"La Discussione" N.15 del 5 ottobre 2013

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direttore responsabile: Antonio Falconio

ANNO LX

N. 15

9 770416 037006

SABATO 5 OTTOBRE 2013

€.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio EDITORIALE

Quel “sì” sofferto DI EMILIO FEDE

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mmagini che resteranno drammaticamente nella svolta storica della nostra Repubblica. Comunque vada, il Paese farà fatica ad uscire dalla crisi. Ma una certezza emerge: quella dei ruffiani e dei traditori che si sono nascosti dietro l’alibi di “consiglieri” e “consigliere” attorno ad un uomo Silvio Berlusconi che certa giustizia e certi poteri forti (come li definisce Bossi) volevano cancellare dalla scena non solo di casa nostra, ma anche internazionale. Negli anni d’oro quando ha lanciato con successo Forza Italia, accanto a lui c’erano Fedele Confalonieri, affettuosamente chiamato “zio”, i figli Marina e Pier Silvio (gli altri tre ancora troppo giovani). C’erano Gianni Letta, Marcello Dell’Utri, Adriano Galliani. Ed anche io. Poi tutto, lentamente ed inesorabilmente, è cambiato. Oggi Forza Italia subisce una inutile lacerazione tra falchi e colombe. Fra chi chiedeva ad alta voce il “no” alla fiducia del Governo Letta, quindi la crisi, e quelli – colombe? – che la fiducia volevano che ci fosse per evitare una crisi al buio mentre il Paese arranca economicamente. Nelle ore che hanno preceduto il voto al Senato sono apparsi colombe, allodole, aspiranti colombe e aspiranti allodole, qualche vecchio “arnese” della politica che con parole “mielose” si offriva per dare una mano a Berlusconi. Mentre quel Berlusconi che ribadisce “non morirò, resterò a combattere”. E’ facile che assisteremo alla nascita di partitini e movimenti aggrappati ala speranza di conquistare qualche poltrona in parlamento. Ma è anche facile che nascano altre realtà politiche dove il simbolo sarà quello della lealtà ed il rispetto delle regole democratiche. Prima fra tutte la legge che riconosca ai cittadini il diritto , attraverso la preferenza, di scegliere da chi essere rappresentato in parlamento. Nelle poche parole con le quali Berlusconi ha annunciato il voto di fiducia al governo, c’era tensione e commozione. Dai banchi dell’opposizione invece battute velenose. E ingiuste. La fiducia c’è, la pace no. La mediazione incerta. Gli agguati dietro l’angolo. Per quanto io lo conosca, l’uomo di Arcore è lontano dall’arrendersi.

direttore editoriale: Emilio Fede

DOVE VOLANO LE COLOMBE Il bene comune La votazione al Senato della fiducia all'esecutivo di Enrico Letta consegna all'Italia una nuova-vecchia maggioranza che rinnova l'accordo politico delle larghe intese. La benedizione di Silvio Berlusconi, tanto attesa quanto inaspettata, arriva direttamente in aula dopo una mattinata di frenetiche trattative. La necessità di ridimensionare la spaccatura interna al Pdl ha fatto sì che il cavaliere di Arcore abbia preferito continuare sulla strada della mediazione e del buon senso. Il governo delle larghe intese di Enrico Letta, dopo aver a lungo vacillato, trova finalmente la prima, vera, forte, intesa tra le componenti che lo sostengono: la stabilità delle poltrone. Incapace di offrire soluzioni concrete alla crisi economica ed occupazionale che attanaglia il Paese; rimproverato dall'UE per essersi permesso di alleggerire il carico fiscale che grava sulle famiglie italiane con l'abolizione della prima rata dell'imu; screditato«apertis verbis»dai nuovi leader della politica italiana che lo hanno etichettato come«go-

vernicchio capace solo di vivacchiare» l'esecutivo trova, con un colpo di coda tanto improvviso quanto inaspettato, la tesorizzazione del conflitto tutto interno al Pdl tra falchi e colombe ed i numeri per proseguire il suo mandato. Le intese sono salve ed il conto lo paga Silvio Berlusconi. L'appello accorato alla stabilità, proclamato più volte dai partner europei e sostenuto con forza dal gotha

La vignetta di Alex

politica

estero

dell'imprenditoria italiana, ha prevalso sulla necessità di arginare l'impatto della politica dell'austerity, tutta tasse e sacrifici, imposta dalla Germania di Angela Merkel. Una politica che ha condannato l'Italia ad una recessione economica dalla quale sembra non esserci via d'uscita. Più volte Enrico Letta ha giustificato la gravità della situazione facendo ricorso al concetto della mancanza di stabilità. L'alibi perfetto per chi è a corto di idee. Specie se lo si associa al concetto di responsabilità. Cosa sia intervenuto nella determinazione di Silvio Berlusconi di proseguire l'esperienza di questa strana maggioranza, non è dato sapere. Quello che è certo, è che con la votazione in Senato il premier ha ottenuto quel consenso necessario alla attuazione del suo programma. Adesso occorre che il Governo lavori per una repentina ripresa economica forte di una maggioranza, numerica prima che politica, che può dare il via alle riforme tanto attese dagli italiani. Il banco di prova immediato sarà l'approvazione del testo del documento di programmazione economica, per poi passare alla modifica della legge elettorale. Due temi sui quali staremo a vedere se falchi e colombe dei due schieramenti torneranno a volare insieme. Giampiero Catone

giustizia

economia

IL TETTO DEL DEBITO

FUTURO INCERTO fotoreportage del voto di fiduciaal Senato ● alle pagg.

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LE SPINE DELLA MERKEL IL PAPA E LA SOCIETÀ ● alle pagg.

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IN LISTA D’ATTESA

GIUSTIZIA CONTABILE di FEDERICO TEDESCHINI ● a pagina

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IL GIALLO DELL’IMU ● alle pagg.

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POLITICA

FUTURO

Dall’intervento del Presidente del Consiglio al Senato L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, irrimediabile. Sventare questo rischio, cogliere e non cogliere l’attimo, dipende da noi, dipende dalle scelte che assumeremo in quest’Aula, dipende da un sì o da un no. Gli italiani, nella stragrande maggioranza, ci dicono, mi verrebbe da dire ci urlano, che non ne possono più delle messe i scena da “sangue e arena” e del “si scannano su tutto, ma poi non cambia niente. Il Governo può continuare a vivere e fare bene, solo se è convincente nella definizione del programma e nella sua attuazione, in un vero e proprio nuovo patto, giorno dopo giorno, con la prospettiva sempre focalizzata sui problemi veri delle persone e delle famiglie.

Dal 1992 ad oggi si sono avvicendati 14 governi. Per un impietoso confronto, in Germania ci sono stati solo tre Cancellieri nello stesso periodo. Noi 14, loro 3 in tutto! Un altro spread a ben vedere. In caso di crisi rischiamo di scivolare verso elezioni, che potranno sì portare a un aggiustamento nelle percentuali tra un Partito e l’altro, ma rischierebbero – lo sappiamo –di consegnare per l’ennesima volta il Paese all’ingovernabilità. Nel 2014 l’Italia assumerà la presidenza del Consiglio dell’Unione europea per l’unica volta in questo decennio, La prossima volta sarà fra 15 anni. Il 2014 è un anno decisivo: un anno in cui non possiamo permetterci di far tacere o mancare la voce dell’Italia. Il Paese è stremato dai mile conflitti di una politica ridotta a cannoneggiamenti continui da un fronte all’altro, una politica tanto più rissosa quanto più immobile. Questa è l’occasione per dire basta.


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INCERTO

redo sia a tutti chiaro che, dopo il risultato delle passate elezioni, noi ritenemmo che l’unica soluzione ragionevole e possibile nell’interesse del Paese fosse un governo che mettesse insieme le forze del centrosinistra e del centrodestra. Aspettammo con pazienza i due mesi di – chiamiamole - riflessioni del centrosinistra; poi arrivammo insieme alla composizione di questa compagine governativa, della quale noi abbiamo accettato tutte quelle che erano le volontà espresse dal presidente incaricato. E, in effetti, su 23 componenti del governo, nonostante alle elezioni fossimo arrivati ad una minima distanza dal voto della coalizione di sinistra, accettammo di avere soltanto cinque ministri. Quindi credo che noi abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità di fare. E lo abbiamo fatto anche perché avevamo la speranza che potesse cambiare il clima di questo nostro Paese. Pensavamo che questo clima, che qualcuno aveva addirittura chiamato come “guerra civile fredda”, potesse andare verso una sorta di pacificazione di cui credo che un Paese civile abbia davvero bisogno. Questa speranza non l’abbiamo deposta, la conserviamo ancora. Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato i suoi impegni circa il contenimento della pressione fiscale, circa la riduzione delle imposte sul lavoro, circa l’adozione, finalmente, dell’impegno che l’Unione Europea, la Corte europea dei Diritti dell’uomo ha dovuto farci pervenire (per la terza volta, mi sembra) per quanto riguarda la responsabilità civile dei giudici. Quindi, mettendo insieme tutte queste aspettative, il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che possa produrre quelle riforme strutturali e istituzionali, di cui il Paese ha bisogno per modernizzarsi, abbiamo deciso, non senza interno travaglio, di esprimere un voto di fiducia a questo governo. SILVIO BERLUSCONI

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“ Abbiamo deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia a questo Governo

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ESTERI

LE “SPINE” DELLA MERKEL C’è un problema im­ previsto per la Merkel, alle prese con la for­ mazione del suo nuovo esecutivo. Per la Can­ celliera è indispensabi­ le l’intesa con la Spd: ma le donne socialde­ mocratiche tedesche sono polemiche con Angela, accusata di non difendere le “quo­ te rosa”. Nei mesi scorsi il Bun­ destag aveva bocciato infatti una proposta della Spd e dei verdi per rendere obbligato­ rio un numero minimo di donne nei consigli di amministrazione delle grandi aziende. E pro­ prio la Merkel era sta­ ta tra i più contrari. E così la leader delle donne socialdemocra­ tiche, Elke Sommer, ha posto una condizio­ ne tassativa per un al­ leanza con la Cdu: niente “Grosse Koali­ tion” senza l’introdu­ zione di quote femmi­ nili negli organi di ge­ stione delle imprese e senza l’abolizione dell’assegno per le fa­ miglie che non manda­ no i bambini all’asilo­ nido. Le trattative tra i due grandi partiti te­ deschi iniziano quindi in salita. La Sommer, parlando con lo Spiegel, ha det­ to che è impossibile aspettare altri quattro anni come vorrebbero i cristiano­democrati­ ci, per varare queste riforme, perché su queste la Spd ha in­ centrato gran parte della campagna elet­ torale, durante la qua­ le è stato posto sotto accusa il voto con il quale il Bundestag re­ spinse in aprile la mo­ zione dei socialdemo­ cratici, che voleva al­ meno il 20 per cento di donne nei consigli di

amministrazione a partire dal 2018 e il 40 per cento cinque anni dopo. Proprio in quell’occa­ sione la Cancelliera di­ chiarò che non tutte le donne la pensano allo stesso modo su questo problema delle “quo­ te”. Oggi ai vertici del­ le aziende tedesche ci sono solo il 4 per cento di manager­donne. Ma non è solo il nodo del­ le quote rosa a contra­ riare gli esponenti so­ cialdemocratici. Quel­ lo che sta più a cuore alle donne dell’Spd è il sussidio per le famiglie che decidono di tenere a casa i bambini inve­ ce di portarli all’asilo­ nido. Un provvedimen­ to voluto, preteso si potrebbe dire, dai po­ tentissimi cristiano­so­ ciali bavaresi; un prov­ vedimento attaccato dall’opposizione e dal­ le associazioni femmi­ nili, perché ritenuto un vero e proprio ostaco­ lo all’inserimento delle donne nella società. Oltretutto il recente debole risultato alle elezioni dei socialde­ mocratici viene attri­ buito anche alla scarsa rappresentanza delle istanze femminili nel programma del parti­ to, il cui vertice è accu­ sato di essere troppo maschilista. Ma la voce delle donne del­ l’Spd viene contestata da un recente sondag­ gio, secondo il quale due uomini tedeschi su tre ritengono ormai sufficiente la parità di diritti fra i due sessi raggiunta in Germa­ nia. Una grana impre­ vista per la Merkel combattuta fra le ri­ chieste degli alleati di governo e i sondaggi nel suo elettorato.

IL TETTO DEL DEBITO I

l mancato accordo tra repubblica- tendo momentaneamente pagare i ni e democraici sul debito Usa ha propri dipendeni lo Stato chiude o, messo di fato in condizione la per meglio dire, è costreto a razioprima economia al mondo nell'imnalizzare i servizi facendo restare in possibilità di pagare i propri dipenvita solo quelli essenziali come la podeni. Si trata, è bene specifilizia, i pronto soccorso e i sercarlo, di un problema di natura vizi di vitale importanza. Si poliica e non economica nel trata del cosiddeto “shutsenso che non sono le ridown” il cui unico precedensorse della potenza a te risale all’amministrazione mancare, ma l'accordo su Clinton, nel 1996, quando il come usarle. Le modalità Il punto della governo impiegò circa due per alzare il teto del deprima di trovare l’accordiscordia mesi bito e l’organizzazione do e fu costreto, allora come è l’Obamacare, oggi, a chiudere gli uffici, i della spesa del governo, due puni sui quelli il Con- la riforma sanita- musei e persino la pubblicagresso si autoregola, non dei dai ufficiali sulla ria che permette zione sono stai rinnovai. Ma disoccupazione, che sono dinon per questo il probledi allargare la co- ventai un punto di riferima non è meno grave, so- pertura sanitaria mento essenziale per gli adpratuto a livello di tendei all'economia di tuto il ad oltre 30 mi- mondo, potrebbero rimanere sioni finanziarie con Wall Street che avverte la pau- lioni di americani bloccai. Però ai tempi di ra e, di conseguenza, anClinton non si era al termine che le altre Borse. La polipeggiore recessione della ica evidentemente, risulta un terrestoria e non si stava lotando per no sempre più scivoloso per l’econo- strappare pochi decimi di puni permia e anche Washington deve fare i centuali sul Pil. coni con le dispute interne. Quale Tute cose che, adesso fanno una scenario si prospeta ora? Non podifferenza enorme: con il blocco for-

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Il Papa i giovani gli anziani

zato (circa 200 milioni di dollari al riforma per fasce della società che giorno), resterebbero a casa fino a resterebbero improduive. Almedata da desinarsi quasi 800mila lano nell’oica della destra estrema, voratori. I quali, senza sipendio, saquella che ha negato il voto all’acranno però costrei a pagare mutui cordo del teto del debito proprio e bollete e che, perciò, dovranno a perchè non è riuscita ad otenere loro volta scegliere quali consumi ta- il ritardo di un anno nell'entrata in gliare. E sui consumi della popovigore della riforma stessa. lazione si reggono i 3/4 del Pil. Di conseguenza, si sono Ma come mai repubblibloccate le trataive. Da cani e democraici pur sauna parte, infai, i repubpendo a cosa andavano blicani (anche loro divisi fra incontro non sono riuscii falchi e colombe) non acLa politica risulta a trovare un accordo per cetavano margini di trataun terreno ive sul rinvio dell’entrata eviterlo? Il punto della discordia è l’entrata in vigoscivoloso per in vigore dell’Obamacare re dell’Obamacare, la ri(previsto per oggi), dall’all’economia e Waforma sanitaria voluta tra i democraici non accetshington deve tavano i tagli alla spesa dal presidente Obama che permete di allargafare i conti con le pubblica volui dai repubre la copertura sanitaria blicani. Al centro Obama dispute interne ad oltre 30 milioni di che, pur deciso a tratare, americani che prima ne aveva escluso ogni intererano sprovvisi, impedisce alle vento sulla sanità. Come se tuto assicurazioni di negare la copertu- ciò non bastasse, oltre al Pil il ra per determinate patologie e pericolo è anche su una crisi del che, appunto per questo, provoca turismo: infai musei, parchi e una serie di “perdite” per i coni zone di grande atrazione, restedello stato, perdite rappresentate ranno chiusi. Per quanto tempo, da finanziameni a copertura della ancora non si sa.

“I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi”. Questo, l’esordio della lunga intervista che Papa Francesco ha concesso a Eugenio Scalfari, al quale si era già rivolto con una lettera pubblicata sul quotidiano fondato dal giornalista romano, che non ha mai fatto mistero della sua condizione di non credente, ma anche di una propria ricerca spirituale e di rispetto per il messaggio della Chiesa. E’ un esordio, quello rammentato, che costituisce anche un punto forte della missione salvifica della Chiesa, che si sostanzia nell’amore per gli altri, che è il lievito del bene comune. Una Chiesa – ha sottolineato il Papa - che si ponga all’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, delle speranze. Francesco ha poi rinnovato l’appello all’impegno politico dei cattolici, da promuovere nella libertà delle scelte, e ha

nuovamente rilevato la natura perversa del liberalismo selvaggio, che rende i forti più forti e i deboli più deboli. Questi, alcuni fra gli aspetti più rilevanti dell’intervista, che non può non toccare la sensibilità dei cristiani quando, guardando al nostro sventurato paese, si rifletta sugli ultimi drammatici dati di una disoccupazione che ormai tocca oltre 3 milioni di lavoratori, con una componente di 4 mila unità solo nell’ultimo anno. Sempre nello stesso periodo la disoccupazione giovanile – che è un dramma nel dramma – è passata dal 40 al 60% del totale, mentre ben 50 mila aziende hanno chiuso i battenti. Sono le cifre di un disastro che sta massacrando la nostra economia e che è destinato ad ampliarsi, solo a considerare quanto l’aumento dell’Iva inciderà nell’ulteriore moria di altre aziende, derivata, come è ovvio, da un ulteriore decrescita dei consumi e dalla persistenza della morsa fiscale e delle difficoltà di accesso al credito.


GIUSTIZIA

di Federico Tedeschini Docente di Istituzioni di Diritto Pubblico

Giustizia “contabile”

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a polemica che ha invesito gli organi della Giusizia Amministraiva nella scorsa estate (ricorderete la proposta di abolire i Tribunali Amministraivi Regionali e il Consiglio di Stato, al fine di evitare che le decisioni di quesi ulimi avessero una ricaduta negaiva sullo sviluppo economico del nostro Paese, rallentando la realizzazione delle opere pubbliche) si è rapidamente estesa a tuto il sistema giudiziario italiano, che com’è noto si fonda sul principio del riparto delle giurisdizioni fra un Giudice dei dirii e Giudici degli interessi: le competenze del primo - correntemente denominato Giudice Ordinario - coincidono praicamente con l’area della Giusizia Civile, ovvero quella che riguarda le controversie fra privai; i secondi si occupano invece delle controversie fra quesi ulimi e le pubbliche Amministrazioni: servono, nella sostanza, a correggere gli errori e gli abusi commessi nell’esercizio del potere. Questa Summa Divisio non esaurisce però l’intero spetro delle competenze giurisdizionali; accanto ad essa si sono accavallate nel tempo alcune giurisdizioni speciali minori che - nonostante le disposizioni transitorie della nostra Cosituzione prevedessero di vederle presto abolite - coninuano a prosperare, intasando ulteriormente il traffico della giusizia. Come non bastasse, a lato del sistema appena descrito, esiste fin dal 1862 un ulteriore organismo con funzioni giudiziali, tendente a combatere principalmente lo sperpero di denaro pubblico. Questo organismo, munito di garanzia cosituzionale almeno con riferimento alle proprie funzioni di controllo della spesa pubblica, è appunto la Corte dei Coni. Di una riforma delle sue funzioni giurisdizionali si cominciò a parlare immediatamente dopo l’approvazione della Cosituzione repubblicana nel suo riasseto definiivo o realizzato solamente con leggi n. 19 e 20 del 14 gennaio 1994, il cui più importante risultato fu quello di dimezzare la prescrizione

dell’azione contabile, portandola da 10 a 5 anni dal compimento del fato su cui costruire il relaivo giudizio di responsabilità. Quella riforma introdusse altresì - a somiglianza di quanto era già avvenuto con il Consiglio di Stato - il principio del doppio grado di giurisdizione: furono così isituite le Sezioni Giurisdizionali Regionali con competenza generale in materia di contabilità pubblica, accanto a ciascuna delle quali fu resituito un ufficio della Procura. Furono quindi create due Sezioni Giurisdizionali Centrali con funzioni di Giudice d’Appello contro le sentenze emesse da quelle Regionali e la chiusura del sistema di giurisdizione contabile fu affidato alle Sezioni Riunite della Corte dei Coni, con la competenza di decidere unicamente le quesioni di massima e i conflii di competenza. Alle Sezioni Riunite dunque è affidata una funzione “nomofilaica”, idenica a quella posseduta dalla Corte di Cassazione. In paricolare l’aricolo 1, comma 7, della legge n. 19 del 1994, nel testo integrato dall’aricolo 42, comma 2, della legge n. 69 del

2009 prevede che il Presidente d’Appello, sono infai cariche di della Corte dei Coni possa di- giudizi aperi su iniziaiva dei diversi sporre che le Sezioni Riunite della Procuratori contabili che quasi mai stessa si pronuncino “sui giudizi tengono conto degli indirizzi assuni che presentano una quesione di dalle Sezioni Riunite. dirito già decisa in senso difforme Basi pensare a quanto avviene in dalle Sezioni Giurisdizionali Centrali materia di prescrizione: a fronte o Regionali e su quelli che pre- di una disposizione di legge che sentano una quesione di massima chiaramente stabilisce in cinque di paricolare importanza. anni il limite oltre il quale non è Se la Sezione Giurisdizionale Cen- possibile esperire l’azione di retrale o Regionale riiene di non sponsabilità nei confroni di chi condividere il principio di dirito maneggia danaro pubblico, alcune enunciato dalle Sezioni Riunite, Procure coninuano imrimete a queste ulime, con orperterrite a perseguire dinanza moivata, la i presuni autori di dandecisione del giudini erariali, facendo parzio”: in parole più il calcolo del peLa realtà è però ire semplici, tale disporiodo quinquennale dai più complessa momeni più disparai, sizione vuole affermare che anche il e non sempre che vanno da quello giudizio delle Seziola funzione in cui il fato produivo ni Riunite della Corè sta“nomofilattica” dito responsabilità te dei Coni - al pari commesso, fino al espressamente momento in cui si è di quanto avviene in Cassazione - tenprevista potuto prendere code essenzialmente anche per i giudizi gnizione della esistenza a stabilizzare gli inquel fato perché contabili disegnalato, dirizzi giurisprudenmagari adziali cui i Giudici con- riesce ad esplicare diritura dall’anonimo tabili di primo e di efficacemente estensore di una letesecondo grado debi propri effetti ra finalizzata a colpire bono atenersi nel un collega o un congiudicare il merito corrente. Altro profilo di ciascuna controversia. sul quale regna una certa confuFin qui il quadro teorico: la realtà sione è quello dell’invito a dedurre: è però più complessa e non sem- più volte le Sezioni Riunite hanno pre la funzione “nomofilaica” richiamato l’atenzione dei Giudici espressamente prevista anche per contabili soto ordinai sulla nei giudizi contabili riesce ad esplicare cessità che sia garanita la sostanefficacemente i propri effei: basi ziale idenità fra la contestazione qui ricordare che le principali quat- contenuta nell’invito stesso e l’ogtro pronunce (nn. 4, 6, 7 e 8 del geto della successiva citazione a 2010) che hanno riguardato l’eser- carico del convenuto. cizio di tale funzione sono riuscite Al contrario troppo spesso accade addiritura ad apparire in contrasto che, lete le giusificazioni addote fra di loro a sostegno dell’operato dei desiSia le Sezioni Regionali, che quelle natari dell’invito, la Procura modi-

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fichi sostanzialmente l’oggeto della citazione, anche se un simile modo di procedere lede inevitabilmente il dirito di difesa del convenuto anche sulla base dei principi contenui nella Convenzione Europea dei Dirii dell’Uomo. Il risultato di tali modi di procedere è stato quello di gonfiare in modo abnorme i ruoli dei giudizi di responsabilità contabile, ma quel che più preoccupa è l’uso disinvolto dei poteri cautelari che alcune Procure Regionali operano in danno dei soggei colpii da ato di citazione. Non parliamo poi di quanto avvenuto a proposito del cosiddeto “danno di immagine" inferto alle Amministrazioni pubbliche (o figure assimilate) dagli autori di malversazioni o di similari comportameni: è dovuto intervenire il Legislatore per fermare la mano di Procure giunte a contestare l’esistenza di una simile faispecie di danno anche in assenza di una effeiva mancanza alle casse dell’erario. Esemplare, da questo punto di vista, è la vicenda della chiamata in giudizio di responsabilità per soggei apparteneni all’ordinamento sporivo, che - almeno come tali non avrebbero potuto materialmente infliggere alcun danno alle casse dell’erario. Anche in questa materia dunque - al pari di quanto dovrà avvenire nel processo penale - è opportuno metere mano, per realizzare quel giusto processo contabile che i citadini di uno Stato di dirito debbono atendersi. Altrimeni, prima o poi, riprenderà vigore la tesi, semplificatoria ma suggesiva, di coloro che domandano l’abolizione del giudizio contabile tout court.


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GLI ARCHIVI DE

TRA FEDE E POLITICA

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L’uomo del guelfismo ammodernato

Romolo Murri La prima democrazia cristiana

La prima pagina de “la Democrazia Crisiana” in difesa dei figli del popolo.

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on Romolo Murri, sacerdote marchigiano, studioso e animatore di idee e di iniziative, è il fondatore, nel 1900, della Democrazia Cristiana, un movimento di cattolici per la promozione umana, civile e sociale di grandi masse popolari che si diffonderà in molti paesi dell’Europa e del mondo. A questa idea, Murri era giunto – era nato nel 1870 – dopo un’intensa attività pubblicistica e di promozione culturale: nel febbraio 1895 nacque “Vita nova” come organo dei circoli universitari cattolici; nel 1901 il “Domani d’Italia”, quale settimanale della Democrazia Cristiana, alla cui fondazione avevano concorso la società italiana di cultura cattolica e quella per la cultura del popolo, entrambe promosse dallo stesso Murri. Per sua sfortuna e con danni evidenti per la maturazione dell’impegno politico dei cattolici, la sua creatività e le sue idee impattarono con una stagione particolarmente difficile per il rapporto con la gerarchia ecclesiastica, che aveva avallato il “patto Gentiloni” cioè l’aggregazione preferenziale del voto cattolico ad un’area politica conservatrice e poi, la dura condanna di Pio X delle tesi definite moderniste.

Murri fu quindi oggetto di una serie di richiami e di condanne, che ne limitarono in misura crescente l’attività, fino alla soppressione del “Domani d’Italia” e all’enciclica papale “Graves de communi” che praticamente sconfessava la democrazia cristiana e limitava l’impegno dei cattolici alla sfera sociale e alle attività caritatevoli. All’enciclica seguirono le cosiddette “istruzioni” che

segnarono la crisi e, in parte, la dispersione del gruppo dirigente democratico cristiano, tanto più mal sopportato, quanto più popolare fra i giovani sacerdoti, fra i quali Don Luigi Sturzo. Murri, tuttavia, non tacque e, a San Marino, in un memorabile discorso, rivendicò per i cristiani il diritto di ritrovare il senso della libertà. “Chiediamo libertà per il cristianesimo

- disse- e viviamo il cristianesimo nella libertà”. Da questa convinzione, il ricorso al pensiero di San Tommaso per affermare il diritto del credente di contestare le decisioni delle autorità religiose, quando queste esulano dal loro ambito: è la grande questione, allora non matura, del rapporto fra presupposti religiosi e azione politica, fra cristianesimo e democrazia. Nel 1906, Don Murri venne sospeso “a divinis” per aver criticato in un articolo la diplomazia vaticana e nel 1909 scomunicato, dopo aver accettato la candidatura al parlamento nelle liste della Lega Democratica. Nelle successive elezioni del 1913 non fu rieletto per pochi voti, osteggiato com‘era da un vasto schieramento conservatore. Si dedicò così solamente agli studi e al giornalismo, diventando anche capo della redazione romana del “Resto del Carlino”. Nel novembre del 1943 Pio XII revocò la scomunica. Pochi mesi dopo, il 12 marzo del 1944, Romolo Murri morì a Roma, senza che avesse potuto vedere la grande affermazione della sua creatura politica: la Democrazia Cristiana. ANTONIO FALCONIO


laDiscussione

TRA FEDE E POLITICA

Dall’inserto speciale de “La Discussione” n° 24 del 21 giugno 1982, un omaggio a Romolo Murri, sacerdote, filosofo, teologo e uomo politico, che guardando alla realtà sociale e politica del suo tempo, identificò nell'assenza di una coscienza politica delle masse cattoliche una delle cause principali della corruzione della vita civile e sociale dell'Italia coeva.

GLI ARCHIVI DE

La stagione murriana e l’idea del partito cattolico di Maurilio Guasco da “La Discussione”, 21 giugno 1982

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l trasferimento del giornale a Bergamo è l’episodio conclusivo di una stagione particolarmente combattuta, al termine della quale Murri medita di ritirarsi dall’attività. Che cosa era successo? Le polemiche con i dirigenti dell’Opera erano sempre più numerose, ed avevano avuto inizio fin dal 1898, nel momento in cui la «Cultura sociale» stava trovandosi un suo pubblico. Lo schieramento Pagnuzzi, fratelli Scotton, Sacchetti, ben fermo sull’intransigenza politica, sulla totale chiusura ad ogni evoluzione del movimento cattolico oltre l’attività sociale, e ben intenzionato a difendere il proprio potere ( qualunque sia il giudizio che si dà sul presidente dell’ Opera, il Paganuzzi, non si può non notare che ne aveva fatto una specie di feudo personale, e rifiutava nei congressi qualsiasi atteggiamento che sapesse di critica del suo operato), aveva in Murri un antagonista sempre più radicale. Certi suoi pezzi polemici erano diventati proverbiali ( ad esempio, l’articolo del giugno 1899, La falsa democrazia e i veri reazionari), e il suo nome aveva ormai un posto di rilievo nel giornale dei conservatori: sempre e solo per essere discusso e non raramente insultato. Ai congressi, l’unità alla quale Roma richiama continuamente è raggiunta solo perché si impone ai giovani il silenzio. Nel settembre 1901, a Taranto, ci si illude di avere raggiunto l’accordo. Murri pubblica l’articolo che diventerà proverbiale: Con Roma e per Roma per sempre ( 16 novembre 1901), mentre «Il Domani » raggiunge il successo. Ma l’accordo è apparente. Nel giugno 1902 Murri presenta la sua candidatura alle elezioni municipali romane: ma tale candidatura viene bocciata dal gruppo

dirigente cattolico, nonostante la candidatura fosse stata raccomandata dallo stesso pontefice ( così appare da una testimonianza di colui che si oppose più fermamente a tale candidatura, Carlo Santucci. Si veda G. D e Rosa, I conservatori nazionali, Biografia di Carlo Santucci, Morcelliana, Brescia 1962, pp.6163). Murri aveva esposto, in un lungo e articolato discorso, il programma municipale dei democratici cristiani romani: discorso che resta un documento interessante, e che si può leggere nel «Domani»( 8 giugno 1902). Pochi giorni dopo la bocciatura, un’ altra sconfitta. A Bologna si eleggono i membri del comitato permanente dell’Opera dei congressi: Murri è in lista con il

Il mio posto, nella tradizione e nella vita spirituale e nelle lotte di pensiero della società alla quale appartengo, è nel cattolicesimo ho cercato sempre di rendere testimonianza

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secondo gruppo, ma gli mancheranno quattro voti per entrare nel comitato. Anche con Toniolo, che comincia a temere l’eccessiva spregiudicatezza murriana, la polemica è spesso aperta. E la seconda delusione probabilmente gli suggerisce quell’attacco a Paganuzzi, nell’agosto 1902, con un articolo della «Cultura sociale» il cui titolo diventa pure proverbiale: Il crollo di Venezia. Giocando sul fatto del crollo del campanile veneziano, Murri parla del crollo di Paganuzzi, il presidente che si era illuso di essere il grande genio dell’Opera, ed era invece il maggiore responsabile

della sua crisi. Ancora prima che appaia evidente che l’attacco al presidente veneto stava ritorcendo si contro di lui, Murri compie un altro gesto altisonante: a S.Marino, il 24 agosto 1902, attorniato dai suoi fedeli democratici cristiani romagnoli che lo hanno invitato, pronuncia un discorso che si presenta come un grande elogio della libertà: e soprattutto, della libertà nel cristianesimo. Il testo è particolarmente bello: Murri riesce a sintetizzare le aspirazioni che stavano percorrendo tutti i movimenti giovanile, a unificare in un unico quadro d’insieme le tensioni al rinnovamento in campo biblico, teologico, sociale e politico. «Sale e suona percotendo il piccione demolitore dei vecchi stucchi e delle fasciature di mattone introno alle agili colonne granitiche del tempio antico» dice Murri nella sua enfasi oratoria. La critica biblica, i nuovi orientamenti degli studi critici, l’apporto di tanti studiosi sta facendo riscoprire il cristianesimo originale, al di sotto di tutte le fasciature e sovrastrutture che vi abbiamo costruito. Ritroviamo il senso della libertà: e chiediamo libertà per il cristianesimo, e il cristianesimo viviamo nella libertà. Una perorazione straordinaria: ma poco gradita alle autorità ecclesiastiche: che a un mese di distanza, tramite il vicariato di Roma, mettevano in guardia contro tali tendenze, in particolare quelle espresse in un discorso tenuto nella Repubblica di S.Marino»: discorso trovato riprovevole e degno di censura. Ed è triste, continuava il cardinale vicario, «di vedere non di rado informate agli stessi principi varie delle pubblicazioni che ricevono ispirazione dello stesso autore del discorso di S.Marino».


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Dal movimento murriano al partito di Sturzo di Maurilio Guasco da “La Discussione”, 21 giugno 1982

L

a maturazione del mondo cattolico è un cammino lungo e sempre in corso, con momenti più caratteristici, altri meno; ma sarebbe a mio avviso un errore non vedere una sostanziale continuità tra il primo movimento democratico murriano, i tentatavi della Lega democratica e quindi la fondazione del partito da

La mia vita non è poi tutta affanno, non sempre si vive sulle cime. E non sempre si sta alla finestra a guardare lo spettacolo di questo mondo senza Dio

parte di Sturzo. Non è certo un caso che Sturzo abbia pubblicato uno dei suoi primi libri con la prefazione di Romolo Murri, e Alcide De Gasperi fosse fin dai primi anni del ‘900 un appassionato ammiratore del leader del movimento de-

mocratico cristiano: quasi un segno anticipatore di quella ideale continuità. Sarebbe d’altronde del tutto fuori luogo chiedersi se Murri avrebbe potuto dare altri contributi, e più significativi, se non avesse posto le premesse per la

sua condanna, e avesse accettato di ritirarsi in silenzio per qualche anno, per poi tornare a dare il suo contributo al momento opportuno. Non vi è nulla di più pretenzioso che cercare di insegnare alla storia, e di immagi-

narne una migliore di quella che abbiamo vissuto. E sarebbe altrettanto fuori luogo spiegare alla Provvidenza che forse avrebbe avuto esiti migliori se avesse convinto Murri ad agire diversamente. Murri ha vissuto intensamente la sua stagione, ed ha sofferto profondamente la sua rottura con la chiesa: ma per il credente, è spesso la sofferenza la materia prima su cui si costruisce il futuro. Lo storico ha altre categorie, evidentemente: e con quelle analizza la vicenda murriana, cercando di coglierne il significato, e l’apporto. Murri è tra i primi a porre esplicitamente il problema dell’autonomia del politico dal religioso, della distinzione fra i due ambiti: partito da premesse neoguelfe, con l’insistenza sul ruolo della chiesa e della religione come momento unificante di ogni opzione politica, egli giunge gradualmente ad affermare il diritto del credente di avere opzioni politiche diverse da quelle imposte dalla gerarchia, in quanto la gerarchia non dispone di particolari carismi che le permettano di avere della politica contingente.


GLI ARCHIVI DE

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La lettura è nutrimento a una fame inesausta, non razionata, gioia serena. Scrivendo, servo le idee che mi sono care e, in qualche modo, e per qualche via, le impongo alle attenzioni altrui

affermata da Murri, di un continuo ripensamento dei rapporti fra politica e religione, fra società civile e società religiosa, tra chiesa e stato. Murri appartiene prima di tutto alla storia del movimento cattolico italiano, è una figura ed un momento da cui non si può

prescindere se si vuole cogliere nel suo insieme il cammino percorso dopo l’unità d’Italia; ma è anche una figura significativa nella storia della società italiana nel suo insieme, di una società che non può fare a meno di confrontarsi continuamente con il problema

religioso, con l’apporto che la riflessione anche teologica ha dato alla elaborazione di una dottrina politica e alla continua riscoperta dei grandi valori che debbono reggere l’umana convivenza. Il prete marchigiano, tornato nella comunità visibile dei credenti nel novembre 1943, sperava di poter ancora contribuire con i suoi scritti all’affermazione di quei valori, in un momento di crisi generale della società, non soltanto italiana. Ma la malattia non gli avrebbe permesso di realizzare i suoi proposti, né di vedere l’alba della liberazione del paese. Si spegneva infatti a Roma il 12 marzo 1944.

Noi vogliamo la limitazione del lavoro notturno e del lavoro delle donne e dei fanciulli; il riposo festivo obbligatorio; l’assicurazione contro gli infortuni, per le malattie e la vecchiaia; la determinazione del minimum di salario

TRA FEDE E POLITICA

una comprensione più lucida di quanto possano avere i singoli o i gruppi di credenti, siano essi preti o laici. Questo poi comporta una riflessione sul ruolo del laicato, nella chiesa, sulla necessità che i laici superino un atteggiamento esclusivamente passivo, per far nascere una comunità cristiana dove ognuno abbia le proprie responsabilità ( ancora nel 1942, ritornando in una lettera su questi problemi e sulle sue polemiche con Toniolo, Murri scriveva:«Il dissenso fra me e Toniolo era antico e grave. Io,prete, difendevo una giusta autonomia del laicato nelle cose civili; ed egli, laico, difendeva un rigido e totalitario intervento dell’autorità religiosa»); e comporta la necessità, più volte

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CULTURA

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La luce del volto di Chiara Catone

I

mmaginiamo una giornata ipo di una famiglia media. La mamma dopo il bagneto unge la delicata pelle del suo bambino sgambetante con del petrolio raffinato; la figlia adolescente si lava con cura maniacale i capelli e lustra i suoi deni con dell'olio per freni; il padre dopo una doccia rigenerante improfuma le ascelle con del pesicida. Qualcosa non torna. Eppure è quello che succede probabilmente tui le maine in qualunque casa del mondo. L'abluzione quoidiana nei nostri bagni rischia di trasformarsi in aività di laboratorio da piccoli chimici. Moli degli ingredieni contenui nell'INCI (Internaional Nomenclature of Cosmeic Ingredients), ossia l'eicheta che riporta l'elenco dei componeni di un cosmeico in ordine decrescente di percentuale, obbligatorio solo dal 1997, sono potenzialmente tossici se assuni in un lungo periodo. Ecco perché dalla legge ne è limitato l'uso da parte delle industrie, le quali devono atenersi ad un determinato quanitaivo per ciascun elemento. Purtroppo non si considera che possiamo entrare in contato con queste sostanze più volte al giorno: ad esempio una donna uilizza in media un prodoto detergente qualsiasi 25 volte al giorno, un uomo 7/8 volte. Complice la scarsa informazione e la buona fede del consumatore, ogni anno tonnellate di sostanze, dichiarate apertamente “pericolose” dalle normaive europee o non ancora espressamente catalogate come proibite, vengono veicolate dalla pelle, accumulandosi nei tessui dell'intero organismo. Nel sangue umano e nell'adipe ne sono state trovate più di quatrocento. Dal 1950 al 1989 l'incidenza complessiva di tumori negli USA è aumentata del 44%, di cui meno del 25% è dovuto al fumo di sigareta. I casi infanili sono aumentai del 20%. Nel 1901 le staisiche indicavano che una persona su otomila aveva il cancro; oggi, secondo “The American Cancer Society”, una

persona su tre potrebbe svilupparlo. Molto probabilmente i cosmeici industriali giocano in questo un ruolo rilevante. Tra i componeni nocivi ricordiamo: Petrolai: sostanze idratani otenute mediante raffinazione del petrolio, contenute in molte creme e balsami, catalogai come cancerogeni di classe II dalle direive europee; Siliconi: riconoscibili mediante la dicitura terminante in “-one”, “-thicone” o “siloxane”, sono proprio quei prodoi che si usano per impermeabilizzare porte e finestre; SLS e SLES: tensioaivi irritani per pelle e cornea, sospetai di essere cancerogeni e tenui soto monitoraggio dalla Food and Drug Administraion, specialmente per il loro processo di produzione che si avvale del diossano, potente solvente in-

tensioaivo e solvente, è l'ingrediente aivo negli anigelo usai dall'industria automobilisica. Presente nei prodoi per il make-up, deodorani, denifrici, dopobarba e persino nell'industria alimentare. Un uso prolungato può comportare anomalie al cervello, fegato e reni. Formaldeide: certamente cancerogena, irrita l'apparato respiratorio, causa reazioni cutanee e palpitazioni cardiache, allergie, depressione ed emicranie. É contenuta in quasi tui i prodoi per la pelle e i capelli, anitraspirani e lacca per le unghie. Triclosan: anibaterico registrato come “pesicida” ad alto indice di rischi per la salute umana e l'ambiente, dalla composizione molecolare estremamente simile a quella della diossina, tra le sostante più

dustriale; Polyethylene Glycol (PEG): è usato negli smacchiatori per sciogliere olio e grasso. Un numero dopo PEG indica il suo peso molecolare, che influenza le sue caraterisiche. Vista la sua efficacia, è uilizzato nei pulitori causici (spray) per forno, così come lo troviamo in moli prodoi per la cura personale. Non è solo potenzialmente cancerogeno, ma contribuisce allo smantellamento della capacità della pelle di assorbire l'umidità e i nutrieni, lasciando il sistema immunitario vulnerabile. Propylene Glycol (PG): usato come

tossiche mai conosciute. Aluminium: osannato in ogni spot di deodorani come efficace anitraspirante, è ritenuto causale nell'incidenza del morbo di Alzheimer per il suo uilizzo prolungato. Per difendersi dalle insidie chimiche non occorre necessariamente essere dei perii industriali. È semplice, infai, reperire su internet dizionari che catalogano le varie sostanze uilizzate,consigliandone o meno l'uso (tra tui, “www.biodizionario.it”). Non sempre vale il deto “se bella vuoi apparire un po' devi soffrire...”

www.ilvelino.it

La “Città delle fiabe” di Benedetta Speranza

C’era una volta Giuliano, terzo Comune della Regione Campania per popolazione. Capoluogo, non di provincia, più popoloso d’Italia. Il territorio si colloca tra il casertano ed i Campi Flegrei. Si distende con una costa bassa e sabbiosa sul litorale domiio. Al suo interno ha sede il lago di Patria, di origine vulcanica. Gli anichissimi insediameni risalgono al V o IV secolo a.C. Prima abitata da popoli italici, fu fiorente soto l’impero romano. Il suolo paricolarmente ferile le ha guadagnato l’appellaivo di Campania Felix, riferito poi all’intera regione. E’ provvista di numerosi sii archeologici che ne tesimoniano l’anica civiltà. Il suo nome deriva,come ipotesi più accreditata, dall’antroponimo laino Julius, perché sembra che Cesare vi abbia costruito una villa sui cui resi sorse la cità o anche da lilium, luogo del giglio. E’ deta anche ” Terra della mela annurca”, fruto pregiaissimo e gustoso, prodoto esclusivamente in questo suolo, conosciuto in tuto il mondo, tanto da meritare l’appellaivo di “ Regina delle mele “. E’ famosa, inoltre come “ Cità delle Fiabe” in onore al grande Giambaista Basile, autore del Pentamerone, apprezzato dai fratelli Grimm e tradoto in tuta Europa, che qui pare abbia avuto i suoi natali, e dove certamente ha trovato riposo. Vi nacquero storici, leterai, criici d’arte e vi ha sede la tomba di Scipione l’Africano. In dispregio a tuto ciò, quintali di rifiui vengono versai sul territorio, tanto da ostruire intere strade con cumoli marcesceni e maleodorani. L’aulenza acre ed insistente si diffonde al punto da essere avverita nell’area immediatamente adiacente ed oltre, quasi fosse un biglieto da visita. Purtroppo l’assalto è coninuo. Giuliano e le zone limitrofe vengono sotoposte ad un’aggressione violenta ed impietosa: discariche abusive, sversameni di liquami e di solveni, scorie tossiche sepolte nel suolo e provenieni da ogni parte d’Italia e d’Europa. Tui si affaicano a denunciare l’oltraggio che ha trasformato la Campania Felix nella Terra dei Fuochi. Infai di coninuo si innalzano al cielo colonne di fumo tossico a moivo degli incendi appiccai ad arte, per smalire in qualche modo i rifiui. I danni sono innumerevoli soto il profilo igienico, sanitario, ambientale ed economico , ove si consideri che Giuliano è tra i più grandi mercai ortofruicoli d’Italia. Ma più di ogni altra cosa resta sconcertante la lesione del dirito alla salute, ancorchè tutelato all’art..32 della Cosituzione italiana. E’ appena il caso di ribadire ciò che appare evidente agli occhi di tui:amministratori periferici e centrali sembrano sordi al grido di disperazione che sale alto, quoidianamente e soto ogni forma, da citadini, intelletuali ed arisi, ma che resta puntualmente inascoltato. Troppo spesso le risposte poliiche hanno caratere demagogico, perché nessuna soluzione reale e definiiva è stata realmente posta in essere, anzi si coninuano a scoprire nuovi ed impensabili focolai soterranei, che irreversibilmente devastano territorio e falde acquifere. La logica dello strapotere economico e poliico, anche e sopratuto di stampo camorrisico, non ha paura di contare le viime, anche se si trata di bambini, non ha rispeto per la dignità umana, né del citadino al quale puntualmente chiede il voto in campagna eletorale, con promesse miracolisiche di soluzioni definiive. La sordità imperante e strafotente non pone rimedio a questo oltraggio arrecato agli uomini a e alla natura, che, sic stantibus rebus, sopravviverà ancora per poco. E la favola bella raccontata da Basile non avrà il lieto fine che tutti solgono attendere, ma dovrà necessariamente finire così: e tutti morirono infelici e scontenti


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ECONOMIA

In lista

Difendere il lavoro o il riposo? È

A

ccade in Francia, ma è un problema C’è da dire che la legge richiamata in Francia, che riguarda anche gli altri Paesi. Mi- con l’accordo dei sindacai, per vietare il gliaia di dipendeni scendono in piazza lavoro domenicale è nata in tempi diversi, contro Hollande ma anche contro i sindacai. quando c’era la necessità di evitare lo sfrutaVogliono lavorare anche di domenica, mal- mento del lavoro minorile o femminile. Fino grado il divieto imposto dal capo dell’Eliseo. ad arrivare alla legge sulle 35 ore seimanali. Gli slogan “Yes weekend”, “Bricoleurs della Ma oggi più che di protezione dall’eccessivo domenica”. lavoro, si deve parlare di protezione del Il divieto del lavoro domenicale è stato ri- lavoro. Un bene sempre più prezioso perché spolverato dal governo transalpino in base comincia a mancare. ad una legge del 1906. “E’ una cosa da mai Quello che accade in Francia deve farci ri- dice una giovane di Parigi – noi abbiamo fletere anche sul ruolo dei sindacai. Non si scelto di lavorare nel turno serale perché può negare la loro funzione preziosa, quando guadagniamo il 25 per cento in più. Non si tratava di difendere il dipensi capisce perché ci viene impedito”. Il dente dallo sfrutamento e dal discorso è semplice. Anche in Francia, mancato riconoscimento dei dirii; non molto diversamente da ma oggi sono chiamai ad un salto quello che accade in Italia, di qualità, a scelte più in linea con l’occupazione è in crisi, è diffii tempi che viviamo. La crisi ecocile trovare lavoro; non si caNon si capisce nomica mondiale, dalla quale siapisce perché impedire di laperché impedire mo uscendo faicosamente, richievorare quando se ne presenta un adeguamento dei modelli di lavorare quando de l’opportunità e sopratuto di relazioni sindacali e industriali. se ne presenta Per esempio: l’introduzione di dequando il lavoratore è contento l’opportunità roghe ai contrai nazionali rapdi farlo. La protesta più clamorosa è e soprattutto quando presenta uno strumento spesso stata quella della scorsa doil lavoratore indispensabile per compensare i menica. Più di dieci grandi maè contento di farlo ritardi dell’apparto produivo. E’ gazzini delle catene di “fai da un’esigenza che riguarda tui i te” (Castorama, Bricorama, LePaesi, sopratuto quelli del vecchio roy Merlin) hanno aperto i negozi a molissimi coninente alle prese con una concorrenza acquireni, nonostante il divieto di legge. sfrenata (e spesso senza regole!) da parte Una domenica di lavoro rende a quesi di- dei gigani asiaici, Cina in testa. pendeni circa 150 euro in più in busta paga. Purtroppo in Italia le relazioni industriali In un anno, senza rinunciare a troppi riposi sono spesso il “tallone d’Achille” della nostra domenicali, si possono guadagnare almeno compeiività. Esempi più o meno receni 3000 euro in più. sono quelli dell’industria automobilisica: In Italia qualche mese fa era successo l’esato mentre in Germania Volkswagen trovava contrario: una sorta di sciopero delle com- un’intesa con i sindacai metalmeccanici per messe per contestare la possibilità dei datori turni di lavoro fesivi e più lunghi in presenza di lavoro del commercio e della grande di- di un aumento della domanda, in Italia la stribuzione in paricolare, di organizzare le Fiat trovava solo un irrigidimento da parte aperture domenicali, come concesso dalla della Fiom. Ed il risultato si è visto immedialegge che prevede la liberalizzazione degli tamente sul mercato dell’auto con il vistoso orari. calo delle auto “made in Italy” vendute. Perché questa protesta contro il lavoro di In un mercato ormai senza confini le relazioni domenica? In fondo, da sempre ci sono ca- tra sindacai e imprenditori devono abbantegorie che la domenica hanno lavorato: basi donare la conflitualità e la contrapposizione pensare a piloi, ferrovieri, ristoratori, came- per dar luogo ad una sorta di alleanza che rieri, cuochi, medici, infermieri, giornalai, ca- puni alla compeiività, l’unica in grado oggi sellani, benzinai, solo per indicarne alcuni; di salvare le aziende e difendere dunque i ma l’elenco è lunghissimo. posi di lavoro.

l’ennesimo record negaivo. E purtroppo riguarda il lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile nel mese di agosto ha superato per la prima volta in Italia la soglia del 40 per cento. Sono senza lavoro, dunque, quasi la metà dei giovani tra i 15 e i 24 anni. L’Istat, che ha elaborato i dai, informa che nel solo mese di agosto il tasso è aumentato di 0,4 puni e in un anno di 5 puni e mezzo: sono cifre drammaiche. Un record dopo l’altro: è il livello di disoccupazione giovanile più alto dall’inizio sia delle serie Istat mensili (2004) sia di quelle trimestrali (1977). Se è leteralmente drammaico il dato sui giovani, del paese abbia bisogno non meno preoccupante di un sussulto di responè quello sulla disoccupa- sabilità da parte di ciazione complessiva che ha scuno”, gli fa eco il leader raggiunto il 12,2 per cento, della Cisl, Bonanni. Perché è grave il un punto e mezzo in dato sulla disocpiù rispeto ad un cupazione giovaanno fa. I disoccupai nile? Gli analicrescono sia si economici per quanto riguarda gli Nessuno ritengono le u o m i n i è disposto assunzioni dei come (+1,7% sul a caricare giovani un “marcatomese precesull’azienda re” di potendente) sia contratti a tempo zialità di svilupper quanto indeterminato po del sistema riguarda le d o n n e di giovani se non ha produivo. In (+1%). A liprospettive parole semplinessun imvello naziodi sviluppo nel suo ci: prenditore è nale gli uosettore disposto a camini disoccuricare sulla pai sono l’11,7%, mentre le donne propria azienda contrai a tempo indeterminato sfiorano il 13 per cento. Ironia della sorte: i dai di giovani se non ha prosulla disoccupazione ar- speive di sviluppo nel rivano proprio nei giorni suo setore sia a breve in cui si apre la finestra che a medio termine. I per prenotare gli incenivi segni di ripresa, come è per le assunzioni degli un- noto, sono ancora molto der 30 (sono gli incenivi deboli; in alcuni setori previsi nel famoso “de- addiritura non si percecreto del fare” del governo piscono. Non solo: moli Leta). Nei prossimi giorni imprenditori stanno rinsapremo quante assun- viando le decisioni di inzioni under 30 sono state vesimeni pur in setori fate con gli incenivi del molto compeiivi e redgoverno: per ora i sinda- diizi. E, per non lasciare cai sono prudeni, anzi ad altri le opportunità di quasi pessimisi. “Mi mercato, scelgono la straaspeto un flop”, dice il da della delocalizzazione: segretario della Uil, An- lasciano in Italia il quarier gelei. “Il dato sulla di- generale dell’azienda e soccupazione dà la misura portano gli impiani aldi come la realtà cruda l’estero, dove il costo del


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lavoro ed il rapporto “Vivere a quota con i sindacai è più 500, come è acfavorevole. caduto nel 2001, Poi c’è il probleè impossibile. Ma ma del credito, anche con lo spreLe imprese delle risorse fiad a 250/300 non lasciano in Italia è sostenibile a nanziarie. Gli il quartier lungo. Quel livello imprenditori lagenerale di spread i erode mentano sia una streta creportando come la febbre; e diizia da parte gli impianti le imprese pagano delle banche sia all’estero, dove i debii più dei un costo del deconcorreni il costo del la- loro naro troppo tedeschi. Per l’Itavoro lia il livello sostealto. L’amminiè più favorevole stratore deleganibile sarebbe to di Unicredit, quota 100/150. Ghizzoni, in un’intervista Oggi un’azienda tedesca di qualche giorno fa, punta si finanzia a medio termine il dito sullo spread e dice: a quota 50, una concor-

rente italiana paga tra 200 e 300. Insostenibile”. Ed è lo stesso Ghizzoni a tracciare l’idenikit delle imprese che riusciranno a superare la crisi e ad agganciare la ripresa: “Credo – dice l’amministratore delegato di Unicredit – che il sistema si sia polarizzando: da un lato le aziende che usciranno, anzi stanno uscendo dalla crisi, saranno più fori. L’idenikit? Ha pochi debii, offre buoni prodoi ed è cresciuta all’estero. Gli altri dovranno aggregarsi se vogliono resistere”. ALBERTO MACCARI

Il giallo dell’IMU

C'è un dubbio che in questi giorni agita i proprietari di case. Ma la seconda rata dell'Imu è cancellata o no? Una risposta certa si potrà avere in questi giorni e, comunque, entro la metà ottobre: entro il 15, infatti, dovrà essere presentata (anche agli uffici di Bruxelles) la legge di stabilità, quel compendio di conti dello Stato che ha sostituito la Finanziaria. Ed entro il 15 ottobre, quindi, devono essere individuate le risorse per coprire il mancato pagamento dell'imposta municipale sugli immobili: più o meno 2,4 miliardi che erano stati già conteggiati nel bilancio statale di quest'anno. Al di là della fiducia ottenuta dal governo Letta, Silvio Berlusconi aveva comunque assicurato i voti del centrodestra, per risolvere la questione Imu, annullare il rincaro dell'Iva e approvare la legge di stabilità. Come si ricorderà, la cancellazione dell'Imu sulla prima casa fa parte del programma del governo delle larghe intese. E non aveva mancato di sollevare polemiche anche accese tra i due principali partiti alleati, Pd e Pdl. Per la verità i problemi per l'Imu non si limitano alla seconda rata; potrebbero esserci anche sulla prima rata. Il decreto, infatti, che l'ha cancellata non è stato ancora licenziato dal Parlamento, che deve farlo ora in tempi brevi, avendo riottenuto la fiducia anche su questi impegni. Tutto questo mentre si è ancora la lavoro per correggere lo sforamento di un decimo di punto del tetto del 3 per cento deficit-Pil imposto dall'Europa. Non basta. Nella legge di stabilità dovrà essere previsto il taglio del cuneo fiscale, uno degli impegni più importanti del governo Letta per ridare ossigeno alle imprese e per accompagnare in qualche modo i timidi segnali di ripresa registrati in alcuni settori produttivi. Ma anche qui il problema è la copertura. Il taglio del cuneo fiscale

costa e l'unico modo di finanziarlo è il taglio della spesa pubblica o nuove tasse. Operazioni già difficili quando c'è un'intesa fra i partiti; difficilissima se non impossibile quando il clima tra le forze politiche è polemico come in questa fase. Qualcuno ipotizza un'intesa«di scopo»tra le forze politiche per questa materia: in pratica, pur in un momento di difficile con-

d’attesa

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Il taglio del cuneo fiscale costa e l’unico modo di finanziarlo è il taglio della spesa pubblica o nuove tasse vivenza fra le forze politiche, Pd e Pdl si accorderebbero per una corsia favorevole in Parlamento solo ed esclusivamente per la copertura della cancellazione della rata Imu, o per il taglio del cuneo fiscale. Intanto, mentre si attende la soluzione per cancellare anche la seconda rata Imu, è scattato l'aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22 per cento. Anche in questo caso - c'è l'impegno ribadito dal presidente Enrico Letta in Parlamento è probabile un decreto successivo per cancellare il rincaro dell'imposta scattato dall'1 ottobre. E il prossimo anno entra in vigore il pareggio obbligatorio di bilancio, un impegno inserito addirittura come modifica costituzionale, che obbliga il governo a correggere la spesa pubblica automaticamente se si dovessero sforare le cifre stabilite.



Riflettere

Insieme Caro Direttore, la politica non crea posti di lavoro. Sa­ rebbe troppo sem­ plice se si potessero creare posti di lavoro per decreto. Ma que­ sto i nostri politicanti continuano a promet­ terlo. La politica deve solo creare le condi­ zioni perché le im­ prese si sviluppino e creino loro posti di la­ voro. Ma questo i no­ stri politicanti non lo sanno fare. Antonio Solaroli

✑ Caro Direttore, se­ condo il Codacons, la

stangata arriverà a costare fino a 349 euro a famiglia su base annua. "L’incre­ mento dell’Iva pro­ durrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del com­ mercio, con ricadute enormi sul fronte oc­ cupazionale e sullo stato economico del nostro paese", ha de­ nunciato Carlo Rienzi, presidente dell'asso­ ciazione. Ecco di se­ guito l’elenco com­ pleto dei beni che a partire da domani verranno colpiti dal­ l’aumento dell’ali­ quota dal 21 al 22%: carburanti ­ abbiglia­ mento ­ calzature ­ ri­ parazioni di abbiglia­ mento e calzature ­ elettrodomestici ­ mobili e arredamento ­ biancheria per la casa ­ servizi dome­ stici ­ vino e birra ­ li­ beri professionisti ­ automobili e pezzi di ricambio ­ manuten­ zione e riparazioni

Per scrivere ad Emilio

automobili ­ articoli per la casa ­ detersivi ­ giocattoli ­ lavande­ ria e tintoria ­ radio, televisori, hi­fi e vi­ deoregistratori, com­ puter ­ manutenzione radio, televisori, hi­fi, computer ­ cancelle­ ria ­ piante e fiori ­ prodotti per la cura personale ­ parruc­ chiere e istituti di bel­ lezza ­ gioielleria e bi­ giotteria ­ alimentari (a seguito dei mag­ giori costi di tra­ sporto). Non le pare una vera ecatombe? Luciano Borneto

✑ Questi nostri Lettori toccano questioni concrete. La dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che la politica vola troppo in alto, dimenticando i problemi quotidiani

LETTERE delle persone, delle famiglie, delle imprese. Sarebbe sicuramente meglio se, con una giusta umiltà, i “rappresentanti” del popolo, gli eletti si calassero nella lotta quotidiana che i cittadini onesti sono costretti a fare con le lungaggini burocratiche, le ingiustizie, anche con l’oppressione fiscale. Sarebbe più utile per tutti se gli uomini politici chiedessero ai cittadini qualche consiglio, un suggerimento, invece di impartire lezioni, che hanno quasi sempre l’effetto di aumentare la delusioni d chi li ha votati.

Fede e-mail: emiliofede@ladiscussione.com

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la Discussione Settimanale politico­culturale fondato da Alcide De Gasperi

DIRETTORE EDITORIALE Emilio Fede DIRETTORE POLITICO Giampiero Catone DIREZIONE Antonio Falconio (RESPONSABILE) Alberto Maccari (Condirettore) Francesco Paolo Procopio (Vicedirettore) EDITORE Editrice Europa Oggi S.r.l. Amministratore Unico Renato Catone Responsabile Marketing Bruno Poggi Piazza Sant’Andrea della Valle, 3 00186 - Roma Tel. 06.45496800 - Fax 06.45496836 segreteria@ladiscussione.com STAMPA Poligrafico Europa S.r.l. Via E. Mattei, 2 20852 - Villasanta (MB) Tel. 039/302992 CONCESSIONARIE PER LA PUBBLICITÀ Publimedia S.r.l. Via Turati, 129 - Roma publimedia@aruba.it Publistar S.a.s. Via Monte delle Piche, 34 - Roma publistar@fastwebnet.it DISTRIBUZIONE Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l Via Bianca di Savoia n. 12 - Milano Impresa beneficiaria per questa testata dei contributi di cui alla legge n. 250/90 e successive modifiche ed integrazioni


Allarme sociale

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CONTROCOPERTINA

L’ITALIA IN VENDITA È

triste che un Paese che tui ci hanno sempre invidiato appaia oggi come fosse in vendita. Piccole e medie imprese costrete a chiudere perché le banche non concedono credii ed arriva l’asta per fallimento. Cresce la disoccupazione, aumenta il numero delle famiglie alla soglia della povertà. Aumentano i disoccupai. Aumentano i giovani che si chiedono quale sarà il loro futuro. Il governo promete anche quello che sa di non poter mantenere. Il suo presidente, Enrico Leta, (certo capace ed in buona fede),”fa quello che può”. La confusione poliica è totale. Il caso Berlusconi in prima pagina. La sua forza di lotare incontra purtroppo anche ipocrii, ruffiani, traditori. Di fato combate perché sia fato qualcosa di concreto per aiutare la gente: fermare l’aumento delle tasse, applicare l’IMU sulla prima casa. Su quesi temi punta i piedi: se non ci sarà accordo – dice - il passo prossimo sarà crisi di governo. Al di là dei baibecchi televisivi stucchevoli ci sono intere famiglie in coda alla Caritas per un pasto, malai che necessitano di visite specialisiche urgeni non sempre, ma spesso rinviai anche di un anno. Qualche volta ritroviamo il sorriso e la speranza quando Papa Francesco con toni decisi ricorda che “il lavoro deve essere obieivo primario per rispetare la dignità umana”. Effe


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