È primavera, è vita!
Nonostante il clima sia cambiato molto nel corso degli ultimi decenni, la primavera torna puntuale e nei campi tornano a germogliare le nuove generazioni di piantine e di fiori di ogni genere. Sembra di vedere dei bei quadri di paesaggi campestri dipinti da artisti naif e da bambini dal talento straordinario, perché i loro occhi sono puri.
Anche nei campi coltivati crescono i germogli, questa volta in bell'ordine, nelle zolle disegnate da trattori tecnologicamente avanzati. Comunque sia, campi agricoli o campi selvatici, i germogli spuntano all'aperto facendosi largo nel terreno e si alzano avidamente verso il sole, e la vita torna ad esplodere.

che si sarebbero trasformate in piante legnose di granturco, con quelle pannocchie succose di cui ero ghiotto. Immagini indelebili che conservo nella memoria.
Oggi, a 60 anni da quei giorni, ho in mente un'altra immagine, più recente ed emozionante, la fotografia di mio figlio, di mio nipote di pochi giorni, e la mia.
Una bella immagine che rappresenta la sintesi del passaggio del testimone attraverso le generazioni di una famiglia, dal nonno al figlio e al nipote. Penso alla perpetuazione dei geni di una famiglia che si stava estinguendo perché è il mio unico nipote, l'erede del mio nome. Purtroppo oggi non si fanno più figli per questioni economiche e per problemi di praticità, i figli vengono visti più come un ingombro che come i nostri eredi, e così le famiglie senza figli, o con un figlio solo, si stanno moltiplicando.
Ricordo che da bambino andavo a trovare un amico che abitava in una cascina a due passi da casa mia e guardavo con curiosità e un po' di timore la chioccia con i suoi pulcini razzolare nell'aia, avrei voluto accarezzare i pulcini ma la chioccia era una madre molto protettiva e stava bene attenta. Guardavo quella distesa di pianticelle così tenere e di un verde brillante di Luigi Picheca
Un gradino alla volta
Una delle canzoni italiane più belle mai scritte è Futura, scritta da Lucio Dalla mentre, seduto su una panchina, guardava il muro di Berlino quando ancora c'era: erano gli anni 80.
Mi piace in particolare una frase del testo:
"Nascerà e non avrà paura nostro figlio
E chissà come sarà lui domani
Su quali strade camminerà
Cosa avrà nelle sue mani le sue mani
[...]
E se è una femmina si chiamerà Futura
Il suo nome detto questa notte
Mette già paura."
Quando si parla di futuro si parla sempre di paura. Paura dell'incognito. Ma la canzone parla di speranza, perché racconta dell'amore tra due ragazzi, uno di Berlino Est e uno di Berlino Ovest, che immaginano di avere un figlio, nonostante tutto, nonostante la paura di quello che verrà.
I ragazzi hanno sempre avuto quel coraggio che, unito a una giusta dose di incoscienza, permette alla vita di andare avanti.
Oggi mi sembra che molti di loro abbiano perso la spensieratezza, l'ottimismo, hanno smesso di sognare. Mi sembra che rispetto a noi, al pre-internet, abbiano tolto il velo alla realtà, e rispetto a noi che del mondo sapevamo pochissimo, loro sanno tutto, vedono di tutto, e hanno perso la poesia.
L'isolamento poi, causato dalla pandemia, ha portato i soggetti più fragili ad aver addirittura paura di vivere. Questo li porta a restare barricati nella propria camera buia, sopraffatti dall'ansia per la scuola, per la famiglia che
Così i nostri eredi saranno quei migranti, oggi tanto osteggiati, ma che guardando al futuro, restano una risorsa da prendere in considerazione e da accogliere con dignità. Del resto siamo stati migranti anche noi Italiani, non dimentichiamolo.
di Laura Tangorragli sta stretta, e perché non sanno cosa farsene di questa vita, sulla quale hanno tutti aspettative. La fatica di vivere può a volte portarli a pensare al suicidio come unica via di uscita.
Ma andare verso il futuro fa paura un po' a tutti, perché è un cammino pieno di incognite, di imprevisti da aff rontare che spesso ci travolgono, ed è come sbattere contro una montagna fatta di pietre, e al di là di quel muro non si vede niente.
Qui si deve tirare fuori tutto il coraggio, tutta la grinta, altrimenti si resta lì fermi a rodersi di rabbia. Bisogna avere l'umiltà di chiedere aiuto, anche se non è facile ammettere di averne bisogno, e bisogna capire quali sono le possibilità per andare avanti, perché cercare di abbattere il muro senza gli strumenti giusti è pericoloso, c'è il rischio che quelle pietre ci cadano addosso schiacciandoci.
Quando la faccia contro il muro l'ho sbattuta io, ho provato a eliminare una pietra alla volta partendo da quella più vicina, lanciandola fuori dalla mia strada. Tolta la prima sono passata alla seconda, poi a un'altra e a un'altra ancora. La cosa che mi ha stupito è che prese una alla volta erano più leggere di come sembravano nel mucchio. Alcune erano più grandi, ed è stato più difficile lanciarle lontano, però ce l'ho fatta, perché non sono sola. La mia strategia è stata, ed è ancora questa. Aff rontare un problema alla volta, man mano che si presentano. All'inizio, dopo la diagnosi di SLA, i pensieri si presentavano a cascata. A chi affidarsi per la gravidanza, come aff rontare il parto, quando dirlo e come dirlo ai bambini, come proteggerli da tutto questo. E poi come accudire la piccola, a chi chiedere aiuto quando le mani, le braccia e le gambe si sarebbero fermate del tutto? Ce n'era abbastanza per impazzire. Eppure, aff rontando un problema alla volta partendo dai più immediati, facendo un gradino alla volta, togliendo una pietra alla volta, piano piano si è risolto tutto.
"il magazine di chi scrive con gli occhi"
attraverso la scrittura
FACCIAMO NOSTRE LE PAROLE SCRITTE DAGLI ALTRI
Chi scrive, dona!
a cura di Claudio A.F. MessaIo adoro la musica, ve l’ho già detto. Adoro anche i testi quando questi sono espressione di quella musica, cioè, la calzano come un vestito su misura. Mi piace ascoltare, lasciarmi penetrare il cuore e la mente dalla poesia e dai messaggi intensi che gli autori lanciano al mondo. Ho scelto questo testo di Elvis Presley per voi, perché a queste parole possiate attingere a piene mani: fatene l’uso migliore, impadronitevene senza pudore perché sono un dono e fanno molto bene!
Quando tu cammini attraverso una tempesta tieni la tua testa alzata
E non avere paura del buio
Alla fine della tempesta c’è un cielo d’oro
E la dolce canzone d’argento cantata dall’allodola
Cammina nel vento
Cammina nella pioggia
Anche se i tuoi sogni saranno sconvolti e crollati
Va avanti, va avanti con la speranza nel tuo cuore
E tu non camminerai mai da solo
Non camminerai mai da solo
Va avanti, va avanti con la speranza nel tuo cuore
E tu non camminerai mai da solo
Non camminerai mai da solo
PAUSA DI RIFLESSIONENon serve ascoltare anche la musica che accompagna questo testo, perché le parole suonano di per sé. Leggendole si spalancano ai nostri occhi scenari diversi, si attraversano nubi e cieli splendenti, si vivono stati d’animo forti che fanno percepire percorsi anche difficili e dolorosi, ma che sfociano nella bellezza e diventano strade illuminate dalla speranza e dall’amore.




Scrivere e lasciarsi leggere è un regalo bellissimo che ci si può off rire l’un l’altro, anche senza essere grandi poeti o artisti famosi, ma semplicemente narratori di piccole o grandi esperienze di vita. Scrivi anche tu!

Scriviamo(ci) Pensieri
di Claudio A.F. MessaMi piace andare a caccia di pensieri che grandi personaggi lasciano sulla loro strada per noi. Eccone alcuni che vi off ro come doni-spunto di riflessione sperando di stimolare in voi la voglia di diventare a vostra volta autori di pensieri che possiamo scambiare fra noi. Ci provo io per primo!
O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza.
Ernesto Rafael Guevara De la Serna, più noto come Che Guevara, (1928 – 1967)
Il cuore conosce cose che la ragione non conosce. Pascal
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla
Gabriel García Márquez, Vivere per raccontarla
La vita non è quella Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà anche noi, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
Diario di Anna Frank
Nella vita volevo amare e essere amato, baciare e essere baciato, abbracciare e essere abbracciato.
Purtroppo la vita mi ha dato pochissimo tempo per queste cose. Molte persone hanno una vita fantastica, fanno di tutto e non gli succede nulla. È ingiustizia o no? Però vedo anche tante persone molto più sfortunate di me. Che senso ha questo?
Purtroppo non siamo capaci di vedere tutti i regali dati dall’abbondanza, perché siamo presi a lamentarci di quello che non ci arriva.
Apprezziamo chi ci ha amato, baciato e abbracciato e ringraziamo per questi momenti di GIOIA ASSOLUTA e godiamo anche del ricordo, perché molti non hanno neppure questo.
Ringraziamo ogni giorno l’abbondanza e l’universo per questi regali.
Claudio A.F. MessaCOMUNICARE... con cura
SCRIVERE è una bella responsabilità!
Quando si deve comunicare non si può non pensare alla responsabilità che ci si assume nei confronti di chi riceve il contenuto della comunicazione.
Chi scrive ha in mano una sorta di “arma”, ha il potere di far crescere o bloccare, di indirizzare o di deviare, di costruire o distruggere. È vero che anche chi legge deve assumersi la responsabilità dei propri gesti e delle proprie scelte, ma in un tempo tanto “rumoroso” come il nostro è bene pensare non solo a fare notizia, ma anche a proteggere i lettori dalle “bombe mediatiche”. Soprattutto se sono fragili come i giovani lettori. I giovani: ecco la più grande delle nostre responsabilità! Noi di Scriveresistere, nel nostro piccolo, ricerchiamo nella scrittura l’incontro: prima con noi stessi e poi con chi ci circonda. Scrivere accende il proprio mondo e riflettere lo illumina, permette di ammirarlo, comprenderlo e anche di ripararlo. E così il pensiero si trasforma in dono, fa esistere e fa bene, ha e dà senso. Senza paragonarci minimamente a veri e propri giornalisti, con il nostro mensile vogliamo essere utili, costruire qualcosa, soprattutto offrire pensiero positivo perché la speranza venga sempre in soccorso al futuro.
Fare informazione non è un fatto tecnico ma una grande opportunità e nello stesso tempo una grande responsabilità: oltre a “premasticare” le notizie per renderle più digeribili possibile, sarebbe bello pensare di più ai giovani. Forse dovremmo cercare nuovi modi di attrarli, magari facendo dialogare fra loro le generazioni, entrare in relazione e costruire insieme pensieri nuovi; dare importanza alle differenze, e valore alle esperienze. Vorremmo proporre un notiziario in “versione giovane” gestito da giovani… chissà!

a cura della Redazione
Si può EVADERE dalla PRIGIONE della comunicazione?
Il nostro mondo è ormai governato dalla comunicazione e dalle pubblicità che ci spingono a consumare seguendo le mode che fanno invecchiare precocemente le cose appena acquistate. Non c'è limite al consumismo e alle immagini che ci tengono inchiodati agli schermi di tutti i tipi che sono entrati nel nostro uso quotidiano e sono diventati i nostri feticci e i nostri inseparabili compagni di viaggio. Ci vengono consegnati fin da bambini, nonostante i consigli negativi di molti insegnanti e psicologi, da genitori a loro volta schermo-dipendenti, con lo scopo di tenerli buoni, purtroppo, senza pensare che li stanno rendendo prigionieri del sistema globale.
In un periodo come questo, del quale la storia ricorderà il covid 19 e la guerra in Ucraina portata da Putin, molti mi chiedono perché guardo tanto lo sport. Non guardo solo lo sport, ma non voglio essere subissato dalle notizie di cronaca che si occupano principalmente di guerre e di malattie come il covid con le sue varianti.
Un modo per vedere un altro tipo di contese meno cruento e meno tragico, ideato dagli esseri umani per conquistare solo dei trofei e non dei territori, massacrando quelli che fino a ieri erano praticamente i vicini di casa. Forse è un modo puerile per sfuggire agli orrori della guerra che ho schivato
per una manciata di anni quando sono nato o forse per il voltastomaco che ho patito nel vedere il diavolo Putin pregare nella cattedrale durante la celebrazione della Pasqua ortodossa, con tutti i prelati in ossequia sudditanza.
Cosa che forse nemmeno Hitler ha osato fare: abbiamo davvero toccato il fondo, per cui non mi vergogno affatto di seguire più lo sport rispetto ai bollettini di guerra. Io, certo, non chiudo gli occhi davanti alla realtà, ma cosa c'è di più bello di una gara ad armi pari, dove le armi sono solo i muscoli ben allenati degli atleti o i mezzi con cui competono sono solo gioielli della meccanica?
Nella antica Grecia anche lo sport era sacro, addirittura, si sospendevano le guerre tra le polis per celebrare i giochi olimpici. Stiamo proprio peggiorando culturalmente. Oggi è il dio denaro che regna sovrano e che muove quella dannata economia globale che sta impoverendo miliardi di persone per pochi ultramiliardari!
di Luigi PichecaÈ stato scelto un LUOGO DI CURA
come la nostra Residenza San Pietro – Progetto SLAncio per consegnare il premio GGM AWARD 2023 all’artista FRANCESCO FACCHINETTI

Che cos’è il GGM AWARD? È un premio istituito da GGM Studios, Official Toto Italian Website che viene assegnato ad un musicista che si è contraddistinto per particolari meriti o per motivi legati alla sua esemplare carriera artistica.
Il GGM Studios nasce il 12 novembre del 1993 a Biassono, una piccola cittadina della provincia di Milano e da qualche anno condivide la missione di “La Meridiana” attraverso l’organizzazione di eventi ed iniziative a sostegno di progetto SLAncio. Ecco il link del sito hiips://ggmstudios.com/
Dunque quest’anno il Premio è stato vinto da Francesco Facchinetti, conduttore televisivo, cantautore, disc jockey, imprenditore e agente dello spettacolo italiano, occasionalmente attore e doppiatore anche di film d'animazione. Queste sono le sue belle parole dopo essere stato nella nostra RSD!
“Provo una grande emozione nel ricevere questo premio che in passato è stato assegnato a grandi artisti e grandi musicisti. Sono felice di riceverlo in questa sede, la RSD San Pietro Progetto SLAncio, dove ho incontrato belle persone con le quali ho parlato di sport, calcio e musica e di cose importanti. Visitare i reparti di SLAncio ha l’effetto di apprezzare ancor di più la vita con i suoi doni, anzitutto la salute. Questi incontri danno significato e ci fanno comprendere che spesso diamo valore a cose effimere, mentre qui, a SLAncio, si apprezzano le cose essenziali, si apprezza ancor di più la vita. Sono stato avvolto da un grande affetto, un “abbraccio” da parte delle persone residenti e dei loro familiari. Sposo la causa di SLAncio ed invito a sostenere questo progetto.”

Il 18 aprile scorso era presente all’evento anche Roberto Mauri, Presidente di La Meridiana, che non ha rinunciato a nominarci! Ecco la sua dichiarazione: “Siamo molto contenti che la premiazione di un importante evento musicale e culturale avvenga in un luogo di cura. Ringraziamo perciò il GGM Studios nel voler condividere questa gioia con i nostri residenti. La nostra cooperativa, infatti, favorisce ed incoraggia il dialogo, l’incontro e l’amicizia tra i nostri residenti e le persone esterne alle nostre strutture. Sicuramente la redazione di Scriveresistere, il magazine scritto con gli occhi da persone con SLA, riferirà della premiazione.”
Roberto Mauri ci conosce bene, infatti, eccoci qui!
a cura di Fabrizio Annaro, Luisa Sorrentino e la Redazione

EMOZIONARSI... per le piccole cose
L'ARCOBALENO
la canzone che viene dall'aldilà
Il grande Mogol ha scritto innumerevoli canzoni di successo per grandi cantanti come Celentano, Mina, Battisti, Mango, Gianni Bella e tanti altri che a loro volta hanno riscosso grande successo. Quando, improvvisamente, per un brutto male ci lasciò Lucio Battisti fu una grande perdita e un grande lutto per la musica Italiana e per i giovani.
Dicono che pochi giorni dopo la sua scomparsa, Battisti apparve allo specchio del bagno di una famosa medium spagnola, pregandola di mettersi in contatto con Mogol perché scrivesse una canzone dal titolo L’ARCOBALENO.
Dopo qualche giorno la medium si fece viva con la sua segretaria, con cui fece una lunga conversazione telefonica e subito mise al corrente Mogol, il quale incredulo e stupito si domandò: “Ma come faccio a comporre una canzone che viene dall’aldilà? E poi io scrivo le parole solo dopo aver ascoltando la musica e non prima! ... No no, non si può fare!” ...
Ma pare che Battisti insistette con la medium e le chiese di entrare in una libreria per prendere un certo libro da non aprire se non quando fosse arrivata a casa. Qui Battisti le disse di leggere esclusivamente l’ultimo brano del libro e di sottolineare e frasi che lui le indicava.
Questo testo fu mandato a Mogol. Successe poco dopo che, mentre stava andando a trovare l’amico Adriano Celentano, nel breve tragitto tra Lodi e Milano il grande paroliere compose la canzone! Quel quarto d’ora di autostrada circondato dalla campagna fu accompagnato da un grande arcobaleno dai colori indescrivibili. Capì che quel fenomeno era proprio collegato a Battisti. L’arcobaleno sembrava lo proteggesse, lo portasse con mano a casa di Adriano dove c’era anche Gianni Bella. A cena Mogol presentò il testo della canzone e si scoprì che proprio Gianni Bella aveva composto una musica perfetta per quel testo! Fu così che alle tre di notte si ritirarono nella piccola sala di incisione di Celentano, provarono e riprovarono fino a creare quello che è diventato un grande successo che ha venduto più di un milione e seicentomila dischi soltanto in Italia! Sicuramente Battisti era lì con loro… Voi che dite?
Ps
Se ti vuoi emozionare riascoltando L’arcobaleno cantato da Adriano Celentano o da Gianni Bella, vai su Youtube!
Un anonimo ha scritto: “La vita è un mistero da vivere, non un problema da risolvere”. Allora, appena possibile, restiamo anche senza risposte, senza il conforto della matematica e lasciamoci vivere!
DON RAFFAÈ
Don Raffaè è il titolo di una iconica canzone di Fabrizio De Andrè che racconta di come il caffè sia molto di più di una semplice bevanda. Prendersi un caffè è un momento di riflessione, è un incontro con qualcuno, è dedicare del tempo a se stessi.

La canzone recita:
“Ah, che bell' 'o cafè
Pure in carcere 'o sanno fa
Co' a ricetta ch'a Ciccirinella
Compagno di cella, c'ha dato mammà”
Il caffè non deve mai mancare e deve essere presente in ogni contesto:
“pure in carcere ‘o sanna fa”, appunto!
Per noi italiani è davvero un rito irrinunciabile. Sarà per questo che anche Gianni Modesto non vi ha mai rinunciato pur avendo la SLA.
Prendere un caffè per lui è come mangiare o respirare, un atto fondamentale. Effettivamente, è una delle poche esperienze sensoriali di cui può ancora godere. Passando quasi tutta la sua vita a letto, prendere un caffè rappresenta anche un forte diversivo posto sul lungo scorrere delle lancette dei secondi
e dei minuti della sua giornata. Per Gianni la pronuncia della parola “caffè?” deve avere qualcosa di magico. E’ come assistere alla trasformazione del bruco in farfalla. Il suo volto infatti, passa in un batter di ciglio dall’avere un’espressione ieratica all’espressione estatica di un bimbo felice!
Il mercoledì è un giorno un po’ faticoso perché è l’unico della settimana in cui il pomeriggio non si alza. Per questa occasione abbiamo un piccolo e simpatico accordo che oggi confiderò ai lettori. Intorno alle 15.30 mi ricorda con un messaggio whatsapp di passare nella sua stanza invitandomi a fare “pausa” per un…
Anche in questo caso, il rito ha il potere di cambiare il corso della giornata, stimolando il piacere sensoriale ma soprattutto il buonumore.
Non posso non citare, a conclusione, una vignetta che Gianni mi ha inviato di recente e che dice essere estremamente appropriata per descrivere il suo rapporto con questa deliziosa bevanda.
Un goliardico auspicio che ricorda a tutti come anche un semplice caffè possa fare…. Miracoli!

Della serie “Incredibile ma vero”
SCRIVERE... esistere

LA VOCE DI
SI FA SENTIRE!
di Luisa SorrentinoGiorno dopo giorno in questi ultimi due mesi la piattaforma di Premio SLAncio ha accolto centinaia di bellissimi racconti e poesie: un meraviglioso coro di voci. Non molte sono state le opere parlate e cantate ma quelle pervenute sono talmente profonde e originali che sono più che sufficienti per dimostrare che lo spazio che Premio SLAncio ha voluto off rire anche quest’anno dà prova della forza della fragilità e dell’importanza di dare la parola ai silenzi! Se vogliamo contribuire a creare una cultura del sentire non bisogna avere fretta, anzi, è necessario andare piano…
In un tempo in cui si fa tanto rumore, si cerca di scivolare sulla vita per tentare di sfuggire alle paure e alla sofferenza, di azzittire i bisogni e le mancanze per sentirsi accettati, nutrendosi così di illusorio e effi mero… Premio SLAncio diventa un luogo che dà spazio al profondo che c’è in ciascun uomo. Che bello essere invitati a “sprofondare” dentro la propria vita senza paura e fi nalmente poterla gridare! Che bello sentirsi ascoltati e considerati un valore da divulgare, capace di fondere gioie e dolori, mostrando con orgoglio la propria verità, resa risorsa di cui nutrirsi e nutrire.
Nonostante gli inevitabili pregiudizi verso le persone malate di SLA, sicuri e forti della nostra profonda mobilità interiore, ci mettiamo davanti a questa spericolata iniziativa con molta umiltà e ovviamente anche tanta ansia per la responsabilità che comporta. Nello stesso tempo, ci piace abbandonarci con fiducia all’avventura pensando che tutti coloro che si uniscono e si uniranno a noi hanno lo stesso desiderio: liberare e far sentire la propria voce!
Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva la sua profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa.

Francesco in Evangelii gaudium
LA PRIMA LUCE
Il mio nome? Che importa… tutti mi chiamano il nero, proprio come l’unico colore che riesco a vedere, di notte o in pieno giorno, con gli occhi chiusi o spalancati. É sempre stato così. Appena nato, portai una grande gioia in casa. I miei organizzarono un ricevimento con parenti ed amici più cari. Non badarono a spese. Li capisco bene! Dopo quindici anni, non ci speravano più. Alla festa non mi sono presentato con un piacevole dono. Fu presto evidente che non vedevo. (…)


Quando sentivo parlare del giallo, del viola o di ogni altro colore, cercavo di collegare il concetto a quanto mi circondava. All’inizio son partito dall’unico colore che conoscevo. Nero come i tuoi capelli… E allora passavo ore ed ore a toccarmeli e percepire tra le dita il senso del nero. Rosso come il sangue... Ad ogni ferita che mi procuravo, portavo il sangue alle labbra per provare il sapore del rosso. Verde come l’erba... Passavo ore ed ore disteso sui prati, lasciandomi avvolgere dal profumo del verde. Tutto inutile!(…)
Chi desidera ricevere il libro LUCE può richiederlo al seguente link hiips://donazioni.cooplameridiana.it/product/luce/










Gli elaborati in concorso hanno preso la via delle selezioni in vista del 21 giugno.
Il cuore corre...







DALLO STADIO A… IL PAESE RITROVATO

La Partita del Cuore (giocata dalla Nazionale Italiana Cantanti, presieduta da Enrico Ruggeri) a favore di La Meridiana che si è svolta nello stadio di Monza qualche mese fa, sembra proprio l’inizio di una storia d’amore tra la fragilità e un noto artista che con le sue canzoni accompagna da decenni la vita degli italiani e che oggi ci dona qualcosa che va oltre l’arte musicale. L’ultima opera di Enrico Ruggeri, infatti, è come una carezza sul volto della fragilità un abbraccio con cui invita il mondo ad avvicinarsi alla malattia senza timore, senza mani avanti ma in cerca della bellezza e dell’umanità che si cela dentro le pieghe di ogni vita.
Il linguaggio musicale, la canzone che parla al cuore è una via geniale per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e della cura delle malattie degenerative. Le note e le parole si fissano dentro e restano in mente, accompagnano i pensieri.

Il videoclip realizzato all’interno del Paese Ritrovato è una prova di questo connubio: la malattia, l’Alzheimer, accoglie Ruggeri e nello stesso tempo si fa trovare preparata, luminosa, bella, gioiosa, protagonista convinta, senza nascondere le profonde incertezze presenti nei suoi sguardi innocenti e smarriti.


Dimentico dimentico… Dimentico dimentico.
Ruggeri attraversa le vie del Paese Ritrovato, il Villaggio Alzheimer modello di cura unico in Italia (di cui noi di La Meridiana siamo veramente orgogliosi) e dà voce a chi lo abita, liberandolo dai silenzi dell’esclusione e del pregiudizio, spalancando porte e fi nestre sulla malattia del secolo. L’armonia diventa così un richiamo, un tocco capace di accendere gli animi di chi ascolta, aiutare a diventare più sensibili, di spalancare gli occhi sulla vita così com’è e sull’importanza di responsabilizzarsi e aiutare chi aiuta.

Ecco le parole di Dimentico di Enrico Ruggeri.

Non ricordo più chi sono e quando ho consumato la mia vita. Mentre vedo gli occhi ed il sorriso di una faccia sconosciuta. Eppure so di aver viaggiato a lungo su una strada che mi è stata tolta con i quadri appesi al muro, che vedo per la prima volta.
C'è una donna che mi dice riposati papà.
Capisco che mi ama e non so come si chiama e io lo so che sono stato un essere pensante, un padre ed un amante, marito figlio e confidente. So che io ho vissuto la mia storia tra immagini che non ricordo più.
Dimentico dimentico chi sono stato prima. Ricordo e poi dimentico persone cose lacrime e sorrisi. Condivisi.
Non capisco più chi sono, non conosco più la mia scrittura non ho più un carattere non mostro più la mia natura.

C'è chi mi sorride e mi dice amore mio.
Capisco che mi ama e non so come si chiama.
Io lo so che per qualcuno sono stato anche importante, un padre ed un amante marito figlio e confidente.
Qui c'è chi conosce la mia storia e tutto ciò che non ricordo più.


Dimentico dimentico chi sono stato prima. Ricordo e poi dimentico persone cose e lacrime e sorrisi condivisi.
Io lo so che sono stato un essere pensante.
Dimentico dimentico.
Dimentico dimentico.
Dimentico dimentico.
Non ricordo più chi sono e non so che fine ha fatto la mia vita.
Le demenze, e la malattia di Alzheimer in particolare, rappresentano una delle patologie che maggiormente impattano sulla qualità di vita dell’anziano e della sua rete familiare. Oggi è più che mai urgente ricercare soluzioni gestionali innovative capaci di coniugare una buona qualità di vita per il malato e per il nucleo familiare, con costi sostenibili per l’intero sistema di welfare.
La risposta della cooperativa La Meridiana: Il Paese Ritrovato


