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Imprenditori più anziani e giovani che non fanno impresa

Un problema nazionale che rischia di avere un impatto dirompente nei prossimi anni

Sempre più anziani e sempre meno imprese. Nel 2010 i titolari di imprese individuali over 50 erano il 54,8% del totale. Oggi sono il 66,4%, ma con un saldo di imprese individuali attive calato nel frattempo di 230mila unità. Sono alcuni dei dati più significativi raccontati in una recente indagine condotta da Unioncamere Info-Camere sulla base delle informazioni presenti nel Registro Imprese. In termini quantitativi su 3,1 milioni di imprese individuali, 1,9 milioni sono oggi guidate da ultracinquantenni. Le piccole imprese non sono solo diminuite rispetto a dieci anni fa, ma ci sono sempre meno giovani alla loro guida. La classe 50/69 anni occupa infatti il 72,3% delle imprese agricole e il 60,3% di quelle manifatturiere. Mentre gli imprenditori sotto i 50 anni al vertice delle piccole aziende sono diminuiti nell’ultimo decennio di quasi mezzo milione (-400mila ndr.). Una mancanza di afflusso di nuova linfa tanto più preoccupante se consideriamo il momento che sta affrontando il Paese, a seguito della pandemia e delle inefficienze accumulate negli anni. Prime su tutte un ambiente poco favorevole all’iniziativa imprenditoriale, una maggiore e più selettiva competizione globale e la mancanza di politiche efficaci per l’accompagnamento dei più giovani nel mondo del lavoro e a sostegno delle famiglie. Secondo lo studio Istat “Invecchiamento attivo e condizioni di vita degli anziani in Italia” stiamo assistendo ad una staffetta generazionale al contrario, dove il tasso di occupazione della fascia tra i 15 e i 34 anni è passato dal 50,3% del 2008 al 41% del 2018. Al contrario, nello stesso periodo per effetto delle riforme previdenziali, la fascia tra i 55 e i 64 anni è passata dal 34,3% al 54,7%. In una cornice complessiva incapace di valorizzare le competenze dei più anziani e che propone soluzioni inadeguate ai più giovani. Un dilemma che rischia in pochi anni di far deragliare il convoglio Italia a causa dell’eccessiva spesa previdenziale e della mancanza di azioni incisive. Per invertire la rotta, e farlo in fretta, le ricette a disposizione sono note. Dal rafforzamento dei percorsi formativi tecnico professionali, a un solido piano di potenziamento delle politiche familiari. Urge agire, ne avremo la capacità?

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