Dal boom economico all'era digitale - Speciale 60° anniversario

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dal BOOM economico all’ERA DIGITALE

Lapam Confartigianto Imprese Modena Reggio Emilia

60° anniversario




editoriale

interviste: ex segretari e presidenti emeriti

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Le radici e le ali

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Un anno indimenticabile

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Le battaglie a Modena e a Roma

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Il Segretario diplomatico

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Il Presidente artista

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Difficile ma soprattutto esaltante

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I cambiamenti degli anni ‘90

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Il Presidente del nuovo millennio

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Dieci anni al timone

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da dove siamo partiti cultura e territorio politica e rappresentanza spettacolo e sport enogastronomia e turismo guardiamo al futuro MoRe Impresa Festival

La nostra storia è la storia delle imprese

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Una cartella di stampe prestigiose donata alle imprese associate in occasione dell’anniversario

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Abbiamo compiuto un viaggio tra arte e lavoro insieme a Iacopo Cassigoli e Gianfranco Ragonesi.

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Una incursione nelle attività umane in Val Padana tra età feudale e comunale

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Agli eventi dei 60 anni sono stati invitati, e hanno partecipato, i sindaci dei nostri comuni. Ma, anche, esponenti della Giunta regionale

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Lo sport che insegna

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Un volano per i turisti

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Focus tematici, attenzione al territorio, economia circolare, giovani e formazione.

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Un’iniziativa aperta e pensata per diffondere la cultura e i valori dell’imprenditorialità

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editoriale

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CAPITOLO 1

Gilberto Luppi: Presidente Generale

Le radici e le ali Il 2019 è un anno che non dimenticheremo. I 60 anni di Lapam hanno innescato un circolo virtuoso che ha messo in movimento la struttura dell’associazione, gli imprenditori associati, i portatori d’interesse (quelli che ormai siamo abituati a chiamare stakeholder), più in generale l’intero territorio. Abbiamo promosso e realizzato tanti eventi, certamente questa è la parte più visibile ed evidente del sessantennale, ma più in generale abbiamo cercato di rimettere al centro una attenzione nei confronti degli imprenditori e del mondo dell’impresa a partire dai temi, dalle principali attese e problematiche di chi, ogni giorno, apre la propria attività e cerca di dare risposte concrete ai clienti e, allo stesso tempo, dà lavoro e contribuisce in modo determinante al welfare del nostro territorio. La creazione di valore condiviso viene da qui, da un tessuto imprenditoriale fittissimo, da una rete. La rete può diventare un setaccio, che filtra per far passare solo il meglio trattenendo quello che non serve, ma può anche essere una rete che salva chi, per un motivo o per l’altro, inciampa e rischia di cadere nel vuoto. Da qui vogliamo continuare il nostro viaggio. Consapevoli che le radici sono fondamentali e che senza queste non vi è una direzione di marcia da seguire, è anche vero che poi bisogna aprire le ali e continuare a sfidare il vento, non di rado avverso. Sappiamo che gli imprenditori sono abituati, per struttura personale e per esperienza, ad anda-

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re contro vento e a saper cogliere i cambiamenti spesso prima degli altri. E’ una dote, questa, che è particolarmente sviluppata nelle piccole imprese, quelle che non possono permettersi il lusso di restare ferme o di segnare il passo per periodi troppo lunghi. Ce lo ha insegnato, a proposito di storia, quello che è avvenuto con il terremoto del 2012. Nella Bassa modenese, la terra da cui provengo e in cui lavoro, ci si è rimboccati le maniche fin dai primi momenti, tanto che proprio il lavoro ha pagato il tributo di sangue più alto nella seconda terribile scossa del 29 maggio. Questa predisposizione, però, è stata fondamentale per la rinascita di un territorio che, ancora oggi a diversi anni di distanza, porta le ferite di quel trauma ma che ha saputo rialzarsi e ripartire, con coraggio e sviluppando una resilienza e una capacità di reagire alle difficoltà che sono riconosciute e apprezzate da tutti. L’anno che abbiamo trascorso voleva essere anche questo: un modo per fare il punto e ripartire con entusiasmo e con la voglia di affrontare le difficoltà che, in maniera sempre crescente, come imprenditori dobbiamo superare. Mentre scrivo queste righe, in Italia, stiamo combattendo contro un altro ‘nemico’ imprevisto e imprevedibile, il coronavirus. Una minaccia seria per le nostre vite che, inevitabilmente, diventa anche una minaccia molto seria per il nostro sistema economico e per le nostre imprese. Ci troviamo a confrontarci, dunque, con situazioni inedite, con mercati fluttuanti, con una politica


EDITORIALE

editoriale che assai raramente riesce a imprimere una direzione di marcia e con una burocrazia che, spesso come se niente fosse, continua a perpetuare liturgie ottocentesche che non intercettano non solo la vita delle aziende, ma nemmeno quella dei semplici cittadini. Ebbene, di fronte a questa situazione perché continuare a fare impresa? Perchè continuare a scommettere su se stessi, sulla propria passione imprenditoriale e sul successo della propria idea di impresa? La risposta è nelle nostre aziende, nei nostri dipendenti, nelle nostre famiglie e in quelle di chi lavora con noi. Senza il tessuto di piccola e media impresa diffusa, lo abbiamo ripetuto allo sfinimento, anche il nostro modello di welfare crollerebbe. E allora i 60 anni sono stati, anche, un modo per dirci grazie. Per ringraziare chi continua a portare avanti la propria attività con tenacia e creatività. Per dire grazie a chi, ricordando bene le nostre radici, non ha paura di spiegare le ali e di continuare a volare.

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CAPITOLO 1

Carlo Alberto Rossi: Segretario Generale

Un anno indimenticabile È stato un anno indimenticabile. Il 2019 ha rappresentato per Lapam una pietra miliare nella storia dell’associazione. Abbiamo raggiunto un traguardo: sessant’anni di attività, e lasciato un segno tangibile sul territorio grazie ad iniziative, eventi e proposte rivolte alle imprese, alle pubbliche amministrazioni e ai principali stakeholders locali. In questo volume proviamo a riassumerle, dando merito a tutti coloro che hanno contribuito alla loro riuscita e alle tante imprese che hanno partecipato alle celebrazioni, alle tavole rotonde e ai momenti di confronto organizzati sulle due province di Modena e Reggio Emilia. Proprio qui è però importante ricordare da dove siamo partiti, per rendere onore ai tanti collaboratori, funzionari, ex segretari ed ex presidenti che hanno lavorato per la “Libera Associazione Provinciale Artigiani Modenesi”. Ricordare chi nel lontano 1959 diede impulso, non senza difficoltà, alla nascita di un’associazione che aveva nel lavoro autonomo, nel rispetto dell’imprenditoria e nel cristianesimo progressista i propri valori, è utile oltre che doveroso. Utile oltre che doveroso, è ricordare Ermanno Gorrieri, sociologo, ex partigiano, Ministro del Lavoro e ispiratore della nostra organizzazione, il senatore e primo presidente Lapam Mario Baldini, il primo segretario Ezechiele Zanasi e tutti coloro che sul finire degli anni ’50 diedero vita all’associazione e ne permisero la crescita futura. Utile oltre che doveroso, è ricordare la figura del senatore e artigiano Furio Farabegoli, che fu falegname prima che politico e che lavorò affinché l’associazione divenisse parte attiva di Cgia Confartigianato, fondata anni prima da Manlio Germozzi. Utile oltre che doveroso, ricordare chi edificò l’infrastruttura che ancora oggi determina

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la nostra visione e le nostre scelte. Penso a Lino Mischitelli, vice presidente e responsabile sindacale che nel 1979 ebbe l’intuizione di dar vita alle categorie e ai loro consigli per coinvolgere maggiormente la base associativa in un momento storico di passaggio. Nomi che hanno lasciato un segno indelebile e che riecheggiano nelle interviste che troverete all’interno di questo volume. È anche a loro che dobbiamo pensare considerando le sfide che attendono Lapam e le sue imprese negli anni a venire. La nostra evoluzione passa attraverso quella delle filiere produttive. L’efficienza dei suoi servizi attraverso la trasformazione imposta dal digitale. Capirlo è fondamentale per darci un’orizzonte ampio che non si limiti al momento contingente, ma sappia affrontare questo particolare momento storico. Un’impresa manifatturiera che opera nella nostra provincia è inserita in un contesto più ampio. Ha assorbito e fatto proprio il just in time, conosce, o ha sentito parlare, della lean production, la produzione snella (o meglio efficiente) e molto probabilmente si sta attrezzando con risorse proprie per far fronte alla formazione continua delle risorse umane e dei giovani da inserire nel proprio organico. Sono aziende pienamente consapevoli del cambiamento in atto e che contribuiscono alla crescita del valore aggiunto del nostro territorio, grazie a prodotti di alta qualità che hanno resistito a una crisi economica devastante. Analogamente anche il mondo dei servizi e del commercio sta vivendo una profonda trasformazione. Comprenderne la portata, anticiparne gli sviluppi e trasferire sul territorio buone pratiche e strumenti immediatamente utili, è quindi per noi un imperativo categorico. Per questo giova ricordare


EDITORIALE

editoriale qui come nel sessantesimo anniversario dalla sua fondazione, Lapam non si sia limitata ad una serie di celebrazioni pubbliche e premiazioni, ma abbia perfezionato uno strumento “sartoriale” utile alle nostre micro e piccole imprese: MyLapam. Offrire a tutte le imprenditrici e agli imprenditori associati servizi digitali utili a fare impresa, significa sostenerli tanto quanto essere presenti ai tavoli istituzionali. Un impegno che rilanciamo qui e negli anni a venire sulle due province in cui siamo presenti con le nostre sedi. Le recenti elezioni regionali hanno fatto emergere con evidenza le disparità sempre maggiori tra la pianura e la fascia collinare, tra le città e i comuni, tra le periferie e i centri urbani. Polarizzazioni che coinvolgono i cittadini residenti tanto quanto le imprese e su cui è bene interrogarsi. Domande che hanno avuto le prime risposte grazie all’impegno dei funzionari dell’associazione che hanno lavorato al concretizzarsi del taglio dell’IRAP per le imprese montane e che ora devono trovare conferma nel lavoro quotidiano con le istituzioni locali e regionali. La situazione di contesto vede l’Emilia Romagna - sempre più - come locomotiva, insieme alla Lombardia, del Paese. Lavoriamo in una regione che negli ultimi cinque anni ha registrato migliori performance sul totale delle esportazioni, degli investimenti fissi lordi, del valore aggiunto creato, rispetto al resto d’Italia. Migliori sono anche i dati occupazionali e il tasso di disoccupazione media. Risultati resi possibili grazie alla condivisione di obiettivi e strategie tra la politica, le associazioni datoriali e i sindacati. Continuiamo su questa strada per dare un orizzonte al nostro lavoro e alle nostre imprese.

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I protagonisti degli ultimi 40 anni

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CAPITOLO 2

Ivano Spallanzani (Presidente Generale dal 1976 al 1985)

Le battaglie a Modena e a Roma Parlare con Ivano Spallanzani, presidente Lapam dal 16 dicembre 1976 al 15 gennaio 1985, è aprire una pagina importante della storia del sindacato d’impresa in Italia e, anche, gettare lo sguardo su un periodo del nostro Paese fondamentale per capire l’oggi. Infatti Spallanzani è anche l’unico modenese ad essere stato presidente nazionale di Confartigianato, incarico che ha ricoperto dal 1988 al 2000. In mezzo, dal 1981 al 1993, Spallanzani è stato presidente regionale Confartigianato. Un periodo lungo un quarto di secolo che ha segnato profondamente la storia dell’Italia e del nostro territorio, dal 1975 quando, piuttosto giovane, assunse l’incarico di presidente Lapam, fino al 2000, all’ingresso nel nuovo millennio, quando ha lasciato il ruolo di presidente nazionale. Spallanzani racconta: “Licom partì nel 1972 (con il presidente Bandieri, quando Botti era presidente Lapam e Zanasi segretario. Quando arrivai firmai cambiali per 792 milioni (22 metri e passa di cambiali, quelle grandi 96x22 centimetri…). Diciamo che la situazione era molto complicata, poi le cose migliorarono e passammo da 150 a 300 dipendenti in quel periodo, c’erano 6.500 soci, quando terminai il mandato erano 10.012. C’era Zanasi, poi venne Fontanazzi come segretario. Continuammo a sistemare la situazione economica, acquistammo la sede dei Torrazzi e poi quella di Sassuolo nel 1981 che fu inaugurata dal ministro Colombo. E poi la sede di Formigine, che fu inaugurata da Oscar Luigi Scalfaro quando era ministro dell’Interno. Acquistammo e rinnovammo 11 sedi in quegli anni. Sassuolo, Bomporto, Torrazzi, San Felice, Finale e Carpi furono acquistate, sistemammo Sant’Agnese. Prima le cambiali e poi gli investimenti. Acquisimmo anche alcuni studi pri-

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vati che poi sono diventati sedi Lapam: Concordia, Medolla, Montese e Massa Finalese. Avevamo segretari in gamba e personalmente giravo tutte le sedi, come feci poi più tardi anche a livello nazionale visitando le varie province”. Il ricordo dei primi tempi a Modena: “Sono diventato presidente Lapam a 33 anni. Mi sono diplomato al liceo scientifico, poi ho fatto l’accademia arte drammatica a Bologna e dopo mi sono iscritto a Scienze Politiche, nel 1969 aprii l’azienda e mi sono iscritto alla Lapam e nel 1973 ricordo la grande alluvione. Diventai presidente della sede di San Lazzaro appena aperta a 31 anni. Dopo un litigio Vaccari mi chiese di fare il presidente provinciale… non ho mai chiesto di fare il presidente, me lo hanno sempre chiesto altri”. Le ‘battaglie’ combattute da Spallazani sono state molte, a livello locale e nazionale: “Ricordo gli anni ’80, con i problemi degli insediamenti produttivi a Modena. Artigiancassa funzionava. Il concetto di fondo è che si poteva lavorare. Poi è cominciata la distruzione del Paese. Le battaglie erano spesso ideologiche, i problemi di tipo economico erano pochi e l’Italia cresceva: con le amministrazioni locali non c’erano grossi problemi, insediamenti produttivi ce li davano. Ricordo la lotta contro la legge Visentini nel 1984, ma quelli erano anni in cui si poteva lavorare. L’attacco al ceto medio iniziò proprio con la Visentini e poi con Craxi, i democristiani non avrebbero mai fatto quello… Prima non c’era astio, non si parlava dei piccoli come evasori, come affossatori del bilancio dello Stato. Poi c’è stato un momento delicato coi governi Andreotti. Ci sono state, da lì in poi, leggi che punivano la piccola impresa (penso al referendum per estendere lo statuto dei lavoratori ai piccoli). Per contraccambiare


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facemmo la riforma previdenziale anche per gli artigiani (una battaglia fatta anche con la CNA) che andò molto bene, grazie a Crostofori e alla Iotti. Ai tempi conoscevo tutti, andavo a cena con tutti…”. I ricordi fluiscono, anche quelli nazionali: “Quando diventai presidente Confartigianato era presidente del consiglio De Mita, poi due governi Andreotti. Con mons. Nicora lavorammo per agevolare le firme sulle dichiarazioni per l’8 per mille alla Chiesa cattolica. Festeggiammo la Centesimus Annus con papa San Giovanni Paolo II nel 1991. Parlai con Berlusconi a ottobre 1993, la Dc abbandonò il ceto medio e finì la sua parabola, Tangentopoli non fu il motivo, fu un’aggravante. Sapevano tutti che non c’era grande onestà nella politica... Nel 1994 Berlusconi chiese cosa volevamo: risposi ci lasci lavorare. Mi chiese se volevo fare il Ministro, ma risposi di no”. E adesso? “I burocrati hanno vinto la battaglia contro gli imprenditori. La grande battaglia da combattere è quella contro la burocrazia, una battaglia tra mondo produttivo e mondo improduttivo”.

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CAPITOLO 2

Giuseppe Fontanazzi (Segretario Generale dal 1980 al 1993)

Il Segretario diplomatico

Giuseppe Fontanazzi e Lapam, un binomio quasi indissolubile. Il pavullese, infatti, non solo è stato segretario dell’associazione da metà del 1980 a inizio 1993, ma era in Lapam dal 1973 (“venivo da un’attività privata quando sono entrato in associazione, il 1973 per me è stato un anno di cambiamento perchè mi sono sposato, sono entrato in Lapam e sono diventato padre”, racconta) ed è rimasto anche dopo essere stato segretario con vari ruoli fino alla pensione e, attraverso alcuni incarichi, anche successivamente. “Quando sono arrivato - riavvolge il nastro dei ricordi - avevo assunto la responsabilità dell’ufficio sindacale categorie e in particolare dell’abbigliamento. Il primo mese ero spaesato solo per capire e conoscere le varie sigle... poi due cose mi hanno fatto maturare: la nuova legge sul lavoro a domicilio (che fu approvata in commissione, con l’accordo di tutte le parti politiche e fu portata avanti da Tina Anselmi) che ha iniziato a coinvolgere il nostro sistema produttivo che era basato sul decentramento quasi esasperato, con tantissimi piccoli laboratori artigiani, e la nuova legge sull’artigianato, che fu cambiata nella sostanza. Dalla qualifica di artigiano a quella di impresa artigiana la trasformazione fu grande, molto più di quanto sembri. Ma, tornando al mio lavoro, era interessante anche perchè godevo della massima libertà per questo incarico. Creammo un consorzio dell’abbigliamento il CCM (Consorzio Confezionisti Modenesi) e partecipammo a varie fiere (anche all’estero: Parigi, Monaco, Colonia...) e facemmo alcune sfilate, una delle quali a Modena al Real Fini presentata da Mariolina Cannuli una presentatrice Rai (quelle che venivano chiamate ‘signorina buonasera’). Fin qui la prima parte della carriera di Fontanazzi

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che poi, quasi a sorpresa, viene chiamato a diventare segretario nel 1980: “Quando sono diventato segretario c’era una Lapam che già aveva all’interno tre componenti: artigianato, commercio e piccola impresa. In considerazione dei cambiamenti e del fatto che si era ormai stemperata la contrapposizione ideologica (che era incarnata ai tempi da Lapam e CNA), raggiungemmo i 10mila associati. È stato un periodo di intenso lavoro, con cambiamenti nell’organizzazione interna e nella gestione del personale, che passò dal contratto del commercio a un contratto ad hoc per noi grazie alla Cisl. Gli impiegati avevano un trattamento con orario di lavoro specifico, mentre i segretari e i funzionari sindacali avevano più libertà, anche per gli impegni serali. Diciamo che molto era lasciato alla responsabilità di ciascuno”. Fontanazzi prosegue il racconto: “La riorganizzazione e la cessazione della contrapposizione ideologica comportava una visibilità esterna più impegnativa. In quegli anni abbiamo fatto l’acquisto di una nuova sede a Sassuolo (non quella attuale) che venne inaugurata dal ministro Emilio Colombo. A Carpi aprirono due sedi, poi confluite in una sola. Aprimmo, attraverso funzionari carpigiani, un ufficio a Correggio sotto la spinta dalla federazione regionale (il presidente era Spallanzani)”. A proposito di presidenti, ecco come Fontanazzi tratteggia quelli con cui ha lavorato: “Spallanzani, che poi diventerà presidente nazionale, era predisposto, aveva una memoria eccezionale. Ricordo che grazie a lui riuscimmo a portare a casa un finanziamento europeo molto interessante. Ha portato a consolidamento le sezioni Lapam, a mio parere è stato il miglior presidente nazio-


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nale di Confartigianato che abbiamo mai avuto. Baldaccini, un imprenditore impegnato in politica, aveva u’azienda che andava e va tuttora bene. È stato un presidente vicino all’associazione, conosceva bene i problemi delle aziende. Biagini è un self made man, con lui però sono rimasto solo un anno e mezzo e l’ho conosciuto meno”. L’ex segretario riprende il filo del discorso: “Nella Bassa acquisimmo un ufficio a Massa Finalese, alla fine, esclusi due o tre comuni, eravamo presenti in tutta la provincia con uffici gestiti direttamente da Lapam. Con Goria inaugurammo l’Inapa, a Formigine venne Scalfaro, che all’ora era ministro degli interni. E non dimentichiamo l’aumento notevole dell’organico, quando lasciai c’erano 530 dipendenti, in quegli anni fu assunto anche Carlo Alberto Rossi, l’attuale segretario, e posso dire che ho avuto l’onore di assumere gran parte dell’attuale classe dirigente. I primi anni ‘90 sono stati anche quelli del crollo della cosiddetta prima Repubblica e di tangentopoli: “Abbiamo vissuto quegli anni un po’ impreparati, si cominciavano ad avvertire gli scossoni, e allacciammo che anche rapporti più frequenti con CNA, ognuno a partire dalle proprie posizioni. Quando diventai segretario fu una sorpresa, non avevo tessera di partito in tasca, questo mi consentì di essere molto libero. Diventai segretario generale per volontà dei segretari di sede con cui ho sempre conservato un buon rapporto pur con una normale dialettica tra centro e periferia. Si dice che fossi molto diplomatico, beh è proprio vero...”.

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Angelo Baldaccini (Presidente Generale dal 1985 al 1991)

Il Presidente artista

“Sono diventato presidente Lapam nel 1985 e sono rimasto fino al 1991. Ho fatto due mandati da tre anni, come si faceva ai tempi, anzi in realtà il limite di due mandati, che poi è stato sempre rispettato, è stato messo quando ero io presidente ed è stato voluto proprio da me nell’ottica del rinnovamento. E poi, posso dirlo?, ho istituito un piccolo gettone di presenza per i consiglieri, giusto per portare a casa un piccolo regalino alle mogli o ai mariti. Ho anche istituito il gettone per giunta e presidente, ma solo da dopo di me…”. Angelo Baldaccini è, ancora oggi, una vera e propria istituzione in Lapam. Una storia professionale, la sua, che è intrecciata con quella dell’associazione. La Neon King, azienda che Baldaccini ha fondato più di quarant’anni fa, ha fatto insegne e continua a farle per mezza provincia di Modena. “La situazione finanziaria dell’associazione era ancora da gestire, c’erano ancora debiti e abbiamo cercato di risolvere al meglio. Ho avuto un aiuto importante da Montanari, l’indimenticato segretario di Sassuolo. Diciamo che ai tempi servivano tanti soldi per i contributi dei nostri dipendenti. C’è stato però anche un grande investimento nell’ambito della informatizzazione, e contestualmente un cambio di segreteria da Zanasi a Fontanazzi. Ai tempi, inutile negarlo, era più facile fare impresa, ma in quel periodo ci siamo sempre scontrati con l’abusivismo, anche di dipendenti pubblici che lavoravano in nero. Mi presi una denuncia dall’allora sindaco Del Monte per averlo detto. Volete sapere chi mi difese? Il mio avvocato era Pighi, che anni dopo diventò proprio sindaco...”. Baldaccini ricorda come diventò presidente, in modo quanto meno irrituale: “Allora i rapporti con la politica, e in particolare con la Democrazia Cri-

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stiana, erano molto stretti e io diventai… presidente per caso. Si parlava di una rielezione di Spallanzani, che però era già presidente regionale. Ero a Milano con Cappelli per una mostra fatta per Berlusconi, che ai tempi non era in politica. Arrivato a casa andai in consiglio provinciale, si fecero le votazioni ma non si arrivava alla quadratura. Mi hanno allora proposto di diventare presidente e ho accettato, anche se non ci pensavo neanche. Spallanzani fu preziosissimo per me, mi ha dato tanti consigli che sono stati molto utili. Da lì sono sempre rimasto in consiglio. Lapam in questi anni dal punto di vista manageriale è cresciuta molto e anche sotto il profilo sindacale la visibilità è migliorata molto”. Il periodo della presidenza Baldaccini è stato tra quelli in cui Lapam è cresciuta sotto il profilo delle sedi (“Aperto diverse sedi, anche fuori provincia a Rubiera, Correggio e Bologna”) e della struttura: “Abbiamo risolto alcuni problemi dell’associazione, abbiamo inserito Carpi all’interno di Lapam in modo organico. Siamo riusciti a mettere in piedi il centro meccanografico e i computer nelle sezioni per dar modo di gestire la contabilità nelle singole sedi. Nel giro di sei anni, con l’aiuto dei segretari, abbiamo quasi raggiunto il pareggio di bilancio. A mio parere, con l’aiuto di tutti, abbiamo fatto un ottimo lavoro. Diciamo che mi vogliono bene tutti, sono l’unico presidente che è sempre rimasto dentro la Lapam con incarichi e in consiglio. Posso però raccontarle una cosa? Ho passato anche notti in cui dormivo poco e non sono mancati momenti di frizione. I rapporti con le altre associazioni e con l’amministrazione furono molto importanti e, a volte, ambivalenti: “Si parlava dell’unificazione con la Fam, la


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Famiglia Artigiana Modenese, ma non arrivammo a concludere, addirittura si parlò di una unificazione con la Confesercenti. Ci fu comunque un avvicinamento con le altre associazioni. Erano anni di buon sviluppo ma molte tensioni con i sindacati. Buoni, invece, furono i rapporti con il Comune di Modena, sia con il sindaco Beccaria che con la Rinaldi”. Infine il Baldaccini artista: “Facemmo anche una associazione con Acla di arte e restauro per Modena per incorporare l’artigianato. Sono un artista, ho fatto medaglie e tante cartelle di artisti, diciamo che ho portato l’arte dentro l’associazione, volevo unire artigianato e arte, lavorare con le mani, con la testa e la creatività delle persone”.

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Pietro Odorici (Segretario Generale dal 1993 al 2007)

Difficile ma soprattutto esaltante “Sono stato Segretario generale per una quindicina d’anni, sono stati anni difficili ma davvero esaltanti”. Pietro Odorici definisce così il suo impegno come Segretario in Lapam Confartigianato. Cresciuto in associazione (“sono entrato nel 1972 come direttore del Patronato, allora con la sede a Palazzo Europa. Era una attività nuova e abbiamo ampliato il servizio dell’associazione” ricorda), Odorici ha preso il posto di Fontanazzi nei primi anni ’90 (“con Giuseppe Fontanazzi il passaggio è stato graduale, lui rimase in associazione e mi confrontai con lui nei primi tempi”) e ha condotto come Segretario Lapam fino a oltre la metà del primo decennio del 2000. “Soprattutto nella prima fase ci furono grandi novità – ricorda Odorici che, dopo essere stato per anni Presidente di Seta è ora un nonno felice e indaffarato -. Quando sono arrivato come Segretario abbiamo dovuto affrontare molti adempimenti specifici e particolarmente impegnativi per le aziende e di conseguenza per l’associazione: ricordo l’introduzione del redditometro, il nuovo modello per la dichiarazione dei redditi, l’istituzione dell’Ici, la nascita dei Caf… in quegli anni nacque la necessità di costituire quindi la società per i servizi dell’associazione, la Feasa. E, inoltre, sentii come importante e urgente la necessità di un maggior coinvolgimento da parte del personale dell’associazione, proprio in relazione alle grandi novità che erano venute avanti nel corso di quegli anni. Era necessario aumentare il livello di coinvolgimento e creare un gruppo coeso, per dare risposte più adeguate alle domande crescenti degli imprenditori associati a Lapam”. Proprio per questo motivo, nel 1993, Lapam iniziò a organizzare l’assemblea del personale e, successivamente, la conferenza

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organizzativa: “Era necessario darsi una forma per cercare di rispondere in modo adeguato alle esigenze che diventavano sempre più significative e per dare risposte con servizi puntuali per le imprese. Da qui sono poi nate le zone per dare anche sotto il profilo territoriale una forma migliore, possiamo dire che è stato tutto consequenziale. E poi abbiamo fatto diversi convegni importanti per cercare di capire che tipo di ruolo poteva avere l’associazione in questo nuovo scenario che cambiava con rapidità. Sono certo che il coinvolgimento del personale sia stata la cosa più importante per approcciare le nuove tematiche in modo efficace”. Quelli furono anche gli anni di una vera e propria rivoluzione politica e istituzionale nel Paese, dato che inevitabilmente andò a impattare anche sul sistema della rappresentanza: “È proprio così – ricorda Odorici – è stato anche il periodo della cosiddetta equidistanza dell’associazione dalla politica. In quegli anni abbiamo sottolineato molto la realtà dell’associazione come soggetto politico autonomo, per portare avanti le nostre idee e cercare di trasmetterle ai singoli partiti. Lapam ha sottolineato con forza questo tipo di approccio che è stato sicuramente vincente. Non dimentichiamo che quei momenti sono stati anche difficilissimi, c’è stata una vera e propria rivoluzione politica in Italia e ci sono state anche novità importantissime a livello europeo: pensiamo all’abbandono delle vecchie monete e all’adozione dell’euro, è stato un periodo ricco di scelte molto importanti. Noi, in questo scenario e in questo contesto così mutevole, abbiamo deciso di continuare a privilegiare il territorio, è stato giusto fare così”. Odorici si avvia alla conclusione e parla anche dei momenti difficili e di quelli più positivi: “Ho diret-


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to l’associazione ed è stata esperienza esaltante, abbiamo dovuto fare delle scelte importanti in relazione all’evolversi del quadro nazionale e internazionale. Forse, come è normale che sia, abbiamo commesso anche degli errori. Ricordo con grande piacere gli investimenti nelle nuove sedi, la scelta della sede centrale, acquistata mi pare nel 1998 e inaugurata nel 2000. Sono state anche realizzate e migliorate tante sedi di zona e sedi periferiche nei comuni, per adeguarle alle nuove esigenze e offrire servizi migliori per gli imprenditori. La fatica maggiore è stata tutto sommato proprio questa, ovvero cercare sempre e comunque, di fronte alle novità che si presentavano e al quadro economico nazionale e internazionale, di affrontare i problemi sia dal punto di vista dei servizi e sia sul fronte politico sindacale. Lo studio e il confronto continuo con i colleghi segretari è stato alla base di tutto, ci ha permesso di affrontare queste sfide e dare una risposta positiva e riconosciuta anche dalle istituzioni. È stato difficile ma anche, per l’appunto, esaltante. Possiamo dire che davvero su questi aspetti Lapam è arrivata prima, le altre associazioni hanno poi cercato di emulare quello che in quegli anni abbiamo realizzato. Da ultimo voglio sottolineare che tutto è stato possibile grazie alla vicinanza degli imprenditori. Il confronto assiduo tra funzionari e imprenditori per cercare di capire cosa dovevamo fare ha dato il la a tutti i progetti. Ricordo allora i presidenti con cui ho lavorato: Baldaccini, Biagini e Palazzi, anche loro, insieme agli altri dirigenti, hanno contribuito a dare grande impulso all’associazione”.

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CAPITOLO 2

Francesco Biagini (Presidente Generale dal 1991 al 2000)

I cambiamenti degli anni ‘90

“Sono sempre rimasto nella Lapam di Sassuolo, sono stato fondatore e titolare del gruppo Menestrello”. Si definisce così, con poche ma significative parole, Francesco Biagini presidente Lapam in un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici come sono stati gli anni ’90 del secolo scorso. Anni di mutamenti profondi anche per l’associazione imprenditoriale, mutamenti che sono stati accompagnati durante la presidenza dell’imprenditore sassolese. “Sono stati anni molto diversi rispetto a quelli odierni, eravamo sicuramente più ricchi, sia le imprese che noi stessi. Anche il mio gruppo era abbastanza importante all’epoca, è arrivato a contare fino a 500 dipendenti. Vuole sapere la verità? Si lavorava meglio, c’era spazio anche per ditte non propriamente specializzate, nascevano tanti imprenditori, molti dei quali avevamo anche successo. C’era spazio per il lavoro. Penso al mio settore, ai fornitori per la ceramica che erano nati come artigiani: ecco in quegli anni c’era spazio per tutti e questo era davvero molto positivo. La piastrella abbiamo imparato a farla un po’ alla volta, un tempo era necessaria molta più manodopera mentre oggi si lavora molto di più con le macchine. Le grandi ceramiche fanno delle produzioni spaventose a livello di numeri, ma le piastrelle sono tutte uguali e tutte gigantesche…”. Non si tratta, semplicemente, di ricordare i bei tempi andati, ma di mettere al centro il valore dell’artigiano, dell’uomo che con le proprie mani sa creare qualcosa di bello e duraturo. “La tecnologia allora era lo smaltato e il serigrafato, poi sono venute le rotocolle e poi le digitali hanno rivoluzionato tutto il processo. Prima si facevano lavorazioni con una marea di personale, oggi in digitale si fanno multicromie senza problemi. La

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differenza sta nella resa: prima c’erano tanti toni e colori, adesso il colore si fa al volo, è esattamente come fare una fotocopia. Ma le macchine hanno comunque migliorato gli impasti”. Chiuso il capitolo legato al suo lavoro e alla ceramica (che è stata la ricchezza per tutto il territorio del sassolese a scavalco tra le province di Modena e Reggio Emilia), Biagini parla della sua presidenza in associazione: “Anche nella Lapam penso che la vita fosse migliore ai tempi, c’erano più artigiani, nascevano letteralmente imprese dalla sera alla mattina. Le attività piccole allora nascevano con molta facilità, in poco tempo e con pochi soldi riuscivano a funzionare bene e l’associazione era un grande supporto. Basti pensare alle banche che ti davano credito senza problemi. E tra le attività che aprivano qualcuna è cresciuta, ci sono imprese artigiane che sono diventate industrie grosse. Pensi alla mia: Menestrello è nato nel 1969 con 3 o 4 dipendenti, eravamo arrivati a quasi a quota 600 dipendenti. Poi i servizi alle ceramiche sono calati e abbiamo dovuto arretrare. Ricordo che in quegli anni si arrivò a fare il contratto nazionale del terzo fuoco, lo firmai a fine anni ’80 come presidente della categoria Ceramica/ Terzo Fuoco. Il cambiamento? Lo si poteva prevedere, finché il mondo non si è accorto che era un business importante eravamo unici, un investimento molto basso creava valore aggiunto e dava lavoro. Ma oggi i tre quarti del mondo hanno una manodopera a costo più basso”. Torniamo alla Lapam: “Sono stato il fautore, in associazione, del distacco dalla politica, la parola equidistanza, l’autonomia dalla politica è nata lì. Prima c’era la Democrazia Cristiana, poi è cambiato tutto e questa scelta si è rivelata vincente sul


I PROTAGONISTI DEGLI ULTIMI 40 ANNI

territorio. Purtroppo non sempre gli imprenditori partecipano in modo pieno alla vita dell’associazione, e invece è importante perché la linea politico sindacale viene da un rapporto proficuo in cui tanti imprenditori mettano la loro esperienza. I miei anni in Lapam sono stati molto belli: come dicevo sotto il profilo economico le cose andavano bene, c’era grande dinamismo e i soci crebbero, proprio per la nascita di tante imprese. Abbiamo dato una mano al risanamento dell’associazione, fatto la nuova sede provinciale di Modena e anche realizzato tanti investimenti importanti per il futuro. I rapporti all’interno della Lapam tra struttura e dirigenti sono stati molto positivi. In quegli anni è nata Aspim, che conviveva insieme a Confartigianato e Licom”. Per finire Biagini spiega: “Quella presidenza mi ha lasciato un bagaglio culturale importante. Mi sono divertito molto in quegli otto anni abbondanti, anche grazie al lavoro dell’indimenticato Alberto Montanari di Sassuolo”.

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CAPITOLO 2

Giampaolo Palazzi (Presidente Generale dal 2000 al 2008)

Il Presidente del nuovo millennio Giampaolo Palazzi è iscritto a Lapam dal 1 luglio del 1974. La sua Bgp, officina meccanica di San Felice sul Panaro, è una ditta che oggi porta avanti insieme ai figli. Nella sua vita ha ricoperto, e ricopre tuttora, diverse cariche in associazione. Tra queste quella di presidente provinciale Lapam. “Scelsi la Lapam perché sono sempre stato democristiano - ricorda l’attuale presidente regionale ANAP -. La mia estrazione familiare è sempre stata quella e quindi potrei dire di non aver avuto alternative alla Lapam. A San Felice non ci iscrissero perché, essendo dipendenti che avevamo realizzato una nostra impresa, il segretario di allora temeva non si potesse fare. Allora andai a Modena a Palazzo Europa, dal dottor Salinaro. Lì feci la prima iscrizione”. Il tre è il numero perfetto per la Bgp: “Partimmo tre soci con tre macchine utensili (l’iscrizione in Camera di Commercio risale al 16 maggio 1974) e con un fido di tre milioni di lire. Pensate che già a febbraio 1975, dopo pochi mesi, avevamo pagato tutti i nostri impegni. Poi ci siamo allargati, dal centro di San Felice abbiamo costruito il primo capannone già nel 1975 e abbiamo assunto i primi dipendenti. Nel 1977 triplicammo i capannoni, e avevamo già 12/13 dipendenti. È stato l’inizio di una proficuo lavoro, sempre come conto terzisti e non abbiamo mai avuto problemi di pagamento. Siamo stati fortunati? Credo di sì...”. Palazzi, una volta partita e consolidata l’azienda, inizia l’impegno in Lapam. Prima è consigliere di sezione e dopo alcuni anni diventa consigliere provinciale. “Successivamente mi sono impegnato a livello comunale in politica (sono stato in consiglio comunale dal 1980, nel 1990 ho ricoperto l’incarico di vice sindaco e assessore agli interventi eco-

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nomici). Nel 1994 ho fondato il CCD e ne sono stato vice coordinatore regionale. Nello stesso anno sono entrato in giunta Lapam, con il presidente Biagini. Nel 1996 sono diventato vice presidente e nel 2000 presidente Lapam”. Nel corso della sua presidenza sono state inaugurate tante sedi: quella centrale di Modena, con la presenza dell’allora Presidente del Senato Mancino, Carpi, Pavullo, Sassuolo… “Anche questa è stata una fortuna. Sono rimasto presidente dal 2000 al 2008, mentre dal 2002 al 2011 sono stato presidente regionale e membro della Giunta nazionale. Nel frattempo, dal 2002/2003 e fino al 2013, sono stato presidente di Formart. In quel periodo il nostro ente di formazione, Formart appunto, ha conosciuto un successo enorme, con l’apertura delle sedi di Porretta, Correggio e Lugo”. Motivo di grande orgoglio. Palazzi nel 2008, con il presidente Guerrini, diventa anche vice presidente nazionale Confartigianato (“un motivo di grande orgoglio” chiosa). Per quattro volte nel collegio dei saggi per la Confartigianato, è stato anche membro della commissione per il nuovo Statuto a livello nazionale e dal 2011 presidente nazionale Anap (“Ora sono in scadenza” spiega). Palazzi racconta un poco della sua presidenza: “Negli anni 2000 cominciammo un po’ a soffrire, ma in ambito regionale, anche per un buon rapporto con altre associazioni e con gli assessori regionali (penso a Campagnoli e Bastico) le cose sono pian piano migliorate. Le industrie che hanno resistito sono diventate grandi quasi come multinazionali e quindi il rapporto tra grandi e piccoli aziende si è molto affievolito. Adesso non esistono più rapporti, la globalizzazione ha portato fuori


I PROTAGONISTI DEGLI ULTIMI 40 ANNI

tante commesse e anche la concorrenza dentro l’Europa, senza una politica comune su temi come politica fiscale, burocrazia, costi orari, è un problema. Posso dire che allora la presidenza nazionale era debole e che eravamo molto più attivi noi a livello locale e regionale?”. Lo dice, Palazzi, come dice che “La Cina ci ha fregato e noi ci siamo lasciati fregare. Ma anche loro hanno problemi seri, il tema della democrazia è molto serio”. L’ex presidente prosegue: “La politica non c’è più, siamo stati cancellati (penso all’era Renzi), prima eravamo abituati al confronto con tutte le forze politiche, in quegli anni è venuto meno questo confronto. Oggi, posso dirlo, a livello nazionale Confartigianato è più presente”. Per ultimo qualche suggerimento: “Da ex presidente dico che è giusto formare e far crescere anche i nostri dipendenti, con una formazione sia pratica, sui contenuti, sia culturale. Quello che rischia di venire meno per colpa della burocrazia, è a volte il rapporto personale tra presidente e segretario e singolo socio. I segretari sono seppelliti da montagne di carte, ma vedo segnali positivi anche grazie alle opportunità colte tramite il digitale. È importante proseguire anche nel confronto dal punto di vista politico sindacale con l’esterno, il segretario è la prima figura politica dentro l’associazione. Se non fosse così andremmo dal commercialista: rappresentanza sindacale e servizi vanno tenuti insieme come ha saputo fare Lapam”.

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CAPITOLO 2

Erio Luigi Munari (Presidente Generale dal 2008 al 2018)

Dieci anni al timone

“Sono diventato presidente Lapam il primo febbraio 2008, lo ricordo perfettamente perché quell’assemblea mi ha fatto saltare l’anniversario del matrimonio...”. Inizia con un sorriso l’incontro con Erio Luigi Munari, presidente Lapam dal 2008 al 2018. In precedenza vice presidente, oggi presidente della grande sede di Sassuolo. Munari è stato anche presidente regionale e ha ricoperto diversi incarichi in associazione. “L’inizio della mia presidenza è stato incentrato sul fare squadra tra dirigenti eletti, con a capo presidente, e struttura con a capo il segretario generale, abbiamo lavorato insieme per raggiungere obiettivi prioritari. Ci siamo occupati dell’economia reale, come era giusto che fosse, all’interno di un terremoto economico e finanziario che non aveva precedenti da quando esisteva la Lapam. Insieme ai dirigenti e alla struttura ci siamo concentrati nel valorizzare il lavoro quotidiano delle imprese associate, con la massima attenzione alle necessità del fare impresa sul territorio. Tutto questo insieme ad altri soggetti (penso alla camera di Commercio, oltre a Promec e a Democenter che ho guidato negli anni) per continuare a dare un ruolo importante ai piccoli imprenditori, artigiani e commercianti al fine di evitare una globalizzazione selvaggia anche nel nostro territorio”. Munari è stato presidente anche nel periodo del terribile sisma del 2012: “Il terremoto è stato tragico, imprevedibile, abbiamo vissuto momenti molto frenetici e dovevamo essere ancora più vicino alle imprese. Gli imprenditori si sono ritrovarti ad affrontare problematiche anche di risposte al mercato. È stato il momento più difficile, l’impotenza dell’essere umano è enorme in quei frangenti. Ci siamo mossi con grande tempestività dal pun-

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to di vista associativo e dobbiamo ringraziare gli imprenditori che in modo spontaneo hanno solidarizzato con chi più ne aveva bisogno. La percezione del terremoto in altre aree non era chiara, l’associazione ha coordinato una fase di sostegno e informazione determinante per creare clima di fiducia per far sì che si potesse ripartire, e Lapam ha dato risposte importanti”. Munari ha lavorato molto anche a livello camerale e Lapam si è fatta sentire parecchio anche in regione: “Insieme al segretario e alla giunta abbiamo pensato di agire, andando a rivendicare quella risposta che gli imprenditori si aspettavano dalla politica e dalle istituzioni. È stato fatto un grande lavoro dall’allora presidente della regione, Vasco Errani, coi vari assessori, hanno capito quale era il loro grosso problema, quello di reinventarsi normative per dare soluzioni ai problemi di cittadini e imprese. Il Governo dapprima non capì la gravità della situazione, ci siamo alzati in piedi, insieme a Errani abbiamo incontrato il Governo Monti e siamo riusciti a ottenere risultati significativi”. Archiviato il sisma, Munari parla degli imprenditori: “La percezione di non essere abbandonati è stato uno dei miei primi pensieri, tutti gli imprenditori associati non dovevano sentirsi da soli e abbandonati, e allora abbiamo implementato sul territorio tante iniziative e cercato quelle soluzioni per dare risposte e arginare una crisi che sembrava irreversibile. La politica deve dire grazie alle piccole imprese, se le multinazionali non hanno abbandonato questo territorio è grazie alla filiera, a un servizio fino al prodotto finito che non ha paragoni nel mondo. Rivendico – sottolinea Munari - l’orgoglio dei piccoli imprenditori, contro chi fa gli spot…”. Poi la fusione con Reggio Emilia: Abbiamo capito


I PROTAGONISTI DEGLI ULTIMI 40 ANNI

che questi territori esprimono la stessa potenzialità, non abbiamo avuto nessuna difficoltà particolare nell’unire le forze e nel creare un sistema con ancora più forza all’interno di un territorio omogeneo. È stata una scelta che oggi dimostra la sua validità. Sono stato accusato di essere ‘anti Emilia perchè volevo andare con Reggio… e invece è andata molto bene”. Munari, che ha una impresa meccanica con una ventina di dipendenti nel distretto ceramico, conclude parlando dell’eredità lasciata all’associazione: “Lapam è stata lasciata in buona salute economica, grazie anche e soprattutto ai tanti sacrifici e al tanto lavoro della struttura, che ha fatto a pieno la sua parte anche sui territori e nelle sezioni. Abbiamo attraversato un periodo difficilissimo dal punto di vista economico generale ma anche per la rappresentanza nel suo insieme. Mi auguro di dare sempre disponibilità al sistema Lapam, in quanto imprenditore. Mi è stato riconosciuta la forza di continuare a lottare per il mondo che ho sempre rappresentato in questi anni, Lapam ha continuato a crescere come autorevolezza e come rappresentanza”.

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da dove siamo partiti

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CAPITOLO 3

Creazione del logo dedicato al sessantennale 1959 - 2019

La nostra storia è la storia delle imprese Lapam Confartigianato Imprese Modena – Reggio Emilia ha iniziato i festeggiamenti dei 60 anni con un contest per la realizzazione del logo dedicato a questo importante traguardo. Come nel 2009, in occasione del cinquantennale dell’Associazione, Lapam ha scelto di affidare agli studenti del Venturi la creazione del logo dei 60 anni, anche grazie all’esperienza di collaborazione molto positiva che si era creata. Il legame con l’Istituto Professionale Venturi è un legame

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che ha radici profonde. Diversi Associati, infatti, prima di intraprendere la carriera di imprenditori hanno frequentato questo istituto serbandone un ricordo molto positivo che ne ha accompagnato la carriera. La commissione esaminatrice, composta da dipendenti dell’area comunicazione e da imprenditori dirigenti, è rimasta molto colpita dalla creatività e dall’impegno profuso dai ragazzi e delle ragazze, per questo, oltre a premiare i loghi vincitori, è stato realizzato - e regalato a tutti gli studenti


DA DOVE SIAMO PARTITI

e ai loro insegnanti - un book che raccoglie tutti gli elaborati dei ragazzi. In occasione dell’evento di premiazione è stato poi rivolto un ringraziamento particolare ai professori che hanno coadiuvato le tre classi quinte, per un totale di 61 studenti, nella realizzazione del progetto: Marco Lega, Orianna Raguzzoni e Andrea Tedeschi. Quando la commissione esaminatrice ha visionato i file per la prima volta è rimasta molto colpita dal lavoro svolto dai ragazzi. La descrizione di come sono nati i loghi e di come sono stati sviluppati, attraverso la realizzazione dei rendering del logo stesso e delle varie applicazioni web o cartacee, hanno dato la misura del loro impegno e della personalità nel voler creare qualcosa. Per questo motivo Lapam ha voluto riunire in un manifesto, oltre che in un book, tutti e 61 i loghi, aggiungendo anche quelli fuori concorso. Nonostante la difficoltà a individuare il logo vincitore, le idee di come doveva essere erano piuttosto chiare. La commissione ha quindi operato una prima scrematura in-

dividuando una rosa di 15 loghi selezionati in base a due principali criteri: la gradevolezza grafica e la versatilità dell’utilizzo. La selezione ha quindi portato ad una rosa ristretta di tre loghi che sono poi stati premiati secondo la seguente classifica: al terzo posto Tarantino Simone, al secondo Tassinari Alice e al primo Amato Laurentiu, che aspira a lavorare come grafico, il cui logo è stato utilizzato per tutto il 2019. I tre vincitori sono stati premiati dal Presidente Generale Gilberto Luppi e dal Segretario Generale Carlo Alberto Rossi. «Una delle principali mission di Lapam è quello di diffondere la cultura del lavoro autonomo e seminare lo spirito imprenditoriale nelle persone – ha spiegato Gilberto Luppi – tra qualche anno anche gli studenti ne faranno parte, per questo motivo ci siamo rivolti a loro, perché hanno dalla loro parte la creatività».

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CAPITOLO 3

Il telamone Un dono d’artista per i 60 anni della Lapam

Una cartella di stampe prestigiose donata alle imprese associate in occasione dell’anniversario

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DA DOVE SIAMO PARTITI

Angelo Baldaccini, Enrico Manelli, Paolo Sighinolfi, Agostino Salsedo e Fabrizio Bussotti, sono prima di tutto amici. E poi artisti. Sono loro i cinque artefici della cartella donata alle imprese premiate in occasione del 60° anniversario dell’associazione appena conclusosi. Ciascuno dei cinque ha realizzato, attraverso varie tecniche di incisione, una stampa realizzata in serie limitata nel prestigioso laboratorio d’Arte Grafica di via Verona a Modena. Ogni stampa si rifà alle formelle del portale dell’Abbazia benedettina di Nonantola. I soggetti pre-

scelti, tra i tanti raffigurati all’ingresso dagli allievi del grande scultore medievale Wiligelmo, sono il Telamone, colui che dall’epoca classica sorregge sulle proprie spalle il peso del mondo, Sansone, il presepe e la natività. «Con questo lavoro - afferma Angelo Baldaccini, ex presidente Lapam e mente del lavoro collettivo di questi artisti - abbiamo voluto dar merito agli artigiani che proprio nel 2019 hanno contribuito al restauro dell’Abbazia e celebrare il lavoro manuale, capace di unire arte e artigianato. In una parola, il bello».

Scopri la cartella realizzata per il 60° anniversario: scansiona il QR CODE e guarda il video sul canale YouTube Lapam

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cultura e territorio

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CAPITOLO 4

Abbazia di Nonantola Si sono aperte le celebrazioni all’Abbazia di Nonantola per riscoprire la nostra storia

Un viaggio tra arte e lavoro insieme a Iacopo Cassigoli e Gianfranco Ragonesi Una Santa Messa in occasione dell’Anno Santo Giubilare

Il vescovo di Modena Erio Castellucci ha celebrato la messa in occasione dell’anno santo giubilare indetto per la riapertura al culto dell’edificio sacro. Il 2019, sessantesimo anno dall’istituzione di Lapam, è stato ricco di eventi di vario genere, su tutto il territorio di Modena e Reggio Emilia, per riscoprire la storia delle imprese e dell’imprenditorialità ripercorrendo la storia dell’Associazione che è nata e si è sviluppata al fianco delle aziende che rappresenta. La storia delle imprese è anche la storia di un territorio, il nostro, profondamente permeato dalla cultura dell’artigianato e del lavoro autonomo. Lapam ha organizzato per la data simbolica del 19 marzo, festa di San Giuseppe lavoratore, un evento presso l’abbazia di Nonantola, un luogo prestigioso e ricco di storia. Storia che ha inizio nel 752, quando il longobardo Anselmo fonda un monastero benedettino che, a partire dal 774, entra a far parte dei domini di Carlo Magno, rivestendo un ruolo importante nel Sacro Romano Impero non solo dal punto di vista religioso ma anche politico e culturale.

La regola benedettina

La regola benedettina ha garantito la crescita e lo sviluppo di tutte quelle attività che nei secoli hanno reso grande l’abbazia e il vasto territorio sotto la sua giurisdizione. A garanzia del funzionamento di un sistema, quello abbaziale, piuttosto complesso e articolato, il principio “Ora et labora”, prega e lavora, governava la vita delle diverse centinaia di monaci che hanno popolato l’abbazia. I fratres, votati all’obbedienza alla Regola e all’abate, avevano ciascuno una mansione ben definita e specializzata nei diversi settori. Il loro apporto è stato fondamentale: grazie allo scriptorium, uno dei più prolifici del tempo, hanno salvato e tramandato la 36 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

cultura del mondo antico, ricoprendo un ruolo di grande autorevolezza nella panorama culturale, artistico e musicale medievale, grazie al loro lavoro hanno salvato dall’abbandono terre incolte, hanno risanato un territorio per lo più paludoso e hanno insegnato tecniche di coltivazione dei campi. Con la caduta dell’impero carolino l’abbazia priva di protezione, attraversa un periodo di decadenza: un incendio la rade al suolo, i barbari ne devastano le terre e ne saccheggiano la biblioteca. Da ricordare, fra gli altri, è il nome di Gottescalco, abate durante il periodo di rinascita (1053-1059), ricordato per l’importante documento, pubblicato dall’archivista modenese Muratori del 1740, con cui parte delle terre viene concessa all’uso perpetuo del popolo che in cambio avrebbe dovuto impegnarsi per la protezione all’abbazia. Viene così istituita la Partecipanza Agraria di cui ancora oggi beneficiano ventidue famiglie nonantolane. Diversi sono stati gli avvicendamenti che hanno poi portato l’abbazia fino a noi, di cui rimangono le tracce nel ricco patrimonio dell’archivio, e che testimoniano l’importanza strategica di questo centro: dagli assedi di Matilde di Canossa alle contese per il suo dominio tra Modena e Bologna. Ci hanno guidato in questo viaggio nel tempo Iacopo Cassigoli, storico dell’arte, che, attraverso l’arte e l’iconografia, ha fornito uno spaccato delle attività umane nel Medioevo, e Gianfranco Ragonesi, una fra le voci più autorevoli di Confartigianato, che ha parlato del rapporto tra l’artigianato e la società e del cambiamento di questo rapporto nel corso del tempo, per scoprire e ritrovare le radici della cultura del lavoro nelle radici del nostro territorio. La chiusura dell’iniziativa è stata affidata al Vicario del Vescovo Don Giuliano Gazzetti che si è soffermato sul motto dei benedettini: “ora et labora” attualizzandolo.


CULTURA E TERRITORIO

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CAPITOLO 4

Immagini del Tempo e del Lavoro

Una incursione nelle attività umane in Val Padana tra età feudale e comunale

Di Iacopo Cassigoli

L’arte romanica reca documentazione della vita nel medioevo, con le sue cadenze e ritualità millenarie mantenutesi pressoché immutate fino al secondo dopoguerra. Ovvero, fino agli anni del boom economico, durante i quali l’Italia da paese sostanzialmente agricolo divenne potenza industriale planetaria. Anni che videro, come è noto, le città crescere in modo disfunzionale per accogliere una progressiva immigrazione dalle campagne, le quali iniziarono a languire a causa dell’abbandono, segnando la “morte” di una civiltà che per secoli si era perpetuata sempre identica: la civiltà contadina. È proprio in quel mondo arcaico, le cui radici “moderne” affondano nell’età del monachesimo, che ebbero origine le odierne realtà industriali agroalimentari italiane. Vi è difatti una ininterrotta continuità storica tra gli originari nuclei di produzione del Parmigiano, costituiti dalle grance abbaziali, e le tradizionali aziende familiari emiliane, nate, cresciute e sovente consorziatesi nel corso del Novecento. La secolare opera di bonifica intrapresa dai benedettini per risanare la Val Padana, precorritrice della indefessa impresa degli “scarriolanti”, avrebbe infatti consentito, assieme alla coltivazione cerealicola, il sistematico allevamento di bovini, con la necessità di conservare per l’inverno, trasformato in formaggio, il latte fornito in abbondanza dalle mucche durante i mesi estivi del pascolo. Analogamente, si deve sempre all’attività dei monaci anche l’allevamento del maiale, animale totemico del mondo padano, di cui si riprese a la38 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

vorarne la carne per-exuctus. Custodito in stato semi brado, al Nimàl veniva condotto a pascersi di ghiande negli estesi boschi di querce farnie appartenuti alle celle monastiche, che ancora nel Duecento connotavano numerosi il volto di una Bassa radicalmente diverso da quello odierno. Dove il Po, coi suoi affluenti, svolse per secoli il fondamentale ruolo di grande arteria di comunicazione, nonché di “nastro di cucitura” tra un “sopra” e un “sotto” della grande Pianura. Un territorio che i monaci nonantolani, ad esempio, mantennero con un profilo silvopastorale e per secoli, al contempo, sottoposero a una lunga attività di drenaggio delle acque, con l’arginatura del corso del Panaro che permise di destinare quelle terre bonificate e fertili, assieme ai possedimenti abbaziali dell’Appennino, alla “partecipanza agraria”.

Lavori lontani e perduti

Ancora oggi possiamo avere idea di un Tempo e di un Lavoro lontani e perduti, sebbene vivi nella tradizione culturale della nostra tavola, osservando le facciate e i portali delle cattedrali romaniche, veri e propri “libri di pietra” illustranti una rassicurante catechesi civica, coi “Mesi” dell’anno scolpiti da Wiligelmo o dall’Antelami simbolizzati dalle attività umane: quando si ammazza il maiale, si semina il grano e poi lo si miete, oppure si pesta l’uva nel tino per fare il vino, presenti anche nella magnifica Porta della Pescheria nel Duomo di Modena. Siamo dunque nell’età dei liberi Comuni e di una SEGUE società che mette al centro del proprio esistere il lavoro, dove le torri civiche delle città situate lungo


CULTURA E TERRITORIO

l’asse dell’Emilia, come la Ghirlandina, fino ai campanili in cotto nei paesi della Bassa, perpendicolari connotano una terra operosa definita da Zavattini «an segn dret cm’al lapis in dan foi d’carta». Iacopo Cassigoli è storico dell’arte e artista; lavora come educatore museale presso la Fondazione Pistoia Musei, il Museo Marino Marini e i Musei Civici di Pistoia. Appassionato di storia della cucina italiana, per Lapam nel 2017 ha curato “A tavola

nelle terre di Matilde di Canossa. Carta enogastronomica della Provincia di Modena”. Tra le sue pubblicazioni si rammenta “La Via Romea Imperiale. Mantova, Modena, Pistoia sulla strada dei sovrani germanici” (2015).

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politica e rappresentanza

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CAPITOLO 5

Sindaci ed esponenti della Giunta regionale Il dialogo aperto con la politica

Agli eventi dei 60 anni sono stati invitati, e hanno partecipato, i sindaci dei nostri comuni. Ma, anche, esponenti della Giunta regionale Non poteva mancare, e non è mancato. I 60 anni di Lapam sono stati, anche, un momento importante e proficuo di confronto e dialogo con le amministrazioni locali. Agli eventi promossi dall’associazione hanno partecipato praticamente tutti i sindaci della provincia di Modena e quelli della provincia di Reggio Emilia dove Lapam ha le sue sedi. E l’occasione per un dialogo puntuale sui temi di principale interesse economico e sociale è stata portata avanti anche a livello di amministrazione regionale.

Due incontri con il Presidente Bonaccini

Sono stati due i momenti di confronto diretto con il presidente della Regione Emilia-Romagna, il recentemente confermato Stefano Bonaccini. A Palagano per un appuntamento sulle Valli del Dolo e del Dragone, a scavalco tra Modena e Reggio, dove si è parlato di prospettive e di provvedimenti concreti per sostenere una zona dell’Appennino a forte rischio spopolamento e che non dispone di infrastrutture adeguate alle imprese, e a Campogalliano dove Bonaccini ha parlato, insieme ad altri ospiti, di formazione e scuola, con un particolare riferimento al rapporto con il mondo del lavoro e della produzione. A Palagano il Presidente della Regione Emilia-Romagna ha risposto alle sollecitazioni dell’associazione, portate dal segretario Rossi, dalla presidente del gruppo giovani, Monica Telleri e dal presidente generale Luppi: “Sulla viabilità – hanno detto - vogliamo rimarcare la necessità di intervenire sulla provinciale 486, auspicando la sua piena 42 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

condivisione tra gli attori istituzionali coinvolti: comuni, provincia e Regione Emilia Romagna in primis. Alla necessità di un asse viario efficiente, sul piano infrastrutturale è poi da aggiungere l’aspetto manutentivo, le nostre strade sono martoriate da smottamenti, frane, crepe, buche: occorre intervenire in fretta. Apprezziamo la proposta di delibera sul rimborso parziale della quota Irap dovuta dalle imprese e come sa, Lapam approva la proposta di maggiore autonomia regionale. Ancora molto può essere fatto, ad esempio dando piena attuazione alla normativa europea sulla tariffa puntuale dei rifiuti, entro i tempi prefissati dall’Unione Europea prevista per il 2020. Sul fronte dei servizi apprezziamo il lavoro svolto per rispettare i tempi fissati dall’Agenda digitale regionale, con la messa in opera della Banda Ultra Larga. Rimane tuttavia irrisolta – concludono i dirigenti Lapam Confartigianato - un’altra urgente problematica. Mi riferisco ai continui sbalzi di tensione della rete elettrica, che creano enormi danni ad imprese, cittadini e scuole, ripercuotendosi oltre che sui macchinari produttivi, anche sulle linee telefoniche e internet. Un primo aiuto per le aziende da parte delle Regione potrebbe essere una linea specifica di contributo per le aziende montane che acquistano gruppi di continuità o generatori”. A Campogalliano, invece, Bonaccini ha parlato insieme a Jasmin Fischnaller, presidente giovani artigiani Confartigianato Bolzano, David Toro, dirigente scolastico Istituto Comprensivo San Giovanni Bosco di Campogalliano, e un rappresentante di Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche


POLITICA E RAPPRESENTANZA

Attive del Lavoro). Al centro, appunto, il rapporto scuola-lavoro che Lapam sta curando con grande attenzione e che nel corso degli anni è cresciuto in molti istituti scolastici.

Preziosi interventi a Pavullo e Formigine

Due appuntamenti preziosi, come preziosi sono stati gli interventi di altri due assessori della Giunta regionale uscente, Raffaele Donini che a Pavullo ha parlato di infrastrutture (incalzato anche dal sindaco del Comune frignanese, che appartiene al centro destra, in un incontro che ha messo al centro anche tanti nodi sulle infrastrutture che vanno dalla Bassa fino all’Appennino appunto) e Patrizio Bianchi che a Formigine ha parlato di formazione e impresa, in un dialogo molto frizzante con un capitano d’impresa come Franco Stefani che, partendo da piccolo artigiano Lapam, ha creato un gruppo che ha scalato il mondo nell’ambito delle macchine per l’industria ceramica.

Numerose occasioni di confronto

Ma, appunto, le occasioni di confronto sono state numerose e tutte le parti politiche hanno partecipato attraverso gli uomini delle istituzioni, in modo particolare grazie ai sindaci e a tanti assessori che hanno dato vita a interventi non banali e a una interlocuzione che Lapam da diversi anni sta portando avanti con grande determinazione, sempre con l’obiettivo di sostenere e dare un supporto concreto alle imprese che lavorano sul nostro territorio

Palagano 26 novembre Gli imprenditori assieme al presidente della Provincia, Tomei, i sindaci di Palagano e Montefiorino, Braglia e Paladini e il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini

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spettacolo e sport

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CAPITOLO 6

Tante iniziative Lapam, soprattutto in Appennino mettere al centro i valori che stanno alla base dell’attività fisica

Lo sport che insegna

Lo sport come motivo di aggregazione, come realtà in cui si educa, come luogo di socialità. Non è mancato nemmeno lo sport nei 60 anni di Lapam Confartigianato, con una serie di eventi che hanno messo al centro i valori.

A mirandola si dialoga tra sport e impresa

A Mirandola, ad esempio, l’associazione si è trovata per festeggiare, appunto, e per un dialogo a partire dal mondo dello sport, con due ospiti che hanno saputo colpire positivamente la platea: i responsabili del settore giovanile del Modena calcio, Vittorio Cattani e Fabio Dall’Omo. Cattani e Dall’Omo hanno messo al centro del loro intervento i valori dello sport di squadra, accostandoli a quelli dell’impresa e hanno sottolineato come lo sport sia importante per i giovanissimi e i giovani anche per intraprendere la carriera lavorativa, qualunque essa sia. Il settore giovanile del Modena conta oltre 400 tesserati, a dimostrazione dello sforzo compiuto dalla società di coinvolgere il più possibile bambini e ragazzi del territorio, ben sapendo che soltanto pochi potranno arrivare ad avere una carriera da calciatori professionisti.

Memorial “Chicco” Seghedoni

Ma il calcio è stato al centro anche al memorial Seghedoni di Fanano (in ricordo del dipendente Lapam e giornalista Francesco Seghedoni, improvvisamente scomparso qualche anno fa) che, in estate, ha dato il ‘là a un evento che ha messo intorno al tavolo diversi ex calciatori del territorio. Tra gli intervenuti Fausto Ferrari ex calciatore che ha giocato nel Montecreto, nel Bologna, nel Pisa, nell’Alessandria, e nelle nazionali giovanili; Francesco Stanco calciatore di Pavullese, Modena, Cremonese e Sambenedettese; Riccardo Nardini ex calciatore tra le altre squadre con La Veloce Fiu46 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

malbo, Modena, Reggina e Catania; Luca Puccini ex calciatore di Modena e Sassuolo oltre che delle nazionali giovanili; Jonathan Binotto, ex calciatore professionista con le maglie di Juventus, Bologna, Inter e della nazionale azzurra. Il parterre è stato moderato da Simone Monari, giornalista de La Repubblica, grande amico di Francesco Seghedoni e uno degli animatori del torneo giovanile dedicato all’indimenticato Chicco, e da Leo Turrini, giornalista de Il Resto del Carlino.

Sport e territorio un legame indissolubile

Il legame tra sport e territorio è del resto fortissimo, come è stato dimostrato a Sestola, parlando con Barbara Milani (ex azzurra di sci alpino) e con il campione olimpico di slalom speciale a Vancouver Giuliano Razzoli di sport e disabilità, di bicicletta e di sci in un incontro che ha toccato anche il cuore dei presenti. L’intervento della Milani è stato particolarmente appassionato e ha toccato in profondità i presenti, anche a causa della successiva testimonianza di Giuseppe Filippini, uno degli atleti diversamente abili del team di Barbara. In mezzo a tutto questo è stato apprezzatissimo anche il saluto di Giuliano Razzoli, campione olimpico di slalom speciale ai Giochi di Vancouver e tuttora nazionale azzurro di sci alpino. “Dobbiamo ragionare in termini d’Appennino nel suo insieme – ha spiegato il popolarissimo ‘Razzo’ - perché queste zone, che sono bellissime, sono ancora troppo poco conosciute. E invece il nostro Appennino emiliano ha potenzialità grandissime”.

In volo con le imprese

Lapam ha messo al centro anche sport ‘diversi’, come quelli del volo libero (a Lama Mocogno), insieme a una attenzione green (sostenendo i punti per le biciclette elettriche in Appennino).


SPORT E SPETTACOLO

Gran finale ancora in Appennino

Gran finale ancora in Appennino, a Pievepelago, per l’incontro sul turismo sportivo. Ospite d’eccezione Davide Cassani, presidente Apt Emilia Romagna, ex ciclista professionista e commissario tecnico della nazionale maschile di ciclismo su strada, insieme all’ex atleta di mountain bike, ora maratoneta, Tommaso Manfredini e a Giulio Campani, presidente Fisi per il Comitato Appenino Emiliano. Con Cassani si è parlato di sport a

tutto tondo e l’evento è stato anche occasione di presentazione del liceo Scientifico per gli Sport Invernali Cavazzi di Pievepelago. Una scuola per giovani sportivi che dà lustro a tutta la zona e che attirerà risorse e interesse. Pievepelago 19 novembre Sala piena durante l’evento sul turismo sportivo con Davide Cassani, Tommaso Manfredini e Giulio Campani

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enogastronomia e turismo

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CAPITOLO 7

Tutti i sapori del territorio Enogastronomia e valorizzazione delle bellezze artistiche e paesaggistiche

Un volano per i turisti

Modena e Reggio Emilia, il cuore dell’Emilia ‘Terra di motori’, è sempre più riconosciuta anche come ‘Terra di saporì. Sapori che vanno dai prodotti tipici del territorio che sono innumerevoli (basti pensare che superano la trentina i prodotti a marchio Doc, Dop o Igp, una ricchezza inestimabile che non ha pari in nessun altro luogo d’Italia) fino alle ricette cucinate con sapienza e amore nei ristoranti più o meno conosciuti sparsi un po’ ovunque. Non mancano cuochi stellati che portano nel mondo il nome della buona tavola emiliana, tanto che il turismo legato all’enogastronomia si salda con quello che segue i motori e quello di matrice più squisitamente culturale.

pennino’, ha raccontato quanto è bello l’Appennino dal punto di vista naturalistico, Un territorio che dal punto di vista dell’attrattiva turistica, non ha nulla da invidiare alle Alpi; Livia Vittori Antisari professoressa del dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie dell’Università di Bologna e presidente del comitato scientifico di Suoni d’Appennino ha messo al centro i prodotti agroalimentari di montagna e le potenzialità delle produzioni tipiche; Marco Repezza, professore di marketing e comunicazione della Bologna Business School, ha centrato l’attenzione sulle leve del marketing moderno per lo sviluppo delle aziende del territorio, oltre che sul valore della comunicazione e del brand awareness.

Numerosi incontri nelle Terre dei Castelli

A Sorbara una festa sul vino

Per questo motivo Lapam, nel festeggiare i 60 anni, ha messo queste tematiche al centro di numerosi incontri, in modo particolare nella zona delle Terre dei Castelli, a cavallo tra la pedemontana e l’Appennino nella zona est della provincia di Modena, quella che affaccia sul bolognese. Tra Vignola e i dintorni si è parlato di come attrarre turisti e di come farli stare bene, anche, con i piedi sotto una tavola imbandita. A Vignola si è svolto un convegno molto interessante e partecipato alla presenza di ospiti importanti e di un giornalista enogastronomico di livello nazionale, a Spilamberto si è parlato di nocino e di aceto balsamico, a Castelnuovo del distretto delle carni, e via via passando per gli altri comuni della zona. Anche nella zona di Appennino che svetta sopra Vignola si è parlato di queste tematiche.

Mi sono perso in appennino

Di particolare interesse l’appuntamento di Montese, che ha racchiuso diversi aspetti fondamentali che possono essere validi per gli operatori turistici: Gian Luca Gasca alpinista, giornalista e scrittore di montagna autore del libro ‘Mi sono perso in Ap50 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

Sul vino, invece, Lapam ha partecipato a Sorbara a una festa a tema, una festa che è stata arricchita dalla presenza e dagli interventi dei responsabili dell’associazione, insieme al sindaco di Bomporto e a tanti altri ospiti.

Turismo e cultura

Infine, oltre alla parte enogastronomica, il turismo va sostenuto anche attraverso la cultura. Tra i tanti appuntamenti è bene ricordare l’incontro con Vittorio Sgarbi, istrionico esperto d’arte e politico, ospite dell’associazione a Serramazzoni nel corso del luglio serramazzonese. Vittorio Sgarbi ha intrattenuto la platea raccontando i tratti salenti del 900 artistico che racconta nel suo ultimo libro, edito da La Nave di Teseo, da Lucio Fontana a Piero Guccione, ha raccontato i pittori del secolo scorso seguendo le orme della sua ultima pubblicazione che potrebbe diventare – ha detto – con un’apposita riduzione – anche un libro scolastico, su un secondo ricco e forse più complesso di altri. “Parlo di arte che è quello che so fare meglio”, ha chiosato Sgarbi. Serramazzoni 30 luglio Vittorio Sgarbi e Gilberto Luppi


ENOGASTRONOMIA E TURISMO

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guardiamo al futuro

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CAPITOLO 8

Il futuro della nostra associazione Il nostro futuro passa da qui

Focus tematici, attenzione al territorio, economia circolare, giovani e formazione. Quale sarà il futuro dell’associazione e del contesto in cui opera? Durante il 60° anniversario della nostra associazione abbiamo provato a rispondere con alcune iniziative dedicate alla formazione, al territorio, alla manifattura e - non ultimo - alle grandi novità che riguardano l’economia circolare, vero punto di svolta nel contesto europeo. Come sempre gli amministratori locali e alcune personalità del mondo accademico ed imprenditoriale sono stati gli interlocutori privilegiati della discussione, ma la partecipazione e l’interesse delle imprese presenti dimostrano che la strada è corretta.

Economia Circolare e crisi climatica

È il tema del momento. Annunciato in occasione dell’insediamento della nuova Commissione Europea, il cosiddetto Green New Deal europeo (la paternità del “titolo” è da attribuirsi al partito democratico statunitense ndr.) rappresenta senza dubbio la sfida più ambiziosa della politica continentale. Pietra angolare del piano annunciato dal presidente Ursula von der Leyen nel dicembre 2019, intende rendere l’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Tradotto: tagliare le emissioni nocive di almeno il 50% entro il 2030. A supporto del piano 260 miliardi di euro di tagli, agevolazioni, dazi e misure per sostenere gli obiettivi prefissati. I temi sul tavolo sono tanti e complessi: dai maggiori costi sulle importazioni di cemento e acciaio da paesi che non rispettano normative ambientali stringenti, al grande tema delle normative sul riciclo. La dotazione finanziaria per il meccanismo di 54 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

transizione nel periodo 2021-2027 si fonda su tre pilastri: Il Just Transition Fund con una dote pari a 7,5 miliardi di euro; Invest EU per mobilitare investimenti per 45 miliardi di euro; Una facility BEI per il settore pubblico, per mobilitare investimenti compresi tra 25 e 30 miliardi di euro. In particolare il Just Transition Fund ha il compito di mettere a disposizione 100 miliardi di euro, per promuovere la trasformazione dei processi industriali necessari per la transizione verso un’economia climaticamente neutra entro il 2050 e per sostenere le aree economicamente e socialmente più vulnerabili, perché dipendenti dallo sfruttamento di fonti fossili o da processi industriali intensivi responsabili di alte emissioni di carbonio. A tal proposito ricordiamo che da marzo 2019 è in vigore un apposito “Piano d’azione” adottato dalla Unione Europea. Mentre data 19 febbraio 2019 la firma del documento condiviso da 11 associazioni datoriali italiane, tra cui Confartigianato, sulle priorità per un’economia sostenibile e competitiva. Argomenti attuali e su cui si attendono chiarimenti anche dal governo in carica in un momento, quello della cosiddetta transizione energetica, ricco tanto di opportunità quanto di insidie. Imprese e famiglie saranno infatti coinvolte in prima persona e dovranno farsi carico di gran parte delle ristrutturazione di impianti, abitazioni, mezzi di trasporto, sottoposti alle nuove norme. La sfida è quindi complessa e il ruolo dei policy makers dovrà facilitare il più possibile la transizione verso il nuovo modello. Nel frattempo i tavoli tematici avviati dalla nostra associazione e gli eventi aperti ad imprese e cittadinanza hanno visto il coinvolgimento della Scuola


GUARDIAMO AL FUTURO

di Economia Civile sui temi dell’economia circolare e dei climatologi Luca Mercalli e Luca Lombroso. Obiettivo: rimanere aggiornati e informare con tempestività associati ed imprese locali.

Scuola e formazione

Centrale in più di un’iniziativa organizzata da Lapam durante l’anno del suo sessantesimo anniversario, il tema della formazione professionale è sempre più prioritario per i nostri associati e per la competitività del territorio. È così anche per Regione Emilia Romagna che con il “Patto per i giovani più”, siglato da associazioni, sindacati, imprese, università ed enti locali, ha voluto dare un impulso deciso alle politiche occupazionali dell’ente. In particolare grazie al ruolo svolto dall’Agenzia regionale per il lavoro e dalla sua “Rete attiva per il lavoro”, attraverso cui soggetti pubblici e privati accreditati offrono percorsi di ricerca e accompagnamento al lavoro; o ancora con la banca dati Orienta ER che offre una panoramica completa dei corsi finanziati dalla Regione e dal Fondo Sociale Europeo. Proprio la formazione è stata al centro di una tavola rotonda organizzata da Lapam a Campogalliano il 3 dicembre 2019, cui hanno partecipato il presidente di Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, Riccardo Giordani referente regionale di Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ndr.), il dirigente scolastico dell’istituto S.G. Bosco di Campogalliano David Toro e la presidente dei Giovani Imprenditori Confartigianato di Bolzano, Jasmin Fischnaller. Grazie anche al contributo del nostro Ufficio Studi l’iniziativa è stata l’occasione per fare il punto sulla

situazione occupazionale nelle nostre province e confermare l’indirizzo assunto dall’ente regionale: incentivi e risorse dedicate alla formazione professionale in tutte le sue declinazioni. Favorire l’incontro tra scuola e mondo del lavoro è poi alla base del progetto Lapam: Fare Futuro, una serie di moduli formativi a richiesta e proposti dalla nostra associazione alle scuole locali.

Territorio e sistema manifatturiero

Cinque iniziative sull’economia montana e due sul distretto ceramico. Ospiti illustri come l’economista e direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, Carlo Cottarelli, o come il presidente di Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Ma anche personalità del calibro di Franco Stefani, fondatore e presidente di System Ceramics e dell’economista Patrizio Bianchi, assessore regionale alla scuole, formazione e rapporti con l’Unione Europea. I focus dedicati al sistema produttivo, in particolare nelle zone che soffrono a causa dello spopolamento e della mancanza di infrastrutture strategiche come l’Appennino, hanno occupato buona parte delle iniziative del nostro 60° anniversario. Occasioni aperte al pubblico per riflettere sulle infrastrutture e sulle azioni indispensabili alle micro e piccole imprese locali, ma non solo. Eventi pubblici utili per ragionare con l’ente regionale su misure ad hoc per le aziende del territorio. Tra queste il taglio dell’Irap alle attività montane, concretizzatosi nel bando pubblicato da Regione Emilia Romagna nel settembre 2019.

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MoRe Impresa Festival

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CAPITOLO 9

Due giorni per dare visione More Impresa Festival ha coinvolto Comune, Università, Regione e Camera di Commercio.

Un’iniziativa aperta e pensata per diffondere la cultura e i valori dell’imprenditorialità La prima edizione di MoRe Impresa Festival, l’iniziativa promossa da Lapam per concludere i festeggiamenti del sessantesimo anniversario dell’associazione, ha ottenuto conferme importanti. Regione Emilia Romagna, Comune di Modena, Unimore e Camera di Commercio di Modena, hanno infatti concesso il loro patrocinio ad un’iniziativa mai esplorata prima dalla nostra associazione. Segnali non scontati dell’interesse comune verso un evento pensato per essere inclusivo rivolto a tutti. Due giorni, il 13 e 14 dicembre, in cui mettere al centro l’impresa e le sue esigenze: lavoro, formazione, tecnologia. Tanti approfondimenti su commercio, manifattura e artigianato e alcuni momenti formativi e workshop pensati per accrescere il bagaglio culturale dei partecipanti. Un’occasione resa possibile dai nostri sponsor Fraer Leasing e FormArt, e sostenuta attivamente dalla Camera di Commercio di Modena, per ragionare insieme sul presente e sul futuro delle PMI. In queste pagine raccogliamo alcune delle dichiarazioni rilasciate dagli ospiti di questa prima edizione.

Scuola e lavoro

«Mai come oggi un lavoro d’eccellenza presuppone un apprendimento, formazione, competenze e professionalità d’eccellenza. È vero anche il contrario. È difficile formare dei giovani, ma anche formare lavoratori adulti, senza un confronto con contesti reali e quindi con i distretti produttivi e delle “situazioni di compito”. L’aula è sempre più limitata per poter offrire degli stimoli, trasmettere delle competenze, dei saperi e delle professionalità specifiche. È una sfida storica, la separazione 58 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

storica tra la teoria e la pratica, questo valeva per il ‘900 industriale e sicuramente non può essere il paradigma del nuovo millennio; oggi le imprese hanno bisogno di reinventarsi, di reinventare nuovi prodotti, nuovi processi; lo possono fare solo con la ricerca, l’innovazione, la formazione e apprendimento». Michele Tiraboschi Docente di Diritto del Lavoro Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico Adapt

Territorio

«Questa iniziativa è un bel modo per rappresentare quello che ancora oggi, dopo 60 anni, sono le piccole e medie imprese in Italia e in Emilia Romagna. Una regione che ha vissuto una recessione e un terremoto, nel 2012, in una delle zone dove si concentra una quota significativa del PIL nazionale e che dopo solo tre anni, è riuscita ad essere la prima in Italia per crescita, sviluppo, ed esportazioni. Il merito di questi risultati è delle piccole e medie imprese radicate sul territorio che hanno saputo fare dell’innovazione, della responsabilità sociale, della conquista di nuovi mercati, della qualità dei loro prodotti, il loro segno distintivo. Noi li abbiamo accompagnati con il “Patto per il lavoro” condividendo le scelte strategiche sulla formazione, sulle infrastrutture, sullo sviluppo digitale, sulla tecnologia avanzata. Ed è quello che vogliamo continuare a fare». Raffaele Donini Vicepresidente Regione Emilia Romagna «Regione Emilia Romagna sostiene con le sue politiche le imprese nelle loro relazioni, nel loro


MoRe IMPRESA FESTIVAL

sviluppo, nella loro innovazione. Per questo e per accompagnarle nella trasformazione imposta da Industria 4.0, abbiamo proposto negli anni numerosi bandi tesi all’acquisizione di servizi innovativi e alla costruzione di reti d’impresa. Anche sul fronte della formazione e dell’apprendistato abbiamo operato moltissimo, ma rimane ancora molto da fare. In particolare sulla formazione imprenditoriale, manageriale e sulla formazione tecnica, perché il digitale impone nuovi paradigmi. Poi c’è tutto il discorso sull’export, dove i consorzi promossi dalle associazioni datoriali hanno fatto grandi progetti e su cui è bene insistere. Quello delle imprese emiliano romagnole è un sistema complesso che necessità di servizi e infrastrutture di qualità. È su questi temi che dobbiamo continuare a lavorare insieme». Morena Diazzi Direttore generale economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa Regione Emilia Romagna

Società

«La nostra è una società dominata dall’incertezza. Sette italiani su dieci guardano il futuro con questo sentimento, con l’incertezza; poi abbiamo un 17% di pessimisti, e un 14% di ottimisti.

Se in qualche modo il pessimista è colui che ha già fatto i conti con il futuro, in qualche modo ha preso una posizione, tutt’al più tende alla nostalgia o alla rassegnazione, l’incertezza no, è un sentimento dinamico che macera dall’interno. D’altra parte è vero che nel giro degli ultimi anni, in un tempo, relativamente breve, abbiamo vissuto uno stravolgimento sociale epocale in cui sono venuti meno i pilastri fondamentali del nostro tradizionale modello di sviluppo e della sicurezza familiare; un sistema di welfare pubblico che non copre più come in passato, abbiamo sperimentato la rottura dell’ascensore sociale, le giovani generazioni sono destinate a un futuro che per la prima volta non è migliore rispetto a quello dei padri e poi anche il mattone e i bot, due pilastri storici del nostro modello di sviluppo sono venuti meno, oggi il mercato immobiliare non garantisce più le rivalutazioni di una volta e i titoli di stato danno rendimenti infinitesimali. Questo crea una grande incertezza perché non vediamo all’orizzonte un nuovo modello di sviluppo. E allora può anche capitare che in larghi strati della società si facciano delle scelte, riemergano anche delle tensioni antidemocratiche che pensavamo essere per sempre ormai nella soffitta della storia, si cerca, il 48% dice così, un uomo forte, che possa decidere, calmare i nervi curare,

Modena 13 dicembre La sala piena durante l’inaugurazione di More Impresa Festival

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CAPITOLO 9

questa grande incertezza». Massimiliano Valerii Direttore del Censis e curatore del Rapporto sulla situazione sociale del Paese

Commercio e sfide digitali

«Oggi il digitale può essere, per il commercio e non solo, un’occasione di riscatto, di utilizzo positivo delle tecnologie. A patto che i piccoli commercianti, gli artigiani, coloro che hanno un commercio di prossimità scommettano sulla relazione. Una relazione che deve essere aperta ed empatica. Il New York Times ha parlato di “spirito aloha”, una sorta di relazione conversazionale tra produttore e consumatore. Oggi la differenza lo fa il racconto di ciò che si fa e di come lo si fa, dimenticare la forza del punto vendita fisico. Ci sono tanti casi di piccole bottega o aziende in Italia. Quelle migliori sono quelle che puntano sull’ambito specifico, sulla nicchia. Per fare un esempio su tutti a Milano c’è una giovane imprenditrice che ha deciso di creare un negozio di bici molto particolari. Ha deciso di puntare sulle “cargo-bike”, biciclette che hanno la possibilità di portare un carico fino a 150 kg. Ecco lei ha intercettato la tematica ambientale grazie a un prodotto sostanzialmente nuovo per il mercato italiano che aggrega una comunità di acquirenti che vogliono muoversi in maniera agile e sostenibile in città». Giampaolo Colletti Giornalista e scrittore

Artigianato e Made in Italy

«Il saper fare artigiano italiano è uno degli ingredienti che oggi determina la competitività del nostro made in Italy. Non soltanto nella piccola impresa ma anche nella media e nella grande impresa. Oggi questo insieme di saperi, di pratiche, di cultura materiale rappresenta l’ingrediente più originale che rende i nostri prodotti, i nostri servizi unici a livello internazionale. Certamente non basta guardare alla grande tradizione che abbiamo le spalle, abbiamo bisogno di guardare al futuro. Abbiamo bisogno di investire, di investire in nuove tecnologie sia sul fronte della produzione, con tutto quello che ha a che fare con il 4.0, sia lato comunicazione e distribuzione rispetto a ciò che definiamo oggi comunicazione 60 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

digitale e commercio elettronico. Sono sfide importanti perché mettono la cultura, il talento dei nostri artigiani di fronte a delle sfide impegnative. Ma un rapporto continuativo con la scuola, con l’università con le associazioni di categoria possono fornire un fattore abilitante fondamentale per fare tutti insieme un salto di qualità nel mondo che ci attende». Stefano Micelli Docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Cà Foscari di Venezia e saggista

Italia ed Europa

«Le prospettive reali del Paese sono la ricchezza imprenditoriale, culturale e umana. Siamo la quarta potenza industriale nel mondo e la seconda in Europa. Per certi versi eccelliamo anche sulla stessa Germania. Abbiamo prodotti che sono conosciuti in tutto il mondo. Ma stiamo disperdendo il nostro grande patrimonio culturale, non curiamo l’istruzione, né quella tecnica né quella umanistica. Abbiamo bisogno di un riscatto dell’educazione. Il vero nostro riscatto dovrà venire dall’educazione e poi dal cambiare la politica economica europea, che così com’è non funziona affatto. L’Euro va lasciato, ma la politica economica europea deve cambiare. Nell’ultimo decennio è avvenuta un’enorme rivoluzione tecnologica ma la piccola media impresa non è scomparsa come alcuni auguravano o prevedevano. Anzi è rimasta la grande forza trainante di questo Paese. Certamente per continuare a prosperare c’è bisogno di tutti, anche della grande impresa e di una politica più attenta alla necessità delle PMI». Giulio Sapelli Opinionista e docente di storia economica all’Università degli Studi di Milano

Modena 14 dicembre Foto di gruppo per i partecipanti al primo MoRe Hack


MoRe IMPRESA FESTIVAL

Lavoro e giovani

«Credo che oggi bisogna dare centralità al lavoro. Lo scorso governo ha dato priorità al “non lavoro”, adesso bisogna dare assolutamente priorità al lavoro. Quindi, laddove è possibile, ridurre l’imposizione fiscale, soprattutto per i giovani perché abbiamo bisogno di trattenerli in Italia ed evitare che tanto capitale umano vada all’estero. Questa dovrebbe essere la priorità». Tito Boeri Economista e docente all’Università Bocconi e direttore scientifico Festival dell’Economia di Trento

Università e imprese

«Penso che Università e il mondo dell’impresa debbano lavorare insieme perché i processi di apprendimento che oggi vengono richiesti dal mercato del lavoro sono molto complessi. Sia l’Università che l’impresa da sole non possano sviluppare questi percorsi. Quindi una sinergia, una collabo-

razione tra i due mondi a diversi livelli è assolutamente necessaria per formare le persone che in futuro dovranno operare nella società, nelle organizzazioni, nelle imprese, nelle pubbliche istituzioni. Dobbiamo capire che ognuno deve svolgere il proprio compito, ma è importante che si trovino ragioni profonde per lavorare insieme e questa iniziativa è proprio un esempio di come mondo delle imprese e mondo universitario possano lavorare insieme per uno scopo comune, più alto, collettivo». Gianluca Marchi Pro Rettore Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

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fotografie

Eventi e appuntamenti, spettacoli, celebrazioni e premiazioni. Sono alcune delle modalità con cui Lapam Confartigianato ha festeggiato il 60° anno dalla fondazione, datata 1959.

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Foto 1 Nonantola 19 marzo Abbazia di Nonantola - interno

Foto 2 Nonantola 19 marzo Sala verde Abbazia - convegno “La nostra storia è la vostra storia” Foto 3 Medolla 3 aprile Spettacolo “Mamma a carico” - Teatro Facchini di Medolla Foto 4 Medolla 3 aprile Foto di gruppo delle aziende storiche Lapam di Medolla e Cavezzo 1

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Foto 5 Finale Emilia 24 aprile Il Presidente Generale Luppi e il Segretario Generale Rossi premiano un associato storico Foto 6 Finale Emilia 24 aprile Il Presidente Generale Luppi e il Segretario Generale Rossi premiano un associato storico Foto 7 Sassuolo 9 maggio La platea del Crogiolo ascolta con attenzione Cottarelli intervistato da Feltri Foto 8 Sassuolo 9 maggio Stefano Feltri intervista Carlo Cottarelli

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Foto 9 e 10 Mirandola 15 maggio La platea per le premiazioni del Sessantennale di Mirandola nel foyer del Teatro Nuovo Foto 11 Carpi 16 maggio Premiazioni delle aziende storiche della moda associate a Lapam Carpi

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Foto 12 Carpi 16 maggio Premiazione delle studentesse vincitrici del concorso Moda al Futuro al termine della sfilata al teatro Comunale

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Foto 13 Modena 18 maggio Leo Turrini intervista Mauro Forghieri, anima del team negli anni d’oro della Ferrari - Baluardo della Cittadella Foto 14 Modena 18 maggio La platea del Baluardo della Cittadella durante l’intervista di Leo Turrini a Forghieri Foto 15 Carpi 29 maggio Spettacolo “L’isola dei Pirati” per celebrare il Sessantennale Lapam Carpi - Teatro Comunale Foto 16 Carpi 29 maggio I premiati del Sessantennale Lapam Carpi con Presidente e Segretario Generale e Gianfranco Ragonesi, ex Segretario regionale Confartigianato 70 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

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Foto 17 Castelnuovo Rangone 30 maggio Il valore artigiano nella lavorazione delle carni nella Sala delle Mura Foto 18 Castelnuovo Rangone 30 maggio Foto di gruppo per i premiati del Sessantennale Lapam Castelnuovo Rangone Foto 19 Vignola 4 giugno “Il prodotto locale, economia per tutti” organizzato nel Castello di Vignola

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Foto 20 Vignola 4 giugno Il Segretario Generale Carlo Alberto Rossi e il Presidente Generale Gilberto Luppi premiano l’azienda storica di Davide Gruppi

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Foto 21 San Felice sul Panaro 6 giugno Il Sindaco di San Felice Michele Goldoni inaugura la nuova sede Lapam con il Presidente Generale Luppi e il Segretario Generale Rossi Foto 22 San Felice sul Panaro 6 giugno Lettura di una lettera di ringraziamento da parte di un’associata storica in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di San felice Foto 23 Sestola 11 giugno Massimo Gherardi, Matteo Brusa, Barbara Milani e Daniela Vecchiato sono i relatori dell’evento “Il risveglio dell’Appennino” Foto 24 Sestola 11 giugno Premiazione degli associati storici di Lapam Sestola

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Foto 25 Bomporto 14 giugno Foto di gruppo degli associati storici di Lapam Bomporto e Ravarino Foto 26 Bomporto 14 giugno Premiazione degli associati storici di Lapam Bomporto e Ravarino Foto 27 Spilamberto 22 giugno Premiazione degli associati storici di Lapam Spilamberto Foto 28 Spilamberto 22 giugno Foto di gruppo degli associati storici di Lapam Spilamberto 25

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Foto 29 e 30 Palagano 26 giugno Un parterre prestigioso a Palagano con il presidente della Provincia, Tomei, i sindaci di Palagano e Montefiorino, Braglia e Paladini e il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini Foto 31 Fiorano 28 giugno Il Sessantennale Lapam Fiorano: 40 50 60 Celebration! Foto 32 Fiorano 28 giugno Il Sessantennale a Fiorano con i premiati in piazza Ciro Menotti

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Foto 33 Polinago 19 luglio Le premiazioni delle aziende storiche di Polinago con il Sindaco Tomei, il Presidente Generale Luppi e il Segretario Generale Rossi Foto 34 Reggio Emilia 24 luglio Un’associata prepara l’acconciatura di una delle modella partecipanti al concorso “New Model Today” Foto 35 Reggio Emilia 24 luglio Foto di gruppo degli associati storici di Reggio Emilia

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Foto 36 Reggio Emilia 24 luglio La sfilata del concorso “New Model Today”, organizzata per il Sessantennale Lapam a Reggio Emilia

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Foto 37 Serramazzoni 30 luglio Vittorio Sgarbi parla ai numerosi spettatori

Foto 38 Serramazzoni 30 luglio Premiazione di un associato storico di Lapam Serramazzoni Foto 39 Fanano 8 agosto Sessantennale Fanano: la piazza in ascolto dei protagonisti del pallone di casa nostra Foto 40 Fanano 8 agosto Fausto Ferrari, Francesco Stanco, Luca Puccini, Riccardo Nardini, Jonathan Binotto intervistati da Leo Turrini 82 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

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Foto 41 Fiumalbo 29 agosto Paolo Crepet presenta il libro “Passione”

Foto 42 Montese 5 settembre Sessantennale Montese nella splendida cornice della Rocca 42

Foto 43 Montese 5 settembre Foto di gruppo dei premiati per il Sessantennale Lapam a Montese Foto 44 Lama Mocogno 7 settembre Foto di gruppo dei premiati per il Sessantennale Lapam a Lama Mocogno

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Foto 45 Lama Mocogno 7 settembre Inaugurazione delle prime colonnine di ricarica elettrica per e-bike del Frignano

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Foto 46 Castelfranco Emilia 11 settembre Il Presidente della sede di Castelfranco apre i lavori del sessantennale Lapam Foto 47 Castelfranco Emilia 11 settembre Ivo Michelin, Rossi Massimo, il Segretario Generale Rossi, Loris Bassoli e l’attuale Segretario di Castelfranco Stefano Fabbri Foto 48 Castelfranco Emilia 11 settembre Una tavolata degli invitati da Lapam Castelfranco Emilia alla tradizionale Festa del Tortellino

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Foto 49 Castelvetro 19 settembre Premiazione degli associati storici di Castelvetro con il Presidente Generale Luppi, il Segretario Generale Rossi e l’assessore Giorgia Mezzaqui Foto 50 Castelvetro 19 settembre Quali sono gli altri figli dell’uva e come vengono utilizzati: il Sessantennale Lapam a Castelvetro nella sala del Consiglio comunale Foto 51 Zocca 17 ottobre Serena Sternieri racconta il valore delle stagioni per il Sessantennale di Zocca Foto 52 Zocca 17 ottobre Foto di gruppo per i premiati del Sessantennale Lapam Zocca 49

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Foto 53 Reggio Emilia 20 ottobre Gilberto Luppi, Carlo Alberto Rossi e Ivo Biagini festeggiano il Sessantennale a Reggio Emilia Foto 54 e 55 Reggio Emilia 20 ottobre Un momento della Santa Messa nella Basilica della Ghiara a Reggio Emilia Foto 56 Pavullo 21 ottobre Foto di gruppo degli associati storici di Lapam Pavullo nella sala della Comunità Montana Foto 57 Pavullo 21 ottobre L’assessore regionale Donnini intervistato durante l’evento nella sala della Comunità Montana

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Foto 58 Pievepelago 19 novembre A Pievepelago per parlare di sport, turismo e salute con Davide Cassani Foto 59 Pievepelago 19 novembre La platea del Sessantennale Lapam Pievepelago per l’evento “Destinazione Appennino” Foto 60 Formigine 26 novembre Franco Richeldi, l’Assessore regionale Bianchi, Rinaldi Ianez, il Presidente Generale Luppi e il Segretario Generale Rossi Foto 61 Formigine 26 novembre Premiazione di un associato storico con l’Assessore Corrado Bizzini

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Foto 62 Formigine 26 novembre Franco Stefani, presidente e fondatore di System, con Patrizio Bianchi e il Presidente Generale Luppi

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Foto 63 Campogalliano 3 dicembre Il Segretario generale Carlo Alberto Rossi e il Presidente generale Gilberto Luppi, premiano l’azienda storica di Rita Cavalieri

Foto 64 Campogalliano 3 dicembre Il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, Riccardo Giordani di Anpal intervistati da Paolo Seghedoni Foto 65 Frassinoro 5 dicembre Il Segretario Generale Carlo Alberto Rossi e il Presidente Generale Gilberto Lppi, premiano un associato storico Foto 66 Frassinoro 5 dicembre Al sessantennale Lapam il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli spiega gli effetti dei cambiamenti climatici 94 • DAL BOOM ECONOMICO ALL’ERA DIGITALE

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Foto 67 Modena, MoRe Impresa Festival 13 dicembre Tito Boeri intervistato da Ilaria Vesentini parla di crescita e produttività nella Sala Leonelli presso la Camera di Commercio di Modena Foto 68 Modena, MoRe Impresa Festival 14 dicembre Il Prof. Michele Tiraboschi, Costantino Grana e Ormes Corradini chiudono il MoRe Impresa Festival, intervistati da Paolo Seghedoni parlando delle sfide e delle opportunità per una formazione rivolte a imprese e territorio Foto 69 Modena, MoRe Impresa Festival 14 dicembre Giulio Sapelli ed Enrico Quintavalle a dialogo con Beppe Boni parlano degli effetti della globalizzazione, dei cambiamenti demografici e della trasformazione digitale

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60° ANNIVERSARIO • 97


Finito di stampare a marzo 2020 www.lapam.eu



Lapam Confartigianto Imprese Modena Reggio Emilia

www.lapam.eu


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