del gruppo e che si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a coloro che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le

SERATE

Il 15 febbraio Misano Gas in conferenza

Conoscere l'agricoltura biologica e i prodotti biologici” - Sabato 15 febbraio alle ore 15.30 il Gas-Pacho di Misano organizza un incontro pubblico divulgativo dal titolo “Conoscere l’agricoltura biologica e i prodotti biologici”. Interverrà l’agronomo Lucio Faragona per un confronto tra l’agricoltura bio e quella convenzionale e per approfondire alcune tematiche sconosciute a molti su come avvengono i controlli della qualità dei prodotti e come leggere le etichette sulle confezioni. All’incontro parteciperanno i responsabili di Benaglia Igilium, il Buon Pastore e Pala, tutte aziende biologiche locali che producono formaggi e latticini. L’incontro si terrà presso la saletta Iat di Misano Adriatico, messa gentilmente a disposizione dal Comune di Misano Adriatico, e sarà condotto dal giornalista Giovanni Cioria, direttore del mensile la Piazza della Provincia di Rimini. L’entrata è gratuita.

conseguenze inique di questo modello di sviluppo. Questi produttori non avrebbero possibilità di confrontarsi con la grande distribuzione, mentre possono lavorare e produrre quasi esclusivamente per i G.A.S.e si viene così a creare una economia parallela che non contrasta quella ordinaria ma genera nuove opportunità di mercato e di lavoro”. Perché nasce un G.A.S.? “Ci sono motivazioni proprie, ma spesso alla base vi è una critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale e una ricerca di una alternativa praticabile da subito. Il Gas-Pacho di Misano è nato principalmente per questo motivo e nel corso degli anni ha cercato di maturare una sua identità di gruppo. La crisi economica e sociale ha sempre più un effetto disgregante delle relazioni interpersonali e nel nostro piccolo cerchiamo di contrastare questa deriva e di non dimenticare che prima di essere acquirenti di prodotti, siamo esseri socievoli. Dietro i prodotti che acquistiamo ci sono storie di umanità molto belle e un lavoro molto aticoso e svolto con passione. La nostra idea non è quella di associarsi solo per risparmiare, ma quella di mettere insieme le nostre forze per acquistare prodotti di qualità certamente mi-

gliore, ad un prezzo che consideriamo equo e che non è detto che sia il più basso sul mercato. Siamo consapevoli di sostenere piccoli produttori che altrimenti non potrebbero concorrere nel grande mercato e che condividono il nostro percorso. Quali sono i criteri per la scelta dei prodotti e dei produttori? “Il gruppo cerca prodotti forniti da piccoli produttori locali. Per la frutta e la verdura si privilegia la stagionalità dei prodotti che ne preserva il gusto. In genere si opta per il km zero al fine di ridurre l’inquinamento dovuto dal trasporto da lunghe distanze e per la riduzione degli imballaggi che comporta uno spreco eccessivo di materiali. Un altro criterio importante è quello di avere l’opportunità di sviluppare una conoscenza diretta col produttore e del lavoro che svolge. La caratteristica fondamentale sta nella scelta di prodotti biologici o ecologici che siano stati realizzati nelle condizioni di lavoro rispettose per l’ambiente e per l’uomo. Si sceglie l’avvicinamento fra produttore e consumatore finale, sia in termini geografici, sia in termini “funzionali”, tagliando gli intermediari quali i grossisti e i negozianti, insomma come si dice dal produttore al consumatore”.

Come iscriversi al Gas Pacho di Misano Adriatico? “Basta andare sul sito : www.economia-solidale.org ci si iscrive e si ordina on line. Il ritiro dei prodotti avviene ogni sabato dalle ore 9.30 alle ore 11 presso la sede del Gas-Pacho in via Verdi 21 a Misano Adriatico. Per info si possono contattare: Presidente 339 4931914, Gruppo Logistica 333 1562308.


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MISANO

Insieme ai misanesi costruì il convento. Messa per i cento anni della morte il 16 febbraio, ore 10

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ALLEGRO MA NON TROPPO

Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)

Pietro Natili Il convento di San Girolamo

BUROCRAZIA - Dovrebbe essere snella e intelligente... “E bastaria la sgonda...”. LA GENTE 1 - La gente va ascoltata. “Purtrop la è dura quand un e fa è sord”. LA GENTE 2 - C’è chi propende, con modestia, dalle labbra della gente e chi, dalle labbra del capo. “E sgond le sicurament un pasacherta’. GLI ANZIANI - Devono farsi da parte? Non esattamente! Gli anziani devono semplicemente lasciar crescere bene i giovani... “e na fei fora!”. PESCATORI - Nello stesso lago, ma è necessario disinquinare gli affluenti se vogliamo un lago pulito. Si dice spesso; il problema è a monte ma, “anche nun c’ a stem me mer, in da fè la nosta perta”. DOPO ALCUNE LEGISLATURE - Ritagliarsi un ulteriore spazio nell’agone politico locale, spacciandosi per il nuovo, francamente... ma! “A starem da veda”. TUTTI UTILI - Prima del voto, nessuno indispensabile dopo. “Basta cla dura”. L’INDISPONIBILITA’ - E’ brutto non farsi trovare. Una volta si diceva... “gnenca e fòssa e Pepa”. L’ALTERNATIVA - Dev’essere significativa, altrimenti, è solo l’altra faccia della stessa medaglia e... “la cròsa las toca sempre ma nun”. RICERCATI - Tranquilli! Non ci sono taglie come nel Far West, stiamo solo cercando i rinnovatori, i famosi comitati d’onore... “per fei un’intervesta!” CHIESTO AMICHEVOLMENTE - A quelli che infilano la pubblicità nelle case: - Lavori stabilmente o saltuariamente? Risposta scocciata:- No Italia! Mi chiedo ancora cosa intendeva dirmi. Non capiva o forse la domanda era troppo impertinente? “e vuelt cus c’ an pansè?”. PUBBLICITA’ E SOLDI PUBBLICI - A quale scopo volare al Nord Europa, per far conoscere la Romagna, senza il Fellini operativo? “Cum i ven, sla bicicleta?”. E’ VECCHIA MA sempre attuale - La soppressione della stazione di Misano, degradata a posto di blocco, è dovuta alle statistiche. Non ci sarebbero abbastanza passeggeri che scendono e salgono. Ma, come si fa a scendere e salire a 130 all’ora? “Sal'gli’ ele?”. 2 MARZO PRIMARIE - Il successo è nelle mani dei tesserati, da quelli che non sanno di esserlo, dai simpatizzanti ma, soprattutto da quelli che vogliono investire 2 euro per il futuro sperando che la Dea bendata... “l’an sia propia cega”. (brufa44@libero.it)

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1874 – Segretario della Nunziatura di Monaco di Baviera (anche a Vienna, quando?) 1890 – A Monaco fonda una comunità di pie donne per assistere poveri ed ammalati in nome della divina misericordia. Sarà il nucleo di due congregazioni religiose: le suore di San Francesco a Vierzehnheiligen (Bad Staffelstein) e le suore di San Francesco Solano per le missioni. 1900 – Accusato di pratiche abusive dell’arte medica, si ritira in Italia (forse espulso). Il suo

Natili, grande benefattore - Pietro Natili è stato tra i grandi benefattori della storia di Misano. Grazie alla sua idea, ai suoi soldi e al tanto lavoro volontario dei misanesi, venne costruito il convento della “Greppa” (San Girolamo). Il prossimo 16 febbraio ricorre il centenario della sua morte. Lo stesso giorno, ore 10, si tiene una messa che ne ricorda la poliedrica figura. Giungono dalla Germania anche 27 suore, più il padre spirituale Johannes; saranno ospiti della colonia Fusco (fu Natili a fondare quell'ordine di religiose), prima del suo arrivo a Misano. Di origine umbra, seguace dell’ordine dei gerolomini,

Natili ha una vita vivace e interessante. Passa la maggior parte della propria vita adulta prima in Germania (Baviera) e poi in un convento del proprio ordine nei pressi di Vienna. Erborista, diventa guaritore e confessore della famiglia imperiale asburgica. Le sue relazioni probabilmente gli permettono di incamerare del danaro. Natili giunse a Misano grazie ad un collega riminese. Aveva una certa disponibilità economica che gli permise di costruire il grande complesso, al quale prestarono gratuitamente la manodopera tantissimi misanesi che abitavano nelle cascine delle vicinanze. Va ricordato che al-

lora le chiese più vicine erano quelle di Misano Monte e Scacciano; l’edificio religioso più vicino è la chiesolina dell’Agina. L’iniziativa del frate all’inizio fu salutata con entusiasmo dalle autorità civili. Il sindaco Giovanni Del Bianco nel 1902 fece deviare via del Carro fino al convento. La biografia – Nasce il 26 settembre del 1842 a Collestatte (Terni). 1858 – Entra nel noviziato dell’Ordine dei Geronimitani. 1865 – 15 aprile ordinazione sacerdotale e laurea in teologia. 1870 – Si reca all’estero per trovare aiuti per il suo Ordine.

ordine a Roma è privo di governo. 1900 – Chiede il permesso di fondare una chiesa e un seminario per formare fratelli giovani nella vita di preghiera. 1902 – La costruzione a Misano Mare è realizzata; ma il parroco si oppone alla creazione di una parrocchia. 1904 – Natili viene espulso dal proprio Ordine. 1905 – Malato, chiede aiuto dalla sua comunità in Germania. Gli manda suor Rita Morath e una candidata per assisterlo. 1914 – Natili muore il 18 febbraio a 71 anni. Funerale al cimitero di Misano Monte alla presenza di pochi fedeli.

“A Natale mi regalo il mio libro” COMUNITA'

Antonio Zaghini La copertina del libro

- Antonio Zaghini scrive poesie e riflessioni da quando è un adolescente. Conserva tutte le minute; perfino la stesura di un romanzo. Non si sa per quale ragione, tutto il materiale viene cestinato nei primi anni Novanta. Peccato. Però la sua passione continua, mette nero su bianco molti dei suoi “Momenti di malinconica gioiosità”, come ama dire. E continua: “Le meningi spingono i miei pensieri verso la mano che stringe fra le dita una penna”. Prima di Natale raccoglie i suoi scritti e si fa un regalo prima a sé e poi “a tante persone che conosce”. Pubblica un libro: “Tra ricordi e poesie” (146 pagine); in tutto circa 200 tra

liriche e “racconti”. Del suo lavoro scrive: “Voglio esprimere con parole mie, quello che grandi letterati imparano sui libri. Quello che so, l'ho imparato rubando attimi di riposo, lungo la straada del sudore, fatiche del mio lavoro artigiana-

le. Ascoltando storie della vita comune di questa mia terra di Romagna. La mia scrittura è povera di vocaboli ma ricca di valori sentimentali, ereditati dai miei genitiori”. Guarito dalla malattia, lo scorso agosto la racconta in una

riflessione dal titolo: “Meraviglioso”: “...meraviglioso è sapere che, oltre la nebbia il sole c'è”. Franco Bertini, giornalista pesarese, già nazionale di basket, dice che i libri non si raccontano, si leggono. Quelli di poesia si sorseggiano con i tempi dell'alba di primavera: vampate di arancioni accarezzate dai grigi. Famiglia originaria di San Giovanni, Antonio Zaghini è misanese dal 1960 (la madre, Rosa Signorini, era della Cella, però). Per quarant'anni ha fatto il parrucchiere; aveva la bottega al piano terra lungo la Litoranea. Fa volontariato nell'Ail di Pesaro; prima lo ha fatto nell'Avis di Misano.


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Primarie Pd il 2 marzo. Botta e risposta tra i due candidati: Giannini vs Guagneli

‘Inguaiato da don Benzi’ ‘E' ora di voltar pagina’ Stefano Giannini, sindaco uscente Pd

L'INTERVISTA

L'INTERVISTA Perché si ricandida? “Perché mi hanno ‘inguaiato’ don Oreste Benzi ed i miei genitori, che mi hanno insegnato che se ha dei talenti, pochi che siano, non li deve usare solo per te ma anche per gli altri, bianchi o neri, belli o brutti. Poi perché sono cresciuto assieme a Misano e sono innamorato di questo posto e della sua gente”. Che cosa ha dato alla politica? “Quello che io sono: le mie competenze (poche), la mia disponibilità? (tanta) ed i miei difetti (molti)”. Che cosa ha ricevuto dalla politica? “Ho aderito all’Ulivo e poi al PD come un partito nuovo, aperto alla modernità e al futuro; perché se ci si limita a guardare indietro a come eravamo si va a sbattere. Sempre avanti, sempre aperti al mondo che cambia. Sono contento che Renzi abbia vinto, perché sono mie idee. Nel 2009 i misanesi mi hanno scelto come Sindaco, impegno gravoso; ma come mi ha scritto Veltroni in una dedica: ‘Forza Stefano, che stai facendo il pi? bel mestiere del mondo’”. La vostra campagna per le primarie è “cattiva” e state nello stesso partito, perché? “Le elezioni sono cosa semplice: mettersi al vaglio degli elettori che decidono il più adatto per servire il bene comune; quindi, per quel che mi riguarda: sempre con il sorriso sulle labbra. Io ho fatto solo elogi a Guagneli che è stato un buon collaboratore; solo una battuta quando, alla fine di una legislatura in cui ha gestito le deleghe più importanti, ha dichiarato ‘che in questi anni c’è stato un percorso decisionale della Giunta non condiviso”; era inevitabile chiedergli:‘Luigi, diamine; ma tu dove eri?’. Poi ho letto stupidaggini: ‘sulle poltrone, le segrete stanze, gli interessi privati, la politica clientelare’; sono peccati veniali, che lascio agli altri, anche perché le deleghe più delicate le seguiva proprio Guagneli. ‘Non ti curar di loro ma guarda e passa’. Le primarie sono positive perché sono strumento per

Luigi Guagneli, assessore Pd

selezionare chi deve servire la comunità; sono inevitabili perché nel PD esistono due visioni, entrambe legittime: una tradizionale, quella di Guagneli, che enfatizza il ‘partito degli iscritti’, che ritiene il sindaco esecutore delle decisioni del partito; un'altra, più moderna, per la quale i partiti hanno il compito di definire il programma e di verificarne l'attuazione in un confronto con il sindaco, il quale però deve assumersi le responsabilità che gli derivano dal mandato ed esercitarle con la competenza ed il dinamismo”. Il Prg è l'unica legge propria di un Comnune, il cittadino e l'imprenditore misanese che cosa si possono aspettare dal prossimo? “La valorizzazione e la tutela delle peculiarità di Misano, unico comune della costa in cui gli spazi vuoti prevalgono sul costruito; la salvaguardia dell’entroterra e delle belle frazioni. Misano è un’oasi, per cui l’urbanistica deve essere contenuta e finalizzata solo ad opere strategiche di valorizzazione della nostra oasi o per dare la risposta abitativa alle famiglie ed ai loro figli. E poi collegare tutta Misano con le piste ciclabili; ne abbiamo già fatte 15 Km; quella del Conca è bellissima”. Che cosa fare per le frazioni? “Le frazioni, in cui tutti si conoscono, rafforzano lo spirito comunitario. Io ho stimolato l’identità misanese valorizzando i 500 anni del Castello di Misano e lanciando il Palio del Capitano, cui partecipano tutte le frazioni: si è così rafforzato sia l’orgoglio misanese, sia quello dei singoli rioni. La delega per i comitati di quartiere, che ho istituito ed affidato a Guagneli (è stato un buon presidente di quartiere) e gli stanziamenti in bilancio per i patti di vicinato hanno fatto si che ora in ogni

frazione c’è un comitato che si occupa di verde, dei bambini, delle feste. E da quest’anno si costruiranno le sedi in ogni quartiere”. Che cosa chiedere ai cittadini delle frazioni? “Che continuino con entusiasmo, spirito costruttivo e altruismo”. Come sviluppare il turismo misanese? “I dati delle presenze alberghiere dal 2008 al 2012 dicono: Italia-15%, Provincia +1,5%, Misano + 6,7%. Il turismo crescerà a Misano se operatori e Comune, assieme, valorizzeranno gli spazi verdi che solo noi abbiamo e che ora sono del Comune. Poi: perseguire il successo avuto contro l’abusivismo in spiaggia; continuare con i comitati d’area e Misano Eventi nell’intrattenimento serale e nei grandi eventi; essere l’unico Comune al mondo con tre raduni mondiali: Superbike, Ducati, MotoGp”. Come sostenere chi fa impresa? “Facendo pagare meno tasse comunali e migliorando la viabilità; già fatto molto e entro l’anno partirà la bretella da Santamonica al casello A14 di Riccione”. Come sostenere chi fa impresa? “Basta migliorare l’efficienza, evitare spechi e lungaggini. In questi anni abbiamo ridotto la spesa del 16%, il debito del -30% e ciò ha consentito ai misanesi di avere le tasse comunali più basse della provincia; eppure abbiamo allungato il lungomare, migliorato la viabilità, realizzato 15 km di ciclabili, ampliato asili e costruita una nuova scuola; prestato attenzione all’ambiente, ai comitati frazione, al sociale, all’handicap e soprattutto ai nostri bimbi. Si può fare: + servizi con - tasse; basta essere determinati e dire no quando serve”. Perché c'è tanta poca etica in politica? “Perché ci sono dei farabutti e gente che pensa che fare politica sia insultare. Ci vuole una politica buona e dinamica per questo io spero in Renzi”.

Perché si candida? “Perché credo che a Misano ci sia bisogno di aria nuova e di voltare pagina! La voglia di cambiamento si sente, i cittadini lo chiedono, serve uno spirito nuovo, gente nuova, idee nuove che coinvolgano la collettività serve un forte segnale di discontinuità rispetto al passato”. Che cosa ha dato alla politica? “Il mio giovane percorso politico parte nel 2005 come indipendente, poi dal 2009 assessore iscritto al Pd, ho messo a disposizione della collettività tutta la mia passione e il mio tempo libero per il bene comune”. Che cosa ha ricevuto dalla politica? “Tanto, grandi soddisfazioni nel vedere risolti problemi e migliorata e la qualità della vita di tutti noi, un grazie per quello che faccio è l’unico premio, il più ambito”. La vostra campagna per le primarie è “cattiva” e state nello stesso partito, perché? “Non la definirei cattiva, io cerco di evidenziare il mio modo di vedere la politica, le differenze che mi distinguono dal mio avversario, se questo lo rende nervoso non è un mio problema”. Il Prg è l’unica legge propria di un Comune, il cittadino e l’imprenditore misanese che cosa si possono aspettare dal prossimo? “Il PSC dovrà essere pensato a misura di misanese, consumo di territorio uguale a zero, incentivi per la riqualificazione delle abitazioni delle strutture alberghiere e imprenditoriali, studieremo assieme a tutti gli imprenditori le loro necessità. Se divento sindaco in giunta e in consiglio non verrà inserito alcun tecnico del campo dell’edilizia, in quanto incompatibili con la stesura del nuovo PSC”. Che cosa fare per le frazioni? “Nelle frazioni, come su tutto il territorio, non è pensabile che strade, marciapiedi, parchi si lascino

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- La politica è il luogo dove si decidono i destini degli uomini. Riflette il livello di coloro i quali la fanno, ma anche della comunità che assiste attiva, o passiva. Nelle mani del sindaco si decide una fetta importante del futuro delle famiglie e degli imprenditori misanesi. E' la politica a decidere se si vive di rendita o di lavoro; è la politica decidere la giustizia sociale. Di cattiva politica si muore socialmente. Negli ultimi mesi, le divisioni all'interno delle due anime del Pd (che dovrebbero essere di idee e uomini) ha raggiunto livelli di astio, livore e supponenza, che uno si chiede: ma costoro che cosa ci stanno a fare non nello stesso partito? E ancora: se sono così tra loro, che cosa potrà mai aspettarsi un cittadino? Si spera che la competizione tra Giannini e Guagneli, dal quale uscirà il candidato a sindaco per il centro-sinistra, sia un duello tra gentiluomini. Fatta di educazione, correttezza e idee profonde, non meno che di buon senso. Non è mai troppo tardi per cambiare. (g. c.)

deteriorare, sono necessari interventi costanti con interventi mirati nel corso degli anni. Importante sarà l’informatizzazione: segnalazioni dei cittadini on-line, gestite in modo informatico monitorando tempi, modalità e costi in tempi brevi. Nel nuovo PSC collegamenti tra frazioni realizzando percorsi ciclopedonali. Realizzazione dei centri di quartiere attraverso accordi con i privati e con risorse comunali, ritardi accumulati come sul centro di Scacciano sono ingiustificabili è necessario recuperare il tempo perso”. Che cosa chiedere ai cittadini delle frazioni? “In questi anni ho toccato con mano la voglia dei cittadini di occuparsi delle proprie frazioni, mi prendo l’impegno di aumentare il capitolo di spesa sulla ‘cittadinanza attiva’ per aumentare la progettualità degli ultimi anni”. Come sviluppare il turismo misanese? “I flussi turistici sono in continua evoluzione e il concetto di turismo è cambiato. L’amministrazione comunale assieme alle associazioni di categoria dovrà predisporre scelte, progetti, operazioni di marketing turistico fortemente condivisi ed innovativi per la promozione e l’intrattenimento. Ciò di cui abbiamo bisogno sono scelte coraggiose, al di fuori dei soliti schemi. Naturalmente la riqualificazione passa anche per le spiagge perché il cliente tipo della nostra località sceglie Misano per andare al mare e quindi le spiagge devono

diventare innovative. Il Piano spiaggia da poco approvato va in questa direzione. Alcuni operatori balneari hanno già dato vita, ad una delle zone più belle e moderne della riviera romagnola con piscina, idromassaggi. Sarà mia intenzione incentivare ancor più questo tipo di interventi”. Come sostenere chi fa impresa? “Non vorrei essere ripetitivo ma come per il turismo anche per l’impresa in generale ci vuole coraggio e ci vuole un’amministrazione che si metta al fianco degli imprenditori per progettare il futuro insieme. Il benessere degli imprenditori è anche il benessere del mondo del lavoro e delle famiglie: perciò sarà mio obbiettivo stimolare, incentivare, ascoltare e progettare con chi fa impresa”. Più servizi, significano più tasse, quale equilibrio? “L’efficienza è l’equilibrio giusto, sembra una banalità, è indispensabile analizzare i vari sevizi e cercare di migliorarne la qualità riducendone i costi, sembra impossibile ma nella realtà e quello che oggi molte aziende private fanno per cercare di contenere le spese facendo prodotti di qualità”. Perché c’è tanta poca etica in politica? “Bisogna fare politica con passione in modo disinteressato, è necessario cambiare, una politica che travalichi i consueti logori personalismi, libera da conflitti d’interessi da legami di parentela o di amicizia, libera da anni di governo con troppi legami di favori e favoritismi, bisogna cambiare rotta, servono percorsi amministrativi di breve durata. Credo questa un’esigenza non più rinviabile, un’esigenza di rinnovamento! Bisogna cambiare chi è al governo da decenni in qualsiasi ambito (comuni, provincie, regioni, nazionale), non si può vivere di politica ma bisogna vivere del proprio lavoro, così facendo credo che solo chi fa politica con passione ci si butta dentro”.



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segue dalla prima pagina

non troppo: anche aggiungere un'altra domanda: come mai nei parchi pubblici ci mettiamo Biancaneve ed i sette nani. A questa medaglia corrisponde anche l'altra faccia: perché a livello interpersonale siamo generosi come pochi? Perché esportiamo giovani cervelli ovunque? Perchè facciamo le Ferrari e le Ducati? Cercheranno se non di rispondere di gettare lame di luce sette fuoriclasse della cultura. In ordine di arrivo: Diego Fusaro, Stefano Zamagni, Piergiorgio Odifreddi, Marco Vannini, Carlo Sini, Ivano Dionigi, Vito Mancuso. Animeranno la sesta edizione della rassegna “Ritratti d'autore. Letture e commenti ad alta voce”. A promuovere il ciclo di incontri la biblioteca comunale, diretta da quell'accorto della comunicazione che corrisponde al nome del direttore Gustavo Cecchini. Sipario su il 7 marzo la sesta dizione di “Ritratti d'autore. Letture e commenti ad alta voce”. rassegna promossa dalla Biblioteca Comunale sotto la sapiente regia del direttore Gustavo Cecchini. Sipario su il 7 marzo con il filosofo Diego Fusaro. Conferenza dedicata a “Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”. Così scriveva Antonio Gramsci nel 1917. Al netto delle avventure che hanno attraversato un secolo breve ma denso più di ogni altro, l’indifferenza non ha cessato di essere il “peso morto della storia”: essa si declina oggi nella forma della “pigrizia fatalistica”, come la chiamava lo stesso Gramsci nei Quaderni del carcere, ossia della passiva e inerte accettazione dell’esistente come destino, vuoi anche come mondo naturale, sottratto alla storia e all’agire umano, tale da dover essere conservato non perché giusto e buono, ma semplicemente perché è. Dalla condanna dell’indifferenza come forma patologica del nostro presente occorre partire per destrutturare la mistica della necessità e riattivare il senso della possibilità e del rinnovamento. Il venerdì successivo 14 marzo sale in cattedra l'economista riminese Stefano Zamagni con “L'idea di giustizia” di Amartya Sen. “La mia ricerca riguarda la possibilità di trovare un’intesa fondata sulla ragione su come ridurre l’ingiustizia nonostante le nostre diverse idee sullo stato ‘ideale’ delle cose ”. E’ con questa definizione che Amartya Sen descrive, nel libro “L’idea di giustizia” l’ambizioso progetto di fornire gli strumenti concettuali per accrescere la giustizia, rispondendo a domande quali: perché dobbiamo accrescere la giustizia? Giu-

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Sette incontri da marzo: Fusaro, Zamagni, Odifreddi, Vannini, Sini, Dionigi, Mancuso

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Si inizia il 7 marzo con Fusaro; chiude Vito Mancuso LA CULTURA stizia di che? Come mettersi d’accordo per accrescere la giustizia? Entro quali confini (comunitari, nazionali, globali)? Un appuntamento importante che morde sul nostro tempo, privo com'è, di giustizia sociale. Odifreddi Il 21 marzo il “matematico impertinente” Piergiorgio Odifreddi presenterà il “De rerum natura” di

Da sinistra: Fusaro, Zamagni, Odifreddi, Vannini Sini, Dionigi, Mancuso

Misano, ritornano le prestigiose conferenze Lucrezio. Duemila anni fa un uomo guardò alla cultura del futuro, e ne anticipò una buona parte in un'opera visionaria e avveniristica: l'uomo era il poeta Lucrezio, l'opera il poema “De rerum natura”. Tutte le grandi teorie scientifiche di oggi (l'atomismo fisico-chimico, il materialismo p sicologico, l'evoluzionismo biologico) sono esposte e difese nei suoi canti. Tutte le grandi superstizioni umanistiche di ieri (la filosofia non epicurea, la letteratura non realistica, la religione non deista) sono criticate e attaccate nelle sue invettive. Il “De rerum natura” costituisce dunque, allo

stesso tempo, un'opera di divulgazione scientifica e una testimonianza laica: esattamente le due chiavi di lettura del mondo alle quali ha legato il suo nome anche il “matematico impertinente” Piergiorgio Odifreddi. Ma allora chi meglio di lui può condurre il pubblico nei meandri del poema antico, e mostrare che la scienza moderna è in larga misura una serie di postille a Lucrezio? " Si scopre così che le parole di un letterato classico e i pensieri degli scienziati contemporanei convergono nell'offrire una grandiosa visione del mondo. Marco Vannini

La rassegna prosegue, il 28 marzo con il teologo Marco Vannini alle prese con “Attesa di Dio” di Simon Weil. “Simone Weil ha convertito molti non cattolici, ha deconvertito molti cattolici”: è sufficiente questa affermazione di un eminente teologo per testimoniare quale rivoluzionario valore abbia assunto, nel Novecento, un pensiero che si dipana in una piccola costellazione di «libri duri e puri come diamanti, dal lento ritmo incantatorio, dal francese sublime» (secondo le parole di Cristina Campo). Una costellazione al centro della quale si colloca Attesa di Dio,

raccolta di scritti – composti fra l’autunno del 1941 e la primavera del 1942 – apparsa postuma nel 1949 per le cure di Joseph-Marie Perrin, l’affabile padre domenicano che fu amico, confidente e destinatario delle sei lettere che, dettate da un ineludibile «bisogno di verità», costituiscono parte essenziale dell’opera. Ponendosi sulla soglia di una Chiesa che ha svilito la verità a linguaggio normativo, e rimanendo «in attesa» nel punto d’intersezione fra cristianesimo e tutto ciò che non lo è, Simone Weil esprime, attraverso «un esempio concreto e certo di fede implicita»,

AMARCORD - “Adriano resiste ancora”. E' il goliardico titolo della serata che si è tenuta lo scorso 10 gennaio alla pizzeria-ristorante “da Orfeo” a Misano Brasile. Per la rimpatriata nel segno della musica degli anni Sessanta, il locale era pieno. Era, però, il revival, solo la scusa per trascorrere una serata in buona compa-

Momento della serata Giorgio Porti

“Adriano resiste ancora” gnia, ricalcando orari e sentimenti di quegli anni. Infatti, tutti a tavola alle 20. Dalle 21 musica. Attorno alla mezzanotte tutti a nanna: esausti e felici. Serata da appuntarsi sul personale quadernino della propria vita; con le signore che si sono scatenate sulle note maliziose e coinvolgenti del twist. “Adriano resiste ancora” significa Adriano Monticelli, che alla fine negli anni Sessanta fu il basso della band “I Ragazzi d'Oro”. Composta da misanese, cattolichini e ga-

biccesi. Da anni albergatore (è il proprietario del “Lina”), Adriano ha ripreso a suonare e cantare. Le cronache raccontano che in quegli anni fu amico di un'adolescente Rosanna Fratello, ospite, a Cattolica, di un'amica, Enzina, figlia del titolare della Grande Taverna, Lazzari. Disse Adriano agli amici: “Per me quella ragazza avrà un futuro”. Grande cerimoniere della serata brasiliana: Giorgio Porti. Cattolichino che da una decina d'anni fa l'albergatore al

Brasile (è il proprietario dell'Eden), negli anni Sessanta e Settanta era il presentatore delle miss che si eleggevano nei locali di Cattolica: “Esedra”, “Grande Taverna”, “Trinchetto”. Ricorda il signor Porti, che padroneggiava una mezza dozzina di lingue: “Ho iniziato a presentare a 18 anni; a Cattolica ogni sera si votava una miss: ‘Eleganza’, ‘Riviera’, ‘Simpatia’, ‘Sorriso‘, ‘Bellezza’, ‘Fotoromanzo’, ‘Cattolica’. Inoltre, ogni locale aveva la propria fanciulla con la fascia del proprio. Insomma, ci

si divertiva davvero con il molto poco e lo stare insieme. Begli quegli anni del dopo guerra d'uscita dalla miseria”. Oramai coi capelli bianchi, “da Orfeo” ci si è tuffati nel bel tempo perduto. Sulla pedana una band di valore ancora sulla breccia, “Low Cost”. A guidarla un musicista di talento, Onorino Tiburzi. Insieme, tutti ad intonare i motivi che fecero furore a cavallo tra i '60 ed i '70. Il tenore riminese Vittorio Antonioli si è cimentato con la arie.

l’urgenza di una nuova forma di religione e di una radicale trasformazione dell’anima. E ancora oggi non si esce illesi dalla lettura di pagine fra le più alte che nel secolo scorso siano apparse. Carlo Sini Il filosofo Sini, il 4 aprile, presenta “L'elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam.La celebre operetta immagina che la Follia sia un'dea, la quale, davanti a una piccola folla meravigliata, mostra quanti e quali benefici riceva dalla sue mani e come, senza il suo intervento, nulla nella vita sia piacevole, conveniente o sopportabile. Dal suo podio, la Follia delinea così un quadro immortale dell'umanità, passando in rassegna tutti i vizi incarnati in varie categorie di persone e personaggi, non risparmiando né re, né papi, con una satira feroce che colpisce ogni tempo. Ivano Dionigi Il rettore dell'Università di Bologna, nonché insigne latinista, Ivano Dionigi, l'11 marzo commenterà passi da: “La brevità della vita” di Seneca. Il senso della fuga del tempo e della caducità delle cose ne percorre tutta l'opera. A questa realtà egli oppone una problematica saggezza, che invita a liberare lo spazio breve dell'esistenza dalle futili tensioni che lo consumano, vanificandone la potenziale ricchezza. Il tempo è il bene più prezioso dell'uomo; ma è anche quello più facilmente dissipato. Ecco l'impietoso spettacolo dell'alienazione umana, la massa frenetica degli affaccendati, il dramma delle vite consunte dalla brama di ricchezza e di potere; e, di contro, la figura del saggio, che nel dominio razionale di sé sa rendere intenso e fecondo ogni attimo dell'esistere e fa di ogni giorno che passa una vita. La brevità della vita è uno tra i piú famosi trattati dell'antichità, capace di indicarci ancora oggi la via per raggiungere la felicità e la pienezza del vivere. Vito Mancuso Chiude la rassegna, il 18 aprile il teologo Vito Mancuso con il “Cantico delle creature” di Francesco d'Assisi. “Laudato si, mi signore, per sora nostra matre Terra”: Francesco invita a lodare e ringraziare la terra. È una possibilità offerta a tutti, per osservare e comprendere con uno sguardo vivo le crisi e le emergenze che abbiamo sotto gli occhi e alle quali non possiamo più sottrarci. Un inno alla vita in una preghiera permeata da una visione positiva della natura in quanto riflesso divino. Gli incontri si tengono al cinema-teatro Astra, ore 21.



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Bagli, misanese dell'anno COMUNITA'

Mauro presenta il suo libro di solidarietà - Mauro Ciaroni presenta il suo libro il 20 febbraio, ore 21, presso la biblioteca di Misano. Curato dalla bella ed umile penna di Cristina Ortolani, si intitola “Sofia e il colibrì”. Sofia è la figlia di Mauro; nel cui nome da un decennio si raccolgono fondi che in gran parte sono stati portati, direttamente, in Africa. Il colibrì è l'uccellino che carica il becco d'acqua per spegnere la foresta in fiamme. E' la metafora di una leggenda sudamericana. La bellezza dei popoli. Alle pareti della biblioteca gigantografie che raccontano l'Africa vista da Mauro. Il ricavato del volume, naturalmente, va in beneficenza per la causa di Mauro. Mauro ha il dono di saper farsi voler bene. Uomo credibile, è al centro di cene, raccolte, lotterie, amicizie. In collaborazione con l'Istituto comprensivo, con l'Avis, con Misano Podismo, con Basket Misano Pirates ed i vari comitati cittadini, sotto Natale, è stato organizzato “Un giocattolo per l'Africa”. Sono stati raccolti 1.200 euro: 400 sono andati all'istituto comprensivo. I genitori sarebbero felici se la somma fosse impiegata per il progetto teatrale della scuola coordinato da Marcello Franca. Il libro di Mauro si può acquistare presso la Libreria di Alice in via della Repubblica, Misano Mare. Per maggiori informazioni: www.progettosofia.

- La generosità. La passione per il lavoro. Il sorriso per la vita. E' il lungo filo di seta che legano Paolino Torsani e Andrea Bagli. Il secondo è stato “eletto” misanese dell'anno; il primo è giunto ad un soffio. Bagli è coordinatore di cantieri edili e nel tempo libero è il presidente (nonché uno dei fondatori) di Misano Podismo e del Comitato cittadino di Misano Brasile. Andrea, senza clamori, a saperlo pochi amici, è impegnato nel sociale non soltanto attraverso lo sport. Appartiene a quella categoria di persone che sa assumersi le responsabilità perché preparato ed intellettualmente onesto. Il vincitore è un apprezzato oste. Ha fatto dello storico ristorante-pizzeria di famiglia, “l'Okay” di via Platini uno dei centri della Misano estiva. Ci si va per mangiare (e si mangia bene), ma soprattutto per riportare con sé emozioni made in Misano Adriatico da raccontare agli amici. Meglio, quel piacere di stare insieme “made da E Fnil” (il Fienile), il vecchio nome di Misano Adriatico, quando, tra la strada nazio-

nale e il mare, non c'erano che una decina di case coloniche. Sotto le feste di Natale, Paolino, a Misano, sul lungomare, ha aperto una birreria. Sempre nel suo stile: scanzonato, innovativo e con attenzione alla qualità. Elegante e talentato giocatore di calcio, ha portato l'esuberanza anche tra i tavoli. Il “Misanese dell'anno 2013” è un'idea del bolognese Alessandro Farneti; ha casa a Misano da quando era un bambino. E' così tanto legato alla città che si firma, online, Sandro Misano. Ufficialmente, ad organizzare è il gruppo facebook ‘Oggi a Misano Adriatico’, che ha in

Alessandro il mattatore. Vanta quasi 900 iscritti, tra cui molti turisti fedelissimi di Misano. Nel voto è stato coinvolto non solo il mondo della rete, ma anche chi ha condiviso. Tra i menzionati: il giornalista Matteo De Angelis, l'allenatore di basket Giorgio Vagnini e la cantante lirica Silvia Tiraferri. Nella prima

edizione del Misanese dell'anno, non senza polemiche, vinse un sanclementese sconosciuto ai più, Max Villa, il promotore del Nordic Walking a Misano. Alla cerimonia è intervenuto il sindaco Stefano Giannini, il vice-sindaco Fabrizio Piccioni e l'assessore Luigi Guagneli.

COMUNITA'

Aziende informano

Casette enogastronomia, eccelenze romagnole - Si chiama Casette Gastronomia (in onore della piccola frazioncina tra Misano Cella ed il Villaggio) e propone la classica cucina della nonna. Ci sono i piatti della tradizione e ogni giorno presenta un piatto particolare a tema. Aperta quattro anni fa, dallo scorso 14 gennaio è gestita da Manuela, che ha la passione per la cucina da quando era adolescente. Gastronomia da asporto e accogliente per i pranzi di mezzogiorno ed un boccone la sera: piena di luce e di sobria bellezza. Cucina a vista, tutto viene preparato come nei tempi andati. La pasta è rigorosamente fatta in casa; il cavallo di battaglia sono gli strozzapreti, con i vari sughi (da assaggiare quello con radicchio, salsiccia e pendolini). Da non perdere anche i ta-

Manuela con le sue specialità

gliolini, i tortelloni con funghi. Da quelli di carne, verdure, fino a quelli di pesce. Le pappardelle al cinghiale... I secondi seguono la filosofia dei primi, nel solco della civiltà

contadina, come, ad esempio, il piccione ripieno, il coniglio al ginepro. Chiudono le specialità le verdure, gratinati, le patate al forno (e quelle fritte per la felicità dei

bambini e non solo). La sera anche la pizza ed un più ampio assortimento di cascioni (rosole, verdi, salsiccia-patate, boscaiola, salame piccante). Ogni giorno c'è il piatto a sorpresa e in base alla stagionalità. Un esempio è la polenta con costine e salsiccia, il baccalà. Ogni i venerdì, Casette Gastronomia propone il pesce: antipasti, primi, secondi (compresi i sardoncini alla griglia), baccalà, paella. Piatti della tradizione romagnola e atmosfera anche. Sui tavoli ci sono le tovaglie in stampa ruggine e alle pareti simboli sempre della stampa ruggine. La cornice è il sorriso di Manuela.

Da sinistra: Alessandro Salvadori e il sindaco Stefano Giannini

Salvadori dona un quadro a Misano - Alessandro Salvadori ha donato un suo quadro al sindaco di Misano Adriatico Stefano Giannini. La cerimonia di consegna c'è stata lo scorso gennaio. La tela è una natura morta che sa raccontare signor storie. Bolognese, sposato, una figlia, Salvadori è stato tra i maggiori batteristi italiani di jazz. Ha suonato con prestigiose band e cantanti. Da giovane si è esibito anche a Misano. E fu allora che si innamora della città; tanto da acquistare un appartamento in via Cavour. Pochi anni fa, sulla sua vita cala una lama d'ombra. Con tenacia si riprende ed inizia a dipingere; un'attività che gli riesce bene. Ha anche esposto a Parigi ed entrato nei cataloghi. Ogni tanto, solo per passione, prende in mano le bacchette. E lui vola insieme a chi lo ascolta.



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- “Durante la guerra frequentavo la scuola elementare. Negli ultimi due anni di guerra [19441945, ndr] ricordo che c'era molta miseria ed era già una ricchezza avere dei pezzi di pane. Io ero fortunato perché avevamo il forno. Per quanto riguarda l'abbigliamento, avevo un grembiule nero, un paio di zoccoli, una cartellina di

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Al ristorante-pizzeria “Due Archi” lo scorso gennaio. Una squadra di esperti e gioventù

t'Andrea in Casale. Corrado: “I miei nonni avevano una casa composta da una minuscola cucina di tre metri per due. All'interno una piccola tavola, tre sedie ed una stufa. Si saliva al piano superiore da una scala esterna. C'era una camera con un lettone, con i materassi foderati di foglie di granturco”. Allora, quando il piccolo

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Bar Biliardo, festa è stare insieme Un momento della cena

Corrado Migani, un castello di ricordi Corrado Migani con i nipotini

cartone per mettere due o tre quaderni e quel poco che occorreva. E via ...a scuola (...). Iniziano, così i frammenti di vita di Corrado Migani, pubblicati nel libro “Ricordi...”. Tre figli (Ivana, William, Simone), Migani è nato nel 1933. Ha preso carta e penna ed ha messo nero su bianco i ricordi della sua vita: dalle giornate coi nonni durante la sua infanzia, il passaggio della Seconda guerra mondiale, gli anni della miseria e quelli del boom. Le sue 56 pagine sono anche lo specchio di tante storie misanesi. I Migani (8 fratelli, 6 maschi e due femmine) hanno fatto la piccola grande storia di Misano: il forno davanti la chiesa, il bar Centrale, l'hotel Bristol, le fabbriche di lampade, la Tecnomarble (i lavandini usati anche dal prestigioso architetto Renzo Piano e particolari della moschea di Roma progettata da Paolo Portoghesi, altro grande architetto). Forse Corrado ne è la punta più alta. Sono una schiatta di imprenditori che hanno idee e coraggio. Assistite anche da una favorevole dose di fortuna. La famiglia è originaria di San-

Corrado ai nonni chiedeva che cosa c'era dopo la pasta ed i fagioli, la risposta era: “C'è la gobba!”. Voleva dire più niente. Sembra un'Italia lontana invece è dietro l'angolo: poco più di una generazione. Un altro spaccato di quei tempi: “D'estate si andava sempre scalzi e d'inverno avevamo gli zoccoli di legno, che fra l'altro, li faceva un uomo a casa mia. Si chiamava Busca. Lui ci faceva gli zoccoli e non pagava l'affitto della capanna che il mio babbo gli aveva concesso”. Garzone di macelleria da adolescente, si trasforma in commerciante. Con il prestito di Peppino Semprini, il cognato, acquista 40 polli. Li pela. Li infila in tre valige e via a Milano. E' l'inizio di un'avventura imprenditoriale ricca di traguardi. Ragazzo di viva fantasia, quando Corrado vendeva i polli a Milano, si inventa anche un incrocio pollo-faraona: vengono venduti il doppio. Per “fuggire” dalle fatiche della numerosa famiglia paterna, a 20 anni si sposa con la Maria, dopo 4 mesi di fidanzamento. Trieste il viaggio di nozze, dai parenti. Varie peripezie come gestore di bar: Milano, Riccione. Poi il ritorno a Misano nel locale di famiglia insieme al fratello Dino. Nel frattempo, continuava a commerciare e a saper fare gli affari. La bella biografia termina nei

Corrado Migani

- Ogni bocciata, un sorriso, ogni mangiata una festa, dove in tanti vorrebbero essere della partita, come più avanti vedremo. Lo scorso gennaio c'è stata l'annuale cena sociale del Bar Biliardo di Misano Cella. Si è tenuta al ristorante-pizzeria “Due Archi” di Misano Cella. La squadra è in C, girone A; nelle sue teche tanti trofei. Conta 16 tesserati, ben distri-

primi anni Sessanta. Ci vorrebbe la seconda parte: i '70, gli '80, i '90. Il libro dovrebbe essere fatto leggere ai giovani... ci troverebbero “favole” che aiutano a vivere. Ad essere intraprendenti, fantasiosi e sul pezzo. Come dice qualcuno: “Corrado appartiene a quella categoria di commercianti che potrebbero vendere i ghiaccioli al Polo Nord”.

Addio a nonna Vincenza, cento anni d'amore Nonna Vincenza (12.12.2013 - 19.1.2014)

AMARCORD - Nonna Vincenza lo scorso 12 dicembre ha compiuto 100 anni. A festeggiarla don Marzio e il sindaco Stefano Giannini. E' scomparso lo scorso 19 gennaio - “Una bambina troppo fraagile, ma come per un miracolo, una giovane donna straziata. Il destino ha un nome. Pietro e sei moglie e mamma felice, ma è un battito d'ali e rimani vedova inconsolabile con due pimbe piccolissime. La guerra continua la vita

continua sei sola con le tue figlie e con tutto il tuo amore per loro. Non ti arrendi. Combatti, lavori, vivi e preghi. Hai superato tante prove durissime e questa è la più difficile. Ma la tua fede non ti molla, tu vai avanti giorno per giorno, anno per anno e con tena-

cia raggiungi un traguardo bellissimo: cento anni d'amore. Ora ci hai lasciato, hai finalmente raggiunto i tuoi cari e accanto al tuo amato Pietro, dal cielo, il tuo sguardo è rivolto a noi ricordarci che siamo la tua famiglia e che il dono che abbiamo ricevuto da te non lo dobbiamo sprecare. L'amore per i tuoi cari è stato la costante della tua e, ti promettiamo, sarà il filo che ci terrà uniti. Cento volte grazie acon tutto il cuore. I tuoi cari

COMUNITA' buiti tra l'esperienza dei veterani e l'imprevedibilità della gioventù. A far da chioccia ai ragazzi: Giancarlo (Carletto) Tonti, Fortunato (Forte) Semprini, Franco Cecchini e Vittorio Bertozzi. Compagine dal gioco ordinato e riflessivo, ha in Otello Manetta l'estro del bocciatore. Tenta la sortita

anche in situazioni non proprio agevoli. I “ragazzi” del Bar Biliardo si caratterizzano, come vuole la tradizione delle schiatte delle terre di Romagna, forse soprattutto dalle cene. In programma ce ne sono almeno 34: sia carne, sia pesce. Ai fornelli due appassionati che non

sfigurerebbero in cucine di lignaggio. Sono: Nazzareno (Dolfo) Fabbri alla griglia e Luigi (Gig) Nanni ai sughi. Primi e secondi di pesce da circoletti rossi. L'attività è resa possibile dalla sensibilità degli sponsor: SST Termoidraulica, Delbianco Infissi, Ubaldini Costruzioni, Carrozzeria Gt, Salvadori Autolinee.


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CATTOLICA

Debiti Fondazione Regina Maris e vicenda Unicredit. La“trattativa”

‘Caro sindaco, hai perso’ - Sindaco, hai giocato in difesa, non hai avuto fiducia nella città. Hai perso. Dal consiglio comunale (27 gennaio) dedicato ai debito della Fondazione poteva venire qualcosa di buono. Potevi uscirne più forte, coinvolgendo la città. Potevi presentarti alle trattative con le banche vantando l’appoggio di una comunità anziché la sua rassegnazione. Non c’è interesse per una grande banca a far fallire un piccolo Comune; ma c’è l’interesse di ottenere il più possibile, approfittare della debolezza politica di una amministrazione incerta, isolata, incapace di ammettere quel che ha potuto e non ha potuto fare. Cattolica sa che con la Fondazione tratta un debito ereditato nel 1997. Sa quanto la città ha già pagato per l’ospedale. Sa che c’era un altro sindaco, un’altra giunta e una Fondazione con altri amministratori e una sua autonomia giuridica, una convenzione con mancati accreditamenti e miserie riconosciute per l’esercizio del pronto soccorso. Sa che i debiti sono maturati insieme a cause importanti per le anomalie di fidejussioni e pegni dati in garanzia. Sa che ci sono banche che hanno concesso crediti, guadagnato, perso, transato; e una Corte di conti che si è interessata di tutto. La città sa che questa giunta ha preso in mano nel 2011 una città prima amministrata dal commissario prefettizio che, a sua volta, ha proseguito il controllo dei conti iniziato due anni prima con l’ispezione della Ragioneria generale dello Stato. La città sa pure che in questi ultimi due anni l’amministrazione ha tentato di ridare credibilità al bilancio, ha aggiunto il controllo del ministero a quello della Corte dei conti e delle varie Procure sottoponendosi al bilancio sperimentale per gli Enti locali, offrendo garanzie ancora più forti per la gestione dei suoi conti, vincolando in un fondo pluriennale 1.900.000 euro per

Nel Consiglio comunale straordinario il sindaco non riesce a fronteggiare gli attacchi feroci dell'opposizione, in particolar modo del consigliere Giuseppe Lattanzio (Officina Civica). Lo apostrafa con “Sindaco lei ci è o ci fà?”. Nella maggioranza e giunta tutti restano rinchiusi in un “rassegnato” silenzio le potenziali perdite dei contratti derivati stipulati dalle passate amministrazioni, rafforzando il fondo svalutazione crediti, utilizzando l’avanzo per pagare le soccombenze giudiziarie, non assumendo più mutui, abbattendo l’indebitamento di 4 milioni, rinunciando a 900.000 euro di entrate dell’imposta di soggiorno per favorire il lavoro legato al turismo, assorbendo ulteriori 1.900.000 euro di tagli governativi. Il tutto senza aumentare l’imposizione fiscale sulle famiglie o cedere alla tentazione di speculare sull’IMU prima casa, garantendo le spese per il sociale e lasciando invariati i servizi alla comunità. Infine la città sa, o pensava di sapere fino a poco tempo fa, che da due anni si stava trattando per risolvere il debito della Fondazione, se non altro, perché il vicesindaco con cui hai affrontato primarie, elezioni, questioni d’incompatibilità e un bilancio stremato ha continuato a ripeterlo ad ogni discussione, dentro e fuori il consiglio. Perché un debito di quella portata non poteva essere ignorato ma doveva essere attaccato nella sostanza, certo con le possibilità e i limiti legati alle risorse disponibili, al fatto d’intervenire 15 anni dopo su due diverse cause nell’imminenza di sentenze e con le perplessità verso le transazioni già mani-

Alessandro Bondi

festata dalla Corte dei conti in occasione dell’accordo raggiunto dal Comune con la Carisbo. Tutto questo la città sa o pensava di sapere, finché tu sui giornali hai negato che ci fossero state ‘trattative’ che poi hai confuso con ‘transazioni’ e infine

gettato un salvagente, suggerendoti che Cattolica ha solo bisogno di sapere che si è fatto tutto il possibile per difendere la città da esiti giudiziari nefasti; che c’è da esser fieri del coinvolgimento della politica, del governatore

L'INTERVENTO di Alessandro Bondi* trasformato in ‘incontri a scopo perlustrativo mai configurati da proposte di tipo transattivo’. Pure precisando, dopo tanto giuridichese, che avevi incontrato solo personaggi minori. Per la verità, il consigliere Del Prete ti ha ricordato altro e

Errani, del presidente della provincia di Cesena-Forlì, Bulbi, del rappresentante per la zona sud di Romagna acque, il sindaco Giannini, che molto si sono adoperati per aiutare un ente in difficoltà. Forse è anche grazie a loro se

siamo riusciti a incontrare più volte presidenti, amministratori delegati, alti funzionari delle banche e degli enti coinvolti. Hai dunque bisogno di altri nomi? di altre date? Ti ricordi il primo incontro? Era un venerdì 17 al 17.mo piano di un noto palazzo di Bologna. Ti ricordi le offerte fatte a voce o la nota riservata della nostra avvocatura in cui hai precisato le migliaia ‘perché dicevi- non si arrotondano mai le offerte’? Certo le proposte devono poi essere accettate, diventare oggetto di transazione. Ma si è trattato per arrivare a un accordo. Tu dovevi solo ribadirlo e, semmai, puntualizzare se all’ultimo ci fosse stata una controfferta, sottolineando con la forza che dedichi ad altri interlocutori le perplessità giuridiche di una sentenza che risponde a un solo punto delle quattro doglianze sostenute dalla nostra avvocatura. Invece niente. Non hai cercato l’appoggio della tua città; la possibilità di trattare con le banche dichiarando i limiti del

COMUNITA'

Nonna Terzina, 100 anni di storie - Terzina Colonna ha compiuto 100 anni lo scorso 30 gennaio. Presente il sindaco Piero Cecchini a nome della città. Nacque a Isola di Brescia (San Giovanni in Marignano). La festa con i familiari si è tenuta il 2 febbraio. Attorno a lei i figli Umberto e Silvano, la nuora Teresa, i nipoti Cristina (Saul il marito) e Cristian e la nipotina Maria di 10 anni. Per il battesimo di Maria, don Serafino (parrocchia San Benedetto) disse: “Era da anni che non battezzavo più una Maria”. Terzina, invece, è la terzogenita di sei. Unica sopravvissuta, i suoi fratelli hanno sal-

Terzina Colonna

tato i familiari tra gli 85 ed i 90 anni. Insomma, lignaggio di qualità. Da ragazza, come spesso avveniva allora per la Romagna povera di mezzi ma con una gran voglia di fare, aveva prestato servizio presso famiglie benestanti a Roma, Pavia e Lucca. Terzina, a 28 anni, sposa Cesare Piccioni, cattolichino della Ventena; è scomparso una ven-

tina di anni fa. Appartiene, Cesare, ad una famiglia di muratori. Lo era lui, lo era stato il babbo e lo sono stati i figli. Due creativi: Umberto recita commedie dialettali, mentre Silvano dipinge. Terzina ha molte passioni: le parole crociate, le carte, la lettura e l'uncinetto (magnifiche le sue calze). E' stata una brava cuoca. I due figli col sorriso: “Le diciamo sempre: un giorno ti faremo fare la piada anche lassù”. Di carattere buona e tranquilla, non ha mai picchiato i figli: Umberto ricorda un solo scapaccione. Auguri. Di cuore.

tuo mandato politico, di una comunità stanca di pagare per un ospedale che è stato di beneficio per tutta la regione, gestito da una Fondazione e, ancora oggi, minacciato dai piani di risparmio della nuova ASL della Romagna. E il tuo silenzio non è stato senza conseguenze. Hai subìto il consigliere della coalizione di centrodestra, Casanti, che ha borbottato sull’inutilità di parlare della trattativa, vale a dire, di coinvolgere la città sul fatto e sul tentato. Ma, soprattutto, hai subìto il consigliere Lattanzio che, dopo un lungo ‘taglia e cuci’ dei documenti con cui ricostruiva a suo modo la vicenda, ti ha rimproverato di non aver letto le sue relazioni, di non averlo cercato, di non avergli telefonato e, infine, insoddisfatto delle tue giustificazioni ti ha pure ammonito: ‘ma sindaco lei ci è o ci fa?’. Questo accade oggi nel tuo consiglio comunale. Paura, balbettii, silenzio. Tranne una precisazione del presidente Russomanno sulla consegna di documenti, nessuno ti ha difeso dalla protervia di Lattanzio. Certo non è facile difenderti dai presunti avversari se -lo dico per esperienza- hai in sospetto competenze e tu stesso fai fuori gli alleati più leali e forti che ti hanno permesso di vincere elezioni altrimenti perse. Eppure mi ha fatto male. Come sindaco rappresenti il nostro Comune. La critica dev’essere libera, ma nessuno dovrebbe apostrofare in questo modo chi rappresenta l’istituzione. In città, si dice che i tuoi amici di partito abbiano voluto avere rassicurazioni che non ti saresti ripresentato alle prossime elezioni. Ma hai ancora due anni di mandato, non sprecarli. Appartieni a una generazione che ha fatto molto, che manteneva la parola, che ammirava conoscenza e capacità, che amava Cattolica. Dimostra quello che non hai ancora perso. *Vice-sindaco di Cattolica fino al settembre 2013


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Rotto il patto politico, fa senso il pavido e assordante silenzio dei dirigenti del Pd

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di Cecco

Motoseghe - Leggiamo: “Motoseghe in azione in centro, abbattuti alberi ‘storici’ - L'assessore Cibelli dice che erano malati e bisognava evitare il contagio”. An è cal sia l'asesor ad avé il virus cuntagios?... ‘Piccolo è bello’ - Leggiamo: “Gli operatori turistici commentano i dati positivi del 2013: ‘Piccolo è bello’”. Al séndaca “znén” u si stima tut. Va pu là!...

Parlare col sindaco - Leggiamo: “Parlare col sindaco? Situazione di Cattolica: ‘Il sindaco è sempre fuori sede ed è molto impegnato’”. E la Madòna! C'us cl'è Obama?!?... Taglio di dipendenti - Leggiamo: “Il sindaco Cecchini taglia trenta dipendenti comunali. Chi andrà in pensione non sarà sostituito”. E dopo? Ai péns mé!... Protesta in consiglio - Leggiamo: “I consiglieri al sindaco Cecchini: ‘Adesso basta’. La minoranza contesta una pratica senza documenti e in aula la maggioranza si associa alla protesta per voce del capogruppo Pd Luca Ercolessi”. Ciò, l'ha arciap una muliga ad curag. Os-cia!...

POLITICA di Enzo Cecchini - L'onda lunga della crisi economica fa sentire gli effetti più perversi su cittadini e aziende. Le pesanti magagne ereditate dalle precedenti amministrazioni (in particolar modo i debiti della Fondazione Regina Maris) stanno franando sul Comune. Il fallimento dell'esperienza di PromoCattolica lascia la città sguarnita proprio sul terreno della sua principale economia: il turismo. E ci fermiamo qui per “amor di patria”... Ebbene, proprio mentre si stava delineando questo panorama plumbeo che avrebbe richiesto la massima coesione politica, allargare alleanze e l'utilizzo delle migliori competenze... un sindaco (o chi per lui?) rompeva il patto elettorale di un'alleanza di centrosinistra vincente determinando di fatto la cacciata del vicesindaco Alessandro Bondi e della sua componente politica (Arcobaleno-Sinistra-Libertà). La “barzelletta” dell'affermazione: “Non ho cacciato nessuno, ho solo cambiato le deleghe”, si è sciolta come la neve al sole, anzi, è diventata un boomerang. Oggi tutti sanno e dicono che è stata una specie di “purga” bella e buona. Qualcuno ha portato questa metafora: “Io non ti caccio da casa, ti ho solo messo nella cuccia del cane...”. Tutto questo succede in un pavido e “assordante” silenzio del Pd (col 70% di renziani!) e dei “rimasugli” superstiti ancora in maggioranza. Ora è sotto gli occhi dell'intera città che questo sindaco, questa maggioranza, questo Pd sono più deboli, che la credibilità cala e il consenso dei cittadini pure. Ma, ahinoi! è la città tutta che si è indebolita! Perché saranno ancora una volta i cittadini a subire gli effetti della valanga del debito comunale. Quanta miopia in quei politici di maggioranza che hanno “assecondato” e “flirtato” (magari solo per piccolezze umane) con “manovre”, che di fatto volevano quella rottura in giunta e nella coalizione di centrosinistra. Perché l'obiettivo è stato quello di indebolire un'amministrazione, che se non vuole la caduta immediata del sindaco, è sicuramente quello di condizionarne l'attività e le scelte politico-amministrative, magari con “penetrazioni” che non tarderanno a manifestarsi. Allora potremo tutti capire il loro grado di opacità o meno.

Febbraio 2014

Un indebolimento anche nella geografia politica provinciale e regionale; sono in tanti che hanno interesse a tenere confinata Cattolica nella “periferia” dell'“impero” per non scalfire l'asse Riccione-Rimini-Bologna. Il sindaco, dopo aver provocato diversi mal di pancia al suo partito (il Pd) sa che oggi sta solo ottenendo un sostegno forzato, opportunista e a tempo. Che bella prospettiva! La situazione debitoria del Comune diventerà la “giustificazione” per fare cassa con quel poco di patrimonio comunale rimasto. Saranno contenti i “signori del mattone” col via libera di piani e varianti urbanistiche, e i “signori degli affari” che già vedono nel mirino le svendite del patrimonio pubblico. A partire dalle farmacie comunali, nonostante che nel Referendum cittadino il 92% abbia detto no a vendita e privatizzazione. A proposito: alcuni giornali (i soliti) hanno iniziato già la manfrina sull'opinione pubblica per venderle. Non ci vuole molto a capire chi sono coloro che muovono le dita della tastiera che scrivono questi articoli (dentro e fuori giunta e maggioranza). Purtroppo c'è sempre

qualcuno che ci guadagna sulle disgrazie altrui. Insomma, oggi la “scusa” è buona e “sostenibile”: stiamo affogando nei debiti, bisogna fare cassa con la svendita del patrimonio comunale e oneri di urbanizzazione. Dopo la “follia” della rottura del patto politico e la cacciata di Bondi e della seconda forza più rappresentativa e strutturata della coalizione di governo (Arcobaleno-Sinistra-Libertà), i cittadini che l'hanno votata e fatto vincere il sindaco Piero Cecchini, sono ancora in attesa di sapere: chi? Perché?... Tra un anno, anno e mezzo inizierà il rituale “balletto-incontri” per le elezioni comunali: alleanze, candidati, programmi. Ci si chiede con quale faccia, quali persone e quale credibilità i responsabili del Pd cattolichino si presenteranno per chiedere di ricostruire l'unità del centrosinistra. Ci vorrà una bella faccia tosta. Ancora due anni di giunta Cecchini e il consenso elettorale il Pd lo dovrà racimolare “mal Mont di strac”. Dove sono i cosiddetti “dissidenti” del Pd cattolichino? Sono dissidenti solo nel “confessiona-

le” o hanno anche un nome e un cognome? Cosa aspettano a uscire allo scoperto e avviare un percorso di aggregazione? A chi giova questa agonia politica che porta sempre di più al declino della nostra città? Attenzione: perché sarà proprio il Pd a pagarne le peggiori conseguenze! Ma li leggete i sondaggi? Il centrodestra è sempre davanti! Situazione che rientra alla perfezione nella terza delle Leggi fondamentali della stupidità dell'economista Carlo M. Cipolla: “Lo stupido causa danni ad altri senza trarne vantaggio per sé, o traendone addirittura svantaggio” (dal libro Allegro ma non troppo). Dove è andato a finire (desaparecido?) quel Alessandro Montanari che prometteva mirabolanti cambiamenti e “pulizia” nel Pd? Ha perso la scopa? E' stato invischiato dalle vecchie ragnatele? Si ricorda che nelle primarie per la segreteria cittadina ha battuto Maurizio Piva solo grazie al massiccio voto dei simpatizzanti dell'Arcobaleno coi quali prometteva un percorso politico comune? Impegno preso in un incontro ufficiale davanti a qualche decina di “arcobalenisti”. Oggi nessun partito può avere la presunzione dell'autosufficienza, tanto meno a sinistra. Il centrosinistra deve essere plurale, con pari dignità, rispetto e importanza per ognuna delle sue componenti. Altrimenti per la destra si aprono autostrade insperate e il “grillismo” avrà la possibilità di inghiottire chiunque. A Roma Matteo Renzi va avanti come un treno senza guardare in faccia nessuno (a parte Berlusconi..), invece a Cattolica fa senso un gruppo dirigente del Pd (in mano ai renziani) che si fanno “oscurare” e dettare le scelte politiche e le alleanze da un sindaco “di statura” pregiudicando il proprio futuro politico. Ma forse a Cattolica non ci sono renziani, ma solo delle sottospecie: i cosiddetti “renzini” e “renzetti” (ovvero quei renziani furbetti).

Extracomunitari - Leggiamo: “Il sindaco Cecchini incontra a Roma il ministro Cecile Kyenge”. Al minéstre l'ha vést stal ‘zninén’ sa ioc un po' a mandurla e al pèr cl'ava dét: ‘Anche Lei extracomunitario?’. Os-cia!... Quanti Cecchini! - Leggiamo: “Fine dell'era Cecchini, arriva Alberto Monetti”. In città erano cominciati i festeggiamenti quando... non era il sindaco, ma Maurizio Cecchini presidente degli albergatori. Che delusion. Os-cia!... Pol-Spot - Leggiamo: “Leo Cibelli: ‘Nuovo palazzetto dello sport. Ci stiamo ragionando’”. Ogni tanto se ne esce con qualche annuncio. Lo chiamano Pol-Spot. Palèta nona!... Teatro di Goldoni - Leggiamo: “Al teatro della Regina va in scena il ‘Servitore di due padroni’ di Carlo Goldoni’”. L'è 'na cumédia sempre intunèda... Preconfezionati - Leggiamo: “‘Dalla giunta solo progetti preconfezionati. La linea politica viene decisa da altri’. Affondo di Roberto Franca (Asl)”. L'è robie snò da scaldè... Massaggi - Leggiamo: “Sigilli al Centro massaggi a luci rosse dopo il blitz”. Ma che masag cl'éra? - Dal caz! So che... Supposte - Leggiamo: “Varotti (M5S): ‘Ci fate capire come avete speso i soldi per l'ospedale Cervesi?’”. Sta bon, j'avrà fat tut supostie...


BANCAPOPOLARE VALCONCA AZIENDE INFORMANO

Cattolica, storie di mare e di coraggio - La sera del 19 dicembre al Cinema Teatro “Snaporaz” di Cattolica abbiamo assistito alla proiezione di un pregevole lavoro di raccolta delle memorie e testimonianze di venticinque cattolichini che si son prodigati in un confortevole aspetto del sovvenire. La bravissima Francesca Maggioni è l’autrice dell’opera, per la produzione di ICARO TV di Rimini nell’attività dell’anno 2013, con il finanziamento della Banca Popolare Valconca ed il patrocinio del Comune di Cattolica. Stupende le immagini della nostra Cattolica e così l’audio, le musiche e le canzoni che sanno sempre toccare le più alte corde della sensibilità emotiva. Mentre a piedi nudi sulla sabbia i giovani corpi abbronzati si contendono una gara di tiro alla fune, vi è l’apertura con il poetapittore Vincenzo Cecchini con un suo breve componimento recitato in vernacolo con estrema maestria dal titolo: “Aspitand l’insté” I lusanten dal sol tal mer i ven aventi trameza un po’ ad calig e tl’eria us sent al svarzulen dla primavera. L’è un ora ferma tli filie di alberg e tut li fnestre ciusie li aspeta senza movse. L’urle dna sega eletrica cla taia un pez ad mermara un fa capì che prest l’arivarà l’insté. Mentre dipinge recita anche “Al port svoide”

di Silvio Di Giovanni Li berchie li è tut fora e al port l’è svoide Ie un acqua verda e ferma ad sta matena zleda Al per una ma che aspeta ch’iartorna i’ omne e intent la stend la tvaia Ed infine un’altra sua “a camen” A camen drenta una cocla dna puracia e a sent al mer cal chenta. Una campena bienca la trema tl’eria e l’onda la sarcoi t’un garagol I è un argent tli cocle dli purac cut porta tut gl’insugne dla matena e li carezie Una pregevole illustrazione dei lavori di spiaggia da parte del giovane bagnino Roberto Baldassarri e di suo zio Alfredo (nipote di un altro Alfredo, detto “Golia”, che ci ha lasciati nel 1940, bagnino assieme alla nonna di Roberto ed alla bisnonna). Un ricordo della presenza di Guglielmo Marconi nella sua casa in fondo al lungomare con i primi esperimenti attorno all’elettromagnetismo, rievocato da Gabriele Falciasecca. Un altro interessante ricordo di Pietro Vanni sullo sviluppo delle ville al mare da parte dei forestieri possidenti o professionisti che venivano a villeggiare a Cattolica. Il ricordo della signora Santa Prioli che rammenta l’eleganza del-

le persone dell’alta classe borghese di villeggianti che solevano sorseggiare il thè, al caffè del centro in Piazza Nettuno, dame in vaporose vesti e l’ombrellino parasole, alle cinque del pomeriggio. Una precisa considerazione del valore della sua bottega, in zona centrale nei pressi della Chiesa, rammentato dalla Claudina Maffi che descrive la sua attività di negoziante sotto le uniche logge della nostra cittadina. Il ricordo di Mario Prioli che descrive lo sviluppo della balneazione mentre si vede la spiaggia di allora e la costruzione delle colonie, il tutto contornato da una colonna sonora avvolgente. L’argomento è completato da Maurizio Castelvetro che descrive le nostre colonie in cemento armato tipo parata di navi quali: un giocattolo bellico in una impronta militare, grande elemento di rottura architettonica rispetto al resto del paese, risalenti agli anni ’30 dello scorso secolo. Nel dopoguerra (mentre scorrono le immagini videoriprese), si incrementavano gli affitti delle case ai bagnanti nelle dimore dei cattolichini che si ritiravano nella capanna retrostante. Dal dopoguerra fu un continuo aumentare dell’afflusso turistico. Il mio ricordo nel culto verso il concetto di villeggiatura che animava lo spirito dei cattolichini. La Luisa Simoncelli descrive la sua famiglia marinara che non sa sottrarsi dall’attrazione del mestiere di gente di mare.

Dvd di un'ora con 25 testimonianze. Edito dalla Banca Popolare Valconca

Scorre poi una poesia in vernacolo, in rima baciata, di Peter, tipicamente marinara. Poi la professoressa Lucia De Nicolò descrive lo sviluppo storico del paese, dai secoli addietro, con l’importanza della strada consolare lungo tutto l’abitato e l’importanza della zona presso il mare, dal 17° e 18° secolo. Lo sviluppo poi anche della pesca fino alla costruzione di un capace porto di approdo quando la barca lascia la navigazione a vele per una navigazione a motore. La signora Prioli ha spiegato il modo come i marinai sardelleri svolgevano il loro lavoro e quello delle donne (le figlie e la sposa del marinaio) e come lei trova il suo futuro fidanzato. Poi una canzone tipica del marinaio “Viene al vento alle vele nocchiero”. Pierino Lucarelli che descrive come ha cominciato a fare il marinaio, prima con la barca a vela, poi come sardellero ed anche come navigante fino all’altra costa dell’Adriatico. Don Biagio ci ricorda che nelle barche da pesca si conserva l’effige della Madonna cui i marinai si rivolgono, in caso di pericolo, con invocazioni e voti, così come Dante riporta nel 28° canto, della prima cantica della Commedia, all’alba

Un pozzo in Burkina Faso

- Anche per questo Natale 2013, il CoBaPo (Consorzio Banche Popolari di cui la Banca Popolare Valconca fa parte), ha finanziato il ripristino di due pozzi di acqua potabile in Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri e diseredati della terra. Siamo andati lo scorso gennaio per controllare e inaugurare la riattivazione dei due pozzi che servono i villaggi di Solgomnore e Nintìnga, villaggi nella brousse più profonda dello Stato, a 200 km a Est della capitale, verso il

Niger. Nessuno viene qui, lo abitano da sempre coloro che qui sono nati, da generazioni e qui moriranno. Qualche scuola elementare sta timidamente apparendo con piccole strutture improvvisate, forse alcuni bimbi (maschi) avranno un’opportunità, forse. Il caldo è soffocante! Sono le 11 del mattino e già non si respira, almeno io... Ma anche i locali dicono che erano anni che non si aveva un “inverno” così caldo! Siamo sui 40/42 gradi di calore.

L’inaugurazione dei due pozzi, davanti ad un centinaio di persone avviene con un monito: “Vogliate bene al vostro pozzo d’acqua, curatelo e non smanettate con la pompa, giocandoci!!”. Monito quest’ultimo, rivolto dal costruttore del pozzo, specie ai bambini, che... ridono di gusto! Ora sono al pozzo di Solgomnore, Villaggio di Ouabedi – (gps N 12.670467 W 000.386587). L’acqua che viene su da 60 metri di profondità è buona e leggera! E’ acqua fossile, lì da milioni di anni! Finita la cerimonia di ringraziamento per il pozzo, all’ombra di un albero di karitè, ci salutiamo con grandi strette di mano a tutti e da tutti: dagli anziani ai bambini, con la promessa di ricordarci l’uno dell’altro, per sempre. “Ora, nulla sarà più come prima (Piccolo Principe), ora che ci siamo conosciuti!” Waider Volta

del ‘300, al procelloso “vento di Focara” era “mestier voto [...] e prieco”. Poi Carlo Bacchini, che vendeva il pesce col carretto, passato poi quale marinaio nella navigazione d’altura. Rino Lorenzi che ha cominciato da mozzo prima di diventare un valido marinaio. Poi Colombo Gaudenzi detto “Topolino” da mozzo a Paron e poi... vecchio marinaio dai tanti ricordi che riscaldano l’animo. La preparazione del pesce da vendere, la confezione delle cassette con il ghiaccio per la conservazione del pescato. Sebastiano Mascilongo ricorda gli occhi di Cubia sulla prua della barca, anche con la presunta funzione apotropaica, per scongiurare l’influsso degli spiriti maligni, poi illustra i sardelleri con 90 barche che fornivano il pesce alle industrie Ampelea, Marabotti, Arrigoni, Adriatica con, quale colonna sonora, la canzone dell’Arrigoni e del sardellero con i “muscoli d’acciaio” cantata dal “coro cattolichino della Canta” con il capo chitarrista Roberto Bozza. Mascilongo, il musicista Giorgio Della Santina, Giambattista Della Santina illustrano l’arte della costruzione delle barche al cantiere navale vicino al porto (al canto della tipica canzone), nella zona dello squero. Le perizia nell’assemblaggio dei vari corpi in legno, delle ordinate e dei contrafforti con l’arte della piegatura lenta dei montanti costituenti l’impalcatura scheletrica dell’ossatura del

natante. Arte tipica dei carpentieri navali nell’uso delle strutture lignee e quella del calafato (Galafà) nell’arte della impermeabilizzazione della struttura esterna della barca. Bruno De Biagi figlio del tenore e costruttore di mosconi Dante De Biagi, ricorda come si mettevano in mare, una volta, le grosse barche da pesca, nonchè la loro arte nel realizzare il tipico “moscone” della nostra zona. Tonino Arcieri diceva che c’erano molte persone che lavoravano attorno alla costruzione delle barche, fino a venti - trenta cantieri per volta. Massimo Arduini del ristorante “La Lampara” descrive la sua origine di famiglia dalla nonna, nella allora osteria sul mare: il brodetto di pesce, il bizulà, che era un pane biscottato, le vongole, ovvero “li puracie” (le poveracce) con il detto “povero chi le pesca, chi le commercia e chi le mangia”, “la musena” quale porzione di pesce che nel panierino sottobraccio, il marinaio porta a casa quando torna dal porto e che serve alla famiglia per desinare ed una parte da vendere al mercato o alle famiglie non marinare. La necessità di far dire tante cose e rinverdire tante esperienze, in una sola ora, non ha tuttavia precluso, nell’animo dei vecchi lupi di mare, quel senso di nostalgia che accompagna sovente un groppo in gola, quando si rievocano anche ricordi dolorosi della vita. E’ la vita del marinaio, cui il mare scorre nelle vene, quando il cielo è incoronato di stelle in una notte magica di calma. O quando il vento soffia impetuoso e l’onda è minacciosa, la tempesta può travolgere tutto, anche la vita, allora tutto può andare alla deriva. Se il marinaio vince questa prova, allora rinascerà ogni volta ed il tutto si mostrerà come una gioia selvaggia, col cielo che ritorna placato e con l’immensa distesa del mare.

Fano. Pinacoteca Civicva. La pala di Giovanni Santi Pesaro. La sala Pedrotti

Bpv, borse musicali

Restaurata pala di Giovanni Santi - Per tutti era il babbo del divino Raffaello, almeno fino a poco tempo fa. Ora, gli storici dell'arte affermano che cotanto babbo è stato anche un raffinato pittore. La Banca Popolare Valconca ha contribuito a restaurare la sua “Madonna con Bambino in trono fra i Santi Elena, Zaccaria, Sebastiano e Rocco” (1484-1489). E' stata presentata alla città di Fano lo scorso 18 gennaio. Sono interventi: Maria Antonia Cucuzza, assessore alla Cul-

tura del Comune di Fano, Massimo Lazzarini (presidente della Banca Popolare Valconca), Luigi Sartoni (direttore generale della Banca Popolare Valconca), Maria Rosaria Valazzi (soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche), Daniele Diotallevi (funzionario della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche) e Letizia Bruscoli (la restauratrice).

- Tre studentesse sono le vincitrici della Borsa di Studio Musicale 2013 della Banca Popolare Valconca. Sono: Cecilia Cartoceti di Sant’Angelo in Lizzola, Yelizaveta Milovzorova, sempre di Sant’Angelo in Lizzola e Isabella Orazietti di Fano. La cerimonia di consegna si è tenuta lo scorso 7 febbraio all'Auditorium Pedrotti di Pesaro, una della sale più affascinanti del mondo (all'interno del Conservatorio Rossini). A consegnare gli attestati Massimo Lazzarini (presidente della Bpv) e Luigi Sartoni (il direttore generale dell'istituto di credito).


CATTOLICA

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Era 28 febbraio 1944. I 23 patrioti della missioni furono catturati e poi trucidati con un colpo alla nuca presso il lager di Bolzano il 12 settembre 1944

Missione segreta ‘Advent’ 1944-2014 LA RESISTENZA RACCONTA di Maurizio Castelvetro* - NOTIZIARIO G.N.R. [Guardia Nazionale repubblicana] - Comando generale - Notiziario del 8 marzo 1944 XXII p. 30 Pesaro Giunge ora notizia che, il 28 febbraio u.s. sulla spiaggia di Fiorenzuola di Focara, venne rinvenuto un canotto di gomma con dentro due pistole di fabbricazione inglese e due pugnali. Da questo rinvenimento fu desunto che agenti nemici fossero sbarcati in quel punto. Informati dal posto di avvistamento della DICAT [Difesa Contro Attacchi Aerei Territoriali], intervennero sul luogo militari germanici e militi della G.N.R. e, dopo lunghe ricerche, vennero alfine rintracciati e catturati due degli agenti nemici sbarcati. Costoro furono identificati per il bracciante Pompilio Faggiano, da Brindisi, e per il falegname Ernesto Paiano da Maglie. Ciascuno era in possesso della somma di L. 10.000, di una lampadina tascabile, di una bussola e di una carta al 100.000 della provincia di Pesaro. Dopo molte tergiversazioni [leggi: torture] confessarono di essere sbarcati in 4 da un sottomarino italiano al servizio inglese – proveniente da Brindisi – e di aver avuto incarico di compiere atti di sabotaggio sulla linea ferroviaria. Gli altri due sbarcati, non conosciuti di nome, erano nativi dell’Italia settentrionale e avevano ricevuto l’incarico di far saltare la linea ferroviaria ai due imbocchi della galleria di Gradara. Per sventare tale proposito, durante la notte sul 29 febbraio u.s., i due predetti sbocchi vennero presidiati da militari tedeschi e della G.N.R.; ciò nonostante, alle ore 0,35, una esplosione ad oltre un chilometro dallo sbocco nord [leggi: ovest] della galleria fece saltare un tratto di binario. In seguito al sopralluogo immediatamente compiuto da militari tedeschi, venne

rinvenuta altra carica esplosiva applicata su altro binario. In questa informativa, facente parte delle notizie che la G.N.R. raccoglieva dai vari comandi sparsi nell’Italia controllata dai nazifascisti, abbiamo conferma come le spiagge del Colle di San Bartolo – in affaccio sull’Adriatico tra le valli dei fiumi Conca in Romagna e Foglia nelle Marche, in testata alla costruenda Linea Gotica – fossero durante la seconda guerra mondiale un punto privilegiato di approdo delle missioni segrete. La “missione speciale” di cui facevano parte i due agenti catturati, che oggi siamo in grado di ricostruire attraverso varie fonti, faceva parte di una serie di operazioni di collegamento con le forze partigiane o di sabotaggio organizzate di iniziativa della No. 1 Special Force del SOE (Special Operations Executive) britannico in collaborazione con il SIM (Servizio Informazioni Militare) italiano. Della missione “ADVENT” (questo il suo nome in codice) facevano parte 10 agenti operativi, tutti volontari appartenenti all’Esercito cobelligerante italiano ma militarmente dipendenti dalla VIII Armata britannica: Ernesto Paiano (nome di battaglia: Primo) in qualità di capo missione, Pompilio Faggiano (Tommaso), Schiffo (Alfredo), Dell’Aquila (Bruno), Di Cesare (Fausto), Mazzoni (Enea), Lezzi (Lamberto), Menichetti (Giuseppe), Loffrano (Mattia), Maggi (Gavino). Partiti a bordo del sommergibile italiano “Nichelio” dalla base di Brindisi, i membri della missione erano stati sbarcati alle 01:40 del 28 febbraio al largo della costa marchigiana settentrionale, di fronte a Fiorenzuola di Focara a nord di Pesaro, mettendo a mare un battellino di gomma (in gergo “tacchino”) e dirigendosi verso la riva. Probabilmente non ben nascosto, nel corso della stessa giornata il suo ritrovamento aveva determinato un rastrellamento che aveva fatalmente portato nel giro di due giorni alla cattura di alcuni membri del commando: il primo fu Paiano, a cui seguì Faggiano con – secondo alcune fonti – a Schiffo e Mazzoni. Come riportato nel notiziario della G.N.R., la loro missione era quella di fare saltare ed ostruire la galleria ferroviaria ad est del Comune di Gradara, l’unica in quel tratto di Appennino, con l’obbiettivo di bloccare in un punto nevralgi-

APPELLO

Chiunque sia in grado di fornire ulteriori particolari dell’episodio o dei personaggi è pregato di mettersi in contatto con la redazione de la Piazza o scrivere a castelvetro@email.it Grazie!

Targhe con i nomi dei 23 patrioti nel cimitero militare di Bolzano

Ernesto Paiano Pompilio Faggiano

co una importante arteria di comunicazione tra nord e centro Italia: missione che riuscì – come leggiamo – solo in misura parziale. I militari superstiti riuscirono in seguito a rientrare alla base, ma l’insuccesso dell’operazione, con tutta probabilità, comportò una più accentuata sorveglianza della galleria che rese impossibile una ulteriore analoga missione. Paiano e Faggiano (non si hanno notizie di Schiffo e Mazzoni) vennero trasferiti a Verona – ove aveva sede anche il comando della Gestapo, la polizia politica nazista – e qui incarcerati e torturati per alcuni lunghissimi mesi assieme ad altri agenti catturati nel corso di altre sfortunate missioni. Chi erano i due agenti? Pompilio Faggiano (1916-

1944) era nativo di San Donaci (BR), sergente maggiore nel 185° Reparto autonomo paracadutisti “Nembo”, ed Ernesto Paiano (1916/1944) era nativo di Maglie: ambedue erano militari paracadutisti originari delle Puglie e nei mesi successivi all’armistizio (8 settembre 1943), conseguentemente alla dichiarazione ufficiale di guerra del governo regio italiano alla Germania ed ai suoi alleati, avevano deciso di continuare a combattere nell’Esercito italiano “cobelligerante” con gli angloamericani, e successivamente assunti in forza da una “speciale organizzazione” (SOE e SIM) il 17 dicembre 1943 quale volontari per la missione “ADVENT” in territorio occupato, seguendo per ciò nello stesso mese un corso accelerato di paracadutismo.

I due prigionieri, probabilmente tra la fine di agosto e gli inizi di settembre 1944, furono trasferiti nel lager di Bolzano (il campo di transito che aveva sostituito Fossoli, pericolosamente vicino ai combattimenti in prima linea) ed uniti ad un gruppo di altri 21 agenti italiani del SOE britannico e dell’OSS (Office of Strategic Services) americano catturati nel corso di missioni di sabotaggio o di collegamento con le forze partigiane. L’alba del 12 settembre 1944, i 23 prigionieri furono prelevati e trasportati a bordo di un camion nella Caserma di Artiglieria Mignone. La loro sorte era segnata, erano stati condannati a morte, anche se ancora oggi non si sa esattamente da chi e in base a quale processo. Con il metodo spiccio e brutale tipico dei nazisti, senza alcuna formalità se non quella di un ordine scritto di un superiore, i patrioti vennero radunati, imponendo loro di denudarsi il torso, e fatti entrare uno ad uno in una stalla della caserma. Qui, alla presenza di pochi altri aguzzini, un soldato delle SS armato di pistola sparò ad ognuno di loro un colpo alla nuca. Una volta eseguito l’eccidio si decise di fare sparire in maniera anonima i cadaveri: senza alcuna constatazione ufficiale di morte da parte di un medico, senza nessuna registrazione presso gli uffici del Comune di Bolzano, i loro corpi vennero radunati e gettati in una fossa comune precedentemente scavata nel Cimitero comunale. Qui essi rimasero finché, dopo la fine della guerra, nel giugno 1945 una commissione alleata riesumò i corpi: purtroppo nessuna identificazione individuale era più possibile e i loro resti furono radunati in anonime distinte cassette numerate. Fu tuttavia possibile ricostruire, in maniera fortunosa, almeno il nominativo dei truci-

dati, che fu poi inciso sulle targhe marmoree a loro dedicate. Nel frattempo vennero concesse decorazioni ad alcune delle vittime: in particolare, Faggiano e Paiano vennero insigniti di medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Sepolti nel Cimitero Comunale, nel 1950 furono trasferiti nel Cimitero militare di Bolzano in 23 cassette numerate: oggi ai piedi del grande monumento con la scritta “Pro patria” sono visibili unicamente due lapidi che riportano due elenchi per un totale di 23 nomi. La loro storia rimase sconosciuta, ritenendo che si trattasse delle vittime di una rappresaglia, sino al 1994, quando riemerse in mezzo ai 695 fascicoli occultati nel tristemente famoso “armadio della vergogna”, riguardanti gravissimi fatti criminosi commessi dai nazifascisti nel corso della seconda guerra mondiale in Italia, tra cui anche quello relativo al processo contro Michael Seifert (soprannominato il “boia del lager di Bolzano”). A partire da tale episodio, una approfondita ricerca condotta per mezzo dell’Archivio storico della Città di Bolzano ha recentemente permesso di conoscere a fondo la storia personale di ognuno dei martiri di quello che oggi è noto come l’ “eccidio della caserma Mignone” (http:// www.comune.bolzano.it/ U p l o a d D o c s / 9874_23_testo_italiano.pdf). Vittorio Duca, giovane deportato partigiano, detenuto prima nel lager di Bolzano loro compagno di cella - e poi trasferito in quello di Mauthausen e ucciso in quello di Gusen, scrive nel suo diario il 2 novembre 1944, riferendosi probabilmente ai 23: «Penso agli amici morti. E sono già quasi due mesi. L’avvenire lo vedo come il fondo di un pozzo in una notte di luna: un nero incommensurabile con una luce splendente nel mezzo ma tremolante ancora prima di fissarsi: la libertà». * Presidente ANPI Cattolica-Valconca



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Iniziative: RockCattolica, Lo Scambio dei Saperi, Visione Globale della Musica...

Partecipazione giovanile rock

CARTOLERIA EDICOLA

Carla e Franca ARTICOLI DA REGALO Cattolica - Piazza Mercato 11 Tel. 0541 - 967792 Daniela Badioli

Intervista a Daniela Badioli dell'associazione Music Machine. Diverse le attività che vedono protagonisti i giovani (e non solo). Iniziative al Centro Giovani

Il gruppo “Visione Globale della Musica”

GIOVANI di Gaia Trunfio - A Cattolica la partecipazione giovanile è (anche!) rock! Dal 2010 per alcuni giovani cattolichini la musica è cambiata, è proprio il caso di dirlo. Da 3 anni esiste una nuova realtà che fa della musica il suo centro e la sua ragion d’essere, l’associazione di promozione sociale Music Machine. Il progetto nasce dalla determinazione e dalla passione di una donna dolce e caparbia, Daniela Badioli, che ho avuto il piacere di conoscere e con cui ho scambiato con piacere alcune considerazioni. Da dove e come nasce la tua associazione? “L’amore per la musica e la voglia di stare accanto ai giovani e fare qualcosa per loro è una

passione che covavo dentro da sempre. Grazie ai miei figli sono riuscita a portarla fuori. Mi sono fatta coinvolgere dalle loro attività e dai loro interessi. Dopo essere stata con loro ad alcuni concerti rock, ho capito che poteva essere quella la chiave di svolta. Potevo usare la musica per avvicinare i ragazzi al sociale. Ho cominciato a collaborare con alcune associazioni del territorio e ho deciso di fondare Music Machine”. Quali sono le attività principali dell’associazione? “L’attività si sostanzia prevalentemente in una serie articolata di iniziative e progetti a carattere musicale (concerti, se-

minari e corsi) rivolta al target giovanile ed attuata presso la sede del nuovo Centro Giovani di Cattolica. Dallo scorso anno Music Machine però non è un’associazione rivolta solo a giovani. Grazie al progetto Lo scambio dei Saperi siamo riusciti a coinvolgere anche le persone più anziane nella doppia veste di docenti e discenti di diversi corsi. Inoltre l’associazione ha attivato diversi progetti anche in ambito non strettamente musicale. Per tutte queste attività mi sento di ringraziare tutta l’amministrazione comunale di Cattolica in particolar modo l’assessore Anna Maria Sanchi”.

Qual è la cosa più bella che ti è successa da quando hai fondato l’associazione? “Non dimenticherò mai la gioia e la soddisfazione di vedere per la prima volta quelli che ormai considero “i miei ragazzi” sul palco. Emozioni che da allora si rinnovano ogni volta che si esibiscono. Mi gratifica e da senso al mio lavoro sentire tutti i complimenti che ricevono e soprattutto sono grata a Michele Luppi, grande professionista della musica che dal 2007 ha deciso di sposare il progetto e collaborare con noi”. Raccontaci un po’ di questa collaborazione “Avevo assistito a diversi suoi concerti e l’ho contattato per una clinic nel 2007. L’esperienza è stata così positiva che ne sono seguite altre fino a quan-

do abbiamo deciso insieme di dare il via al progetto Musica di Insieme e al corso di canto Visione Globale della Musica. Da quest’ultimo è nata una band che, tra le altre cose, ogni anno si esibisce in un grande concerto per gli ospiti della comunità di recupero di San Patrigano”. Gli ultimi progetti portati avanti? “In questo mese è ripreso Lo scambio dei saperi, in particolare sono stati attivati corsi di informatica per anziani e di cucito per i giovani. Inoltre abbiamo organizzato in collaborazione con la Hall of Music di Morciano una drum clinic con il Batterista Di Elio e Le Storie Tese Christian Meyer che è stato un vero successo!”. Perché partecipare alle vostre attività?

“I giovani hanno bisogno di associazioni che li seguano e si occupino di loro. Hanno bisogno di punti di riferimento e di incontro, non solo virtuali. Abbiamo scelto di costruire e favorire il cambiamento attraverso l’arte e la musica, lasciando che i ragazzi si esprimano tramite un canale per loro preferenziale e indice di libertà. I ragazzi quando suonano, quando cantano, riescono a dar voce e alle loro emozioni”. Il sogno del cassetto dell’associazione? “Il nostro sogno sarebbe portare sulle scene il Musical Grease. Al momento siamo alla ricerca di sponsor che ci possano aiutare nella realizzazione”. Come è possibile partecipare alle attività di Music Machine? “Il nostro calendario di eventi è in continua evoluzione. Per essere sempre aggiornati basta cercarci su facebook digitando APS MUSIC MACHINE, scrivere una mail a daniela.badioli@gmail.com o telefonare al 3286839114 dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19”.

Gennari, la mostra continua nella sua Dimorarte Successo di pubblico e critica la mostra alla Galleria S. Croce. Ancora tante opere opere si possono apprezzare nella sua Dimorarte di Meleto e lo studio di Cattolica

Augusto Gennari sulla porta della sua Dimorarte di Meleto

L'ARTISTA

Partner ideale dei Tuoi Progetti

Inaugurata il 14 dicembre scorso alla Galleria Comunale S.Croce di Cattolica, il 9 febbraio ha chiuso i battenti la mostra dell’artista Augusto Gennari (1943-2013) dal titolo Mensolari. E' stato un omaggio all’attività di un pittore e scultore accolto con grande partecipazione di pubblico e significativi apprezzamenti da parte dei critici e della stampa. “Mensolari è il titolo che Gennari diede ad un progetto a lungo custodito, composto da disegni e sculture in cui si ritrovano tutti gli slanci e le riflessioni legati al tema della memoria e del tempo che da anni andava elaborando e a cui dedicò cicli ricorrenti e ininterrotti di lavoro

sia pittorici che scultorei. Giocando sulla parola mensolari, la sua attenzione si era rivolta al portato religioso e poetico degli antichi lari, ai custodi inviolabili della casa e della pace domestica. La tensione contenuta in questa sua adesione al tema del sacro e degli arcani testimoni che governano e proteggono le nostre esistenze, si esprime in modo malinconico e magico, gioioso e lirico, con l’utilizzo di carte povere come supporto ai

disegni a carboncino e con la realizzazione di piccole terrecotte che nella concretezza effimera della materia stanno a rammentarci la fragilità dell’uomo, animato da una tensione e ricerca del vero che Gennari è sempre riuscito a piegare ad una dimensione visionaria e a tratti onirica, concepì i suoi ‘custodi della memoria’ come idoli e numi da collocarsi sui piani e sulle diagonali di piccole mensole, sorta di laici altari che innescano relazioni spaziali e visive e ironici ammiccamenti”. La mostra “continua” in maniera permanente presso la casa Dimorarte di Meleto (via Cermonetti, 83/f) e presso la studio di Cattolica (via Cattaneo). In questi due luoghi dove ancora è viva la presenza creativa e umana di Gennari, si potranno ammirare tante altre opere. Per informazioni e prenotazioni: 339-8015953



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Nuove voci liriche

Palma e Girometti sono di Cattolica, Bertozzi di Osteria Nuova. Giovani che si esibiscono in applauditissimi concerti e che continuano a studiare con serietà

Da sinistra: Laura Palma, Daniela Bertozzi, Daniele Girometti

MUSICA LIRICA di Wilma Galluzzi

- “Genia Catùlghina stènt'an da Catùlghin” di Giuseppe Peter Tonti (edito dalla Banca Popolare Valconca). Con questo libro, ricco di foto d'epoca, Tonti s'inserisce in quel filone “letterario” dell'Amarcord, molto diffuso nel nostro territorio. Ma anche nel resto d'Italia. Un genere che contiene un mix del racconto della propria vita, di storia locale, aneddoti, personaggi più o meno folkloristici, parole in dialetto e modi di dire, qualche vecchia ricetta... Insomma uno “zibaldone” in vernacolo che stuzzica la curiosità e strappa qualche sorriso. Gli autori di questa “corrente” sono prevalentemente persone di età avanzata che, forse, di fronte ad una società che cambia ad una velocità supersonica, sentono come il bisogno di fermare il tempo (il loro tempo). I cambiamenti sono molto veloci, soprattutto con le nuove tecnologie, e creano quel disorientamento che porta al bisogno di una certezza. Allora ecco che i ricordi della propria vita, i luoghi di ieri, la “propria” lingua dialettale... diventano una “solida” ancora; tutti elementi necessari alla ricerca e di una riappropriazione di un'identità

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Laura Palma, Daniela Bertozzi, Daniele Girometti. Bel concerto a Gemmano

ARTICOLI DA REGALO

- C’era una volta a Cattolica, al centro, in via Mancini, il Teatro Zacconi. Dal 1928 aveva avuto una vivacissima attività teatrale, sia di prosa che di opera lirica. Per un’utenza vastissima, veramente popolare. Il boom edilizio nel 1960 ha poi travolto lo “Zacconi” cancellando parte di questa bella realtà. Oggi il nuovo Teatro della Regina, pur offrendo sempre un prestigioso cartellone teatrale, raramente mette in scena opere liriche, forse per motivi di mercato che fanno i conti con una minore conoscenza del settore operistico da parte del grande pubblico, specie quello giovanile. Eppure ci sono giovani che continuano a studiare e a esprimersi nel canto lirico con risultati molto interessanti. E’ il caso

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di tre veri talenti di casa nostra: Laura Palma, soprano e Daniele Girometti, baritono, entrambi di Cattolica e Daniela Bertozzi, mezzosoprano, di Osteria Nuova (RN). Voci straordinariamente belle che tutti dovrebbero conoscere. Il 23 dicembre la Pro Loco di Gemmano, ha avuto il merito di organizzare nella Chiesa di S. Lorenzo uno spettacolo lirico di alto livello con i tre cantanti che, accompagnati al pianoforte dal M° Fabrizio Di Mauro, hanno proposto al pubblico un repertorio vario: musica sacra,

operistica e della tradizione popolare. Dai canti di Natale, echi di ogni infanzia, come Stille Nacht, White Christamas, Adeste fideles, Amazing grace alla solenne Ave Maria e al delicato Panis angelicus fino agli sconfinamenti romantici in Barcarolle di Offenbach con Daniela Bertozzi, O mio babbino caro di Puccini con Laura Palma e Tace il labbro di Lehar con Daniele Girometti. I tre giovani hanno dato grande prova di capacità vocale ed espressiva esibendosi in assòli, duetti e canti a tre voci, trasmet-

tendo negli spettatori momenti di vibrante commozione e irresistibile entusiasmo. Tanto che i tre cantanti, trascinati dal fervore degli applausi, hanno concesso ancora numerosi bis e alcuni fuori programma che hanno mandato in visibilio il pubblico. Tutti e tre gl’interpreti si sono diplomati al Conservatorio Rossini di Pesaro. Laura Palma (31 anni) ha studiato anche sassofono e pianoforte. Sue insegnanti di canto lirico, Lucia Fiori e Gabriella Morigi. Ha svolto per lungo tempo attività teatrale in un va-

riegato repertorio che spazia nelle diverse forme di genere: classico, storico, noir, musicale e d’impegno civile. Ha cantato al Bonci e alla Cattedrale di Cesena, al Palaturismo di Riccione, al Teatro della Regina di Cattolica e al Verdi di Saludecio. E’ stata Agnese di Sorella carissima di Luciano Sanpaoli nella prima assoluta al Festival Francescano di Rimini (2012) e Adina ne L’elisir d’amore di G. Donizetti al Teatro della Regina di Cattolica (2012). Sta preparando la Bohème. Daniela Bertozzi (25 anni) ha studiato canto con Robleto Merolla, Maria Grazia Pittavini ed Eugenia Dundekova. Ha vinto il 1° premio dell’VIII concorso internazionale Luigi Zanuccoli di Sogliano, due borse di studio istituite dalla Banca PopolareValconca, il Premio Macnez al VII concorso Città di Pesaro nel 2010 e il 2° nel 2012. Ha interpretato Lola in Cavalleria rusticana di Mascagni, la Contessa di Ceprano nel Rigoletto di Verdi, Kate Pinkerton nella Butterfly di Puccini, Fidalma in Il matrimonio segreto di Cimarosa e Dido-

Peter e la ‘Genia Catùlghina’ Uno “zibaldone” in dialetto che stuzzica la curiosità e strappa qualche sorriso. Perché i giovani non conoscono il dialetto? L'ambiguità del concetto di identità. Libro edito dalla Banca Popolare Valconca

Copertina del libro

IL LIBRO

di Enzo Cecchini (presunta?) perduta o che si sente in via d'estinzione. C'è un aspetto positivo: la divulgazione della memoria. L'aspetto negativo: il rischio di regressione di un pensiero che si chiude alla modernità e diventa cultura conservatrice. La piacevole e al contempo struggente nostalgia del raccontarsi, una specie di rendiconto (e ricerca di senso) della propria vita, si pone l'intento di un messaggio: lasciare in eredità qualcosa del passato alle giovani generazioni, che quello cose non

hanno visto e vissuto. Proposito lodevole, anche quello di tramandare il dialetto. Ma fino ad oggi sono rarissimi gli autori giovani che scrivono in dialetto. Questa è la premessa che porta ad una realtà cruda: i giovani che parlano (o conoscono abbastanza bene il dialetto) sono pochissimi. Forse perché sono “troppi” gli anziani che “abusano” dell'Amarcord trasformandolo in uno spazio chiuso (che parla solo agli anziani) e retorico che, paradossalmente, allontana invece di avvicinare i gio-

vani. C'è un naturale processo di rottura del “cordone ombelicale” che i giovani perseguono nella costruzione di una propria individualità, di propri spazi e propri linguaggi. E questo va rispettato. Anche Tonti nella presentazione del libro scrive che vuole lasciare un'eredità: “E ora che sono all'ultimo chilometro e mi guardo indietro, penso che tra le cose che mi restano ancora da fare c'è quella di lasciare in eredità ai miei nipoti e ai miei pronipoti, quel piccolo gioiello di cultura e di tradizione locale che è il nostro dialetto. Una sorta di dizionario che permetta a chi verrà dopo di noi di continuare a comprendere chi siamo stati”. Maria Lucia De Nicolò, nella presentazione, centra in pieno l'analisi del percorso travolgente e stravolgente della modernità: “Sono in atto ormai da tempo processi di trasformazione e di omologazione che hanno portato ad annullare i caratteri originali e con essi tradizioni, linguaggi, economie, antiche

forme di organizzazione del territorio. ... Il dialetto, con il suo ricco vocabolario che per secoli era servito a denominare animali e piante, molteplici aspetti e fenomeni della natura, strumenti e azioni di lavoro, a spiegare anche metaforicamente usi e costumi, sentimenti, ansie, paure è per le più giovani generazioni una lingua morta, quasi incomprensibile. Il processo di modernizzazione ha cancellato e continua ad annullare anche altro: lo scenario di una vita passata carica di segni distintivi delle attività più rappresentative del luogo e della gente, il patrimonio locale di valori condivisi, di comune sentire, di solidarietà, di tragedie e successi comunemente vissuti nel tempo, il luogo di una più vasta identità”. Massimo Lazzarini, Presidente della BPV scrive: “... La Banca Popolare Valconca che è da oltre cinquant'anni presente a Cattolica e che ha fatto del localismo la propria bandiera, non poteva non prendersi a cuore l'iniziativa di stampare questo libro. Che cos'è questo volume? Un incredibile mix di dialetto, storia e storie che vanno

ne in Didone e Enea di H. Purcell. Sta frequentando il corso di Management per lo spettacolo presso l’Accademia della Scala di Milano. Daniele Girometti (38 anni) ha frequentato l’Accademia Lirica di Osimo e collaborato nel Coro lirico marchigiano V. Bellini sotto il M° Carlo Morganti. Altri maestri: Daniele Callegari, Gerard korsten, Kery-Lynn Wilson e Renato Palumbo. Debutta come Figaro nel Barbiere di Siviglia di Rossini a Massa Marittima nel 2003, è il Conte ne Le nozze di Figaro di Mozart nel 2006 a Pesaro, è il Visconte Cascada ne La vedova allegra di Lehar (2007). Vince il ruolo di Parmenione per l’occasione fa il ladro di Rossini al 3° concorso F. Alfano di Sanremo (2008) e il concorso G. Di Stefano di Trapani, consegue il diploma di merito come miglior baritono al Premio B. Gigli di Porto Recanati. Si esibisce al teatro Donizetti di Bergamo, Giglio di Lucca, Chiabrera di Savona, al Sociale di Rovigo e Regina a Cattolica. I tre cantanti stanno preparando un concerto lirico per la domenica delle Palme presso il Palazzo del Turismo di Cattolica.

dalle antiche famiglie e ai loro soprannomi fino alla Rosa dei Venti, dalle vere ricette fino ad un imperdibile vocabolario romagnolo. Allora, coraggio, Peter, continua così, vai avanti. Al modo del poeta Catullo, ti direi: Peter ‘destinatus obdura’... che in dialetto romagnolo si potrebbe tradurre con ‘ten bota’. E poi aggiungerei ‘amaracmand!’”. Le istituzioni, la scuola, la cultura hanno il dovere di raccogliere e conservare la memoria e diffondere la conoscenza per rendere più forti le coscienze. Sul concetto di identità si è scritto tanto e la riflessione sarebbe lunga: è un termine delicato. L'identità di una comunità o di un popolo è il frutto di sedimentazioni e di contaminazioni secolari e in continua trasformazione. Così come la lingua. Il concetto di una presunta purezza dell'identità può diventare pericolosa, perché può portare all'esaltazione di una presunta superiorità che diventa escludente. Ma il tempo e la modernizzazione non si fermano. Si possono e si devono gestire e indirizzare al meglio. Non si può vivere con la testa girata all'indietro. Altrimenti us va d'aruglòn...


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Cippo di Carpegna, Fontana e casa Magazzino della Forestale. Estate 1951. In alto da sinistra: Elisabetta Albucci, Luisa Prioli, Primiano Talacchi, Antonio Paolucci, Colombo (di Carpegna). In basso a destra: Canzio Barilari con sua moglie. Sullo sfondo il padre di Colombo. (Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica - Foto di Franco Del Fattore)

CENTRO SOCIALE GIOVANNINI - VICI

Il programma di febbraio - Sabato 8 ore 14: gara di briscola. - Domenica 9 ore 15: presentazione del libro “Genia Catulghina” con Giuseppe Peter Tonti, Maria Lucia De Nicolò, Vincenzo Cecchini - Sabato 15 ore 15: incontro col prof. Fausto Bersani Greggio “Energia, inquinamento, cambiamenti climatici”. - Domenica 23 ore 12,30: Pranzo sociale. Contributo 17 euro. - Giovedì 27 ore 20,30: Festa di carnevale giovedì grasso. Musica con Vittorio Battistini. Contributo 6 euro. - Martedì 4 marzo ore 15: festa di fine carnevale. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 347-9752583 339-4995417

TEATRO DELLA REGINA

Il programma di febbraio - Domenica 9 ore 15: “Lavori in corso” (comico) con Ale e Franz . - SALONE SNAPORAZ - Sabato 22, ore 21,15: “E bèl e ven adès. Andema a lèt cle oura” (dialettale) Gruppo comico dialettale Dè Bosch. - Martedì 25 ore 21,15: “Otello” (prosa) diWillim Shakespeare - con Luigi Lo Cascio. - Giovedì 27 ore 21,15: “Un po' di me (genesi di un comico)” (comico) con Giuseppe Giacobazzi. - Martedì 4 marzo ore 21,15: “Hotel Paradiso” (prosa) di Familie Floz. Informazioni: 0541-966778

Ale e Franz

Luigi Lo Cascio

‘Caffè filosofico’ al Circoletto Legalità, concerto di Pollina Riparte la bella esperienza culturale del “Caffè filosofico” presso Il Circoletto (via Cattaneo, 24). In collaborazione con la Biblioteca comunale sarà ancora animato dal filosofo Loris Falconi. Tema: la felicità in tutte le sue declinazioni CULTURA - Anche quest’anno torna, a partire da martedì 4 febbraio, alle ore 21.00, il Caffè Filosofico presso “Il Circoletto” di Cattolica (via Cattaneo, 24).

Loris Falconi

Sarà ancora animato dal Filosofo, Counselor, Ipnologo e Ipnotista Loris Falconi, in collaborazione con la Biblioteca comunale di Cattolica. In questa IV edizione verranno affrontati, insieme al pubblico, il grande tema della

Libertà in tutte le sue possibili accezioni e in relazione a tante altre suggestive questioni, tra cui la Felicità, l’Ignoto, il Destino e l’Immaginazione. Ecco il calendario completo degli incontri filosofici al caffè: - martedì 4 febbraio: Felicità e Libertà; - martedì 11 febbraio: Ignoto e Libertà; - martedì 18 febbraio: Destino e Libertà; - martedì 25 febbraio: Immaginazione e Libertà. Prima consumazione obbligatoria: 5 euro. Per ulteriori informazioni e prenotazioni: 0541.830633.

CULTURA

- L'Associazione Cubia in collaborazione con Libera e l'Isis organizza l'evento “Semi di legalità 2014 - E se ognuno fa qualcosa...”. L'iniziativa si svolgerà a Cattolica e Morciano il 27 - 28 febbraio. Giovedì 27 febbraio ore 21 Biblioteca comunale di Cattolica: incontro con Rosaria Cascio presidente dell’Associazione “Padre Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso dove?” che presenterà il suo libro “Beato fra i mafiosi”, dedicato al parroco palermitano ucciso da Cosa Nostra nel 1993. Interverranno Mario Galasso, as-

Pippo Pollina & Palermo Acoustic Quartet in concerto il 28 febbraio al Teatro della Regina. Ore 20,30

sessore provinciale, e due giovani rappresentanti di Libera. Venerdì 28 febbraio ore 11 a Morciano: incontro con studenti dell’Isiss “Gobetti-De Gasperi” con Rosaria Cascio e Pippo Pollina.

Venerdì 28 ore 20,30 - Teatro della Regina concerto di “Pippo Pollina & Palermo Acoustic Quartet”. Info e prenotazioni: Tel. 333.9932542 psaracinocubia@gmail.com


Riflessioni bibliche

IMPEGNO CIVILE

“Non possiamo non definirci cristiani”, Benedetto Croce

Rovina e vertigini da questo sviluppo economico. Ha anche frantumato il senso della verità

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Riflessioni bibliche

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“Il cristianesimo ha tradito Gesù?”, Giorgio Jossa

LA RIFLESSIONE Papa Francesco processo di elaborazione della tesi di dottorato sulla relazione del cristianesimo con altre religioni a partire dal teologo svizzero Hans Urs von Balthasar. Tre mondi si confrontavano tra loro dentro di me: la teologia essenzialmente pre-moderna di Von Balthasar (il cristianesimo come l’unica religione rivelata o almeno l’unica religione dell’incarnazione storica di Dio), la teologia moderna di Rahner (il cristianesimo come il culmine storico della rivelazione e dell’incarnazione di Dio, che si realizza anche nelle altre religioni) e la teologia chiaramente “postmoderna” di Panikkar (Dio ha molti nomi e si incarna in molti

di Josè Arregi* (teologo basco) - Sessant'anni anni non sono molti, ma è come se in questo arco di tempo mi fosse toccato cambiare due volte era culturale e vivere tre culture distinte, tre visioni del mondo e tre paradigmi teologici. Prima le ere culturali duravano millenni, credevamo che il cielo e la terra fossero immobili e che tutto dovesse reggersi attraverso un ordine immutabile: la Terra era il centro dell’universo, il sole e la luna ruotavano lentamente intorno ad essa, per illuminarci di giorno e accompagnarci di notte e segnare il ritmo della semina e del raccolto. Ma oggi sappiamo che la Terra ruota a 30mila chilometri al secondo. Tutto nell’universo – le galassie quasi infinite in numero e dimensioni, e gli atomi quasi infiniti con le loro particelle e onde e vuoti – è unito a tutto e tutto si muove e corre vertiginosamente. È qualcosa che desta più ammirazione che vertigine (a dare le vertigini e a causare rovina è piuttosto il ritmo del cosiddetto “sviluppo economico”). La cultura agraria si è prolungata per dieci millenni (un po’ meno su questi territori, dove abbiamo appreso più tardi a coltivare la terra e ad allevare animali). Solamente

Lo studio della filosofia e della teologia ha portato con sé il dubbio, non privo di angoscia: c’era da riconciliare – non poche volte in maniera un po’ disperata – la filosofia con la teologia 200 anni fa ha avuto inizio l’era industriale, e la modernità con essa. Ma già ci troviamo in un’altra era: in un così breve arco di tempo, l’era industriale si è trasformata in era postindustriale, l’era dell’informazione, e, parallelamente, la cultura moderna, caratterizzata da una fede laica nella ragione scientifica e nel progresso, ha ceduto il passo alla cultura postmoderna, segnata dalla frantumazione del senso della verità, dalla frammentazione del sapere, dall’evidenza dell’incertezza e dal riconoscimento del pluralismo in tutti i campi. In appena 200 anni, siamo passati dalla pre-modernità alla modernità e da questa alla postmodernità. È così dunque che, durante i miei 60 anni di vita, ho conosciuto tre epoche culturali differenti, assai differenti, riferendomi, con ciò, al mio modo di essere credente, di sentirmi Chiesa, di recitare il Credo. Per quasi 20 anni, la mia fede è stata totalmente pre-moderna: la terra era il centro dell’universo presieduto da Dio, Dio era l’Essere e il Signore Supremo, la Bibbia e i dogmi erano stati direttamente rivelati da Dio, il sacro era superiore

La mia chiesa e il mio credo a 60 anni a ogni sfera profana, essere sacerdote era quanto di più grande ci potesse essere, il peccato mortale quanto di più terribile si potesse immaginare, e il papa aveva sempre l’ultima parola. Lo studio della filosofia e della teologia ha portato con sé il dubbio, non privo di angoscia: c’era da riconciliare – non poche volte in

maniera un po’ disperata – la filosofia con la teologia, la fede con la ragione, il teocentrismo con l’antropocentrismo, il potere di Dio con la libertà umana, la grazia con la responsabilità, il sacro con il profano, la trasformazione politica del mondo con la speranza dell’“al di là”, la verità con la tolleranza, la religione con la laicità, l’incarna-

zione unica di Dio con il rispetto delle religioni non cristiane. Dovevo modernizzare il mio Credo. Ma nel momento in cui credevo di esserci riuscito, più o meno durante i miei quattro anni all’Istituto Cattolico di Parigi, un altro mondo si apriva dinanzi a me o, piuttosto, mi veniva imposto. Uno dei detonatori decisivi è stato il

modi in tutte le culture e in tutte le religioni). Ho optato per il terzo modello, non fosse altro che per il motivo che gli altri due mi spingevano in un vicolo senza uscita e senza respiro. Ma il paradigma pluralista era anch’esso a sua volta un salto nel buio, di modo che non trovavo pace. Negli anni successivi, mi sono

Lumen fidei. La luce della fede di Gianfranco Vanzini - È altrettanto importante, inoltre, la connessione tra la fede e il Decalogo. La fede, abbiamo detto, appare come un cammino, una strada da percorrere, aperta dall’incontro con il Dio vivente. Per questo, alla luce della fede, dell’affidamento totale al Dio che salva, il Decalogo acquista la sua verità più profonda, contenuta nelle parole che introducono i dieci comandamenti: « Io sono il tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto » (Es 20,2). Il Decalogo non è un insieme di precetti negativi, ma di indicazioni concrete per uscire dal deserto dell’ “io” autoreferenziale, chiuso in se stesso, ed entrare in dialogo con Dio, lasciandosi abbracciare dalla sua misericordia per portare la sua misericordia. La fede è una sola, perché passa sempre per il punto concreto dell’Incarnazione, senza superare mai la carne e la storia di Cristo, dal momento che Dio si è voluto rivelare pienamente in essa. Infine, la fede è una perché è condivisa da tutta la Chiesa, che è un solo corpo e un solo Spirito. Nella comunione dell’unico soggetto che è la Chiesa, riceviamo uno sguardo comune. Confessando la stessa fede poggiamo sulla stessa roccia, siamo trasformati dallo stesso Spirito d’amore, irradiamo un’unica luce e abbiamo un unico sguardo per penetrare la realtà.

Papa Bergoglio bile.

Dato che la fede è una sola, deve essere confessata in tutta la sua purezza e integrità. Proprio perché tutti gli articoli di fede sono collegati in unità, negare uno di essi, anche di quelli che sembrerebbero meno importanti, equivale a danneggiare il tutto. Come servizio all’unità della fede e alla sua trasmissione integra, il Signore ha dato alla Chiesa il dono della successione apostolica. Per suo tramite, risulta garantita la continuità della memoria della Chiesa ed è possibile attingere con certezza alla fonte pura da cui la fede sorge. La fede rivela quanto possono essere saldi i vincoli tra gli uomini, quando Dio si rende presente in mezzo ad essi. Non evoca soltanto una solidità interiore, una convinzione stabile del credente; la fede illumina anche i rapporti tra gli uomini, perché nasce dall’amore e segue la dinamica dell’amore di Dio. Il Dio affidabile dona agli uomini una città affida-

Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare. La fede fa comprendere l’architettura dei rapporti umani, perché ne coglie il fondamento ultimo e il destino definitivo in Dio, nel suo amore, e così illumina l’arte dell’edificazione, diventando un servizio al bene comune. Sì, la fede è un bene per tutti, è un bene comune, la sua luce non illumina solo l’interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell’aldilà; essa ci aiuta a edificare le nostre società, in modo che camminino verso un futuro di speranza. Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr Gen 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione

della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. In famiglia, la fede accompagna tutte le età della vita, a cominciare dall’infanzia: i bambini imparano a fidarsi dell’amore dei loro genitori. Assimilata e approfondita in famiglia, la fede diventa luce per illuminare tutti i rapporti sociali. Come esperienza della paternità di Dio e della misericordia di Dio, si dilata poi in cammino fraterno. Nella “modernità” si è cercato di costruire la fraternità universale tra gli uomini, fondandosi sulla loro uguaglianza. A poco a poco, però, abbiamo compreso che questa fraternità, privata del riferimento a un Padre comune quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere. Occorre dunque tornare alla vera radice della fraternità. La storia di fede, fin dal suo inizio, è stata una storia di fraternità, anche se non priva di conflitti. La fede ci insegna a vedere che in ogni uomo c’è una benedizione per me, che la luce del volto di Dio mi illumina attraverso il volto del fratello. Quanti benefici ha portato lo sguardo della fede cristiana alla città degli uomini per la loro vita comune! Grazie alla fede abbiamo capito la dignità unica della singola persona, che non era così evidente nel mondo antico. 4^ parte (continua)

impegnato nel compito di dar forma a un paradigma teologico radicalmente pluralista, un paradigma ecologico e liberatore: Dio non è un ente, è l’anima e il cuore dell’universo in espansione e in una creazione permanente senza centro alcuno; è lo Spirito o la Ruah della pace e della consolazione, che geme nell’umanità e in tutte le creature, fino alla piena liberazione, fino alla piena creazione. La nostra specie umana Homo Sapiens, apparsa 200mila anni fa in questo prezioso pianeta verde e azzurro, non è né il centro né il vertice della creazione, e neppure il centro e il vertice di questo pianeta, ma è – né più, né meno – una meravigliosa manifestazione ancora incompiuta della creazione in marcia, con un triplice cervello – quello del rettile, quello del mammifero e quello umano – non coordinato al meglio, che non consente altro che una coscienza ancora dormiente e una pace assai fragile: un giorno scomparirà, come tutte le altre specie, e la vita continuerà a svilupparsi sulla Terra (e anche, probabilmente, su altri pianeti, per quanto ancora non sia

Gesù. Ha vissuto l’indignazione e la pace, la ribellione e la speranza; non si è curato della religione, ma della misericordia; non ha badato alla colpa, ma alla guarigione; non si oppone né lo esclude e neppure lo include

possibile saperne alcunché). E Gesù? Gesù – sia benedetto! – è un individuo ammirevole di questa nostra povera e meravigliosa specie umana; è stato e continua a essere – perché la Vita che viene donata non muore – profeta o sacramento o simbolo o incarnazione della Compassione liberatrice e creatrice; ha vissuto l’indignazione e la pace, la ribellione e la speranza; non si è curato della religione, ma della misericordia; non ha badato alla colpa, ma alla guarigione; non si oppone - né lo esclude e neppure lo include - ad alcun altro sacramento della Compassione divina, e sarà pienamente Cristo o Messia o liberatore, in comunione con tutti i profeti e i liberatori del passato e del futuro, quando tutti i sogni a cui egli dava il nome di “regno di Dio” si saranno compiuti del tutto. Nel frattempo, la vita sulla Terra continuerà: ha ancora dinanzi a sé migliaia di milioni di anni e moltissimi di più in altre galassie e in altri pianeti; e voglio pensare che qui o in un altro luogo appariranno specie che abbiano la capacità di vivere meglio di noi, in una pace più stabile e in una maggiore armonia con se stessi e con tutti gli esseri, per la gloria della Vita o di Dio. (…). *Fonte Adista n.3/2014



Aziende informano Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

- La storia di Cattolica narrata attraverso dieci donne. In queste vite, tra il 1896 e il 1906, si possono specchiare anche i paesi dei dintorni. Sono state raccolte e documentate nel nuovo libro della Banca di Credito Cooperativo di Gradara. Autrice: Giuliana Tomassoli. Il volume sarà presentato l'8 marzo (Festa della donna) al Teatro Regina di Cattolica, con inizio alle 21. Il libro reca anche i contributi di Umberto Paolucci, Ester Sabetta, Alda Ugolini Filippini, Magda Gaetani e Luigi Filippini (che tratteggia le donne della sua famosa famiglia). “Abbiamo accettato con piacere di pubblicare questo libro - racconta Fausto Caldari, il presidente della BCC di Gradara - perché, attraverso il lavoro di Giuliana Tomassoli, regaliamo alla città di Cattolica e ai paesi limitrofi uno spaccato interessante di tante fami-

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“Catulghine”, è il nuovo libro della BCC di Gradara. Scritto da Giuliana Tomassoli

Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511

La BCC di Gradara regala dieci storie di donne l'8 Marzo Dieci storie, con oltre 600 fotografie, celebra la Festa della Donna. Viene presentato l'8 marzo alla Regina, ore 21. Ai presenti viene regalato una copia

Collage con più di cento donne cattolichine

BCC - COMUNITA'

glie cattolichine, all’interno delle quali le figure femminili hanno sempre avuto un ruolo fondamentale”. “Sono storie - afferma Giuliana Tomassoli, l'autrice - di donne, vite dai percorsi unici e

BCC CULTURA

Libro della BCC curato dalla De Nicolò. Sarà presentato per la Fiera di San Gregorio

Nove studiosi per i mille anni di Morciano città mercato

Abbazia di San Gregorio, è qui che iniziarono i primi mercati morcianesi

originali, o esistenze semplici, con i giorni scanditi dai ritmi della vita quotidiana. La necessità, quasi l’urgenza di raccontare mi porta a parlare di donne. Perché dalle donne inizia il ciclo della vita. Donne, uomini, bambini, adolescenti, anziani, mondi diversi da esplorare e raccontare per immagini e parole, fissando sulla carta le testimonianze del nostro tempo e i frammenti ancora recuperabili dei tempi passati”. “Catulghìnie-Donne a Cat-

tolica di Romagna” racconta le storie di dieci donne, nate tra il 1891 e il 1906: la maestra Maria Antonietta Lega, la pittrice Francesca Filippini, le commercianti Olga Patrignani, Beatrice e Bianca Cermaria, e poi le Sorelle Giovannini, Pina Giommi, Dina Pericoli e Giuseppina Gennari”. ”Nel libro - continua il presidente Caldari - le vicende dell’una s’intrecciano alle vicende dell’altra, collegate in un’unica narrazione che si spinge in realtà diverse tra loro

come il mondo della marineria, del commercio e dell’agricoltura. Le protagoniste con il loro carattere, con il loro lavoro e le loro famiglie hanno contribuito a scrivere la storia del nostro paese. Nel racconto emergono, oltre alle protagoniste, le figure di molte altre donne romagnole, provenienti da diverse classi sociali: le loro dinamiche esistenziali contribuiscono a fare scaturire in noi anche profonde riflessioni sociali e antropologiche. I testi sono accompagnati da oltre

seicento immagini che contribuiscono a rendere maggiormente leggibili ed interessanti le biografie e favoriscono un forte effetto di coinvolgimento nelle epoche attraversate (...). “La Banca di Gradara - conclude l'architetto Caldari - è sempre protagonista nella riscoperta e nella valorizzazione di antiche memorie, che andrebbero altrimenti perdute, svolgendo una funzione importante per il mantenimento dell’identità storica del nostro territorio. Possiamo affermare con orgoglio che il nostro Istituto ha sempre creduto nel valore delle donne, considerate una risorsa importante anche per la crescita e lo sviluppo della nostra attività bancaria. ‘Catulghìnie- Donne a Cattolica di Romagna’ è lo splendido dono che la BCC di Gradara offre oggi alle donne e alla città di Cattolica, confermando ancora una volta il suo essere, con sensibilità e attenzione, davvero una banca differente!”.

BCC - EVENTI

BCC, a Roma per Cezanne - E' un libro di 200 pagine che celebra i mille anni di Morciano Città Mercato: 10142014. Edito alla Banca di Credito Cooperativo di Gradara, curato dalla storica Maria Lucia De Nicolò, sarà presentato per la Fiera di San Gregorio, il prossimo marzo. Insieme alla De Nicolò, ci sono gli interventi, nei rispettivi campi, di cinque professori dell'Università di Bologna, Giuseppe Lepore, Enrica Cirelli, Debora Ferreri, Angelo Turchini, Francesca Fiori e di tre studiosi di carte locali: Oreste Delucca, Giovanni Rimondini e Maurizio Casadei. “In questo lavoro - racconta la studiosa De Nicolò - andiamo ad indagare sulle ragioni per le quali le diversità di un

luogo diventano tratti originali che la portano a diventare il centro commerciale della vallata. Grazie alla posizione, è uno snodo della comunicazione stradale e di acqua. E' vitale e strategico, Morciano, dall'antichità più profonda. Collega l'Appennino al mare, alla grande arteria di comunicazione, la via Flaminia. Nel tempo, la borgata di Morciano, sempre contesa da Montefiore e San Clemente, ha raggiunto la sua autonomia amministrativa”. “Per noi della BCC - racconta il presidente Fausto Caldari - aiutare la cultura significa aiutare la comunità a crescere da un punto di vista civico ed economico. Civiltà e sviluppo sono la nostra filosofia”.

I ragazzi alla presentazione del libro: “Pico. Un fotografo a Riccione” Davanti

al Teatro Marcello

- “Con la BCC di Gradara dovremmo andare a Roma soltanto per il mangiare, oltre che per la cultura e lo stare insieme”. E' uno dei commenti della gita d'istruzione tenutasi lo scorso 25 gennaio a Roma all'interno del progetto “Conosci il territorio” . Tappa: alla mostra su Cezanne e gli artisti del '900. Dopo la visita culturale, pausa pranzo. Uno dei due gruppi, si è fermato a Trastevere. In un locale tipico, hanno mangiato spaghetti al cacio e pepe, carciofi alla romana, vino e caffè. Conto: 14 euro. Un prezzo che dovrebbe far riflettere sull'extra-alberghiero della nostra riviera. Da lì poi scarpinata per il Gianicolo (con forse il più bel panorama di Roma), San Pietro, Castelsantangelo e Piazza Navona.


Aziende informano

I titolari, Mari e Italo

Una saletta riservata con tavoli esagonali ni, direzione Pesaro-Cattolica. Dietro ci sono Mari e Italo, due appassionati della ristorazione. Lei è la signora della cucina; lui in sala ad accogliere e consigliare i clienti. Racconta Mari: “Quando avevo vent'anni

- Una sera arriva un tavolo di signore su con gli anni; vicino ai settanta. Cinque di loro, professione cuoche (ma questo lo si saprà soltanto dopo) ordinano i cappelletti in brodo fatti in casa. La caratteristica, dei cappelletti della Mari, è la dimensione: sono piccolissimi. Minisculture. Chiedono della cuoca. Dicono alla signora Mari: “I suoi cappelletti sono più buoni dei nostri. Complimenti.”. Tanti elogi anche nel libro in pelle degli ospiti (fatto dalla signora Mari), che si trova in un angolo della sala. Si legge: “Si mangia da Dio”, “Molto, molto buono. Grazie. Da Mosca una famiglia bellissima”, “Fantastico. Divino!” (in cirillico). E ancora: “Il migliore ristorante. Viva gli gnocchi ripieni e il vino, e il resto”; “Ai

scovati 10. I secondi rappresentano la tradizione: coniglio disossato al forno, castrato alla griglia, tagliata alla griglia. Il vessillo dei secondi, su prenotazione, è l'oca nostrana ripiena al forno. Sempre su richiesta

Si trova quasi allo svalico della Siligata, sulla destra, direzione Pesaro-Cattolica. I piatti sono fatti rigorosamente in casa. Da appuntarsi i tortellini, l'oca ripiena, il coniglio disossato al forno, la tagliata alla griglia, il maialino. Contorni marchigiani, dalle erbe di campo alle patate al forno. Che commenti negl libro degli ospiti

Tortellini piccolissimi

L'oca nostrana ripiena: la specialità

gestori delle ‘Pantere’, simpatici, celeri, cordiali, ospitali. Cibo squisito. Ottima qualità/prezzo. Firmato Legrottaglie. Il commento di Mari e Italo: “C'è qualcuno che mi dice, scherzando, che quelle cose le abbiamo scritte noi”. Il Ristorante Pizzeria “Le Pantere” si trova sullo svalico della Siligata in una tipica casa di due pia-

il mio pensiero fisso era: un giorno aprirò un ristorante, altrimenti non me andrò in pace”. Il sogno è stato realizzato 5 anni fa. Presentano, Mari e Italo, la cucina della tradizione, con un tocco molto personale. I primi sono tutti fatti in casa. I cappelletti piccolissimi rappresentano la bandiera del locale. Altre paste: gnocchi ripieni, ravioli, tagliatelle con i porcini, strozzapreti della casa. Con quest'ultimi c'è un gioco, chi indovina i 12 ingredienti riceve un premio. Una signora ne ha

il maialino. Due prelibatezze. I contorni sono quelli marchigiani. Con i dolci si va sulla tradizione: crostate, ciambelle. Vini. Sangiovese e Trebbiano e poi finestre dalle Alpi alla Sicilia. C'è un piccolo particolare che racconta la passione per le cose ben fatte: il pavimento di marmo antico è uno specchio. Le Pantere Ristorante Pizzeria - Strada Romagna 80 - 61100 PESARO - Cellulare 333.3911199


“Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi, è come se fermasse l'orologio per risparmiare tempo”

Ristrutturare - Costruire - Idee Gli artigiani della casa Margarina, piattaforma petrolifera, gomma masticare, trapano dentistico

Henry Ford

fondale. Sono passati soltanto dieci anni dal primo pozzo petrolifero (1859) e già il mare è la nuova frontiera per i cercatori di «oro nero».

La di autore ignoto, vieneSiattribuita Piero della Francesca, La Città Città ideale ideale (particolare), (particolare) attribuita al Laurana. trova ad aUrbino, Palazzo Ducale Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Leon Batista Alberti... Si trova ad Urbino, Palazzo Ducale

Le scoperte che hanno fatto ‘crescere’ l'uomo 1869 - Margarina Il chimico francese Hippolyte Mègemouries (1817-1883) ha l’incarico da Napoleone III di realizzare un «burro artificiale» da utilizzare nelle campagne di guerra. Dopo anni di prove, rivolte a copiare lo stesso processo che si svolge nella mucca per produrre il latte, brevetta un composto a base di lardo, acqua, latte e mammelle di mucca finemente tritate. Poiché ha un aspetto perlaceo, lo chiama margarina dal greco «margarites» (perla). Un anno dopo MègeMouries verrà fatto prigioniero nella guerra francoprussiana e finirà poi in miseria. Durante la prigionia svela però il segreto della margarina a compagni di cella olandesi, che, tornati in patria, cominciano a produrre il «burro artificiale» insieme ai soci Van den Bergh, capostipiti di quella che sarà una florida dinastia industriale nei settore dell’alimentazione. 1869. Tavola elementi Il chimico russo Mendeleev (1834-1907) ordina per la prima volta gli elementi chimici in base al peso atomico, scoprendo inoltre che le loro proprietà chimiche hanno un andamento periodico. Può così ordinare

gli elementi in righe e in colonne (otto), dove in una stessa colonna sono contenuti gli elementi con proprietà chimiche affini. All’epoca Mendeleev lascia vuote alcune caselle, ipotizzando che debbano essere occupate da elementi non ancora scoperti

e di cui prevede il peso atomico e le proprietà. 1869. Piattaforma L’inventore americano Thomas Rowland deposita il principio costruttivo di una piattaforma marina con apparecchiature per trivellare il

1869. Gomma masticare L’inventore americano William Semple ottiene il brevetto per una miscela di caucciù, zucchero e aromi, il primo «chewing gum». Le prime gomme da masticare, sotto forma di palline, saranno vendute nel febbraio 1871 a Ho-boken nel New Jersey. 1871. Trapano denti Il dentista americano Morrison mette a punto il primo trapano dentistico che raggiunge una velocità adatta allo scopo (800 giri/ min). Il meccanismo è ancora mosso con molle e ingranaggi, finché nel 1874 un altro americano, Green, inventa il trapano dentistico a motore elettrico.



GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA Amarcord Gabicce

- A Gabicce

donale con catenelle. L'amministrazione comunale non ha niente da eccepire su questo nuovo arredo urbano? Attendiamo risposta.

Nozze d'oro per i Perez I coniugi Perez

- Stesso sagrato. Stessa chiesa. Stesso don. Nozze d'oro con sorpresa per Antonio Perez e Pierina Franca lo scorso 26 dicembre presso la chiesa dì “San Giovanni Battista“ di Gradara all’ingresso della Rocca. Qui sono conservate opere d'arte di valore assoluto, tra cui il famoso Cristo ligneo. Antonio e Pierina si unirono in matrimonio 50 anni fa. Ad officiare il rito religioso è stato don Alceo; oggi ha 86 anni ed è ancora in gamba. Un'omelia di grande affetto e ricca di auguri. Come allora, la chiesa era gremita con parenti ed amici; la commozione ha contagiato tutti. Non potevano mancare i gli amici part-

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Mare transito pedi Dorigo Vanzolini

ANNIVERSARI

ner di Perez, il soprano Raffaella De Ponte (che con la sua bella voce ha eseguito “L’Ave Maria” di Schubert, il “Panis Angelicus”. Ed accompagnarla all’organo il bravo prof. Andrea Ruscelli. Don Alceo ha donato agli sposi copia dell‘atto di “Matrimonio” del 1963. Al termine della funzione religiosa, nonostante la grande emozione, Antonio ha sorpreso tutti rivolgendosi ai convenuti: “Ho sempre cantato sia in chiesa che altrove per gli altri, oggi desidero dedicare una romanza a mia moglie, tratta da una bella operetta di Lehar ‘Il paese del sorriso‘”. Con la sua potente voce ha intonato accompagnato al piano “Tu che m’hai preso il cuor”: fiato sospeso e occhi lucidi. Siamo certi che nessuno ha mai assistito ed avuto il piacere di un finale cosi emozionante. Come si conviene, all’uscita della chiesa lancio dì riso ed applausi. Si sono uniti anche i turisti che erano in visita al castello.

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Comitato Vallugola Terra Nostra

Transito pedonale con catenelle LA POLITICA

COMUNITA'

Sindaci, aperte le danze Vela al terzo - Quante liste per il dopo Corado Curti? Quattro-cinque, al momento. La prima certezza è in casa Pd. Il candidato è Domenico Pascucci; niente primarie e niente divisioni interne, almeno in superficie. Altra certezza è la discesa in campo di Giuseppe Cucchiarini, già assessore in quota Rifondazione comunista. Venne poi cacciato da Curti. Guida, Cucchiarini, una lista civica, “Gabicce del popolo“, di giovani sostenuta da Rifondazione comunista, verdi ed un neonato Co-

mitato cittadino referendario. Afferma Cucchiarini: “La nostra lista è composta da giovani di valore che non si riconoscono nei principi del Pd. Anzi, ne siamo l'alternativa”. Ancora in alto mare il papabile di Rinnova Gabicce, che cinque anni fa mise in campo Milena Scola. Al momento, non ci sono nomi e cognomi. Stesso discorso per il centro-destra. Numerose riunioni, ma ancora non è stato indicato chi ne vestirà la casacca. Come sopra per il movimento 5 stelle. In ogni caso, non ci sarà la noia, a Gabicce Mare.

- Il Circolo dei marinai ANMI di Gabicce Mare, 200 i soci, ha esposto una rappresentazione delle storiche Vele al Terzo. Il presidente del Circolo Claudio Gianmarchi ed il nocchiero Antonio Caldari raccontano che negli anni passati, prima dell’avvento del motore sulle barche. Questo tipo di vele servivano anche per essere riconosciute da terra dai rispettivi familiari mentre erano a largo intente alla pesca, a vista dal molo, o al rientro in porto. La vela al terzo, o da trabaccolo, è una vela aurica utilizzata su tutto l’Adriatico ed era definita anche da taglio, essendo quasi perpendicolari alla linea di barca il vento poteva lavorare su entrambe le facce. Il nome derivava dalla sua forma trapezoidale che aveva il lato più corto rivolto verso prua ma anche dal punto in cui l’antenna (legno superiore della vela) era

Amarcord Gabicce

fissata al pennone e cioè ad un terzo della sua lunghezza a partire dalla estremità prodiera. Alcuni invece dicono che il nome derivava dalla lunghezza della drizza, che nella terminologia nautica significa una cima utilizzata per issare le vele. La vela al terzo era così chiamata perché era un terzo della lunghezza totale della drizza. I primi esemplari della vela al terzo sono stati notati sulle giunche cinesi e Marco Polo, nel “Milione”, ne ha dato larga documentazione. Le barche che utilizzavano le vele al terzo erano barche a fondo piatto che pescavano in particolar modo sardelle in estate, utilizzando però la pesca a strascico in inverno quando la pesca era scarsa. Gian Franco Traina

di Dorigo Vanzolini

In piedi da sinistra: Paolo Arduini “Bucc”, Federico Franchini “Fredi”, Olimpio Franchini, Giorgio Arduini, Silvio Branchesi, Tito Franchini (in basso), Antonio Prioli, Giancarlo Franchi, Oscar Gasperi, ? (un turista romano), Maurizio Morini, Fabio Leonardi. Gabicce Mare, metà anni 50. (Provenienza Gianfranco Franchini, didascalia realizzata insieme agli amici del Circolo A.N.M.I. di Gabicce Mare)


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SAN GIOVANNI

Centro sociale da grande occasione. L'associazione è un'altra eccellenza marignanese COMUNITA'

Moto Club Vanni, una festa l'annuale pranzo sociale

San Giovanni

Pacassoni, il basket come impegno sociale - Cena sociale per il Gruppo volontariato per handicap “Davide Pacassoni”. Si è tenuto lo scorso 20 dicembre dicembre al ristorante-pizzeria L'Usignolo”. E' la classica chiusura di fine anno. E' anche l'occasione per il bilancio del 2013. Le entrate ed il fondo cassa era di 15mila euro. Le uscite sono state di poco più di 11mila euro. E' stato sostenuto l'attività di pallacanestro per disabili, alcune famiglie bisognose. L'avanzo di cassa con il quale si va ad incominciare nel 2014 è di 3.800 euro. Il presidente dell'associazione “Davide Pacassoni” è Lino Pacassoni.

- Iscritti da dovunque: Morciano, Misano, Riccione... Il Moto Club “Vanni” è una delle eccellenze marignanesi. Di cui essere fieri. Lo presiede Pasquale Rossi. Il Club è prima di tutto la gioia di stare insieme. Poi è anche competenze e conoscenze. Infine, eventi. Il moto-autoraduno di maggio è un piccolo classico. Lo scorso 26 gennaio si è tenuta l'annuale cena sociale. In circa duecento (180 sono gli iscritti), si sono trovati a tavola al Centro sociale (ex dancing “Moderno”). Ai fornelli, le signore dei soci. Dalla cucina,

profumi ed odori della nonna. Menù della tradizione: tagliatelle al ragù con piselli, grigliata romagnola, patate al forno, dolce e frutta. Alle pareti di quello che un tempo era il palco, campeggia un grande cartello con la scritta in rosso. Nel messaggio lo spirito del club: “E' menù l'è sempre e stes. La cherna l'è de macler, se avì qualcosa da dì, l'avuched l'è Franco Migani”. Le travi in cemento armato e gli aspiratori del locale sono stati dipinti col tricolore nel 2011, per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Bella idea.


SAN GIOVANNI Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444

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In lizza Mimmo Landi, Claudia Montanari e Daniele Morelli. Al voto il 2 marzo re se ci sono le condizioni per condividere un percorso insieme. Sono convinta che la vera innovazione sia nel metodo di fare politica per questo mi sono impegnata per l’affermazione anche a livello locale delle idee di Renzi che mi ha visto essere delegata all’assemblea Nazionale del PD in rappresentanza della provincia. Meritocrazia, ed efficienza de-

LA POLITICA

- Mauro (Mimmo) Landi, Claudia Montanari e Daniele Morelli sono i candidati alle primarie a sindaco del centrosinistra. I simpatizzanti sono chiamati a scegliere il 2 marzo. Ecco chi sono e perché essere votati nelle loro parole. Mimmo Landi. “Ho accettato di candidarmi perché sento di poter fare qualcosa per il mio paese, in particolare per avviare un volano turistico con importanti ricadute sul lavoro e sulla economia in generale, con effetti positivi anche sulle frazioni. Un’azione che passa attraverso il coinvolgimento della gente tramite le associazioni di categoria ed il volontariato e la riqualificane del centro storico e di via l Mare, ingresso e ‘luogo’ di presentazione del nostro territorio. I servizi erogati dal comune sono di buona qualità, vanno mantenuti cercando di ridurre la pressione fiscale. Sono un architetto di 55 anni, sposato con quattro figli, svolgo principalmente consulenze di urbanistica e paesaggio presso i comuni, in particolare ho un lungo rapporto di lavoro con il comune di Coriano. Perché votarmi? Se dovessi pensare ad uno slogan per la campagna elettorale, direi: credibilità e cambio di passo. La credibilità mi viene dai miei dieci anni di volontariato nella Atletica Consolini (ho allenato fino a 110 ragazzi), dodici anni nella Pro Loco, di cui sono stato Presidente del Comitato Promotore e socio fondatore. Nel periodo del mio assessorato alle attività

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Da sinistra: Mauro (Mimmo) Landi (presidente della Pro Loco), Claudia Montanari (vice-sindaco) e Daniele Morelli (assessore)

Pd primarie, corsa per tre produttive, tra il 1990 ed il 1995, nascono: La notte delle Streghe, Il vecchio e l’Antico e ritorna a splendere la Fiera di Santa Lucia. Ho preso coscienza delle problematiche del mondo della scuola in quanto per circa dieci anni sono sono stato componente del consiglio d’istituto comprensivo di San Giovanni. Sono amante delle tradizioni e degli antichi valori che mi servono per comprendere il presente e progettare il futuro. Sono attualmente Presidente della Pro Loco San Giovanni in Marignano, che ha svolto e svolge, in collaborazione con il comune, numerose attività di promozione turistica e culturale che vanno dal concorso canoro denominato festival sotto le stelle fino alla pubblicazione di libri sulla nostra memoria. Votatemi perché sono innamorato del mio paese”. Claudia Montanari “Ho riflettuto a lungo su tale

decisione, determinandomi ad accettare tale sfida in ragione dell’amore per il mio paese e delle tante e convinte sollecitazioni, soprattutto dei cittadini, che ho ricevuto in questi mesi. Sollecitazioni che mi hanno convinto a mettere a disposizione il mio impegno per la comunità Marignanese. La mia è una candidatura che nasce dal cuore e dalla testa. Dal cuore perché tengo molto al territorio in cui sono nata e in cui vivo e di cui mi interessano fortemente i destini. Dalla testa, perché pur conscia delle difficoltà crescenti dell’amministrare sono sicura di potermi spendere positivamente per il mio Comune con entusiasmo e determinazione proponendo ai miei cittadini non sogni ma progetti sostenibili e realizzabili. Sono fiera dell’esperienza vissuta come assessore nell’amministrazione Bianchi con le deleghe alla cultura, giovani e servizi sociali. Grazie a questo ho maturato la convinzione che l’innovazione vera

sta nel fatto che una comunità veramente avanzata non possa permettersi di lasciare indietro nessuno .Per me è stato un onore poter servire la mia città e vorrei continuare a impegnarmi per il bene dei Marignanesi imprimendo un nuovo verso al fare amministrativo dei prossimi anni pur nel solco di una tradizione di buona amministrazione che ha alle spalle il centrosinistra nel governo della nostra città. Credo fortemente nel confronto con i cittadini come metodo per rinnovare il fare amministrativo senza dimenticare la storia e i valori di una comunità come la nostra che dei servizi al cittadino e del generoso apporto delle numerose associazioni presenti sul territorio ha fatto il suo punto di forza. Penso inoltre che il dialogo e l’apertura siano valori irrinunciabili per chi si candida ad amministrare una città. Per questo cercherò seriamente il confronto con le altre forze politiche che si riconoscono nei valori del centro sinistra per valuta-

vono essere i nuovi valori della politica per questo credo che il politico per essere libero di scegliere il meglio per i suoi cittadini debba avere un propria professione e mantenere il proprio lavoro, affinché la politica non diventi un mestiere ma un periodo transitorio al servizio degli altri. Per concludere confido che “il meglio deve ancora venire”. Daniele Morelli “Grazie alla fiducia di cui fino ad oggi mi hanno onorato i marignanesi ho potuto provare l’entusiasmante esperienza di fare l’amministratore pubblico. L’ho fatto mettendo a disposizione quella che ritengo sia la mia dote migliore: la capacità di ascolto e di dialogo. L’ho fatto con la convinzione che la funzione principale di un amministratore è di garantire in primo luogo sicurezza alla propria comunità. Dove per sicurezza non intendo esclusivamente quella che classicamente viene abbinata all’ordi-

ne pubblico (che pure è un problema) ma soprattutto la sicurezza che ogni individuo prova quando sa di non essere solo. Di non doversela cavare da solo. Per questo ritengo obbiettivo fondamentale la coesione sociale come presupposto del senso di appartenenza alla comunità. Non ho mai creduto in passato, e tanto meno credo ora, né all’autosufficienza nè alla semplificazione dell’uomo, o donna che sia, solo al comando. E questa convinzione, man mano che ho maturato la mia esperienza di amministratore pubblico è via via stata confermata dai fatti. In questi anni ho potuto imparare che la prima risorsa di un comune è costituita dai propri cittadini, singoli, o organizzati in associazioni, comitati, categorie. Non è un caso che gran parte delle soluzioni che nel tempo si sono trovate a singoli problemi di San Giovanni si siano trovate con il coinvolgimento diretto dei cittadini. Oggi lo sappiamo tutti siamo in un momento di straordinaria difficoltà che per l’appunto genera insicurezza e quindi grande preoccupazione in tutti noi. Un momento così straordinario al quale non si può pensare di rispondere con i mezzi ordinari, trascinando consolidate prassi amministrative. Anche in un comune come il nostro, che pur è stato ben amministrato e che dal dopoguerra ad oggi ed è stato in continua crescita, non basta più ‘fare come si è sempre fatto’. C’è la necessità di prendere atto che il mondo è cambiato e che dobbiamo attrezzarci, ma tutti insieme, per una nuova fase. E’ con questa fiducia in San Giovanni, nei suoi cittadini, che ho preso la decisione di candidarmi, pur in un momento dove fare l’amministratore pubblico è difficile.


Gli itinerari della buona tavola L'elogio del gobbo di San Vito Il bellissimo fiore del cardo

- Il Gobbo di San Vito. Quando l’ho visto non ho avuto dubbi, ma una incrollabile certezza: è lui! Bello, bianco-avorio, diritto, dalle costole larghe e chiuse, invernale quanto basta, riservato ed anche un tantino timoroso, alto e slanciato, cresciuto con amore nelle terre alluvionali e sabbiose del Marecchia simile al sedano, ma appartenente alla famiglia dei carciofi, è lo splendido Gobbo di San Vito, in italiano Cardo. In Romagna, la varietà è detta Spadone, (nomen omen), e nell’area a nord di Rimini trova la sua dimensione migliore. Solo il cardo di Nizza Monferrato in Piemonte, può competere con il nostro. Loro, i Piemontesi, lo usano per la bagna

càuda, una salsa a base di aglio, olio extravergine e acciughe, dove intingono vari tipi di verdure di stagione. Noi, sanguigni figli del garbino lo mettiamo in padella con la salsiccia possibilmente di mora romagnola. Il cardo ha pochissime calorie ed un indice di sazietà piuttosto elevato; contiene una molecola importante, la silimarina, con eccellenti proprietà stimolanti e protettive per il fegato. Dopo il cappone erotico che è stato graditissimo, è tempo di gobbi! Pretendete il migliore: quello di San Vito. Enrico Santini


MORCIANO Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836

- Addio ad un bel pezzo di Morciano, affermano Franco e Massimo, un cattolichino ed un morcianese. Mario Polverelli se n'è andato lo scorso 2 febbraio, dopo una breve malattia. Pochi mesi fa era scomparsa la moglie Guerrina. Lascia due figli, Roberto e Alessandro Aveva 80 anni. Prima ancora che essere il fotografo di Morciano e della Valconca, Polverelli era lo storico di queste terre. Aveva archiviato e catalogato “tutte” le fotografie su Morciano, i morcianesi e la Valconca. Un fondo preziosissimo, con migliaia di scatti capaci di raccontare più di tanti libri e parole. Mario Polverelli ha lasciato cose bellissime: tre libri su Morciano, alcune mostre per i suoi decennali. Aveva collaborato con tutte le testate della provincia di Rimini: l'Ape del Conca, il Carlino, la Valle, la Piazza... In quasi tutti i libri di storia locale ci sono le sue istantanee. Da più di 50 anni aveva bottega in via Pascoli. I cinefili più sofisticati avranno visto qualche anno fa “Lisbon Story”, il film del regista Wim Wendes in cui si narra la storia di Philip Winter, un tecnico del suono che si reca per le strade di Lisbona per registrare le tracce audio da utilizzare poi per un film. Winter si aggira nella città munito di un apparecchio per la registrazione delle “musiche” ambientali, catalogava il materiale acustico raccolto durante il giorno, finendo per venire quasi stordito dalla potenza di quei suoni.

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Si è spento lo scorso 2 febbraio dopo una breve malattia. Pochi mesi fa era scomparsa la moglie Guerrina

Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836

Addio a Mario Polverelli, storico dell'amata Morciano Professione fotografo, aveva raccolto e catalogato “quasi” tutte le istantanee della storia di Morciano. Pubblicato tre libri, collaborato con tutte le testate della provincia. Mostre. Disponibile, ironico e goliardico

Mario Polverelli (23.11.1933 - 2.2.2014). Il sindaco Claudio Battazza e l'assessore Evi Giannei gli consegnao le chiavi della città

AMARCORD Per i tanti che lo hanno conosciuto Mario era simile al personaggio del film: ogni frammento di Morciano, e non solo di Morciano, veniva dal celebre fotografo “catturato” in un fotogramma e gelosamente custodito nel suo sterminato archivio fotografico che da due anni occupa quasi interamente il piano superiore della sua villetta di via Violina. Mario se ne è andato a 80 anni compiuti domenica mattina, 2 febbraio. Al suo capezzale il giorno

prima aveva ricevuto la visita di qualche amico della sua storica e goliardica compagnia: “Quelli del sabato”, il gruppo che si riuniva appunto il giorno prima del dì di festa a pranzo, spesso presso la trattoria “Adriana”. Mario Polverelli aveva trascorso circa sessant’anni della sua esistenza a catturare le immagini che “rubava” in giro per la Valconca, in particolare nella sua Morciano. I soggetti preferiti erano la Fiera di San Gregorio, il Pastificio Ghigi e i tanti, tantissimi personag-

gi stravaganti, che tra gli anni '60 e '70 si aggiravano indisturbati per “E paes di zengane” (così era noto nel circondario quella che poi nei primi del '900 è divenuta la “Capitale della Valle del Conca”). Nel suo obiettivo sono finiti Checco, Scìrol, Tabaren, la Carioca. Oggi non saremmo più in grado di dare un volto a questi personaggi legati al mito della “Morciano vecchia”, un luogo sospeso tra la fantasia e la realtà, che assumeva sempre nuovi colori grazie ai racconti che si tramandavano di padre

in figlio. Mario però non negava a nessuno una foto, fotografava quasi in modo maniacale lo stesso soggetto più volte. Uno degli avvenimenti che poteva concedere le maggiori emozioni, era passare davanti alle sue bacheche allestite durante la Fiera di San Gregorio, quando il suo negozio in via Pascoli era ancora aperto. Venire catturato dalla macchina fotografica di Polverelli per essere messo in bella mostra nella sua vetrina, per il cittadino morcianese era motivo di assoluto orgoglio. Al cittadino comune sembrava la sua smania di fotografare un po’ ripetitiva ma il grande Mario, già allora, aveva la consapevolezza di ciò che avrebbe lasciato ai posteri: un archivio di migliaia di immagini a testimonianza di un secolo di storia della Valle del Conca. Ciò che forse ai più è sfuggito era il grande senso artistico di Mario Polverelli. I primi piani estremamente espressivi, il suo primo bianco e nero, per altro accompagnato dalla

stampa su carta che i primi stempi realizzava in proprio, lo facevano un po’ l’Henri Cartier-Bresson di Morciano. Come non era poi da sottovalutare poi la sua fine ironia. Polverelli si divertiva ad immortalare i notabili del paese in pose ironiche; mettevano in risalto lo spirito fieramente borghese del morcianese della seconda metà del '900. Mario aveva chiuso con grande dolore il suo negozio-studio fotografico poco meno di due anni fa. La scorsa estate era rimasto vedovo e, due giorni alla settimana, veniva con la Panda a Morciano per prendersi cura della sua creatura: l’archivio fotografico ed il cappuccino con pasta dagli amici Gianni e Carlo Ghigi.. Circa cinque anni fa la cittadina, in collaborazione con la Banca Popolare Valconca, aveva pubblicato tre volumi con parte della sua raccolta fotografica. Mario, nella sua grande umiltà, non aveva mai smesso di ringraziare per il regalo della sua comunità. Non capiva bene il perché di quell’omaggio. In fondo, la sua era una specie di missione: inquadrare, fotografare, conservare e catalogare. Una missione, secondo Polverelli, non doveva ricevere troppe riconoscenze. Doveva essere portata a termine sino all’ultimo giorno, sino a quando il suo indice destro sarebbe stato in grado di catturare con un “click” una piccola porzione di quello sterminato amore che aveva per la sua Morciano. Che la terra gli sia lieve. B. N.

Giordano Leardini: “La solitudine dei nonni in teatro”

Compagnia “Noi ci proviamo” in posa - Anche quest’anno come tutti gli anni all’apertura della stagione teatrale dialettale l’associazione culturale mette in scena la commedia inedita di Giordano Leardini dal titolo “ Am so’ sveg in paradis”. E' il seguito della commedia messa in scena nel 2006 “A so' proprie un quaion”. La rappresentazione racconta, con delicatezza e humour, la vita quoti-

diana delle persone diciamo “troppo grandi” ed è dedicata a tutti gli anziani che vengono “parcheggiati” nelle case di riposo. La commedia offre spunti di riflessione sugli atteggiamenti di emarginazione messi in campo dalla società e, spesso dalle stesse famiglie, nei confronti dei più deboli. Gli appassionati del teatro dialettale e tutti quelli che vo-

gliono passare una serata all’insegna del buonumore possono andare a teatro: l’8 di febbraio a Saludecio Teatro Verdi (ore 21), il 15 di febbraio a Morciano di Romagna Centro Parrocchiale (sempre alle 21), il 22 di febbraio a Montefiore Conca, teatro Malatesta, il 9 marzo a Morciano di Romagna, Padglione Fieristico (ore 21).


50 Via Cà Bacchino 2 San Clemente LA LETTERA

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Ideati da Giovanni Cenni. Lo scorso anno le case morcianesi furono “portate” a New York

LA LETTERA

“Riunione M5S, ero presente in qualità di cittadino responsabile” Mario Garattoni

“Ho fondato l'Avis, sono stato presidente e nessuno mi ha invitato a parlare per l'inaugurazione del monumento di Corsucci” - Vorrei fare un commento in merito alla foto di gruppo dei partecipanti all'inagurazione della scultura dedicata all’AVIS su iniziativa della sezione di Morciano. A quella bella manifestazione era presente il fondatore dell’AVIS di Morciano (il sottoscritto nel 1960) e presidente per molti anni. Non ho ricevuto nessun invito a dire qualcosa in questa iniziativa, né a far parte della foto ricordo. Mario Garattoni

MORCIANO

- Con la presente, in riferimento all’articolo pubblicato su “la Piazza” nel numero di gennaio a pagina 53, con titolo “Sindaco, c’è anche il M5S”, Vengo citato tra i fondatori del neonato Movimento, ritengo corretto rettificare quanto riportato, in quanto ero presente alla serata, come un consapevole e attento Cittadino Morcianese. ritengo sia un dovere civico partecipare alla vita sociale della nostra comunità, credo che sia questa la giusta strada per crescere insieme. Inoltre, la mia presenza era avvalorata dal fatto che sono attivo nel commercio (faccio il ristoratore), quindi, compatibilmente agli impegni di lavoro, anche in qualità di consigliere all’Associazione Ristoratori Valconca, cercherò di non far mancare la mia presenza ai vari incontri pubblici delle varie coalizioni come libero cittadino. Mauro Riceci

La Moca “porta” al Sigep i portici di Morciano

I portici del Comune di Morciano hanno ispirato lo stand della Mopca al Sigep 2014. L'esterno e l'interno. Si noti anche la grande scritta “Murcen”, che suona bene in ogni pronuncia

- ”Vieni con me dentro, laggiù”. Una volta arrivati: “Guarda, che cosa ti dice questo stand?”. “Porca miseria, sono i portici del Comune di

Morciano! Bella idea”. Dunque forse il simbolo di Morciano più importante (di certo uno dei palazzi più eleganti del Riminese) ha carat-

terizzato lo stand della Moca lo scorso gennaio durante il Sigep, la massima fiera mondiale del gelato. Sono passate circa 175mila visitatori. Non solo, ma fuori campeggiava anche la scritta “Murcen”, come marchio di una panineria bio. Ed è qualcosa di fatidico perché in dialetto, “Murcen”, suona con un fascino internazionale. Meglio

che in italiano. La Moca (acronimo Morotti-Casadei) è una delle aziende leader italiane per ingredienti per gelateria, forni e pasticceria. Lo scorso anno presentò le case di Morciano in versione Little Italy, New York. Ideatore degli stand: Giovanni Cenni, un creativo morcianese con bottega a Cattolica. E l'anno prossimo?

Ponte sul Conca, messa la prima pietra Iter partito Ombre all'orizzonte. San Clemente non haneli 2002 soldi NUMERI

L'opera dovrebbe essere realizzata in un anno e mezzo (330 giorni lavorativi)

- L'iter del ponte sul Conca è partito nel 2002 e qualche politico lo aveva anche quasi inaugurato. L’importo complessivo dei lavori è attorno ai 10 milioni di euro, è così suddiviso: Regione Emilia-Romagna: 48%; Provincia di Rimini: 28 Comune di Morciano: 13 Comune di S. Clemente: 11%

VIABILITA'

- Un'ombra all'orizzonte per la costruzione del ponte sul Conca. Sembra che il Comune di San Clemente non abbia il danaro e la capacità di contrarre mutui per sostenere la sua quota, pari all'11 per cento dell'importo totale, valutabile oltre i 2 milioni di euro, di un'opera che sulla carta dovrebbe costare attorno ai dieci milioni. Lo scorso 26 marzo i vertici della Provincia di Rimini e i sindaci di San Clemente, Cristian D'Andrea e di Morciano, Claudio Battazza, hanno ufficialmente consegnato il cantiere. Dal 26 marzo, alla consegna dell'opera, sono previsti 330 giorni di lavoro, circa un anno e mezzo. Ha detto il presidente della Provincia Stefano Vitali: “Stiamo per realizzare una delle opere

più importanti per la Provincia. Non c'è mai stato un problema di soldi bensì di burocrazia ed è uno scandalo vero e proprio se pensiamo che quest’opera è stata pensata nel 2002”. Sulla carta un’opera “attraente anche da un punto di vista architettonico” ha fato notare l’ingegnere della Provincia, Giovannino Vittori. “L’obiettivo – precisa la Provincia - è quello di alleggerire il centro di Morciano da tutti i problemi ambientali connessi con il traffico di attraversamento, trasferendolo sulla nuova arteria ed assicurando nello stesso tempo i collegamenti con i forti generatori di traffico esistenti nella vallata”. L’opera andrà a costituire la naturale prosecuzione del collegamento fra l’Autostrada A14 e la

Il rendering del ponte Valle del Conca, tanto da poter fruire del contributo Regionale trattandosi anche di un importante collegamento con la Repubblica di San Marino raggiungibile tramite la SP 18. Il lavoro se lo aggiudicò il 5 aprile 5 del 2011, il Consorzio Stabile CO.I.R. e da Rizzi-Zuin & C ERRE Zeta, un raggruppamento temporaneo d’impresa che garantisce di realizzare l’opera con 6.786.700,42 + iva. La nuova bretella è ubicata per la gran parte del tracciato nel

Comuni di San Clemente e per un breve tratto, in quello di Morciano, si sviluppa per complessivi 2.740 metri, con l’opera di scavalcamento del fiume Conca di lunghezza complessiva di metri 220. La strada ha inizio dalla S.P. n. 35 al Km 7+900 dove viene realizzata una rotatoria, piega verso nordest e dopo un tratto di circa 380 m sovrappassa il rio Acqua Dolce per poi, dopo circa 120 m andare a svincolarsi mediante rotatoria con l’accesso all’opificio “Ceramica del Conca. Prosegue poi nel-

la medesima direzione mantenendosi sulle aree degradanti verso il fiume a valle del nucleo di Cà Renzino, dove dopo circa 700 m sovrappassa con un secondo manufatto il Rio Acqua Viola. Successivamente il tracciato piega leggermente verso Nord per andare a realizzare dopo 160 m l’intersezione a rotatoria con la via Maggio e dopo altri 410 m l’ intersezione sempre a rotatoria con la strada vicinale Pian del Vaglia, a ulteriore collegamento con la zona produttiva di San Clemente.

Il tracciato prosegue poi in direzione sud est per altri 580 m circa, poi inizia l’opera di scavalcamento del fiume Conca, della lunghezza complessiva di circa m 220, sino a terminare, dopo circa 170 m con una rotatoria sulla S.P. n. 17 variante al Km 3+130, in Comune di Morciano di Romagna. Il progetto è opera dell'ingegnere morcianese Andrea Forlani dello studio geologia Sgai, fondato da Duccio Forlani, è tra i maggiori d'Italia.


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Quattro appuntamenti dall'8 febbraio al 2 marzo: Wu Ming, Benvenuto, Missiroli, Abate

CULTURA

Bpv, quattro libri per il millenario

Cultura, grandi scrittori a Morciano

Lo storico Oreste Delucca

Filippo Ghigi, assessore alla Cultura

LA CULTURA

- Il 2014 è il millenario di Morciano; se ne celebra il primo documento. Sono in programma numerosi libri che ne raccontano la storia. Quattro dei quali vengono pubblicati col sostegno della Banca Popolare Valconca. Editi da Panozzo, il primo porta la firma del segugio degli archivi, Oreste Delucca, neo-vincitore del premio Sigismondo d'oro. “Mille anni di mercato a Morciano”, il suo tema. “Il municipio romano del Conca e il castello medioevale di Conca” è l'argomento delle pagine vergate da Vit-

torio Lombardi. Enrico Cirelli invece racconta “Gli scavi di San Pietro in Cotto e il territorio di Morciano dall’età romana al medioevo”. Chiude il quadro della Banca Popolare Valconca il noto dantista Angelo Chiaretti. “Dante e San Pier Damiani: l’abbazia di San Gregorio in Conca” il suo argomento. La prima opera, quella di Oreste Delucca, viene presentata presso la Sala Valconca, in via Colombari 4, Morciano di Romagna giovedì 27 febbraio alle 20,30.

- Titolo: “Itinerari Letterari. Storie di luoghi dalla pagina alla voce”. A Morciano – sala del Lavatoio – dal 9 febbraio al 2 marzo. E' una nuova rassegna di incontri con gli autori promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Morciano di Romagna, in collaborazione con la Biblioteca comunale “G. Mariotti” e il sostegno di Banca Popolare Valconca. Racconta Filippo Ghigi, assessore alla Cultura: “Da tempo i soggetti coinvolti lavoravano per far nascere questa iniziativa per dare un contributo al forte interesse nei riguardi della scrittura e della lettura che si vive a Morciano, catalizzato e rilevato

in particolare dalla sua biblioteca”. “Esistono - continua Ghigi diversi Gruppi di lettura attivi che convivono sul territorio, inoltre i prestiti librari sono cresciuti in maniera consistente in questi ultimi anni e la qualità dell’offerta libraria della stessa biblioteca è molto valida. Si è deciso quindi di puntare su di un ulteriore momento di confronto e aggregazione dando la possibilità a tutti coloro che amano leggere di incontrare

alcuni dei loro scrittori preferiti”. Quattro incontri con quattro prestigiosi autori. Primo appuntamento, domenica 9 febbraio, con Wu Ming 1, che presenta al pubblico “Point Lenana”. Si prosegue, domenica 16 febbraio, con Sandro Bonvissuto e il suo “Dentro” (vincitore del Premio Chiara 2013). Il 22 febbraio, è di scena Marco Missiroli e il romanzo

“Il senso dell’elefante” (vincitore di numerosi premi fra cui il Premio Campiello - Selezione Giuria dei Letterati 2012). Chiudere il sipario, domenica 2 marzo, Carmine Abate (vincitore del Premio Campiello 2012) che presenterà il suo ultimo romanzo “Il bacio del pane”. Gli incontri sono condotti da Emiliano Visconti, esperto di editoria e curatore della rassegna e arricchiti dai commenti musicali di Filippo Dionigi. Dalle 21, sede della rassegna, a ingresso libero, è la Sala del Lavatoio, in Via Concia n. 18. Info: Biblioteca “G.Mariotti”, Via Pascoli n. 32 – Morciano di Romagna – Tel./ fax: 0541-987221, e-mail: biblioteca@morciano.it



MORCIANO

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Un modello. Al coraggioso intellettuale è dedicato la scuola di Morciano - Nell’ottantottesimo anniversario della perdita di un grande italiano, che il 15 febbraio 1926, a soli 25 anni, moriva nell’ospedale di Neully-sur-Seine, presso Parigi, vittima della persecuzione fascista contro la sua incrollabile coerenza di vita e di fede nella libertà contro il sopruso, dedico questo articolo su Piero Gobetti ai giovani studenti. Sono passati tanti anni e le nuove generazioni possono essere anche scusate se non sanno chi sia

giovane? La sua tensione morale, la storiografia della sua opera feconda di scrittore ed editore in così breve spazio di vita? Quanto inquietano l’animo nostro di persone che abbiamo avuto la fortuna di superarlo il fascismo e di vivere poi in uno Stato democratico? E’ importante il suo pensiero e la sua azione, che ebbero la capacità di conciliare le idee dell’ascesa socialista delle masse, con quella parte avveduta del pensiero libera-

Piero Gobetti

Mario Missiroli, Enrico Pea, Eugenio Montale. Inoltre traduce dall’inglese e pubblica alcune opere del pensiero liberale anglosassone di John Stuart Mill (che io esorto i giovani studenti a cercare e studiare questo grande economista, filosofo e uomo politico del XIX secolo, grande pensatore inglese di indirizzo radical-liberale, il cui corposo volume “Sistemi di logica” è un classico delle cosiddette “Leggi del

Gobetti e i ragazzi di Morciano LA CULTURA stato questo giovane grande personaggio dello scorso secolo. E’ utile però, a parer mio, conoscere l’esistenza delle persone di grande spessore intellettuale, dalla vita irreprensibile e vittime della violenza politica, che ci hanno preceduto. Gobetti era nato a Torino nel giugno 1901 e la sua adolescenza ed inizio di gioventù è carica di un intenso impegno nel campo della cultura, del giornalismo, della politica. Il tutto ad ampio raggio. Questo giovane è una alta figura di intellettuale liberale che lascerà nella storia del ‘900 un segno indelebile della sua presenza, non solo come pensatore, ma anche come organizzatore di cultura. Lui anticipa volontariamente la conclusione degli studi liceali con l’esame di maturità a 17 anni, mentre già fondava e dirigeva il periodico “Energie Nuove” , promuovendo patriottismo e sentimenti democratici che erano propri del professor Gaetano Salvemini. Con la sua produzione giovanile scriveva di “...voler portare una fresca onda di spiritualità nella gretta cultura di oggi [...] non c’è mai momento opportuno per lavorare seriamente”. Le sue idee che esprime quale penna arguta ed anche sapiente, si avvertono molto vicine alla rivista “L’Unità” del Salvemini ed alle idee del suo insegnante professor Luigi Einaudi, sul senso di: liberalismo, liberismo e libertarismo, che è il suo concetto ideale. Si iscrive a 17 anni, nell’ottobre 1918, alla Facoltà di Giurisprudenza, in quell’ateneo torinese ove da liceale aveva già seguito i corsi di letteratura, arte, filosofia. Si laurea a 21 anni, a pieni voti con un tesi su “La filosofia politica di Vittorio Alfieri”. Il suo continuo impegno è denso di attività: studia il russo ed il francese, diventa editore e, dall’esperienza dei rivolgimenti politici in Europa, coglie il segno di una sua inquietudine interiore. Nel febbraio 1920 smette di pubblicare “Energie Nuove”, spinto dalla necessità di pensare ad una elaborazione politica nuova le cui luci gli appaiono in tutta la loro evidenza con i fatti di settembre, con l’occupazione delle fabbriche torinesi. Allarga il suoi orizzonti culturali, conosce personalmente Antonio Gramsci che stima e ne viene da lui apprezzato e gli pubblica

di Silvio Di Giovanni anche, quale editore, alcuni suoi articoli. Nel 1922 fonda il settimanale “Rivoluzione Liberale”, con un programma denso dei suoi risultati sulle ricerche storiche e sulle idee di azioni politiche. La sua ricerca è indirizzata a rintracciare quale che siano state le radici del Risorgimento Italiano partendo dalla cultura del Piemonte nel ‘700 e nell’800. Lui giudica che vi sia stato un fallimento nel programma risorgimentale in quanto realizzato con quasi l’esclusivo apporto di capi demiurghi, con la quasi totale assenza di una élite intellettuale e proletaria di forze suscitatrici di spiritualità ed innovazione e contro il paternalismo. Così, secondo Gobetti, doveva innovarsi la missione risorgimentale. Così non era stato. Lui vide di conseguenza nella nascita del fascismo la incarnazione di tutto ciò che di negativo ed insufficiente era insito nella nazione italiana. Lo combatté coraggiosamente fin nelle sue radici, con una dirittura morale e civile, tipica delle persone rette ed intransigenti. Poi, gli costò la vita. Le vessazioni morali con le devastazioni e l’incendio nella sede della sua editoria, assieme alle percosse dei delinquenti fascisti, lo costrinsero ad emigrare in Francia, quale esule, all’inizio di febbraio, ove poi morì pochi giorni dopo. Qual era la statura di questo

le, tale da trovar loco in “Giustizia e Libertà” e permeare la sfera ideale di quel movimento con la capacità di riempire anche quelle lacune che esistevano e superare così una certa agiografia risorgimentale. E’ un liberalismo di tipo nuovo, quello di questo giovane torinese ventiduenne, che si mette a capo di una vigorosa opposizione al fascismo e contemporaneamente è parte importante di una attività culturale di quell’intenso periodo postbellico del primo conflitto mondiale. Collabora a numerosi giornali e periodici del suo tempo tra cui: “Coscientia”, “Il lavoro”, “L’Educazione Nazionale”, “Poesia ed arte”, “L’ora” di Palermo, “Il Popolo romano”, “il Resto del carlino”. E’ direttore e scrittore de: “La filosofia politica” del 1923, “La frusta teatrale” del 1923, “La rivoluzione liberale” del 1924. Poi “Il Risorgimento senza eroi” postumo del 1926 e le tante pubblicazioni di altri autori democratici, quale editore, dei primi libri di Luigi Einaudi e, nel 1925, una delle più famose raccolte di poesie di Eugenio Montale, in prima edizione, con il titolo di “Ossi di seppia”. Sarà capace di catalizzare attorno alla sua rivista ed alla sua attività editoriale le maggiori firme del suo tempo, quali Giovanni Amendola, Giacomo Debenedetti, Natalino Sapegno, Adriano Tilgher,

pensiero” che convogliano ogni principio e verità alle proprie basi empiristiche). Gobetti pubblicò inoltre un volume dedicato al martire della violenza fascista Giacomo Matteotti, volume che fu oggetto di distruzione con l’incendio da parte dell’accozzaglia di squadristi nella sede della sua redazione. La sua pubblicazione, “Il Baretti”, assume in pieno la veste di erede della tradizione illuminista che era stata di guida fin dal sorgere delle vicende risorgimentali. Giovane dalla spiccata intelligenza, unita al forte intuito premonitore, fu tra i primi ad accorgersi della gravità del fascismo ed anche a prendere le distanze da quegli illustri uomini di cultura, suoi contemporanei, quale Giuseppe Prezzolini, che si adagiava in un disimpegno con deriva filofascista e, peggio ancora, da quella che sarà la vergognosa scelta di vita politica del filosofo Giovanni Gentile. Personaggi cui il Gobetti, nell’immediato dopoguerra, aveva riposto speranze rimanendone oltremodo deluso. Il liberalismo di Gobetti, si diceva, è senza dubbio di tipo nuovo, un liberalismo carico dello spirito ideale che promana dalla sua esperienza diretta attraverso il contatto con le lotte di un proletariato avanzato che è quello torinese con l’occupazione delle fabbriche (come ho detto più sopra) e con il superamento della tradizione politica del tipo di Depretis e di Giolitti, con

1963, quella meglio gioventù

- Serata di allegria, risate gioiose, ricordi e balli quella che si è tenuta il 6 dicembre al ristorante “A Casa di Luca” di Morciano. Protagonisti i ragazzi del ’63 che festeggiavano i loro mitici primi 50 anni! Durante la serata è stato conferito un riconoscimento speciale al maratoneta Stefano Ciotti, che il 25 maggio 2013 alla 41^ edizione della “100 km della Passatore” Firenze-Faenza ha conquistato il 12° posto assoluto, in 8 h 02’ e 48‘’, vincendo il titolo di Campione Italiano Master 50 e finendo inoltre 3° assoluto nel prestigioso Trittico di Romagna (Maratona di Russi + 50 km di Romagna + 100 km del Passatore).

ALLEGRO MA NON TROPPO

Foro Boario Elezioni 1 - Danilo Ottaviani è il decano della politica morcianese. Nonostante la giovane età, ha passato più tempo su quegli scranni che sulle piste da sci (l'amato sport). Più anni a governare la città (assessore al Commercio) che all'opposizione. Dal 2009, è su quest'ultima barricata. Dicono di lui: “In questo momento lo stanno corteggiando tutti: sia quelli del centro-sinistra, sia quelli del centro-destra”. Ottaviani, cultura socialista (oggi nel Nuovo centro destra?) dice, col sorriso accorto: “Forse perché ho combinato qualcosa di buono”.

Elezioni 2 - Che cosa farà Giorgio Ciotti per le prossime

elezioni comunali? Attualmente consigliere provinciale di centrodestra, sindaco con una lista civica di centro-destra dal 1999 al 2009, ad ogni tornata elettorale comunale è l'ago della bilancia. Lo danno in tutte le formazioni: da sinistra a destra. Da politico navigato tiene sempre le trattative su ogni tavolo; poi decide all'ultimo secondo, lasciando sbigottiti i protagonisti delle varie trattative, che devono inventarsi liste e candidati. Quando tutti lo cercano per la sua risposta, il telefono squilla a vuoto. Dato il suo passato, gli osservatori sono curiosi per vedere come si muoverà.

Elezioni 3 - Chi sarà il candidato a sindaco del

Movimento 5 Stelle? Ad oggi, non ci sono nomi. Ci sono solo ipotesi. Concorrono almeno tre persone: una di cultura di centro-destra, uno di centro-sinistra, ed un cattolico. Saranno i simpatizzanti a sciogliere il dubbio.

Elezioni 4 - Che cosa farà Mario Garattoni? Entrato in

consiglio comunale in quota Lega nord nel 2009; da qualche mese è uscito dalla Lega ed ha abbracciato un gruppo culturale. Garattoni è di nobile cultura repubblicana. un radicale liberalismo capace, in quel momento, di una repentina e fulminea azione per estirpare dal Paese il fascismo che stava attecchendo con l’acquescienza di tanta parte di classe perbenista. Inerme spettatrice. Lui aveva capito molto prima di altri e lo aveva definito: “Il Medioevo di Mussolini” e la sua opposizione fu radicale. Gobetti propugnava che parte importante dell’attività risorgimentale avrebbe dovuto essere la partecipazione delle masse alla vita del Paese con lo scopo di dar luogo al rinnovamento e trasformazione dello stesso Stato italiano. Per questa ragione intendeva i principi del liberalismo da proiettarsi: dall’ordine dei fenomeni individuali a quelli dei fenomeni collettivi, a quelli delle masse, da concepirsi quindi alla stregua di future individualità collettive. Fu fatto arrestare dal fascismo, che già permeava i più vulnerabili ordinamenti prefettizi, nel 1923, senza alcun capo d’imputazione e dopo alcuni giorni fu rilasciato per la corale indignazione delle persone di cultura e del mondo intellettuale. Ma la persecuzione non si fermò, anzi si inasprì con la colpevole assenza delle forze dell’ordine, la cui direttiva dall’alto impediva loro di fare il proprio dovere. Alto di statura, esile e cagionevole di salute, ripetutamente oggetto di pesanti bastonature, il suo fisico, picchiato dalle canaglie di squadristi fascisti, cui lo stesso Mussolini aveva espressamente ordinato di far tacere questa mente disturbatrice, non sarà più in grado di reggere ad oltranza.

Tenta di resistere e dice: “Rimarrò in Italia, fino all’ultimo. Sono deciso a non fare l’esule.” In verità doveva soffrire tremendamente lui con la moglie, Ada Prospero, giovane e brava intellettuale e con un bimbo appena nato il 28 dicembre 1925. Dovrà trarre una triste conclusione; il 6 febbraio 1926 parte per Parigi, con il saluto e l’abbraccio alla stazione di Genova di Eugenio Montale. Dopo pochi giorni, per le ripercussioni delle bastonature, gli si aggrava lo stato di salute e la sua giovane vita cesserà nella notte del 15 febbraio in un ospedale presso Parigi, come ho riportato all’inizio. L’Italia e il mondo democratico hanno allora perduto un uomo dalla vita tanto breve e tanto meravigliosamente feconda. Una morte come la conclusione del martirio di un Santo Laico. Il martirio di un laico deciso a discutere con tutti e a testimoniare fino alla fine quello che pensava e che sapeva difendere con la forza della ragione e del suo intelletto. Il dittatore, i suoi fascisti e i suoi criminali non sono stati però capaci di distruggere tutte le sue opere, tutti i suoi scritti, i suoi libri, i suoi pensieri, né il suo ideale di libertà. Verranno poi ripetutamente ripubblicate nel dopoguerra, dopo la fine del nazifascismo, le opere di Gobetti ed io di nuovo invito i giovani a farne ricerca, lettura ed approfondimento. Quanto del suo pensiero, dei suoi scritti e del suo esempio può essere ancora attuale?


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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE

MONTEFIORE - LA LETTERA

Morciano, Gemmano, Montefiore e San Clemente: comune unico - Il Pri (Partito repubblicano) della ValConca è per la riduzione dei costi della politica locale. Analizzando l’attuale assetto politico istituzionale si può infatti notare che i Comuni di Morciano di Romagna, San Clemente, Montefiore Conca e Gemmano, sono rappresentati complessivamente da ben 54 politici locali: 4 sindaci, 20 assessori e 30 consiglieri comunali. Se addirittura si giungesse a formare il nuovo organismo dell’Unione Comunale degli stessi quattro Comuni, da più parti vagheggiata e dal P.R.I. avversata, si giungerebbero ad avere 67 politici locali: 1 presidente d’Unione, 4 sindaci, 20 assessori, 30 consiglieri comunali e 12 consiglieri dell’Unione. L’unica possibilità che resta per ridimensionare lo sperpero, nonché il ridicolo e valorizzare il territorio con le sue opportunità civiche, è quella di puntare dritto alla fusione dei quattro Comuni richiamati in quest’intervento, fondendoli nel nuovo Comune di Conca. Conterebbe così complessivi 17 rappresentanti: 1 sindaco, 4 assessori e 12 consiglieri comunali. Si avrebbe così un’unica amministrazione per circa 16.000 abitanti, che sarebbe premiata dalla regione Emilia Romagna a suon di milioni di euro in contanti, come già accaduto nei casi precedenti, tra i quali quello della nostra provincia con il nuovo Comune di Poggio Torriana (4 milioni di euro a fondo perduto). Si potrebbero fare politiche integrate di massima resa e minima spesa sulla gestione del patrimonio esistente nei territori degli attuali quattro Comuni, nonché sulla valorizzazione turistica e culturale dei gioielli dello stesso territorio. Ma, come accadde ai tempi che precedettero l’Unità d’Italia, quando nel decennio precedente tutte le parti politiche in campo compresero che per giungere a fondere in un unico Stato i sette Stati pre-unitari era necessario rimuovere il dominio imperiale austro-ungarico dagli stessi, così oggi, grazie alla nostra denuncia all’opinione pubblica, nella ValConca è sempre più chiaro a chiunque, che per giunge-

re alla fusione dei quattro Comuni richiamati in premessa, è necessario rimuovere il dominio del “Castello di Montefiore Conca”. Infatti, l’attuale Sindaco di Montefiore Conca nel 2012 ha fatto un accordo con il Comune di Sassofeltrio della provincia di Pesaro-Urbino nella regione Marche, al fine di unirsi ad esso per tutti i lavori tecnici, manutentivi e la tesoreria comunale, creando così, di fatto, un unione di due comuni (capofila Sassofeltrio) che penalizza Montefiore Conca; inoltre perchè l’accordo con il Comune di Sassofeltrio (regione Marche) ovviamente, mina il processo di fusione di Montefiore Conca con i Comuni romagnoli della Valconca (Morciano di Romagna, San Clemente e Gemmano). E senza fusione avremo meno investimenti e meno lavori pubblici, e invece un bel presepe con l’asino vivente. E infine perchè il sindaco di Montefiore Conca non ha saputo valorizzare la zona archeologica di “San Pietro in Cotto” nel suo Comune, dove si sviluppo’ un municipio di epoca romana chiamato “Conca” che di nome e di fatto ha costituito il segno più importante della storia antica dell’intera ValConca, impedendo quindi la realizzazione di un piano di valorizzazione archeologica che avrebbe potuto costituire un importante riferimento occupazionale per i nostri giovani e per il settore del turismo culturale. A primavera, i cittadini dei Comuni di Montefiore Conca, Morciano di Romagna e San Clemente saranno chiamati alle urne. I repubblicani chiedono una sola cosa alle prossime amministrazioni: ridurre i costi della politica locale e fondersi in un unico Comune. Su questo il P.R.I. della ValConca individua il vero traguardo per chiunque abbia a cuore il bene comune e il buon governo delle nostre città e per questo si impegnerà con tutti i mezzi leciti a disposizione per mettere in fila e fondere tutte le sottilette che vorranno ingrassare alle spalle dei cittadini. Sezione Pri (Partito repubblicaano) “Silvagni-Mazzini” della Valconca

F.LLI DEL MAGNO

La comunità terapeutica ripresenta il progetto con le scuole della Valconca e non solo

MORCIANO - Piazza Boccioni - Tel. 0541.988104 Orario continuato tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30 Aperto la domenica dalle 8.30 alle 12.30

Ca' Santino, che bello il pranzo in fattoria MONTEFIORE COMUNITA'

- Lo scorso anno scolastico decine di classi delle scuole primarie e dell’infanzia del circondario hanno partecipato al progetto “Pranzo in fattoria” a Ca’ Santino. Il progetto prevede che i bambini, con l’aiuto degli educatori e dei ragazzi di Ca’ Santino, si preparino da soli il loro pranzo utilizzando anche la verdura e la frutta dell’orto, le uova appena raccolte nel pollaio, le erbette spontanee raccolte nell’uliveto, l’olio extravergine prodotto dai ragazzi della cooperativa, così come la passata di pomodoro e le marmellate. Durante la preparazione del pranzo i bambini hanno occa-

- È ora che gli amanti della poesia dialettale scaldino la penna, aprano i cassetti, spalanchino le cartelline. È ora che quei pezzettini di carta con poche righe e tanto cuore vengano corretti, riletti, aggiornati. A maggio si svolgerà la ventiduesima edizione del premio che San Clemente dedica, in nome di Giustiniano Villa, alla poesia dialettale ed alla zirudela Romagnola. Un premio democratico in cui a tutti i poeti viene data la stessa dignità.Un premio che dalle informazioni in nostro possesso, potrebbe essere diventato il più vecchio della Romagna e di sicuro lo è del Riminese. Un premio che con un lungo lavoro sottotraccia per merito del Comune di San Clemente, per il tanto lavoro fatto anche nel totale disinteresse delle amministrazioni superiori quali Provincia e Regione. Il Premio

sione di comprendere l’importanza di una sana alimentazione e della reperibilità in loco delle materie prime, possono cogliere il piacere di cucinare insieme, riportando spesso questa esperienza anche in ambito familiare. Ma, come sempre, lo spirito educativo delle proposte della cooperativa di Montefiore tende a coniugare aspetti educativi e divertimento dei bambini che

partecipano ai laboratori. Infatti, durante lo svolgimento degli incontri, i piccoli cuochi si sono veramente divertiti, oltre che a raccogliere fragole e ciliegie, a recuperare l’ormai dimenticato piacere di correre e giocare in libertà e nello stesso tempo hanno potuto apprezzare l’importanza di utilizzare prodotti freschi e appena raccolti e di prepararsi da soli ciò che poi

Dialetto, premio Villa: aperte le iscrizioni

Giustiniano Villa però non ha mostrato segni di rallentamento delle adesioni e la qualificata giuria, presieduta dal professor Piero Meldini che di romagnolità e letteratura locale è massimo esperto, ha sempre lavorato intensamente per determinare il vincitore. Ogni anno i tanti professori e

appassionati componenti la giuria valutano una trentina di poesie e un ventina di zirudele. Lunghe Riunioni, discussioni e alla fine si determina il vincitore di ogni sezione che si aggiudica il premio di 250 • e la riproduzione miniaturizzata realizzata dal maestro Umberto Corsucci del suo

hanno mangiato. Oltre a tutto questo, come sempre, il valore aggiunto che Ca’ Santino porta con sé in ogni progetto che propone all’esterno, è quello dell’incontro con l’altro, trasformando in punto di forza, proprio attraverso le competenze dei suoi ospiti, ciò che viene per consuetudine considerato uno svantaggio. Mangiare tutti insieme all’ombra dei tigli, sul prato della fattoria, bambini, insegnanti, educatori e ragazzi ospiti del centro, è stato un momento veramente emozionante. Quest’anno, visto il gradimento riscontrato, la cooperativa Ca’ Santino ha pensato di ampliare l’offerta con tre diversi programmi, ognuno dei quali prevede anche un diverso menù. I ragazzi e gli educatori di Ca’ Santino aspettano quindi tanti altri bambini per divertirsi insieme imparando.

monumento a Giustiniano Villa. Le date più importanti, anche se ancora non definitive, per quest’anno sono: il 14 aprile, termine ultimo per la presentazione delle opere in Comune e il 31 maggio per la serata finale in cui ogni poeta potrà recitare la propria opera di fronte ad un folto pubblico proveniente da ogni angolo della Romagna. Nelle prossime settimane sarà spedito agli abituali partecipanti ed alle associazioni il regolamento del concorso. Possibili riconoscimenti speciali alle scuole di ogni ordine e grado. Chi fosse interessato a partecipare nel frattempo può chiedere informazioni chiamando il numero 339.4858903 dalle 12.30 alle 13.30 e dopo le 19, oppure scrivendo all’indirizzo e-mail premiovilla.casadei@libero.it .

Claudio Casadei

Arti on line: compleanno e trasformazione Mauro Pasini (prima da destra)

SAN CLEMENTE - Dopo il suo primo anno di vita Artionline si evolve. Nato come sito commerciale di artisti e per gli artisti, Artionline per volontà del suo fondatore Mauro Pasini, cambia pelle abbandonando la parte commerciale e consolidando la sua vocazione culturale e associativa indispensabile a chi ha la necessità di diffondere e fare conoscere la propria concezione artistica ed il proprio pensiero. Artionline è un ambizioso progetto che Cichet (Mauro Pasini) ha concepito parecchio tempo fa, e con un forte impegno personale ed economico è riuscito a fare in ma-

niera che oggi il sito www.artionline.it. risulti tra i primi nelle pagine di ricerca di Google. Perché il sito cresca e l’obbiettivo sia raggiunto cambia ora la sua missione: non più luogo di vendita di opere ma punto di ritrovo e contenitore di artisti indipendenti

ognuno dei quali libero di sfruttare e divulgare le proprie opere, discutere i propri progetti, confrontare le proprie tecniche e all’occasione vendere direttamente e senza nessun obbligo i propri lavori. Non ci sono limiti a stili o tecniche. Per assurdo si potrebbe dire, parafrasando e modificando Voltaire da “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.” in “Disapprovo quello che fai, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di farlo”! Artionline diventa quell’isola

d’arte dove ogni artista può avere e ritagliarsi il suo spazio senza l’oppressione di contratti e senza costi dando in cambio solamente forme di collaborazione che diventano veicolo di scambio e crescita reciproci e di diffusione del sito. L’unica incombenza sarà rispettare alcune semplici regole identiche per ogni artista e necessarie a garantire la prosecuzione nel tempo la vita, la qualità e la crescita del sito. Non esitino quindi i pittori, gli scultori, i poeti e ogni depositario di forma d’arte a contattare Mauro Pasini all’indirizzo e-mail mauro@artionline.it . Se sceglierà poi di entrare a fare parte della famiglia di certo non se ne pentirà. Claudio Casadei


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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE

F.LLI DEL MAGNO MORCIANO - Piazza Boccioni - Tel. 0541.988104 Orario continuato tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30 Aperto la domenica dalle 8.30 alle 12.30 - Un candidato a sindaco ogni mille anime! È' questo il poco invidiabile, e meno importante, record di San Clemente, la cui importanza strategica dal punto di vista economico sta crescendo nonostante la crisi profonda. Un comune che viene da una crescita urbanistica caotica, da quella demografica improvvisa e da quella sociale praticamente assente. Questo non vuol dire che non si sia fatto il possibile, probabilmente non si poteva fare di più o forse sì, come sempre su questi argomenti ognuno ha diritto alla propria convinzione. Di certo c’è un nuovo fermento portato da gente politicamente meno conosciuta e dalla nascita di nuovi soggetti politici. La Lista Civica San Clemente Sei Stelle è sicuramente la novità inattesa di questa tornata politica.Dopo l'annuncio e la sorpresa Alfonso Scala e Giuseppe De Siena si sono messi al lavoro per incontrare la gente. Prima tappa Ristorante “l’Incontro” di Sant’Andrea in Casale, saletta gremita di persone di tutte le età. Lamentele raccolte che riguardano la sicurezza delle strade, i parcheggi la scuola l’abbandono delle frazioni, argomenti antichi ma necessariamente ridiscussi nell’accogliente ristorante. Alle domande dei presenti De Siena e Scala hanno risposto col loro punto di vista della situazione locale. Hanno sottolineato che amministratori che da 20 siedono in Consiglio Comunale difficilmente hanno lo slancio e lo stimolo di chi ci porta idee nuove. Hanno sottolineato come, a loro parere, sia deficitario il risultato attenuto anche da questa ammini-

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Sindaco, una poltrona per tanti

A San Clemente numerosi pretendenti allo scranno di D'Andrea. Pd, primarie tra Cecchini e Guiducci

Christian D'Andrea, sindaco dal 2004 al 2014

LA POLITICA di Claudio Casadei strazione che ammette candidamente sulla stampa locale di avere realizzato La Casa dell’Acqua e il semaforo di via Fornace peraltro sollecitati pesantemente dalla cittadinanza. E il Ponte sul Conca che invece è prevalentemente una realizzazione della Provincia, la quale ha naturalmente coinvolto il Comune su cui era insediata l’importante realtà produttiva a cui necessitava e che, giustamente, ne richiedeva la realizzazione. Pur non sbilanciandosi su programma e Sindaco, persona competente e qualificata, promesso, San Clemente Sei Stelle si prefigge attenzione ai cittadini tutti, con gli uffici reattivi alle richieste dei cittadini e gli impiegati premiati per meritocrazia vera e per lavoro svolto e non certo per quieto vivere. Nella stessa serata il consigliere Sandro Ricci ha ricordato una stagione di opposizione costruttiva per il centro-destra e come l’atten-

zione posta al proprio ruolo e la serietà del lavoro svolto abbiano consentito di correggere errori evidenti che l’amministrazione D’Andrea stava commettendo. Ha sottolineato l’impotenza delle minoranze in consiglio spesso ignorate e la difficoltà delle stesse anche ad avere per tempo le documentazioni necessarie a svolgere il proprio lavoro. A un centro-destra battagliero fa da contrappunto una Obiettivo San Clemente al momento silente e ancora indeciso sul da farsi. Di certo ci sono gli ammiccamenti del PD al capogruppo Vescovelli, vera spina nel fianco dell’amministrazione per tutta la passata legislatura passata nella quale, riconoscerlo è facile, Marco è stato un precisissimo censore di molte delle decisioni prese e esperto revisore di delibere già scritte. Al di là delle scelte di

molte decisioni bisogna dare onore al merito per il piccolo gruppo, unica lista civica vera, che ha saputo essere incisivo per tutta la legislatura. Un avversario difficile da battere che il PD ora cerca di cooptare con la trattativa che proporrebbe per lo stesso Vescovelli un posto da assessore assicurato. Scelta o sciolta civica locale? Lo vedremo solo vivendo chiosava il buon Lucio Battisti. E il Movimento 5 Stelle? Al momento i cittadini che si riconoscono in Beppe Grillo stanno cercando di superare l’abbandono del loro gruppo da parte di Alfonso Scala, già loro precoce candidato sindaco. Stanno lavorando alacremente per presentarsi con persone nuove, al di fuori dei vecchi schieramenti e, come per Roma, promettono di aprire il palazzo alla gente, di eliminare gli sprechi; prospettano un disegno di sviluppo importante che tenga conto delle esigenze reali delle famiglie e promettono un candidato sindaco esperto e preparato che sarà un ulteriore punto di forza della loro proposta. Dulcis in fundo il PD. Il partito che di fatto governa San Clemente da tanto, e da tanto tempo sembra immobile ma non lo è affatto. Il PD sa muoversi con discrezione e sa resistere all’emotività delle spinte dei cittadini. Un’organizzazione che sa apparire ad ogni elezione e pro-

porre persone rivelatesi poi vincenti alle elezioni. Per il prossimo 2 marzo chi si riconosce in questo partito, ma anche cittadini e basta, visto che le primarie PD dovrebbero essere libere, due candidati forti saranno proposti come futuri sindaci. Il primo sarà Mirna Cecchini, attuale assessore alla “Istruzione pubblica”. Dopo dieci anni vissuti a fianco del Sindaco D’Andrea di cui gli ultimi 5 come vicesindaco, si sente pronta per un incarico che sente suo, non perché gli spetti di diritto, ma perché si sente preparata e disponibile per governare San Clemente. “La mia sarebbe una disponibilità totale”, dice. “Sette giorni su sette per il mio Comune e della sua gente”. Si sente soddisfatta di quello che è stato fatto fino ad oggi dalle amministrazioni di cui ha fatto parte, e sottolinea che non è ancora il momento delle promesse, ma che sente e conosce l’importanza di essere sindaci e che ogni sindaco ha una sua impronta personale sul modo di governare. Parlarne adesso è ancora prematuro, ma sottolinea come la sua formazione politica sia stata “guidata da una profonda idea di sinistra, con particolare attenzione rivolta verso i deboli, evitando discriminazioni, favorendo il lavoro”. “Gli anni trascorsi con le passate amministrazioni mi hanno fatto crescere e se errori sono stati commessi, sono stati commessi in assoluta buona fede. Vorrei dire che un posto speciale ho nel cuore per le nostre scuole e quelli che io

chiamo, spesso ripresa dai miei colleghi, i miei bambini, i nostri ragazzi ai quali per quanto ci sarà consentito non deve e non dovrà mancare mai niente.” Un sindaco sempre presente quindi a cui si contrapporrà il dottor Mariano Guiducci, politico di lungo corso, già sindaco per due legislature e anche lui assessore della giunta D’Andrea. Naturalmente conosciutissimo e mai prodigo di parole. Sorride alle domande e lontano dai proclami afferma: “Mi ricandido per le primarie perché mi sento ancora in grado di dare molto al mio Comune”. E ancora: ”La gente si è molto allontanata dall’istituzione e io credo che si debba lavorare per sburocratizzare e velocizzare la macchina pubblica, per smuovere un'economia fortemente colpita dalla crisi ed essere motori di un rilancio dello sviluppo per San Clemente. Ci vuole un Sindaco che sia un’avamposto per i cittadini, che possa correggere disfunzioni urbanistiche che rendono poco vivibile il nostro Comune, completare il lavoro cominciato e rilanciare San Clemente anche dal punto di vista della vivibilità favorendo punti di aggregazione e agevolando le attività presenti sul territorio.” Un progetto ambizioso soprattutto in tempi di crisi, ma il dottor Guiducci è convinto di avere la medicina giusta. Nessuno dei due candidati ha nulla da eccepire sul collega “sarà la gente a scegliere” dicono entrambi. Già la gente, si avvicinano le elezioni, e “la gente” torna di moda!


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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO

- Il Museo della Linea dei Goti di Montegridolfo ha celebrato la Giornata della Memoria lo scorso primo febbraio alle 16,30. Lo ha fatto con una conferenza di valore con tre relatori. Ha sollevato più domande che risposte, come spesso succede sugli strani fatti degli uomini: capaci di cose meravigliose, ma, in proporzione, autori di autentici mattatoi.

minio degli ebrei e di altri gruppi “inferiori”. Nazismo e intellettuali. Alessandro Agnoletti si è addentrato negli interrogativi che ancora attendono chiarezza in quella che rimane una delle pagine più nere del XX Secolo. Come e perché filosofi, scrittori, giornalisti, docenti universitari e uomini di scienza diedero il proprio apporto ai deliri ideologici e ai disegni politici del Terzo Reich? Per quale motivo l’irrazionalismo dilagante

cerca di comprendere come e perché singoli individui e collettività intere, apparentemente “normali”, o quasi, possano diventare quelli che senza esitazione tutti noi, in qualunque occasione, non esitiamo a definire mostri inumani veri e propri. Gli esecutori della Shoah, un’analisi antropologica - Ricordando il dubbio cruciale del grande testimone della Shoah Primo Levi su quale sia stata l’essenza della grande follia della terza

Storia, per non ripetere il mattatoio il Giorno della Memoria Le radici occultiste del Nazismo - È pur vero che nel 1920 esistevano in Germania condizioni che potevano favorire la nascita di un movimento nazionalista e revanscista, come il Partito Nazista, a causa dell’umiliazione per la guerra perduta e della grave crisi economica. Ma è altrettanto vero che il Partito di Hitler venne alla luce su radici nate e diffuse nei cinquant’anni precedenti. Terzo Maffei, fondatore del Museo, ha passato in rassegna quei principi conseguiti per vie extra-razionali, formulati sulla base di verità “occulte”, cioè nascoste, che stanno dietro la cortina della ragione e possono essere rivelate da pochi sapienti: in particolare la “superiorità” della razza ariana e la “sub-umanità” della razza semitica, cardini ideologici che guidarono l’azione politica di Hitler, Himmler e altri nello ster-

in quello che è stato definito l’“altrove assoluto” della Germania nazista è stato sostenuto proprio da coloro che al sapere ed alla diffusione della cultura avevano deciso di dedicare la vita e le opere? Storie di un perfetto nazionalsocialista ed SS, forse per caso - Attraverso la rilettura di alcune parti del discusso romanzo “Le benevole” di Jonathan Littel, Daniele Diotallevi ha esaminato alcuni argomenti e mai risolti, a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale. Ripercorrendo, dalla adolescenza fino al 1945 la vita di Maximilien Aue, che nella Germania nazista termina la carriera come ufficiale superiore delle SS, fra battaglie, stermini, uffici, campi di concentramento e momenti personali e di famiglia, il relatore

Germania, Sonia Migani ha affrontato le domande che conseguono a quel dubbio: che tipo di persone erano gli assassini degli ebrei? Con quale atteggiamento, stato d’animo e presupposti culturali eseguivano gli ordini ricevuti? Il loro comportamento può essere compreso nei termini razionali? È possibile analizzare con razionalità questi esseri umani, alla fine rivelatisi così “tristemente ordinari”? Ebbene, a queste domande la relatrice risponde offrendo alcuni elementi di conoscenza sul rischio, latente e sempre presente anche in una democratica e moderna società, che determinati eventi possano ridurre uomini comuni a spietati carnefici. Chi non desiderasse ricevere le comunicazioni del Museo della Linea dei Goti è pregato di segnalarlo a terzo.maffei@libero.it

Saludecio

Vini

Via Dei Poggi 2064 Tel. 0541 - 857190 955195

Il Verdi è uno tra i più importanti del Riminese

San Giovanni Via Pianventena 681

A Saludecio, aria di festa col teatro Un rassegna di valore assoluto CULTURA - “Benvenuti a teatro, dove tutto è finto, ma niente è falso”. Si apre con questa bella frase di Gigi Proietti per parlare del nostro Teatro “Verdi” che anche per questo 2013-2014 ha programmato una bellissima stagione teatrale. Ci abbiamo provato per la prima volta nel 2009, dopo il restauro che ci ha riconsegnato il nostro bellissimo Teatro degno di quelli più famosi e dislocati in importanti città. Poi dal 2009 ogni anno abbiamo continuato con la nostra stagione che da novembre a marzo, ogni sabato, ci fa passare qualche ora allegra e ci fa ritrovare quel gusto di stare insieme, di dialogare e di sentirci comunità. Questo è il teatro e questo è lo spirito che lo accompagna. Gli spettacoli sono di varia

Saludecio, il teatro Verdi

natura e vanno dalla prosa alla musica, dalla commedia dialettale al balletto, dalla poesia al cinema, cercando sempre di avere l’attenzione necessaria sia al risparmio che alla qualità.

e Trio Cluster in “C-RÉD”. Storie, gente e tradizioni. Sabato 1 marzo Compagnia Teatrale “La Carovana” Ospedaletto in “LA BOLL SA DO’ BATECCH”

Il cartellone Sabato 15 febbraio “Il Guitto”, Compagnia Teatrale Fano in “STE MATRIMONI EN S’HA DA FA”. I promessi sposi. Sabato 22 febbraio Teatro dei Cinquequattrini

La quarta rassegna chiude il cartellone della stagione teatrale con due appuntamenti dedicati alle donne e due appuntamenti… a sorpresa: “Teatro in… ROSA e BLU” (dal 8 al 29 marzo 2014). BIGLIETTO D’INGRESSO TEATRO 5 EURO


Saludecio Via Dei Poggi 2064 Tel. 0541 - 857190 955195

San Giovanni Via Pianventena 681

SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO

Vini Saludecio Via Dei Poggi 2064 Tel. 0541 - 857190 955195

San Giovanni Via Pianventena 681

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Il Cagnaccci trovato nella chiesa di Santa Maria della Pace di Montepetrino nel 1965. Autore Pier Giorgio Pasini

Magia dell'arte, capolavoro nei rovi Sans Sisto (particolare) di Guido Cagnacci - Nel 1965 il nostro caro Piergiorgio Pasini, storico ed esperto d’arte riminese, attraverso alcuni testi settecenteschi del Marcheselli, era venuto a conoscenza che il noto pittore locale Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna 1601 – Vienna 1663) nel 1627 aveva ottenuto, dai confratelli della Compagnia del Santissimo Sacramento di Saludecio, una prestigiosa commessa per dipingere due quadri, uno dei quali disperso. Forte di questa indicazione, il professor Pasini, con l’aiuto dell’allora sindaco di Saludecio Sig. Calesini si mise alla ricerca del dipinto perduto al fine di mettere in sicurezza e preservare l’opera per il bene della nostra comunità. Pasini e il Sindaco andarono nella chiesa, sconsacrata e fatiscente, di Santa Maria della Pace in Montepetrino, località nei pressi di Saludecio. L’edificio religioso era in condizioni pietose, parte del tetto caduto, porte quasi inesistenti, pavimentazione divelta e calcinacci sugli altari. Immediatamente Pasini vide uno stupendo dipinto sulla parete sinistra della chiesa ancora fermamente fissato al suo sostegno; non esitò un attimo, intinse uno straccio nell’unico recipiente pieno d’acqua disponibile, un abbeveratoio per le galline e con fare

LA MAGIA DELL'ARTE

di Atanasio Cecchini sapiente pulì la parte bassa del dipinto evidenziando la scritta “Guidus Cagnaccius”. Fatta la scoperta, con estremo stupore del sindaco, il quale al momento evidentemente non si era ancora reso conto dell’importanza del ritrovamento, si mise a saltare dalla gioia nell’area antistante la chiesa. Ora il dipinto fa bella mostra di sé nel museo di Saludecio. Negli anni passati avevo già avuto modo di visionare il quadro in questione, ma dello stesso non avevo immagini adeguate, quindi domenica 5 Gennaio, in compagnia di mia moglie, sono andato a Saludecio per fotografare e analizzare adeguatamente il dipinto. Siamo arrivati nel paesino nel tardo pomeriggio, Saludecio era avvolto da una fitta nebbia, la quale a stento lasciava intravedere l’antica Porta Marina. Un’atmosfera calma e rilassata mi ha fatto dimenticare il caos della riviera. Purtroppo la chiesa, al cui interno è allocato il dipinto, era chiusa. Deciso a non rinunciare alla

mia visita e a seguito delle preziose indicazioni fornite dalla proprietaria del bar antistante la chiesa ho rintracciato Don Mauro parroco del paese il quale con lodevole solerzia si è adoperato per permettermi la visita alla collezione dei dipinti tra i quali si trova il quadro del Cagnacci oggetto del ritrovamento. Il personaggio rappresentato nel dipinto è San Sisto Papa (foto n.1). Come noto i santi sono il tramite, il ponte tra gli uomini e Dio, essi erano e sono invocati quali protettori di città, di corporazioni e di singoli bisognosi e spesso essi intercedono per noi nei confronti della divinità per chiedere protezione e salvezza sia morale che

materiale. Nel dipinto San Sisto invoca protezione e perdono per gli aderenti alla Confraternita del Santissimo Sacramento committenti dell’opera. Ma a chi San Sisto rivolge la sua supplica? A Dio Padre? Allo Spirito Santo? A Gesù Cristo? La risposta appare impossibile perché nessuna divinità è rappresentata nel quadro, ma ad un osservatore attento non può sfuggire la lumaca attaccata alla roccia davanti al Santo, ebbene la risposta è racchiusa in questo piccolo e apparentemente insignificante animaletto. Essa ci indica come destinataria della supplica la Madonna; infatti nella iconografia cristiana la chioc-

ciola, mollusco illibato, perché si riteneva fosse fecondata dalla rugiada, rimanda alla illibatezza della vergine fecondata dallo Spirito Santo. I dipinti del Cagnacci come la maggior parte dei quadri antichi sono pieni di significati, di messaggi e di verità assolute come quelle espresse in un altro famoso dipinto “Allegoria della vanità e della penitenza” (foto n.2). La vanità (Vanitas), ossia la caducità delle cose terrene in pittura viene rappresentata con una natura morta, spesso con un fiore reciso, destinato a sfiorire presto, unitamente ad un teschio ed alla clessidra, evidenti simboli di precarietà dell’esistenza. Il teschio di consueto è associato alla famosa allocuzione latina “memento mori” il cui significato trae origine da una diffusa usanza romana la quale narra che quando un condottiero tornava vittorioso da Roma, per evitare che il trionfo gli facesse correre il rischio di essere sopraffatto dalla superbia e dalle manie di grandezza, uno schiavo del suo seguito gli ricordava che era un mortale dicendogli ripetutamente “memento mori” (ricordati che devi morire).

La tematica della morte e della precarietà dell’umana esistenza è costantemente presente nell’arte seicentesca. Essa è la conseguenza dei principi teologici della Controriforma che erano finalizzati a creare, nelle coscienze dei fedeli , un’angoscia per il proprio destino con conseguente desiderio di ravvedimento e pentimento. Tali principi spirituali erano sintetizzati nella nota apostrofe dell’Ecclesiaste “Vanitas vanitatum et omnia vanitas” (Vanità delle vanità tutto è vanità). I contenuti allegorici del dipinto sono evidenti, il fiore reciso, il dente di leone, il teschio e la candela evidenziano la contrapposizione tra questi segni negativi e la bellezza della figura femminile casta, curatissima e delicatamente serena. Il dente di leone, ancor più della rosa recisa, sta ad indicare la precarietà della bellezza che svanisce in un soffio. Ecco la magia dell’arte, ecco la magia della pittura che con il suo linguaggio fatto di immagini ci parla e ci trasmette valori e verità. Interpretare l’arte, per scoprirla, per farla nostra affinché con i suoi insegnamenti ci possa aiutare nella nostra quotidianità; ecco la sfida che ci dobbiamo porre (per a p p r o f o n d i m e n t i : info@lamagiadellarte.it).


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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO CULTURA

Commedia dialettale in scena al Rosapina di Montescudo Montescudo, il Rosaspina. Teatro all'italiana

La biografia di Andrea Bianchi

BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it

A Pedrolara, l'ultimo partigiano CORIANO

- Il cartellone del Rosaspina di Montescudo si caratterizza per una stagione teatrale all'insegna del dialetto (alla XXI edizione) e non solo. A Montescudo la tradizione del teatro risale alla fine del 1700: “Si parla di uno spazio utilizzzato per le rappresentazioni teatrali”. Il calendario 2014. 8 febbraio, ore 21 (Commedia dialettale) - La “Compagnia de Bosch” di Gambettola 2 farse dialettali: “E’ BEL E VEN ADÈS UNA BÉLA PITNADURA”. 15 febbraio, ore 21 (Commedia dialettale) - La Compagnia di Casinina “Quei chi n'ha bèn e ch'in lascia va bèn” presenta “Una poltrona per due” (mo en c'è 'l due sensa 'l tre). 16 febbraio, ore 18 (teatro) - Fratelli dalla via in “Mio figlio era come un padre per me”. 22 febbraio, ore 21 (Commedia dialettale) - La compagnia “J'Armidied” presen-

ta: “Agenzia matrimuniela”. 1 marzo, ore 21 (Commedia dialettale) - La compagnia “La burla” di Rimini in “A vagh in pension”. 2 marzo, ore 18 (teatro ragazzi) - Reparto prototipi: “Ti racconta una storia”. 8 marzo, ore 21 (Festa della donna) - Federica Fabiani: “Chi dice donna... dice danno'”. 9 marzo, ore 18 (Teatro) Johanna Porcheddu & Trio Conductus: “Le due vite”. Ore 21 (Cabaret) - Buon compleanno Manu (a ricordo del piccolo Manuel): “Signori e signori ecco a voi i chi mat”.

di Vincenzo Santolini

- Andrea Bianchi, nato a Coriano il 23 marzo 1924, è stato uno dei soldati che durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo 1’8 settembre 1943, aderì ai movimenti partigiani fuori dall’Italia, precisamente in Jugoslavia dove si trovava in forza alla Divisione “Venezia” che assieme alla “Taurinense” diede vita alla Divisione Partigiana Garibaldi inquadrata nelle formazioni di Tito. Bianchi ci ha concesso in questi giorni un colloquio per ricostruire la sua esperienza militare. Bianchi si arruolò volontario nella Guardia di Finanza nel 1942 a 18 anni per sfuggire alla miseria della vita contadina. Frequentò la scuola allievi a Predazzo e qualche mese dopo, nell’aprile 1943, al termine del corso venne mobilitato. Partì da Firenze alla volta della Jugoslavia. Il viaggio, su un treno blindato che durò ben 18 giorni, doveva servire a portare rinforzi ai vari comandi di

14 dicembre 2013. Da sinistra. Valerio Benelli (presidente provinciale Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini), Antonio Prugni (Socio Amici dell’Anpi), Domenica Spinelli (sindaco di Coriano), Vincenzo Santolini (responsabile Amici dell’Anpi di Coriano), Andrea Bianchi, Daniele Susini (Presidente provinciale dell’Anpi di Rimini), Antonio Zangheri (ex vice-sindaco del Comune di Coriano) Carlo Bordoni (4.11.1919 - 11.6.1995)

divisione stanziati sul territorio slavo. Bianchi fu tra gli ultimi ad arrivare a destinazione, 1’8 giugno 1943: scese a Berane, Montenegro, da qui venne distaccato in un paesino di montagna a circa 100 km di distanza. Per ironia della sorte Bianchi ebbe il battesimo del fuoco subito dopo 1’8 settembre. Durante la ritirata per rientrare al comando di divisione il suo battaglione fu vittima di un’imboscata. Male armati e colti di sorpresa di 250 finanzieri e 100 mulattieri che componevano il battaglione se ne salvarono solo 13. I superstiti, una volta raggiunto il Comando di divisione, vennero accolti dal colonnello con queste parole: “per l’onore del Corpo siete rimasti in troppi”. A questo punto per i soldati italiani si prospettavano due scelte: o consegnarsi ai tedeschi o arruolarsi con le formazioni partigiane di Tito. Bianchi, con tutta la sua divisione più metà della “Taurinense” entrò a far parte delle forze di Tito. Gli italiani incorporati nell’armata slava furono accolti bene, ma ci vollero parecchi mesi per guadagnarsi la piena fiducia. Ogni italiano che ricopriva l’incarico da caposquadra fino a Comandante di divisione era affiancato da un soldato di etnia slava e le risorse alimentari venivano distribuite partendo sempre dai soldati di Tito. Bianchi fu nominato caposquadra dei portaferiti e diresse un gruppo di 13 persone. Anche la sua squadra si trovò coinvolta nello scontro con un’intera armata tedesca che in ritirata dalla Grecia voleva arren-

dersi agli Alleati e non alle forze partigiane di Tito. Lo scontro fu inevitabile e finì con la vittoria degli slavi che fecero ben 36.000 prigionieri. La tragedia della guerra fece provare a Bianchi anche la triste esperienza di far parte di un plotone di esecuzione per “giustiziare” due soldati italiani che avevano molestato alcune donne soldato (nell’esercito di Tito militavano 500 donne). Una volta liberata la Jugoslavia incominciò il rientro dei soldati italiani verso casa

metà luglio 1945: trovò la propria, a Pedrolara, casa quasi distrutta, ma la famiglia ancora sana e salva. Venne definitivamente congedato il 10 agosto 1946. Carlo Bordoni, suo compagno militare partigiano di San Giovanni in Marignano, in seguito lavorò come carpentiere e si sposò con Domenica Giovannini. Bordoni morì l’11 giugno 1995 mentre la moglie abita tutt’ora a Misano Adriatico con i due figli. Negli anni passati al partigiano

Male armati e colti di sorpresa di 250 finanzieri e 100 mulattieri che componevano il battaglione se ne salvarono solo 13. I superstiti, una volta raggiunto il Comando di divisione, vennero accolti dal colonnello con queste parole: “Per l’onore del Corpo siete rimasti in troppi” e proprio nel rientro questi rischiarono lo scontro armato con gli inglesi. Provenienti con un treno da Belgrado nel giugno 1945 e ancora in armi furono fermati alla stazione di Lubiana: gli alleati pretendevano la consegna delle armi e forse volevano anche evitare il rientro in Italia da “vincitori” dei soldati partigiani. Ma le armi, conquistate col sangue, non vennero rese e furono costretti al dietro front. Solo due settimane più tardi, il 30 giugno, Bianchi e i suoi compagni riuscirono a raggiungere Udine, trasportati dai camion Alleati chiusi da teli. Qui vennero sottoposti a trattamento di disinfezione con DTT, gli vennero consegnati vestiti nuovi, pane bianco e sigarette (in barattoli da 50!). Da Udine Bianchi fece ritorno a casa in treno fino a Cattolica, con il soldato Carlo Bordoni. Da qui rientrò a Coriano in bicicletta a

Bianchi sono stati consegnati tanti altri attestati di onorificenza, infine sabato 14 dicembre 2013 è stato insignito della Croce dell’Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini dal Presidente Dott. Valerio Benelli. In quell’occasione, alla fine della nostra intervista, Bianchi ci ha accennato brevemente sul suo stato d’animo, deluso e intristito, per la situazione politica nazionale e locale che lui segue ancora con interesse dalla stampa e dalla televisione. Dopo la sua esperienza di lotta partigiana per consegnare alle future generazioni un paese più giusto e più libero, non avrebbe mai pensato di vedere gli attuali scandali politici! Il 25 aprile 2014 uscirà una pubblicazione, a cura di Vincenzo e Barbara Santolini, sulla vita del partigiani Andrea Bianchi.


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Si trova nelle edicole della provincia di Rimini. L'autore, Giorgio Grassi, è l'Adriano Olivetti del Riminese. E' il re dei palloncini COMUNITA'

CORIANO

Aprile, Comune, aspettando arriva il Sic Day la Finanza

Marco Simoncelli

- Dopo l’enorme successo delle edizioni 2012 e 2013 che ha visto la partecipazione di migliaia di motociclisti e appassionati all’evento, anche quest’anno a Coriano si terrà il terzo Motomemorial SICDAY 2014 “DIO BO’...”. Appuntamento: sabato sera 26 e domenica 27 aprile 2014. Una sera una notte un giorno in perfetto stile Sic.

- Se il talento non viene gratificato, forse non sboccia. E addio talento di Omar Mattoscio, artista corianese dalla storia accattivante. Ricorda: “Devo tutto al mio professore di educazione artistica, alle medie. Si chiamava Giulio Napoli ed era un grande insegnante. Gli consegno una copia a matita di un quadro di Botero. Mi dice: ‘Bravo Omar, continua così’. Fu lui a farmi appassionare e mi diede la voglia di approfondire. Di impegnarmi”. Finite le medie, Omar si iscrive al Mengaroni, scuola d'arte di Pesaro, sezione architettura e arredamenti. Ricorda: “La scuola ti aiuta con i laboratori, i pennelli, le seghe... Ti offre grandi opportunità, ma il talento e la voglia non sono secondarie. Grazie alla scuola mi si è aperto un mondo”. Sposato con la misanese Milena, un figlio, Flavio, Omar non vive di arte, ma ha lasciato dei segni nella pro-

Gamba, libro dialettale di straordinario successo

- La Guardia di Finanza riscontra irregolarità nei conti del Comune di Coriano e quantifica il danno erariale in 510 mila euro. Otto indagati tra cui l'ex sindaco Luigina Matricardi e il commissario prefettizio, Rizzo Sotto la lente di ingrandimento i debiti fuori bilancio del Comune di Coriano relativi al 2011 e i compensi accessori dei dipendenti relativamente al triennio 2008-2010. Le accuse sono quelle di abuso di ufficio e di danno erariale. A essere iscritti nel registro degli indagati l’ex sindaco Maria Luigina Matricardi, il commissario prefettizio Maria Virginia Rizzo (subentrato appunto dopo le dimissioni della Matricardi nel 2011) e l’ex assessore al personale Riccardo Guiducci. Risultano indagati anche cinque funzionari amministrativi del Comune.

- L'edicola è piccolina; di una frazioncina. Ha in conto vendita 6 libri di Gamba. Li vende in una settimana. Uno chiede all'edicolante: “Chi li ha comprati”. “Gli amanti del dialetto. Lo hanno preso nelle mani, sfogliato e comprato. Un giovane ne ha presi due. Sono stati convinti dalla bontà del contenuto”. Si sta parlando di “Us rid... ma ui sarìa piò da piègn. Sa Gamba la rima la è sghèmba" (Edizioni la Piazza). Un libro interamente scritto in dialetto (romagnolo-corianese) dove l'autore e il protagonista è Gamba. Un racconto autobiografico pieno di ricordi di vita, lavoro, gioventù, viaggi. Ricordi che onorano i familiari, a partire dal padre scomparso recentemente, e poi il nonno, la nonna, i figli... Romagnolo, orgoglioso della sua identità e tradizioni, con ironia lancia giudizi, anche severi, su alcune mode, comportamenti, politica...

vincia di Rimini e non solo. Forse la sua opera maggiore è il mega cilindro della Krona Koblenz, azienda corianese leader nella produzione di cerniere per infissi. “Quel gratificante lavoro - racconta Omar Mattoscio - nacque grazie ad un amico che aveva relazioni con il titolare della Krone. Stava cercando un'idea per non smantellare quel gigantesco silos. Gli propongo di trasformarlo in un totem artistico. Ci lavoro due mesi: uno per la preparazione e uno per la pittura vera e propria”. Dell'arte racconta: “Per me è un bisogno. Mi serve per lasciare un segno. Un qualcosa di meritevole che ricorda il passaggio nel mondo. Se non per la comunità, almeno per coloro i quali ti stanno vicino: la compagna, il figlio. Insomma,

essere gratificati, dato che sono lontanissimo del sentirmi soddisfatto”. Trentanove anni, Mattoscio ha sempre svolto mestieri creativi: autista di gru, trasportatore di cozze. Oggi, fa due lavori: il bagnino a Riccione e il frantoiano da Vasconi in autunno. Il suo commento: “Li considero lavori romantici, dato che ci sono da sempre, come le montagne”. Grazie alla bontà delle sua mano, Omar si è pagato anche piccole vacanze. Saldava il conto con la bellezza dei suoi graffiti. Quello più romantico, come direbbe lui, è in un ostello di Buenos Aires in Argentina: sulla parete una coppia di danzatori di tango grande quattro per tre metri. Ha lasciato la propria impronta anche in alcune case di amici: da Ivana e il promontorio di Gabicce Mare dall'amico Alfonso a Misano. I colori dei suoi murales sono pagine che sanno comunicare la bellezza della vita.

Un racconto autobiografico pieno di ricordi di vita, lavoro, gioventù, viaggi. Che onorano i familiari, a partire dal padre scomparso recentemente, e poi il nonno, la nonna, i figli... CULTURA Lo si capisce subito anche leggendo solo i titoli degli ultimi due capitoli del libro: L'è un sbragament e A ém tuchè e fond. Tutto il libro è scritto in rima, anche se, come dichiara gà dal titolo "Sa Gamba la rima la è sghèmba". Chi è Gamba? E' Giorgio Grassi, imprenditore sessantenne di successo che esporta negli Stati Uniti, Cina e resto del mondo. Fabbrica mo-

La copertina del libro

dello di palloncini nella zona artiginale di Coriano. Seconda al mondo, Grassi è una specie di Adriano Olivetti. All'esterno, per i dipendenti e familiari, campo di calciotto, parco gioco per bambini, campo da beach tennis. All'interno: sala delle feste, biliardi, cucina, palestra, cromoterapia, sauna. Insomma, impresa come centro di socializzazione. E si può avere successo nel mondo anche pensando e scrivendo in dialetto. Parola di Giorgio Grassi. La vena autoironica appare subito nella seconda di coperti-

na dove si diverte a "declinare" la parola Gamba. Leggiamo insieme: "L'è snò un nom cumòn,la gamba. / Us dis ad on cl'è brèv, l'è in gamba. / Se e lavòr l'è dificil, cumplichéd, alora uns pò ciapè sota gamba. / La i'è andè in cancrèna ma Silvio Pellico, i'à taiè la gamba. / L'è e su teritorie, ul'à da difènd e chén l'alza la gamba. / Ui sarà al salìde, l'arvarà al fadìghe, ui vò la gamba. / I guèrda mal tète, pò me cul, ma quel che tira l'è sempre la gamba. / E tèvle e po ès bon, un'à ancora tre, ma un sta sò senza na gamba. / I'an i pasa, l'è arzél, l'è ancora in gamba. / Aném dò e pò ui n'è un enta, la più impurtènta, la terza gamba. / Me agn'entre gnint sa quei ad che film, Tre omne e na gamba. / L'ariva dal volte dal bròte nove, li taia al gambe. / Pò la polizia, qualcosa cun và, is la dà a gambe. / I vén da Muntfior; da Saludèc, l'è al fameie di Gamba... / Me a sò Gamba.

Il murales di Oscar Mattoscio della Krona Koblenz di Coriano. Il mega cilindro trasformato in un totem pubblicitario. Ci è stata fatta una copertina su un giornale tedesco di settore



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