"La Discussione" N.27 del 28 dicembre 2013

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rettore responsabile: Antonio Falconio

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ANNO LX

N. 27

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SABATO 28 DICEMBRE 2013

€.1,00

direttore responsabile: Antonio Falconio

GIORNALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore editoriale: Emilio Fede

ACCENDIAMO LA SPERANZA Nel nome di Francesco accendiamo la speranza e rimbocchiamoci le maniche Caro Presidente, i scrivo

politica BIODIVERSITÀ DA SALVARE di GIAMPIERO CATONE

IL POTERE CHE UCCIDE di MARGHERITA BONIVER

IL FUTURO DELL’EURO di ANTONIO MARTINO

LA VIA DELL’INFERNO di TIZIANA SCELLI

● alle pagg.

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giustizia IRPEF: IL GRANDE INGANNO

di FEDERICO TEDESCHINI

LA GIUSTIZIA NON FUNZIONA

di MAURIZIO PANIZ

● alle pagg.

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Il mondo poliico i guarda parte con affeto, parte con sospeto. Affeto: perché sa di avere bisogno dei tuoi voi per un governo stabile di area moderata. Con sospeto: perché non ha ancora capito se nel tuo futuro l’alleato “predileto” sarà Renzi, con un occhio a Grillo oppure quel “Nuovo Centrodestra” che finora non sembra decollare. C’è quella “Forza Italia” , da te fondata, in fibrillazione per la scelta che farai dei suoi verici. Voci, sospei che si incrociano con qualche maldicenza. Per quel che i conosco potresi già avere in tasca la sorpresa. Intanto cerchi, con l’aiuto dell’inossidabile Dell’Utri e del figlio Marco, facce nuove e, sopratuto giovani. Giusta iniziaiva se non diventerà morificazione, uguale ingraitudine, verso i meno giovani che hanno contribuito a fari vincere quando ad Arcore hai lanciato quell’appello che ha segnato una svolta nella storia della nostra Repubblica. Volevi fermare il comunismo di Oc-

cheto, e ci sei riuscito. Coninui a combatere l’ideologia comunista ed hai ragione: basi pensare alle foibe dove il comunismo di Tito ha firmato la strage di migliaia di persone getandone i corpi – alcuni ancora in vita – in quelle profonde, oscure caverne carsiche. Volevi cambiare il rapporto fra citadini e burocrazia sempre più morificante, ridurre la pressione fiscale, riformare la giusizia, una legge eletorale per dare più potere al Capo del Governo, sostegno economico ed organizzaivo alle forze dell’ordine, combatere la disoccupazione giovanile. Potrai – si spera – riprendere il lavoro interroto, anche se la tua condizione poliica è compromessa da procedimeni giudiziari di estrema gravità. Uscire dal tunnel, a mio avviso, si può: convinci Marina ad assumere la guida di “Forza Italia” anche se lei ribadisce di voler proseguire il percorso al verice della Mondadori. Tenace, senza mancare di quei senimeni – che sono anche tuoi – che si chiamano solidarietà, capacità per valutare il bene ed il male. Lei sì, giudice

imparziale che vincerà su maldicenze, ambizioni smodate, ruffianeria. Lo dico senza personale interesse. Ho fondato l’informazione raccogliendo presigio personale e per l’azienda. Sono stato pre-

La vignetta di Alex

gato di lasciare quel mio mondo – il TG4 – che coninuo ad amare, ma mi consola vedere che i miei colleghi di allora sono sempre meritevoli di apprezzamento. Sono anche certo che il Paese avrebbe bisogno di risposte a tani drammaici interrogaivi. Ma qualcuno che sapeva ha deciso, invece, di portarsi nella tomba le verità più scabrose. EMILIO FEDE

speciale

IL NATALE NEL MONDO ● alle pagg.

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Il fu ed

POLITICA di Antonio Martino Economista e politico

V

Il potere che uccide di Margherita Boniver Vice pres. Comitato Atlantico

H

a suscitato scarsa copertura nella stampa italiana la recente purga a Pyongyang dello zio del giovane ditatore Kim Jong Un. Cognato del ditatore precedente, Jang Song Thaek era praicamente il numero due del regime comunista che soffoca la parte Nord della penisola coreana costringendo la popolazione alle più dure condizioni di sopravvivenza. Sorprende gli osservatori sopratuto la modalità usata per questa "rotamazione ": Jang viene arrestato platealmente durante una riunione del Parito e la sua esecuzione ha luogo dopo poche ore . Naturalmente il regime ci aveva abituato ad una serie di orrori, prima tra tui la morte per fame di migliaia di bambini viime del fallimentare sistema di sviluppo statale dell'agricoltura in un paese dove persino chi guarda la Tv sudcoreana rischia la pena di morte. Jang rappresentava sopratuto un ponte con il colosso cinese, praicamente un uomo vicino a Pekino, e anche fautore delle sperimentali zone economiche. La più famosa delle quali, Kaesong, é stata inspiegabilmente chiusa, dopo che le aziende sudcoreane autorizzate avevano impiegato decine di migliaia di lavoratori del Nord. Ci si trova di fronte ad un nuovo periodo di instabilità, con tute le conseguenze negaive a cascata, di un regime con capacità nucleari ( l 'unico stato che ha compiuto esperimeni in questo secolo ) e sospetato di metere a punto missili interconinentali, una minaccia permanente per Seul e l'intera regione. Le "provocazioni" di Kim sono a geto coninuo, come l'evacuazione delle ambasciate straniere chiesta in marzo quando si rischiava la deflagrazione nucleare, o la praica consolidata di fare cassa smerciando colossali quanitaivi di droghe e valuta contraffata. L'eliminazione di Thaek non ricade quindi nei periodici ripulisi di Palazzo e logica vorrebbe che ad essere giusiziai saranno le migliaia di "amici " del potenissimo funzionario. Quindi meglio prepararsi ad altre "sorprese " su ordine di Kim Jong Un. ( Fita di mistero anche l 'assenza dalla Tv di stato delle immagini della moglie ). Fino adesso la Cina, alla quale sostanzialmente si aggrappa la diplomazia internazionale, non ha reagito pubblicamente come si sperava. L'equilibrio del terrore visto dalla prospeiva del sud est asiaico iene tui con il fiato sospeso, ma Pekino si muove con estrema cautela in un periodo oltretuto di forissima tensione con il Giappone, atenta a tenere a bada, nel caso la situazione precipitasse, le durissime reazioni appunto di Tokio, Seul e ovviamente Washington.

orrei tornare a occuparmi della moneta europea e del suo futuro. Sono dell’opinione che l’intera costruzione europea sia giunta a un punto di svolta: se ci si rende conto di avere marciato per troppo tempo nella direzione sbagliata e si agisce in conseguenza, l’ideale europeista sopravviverà; se, invece, si persiste nell’andazzo sin qui prevalso, l’UE e con lei l’ideale europeista saranno condannai a sparire. La ragione è semplice: l’unione poliica dell’Europa non è voluta (con la possibile eccezione del Lussemburgo) da nessuno degli Stai membri. Nessuno di essi, infai, è disposto a rinunciare alla sovranità nazionale sulla poliica estera e sulla difesa.

Ora, nella storia plurimillenaria dell’umanità sono esisii Stai senza scuole pubbliche, ospedali statali, pensioni pubbliche e via dicendo ma non è mai esisito in nessun paese al mondo uno Stato che non avesse una difesa e una poliica estera.

Biodiversità da salvare

È

proprio vero che l’Unione Europea fa di tuto perché i propri citadini la percepiscano come una enità astratta ed astrale, talvolta nemica. In silenzio, l’allarme è stato getato da Carlo Petrini, il promotore dello Slow Food su “Repubblica”, si sta confezionando una misura che andrà a vantaggio delle mulinazionali del Senu e a svantaggio dei contadini e dei consumatori. Si trata di una direiva che intende apporre un breveto anche sulle produzioni di fruta e verdura, con un disciplinare che favorirebbe le grandi e poteni mulinazionali del seme, le uniche con una potenza adeguata a sostenere cosi ed oneri burocraici chiaramente non alla portata delle migliaia di piccoli produtori, che hanno per riferimento quote specifiche, spesso per mercai locali. In poche parole, sarebbe un altro durissimo colpo alla sopravvivenza della biodiversità, già falcidiate nel secolo scorso del 75%, e assoggeterebbe produtori e consumatori a pochi esemplari di colivazione, non più riproducibili per selezione o evoluzione naturale, ma selezionai, con fini commerciali, dai colossi del setore, gli stessi che, con tecniche analoghe, hanno condizionato e poi impoverito milioni di agricoltori dei paesi in via di sviluppo. Per un Paese come il nostro, ancora ricco di una pluralità di prodoi agricoli, ognuno riferibile a vari gusi, alla nostra idenità, alla vocazione del territorio e alla nostra cultura, il danno che ne deriverebbe sarebbe irreparabile. Singolare è poi la procedura per arrivare a questo provvedimento che, una volta

Quesi due campi non rappresentano una parte dei compii dello Stato, essi sono lo Stato! Dal momento che nessuno Stato europeo è disposto a rinunciare alla sua sovranità in queste due materie, l’unione poliica dell’Europa

approvai, devasterebbe le economie agricole dei paesi mediterranei e darebbe l’ulimo colpo di grazia agli sforzi dei piccoli produtori per tenere in vita le loro imprese. Dopo un lavorio protratosi per cinque anni, il relatore, che è italiano, aveva pensato di consultare solo i rappresentani dell’industria semeniera e non le altre pari in causa, primi i produtori e i consumatori. Di fronte alle proteste di queste organizzazioni ha annullato l’incontro, ma resta ancora fii dubbi su quello che accadrà. Una nebbia che potrebbe essere dissolta da una chiara presa di posizione del Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, l’on. De Castro, che, essendo stato anche Ministro dell’Agricoltura, dovrebbe conoscere e saper valutare cosa fare. Sarebbe poi provocatorio che queste norme, desinate a falciare ulteriormente la biodiversità agricola, dovessero essere varate proprio da un Parlamento che sta per chiudere il suo mandato e non affidate, invece, ai nuovi deputai europei. D’altro canto, come rammenta Petrini, lo stesso diretore della FAO, Josè De Silva, ha sostenuto l’esato contrario di quanto affermano i fautori dei brevei. “ Il futuro – ha deto – si allontana dalla logica di poche commodiies prodote a livello globale, per andare nella direzione di moli mercai locali, differenziai nelle produzioni che offrono”. Il futuro dell’agricoltura non più ridursi alla disponibilità di sole varietà disinte, uniformi e stabili, o a considerazioni puramente quanitaive, quando è risaputo che le tante varietà locali – ha proseguito - si disinguono per sapori e idenificazione con un territorio e una storia. Il semestre di presidenza italiano dell’UE segna uno spariacque rispeto ai comportameni di una eurocrazia tanto lontana dagli interessi dei citadini e astrata dalla qualità del futuro che prepariamo per i nostri figli. GIAMPIERO CATONE


uturo dell’Euro ell’Europa

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La buone intenzioni e la via dell’inferno

S

è impossibile. Dell’ideale europeista resta però sempre valida l’intuizione della necessità di garanire la libertà del commercio e il libero movimento delle persone e dei capitali fra le nazioni d’Europa. Le competenze europee, dunque, dovranno limitarsi a garanire queste fondamentali libertà, anche adotando di comune accordo dei meccanismi idonei allo scopo. Ho in mente la “commerce clause” che atribuisce al Presidente degli USA il potere di impedire che i singoli Stai introducano impedimeni al commercio con gli altri Stai, erigendo barriere doganali, quote o altri ostacoli al commercio interno della federazione. Per l’Europa aggiungerei lo smantellamento della tariffa esterna comune, della poliica agricola e della pletora di direive inuili, insensate e ridicole che sono state introdote nella errata convinzione che ci avrebbero resi più unii. Nessuno ha mai chiarito perché adotare una targa automobilisica uguale per tui gli Stai dovrebbe contribuire alla loro unione, e lo stesso vale per il preservaivo “europeo”. E la moneta comune? Dirò subito che la sua adozione, mentre ha dato un contributo dubbio al funzionamento dell’economia europea, ha anche prodoto moli danni che sarebbero potui essere evitai. Si dirà che ormai esiste da oltre dieci anni e che rinunziarci sarebbe rischioso e costoso. Ciò è vero ma solo fino a un certo punto. Come sostenuto in varie occasioni, il ritorno alle monete nazionali creerebbe per ogni Stato due problemi da affrontare – la stabilità monetaria e l’equilibrio della bilancia dei pagameni con gli altri Stai d’Europa – ma darebbe loro anche due stru-

meni di poliica economica dei quali non dispongono adesso: la poliica monetaria e le variazioni del cambio. Queste ulime non vanno confuse con le “svalutazioni compeiive”, che sono soltanto il vano tentaivo di acquisire vantaggi commerciali rispeto a altri paesi, che provocano una risposta idenica in un lungo circolo vizioso. Il cambio è il prezzo di una moneta in termini di un’altra e, come tui i prezzi, il suo compito è di variare per garanire l’uguaglianza della domanda e dell’offerta di valuta, cioè l’equilibrio dei coni con l’estero. Se la banca centrale non interviene, acquistando o vendendo valuta, le variazioni di cambio realizzano l’equilibrio. Ciò non significa che l’euro debba essere abbandonato, anche perché la gravissima crisi in cui sono precipitai moli paesi europei è di responsabilità più nazionale che europea. Se in Italia la spesa pubblica assorbisse il 30% del reddito nazionale, come negli anni ’50, l’economia potrebbe crescere anche col bilancio in pareggio. Dato, invece, che quel rapporto è prossimo al 55%, l’economia non può che recedere, con o senza il pareggio del bilancio, con o senza l’euro. Il letore avrà compreso lo spirito delle mie considerazioni: proprio dal momento che credo alla nobiltà dell’ideale europeisico, anche per ovvie ragioni genealogiche, non voglio che gli euro-idioi ne distruggano la credibilità. Quani credono nell’Europa devono avversare l’UE e quanto ha fato per screditare l’Europa. L’alternaiva, niente affato remota, è che gli anieuropeisi stravincano, spazzando via anche quello che di buono c’è nella costruzione europea.

iamo a fine Dicembre ed è una scadenza che, inevitabilmente, ci porta a fare un bilancio dell'anno appena trascorso. Vediamo allora di tracciare una valutazione del governo Leta che, essendo nato il 28 Aprile 2013, ha già oto mesi di vita che in un paese come l'Italia dove, sopratuto durante la Prima Repubblica, i governi durano mediamente nove mesi significa che è gia entrato nella “fase adulta”. Ovviamente quando si trata di giudicare l'operato di qualcuno, e sopratuto quando si parla di un governo, la soggeività può facilmente sovrastare l'obieività. Per evitare ciò proveremo ad analizzare una serie di dai macroeconomici comparandoli tra il momento del varo dell'esecuivo e la situazione atuale; in questo modo saremo in grado di verificare l'efficacia dell'azione di governo sugli stessi. Il primo dato che prendiamo in considerazione è il tasso di disoccupazione: ad Aprile 2013 era del 12,0% e ad Otobre (ulimo dato rilevato) era salita al 12,5%. Tradoto in valori assolui significa 125.000 persone in più senza lavoro. Ma il dato più grave è che questa disoccupazione colpisce sopratuto i più giovani: infai il tasso di disoccupazione tra coloro che hanno tra i 15 e i 24 anni d'età è salito dal 38,4% di Aprile 2013 al 41,2% di Otobre dello stesso anno. La disoccupazione è salita e la fiducia è diminuita: il numero di coloro che non cercano lavoro perché convini di non trovarlo, nel terzo trimestre del 2013, è arrivato a 1 milione 901 mila. Anche sul fronte della ricchezza prodota la situazione non è delle migliori: il Pil è calato su base annua del 1,8% anche se c’è da registrare che nell’ulimo trimestre la decrescita si è arrestata allo 0%. Questo risultato ha fato gridare di gioia il Ministro dell’Economia Saccomanni, un personaggio che si caraterizza per un “oimismodella volontà” degno di un film di Frank Capra, ma invero smetere di perdere soldi non è esatamente la stessa cosa che guadagnarne. Resta il fato che l’Ocse ha sotolineato come il dato italianoresta il più debole nel confronto su base annua: il Pil a -1,8% è, infai, l’unico valore negaivo tra i diciannove Paesi presi in considerazione. Ed è noizia di quesi giorni lo scivolamento dell’Italia al nono posto per Prodoto Interno Lordo e, pur facente parte del G8 per lignaggio poliico, non è più tra i «Grandi della Terra» per le dimensioni del faturato, del peso economico e della capacità di proietarlo nel mondo. Il Premier Leta spesspo afferma di non avere la baccheta magica e che ha l’obbligo di tenere in ordine i coni. Giusto, allora prendiamo quindi in considerazione un parametro essenziale dei coni pubblici: il livello del debito. Ad Aprile 2013 l’ammontare del debito era di 2.041,3 miliardi di euro, mentre ad otobre è arrivato a 2.085,3 miliardi con un incremento di 44 miliardi di euro. Per farvi capire meglio la

gravità della situazione è sufficiente sapere che, durante il mese di setembre 2013, c’è stato un aumento giornaliero del debito di 192.929.120 euro, ossia 2.233 euro al secondo! Se il Pil cala e il debito aumenta va da sè che il rapporto tra quesi due indicatori (che è uno dei più importani parametri di Maastricht) non può che peggiorare; infai oggi siamo al 133,3% del rapporto debito/Pil secondi solo alla Grecia (169,1%). Si potrebbe però pensare che l'aumento del debito sia un effeto temporaneo dovuto ad un calo dell'imposizione fiscale da parte del Governo per simolare l'economia, come da più pari (anzi, ormai da tui) viene insistentemente richiesto. Invece no, il livello complessivo di tassazione soto il governo Leta è aumentato. E la conferma ci viene da una fonte autorevole: la Banca Mondiale. Secondo il rapporto Paying Taxes 2014 di Banca Mondiale, Ifc e Pwc; su 189 Paesi messi in classifica dal rapporto, l'Italia occupa il 138esimo posto con uno scivolone di 7 posizioni rispeto al 131esimo del 2012. Tra i dai evidenziai, spicca il carico fiscale delle imprese che vede l’Italia registrare il record negaivo con un dato complessivo pari al 65,8% dei profii contro una media Ue ed Eta scesa dal 42,6 al 41,1% e una media mondiale passata dal 44,7 al 43,1 per cento. In definiiva il Governo nato per “salvare l’Italia” ha finora prodoto i segueni risultai: aumento della sicoccupazione, calo del Pil, aumento del debito pubblico e delle tasse. Quali sono gli obieivi per il 2014? Forse, viste le premesse, è meglio che non ce lo dicano. Una cosa è certa: bisogna diffidare di color0o che, per giusificare il proprio operato, esplicitano coninuamente le buone intenzioni. Perché come diceva Manzoni, così facendo lastricano la via dell’inferno. TIZIANA SCELLI


GIUSTIZIA

di Federico Tedeschini Docente di Istituzioni di Diritto Pubblico

L

a manovra finanziaria variamente denominata si chiude in quesi giorni di fine anno con due caive noizie: la prima consiste nell'ennesimo regalo ai Comuni e si concreizza nell'inserire correzioni all'imposta sui servizi indivisibili (la famigerata TASI), onde consenire ai Comuni stessi un aumento dell'aliquota massima: avverrà così che quelli non soddisfai dei 500 milioni di trasferimeni pubblici già decisi dal Governo per compensare le detrazioni a quell'imposta potranno otenere ulteriori 800 milioni, assicurandosi l'aumento dell'aliquota fino al 3,5 per mille. Non bastava dunque un boino di 23,8 miliardi per finanziare le sempre esangui casse comunali; si vuole arrivare a 28,2 miliardi…. E non è deto che finisca qui. Non pago di questo regalo di Natale, il Governo ne sta preparando un secondo: non impugnerà, infai, la norma prevista all'aricolo 5 della Legge di stabilità della Regione Lazio: norma che vuole sosituire l'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili con un'ulteriore addizionale Irpef per i citadini del Lazio, passando da uno 0,6% per il 2014 a unulteriore 1% per l'anno successivo. Queste due concomitani noizie hanno però il pregio di far emergere in tuta la sua evidenza un problema che, per la verità, aveva cominciato ad affacciarsi all'orizzonte dei contribueni già una decina d'anni addietro: il problema di interrompere il processo di aumento del carico fiscale, mantenendo stabile la pressione delle imposte versate nel bilancio dello Stato, ma aumentando la pressione di quelle confluite nei bilanci regionali e comunali. Torna dunque in tuta la sua gravità il problema, più volte segnalato da questo Giornale, relaivo alla necessità di mettere fine al sistema dei 1000 balzelli tornando - in applicazione delle precise disposizioni cosituzionali in materia di imposte - a cancellare ogni potere imposiivo a vario itolo atribuito a soggei pubblici diversi dallo Stato. La situazione di aggravio del carico fiscale, conseguito all'atribuzione dell'autonomia imposiiva alle Regioni e agli Eni locali, dovrebbe infai già aver trovato idonea re-

pressione nella giurisprudenza della Corte cosituzionale, ma i pochi precedeni che conosciamo in materia non ci fanno assolutamente sperare per il meglio e, allora, occorre cambiar strada, rivolgendosi, in ulimo grado, alla Corte Europea dei Dirii dell'Uomo (CEDU), per chiederle di sanzionare il comportamento dello Stato italiano che - avendo raggiunto un livello di pressione fiscale sostanzialmente espropriaivo dei beni dei suoi citadini ha violato l'aricolo 1, Prot. 1, della Convenzione relaivo alla protezione del dirito di proprietà. Secondo quell'aricolo, infai, “Ogni persona fisica o giuridica ha dirito al rispeto dei suoi beni. Nessuno può essere privato della sua proprietà se non per causa di pubblica

Irpef: il grande ing delle addizionali uilità e nelle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del dirito internazionale. Le disposizioni precedeni non portano pregiudizio al dirito degli Stai di porre in vigore le leggi da essi ritenute necessarie per disciplinare

di Maurizio Paniz Avvocato e politico italiano

Che la giusizia non funzioni è un dato di fato: concordano tui. Il dissenso è forte sul nome del colpevole di questa disfunzione ormai atavica. In realtà, non vi è un solo colpevole: la responsabilità del disastro atuale va equamente suddivisa tra tute le componeni interessate al “pianeta giusizia”. 1) Innanzi tuto il legislatore. Non servono nuove norme: ce ne sono abbastanza, addiritura troppe. Ma il sistema deve essere in grado di applicarle atraverso una maggiore flessibilità (l'obbligatorietà dell'azione penale è un tabù tanto teorico quanto inuile: perché, infai, deve essere il singolo capo dell'ufficio o il singolo inquirente - e non il legislatore - a decidere le priorità da perseguire?), una migliore atenzione alle esigenze locali (totalmente dimenicate nella recente riforma della geografia giudiziaria, che ha chiuso ben 947 uffici giudiziari, spostando 877 magistrai togai, 1900 magistrai onorari e ben 7800 unità di personale di cancelleria) ed una maggior velocità nelle decisioni (per cambiare una piccolissima norma procedurale sbagliata serve un inaccetabile e lunghissimo percorso). La colpa più significaiva del legislatore, però, è quella di operare sistemaicamente in condizioni di emergenza: è questo, infai, lo stato d'animo che guida l'introduzione di nuove leggi, che sono sempre figlie di una mancanza di adeguata meditazione e di un insufficiente equilibrio rispeto al sistema

l'uso dei beni in modo conforme all'interesse generale o per assicurare il pagamento delle imposte o di altri contribui o delle ammende”. La norma è dunque chiarissima: si possono aggredire i beni dei privai solo nel caso in cui quesi ulimi abbiano

rifiutato il pagamento di imposte, mentre non è consenito aggredirli per considerare quegli stessi beni come oggeto di imposte nuove, diverse rispeto a quelle già stabilite con legge dello Stato. Il dirito patrimoniale ha in-

La giustizia non fun di chi è la colpa?

“ giudiziario complessivo. Esempi? A iosa. Si pensi al reato di abuso d'ufficio, ipizzato negli anni '90, che è stato ridisegnato progressivamente dagli efficaci interveni della Corte di Cassazione: ciò non ha impedito a migliaia di amministratori di essere sotoposi alla gogna, sopratuto mediaica, dell'iniziaiva penale, salvo poi essere assoli dopo anni, dopo sofferenze e dopo danni, magari trovando la pubblicazione della noizia in poche righe dell'ulima pagina dopo itoli a nove colonne al momento dell'avvio dell'iniziaiva penale. Oppure si ricordi la normaiva per la repressione dei reai di violenza sessuale con l'obbligatoria misura cautelare della custodia in carcere: il risultato è stato una pioggia di azioni di risarcimento del danno per ingiusta detenzione oltre all'ennesimo intasamento delle carceri (che dovrebbero accogliere i condannai, non gli inquisii - salvo qualche opportuna eccezione ). Ed analogamente la normaiva sul “femminicidio” o quella “ani-corruzione”, figlia delle spinte mediaiche

È inconcepibile attendere oltre un anno di media per coprire il posto del capo di un ufficio giudiziario!

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laDiscussione sabato 28 dicembre 2013


laDiscussione sabato 28 dicembre 2013

ganno fai subito - congiuntamente con il modificarsi delle foni dell'ordinamento interno diversi mutameni, sia con l'adesione alla Convenzione Europea dei Dirii dell'Uomo, sia con il processo di cosituzione dell'Unione Europea. Il primo di quesi mutameni

ziona:

consiste proprio nell'affermarsi del primato del dirito sovranazionale sul dirito interno: ed è appunto sul dirito di proprietà che spesso si appunta un tale primato, nonostante un simile dirito non trovi espressa definizione nei Tratai e nelle altre foni comunitarie, salvo alcuni cenni contenui nell'aricolo 295 del Tratato isituivo della Comunità Europea e nella

della cultura repressiva dei vari Fiorito, Maruccio, Penai ecc., ma priva di adeguata meditazione al punto che la Corte Suprema ha finito per affermare, ad esempio in tema di concussione per induzione, che la nuova norma ha posto più problemi di quani non ne avesse voluto risolvere.

“ La colpa più significativa del legislatore è quella di operare sistematicamente in condizioni di emergenza

2) In secondo luogo, ma non meno importante, i Magistrai. Certo, istruire un procedimento e giudicare è compito di estrema difficoltà: richiede rispeto e prudenza, ma perché, con le stesse leggi, ci sono uffici giudiziari che funzionano quasi in tempo reale ed altri che invece ritardano di anni l'emissione di un provvedimento giudiziale? Il problema non è, dunque, la norma, ma la sua applicazione e l'organizzazione dell'ufficio giudiziario. La realtà, infai, evidenzia che dietro il paravento dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura, principi sacrosani, si cela una libertà organizzaiva ed interpretaiva che molte volte sconfina negli eccessi, di tempo e di contenui. E ciò senza che nessuna possa dire

Carta di Nizza: l'aricolo 17 di tale documento - anch'esso initolato ai dirii fondamentali dell'Unione Europea guarda infai al dirito di proprietà quale situazione soggeiva di ciascun individuo meritevole di piena tutela, disponendo espressamente che “ogni individuo ha il dirito di godere della proprietà dei beni che ha acquistato legalmente, di usarli, di disporre e di lasciarli in eredità”, ivi si stabilisce pure che “l'uso dei beni può essere regolato dalla legge nei limii imposi dall'interesse generale”. Ora non v'è chi non veda come sia la convenzione CEDU, sia la Carta dei dirii dell'Unione, offrono al dirito di proprietà dei mezzi di tutela che lo Stato non può ignorare, né - come avviene atraverso l'atribuzione ad altri soggei pubblici del potere imposiivo - tantomeno aggirare.

Ricordo in proposito come la Corte Europea dei Dirii dell'Uomo abbia più volte condannato l'Italia per violazione delle garanzie sulla proprietà offerte dalla relaiva Convenzione; in paricolare la Corte ha affermato il principio secondo cui “un'ingerenza illegale nel dirito al rispeto dei beni comporta di per sé una violazione dell'aricolo 1 del protocollo n. 1, indipendentemente dalle quesioni relaive alle modalità e all'adeguatezza del risarcimento e quindi dall'esigenza di un bilanciamento tra l'interesse pubblico alla salvaguardia dei dirii fondamentali dell'individuo, esigenza che rileva unicamente a fronte di un'ingerenza legale”. Sembra dunque difficile non vedere, nelle scelte di poliica fiscale prima indicate, una violazione delle norme comunitarie e di quelle europee in materia di tu-

nulla e men che meno fare qualcosa. Ormai che tra un'udienza e l'altra passino mesi e mesi, che una riserva venga sciolta dopo oltre un anno, per citare l'ambito civile, o che un processo venga rinviato per il difeto di una noifica che nessuno ha tempesivamente controllato, tanto per restare invece nell'ambito penale, non fa più noizia. Ma tuto parte, in realtà, da scelte il più delle volte ingiusificatamente ritardate (è inconcepibile, ad esempio, atendere oltre un anno di media per coprire il posto del capo di un ufficio giudiziario!) e sopratuto infelici, perché non fruto di una valutazione meritocraica, ma solo di loizzazione poliica nel rispeto di una distribuzione correnizia dei posi da coprire: un tempo i capi degli uffici venivano nominai esclusivamente per anzianità (e questa non era certo un merito!), ora, invece, vengono nominai proprio per scelta di loizzazione correnizia (e anche questa non è certo un merito!). Se la scelta premia anche un buon organizzatore, l'ufficio giudiziario funziona, ma, se la scelta risponde solo alla protezione dello spirito correnizio, l'ufficio giudiziario del nuovo capo dell'ufficio è desinato al progressivo sfascio. E tuto ciò senza parlare dell'incapacità del sistema di sanzionare adeguatamente e tempesivamente chi davvero non merita: sono pochi - è vero - i magistrai impreparai o sfaicai, ma dovrebbero essere sopratuto tui gli altri, quelli seri ed impegnai, a pretendere un intervento efficace ed immediato nei confroni di chi inquina con la propria inaività il sistema o lo danneggia con le proprie stram-

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tela della proprietà e sembra, per converso, abbastanza semplice riuscire ad otenere la relaiva tutela da parte delle Autorità giudiziarie europee. Anche queste ulime però cominciano a soffrire di una lentezza di decisione che credevamo riferibile soltanto alla giusizia italiana. Il problema che abbiamo di fronte - indicando nei Giudici europei gli unici in grado di fare giusizia delle scelte fiscali tenute dal Legislatore italiano - non è quello della efficacia di una tale giusizia, ma quello della sua tempesività. In ogni caso è meglio sapere di poter contare su un Giudice che decide in ritardo, piutosto che prendere ato dell'assenza di un qualunque Giudice competente a tutelare i contribueni colpii dalle addizionali ,comunali o regionali che siano.

palate iniziaive! 3) Da ulimo, gli avvocai. Hanno il forte demerito di avere consenito che il loro numero crescesse a dismisura (nella sola Roma ci sono più avvocai che in tuta la Francia!) e che la formazione fosse inadeguata, accetando una praica spesso teorica ed insufficiente, ridota ulteriormente in termini quanitaivi e qualitaivi. Hanno il forte demerito di non aver preteso che già in sede universitaria si aprisse la strada ad una preparazione specifica e sopratuto che alla preparazione teorica facesse davvero da contrappeso una esperienza sul campo, il più delle volte ora inesistente.


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l mal di pancia o meglio il dolore addominale è un sintomo molto frequente e spesso di non facile interpretazione. Prima di considerare la diagnosica differenziale del dolore addominale è opportuno fare un cenno sull'origine del dolore addominale. Il tubo digerente dall'esofago al reto non è sensibile a moli dei comuni simoli che generalmente producono dolore come nelle altre struture del corpo. Se l'intesino invece è eccessivamente disteso è la componente muscolare che si contrae intensamente e si avverte dolore. Sembra chiaro quindi che il dolore addominale il più delle volte è dovuto ad abnorme tensione della tonaca muscolare dell'intesino. Il Dolore addominale acuto richiede un immediato intervento del medico. La difficoltà a riconoscere prontamente un addome chirurgico in un paziente può tradursi in un grave ritardo nell'esecuzione dell'intervento chirurgico, che spesso significa aumento della morbilità e della mortalità. Un'accurata anamnesi fornisce degli uili ragguagli sulle possibili cause. A seconda delle modalità di esordio del dolore potremmo avere un esordio improvviso che è spesso causato dalla perforazione di un viscere come per esempio di un'ulcera dello stomaco, quando invece c'è una ostruzione di un viscere cavo e un processo infiammatorio della parete di un viscere come nell'appendice nella colecisite nella salpingii l'insorgenza del dolore e 'graduale. La colica rappresenta il dolore addominale più ipico ed è generalmente causata da ostruzione di un viscere cavo. Un dolore addominale dapprima localizzato e che poi invece interessa rapidamente tuto l'addome è generalmente dovuto al passaggio di liquido irritante nel cavo peritoneale, liquido irritante può essere rappresentato da un succo gastrico ,dalla bile ,dal sangue o dal pus ed in quesi casi quindi dalla perforazione di un'ulcera da una colecisite da un'emorragia o da un'infezione. Alcuni esempi di dolori addominali acui sono rappresentai dall'appendicite. In questo caso L'obieivo è quello di praicare un'appendicectomia prima che la peritonite diventa qualcosa di più di una semplice reazione simpaica. Altra causa comune di dolori addominali è rappresentata da divericolite in cui la sintomatologia consiste in un dolore al quadrante addominale inferiore sinistro siichezza nausea e talvolta vomito e si accompagna spesso anche febbre e leucocitosi. Il tratamento di un atacco di divericolite è rappresentato da una terapia con anibioici per via endovenosa e dalla somministrazione di liquidi e da una dieta priva di scorie. Altre cause di dolore addominale acuto è rappresentato dalla colecisite acuta che esordisce con un dolore all'epigastrio e all'ipocondrio destro,

SALUTE

«Bruciori» di stomaco dolore costante che tende ad aumentare dopo molte ore. Calcoli sono stai osservai nel 85 - 95% dei pazieni con colecisite. Il tratamento di elezione è rappresentato dall'intervento chirurgico d'urgenza. Altre cause di dolore addominale acuto sono rappresentai dalla pancreaite acuta che si presenta con epigastralgia profonda con vomito spesso febbre e con l'incremento della concentrazione delle amilasi nel sangue. L'ulcera pepica perforata e un'altra causa di dolori addominali appunto si presenta nel 5-10% delle ulcere duodenali l'insorgenza di un intenso dolore avverito prima all'epigastrio e successivamente a tuto l'addome. Un'ulima causa di dolore addominale acuto è rappresentato dall’occlusione intesinale che si presenta con dolore addominale distensione dell'addome vomito e sipsi. Infine l'occlusione vascolare mesenterica che comporta anche l'insorgenza di un infarto intesinale e per evitare una necrosi estesa

dell'intesino e salvare la vita del paziente è necessario un intervento chirurgico immediato. Il dolore addominale cronico si presenta in moli pazieni che lamentano una sintomatologia dolorosa addominale e non presentano alcuna malaia organica per cui viene loro deto che sono affei da disturbi di ipo funzionale o di natura psicosomaica. Per prima cosa va valutato l'esordio del dolore. Un dolore il cui inizio può essere definito con esatezza e di importanza significaiva. Un dolore che è presente da anni oppure che il paziente riferisce di aver sempre avverito raramente è atribuibile a un processo organico. importante è la localizzazione dei sintomi. L'irradiazione del dolore e la sua diffusione può fornire uili indizi diagnosici. Per esempio in caso di dolore irradiato in alto verso la regione retrosternale è possibile che si trai di un reflusso di succo gastrico nell'esofago. Se si trata di un dolore trafiivo irradiato posteriormente si deve pensare ad

un'ulcera penetrante della parete posteriore dello stomaco. Un dolore del paziente 12 ore dopo che è andato a dormire è indicaivo di un processo organico per esempio un'ulcera duodenale un reflusso gastroesofageo e pertanto non può mai essere eichetato come funzionale. Il dolore che si allevia mangiando qualcosa è indicaivo di un'ulcera pepica invece se la sintomatologia dolorosa comincia in coincidenza col pasto si deve sospetare la presenza di una patologia del trato biliare, una pancreaite, un tumore dello stomaco. Un dolore che compare prima della prima colazione spesso è un disturbo di ipo funzionale del trato gastrointesinale. Una colica vera che comincia all'epigastrio a distanza di mezz'ora dal pasto specie se un pasto ricco di grassi è fortemente indicaivo di un'affezione del trato biliare. Come abbiamo visto le cause più comuni del dolore addominale cronico sono rappresentate dalla calcolosi della colecisi e dalla colecisite cronica, dalla pancreaite cronica recidivante, dal tumore dello stomaco, dal tumore del pancreas. Un cenno a parte lo merita il dolore addominale cronico del colon irritabile che è rappresentato da un disordine funzionale dell'intesino e che indica la più frequente causa di dolore addominale cronico. Tale dolore viene

Macchie della pelle: come risolvere il problema Risponde il Dr. Andrea Bianco Specialista in Chirurgia Plasica

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sistono differeni ipi di lesioni pigmentate della pelle, ma è molto importante saper disinguere i “nei” o “nevi” dalle macchie. Il moivo deriva dal fato che i nevi in alcuni rari casi possono diventare tumori , anche pericolosi , come il melanoma. Molto importante è che la diagnosi dei Nei venga fata dallo specialista Chirurgo Plasico, dopo accurato esame dermatoscopico, deciderà di rimuovere chirurgicamente le lesioni sospete e di sotoporle ad esame istologico, alternaivamente di monitorare le rimaneni nel tempo mediante la fotografia digitale. Discorso diverso per le macchie, per anni è stato considerato un enorme scoglio per le donne e gli uomini di tute le età. Oggi invece, questo problema si può risolvere facilmente. Per rimuoverle, infai è possibile uilizzare i laser Q-switch, che sono molto più specifici dei tratameni come i peeling e la crioterapia in uso per anni. Questo ipo di laser agisce diretamente sui melanocii, le cellule che producono la colorazione della pelle (melanina). Lo strumento che si uilizza maggiormente è il Laser

Q-switch nd-Yag duplicato che ha una lunghezza d’onda di 532 e di 1064 nanometri. Il tratamento è solo lievemente fasidioso, subito dopo, si manifesta un lieve gonfiore, seguito dalla formazione di crosicine superficiali. E’ molto importante curare accuratamente queste piccole lesioni, applicando quoidianamente una crema che viene prescrita dal medico. A circa 9/10 giorni dalla seduta, apparirà la nuova pelle che presenterà un colorito roseo e avrà in breve tempo una colorazione simile alla cute circostante. Già in una solo seduta è possibile rimuovere un gran numero di macchie. È molto importante la prevenzione che può essere atuata esponendosi al sole con creme con un alto fatore di protezione e sotoporsi con regolarità ad un controllo annuale dallo specialista chirurgo plasico o dermatologo. Uilizzando lo stesso Laser è possibile rimuovere anche i tatuaggi, sotoponendosi, in questo caso, a molteplici sedute. I primi tratameni vengono eseguii in breve tempo, poi la distanza tra uno e l’altro va aumentando fino a 6 mesi. Possono essere rimossi tui i ipi di tatoo, quelli di colore nero sono più semplici da rimuovere rispeto a quelli colorai, ma generalmente in 4/7 sedute è possibile rimuovere il 95 % dei tatuaggi.

avverito più spesso in corrispondenza del quadrante addominale inferiore di sinistra e dell'ipogastrio. Tale sintomatologia dolorosa addominale si associa spesso a sensazione di gonfiore dell'addome a sipsi o a diarrea alternata sipsi. L'emissione di feci può dare una sensazione di sollievo ma la defecazione è spesso incompleta e il paziente sente accentuarsi la sintomatologia dolorosa. L'esame obieivo non mete in evidenza fai patologici vi può essere un'accentuata secrezione di muco ma senza tracce di sanguinamento in ato e l'esame biopico alla colonscopia mete in evidenza un reperto istologico normale. Il paziente e' spesso una donna con caratere ossessivo, è perfezionista. qualche volta la sintomatologia del colon irritabile può essere preceduta da un episodio di diarrea scatenato da un'infezione o dalla somministrazione di anibioici o dalla intolleranza al latosio. Il colon irritabile però non determina mai perdite di sangue con le feci, anemizzazione e dimagrimento. Il tratamento consiste innanzituto nell'assicurare il paziente sulla natura benigna dei disturbi, uili ageni formani massa come le fibre che aumentando la massa fecale evitano l'alternanza di sipsi e diarrea. Dr. Raffaele Colucci Resp. Servizio Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva Dr. Gianluigi Rosi - angiologo

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L’uomo del rinnovamento

Giovanni XXIII il Papa del dialogo “Date una carezza ai vostri bambini e dite loro, questa è la carezza del Papa”. E’, questo, un brano di uno dei più celebri e toccanti discorsi di Giovanni XXIII, che, già malato, pronunciò dinanzi a una moltitudine di fedeli, accorsi a Piazza San Pietro per la serata di apertura del Concilio. Sempre in quella occasione, il Papa, innovando radicalmente agli schemi che volevano ieratica e lontana la figura del Pontefice, si definì un fratello, padre per volontà del Signore, un padre vicino alla gente, “specialmente nelle ore del pianto, della tristezza e dell’amarezza”. Fu sentito da tutti come il “Papa Buono”; in effetti si ispirava alle categorie della paternità e della misericordia, fatte poi proprie da Papa Francesco, ma, allo stesso tempo, fu un autentico testimone di pace, determinato e coraggioso nelle opere di carità. Consapevole del valore della tradizione ma altrettanto audace col rinnovamento, Angelo Giuseppe Roncalli, questo era il suo nome, era nato da una famiglia di mezzadri, nel 1881, a Sotto il Monte, nel bergamasco, terra di forti tradizioni religiose e patria di un cristianesimo militante, molto attiva nel realizzare opere e iniziative destinate ai più umili e indifesi. Casse rurali per piccoli e medi prestiti, cucine economiche nelle città, cooperative di consumo, latterie e mulini sociali, cooperative per le abitazioni e prestazioni assicurative per tutela del bestiame e dei raccolti: queste, le principali iniziative promosse dal la Chiesa bergamasca e, con essa, dal giovane sacerdote Roncalli. Dopo la pausa della Grande Guerra, cui Roncalli partecipò come tenente cappellano, fu chiamato a Roma da Benedetto XV come presidente per l’Italia di Propaganda Fide, l’opera per la diffusione della fede: incarico, questo, che lo vide collaborare alla redazione del

“motu proprio” “romanurum pontificum” di Pio XI, un documento fondamentale per la cooperazione missionaria. Nel 1925, il Papa lo destina a una prima missione diplomatica: è visitatore apostolico in Bulgaria con il titolo di Arcivescovo. Nella penisola balcanica, fu anche delegato apostolico in Turchia, Roncalli si distinse per la qualità ecumenica del rapporto con gli ortodossi e, sul piano della solidarietà, civile, per una attività instancabile e diretta a salvare quanti più ebrei fosse possibile dalle persecuzioni na-

ziste. Con il prestigio della sua carica e la collaborazione del cattolico Van Papem, ambasciatore della Germania a Istanbul, salvò migliaia di ebrei, compresi i bambini, giunti in Turchia stipati su una nave, che rischiavano di essere riconsegnati alle autorità naziste. Anche da Nunzio a Parigi, dove fu nominato da Pio XII nel 1944, Roncalli salvò molti ebraici ungheresi, dotandoli di falsi certificati di battesimo e convinse Re Boris di Bulgaria a fermare i treni carichi di perseguitati, che sta-

vano per varcare il confine verso la Germania. In Francia, il suo prestigio fu grande, tanto che, quando nel 1953 fu fatto cardinale, il Presidente della Repubblica, il socialista Auriol, rivendicò un antico privilegio dei sovrani francesi per imporgli personalmente la berretta , insieme alla più alta onoreficienza francese. Patriarca di Venezia del 1953 al 1958, il 20 ottobre di quell’anno, dopo la morte di Pio XII, fu, con sua sorpresa, eletto Papa dal Conclave. Una svolta, questa, che si rivelò provvidenziale per la Chiesa e per il mondo. In soli cinque anni ( morì il 3 giugno del 1983) Roncalli volle e inaugurò un evento epocale, il Concilio ecumenico Vaticano II, che avrebbe dato una nuova primavera e un grande slancio alla Chiesa, rese più internazionale il collegio cardinalizio, proclamò il primo santo di colore, ruppe con la tradizione del Papa segregato in Vaticano e si recò nelle parrocchie, negli ospedali, nelle carceri, al santuario di Loreto, confortando tutti con la sua capacità di dialogo, la bontà e l’esercizio della misericordia. Fu anche il primo Papa ad aprire la strada all’ecumenismo,incontrando i rappresentanti delle Chiese separate e ordinando di cancellare dall’ordinario della messa la preghiera per la conversione degli ebrei. Memorabili le sua encicliche , dalla “Mater et Magistra” alla “Pacem in Terris” , nella quale ripropone la necessità dello stato sociale e di una società ordinata sul principio della centralità della persona umana. Morì, nella commozione universale, il 3 giugno del 1963, festa della Pentecoste. Beatificato da Giovanni Paolo UII sarà proclamato santo da Papa Francesco, nel prossimo anno, il 27 aprile . ANTONIO FALCONIO


Dalle pagine de “La Discussione” del 6 settembre 1982 un omaggio ad Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII, un Pontefice che ha lasciato un «segno indelebile nella storia della Chiesa. Un grande dono di Dio, perché ha fatto sentire viva la Chiesa all’uomo dell’oggi. Un precursore, come Battista, che ha indicato le vie del rinnovamento nel grande solco della tradizione. Una voce che scosse il mondo per la sua semplicità e immediatezza, per la sua umiltà e discrezione, per il suo coraggio e la sua forza». (da: «Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV, 2/1981, 25 novembre, pp.752­762)

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Prepariamo per il domani un popolo forte e fedele Al concludersi della prima guerra mondiale, il prof. d. Angelo Roncalli avvertì come preminente l’impegno di approntare un piano pastorale seriamente articolato per l’educazione della gioventù. In questo lo assecondarono alcuni ecclesiastici e laici impegnati nell’Azione Cattolica. Sui vari progetti pose il sigillo della sua approvazione il vescovo Luigi Marelli. Interessante in proposito la lettera roncalliana del 28 ottobre 1919, consegnata di persona nelle mani di Benedetto XV . di sac. Angelo Roncalli a Sua Santità Papa Benedetto XV, 28 ottobre 1919 da “la Discussione” del 6 settembre 1982

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l mio venerato Vescovo mandandomi in Roma per partecipare al Convegno degli Assistenti Ecclesiastici dell’Azione Cattolica Femminile mi incarica anche di informare Vostra Santità del lavoro che, sotto gli auspici episcopali e secondo il desiderio espresso dal vostro cuore più che dalle vostre labbra auguste nel solenne ricevimento accordato ai membri dell’Unione Popolare, abbiamo avviato in Bergamo, a favore della gioventù studentesca. I lietissimi successi della nostra iniziativa, il plauso dei buoni, anzi dobbiamo dire di tutta la cittadinanza Bergamasca, il rispetto grande e la deferenza che mostrano di sentire ed usano per l’opera nostra gli egregi presidi e professori delle pubbliche scuole, ci fanno desiderare più vivamente, come pegno di quella del Signore, il suggello della vostra benedizione apostolica, o Padre Santo, la vostra sacra parola che ci sia di incoraggiamento e di guida. Poiché in tutto questo riordinamento delle antiche nostre istituzioni scolastiche, in questo studio di volgerle a frutti più pratici, tenendo conto dei nuovi tempi e delle nuove esigenze, di crearne arditamente di nuove e di approntarne la base e gli schemi di altre e di altre ancora per gli anni futuri, in tutto ciò il pensiero principale, che ci sorregge e ci accende, è questo di preparare per il misterioso domani un popolo forte e fedele, formato innanzi tutto di degni figli della Chiesa santa e cattolica e del cielo. Questi a loro volta, educati così, non potranno essere che ottimi cittadini e l’onore più nobile e il sostegno più sicuro della patria terrena. Il progetto programma, che qui unisco, di tutto il nostro lavoro, riassunto nell’«Opera S.Ales-

sandro», ne metterà in luce all’occhio di Vostra Santità la portata e la vastità. Solo occorre aggiungere che il programma dello scorso anno è già una felice ed operante realtà dell’oggi, ed è una realtà che si sviluppa e progredisce di giorno in giorno. Anche alla sicurezza finanziaria si è provveduto con la costituzione della Società «Juventus», della quale pure compiego lo statuto. In questa si sono raccolte le sparse proprietà dei singoli istituti – intestate già nominalmente ad una o all’altra persona, con periodo grave di liti, coll’ingombro di tasse e di pratiche noiose ed imbarazzanti nel caso di decesso di alcuno dei titolari – in una proprietà unica, la cui amministrazione, pur distinta in varie partite quante sono le opere, per essere la novella società anonima è passata ora in mano delle 12 persone componenti, sotto la presidenza di mgr Vescovo, l’«Opera S.Alessandro». L’entità effettiva del patrimonio sociale ci rende così più agili a risolvere il problema finanziario delle singole istituzioni presenti e future. Fiore più bello e più fresco di tutto questo lavoro combinato è la Casa degli Studenti, che crediamo sia forse la prima in Italia con questo tipo preciso, e della quale pure unisco alcune note programma. Essa attende ora la venuta delle altre sue sorelle che abbiamo in progetto e che dovranno sorgere in altri due punti importanti della città; cosicché fra poco tempo non vi sia più uno studente solo in Bergamo che non trovi vicino alla sua residenza un gradito luogo di salvezza e di rifugio, scuola insieme e santuario di elevazione morale e cristiana. Padre Santo, vogliate benedire e confortare il lavoro di questi umili ma fervidi vostri operai.

Esso interpreta un vostro grande desiderio: esplica una nobile parte del paterno ministero pastorale del nostro Vescovo amatissimo, nelle cui mani noi siamo docilmente; risponde ad un sentito bisogno, ed è già, coll’aiuto del Signore principio di molto bene. Benedite a quanti compongono l’«Opera S.Alessandro»; e specialmente a coloro che nei collegi, nei pensionati, nella Casa degli Studenti, in altre iniziative, sotto l’egida del comune Patrono celeste, con sacrificio quotidiano, cooperano al buon successo di questo apostolato. Di questa benedizione confortatrice l’umile sottoscritto si riconosce il più bisognoso e desideroso; anche perché – avendomi ora la bontà di mgr vescovo affidato l’incarico, oh! Quanto grave per me, di direttore spirituale nel seminario maggiore – mi corre il dovere di trarre, anche dalla esperienza quotidiana che il contatto coi giovani laici mi procura, ragioni di più pratica formazione dello spirito sacerdotale di coloro che saranno gli apostoli futuri, come in tutti i campi dell’ecclesiastico ministero, così in questo, particolarmente delicato e sacro, della educazione della gioventù.


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Gli splendori della carità sono come quelli del sole, che non invecchia mai L’arcivescovo Roncalli approntò nel 1927 la prefazione alla biografia del benemerito prete bergamasco Carlo Botta (1770-1849) di Rodolfo Pedroni. «Storia del prete Carlo Botta», Soc. Ed. Sant’Alessandro, Bergamo 1927. Il testo roncalliano rileva quanto fosse radicato nel futuro pontefice l’amore per ler istituzioni benefiche della sua piccola Patria,iscritte non solo nell’albo delle «opere della misericordia», ma altresì in quello della giustizia sociale, quale contributo all’affermazione del movimento cattolico e alla sua irradiazione Reputo grande onore per me, come mi è di sommo gradimento, il poter presentare ai miei concittadini un piccolo libro che desterà il più vivo interesse in quanti ne inizieranno la lettura. E basterà cominciare a leggerlo, per trascorrerne poi con avidità tutte le pagine sino all’ultima. Il nome venerando di Don Carlo Botta si è fissato nell’anima nostra sino da quando per la prima volta, passando accanto al suo istituto, ci si parlava dei giovanetti che la pietà di quel povero sacerdote aveva saputo raccogliere dall’abban-

dono per migliorarli, per elevarli, e ci si affaticava alla retta costruzione ed interpretazione delle parole che si leggono ancora sulla porta grande di quella casa: «Porta quae vitae accipit – Patrim petentes omnes» (Questa è la porta della vita che accoglie tutti coloro che aspirano ad appartenere ad una comunità). Non si sapeva molto più in là, né circa quella e le altre istituzioni da lui fondate, né soprattutto circa le vicende della vita di lui e le sante intimità della sua anima sacerdotale. Le pagine che seguono sa-

ranno una rivelazione piacevole e a volte commovente di tutto un complesso di cose, di fatti, di persone che ebbero attinenza col Botta, e dal cui sfondo la sua figura balza più viva e più serena. Gli avvenimenti politici che si seguirono durante 80 anni, quanti ne visse il benemerito sacerdote, furono di lor natura così gravi, e, diremmo, così drammatici da non occorrere gli adornamenti della rettorica per illustrarli. Perciò il giovane autore fu ben accorto a non farne affatto di rettorica, ma a scrivere semplice e

piano. Riesce così più efficace. Ma dalla semplicità di questo racconto quanta bellezza si irradia di spirito sacerdotale, di carità evangelica, di verace amore di Patria! Quale incitamento per tutti, sacerdoti e laici, a seguire i gloriosi esempi di questo umile, di questo grande, che assecondando gli impulsi della grazia del Signore, e pur restando sempre al suo posto di prete, di povero cappellano cantore della prepositurale di Sant’Alessandro in Colonna, al di fuori e al di sopra di ogni preoccupazione politica, ha svolto in tranquillità e quasi in silenzio una azione fecondissima di bene, per cui il suo nome grandeggia nella memoria dei posteri accanto e innanzi a quelli dei più nobili benefattori della nostra Patria! Vero è che per una azione sacerdotale siffatta c’era fortunatamente a Bergamo una scuola i cui maestri non furono numerosi, ma tutti insigni e venerandi. Basterà ricordare il Mozzi, il Passi, il Benaglio, Posti dalla Provvidenza alla guardia dei principii più sacri da cui prende ispirazione e vigore la vita

religiosa e civile di un popolo, in tempi di generale sconvolgimento delle teste, questi rappresentanti della vecchia aristocrazia che scompariva seppero sostenere con mano ferma le lampades vitae sempre lucenti e trasmetterle poi, passata la bufera rivoluzionaria, alla generazione nuova per illuminare il nuovo cammino. Ciò che colpisce di più è che abbiamo approfittato di questa scuola, volgendosi alle iniziative della carità e di un apostolato di ristorazione cristiana, non i più dotti, mai i più semplici, come il Botta, uomo più di azione che di pensiero, aiutati da altri dello stesso spirito suo, lui e loro divenuti a loro volta educatori di altri semplici che crearono dell’apostolato laico per la assistenza alla gioventù una tradizione. Questo, grazie a Dio, continua a dare i suoi frutti ed a moltiplicare le sue benemerenze negli Oratorii e nelle varie forme della cosiddetta Azione Cattolica giovanile. Altra nota degna di rilievo nella vita di Don Carlo Botta è la sua tenerezza di cuore, non appariscente a prima vista sotto la corteccia un po’ agreste, ma vera e soavissi-


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Un unico dovere, sempre: strenua difesa dell’uomo, dei suoi diritti, della sua cultura

Questo libro conduce il lettore, attraverso storie di rivoluzioni e di contrasti, alla ricerca delle sorgenti di quell’apostolato cristiano per la formazione e la assistenza della gioventù che sono oggi nell’Oratorio dell’Immacolata e negli altri che circondano questo principale della città e della diocesi come a corona, e nei circoli della Gioventù Cattolica Giovanile moltiplicatisi a cento a cento nelle parrocchie dei monti e del piano, senza alcun colore politico ma con deciso

carattere religioso e patriottico fuori di ogni epiteto, sono, ripeto, la espressione più vigorosa e simpatica della vitalità sana e fecondatrice della gente nostra. Auguriamoci che tale sorgente messa ora allo scoperto la linfa preziosa continui a discendere di età in età ed a vivificare le generazioni nuove. Poiché salvare ed educare la gioventù questo è ciò che importa soprattutto e per cui vale veramente la pena di tutto sostenere e di tutto soffrire.

L’erudito e pio autore di queste pagine ebbe il felice pensiero di chiuderle col ricordo di una cerimonia a cui io ebbi la ventura di partecipare, la tumulazione definitiva nella chiesetta di San Carlo delle ossa di Don Carlo Botta, e colla rievocazione dell’elogio pronunciato in quella circostanza da un Vescovo alla cui ombra grande e benefica si nutrì e crebbe la mia giovinezza sacerdotale. Questo ricordo e questa rievocazione mi hanno commosso. In verità non potevasi fissare a conclusione di questa storia lode più autorevole e più compiuta alla virtù ed ai meriti di Don Carlo Botta. Le parole infatti di Mons. Radini Tedeschi di v.m. in onore di lui si elevano ad una significazione ben più alta che non le stesse espressioni ufficiali pronunciate in Santa Maria Maggiore in occasione del conferimento al Botta vivo della grande medaglia con catena decretata per i 12 uomini più benemeriti dell’Impero. Nel discorso episcopale vibra non solo il sentimento patriottico della pubblica riconoscenza verso chi ha compiuto opere di comune utilità e di decoro cittadino, ma l’esaltazione di quelle virtù sacerdotali intime e sincere che sole spiegano in tutte queste opere il fiorire della carità operosa e fecondatrice, quale da Cristo si attinge ed in Cristo si consuma, folgorante dal suo Cuore divino in bagliori eterni.

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ma: quel suo volgersi di preferenza ai fanciulletti ed ai sacerdoti vecchi e malati: la sua devozione verso la Madonna del Patrocinio il cui culto si adoperò in mille forme quasi apis argumentosa a sostenere e ad amplificare: espressioni tutte di un cuore che della carità sa le finezze più delicate. Susciti il Signore nel clero e nel popolo nostro i continuatori delle opere e dello spirito di Don Carlo Botta. Di tali uomini la società ha bisogno, pur nelle variazioni dei tempi, nella successione degli avvenimenti che trasformano i Paesi e le Nazioni. Gli splendori della carità sono come quelli del sole, che non invecchia mai, che diffonde la sua luce incorrotta e incorruttibile in tutti i tempi e sopra tutte le civiltà, allo stesso modo. Di uomini come lui la Chiesa e la Patria insieme si adornano come di gemme le più preziose a renderle più venerabili all’aspetto e più care.



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Il 2013 sempre in Alcide De Gasperi

ANNO LX - N.1 - SABATO 29 GIUGNO 2013

ANNO LX - N. 2 - SABATO 6 LUGLIO 2013

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

Europa: il sogno infranto GIAMPIERO CATONE

DI

opinioni

FERMARE IL DECLINO di Piero Ostellino ● a pagina

GIAMPIERO CATONE

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ORA

BASTA La Giustizia mi perseguita ma noi pensiamo al Paese: Imu, Iva, riforme e più coraggio in Europa

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La verità negata Caro dire ore, auguri per questa tua nuova vita professionale. Un ritorno in campo quanto mai opportuno vista l'aria che ra. In carriera ne hai viste di ogni ma credo che anche tu sia rimasto stupito da quanto accaduto nell'aula del tribunale di Milano, cioè vedere che i tes moni che non hanno confermato le tesi dell'accusa, una tren na di persone tra dirigin di polizia, parlamentari, amici della famiglia Berlusconi e comuni ci adci adini sta manda a processo per falsa tes monianza. Già, perché come ormai noto la verità giudiziaria e purtroppo anche quella media ca da tempo sono decise a tavolino e guai a chi li me e in discussione. Non ci sono più colpevoli e innocen secondo criteri di legge e buon senso, ma il mondo è stato diviso tra chi sta dalla parte di Silvio Berlusconi e chi no. E per i primi, come tu ben sai e io nel mio piccolo pure, non c'è scampo. Diciamolo fuori da parafrasi: ci vogliono in galera, anche perché oscurare, delegi mare e imbavagliare le voci del popolo della libertà (la p è volutamente minuscola) rende loro più facile l'opera di propaganda la storia insegna è parte essenziale di qualsiasi regime. Ma non è tu o. Mentre i magistra portano avan il lavoro sporco, un virus subdolo cerca di infe are il corpo del centrodestra facendoci credere che abbandonare Silvio Berlusconi al suo des no sia cosa u le al futuro di noi liberali. È tempo di cambiamento, ci ripetono in coro lasciandoci indendere che in tal caso saremo premia . Mi auguro che questo tuo giornale s a alla larga dai sudde pifferai magici perchè proprio come nella fiaba seguendo la loro musica faremmo la fine dei topi porta in fila per due ad annegare nelle acque del laghe o. È vero che la rivoluzione liberale promessa 18 anni fa è rimasta incompiuta, è vero che sono sta commessi diversi errori, ma è altre anto vero

economia FRAU MERKEL ● a pagina

La Vignetta di Alex

politica

intervista CARO RENZI

di Antonio Martino

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che la par ta non è persa e vale la pena, oggi più di ieri, di giocarla fino in fondo. Il leader l'abbiamo, le forze non ci mancano e se dopo essere passa per i tradimen di Casini prima e Fini poi, se dopo 23 processi a Berlusconi siamo ancora in piedi qualche cosa vorrà pur ben dire. Ed è semplice: siamo dalla parte della ragione, cioè della libertà. E sono felice che per sostenerla da oggi abbiamo anche una Opinione in più. Auguri. Alessandro Sallus Dire ore “Il Giornale”

COFFERATI QUALE PD?

di Fabrizio Rondolino

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Eredità difficile

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l compito che mi assumo non è facile. Arriveranno critiche che mi aiuteranno a riflettere, ma anche quelle ispirate a scelte ideologiche per tentare di mortificare il mio lavoro. Nella vita sono caduto e mi sono rialzato. Sono scampato alle BR che in un loro covo mi indicavano come “pennivendolo di regime”. Sono scampato alla bomba degli anarco-insurrezionalisti fatta esplodere nel mio ufficio di Direttore del TG4. Poi un ordigno di sedicenti “gruppi armati del comunismo”. Oggi ci sono anche altre “bombe” ed hanno firme diverse. Quelle con le quali si tenta di demonizzare l’avversario. Non mi sono mai arreso. Né mai lo farò. Siamo in edicola ogni sabato. E se non ci fossi io, un altro altrettanto degno di difendere la linea di questo giornale: quella del rispetto, della verità. Emilio Fede

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on abbiamo mai nutrito grandi simpatie per il governo Monti, al quale anzi non abbiamo lesinato critiche puntuali, ma dobbiamo riconoscere, per onestà intellettuale, che le sue critiche al governo in carica hanno non solo un qualche fondamento, ma colgono interrogativi e perplessità che molti osservatori si pongono. In effetti a guardare bene questi primi 60 giorni del governo delle larghe intese, quel che emerge è la pratica di una strategia del rinvio delle questioni più scottanti e, allo stesso tempo, un’enfasi eccessiva su quei rapporti con l’Unione Europea, che ci hanno visto finora timorosi o subalterni rispetto ai soci più forti della Ue. Nessuno sottovaluta l’impegno con il quale Letta ha affrontato i primi vertici europei, ma a tanto impegno finora sono corrisposti pochi fatti, posto che non può essere considerato un evento l’aver ottenuto la nostra parte di fondi europei per l’occupazione giovanile, perché questo era previsto da tempo. È certo importante aver sbloccato tale decisione, ma sarebbe importante sapere se ci sarà consentito di spendere la cifra dovuta all’Italia in un’unica soluzione e non su cadenze pluriennali. Nella condizione dell’Italia, ma anche di altri Paesi dell’area mediterranea, la strategia dei piccoli passi non paga, perché incrocia con una crisi strutturale ed economica che richiederebbe terapie d’urto capaci di dare frutti in breve tempo. In questa chiave, Monti, certo dimentico dei suoi tempi, ha ragione quando sostiene che solo l’attuazione di riforme radicali può restituire competitività e forza di sviluppo al nostro sistema produttivo. Riforme radicali urgenti, non misure episodiche di tamponamento, come quelle per l’occupazione o l’alleggerimento del patto di stabilità per i comuni, che darà respiro forse ai grandi, ma lascerà a bocca asciutta, nella disperazione, tutta la costellazione dei piccoli comuni. Né può considerarsi una reale misura di alleggerimento fiscale quella che pone il costo del rinvio dell’IVA a carico dei contribuenti che, a novembre, dovranno versare, quale acconto (sembra un’ironia) il 100% del dovuto. Occorre una svolta vera, un contratto fra le forze della maggioranza che fissi strategie, date, strumenti per invertire il trend negativo, restituendo slancio all’economia, comprimendo il carico fiscale, cambiando regole, strutture, orpelli del nostro apparato pubblico e tagliando quindi quella quota di spesa parassitaria e improduttiva, che nessuno riesce a toccare e che si nasconde tra le mille maglie dei bilanci regionali. In questa situazione ormai la grande coalizione non ha senso, né dignità e credibilità, per cui evitiamo di ripiegare su una coesistenza discorde, che può produrre solo attendismo, paralisi e, quel che è più grave, un totale impoverimento della Nazione.

MAI COSÌ

Intervengono

RENATO BRUNETTA VERITÀ LOTTIZZATA

Silvio non mollare

€.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

2

IL TEMPO PERDUTO ● a pagina

2

CESARE ROMITI MAI COSÌ POVERA ● a pagina

3

GIANNI PITTELLA IL CONFRONTO

ENRICO CISNETTO Lui come sempre pronto a restare vicino e guidare il popolo dei suoi ele ori. Questa volta riportandolo so o lo storico simbolo di Forza Italia. Con lo stesso entusiasmo di quando vinse la prima volta le elezioni e fermò la “gioiosa macchina da guerra” di Ochetto che voleva portare al governo la sinistra comunista. Non ha parlato, ha stre o tante mani, ripetuto cento volte “grazie… grazie”. C’erano anche tante bandiere e mol cartelli per chiedere “ Silvio non mollare”. Poi i cancelli si sono chiusi e lui è tornato agli affe della famiglia. Se c’era amarezza -e certamente c’era- è riuscito a mascherarla. Forse.

direttore editoriale: Emilio Fede

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in .27/02/2004 n.46) Art.1 comma 1 DBC Roma

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ANNO LX

N. 11 SABATO 7 SETTEMBRE 2013

direttore responsabile: Antonio Falconio

● a pagina

ANTONIO MARTINO

● a pagina

La Vignetta di Alex

13

I DIRETTORI ANTONIO PADELLARO LUIGI AMICONE ANGELO MARIA PERRINO CLAUDIO SARDO ● alle pagine

2 e3

30012

www.ladiscussione.com

ANNO LX

N. 12

9 770416 037006

SABATO 14 SETTEMBRE 2013

€.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

direttore editoriale: Emilio Fede

EDITORIALE

EDITORIALE

Restare uniti DI EMILIO FEDE

I

l Paese è aggredito da una crisi economica della quale il Governo non ha mai detto fino in fondo quanto sia grave. Tergiversa versando lacrime di coccodrillo che asciuga con una serie di aumenti che andranno ad affliggere soprattutto quelli che faticano ad arrivare alla fine del mese. Si stanno incartando sull’IMU che, era chiaro nella proposta di Berlusconi, nelle tasse che non dovrebbero essere aumentate, negli interventi concreti contro la disoccupazione. Non siamo lontani dalla protesta di piazza che, questa volta, potrebbe avere conseguenze imprevedibili. La fame non si combatte con le promesse. Da tutto questo emergono anche le risse nella sinistra alla ricerca del possibile leader, i sondaggi dai quali risulta che Berlusconi richiamerebbe più consensi di prima. La crisi di Governo è ad un passo: crisi che in vista di possibili elezioni fa nascere nuovi movimenti, ricompatta quelli che sono già sul campo. “Fratelli d’Italia” invita a credere nella destra affiggendo manifesti in molte città. Una parte della Dc si presenta domenica a Roma con i circoli de “la Discussione”, per chiedere un ruolo più forte, confermando fiducia a Berlusconi leader del centro-destra. Ci saranno personaggi di spicco dello scudocrociato che sotto quel simbolo hanno combattuto battaglie in difesa della libertà e della democrazia: da Gianfranco Rotondi a Rocco Buttiglione a Giampiero Catone. Sorpresa possibile quella di Casini. In questo panorama incerto si fa largo Pannella con i suoi referendum tra i quali: fine del lungo carcere preventivo, responsabilità civile dei giudici per risarcire chi anziché giustizia - ha ricevuto ingiustizia. In primo piano sempre Berlusconi, al centro di una assurda quanto violenta aggressione giudiziaria e politica. Molti scrivono per sapere come sta, come finirà. Posso credere che finirà come deve finire per un uomo che ha fatto della lealtà, intelligenza, generosità, le basi della sua esistenza. Un uomo che non sceglierà di arrendersi a chi da vent’anni ha inseguito il progetto di farlo uscire di scena. Il mio non è soltanto una atto di lealtà.

GIUSTIZIA PER SILVIO FIRME PER PANNELLA QUELLA DC CHE TORNA LETTA SI AGITA IL PAESE TREMA politica

giustizia

IL FUTURO È CENTRISTA

FERMATE ASSAD

UNA SENTENZA PARTICOLARE

di GIAMPIERO CATONE

di MARGHERITA BONIVER

di FEDERICO TEDESCHINI

I FIGLI DELLA BALENA BIANCA

economia

esteri - cultura di ERICA ORSINI

QUALE COMPITO PER I CATTOLICI IN POLITICA?

DAL PASSATO LA RINASCITA di GIUSEPPE PISICCHIO

ECONOMIA DI STATO

L’INFERNO DI DAN BROWN di CHIARA CATONE

MONZA, MITI E LEGGENDE

di FRANCESCO D’AGOSTINO

di ANTONIO FALCONIO ● alle pagine

2-3

● alle pagine

EFFETTO IMU

di MASSIMO ANDERSON

LONDRA CON OBAMA

di ROCCO BUTTIGLIONE

4-5

● a pagina

L’ULTIMATUM FIAT TEMPI STRETTI PER L’IVA di ALBERTO MACCARI

di RENATO RONCO

6-11

● alle pagine

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

GIAMPIERO CATONE

uesta crisi, per quanto mi consta, è la più lunga che abbia mai colpito l’Italia; e non è ancora finita. A maggior ragione, l’attuale governo di larghe intese, nato proprio per fronteggiare questa enorme difficoltà, dovrebbe ben interpretare il suo ruolo, intervenendo con pesanti riforme economiche e soprattutto sull’emergenza lavoro. Credo che tutti noi abbiamo rivalutato, in questi ultimi anni, il grande significato della parola “lavoro”, che ha riacquistato la profonda valenza di dignità della persona, sia essa un imprenditore o un operaio. Mai come ora del lavoro, eroso giorno dopo giorno dagli effetti della crisi, ne comprendiamo l’immenso valore. Ed allora tutti noi ci aspettavamo un forte decisionismo in tal senso dal Governo Letta, una presa di posizione determinata ed irremovibile, per consentire ad almeno un milione di lavoratori, disoccupati o cassintegrati, di recuperare immediatamente il proprio decoro ed il rispetto per se stessi, per i propri familiari e nei confronti della società tutta. Ma come fare? Un precedente Governo, anche lui di emergenza, monocolore DC guidato da Giulio Andreotti, si trovò nella stessa identica, attuale, situazione di emergenza lavoro: risolse promulgando la legge N.285 del 1 Giugno 1977 – provvedimenti per l’occupazione giovanile. Risultato: 800.000 posti di lavoro immediati. BASTEREBBE COPIARE. Onorevole Letta e Signori Ministri, la finanza non è il centro del piatto e che voi siate influenzati nelle scelte di governo da questo potere lo si coglie in pieno! Abbiate la forza di gridare in Europa che gli accordi finanziari non hanno alcun valore, se a monte non esiste un vero piano di risanamento sociale ed economico per la popolazione e le aziende, soprattutto quelle in crisi. Se il precedente Governo Monti ha sbagliato, dimostrate Voi di essere capaci di virare la rotta e rimediare ai danni precedentemente causati dalla sudditanza europea. L’unico modo per evitare che accada ancora una sciagura di questo genere è ritrovare l’ orgoglio nazionale che solo la sovranità monetaria ci può dare. Abbiamo oltre 30 miliardi di euro di fondi comunitari ancora da impegnare e spendere entro il 2013; ricordiamoci che quei soldi sono nostri ed evitiamo di perderne, stando alle previsioni, almeno 18: destiniamoli ad una nuova legge 285. Lo si può e lo si deve fare, ma, se la fibrillazione all’interno della maggioranza non vi rende capaci e non trovate la giusta determinazione, traetene allora le dovute conseguenze e lasciate il campo a chi vuole evitare che l’Italia diventi uno Stato suddito.

BU FE RA GIUSTIZIA interventi di

La Vignetta di Alex

È il tardo pomeriggio di martedì quando nelle redazioni esplode una ennesima e, forse, più clamorosa, polemica sulla Giustizia. Coinvolge Berlusconi. Fissata a tempo di record l’udienza in Cassazione che deve decidere sul ricordo avverso alla sentenza d’appello sui diritti televisivi che ha condannato Berlusconi a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale. Sembrava ci fosse un rinvio. Invece un fulmine a ciel sereno. La data della Suprema Corte: il 30 luglio. Per Silvio Berlusconi vorrebbe dire ineleggibilità al Parlamento. A Palazzo Grazioli, prima sgomento, poi rabbia. Si parla di giustizia ad orologeria. È stata una lunga notte. Sarà una settimana che non esclude svolte politiche. Tutto questo mentre è al centro delle polemiche anche la violazione del diritto alla privacy. C’è urgenza di norme più severe; nel Paese aumentano spiati e spioni. E sempre più si allontana il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione che garantisce la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

SPIATI, SPIONI, NESSUNO PAGA

interventi di

● alle pagine

12-13

economia LE MANI SULLA CITTÀ di MARCO DEMARCO

L’IMPEGNO DEI MODERATI ● alle pagine

2-3

OPZIONI POSSIBILI

di MAURIZIO PANIZ

di GIAMPIERO CATONE

LA SFIDA A RENZI Le dichiarazioni di 18 esponenti politici

di GIANFRANCO ROTONDI

giustizia

LAVORO + MERCATO = SCUOLA

● alle pagine

4-5

GIUSTIZIA MIGLIORE di FEDERICO TEDESCHINI

IL PATTO DI GENOVA di ALBERTO MACCARI

FUTURO INCERTO

di GIULIANO URBANI

● a pagina

6

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12-13

A

€. 1,00

DANIELE CAPEZZONE ● a pagina

6

EDITORIALE

Sarà la svolta DI EMILIO FEDE

esclusivo

LA SENTENZA CHE DIVIDE

FRATELLO

FRANCESCO

interviste a:

11

GAETANO QUAGLIARIELLO

MAURIZIO GASPARRI

U

NON LASCIO L’ITALIA Caro Dire ore,

perme mi di consegnare ai le ori della “Discussione” questa riflessione es va, non priva di amarezza. Mi capita di con nuo di incontrare persone che, scambiandomi per un oracolo in possesso di do divinatorie, mi domandano: quanto durerà il governo? come andremo a finire? Sono ques oni legi me a cui mi spiace dover rispondere in modo vago e deludente. Giustamente gli italiani si aspe ano una risposta chiara e defini va; o, per meglio dire, vogliono ascoltare una parola di convinto o mismo. Quando avvertono che la mia vaghezza so ntende un sostanziale pessimismo, ci restano male. Tu avia è così: è difficile essere o mis in questa estate 2013. La più incerta e tormentata delle esta : al punto che non esiste nemmeno, qualcuno l’ha notato, una canzone “balneare” che la iden fichi. La verità è che tu ci a endevamo molto, forse troppo, da questo governo di grande coalizione. E’ una formula che evoca momen eccezionali: gabine di guerra, Churchill e la sfida ai nemici della democrazia. Purtroppo la realtà è più prosaica. Da noi tu o si fa un po’ all’italiana, anche la grande coalizione. E questo nonostante l’impegno strenuo del capo dello Stato, la tenacia di Enrico Le a e di mol suoi ministri, il realismo di Berlusconi, la prudenza dello stesso Epifani. Cosa manca allora? Tu o è terribilmente fa coso, ogni singola misura richiede sforzi estenuan . Non è che il governo se ne s a con le mani in mano: affermarlo sarebbe ingiusto. E’ che l’Italia è ingessata, insabbiata. I meccanismi decisionali sono arruggini quasi a ogni livello, la burocrazia è possente nella sua capacità di freno, la poli ca è debole e dubbiosa. In fondo le larghe intese sono state mal digerite in significa vi se ori del centrosinistra e del centrodestra. Non c’è da stupirsi allora se il governo non riesce a suscitare emozioni negli italiani e se inciampa quasi ogni giorno in inciden evitabili; se a ende con crescente trepidazione un evento esterno come

politica

ANTONIO MARTINO GIULIANO URBANI

12-13

● alle pagine

esteri

2-3

● alle pagine

di Toni Capuozzo

4-5

● a pagina

6

ANNO LX

N. 13 direttore editoriale: Emilio Fede

politica

2

di Antonio Falconio

giustizia LA TALPA DEL PD

di GIAMPIERO CATONE

di ELISABETTA ALBERTI CASELLATI ● alle pagine

● segue a pag.

● alle pagine

UNA FINANZA INCLUSIVA di PAOLO SNIDERO

di MARIO SBERNA

LA MERKEL ALLE URNE

GUERRA DI CIFRE

di ROBERTO CASTELLI

2-3

2

economia ATTACCO RINVIATO

di MARGHERITA BONIVER

ITALIA COME 50 ANNI FA

I NEMICI DELLA RIPRESA

LO SPETTRO DEI FRANCHI TIRATORI

Papa Francesco, nella sequela della do rina sociale della Chiesa, ha formulato sulle ingius zie e le discriminazioni determinate da un potere finanziario selvaggio e da an che e nuove forme di sfru amento e di alienazione.

esteri

LA CASSAZIONE CIVILE

di FEDERICO TEDESCHINI

di ALBERTO MACCARI

4-5

● a pagina

6

● alle pagine

● alle pagine

12-13

SUI MIEI

FIGLI

Torna Forza Italia

12-13

ANNO LX

N. 14

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

erlusconi è stato protagonista indiscusso degli ultimi vent’anni della nostra politica. Votato da milioni di persone, apprezzato da capi di stato e di governo non solo europei. Oggi dopo una campagna mediatica e certa giustizia che lui accusa di agire per scelta politica è ad un passo dalla privazione dei diritti politici e della libertà personale: il parlamento dovrà decidere col voto di farlo decadere da senatore, quindi metterlo fuori dalla politica di Palazzo, e così dover scegliere fra gli arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali. Lunghe drammatiche giornate in attesa del “verdetto”, che lui trascorre con i familiari, i legali, pochi e fidati consiglieri. Ma la decisione sarà solo e soltanto sua. Non difendo Berlusconi perché sono stato, e resto, suo amico, ma perché rifiuto che la dignità umana sia così barbaramente calpestata. Attorno a lui la politica si confronta fra polemiche e sospetti di chi teme la crisi di governo e chi le elezioni anticipate che per molti rappresentano il rischio di perdere per sempre la poltrona in parlamento. Di pari passo ai “peones” nel centro destra in fibrillazione, c’è il PD che naviga in acque rese sempre più burrascose da Renzi che puntando alla segreteria utilizza una campagna giornalistica dalle rubriche di cucina i quiz e salotti della finanza, per demonizzare chi come Dalema, Bersani e lo stesso Epifani vogliono sbarrargli il doppio percorso: segretario e capo del governo. Per gli osservatori più attenti Berlusconi resta ancora il leader che (anche se condannato) può guidare la nuova Forza Italia. L’uomo ci ha abituato alle sorprese. Alla ferma volontà di non fare un passo indietro; l’Italia è il paese che amo e nel quale voglio vivere da uomo libero.

direttore editoriale: Emilio Fede

se embre torna Forza Italia. Martedì alle ore 18,00. In un breve messaggio su Facebook lo annuncia Silvio Berlusconi. «Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia perché vorremmo, come ci riuscì 20 anni fa, rivolgerci ai giovani e ai protagonis del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune des no. Non è giusto che solo alcuni si interessino del nostro Paese e gli altri guardino da lontano cri cando chi invece si impegna. Spero che con il lancio di Forza Italia nel mese di se embre possano aggiungersi a noi tan italiani con il loro entusiasmo e loro passione».

giustizia

politica

QUEI DIRITTI TELEVISIVI

● alle pagine

esteri

interventi di: RENATO BRUNETTA GIORGIO MULÈ ANGELO MARIA PERRINO ANTONIO PADELLARO PIERO SANSONETTI

2-3

● a pagina

N

on so se avete fa o caso alle immagini della festa per la vi oria in casa Cdu passate sui nostri Tg. Appariva un’Angela Merkel molto diversa dalla Cancelliera sicura di sé, sorridente o accigliata, ma sempre in giro per l’Europa a dare i “compi a casa” a nome del complesso industriale tedesco. Commossa e anche un po’ goffa nell’accennare un ba mani, una canzoncina, un sorriso pieno di commozione, Angela è apparsa sdilinquita e finanche un po’ disorientata dall’exploit che l’ha riconfermata premier della nazione più potente e, ad oggi, anche più egoista del nostro con nente. E siamo sicuri che, come hannno celebrato la maggior parte degli osservatori, con altri qua ro anni di Merkel a cavallo si faranno passi avan piu osto che del gambero, nel processo di unificazione europea? Dipende, ovviamente. Se la Germania della belle epoque insiste sulla china della cinghia rata, del rigore di bilancio e dell’austerity come obbie vi invece

che come strumen per richiamare (tempes vi) interven per la crescita, possiamo dire addio per almeno dieci anni all’uscita dal tunnel. Se invece… Se invece cosa? Già, dov’è la poli ca con la P maiuscola, capace di ba ere i famosi pugni in Europa (leggi Berlino) e definire un pa o non secondo l’agenda del più forte (leggi Germania) ma delle economie (dall’Italia alla Spagna, dalla Francia alla Grecia) che arrancano e, in cima l’Italia, con

La vignetta di Alex

politica

economia VENDESI ITALIA

di GIAMPIERO CATONE

IL DISPREGIO DELLA SOVRANITÀ

di ANGELO SANDRI

CHE DICE LA LEGA intervista a ROBERTO CALDEROLI ● alle pagine

giustizia

2-3

di ALBERTO MACCARI

L’ALLARME LAVORO

EUROPA, EUROPA

● alle pagine

4-5

di MARGHERITA BONIVER

ORDINE PUBBLICO EUROPEO E SOVRANITÀ ITALIANA di FEDERICO TEDESCHINI ● a pagina

6

IL TRIONFO DELLA MERKEL di MAURIZIO GASPARRI

● a pagina

intervista a: SERGIO MARINI

I FALCHI DI BERLINO di DINO SORGONÀ

di SOUAD SBAI

4-5

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11

● alle pagine

12-13

11

30015

ANNO LX

N. 15 SABATO 5 OTTOBRE 2013

€.1,00

DI EMILIO FEDE

estero

CENERENTOLA DI EUROLANDIA

QUALE RIPRESA?

di GIANFRANCO ROTONDI

LA CRISI ALLA SVOLTA

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

I

le poli che di austerity non recuperano nemmeno lo zero virgola di pun in pil e, anzi, in cima l’Italia, perdono ulteriori quote di occupa mentre debito pubblico e interessi sul debito si impennano? La Poli ca non c’è. E in Italia, in par colare, c’è invece un governo “blindato” (così è stato scri o), da un caro ma anche molto singolare Presidente della Repubblica. Un presidente garante del governo Le a, sebbene da nessuna parte sia scri o in Cos tuzione che la nostra è una Repubblica presidenziale. Per il resto ci pensano ancora i pubblici ministeri. Gli unici in Italia che conservano un potere acefalo e irresponsabile. Che possono decidere di politca industriale e mandare a ramengo una legge parlamentare. Dunque, in Italia, oltre alla recessione economica c’è l’insistere di una recessione poli ca che ci ha indebolito e (quasi) del tu o destru urato. E sono ormai vent’anni. Infine, c’è questo papa Francesco, che va in Sardegna e in faccia al popolo grida “Gesù, dacci il lavoro”. Commovente. Generoso. Vero. Già. Ma lavoro e gius zia sociale non dovrebbero essere di per nenza e responsabilità di una Poli ca e di un Governo?

di DINO SORGONÀ

L’ITALIA È BELLA

I CONTI IN TASCA

IL PONTE DI PACE di FIAMMA NIRENSTEIN

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Quel “sì” sofferto

Se Berlino insiste

di Luigi Amicone direttore “Tempi”

economia

IL FUTURO DI BERLUSCONI

interventi di: MARCELLO MELANDRI MAURIZIO PANIZ FEDERICO TEDESCHINI

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EDITORIALE

ANGELA O DIAVOLO? Una politica con la P maiuscola per battere i pugni in Europa

La vignetta di Alex

A

direttore responsabile: Antonio Falconio

30014

€.1,00

B

pare con l’impegno personale e la preghiera, avendo come stelle polari dell’agire poli co la famiglia, il bene comune e la speranza. Un messaggio forte, che ha colto l’occasione della se mana dei ca olici, a Torino, e che va le o in evidente collegamento con gli ammonimen che

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FEDERICO TEDESCHINI MASSIMILIANO GIORGI

SABATO 28 SETTEMBRE 2013

DI EMILIO FEDE

L’invito del Papa ai cattolici ad impegnarsi in politica

A

● a pagina

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EDITORIALE

Immischiarsi è bene lla vigilia del suo viaggio a Cagliari e a cinque anni dall’analogo appello lanciato in quella ci à da Benede o XVI, il Papa ha invitato i ca olici a impegnarsi nella poli ca, dando il meglio di sè stessi. I governan – ha aggiunto il Papa – debbono essere anima dall’amore per il loro popolo e debbono comportarsi con umiltà. Non basta cri care – questo è il pensiero di Papa Francesco – ma occorre parteci-

Giampiero Catone Diana De Feo

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Attento, Matteo, attento

● a pag.

economia

CULTURA VIOLATA

€. 1,00

GIURO

direttore responsabile: Antonio Falconio

30013

LA FORZA DEL LEADER

La Vignetta di Alex

arte

RIPORTARLI A CASA

interviste a:

CÉCILE KYENGE GIOVANNI LEGNINI PINO PISICCHIO

la sentenza della Cassazione su Berlusconi, da cui in effe dipende la sua stessa sopravvivenza. E’ necessario che i due maggiori par dell’alleanza (il Pd e il Pdl) decidano cosa vogliono fare in autunno e, se decidono che l’esperimento può andare avan , me ano da parte le loro riserve. Perme endo a Le a di fare le riforme e provare a cambiare nel profondo l’Italia, un paese che sta morendo di recessione. Altrimen , se non se la sentono di accendere il motore della coalizione, meglio me ere la parola fine a un’intesa così svogliata. Vivere alla giornata è un errore che non ci possiamo perme ere. Ed è un’ingius zia per gli italiani. Stefano Folli

Le divise sono sempre pericolose, specialmente quando le si fa indossare a dei bambini, perché vuol dire che li si sta preparando ad una guerra. Alcide De Gasperi

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

ANNO LX - N. 5 - SABATO 27 LUGLIO 2013

n tempo nelle aule di giustizia un piccolo crocefisso, spesso polveroso, stava a significare che dopo quella terrena, si poteva affidarsi a quella divina. I crocefissi sono andati in cantina, per quella polemica fra le religioni di diversa ispirazione. Perché Cristo sì, Maometto no? Se alzi gli occhi verso la Corte tenti di interpretare dalla gestualità dei giudici, che aria tira. Ma è una “magia” inattendibile. La Corte si ritira in camera di consiglio e nell’aula cresce il mormorio degli avvocati degli imputati. Poi, di colpo, si fa silenzio. Entra la Corte. Gli sguardi si incrociano fra difensori e accusati. Chi dentro la gabbia, chi fuori. Così sarà martedì quando la Cassazione esprimerà il verdetto su Berlusconi accusato di frode fiscale collegata ai diritti televisivi di Mediaset. Simbolicamente il silenzio sarà nel Paese. Sarà nel mondo politico come in quello giudiziario. Perché a questa sentenza potrà essere collegato non soltanto lui persona, ma anche lui grande imprenditore e protagonista di venti anni della politica anche internazionale. Deciderà, questo verdetto, anche sulla sua eleggibilità a Senatore della Repubblica. Deciderà, in termini che si conosceranno con la sentenza, se dovrà essere privato fosse solo per un giorno della libertà personale. Un silenzio carico di tensione. Un’attesa che si divide fra chi, senza alcun rispetto della presunzione di innocenza, esulterà e chi gli sarà simbolicamente vicino, forse anche nelle piazze, per ribadire fiducia umana e politica. Molti si chiedono come sta. Ma soltanto lui potrebbe rispondere. E non lo fa. Cresciuto in una famiglia cattolica e osservante, in un momento difficile del recente passato, posto di fronte ad una giustizia che ne chiedeva la condanna, ha detto: “Giuro sui miei figli… sono innocente”. Qualcuno lassù forse accoglierà questa verità, ma in aula, dove non c’è più un crocefisso, assedio di giornalisti, fotografi, telecamere, mentre radio e televisioni annunceranno edizioni straordinarie. Non si sa dove attenderà la sentenza. Ma sicuro accanto avrà i suoi figli.

vaticano

● alle pagine

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DI EMILIO FEDE

INCUBO EURO FORZIERI PROIBITI 2-3

www.ladiscussione.com

l caldo afoso tropicale. I Palazzi del potere politico assediati da cortei di protesta. Lavoratori senza lavoro. Giovani senza speranza. Donne umiliate dalla violenza. Una Ministro di colore offesa dal giudizio scomposto di un’esponente della Lega che poi chiede scusa. La moglie di un dissidente del governo del Tagikistan e la figlioletta, rapite vicino Roma. Riportate davanti alla giustizia del loro paese. Lo scandalo dai contorni frammentati, rimbalza in Parlamento. Il Ministro degli Interni Alfano, riferisce sul sequestro. “Non ero stato informato”, dice. Il suo Capo di Gabinetto - che invece qualcosa sapeva -, sospeso dall’incarico. Dentro e fuori il Parlamento resta acceso il fuoco della discordia. Si rincorrono voci di dimissioni. Di crisi di governo. Ma resteranno voci. Non si sa fino a quando. Protagonista delle giornate “bollenti” è anche la giustizia. La sentenza sul caso Ruby a Milano, l’attesa per quella della Cassazione il 30 Luglio, dove Berlusconi rischia la “ineleggibilità”. Non è più fuoco sotto la cenere. Ma ceppi che bruciano. Berlusconi ferma i falchi: “aspettiamo dice – la lettura della sentenza”. Comunque non lascerà l’Italia. Non intende farlo. Vuole continuare a lottare perché la democrazia sia capace di garantire una giustizia che sia tale per tutti.

economia

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

nnunciato poi rinviato. Attesa umana e politica. Con affetto ma anche polemiche. Così sono trascorsi il giorno e la notte precedenti il messaggio che Berlusconi ha affidato alla televisione dopo oltre un mese trascorso ad Arcore soltanto con alcuni della famiglia amici più stretti, consiglieri politici. Riflessioni e tormento al tempo stesso. Poche ore per dormire, com’è nella sua qualità di vita, leggendo giornali, seguendo la televisione a volte fino all’alba. Un mese assente dai giornali e televisioni. Solo qualche frammento della sua vita privo di clamore trapelato da chi ha avuto la possibilità di vederlo: preoccupato sì, ma deciso a non staccare la spina al governo per non mortificare il Paese nel quale come ha detto per annunciare la nascita di Forza Italia “Voglio vivere da uomo libero”. Dodici minuti senza leggere. Il tono deciso, non ha tradito momenti di commozione. Berlusconi ha chiesto il voto di chi crede in un Paese gestitop da una maggioranza che sia tale da consentire l’assoluzione dei problemi più gravi. A quella magistratura che lo ha condannato ha ribadito la sua innocenza della quale i giudici non hanno tenuto conto perché il disegno era eliminarlo dalla scena politica. Ha concluso però dicendo che, anche se fuori dal Parlamento, lui restera il leader di quel movimento che raccoglie il consenso di milioni di italiani.

Successo dei Circoli de “la Discussione”

4-5

FAUSTO BERTINOTTI

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e giornate sono lunghe, le notti ancora di più per lui che sta combattendo forse la battaglia più difficile della sua vita di uomo e di politico. Non mollerà. Qualunque cosa accada sarà fedele a quel primo messaggio con il quale decidendo di scendere in campo disse “ voglio vivere da uomo libero in un paese libero e democratico”. Gli anni sono passati. Il tempo con tutti severo, ha segnato il suo volto, ma non lo spirito, il coraggio che hanno fatto di lui un protagonista amato in Italia, rispettato all’estero. L’uomo che ha fermato la guerra fredda favorendo la stretta di mano fra Medvedev e Bush. L’uomo, che ha creato un impero garantendo migliaia di posti di lavoro. L’uomo il cui successo ha suscitato rabbia, gelosie, invidia, poi voglia di indebolire il suo potere. A questa volontà non sono mancati soccorsi trasversali:i tradimenti politivi e umani, certa giustizia che, per vie diverse, gli ha dato la caccia per vent’anni. Ora siamo alla svolta. L’uomo è solo con se stesso. Anche se accanto ha affetti sinceri, non solo quelli familiari. Solo nelle lunghe riflessioni. Solo nel frugare negli anni della infanzia, della giovinezza, della spensieratezza delle maniche rimboccate. Alla mamma che gli consigliava di riflettere prima di affrontare questa avventura politica rispondeva “ me la caverò, stai serena”. Se la caverà. Il suo cammino è sempre più disseminato di ostacoli, di mine vaganti, di falsità. Troppo presto per uscire di scena. Il Paese ha ancora bisogno di lui. Una parte almeno. E sarà quella pronta a offrirgli fiducia con il voto. E dal Colle? Berlusconi non lo dice, ma forse non si fida.

politica

CLAUDIO PRIVITERA ● alle pagine

politica

SABATO 21 SETTEMBRE 2013

DI EMILIO FEDE

speciale convegno

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

La resa dei conti

NON SI FIDA

FEDERICO TEDESCHINI

● a pagina

Giorgio Mulè Sarina Biraghi Erica Orsini Salvo Mazzolini

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DI EMILIO FEDE

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Un politico guarda alle prossimeelezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione Alcide De Gasperi

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EDITORIALE

La resa dei conti

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ANNO LX - N. 4 - SABATO 20 LUGLIO 2013

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Un Paese migliore

direttore responsabile: Antonio Falconio

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POVERA

direttore responsabile: Antonio Falconio

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ra il 1951, un anno prima dalla nascita di questo giornale, che il sogno europeo trovava la sua prima realizzazione: nasce la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciao. Sei i paesi fondatori: Italia, Belgio, Germania Occidentale, Francia, Olanda e Lussemburgo. Tre i leader europei che avevano lavorato con impegno a tale risultato: l’italiano Alcide De Gasperi, il francese Robert Schuman e il tedesco Conrad Adenauer. Gli uomini che avevano impersonato l’alternativa politica e morale a questa deriva totalitaria ed inumana, al potere dopo il 1945, sentirono profondamente come sulla messa in comune di due risorse fondamentali, il carbone e l’acciaio, si ponessero le premesse per una inedita stagione di pace nell’Europa occidentale. Le successive tappe, fino al 1993, con la firma del Trattato di Maastricht, che prevede l’istituzione dell’Unione Europea, si muovono su un disegno strategico che è quello della coesione. Della creazione, cioè, negli stati membri di condizioni socio-economiche che progressivamente rendano più equilibrato il rapporto fra aree più provviste ed aree depresse e creino un quadro di riferimento condiviso. Il punto di declino avviene nel 1999 , quando si pensa di costruire l’unione su una moneta unica, segno di per sé di strutture statuali compiute e non da edificare. Ne viene fuori così un insieme comunitario di stati estremamente debordante, con un parlamento pressoché privo di poteri e con una moneta unica che avvantaggia di fatto solo la potenza più forte, la Germania. La crisi economica mondiale ha messo a nudo le contraddizioni di questo processo involutivo. Così com’è, questa Europa, dove un ministro tedesco può affossare o dare via libera a qualunque disegno innovatore, non va. Ne è accettabile che in nome di una austerità a senso unico si buttano a mare gli ideali solidaristici dei fondatori per assistere inerti alla fame ed alla disperazione di milioni di cittadini europei. Non può andare così. O l’Europa si riforma, tornando all’ispirazione originaria, o non ha senso e tanto vale che si torni a ragionare con più realismo su idee e soluzioni che ristabiliscono, con termini diversi, i rapporti fra i suoi governi e i suoi popoli.

Il principio primo e essenziale è il mistero della vita...Dio ha un disegno imperscrutabile di fronte al quale m’inchino adorando... Alcide De Gasperi

EDITORIALE

EDITORIALE

Ritrovare dignità

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ANNO LX - N. 3 - SABATO 13 LUGLIO 2013

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EDITORIALE

DI

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

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Si parla molto di chi va a sinistra o a destra, ma il decisivo è andare avanti, e andare avanti vuol dire andare verso la giustizia sociale Alcide De Gasperi

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Non dobbiamo mai dimenticare che, finchè saremo uniti, avremo la possibilità di affermare le nostre idee e soprattutto la possibilità di vederle attuate

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mmagini che resteranno drammaticamente nella svolta storica della nostra Repubblica. Comunque vada, il Paese farà fatica ad uscire dalla crisi. Ma una certezza emerge: quella dei ruffiani e dei traditori che si sono nascosti dietro l’alibi di “consiglieri” e “consigliere” attorno ad un uomo Silvio Berlusconi che certa giustizia e certi poteri forti (come li definisce Bossi) volevano cancellare dalla scena non solo di casa nostra, ma anche internazionale. Negli anni d’oro quando ha lanciato con successo Forza Italia, accanto a lui c’erano Fedele Confalonieri, affettuosamente chiamato “zio”, i figli Marina e Pier Silvio (gli altri tre ancora troppo giovani). C’erano Gianni Letta, Marcello Dell’Utri, Adriano Galliani. Ed anche io. Poi tutto, lentamente ed inesorabilmente, è cambiato. Oggi Forza Italia subisce una inutile lacerazione tra falchi e colombe. Fra chi chiedeva ad alta voce il “no” alla fiducia del Governo Letta, quindi la crisi, e quelli – colombe? – che la fiducia volevano che ci fosse per evitare una crisi al buio mentre il Paese arranca economicamente. Nelle ore che hanno preceduto il voto al Senato sono apparsi colombe, allodole, aspiranti colombe e aspiranti allodole, qualche vecchio “arnese” della politica che con parole “mielose” si offriva per dare una mano a Berlusconi. Mentre quel Berlusconi che ribadisce “non morirò, resterò a combattere”. E’ facile che assisteremo alla nascita di partitini e movimenti aggrappati ala speranza di conquistare qualche poltrona in parlamento. Ma è anche facile che nascano altre realtà politiche dove il simbolo sarà quello della lealtà ed il rispetto delle regole democratiche. Prima fra tutte la legge che riconosca ai cittadini il diritto , attraverso la preferenza, di scegliere da chi essere rappresentato in parlamento. Nelle poche parole con le quali Berlusconi ha annunciato il voto di fiducia al governo, c’era tensione e commozione. Dai banchi dell’opposizione invece battute velenose. E ingiuste. La fiducia c’è, la pace no. La mediazione incerta. Gli agguati dietro l’angolo. Per quanto io lo conosca, l’uomo di Arcore è lontano dall’arrendersi.

direttore editoriale: Emilio Fede

DOVE VOLANO LE COLOMBE Il bene comune La votazione al Senato della fiducia all'esecutivo di Enrico Letta consegna all'Italia una nuova-vecchia maggioranza che rinnova l'accordo politico delle larghe intese. La benedizione di Silvio Berlusconi, tanto attesa quanto inaspettata, arriva direttamente in aula dopo una mattinata di frenetiche trattative. La necessità di ridimensionare la spaccatura interna al Pdl ha fatto sì che il cavaliere di Arcore abbia preferito continuare sulla strada della mediazione e del buon senso. Il governo delle larghe intese di Enrico Letta, dopo aver a lungo vacillato, trova finalmente la prima, vera, forte, intesa tra le componenti che lo sostengono: la stabilità delle poltrone. Incapace di offrire soluzioni concrete alla crisi economica ed occupazionale che attanaglia il Paese; rimproverato dall'UE per essersi permesso di alleggerire il carico fiscale che grava sulle famiglie italiane con l'abolizione della prima rata dell'imu; screditato«apertis verbis»dai nuovi leader della politica italiana che lo hanno etichettato come«go-

vernicchio capace solo di vivacchiare» l'esecutivo trova, con un colpo di coda tanto improvviso quanto inaspettato, la tesorizzazione del conflitto tutto interno al Pdl tra falchi e colombe ed i numeri per proseguire il suo mandato. Le intese sono salve ed il conto lo paga Silvio Berlusconi. L'appello accorato alla stabilità, proclamato più volte dai partner europei e sostenuto con forza dal gotha

La vignetta di Alex

politica

estero

dell'imprenditoria italiana, ha prevalso sulla necessità di arginare l'impatto della politica dell'austerity, tutta tasse e sacrifici, imposta dalla Germania di Angela Merkel. Una politica che ha condannato l'Italia ad una recessione economica dalla quale sembra non esserci via d'uscita. Più volte Enrico Letta ha giustificato la gravità della situazione facendo ricorso al concetto della mancanza di stabilità. L'alibi perfetto per chi è a corto di idee. Specie se lo si associa al concetto di responsabilità. Cosa sia intervenuto nella determinazione di Silvio Berlusconi di proseguire l'esperienza di questa strana maggioranza, non è dato sapere. Quello che è certo, è che con la votazione in Senato il premier ha ottenuto quel consenso necessario alla attuazione del suo programma. Adesso occorre che il Governo lavori per una repentina ripresa economica forte di una maggioranza, numerica prima che politica, che può dare il via alle riforme tanto attese dagli italiani. Il banco di prova immediato sarà l'approvazione del testo del documento di programmazione economica, per poi passare alla modifica della legge elettorale. Due temi sui quali staremo a vedere se falchi e colombe dei due schieramenti torneranno a volare insieme. G C

giustizia

economia

IL TETTO DEL DEBITO

FUTURO INCERTO fotoreportage del voto di fiduciaal Senato ● alle pagg.

2-3

LE SPINE DELLA MERKEL IL PAPA E LA SOCIETÀ ● alle pagg.

IN LISTA D’ATTESA

GIUSTIZIA CONTABILE di FEDERICO TEDESCHINI

4-5

● a pagina

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IL GIALLO DELL’IMU ● alle pagg.

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rettore responsabile: Antonio Falconio

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ANNO LX

N. 21

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SABATO 16 NOVEMBRE 2013

€.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio EDITORIALE

La verità offesa DI EMILIO FEDE

S

tanno volando gli stracci. Non soltanto nel mondo politico. Anche in quegli angoli della società dove si annida la corruzione, lo strapotere, l’ipocrisia. Da sempre popolato di ruffiani, di personaggio senza scrupoli che, a secondo dell’aria che tira, salgono e scendono dal carro del vincitore. E spesso sbagliano restando a terra per sempre. Qualcosa il senso di gratitudine dovrebbe insegnare. Ma come un giorno – io direttore del TG1, Spadolini appena chiamato a guidare il governo – mi disse: “la gratitudine – ricordati – è soltanto l’attesa di nuovi favori”. Vantare la morale è facile, ma occorre che nell’armadio – chi la predica – non abbia scheletri. Giornalisti, scrittori, mediatori di dibattiti televisivi sono – a volte – come direttori di una orchestra che non si accorgono che qualche strumento non partecipa al coro. Sembra che tutti sappiano di tutto e di tutti. E si vede, ormai, che la scelta ideologica, non l’obiettività, è quella che guida la linea da seguire. C’è una confusione di non verità, qualche volta di ricatti. La politica è spesso spietata. Offende la morale. Succedeva anche in passato. Ne parlavo con i protagonisti di allora Forlani, Craxi, Piccoli, più spesso con Aldo Moro. Moro. Ricordo un viaggio con lui, allora ministro degli esteri, quando ero inviato della Rai nel continente africano. Tornavamo dal Congo diretti a Tripoli per incontrare Gheddafi appena eletto leader della Jamairia libica. Il forte Ghibli, vento caldo del deserto – ci aveva costretto ad atterrare a Djerba. Moro voleva che nei suoi viaggi in Africa e non soltanto, fossi io a seguirlo come giornalista. Sulla pista dell’isola una curiosa coincidenza: era pronto per il decollo un aereo dell’Eni a bordo del quale doveva rientrare a Roma Emilio Colombo, allora Presidente del Consiglio. Un incontro sulla pista non prevedibile ma imbarazzante. Colombo arrivò con un gruppo di amici fedeli scendendo da un’auto–giardinetta con un cesto di fiori e frutta dell’isola. Con Aldo Moro, oltre me, c’erano Vittorio Cottafavi direttore generale del ministero degli esteri, Sereno Freato assistente-consigliere quanto mai vivace di Moro. Ci fu fra Moro e Colombo un breve colloquio. Poi noi a Ulisse Palace per una colazione in attesa di ripartire per Tripoli e Colombo per Roma. A tavola Moro pensieroso, parlava della Rai e di certe scelte dell’informazione, che non condivideva. Poi anche del suo progetto politico. Della sua intenzione di andare in parlamento per proporre il primo governo di centro-sinistra. Aggiunge, quasi in riflessione ad alta voce: “… vedrà caro Fede – mi dice – che faranno di tutto per impedirmelo”. Così sarà. La strage di via Fani, il rapimento di Moro, il calvario del confronto con le Br, il lungo patteggiamento fallito, l’esecuzione spietata, il corpo di Moro rannicchiato senza vita nel bagagliaio di una utilitaria abbandonata in via Caetani, nel centro di Roma. Il ritrovamento annunciato dal telefonista delle Br: “abbiamo ucciso Moro, andate in via Caetani e troverete il suo corpo”. Non si saprà mai chi materialmente ha compiuto l’esecuzione. Il perché certo mondo politico ha rifiutato la trattativa con le Br scegliendo così che Moro fosse assassinato. Conservo di Aldo Moro una lettera cortese e al tempo stesso affettuosa nella quale mi ringrazia di quanto professionalmente ho fatto accanto a lui durante i viaggi in Africa e, soprattutto, in Israele. Quella tragedia come tante altre sono ormai archiviate. Resteranno senza una verità vera. Chi poteva sapere ha scelto di portarsela nella tomba.

direttore editoriale: Emilio Fede

UOMINI, MEZZI UOMINI, OMINICCHI

QUANDO VOLANO GLI “STRACCI” Mezzogiorno di fuoco Si stringono i tempi per una riforma delle legge ele orale da parte del Parlamento, prima che sia a farlo la Corte Cos tuzionale che, a breve, dovrà valutare il profilo del “porcellum” in rapporto alle prescrizioni della carta fondamentale della Repubblica. Di tu e le riforme annunciate questa della legge ele orale sembrava la più urgente, visto il coro unanime di esacrazione per l’a uale norma va, ma, di fa o, non se ne è fa o niente, o quasi, sia per le difficoltà di un vasto consenso su un modello di riforma, sia per le riserve taciute delle oligarchie dei par di perdere, con il porcellum, uno strumento ideale per affollare le camere di parlamentari di fa o nomina , anche se formalmente ele . Sarebbe uno smacco cocente per la poli ca se la Corte Cos tuzionale dovesse ritenere ammissibili i dubbi di cos tuzionalità su porcellum e decidere di conseguenza, rendendo evidente l’impotenza o la malafede dei par , che da vari anni parlano di modifica della legge nei termini di una res tuzione agli ele ori della facoltà di scegliere chi li dovrà rappresentare in Parlamento. Una nuova legge ele orale pone comunque in ques one non solo problemi di garanzia per gli ele ori, ma anche di salvaguardia di un pluralismo di presenze, che oggi sopravvivono a fa ca nelle gabbie di un bipolarismo non riuscito.

Un bipolarismo che l’a uale legge doveva assicurare, fallendo però clamorosamente nell’obie vo, come dimostra la situazione a uale di impotenza dei due blocchi maggiori, che ha costre o, volen o nolen , ad imboccare la strada delle larghe intese. Una scelta, questa, che ha illustri preceden e un probabile futuro in Germania, ma che in Italia, se non realmente condivisa dai contraen sulle finalità ul me, rischia di produrre una condizione permanente di convulsioni e di impotenza. Una condizione che va superata, anche con un’intelligente riflessione sui guai del bipolarismo che, forzando idee, storie e uomini nelle gabbie di schieramen porta più alla compe zione che alla collaborazione,

La vignetta di Alex

politica

sta defini vamente distruggendo quel prezioso lascito delle esperienze poli che dei primi cinquant’anni della Repubblica, dove era percepibile e vissuto un clima civile di confronto e il rispe o per le idee altrui. E le idee sono proprio quelle che la deriva dei par a uali in comita ele orali sembra aver scacciato dagli orizzon del confronto e da una poli ca sempre più prigioniera di ta cismi o delle liturgie di un altro molock estraneo ed immobile, qual’è l’a uale fisionomia dell’ Unione Europea. Se ci sarà pluralismo nella rappresentazione e un profondo rinnovamento o una catarsi nella condizione dei par , ci si accorgerà che nei diba di ques giorni c’è un grande assente, che è il Mezzogiorno. Il Sud, quello per il quale il tren no De Gasperi pensò linee straordinarie di interven pubblici, sul modello Keynesiano, e oggi sempre più alla deriva, fra crollo del suo sistema industriale, espropriazione degli strumen del credito da parte di grandi gruppi, imposizione fiscale, dilagare dell’illegalità e delle strategie della delinquenza organizzata, caduta di credibilità dei poteri locali. Senza urgen terapie d’urto e recupero di poli che che non siano prigioniere dei dogmi rigoris di Bruxelles, si rischia l’abisso di una vasta area di povertà e di ribellione nel sud dell’Europa. È questa, un’emergenza primaria, che non sembra nemmeno affiorare in ques giorni, dove fioriscono inganni, trucchi meschini e volano sberle, non solo verbali, all’interno dei par maggiori della coalizione di governo. GIAMPIERO CATONE

speciale

esclusivo

IL TERZO POLO?

● a pagina

“LA TERRA DEI FUOCHI”

MILIO EDE

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SI SALVI CHI PUÒ

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economia di ALBERTO MACCARI

IO C’ERO A NASSIRYA di E F

di ETTORE DI BARTOLOMEO

mutamen del quadro poli co degli ul mi giorni hanno messo in ombra una ques one essenziale: quella del rapporto tra il nostro paese, e di quelli dell’area mediterranea, con le autorità comunitarie. Ha certamente cos tuito una doccia fredda per il governo, che si era molto speso per creare una re

APPESI AL COLLE

L’INPS NON È UN BANCOMAT

di ADRIANA POLI BORTONE

LA RIFORMA ELETTORALE SECONDO RENZI

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NON SARÀ UN ADDIO

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● a pagina

4

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5-6-11-12

LA DOCCIA FREDDA DELLA RIPRESA di TIZIANA SCELLI

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INTANTO PENTITEVI

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...appuntamento al 2014!


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laDiscussione sabato 28 dicembre 2013

PRIMA PAGINA €.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

direttore editoriale: Emilio Fede

direttore editoriale: Emilio Fede

SABATO 17 AGOSTO 2013

€.1,00

DI EMILIO FEDE

Parlamento lavora sì, ma con un occhio ai no ziari televisiva e orecchie alle radioline. Una sorta di ansia che prescinde dalle divisioni di par to. Qualche grillino espande sorrisi velenosi, e si prende un gesto poco cortese da parte di un collega del Pdl. In area Pd si sprizza serenità con l’alibi che comunque vada il governo non cadrà. Amore per la Patria o preoccupazione di crisi, elezioni an cipate e quasi certezza di perdere la poltrona? Chissà. La ci à un po’ per le vacanze, sopra u o

La vignetta di Alex

il punto economico

perché bollente per il termometro che impietosamente sale, e semivuota. Perfino qualche passante si avventura su un altro che neppure conosce per sapere “la sentenza c’è stata?” chiede. E l’altro “ma lasciami perdere, non so come dare da mangiare stasera a tre figli”. Chi fuma si avvolge in una nuvola biancastra. Chi è nervoso perde il conto dei caffè e passa a quello dell’orzo. Palazzo Grazioli è a poche cen naia di metri da questa redazione. Rafforzata la protezione. Curiosi puntano gli occhi a quelle persiane semi aperte e qualcuno per stupire con un urle o dice “l’ho visto… l’ho visto benissimo… era preoccupato”. Berlusconi con i suoi famigliari e alcuni fedelissimi. Se prova tristezza non si vede. Se l’amarezza lo spingerebbe ad esprimere giudizi verso certa magistratura, lo fa con lo sguardo, ma si morde le labbra. Legge qualche documento. Gli fanno un elenco rapido di messaggi di solidarietà. Uno forse la foto quando in piazza migliaia di Forza Italia gli urlano “dai Silvio”. Di colpo il silenzio cala. Squillano insieme telefonini riserva . La Tv in dire a ca ura le toghe rosse..la voce che dà le ura della sentenza… EMILIO FEDE

IL DECRETO DEL FARE intervista a:

RAFFAELE BONANNI SEGRETARIO GENERALE CISL

COESIONE SOCIALE intervista a:

MAURIZIO GARDINI PRESIDENTE CONFCOOPERATIVE

INVERTIRE LA ROTTA di:

ANTONIO URICCHIO RETTORE DIRITTO TRIBUTARIO

● alle pagine

4-5

SILVIO dopo SILVIO A mente fredda

politica

giustizia

di GIANFRANCO ROTONDI

SEMPRE CON LUI di ALESSANDRA MUSSOLINI ● alle pagine

ANNO LX

N. 16 SABATO 12 OTTOBRE 2013

UN GIUDICE EUROPEO PER SILVIO BERLUSCONI di FEDERICO TEDESCHINI

2-3

● a pagina

4-5

€.1,00

direttore responsabile: Antonio Falconio EDITORIALE

La forza del leader DI EMILIO FEDE

B

erlusconi ai servizi sociali. Forse. Lo invitano. Chi per solidarietà, chi per farsi un pò di meschina pubblicità una società civile, una politica che dimentica i tanti scheletri che ha nell’armadio, dovrebbe avere rispetto di un uomo che la storia ricorderà come protagonista della politica anche internazionale. Vergogna dividersi fra chiimpietosamente – ne vuole l’uscita di scena e chi difende la sua immagine. I ruffiani erano in agguato. Ancora prima che quella certa giustizia portasse a termine il suo percorso mortificante, qualche “bellimbusto” non perdeva occasione per mostrarsi anche a telecamere spente, e si proponeva come possibile leader di quella area moderata o”orfana” di Berlusconi. Poi la bagarre di dissensi e consensi. Poi il silenzio. In un tutto che non tiene conto della forza dell’uomo capace di reagire ad una aggressione, anche mediatica, che vorrebbe chiudere drammaticamente la sua storia non solo politica, ma anche di imprenditore. Concludo – ne chiedo scusa all’autrice – con un passaggio dell’editoriale di Lucia Annunziata (non sospettata di simpatie Berlusconiane) che fedele alla correttezza di giornalista scrive.

politica

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

di Paolo Del Debbio giornalista conduttore di “Quinta Colonna”

Si discute molto del futuro del PDL. Meno del futuro degli elettori del PDL. Prima di chiedersi quale parte dello zoo, falchi e colombe, avrà la meglio forse il PDL/Forza Italia dovrebbe chiedersi cosa fare per avere la meglio sugli elettori. Se no si fanno i conti senza l’oste e il vino non arriva mai. La forza della storia del centro destra in Italia è data da tre fattori: la leadership, il programma, il linguaggio. Indipendentemente dalle realizzazioni concrete che i governi di centro destra sono riusciti a portare a casa, gli elettori sono rimasti sostanzialmente fedeli in

giustizia

La vignetta di Alex BERLUSCONI AI SERVIZI SOCIALI

cultura

La fine di un ciclo

esteri

di E.Alberti Casellati

Occorre lealtà

di Margherita Boniver

● alle pagg.

I con in tasca

L’odissea dei due Marò

Fellini,poeta dell’immagine

di Federico Tedeschini

di Maurizio Gasparri

2-3

● a pag.

economia Le vite vendute

Il neoclassicismo di Cézanne

di Giuseppe Pisicchio

4

● a pagina

di Giampiero Catone

Sangue al Cairo

6

● a pagina

Un cuneo da tagliare di Alberto Maccari

11

● alle pagg.

12-13

intervista a: ANTONIO VENTO ● alle pagine

12-13

● alle pagine

Mentre l’Italia attende

politica

giustizia

IL “BALLO” DELL’IMU

di MARGHERITA BONIVER

di RENATO BRUNETTA

ANNO LX

SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

n Paese così non ha speranza di rialzarsi e trovare la forza politica di affrontare ed uscire, almeno in parte, dalla crisi. Ogni giorno il percorso è lo stesso: dagli impegni dichiarati di destra, centro e sinistra a quelli di aspiranti nuovi leader pronti a prendere in mano le leve del potere. “Affondare” Berlusconi sembra essere obiettivo primario. Lui la via d’uscita sarà ancora in grado di trovarla. Il “gioco” dei servizi sociali appassiona più chi ha voglia di esibizione, che non chi propone una soluzione nel rispetto (ma chi ne ha?) della dignità di un uomo che è stato per vent’anni protagonista non soltanto politica del suo Paese. Certo dignità che non va negata a nessuno, tantomeno a chi – giusto ribadirlo – per anni ha governato e realizzato una impresa che ha dato lavoro a migliaia di persone. C’è solo del “berlusconismo” in quello che dico? No. C’è il giudizio di un giornalista che ha vissuto sessanta anni di esperienza professionale: da Einaudi, a De Gasperi a Berlinguer, a D’Alema, a Moro. Sbaglia, chi si illude che il cosiddetto “ventennio” sia concluso. Anche senza la poltrona al Senato, anche se agli arresti domiciliari o servizi sociali, Berlusconi sarà leader. Il Pdl manifesta segni di impazienza mentre i sondaggi smentiscono i cattivi profeti: l’area moderata con Pdl in testa, riscuote fiducia e si porta di due e tre punti avanti a quella di sinistra estrema o moderata. Contributo a questo – non se ne abbia a male – quel Matteo Renzi che, di predica in predica, rischia non soltanto la segreteria del Pd, alla quale tanto si appassiona, ma anche la poltrona di Sindaco di Firenze. Intanto dietro l’angolo si rafforza la destra di “Fratelli d’Italia” e si affaccia un nascente movimento che registra nomi di spicco: da Rotondi, a Giovanardi a Giuliano Urbani, forse Antonio Martino, giuristi, esponenti della finanza e della cultura. Questo non a danno del Pdl, ma piuttosto (termine tecnico sgraziato ma di uso politico) di apparentamento. Riparo, per concludere, un errore tecnico che nel mio precedente editoriale ha cancellato la riflessione di Lucia Annunziata – certo non sospettabile di complicità politica con Berlusconi – che di lui ha detto: “Credo di non avere bisogno di patenti per dimostrare da che parte sono stata in questi venti anni, ma davanti alla conclusione giudiziaria e politica di questo periodo non mi metterò fra chi affonda la lama dell'insulto, della soddisfazione, e ancor meno della volgarità, contro Silvio Berlusconi”.

direttore editoriale: Emilio Fede

IL PIANETA MALATO

● alle pagine

2-3

di FEDERICO TEDESCHINI

● alle pagine

2-3

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politica

giustizia

LA NUOVA ALLEANZA intervista a CARLO GIOVANARDI di GIANNI PITTELLA

IL FUTURO DI ALFANO

di GIANFRANCO ROTONDI

● alle pagg.

2-3

Una Corte che ha già definito inumano e degradante il nostro sistema penitenziario e che ci ha dato tempo fino al maggio 2014 per me ere ordine. Ci sarà una presa di coscienza di questa situazione di fa o immorale e penalizzante per il nostro Paese? C’è da dubitarne considerando forze e personaggi che la ritengono non prioritaria , o che ne teorizzano una fisionomia che tagli un imputato eccellente, sordi così alle sofferenze umane e indifferen alle condanne che ci vengono non solo dalla Corte Europea, ma dall’opinione pubblica internazionale.

La vignetta di Alex

cultura

economia

AMNISTIA

di F EDERICO T EDESCHINI

FINISCE IL VENTENNIO

4-5

● a pagina

RIFLESSIONE SUI CONTI PUBBLICI

di ANTONIO MARTINO

VIZI E VIRTÙ DELLA LEGGE DI STABILITÀ di ANTONIO MACCARI

intervista a CARLO BRILLANTE

intervista a GIUSEPPE DE CRISTOFORO ● alle pagg.

LE CHIESE PROIBITE

di DIANA DE FEO

“HO VISTO UN SOGNO...”

UN VOTO A RISCHIO

LA NUOVA FRONTIERA

di ANTONIO MARTINO

ALLA RICERCA DI UNA BOCCATA D’OSSIGENO

interviste a: IVO POGGIANI ANDREA MASULLO ● alle pagine

4-5

di ELIO LANNUTTI ● a pagina

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ANNO LX

N. 18

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SABATO 26 OTTOBRE 2013

€.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

direttore editoriale: Emilio Fede

IL “CAVALLO” NON BEVE

di TIZIANA SCELLI

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GRAZIE MA NON

GRAZIA Superare i conflitti

S

iamo a un passaggio importante, se non decisivo, per la stabilità del quadro poli co e la tenuta delle is tuzioni. Se corrosi e travol nel nome delle pregiudiziali demolitorie che hanno reso difficili e travaglia ven anni della seconda Repubblica, a pagarne le conseguenze non saranno gli incendiari e i forcaioli, ma l’intero Paese, che arranca con fa ca per recuperare sui dramma ci problemi crea dalla crisi economica mondiale. D’altro canto, se non prevalesse in tu gli a ori di questa vicenda il senso di responsabilità, verrebbe travolto quello che era il presupposto e l’aspe o più importante della cos tuzione dell’a uale maggioranza, e cioè il superamento del confli o permanente e il reciproco riconoscimento, fra Pdl e Pd, di una legi mità cos tuzionale e di una funzione comunque essenziale per res tuire vitalità e prospe ve al sistema democra co. Se questa riflessione è valida, se è altre anto vero che le vi orie poli che si conquistano sul campo e non usando le sentenze come una mazza ferrata, ci sembra quanto mai forzata e non opportuna una decisione della Giunta per le Immunità del Senato, che alcuni a ori hanno avventurosamente an cipato, senza nemmeno conoscere le carte e, sopra u o, senza aver approfondito i dubbi sulla cos tuzionalità della Legge Severino, la cui applicazione retroa va ha fa o sollevare for perplessità a illustri cos tuzionalis , tanto da richiamare la possibilità, se richiesta, di una pronuncia della Corte Cos tuzionale.

politica

La vignetta di Alex

Il primo problema che si pone è infa sulla figura giuridica dell’incandidabilità che è non prevista dalla Cos tuzione e quindi impugnabile perché incide su diri cos tuzionalmente tutela e tutelabili, anche da parte della Corte Europea dei diri dell’uomo. Oltre ques aspet giuridici, che non sono irrilevan e che non possono essere affida all’interpretazione del Presidente della Giunta del Senato, esiste un problema poli co, che li sovrasta e che è nel potere esclusivo del Parlamento sapere affrontare. E’ decoroso per il pres gio internazionale del nostro Paese che un leader, che ha dominato la scena poli ca per tu ques anni e che tu ora gode di un grande consenso popolare, essere privato dei suoi diri poli ci facendo leva su una sentenza sulla quale si addensano seri dubbi di cos tuzionalità? E può essere criminalizzato con lui, lo stesso impegno di chi, e sono milioni di ci adini, gli hanno affidato e affidano fiducia al suo par to? E, ancora, sulla base di un pregiudizio gius zialista, è lecito comprome ere un quadro poli co che, se stabile, può non solo perseguire il risanamento economico, ma anche fa-

giustizia

vorire sviluppi che s molino, in una logica dell’alternanza non viziata da pregiudizi, nuovi e più funzionali asse delle forze poli che? La ques one va quindi risolta con l’intelligenza della poli ca, con senso di responsabilità e con realismo. E anche con quella consapevolezza degli orizzon comuni che fu ben presente ai leaders della sinistra dei primi decenni della Prima Repubblica, una sinistra che aveva una sua base ideologica e non si era abbandonata a una deriva laicista e gius zialista. A questo obie vo, i ca olici democra ci, ovunque mili no, che non hanno mai pra cato il linciaggio degli avversari e le scorciatoie per l’affermazione delle proprie idee, possono e debbono dare un decisivo contributo. GIAMPIERO CATONE

economia

cultura VACANZE ITALIANE

IL PERNO DELLA POLITICA di GIANFRANCO ROTONDI

di CHIARA CATONE

SALVIAMO IL PAESE di ROCCO BUTTIGLIONE

PIANETA GIUSTIZIA

L’ AMARO CALICE di MARIO MANTOVANI

FERMARE I FALCHI di DANIELE CAPEZZONE

L’AUTOVELOX FISCALE

LA VOCE DEI SINDACI di SANDRINO AQUILANI

di FEDERICO TEDESCHINI

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di ALBERTO MACCARI

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ANNO LX

N. 19 SABATO 2 NOVEMBRE 2013

€.1,00 SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

direttore editoriale: Emilio Fede

EDITORIALE

Chi rompe paga DI EMILIO FEDE

a gente che incontro per strada e mi riconosce la prima domanda che mi pone è : “ce la faremo ad uscire da questa crisi?”. Altri “mi aiuta a trovare un lavoro”. Molti “mi regala per favore un euro, sono disoccupato, non ho come comprare un panino”. Non so se avendone la possibilità la sera resteranno davanti ai televisori per assistere ai dibattiti sulla legge di stabilità., sul cuneo fiscale, sul PIL che sale e scende, sulle borse europee che sono il termometro dell’economia dei vari Paesi. Il Paese è stanco. Chi può dovrebbe dire con chiarezza come stanno le cose. Che Matteo Renzi voglia vincere la sfida per diventare segretario del PD e anche Capo del Governo non appassiona le famiglie. Come pure se nel Pdl ci sono più falchi o più colombe. Neppure che Casini dopo le dimissioni di Monti sogna un nuovo centro che nasca sulle ceneri della DC. Neppure se i grillini danno segni di fastidio nei confronti di alcuni atteggiamenti del loro leader Beppe Grillo che chiede meno dichiarazioni dei singoli. I sondaggisti sono nel pantano. I favori per questo o quel movimento, per questo o quel leader subiscono continue oscillazioni a causa di dichiarazioni che oggi dicono, domani smentiscono. Forse alcuni volti in Tv hanno fatto il loro tempo. Parlano per slogan, alzano i toni della voce e la confusione è totale. Gli ascolti come i sondaggi sono la spia di un malessere che cresce. Gli italiani così si consolano. I politici di antica data – sono pazienti - , dunque non c’è rischio della rivolta di piazza. Ma chissà, la fame è una insidiosa consigliera. Non tiene conto dei tanti volti che invocando ottimismo dominano le prime pagine annunciando “finalmente segnali di ripresa”. Ma chi è in coda per un piatto di minestra davanti ai centri della Caritas non se ne sono accorti.

asta considerare che sia un nemico da abbattere chi non la pensa come te. Da troppo tempo assistiamo ad un progetto mediatico che ha il solo scopo di frammentare il ruolo politico di Berlusconi. Se Berlusconi sostenuto da centinaia di documenti contesta per essere stato ingiustamente condannato, eccolo subito indicato come persecutore dei magistrati. Appresso a Berlusconi i suoi amici che avessero la sventura di essere chiamati in giudizio anche solo per non avere pagato un chilo di mele. Si va dalla truffa all’erario, al concorso esterno in associazione mafiosa, all’ induzione alla prostituzione minorile. Non c’è salvezza. L’uomo non si perde d’animo, non lo ha mai fatto, si rimbocca le maniche, riunisce i pochi – pochissimi – fedeli e traccia il cammino per rilanciare la sua politica, per salvare il Paese sempre più disastrato. “ Quanti guai che ci sono da riparare ( spesso riflette ad alta voce), bisogna fare il possibile per andare avanti”. Ma dopo un breve silenzio: “mi chiedo – aggiunge- come si possa sostenere la fiducia ad un governo che ormai sfida le sabbie mobili”. Chi pensa che sia “disperato”, sbaglia. Amareggiato, sì. Deciso a riformare la giustizia, che sia tale per tutti, sì. Pentito di non averlo fatto prima, sì. I sondaggi sono incerti perché il periodo è incerto. Ma ipotesi insistenti dicono che Grillo non esclude il voto anticipato, forse anche Matteo Renzi che crede di averla vinta sui concorrenti non solo per la segreteria del Pd, anche per scalare Palazzo Chigi, “Pronti, si parte” (ma dove si arriva?); la vecchia DC che per apparire nuova ha scelto come “sarto”il PPE (Partito Popolare Europeo). Il solo ancora in sella ad un partito che ora si chiama Popolo della Libertà, fra pochi giorni”Forza Italia” è Berlusconi, capace di mettere d’accordo colombe e falchi. Si spengono i mugugni e molti bisbigliano “se ci molla che facciamo?”. Dove il “che facciamo”sta per “quando mai torniamo in Parlamento”. Aumenta il numero dei pensionati che lasciano l’Italia, destinazione preferita Santo Domingo, Costa Rica, Indonesia, dove mille euro al mese garantiscono di vivere dignitosamente. Laggiù l’Europa è lontana. Anche l’America.

L

’avvio del diba to sulla legge di stabilità è segnato da un vasto coro di proteste e di dissensi. Sul piede di guerra i sindaca , che già hanno annunciato uno sciopero, gli industriali lo ritengono del tu o insufficiente a creare nuovi inves men e occupazione, sconten il mondo agricolo e le organizzazioni del no profit. Ma c’è anche la protesta e la disillusione dei tan che non hanno voce e sono le famiglie chiamate a sopportare il costo della vita in ascesa, anche per effe o dell’ aumento dell’Iva e di una fiscalità esosa che, per quanto edulcorata da un inasprimento spalmato su varie voci, resta sempre la più alta e penalizzante fra i paesi europei. Roma è stata a raversata nei giorni scorsi da cortei di protesta della sinistra antagonista: molte delle loro richieste sono demagogiche ed incompa bili con i vincoli di bilancio, ma alcune esprimono un disagio reale, che è tes moniato anche dagli anziani che hanno ritenuto di par-

politica

economia SI LEGGE DI MENO

FEDERICO TEDESCHINI

DI

Voltare Pagina DI PAOLO

cultura

GIUSTIZIA MIGLIORE

GIUSEPPE CIVATI

rassegnazione o del mugugno, e che può preparare amare sorprese per il futuro della democrazia e della costruzione europea. Un malessere che è dramma camente italiano, ma anche europeo, come tes monia l’avanzata di movimen esterni al perimetro dei par tradizionali. Ora ci sembra strano che mentre in Germania, nella florida Germania, ci si preoccupa di introdurre un salario sociale, che già esiste in tan Paesi dell’Unione, in Italia si con nua ad ignorare la condizione di estrema difficoltà che coinvolge giovani, famiglie, piccole imprese. Bisogna dare un segno e una prospe va diversi, che, lo speriamo trovi forza e voce in parlamento. GIAMPIERO CATONE

La vignetta di Alex

giustizia

La corsa di Civati DI

tecipare alle manifestazioni. C’è – ed è inu le far finta di niente - un grave problema della casa. Non parliamo dell’Imu, ma di quell’edilizia popolare di cui si è persa traccia e nozione, dopo i coraggiosi piani vara dai governi nel primo ventennio della Repubblica. C’è , con quello del dovere sociale di aiutare giovani ed anziani, un problema più complesso di so razione di diri , che pure sono iscri nella nostra cos tuzione. A tan dei nostri giovani, non è stato so ra o solo il diri o alla casa, ma il diri o al futuro. Due intere generazioni si riba ono fra disoccupazione e precariato, privazione di ogni possibilità di formare una famiglia, servizi sociali sempre più scarsi e poco efficaci, una burocrazia supponente ed os le, una poli ca che sembra celebrare i suoi ri , sideralmente lontana dai bisogni della gente. E, con i giovani e le famiglie, sono sempre più priva di diri gli anziani, mucca da mungere per ogni manovra finanziaria, che pagano un prezzo alto al dilagante costo della vita e alla conseguente falcidia dei loro già bassi reddi . Una legge di stabilità, che viene presentata come l’avvio di una svolta, non può non farsi carico di questo malessere sociale, che ribolle so o alla crosta della

DI

DEL DEBBIO

DIANA DE FEO

DANIELE CAPEZZONE

La ROSY che divide Dignità alla politica DI

TUTTI PAZZI PER LA ZUCCA

CERTEZZA DELLA PENA

DI TIZIANA SCELLI

DI GIUSEPPE BORTOLUSSI

STABILITÀ A RISCHIO

DI CHIARA CATONE

di BENEDETTA SPERANZA

FINANZIAMO IL DEBITO TEDESCO LEGGE DI STABILITÀ: MOLTE INCERTEZZE

La strada maestra DI

DI ALBERTO MACCARI

ANTONIO FALCONIO ● alle pagg.

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SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

direttore editoriale: Emilio Fede

DI EMILIO FEDE

A

ncora una volta un certo mondo della politica e della magistratura riesce a dare il peggio di sè nel tentativo di mortificare Berlusconi che è ad un passo da essere arrestato, mentre il Parlamento deve votare se annullare oppure no la sua elezione a Senatore. Una vicenda che divide apertamente anche l'opinione pubblica. Berlusconi protagonista della politica anche internazionale, attende di sapere quale sarà il suo destino nella villa di Arcore dove il giorno e la notte non hanno intervallo quanto a riunioni con i figli, legali e consiglieri più fidati. Quello che trapela, spesso, non corrisponde alla realtà: sono voci, ipotesi. L'uomo non è la "belva" in gabbia. Ha ritrovato (forse mai persa) la voglia di ottenere giustizia e proporsi nuovamente leader di Forza Italia che vent'anni fa, ha cambiato il corso della politica, fermando "comunisti che marciavano per governare il Paese". Così manifesti, pagine di giornali annunciano già che Forza Italia c'è. Attorno ad essa nascono e (spesso in breve tempo appassiscono) ipotesi di chi la guiderà. Ieri per porre fine a queste voci Berlusconi ha invitato tutti a non rilasciare dichiarazioni. L'aria di crisi di governo, quindi elezioni anticipate, mobilita quanti hanno deciso - ed in parte si sono attrezzati - a scendere in campo con un proprio movimento da affiancare all'area moderata. Si lavora alle possibili liste che (come tradizione) vedono in attesa migliaia di candidati. Si tratta, si cercano compromessi che spesso tradiscono la scelta ideologica. Chi gestisce deve tenere gli occhi ben aperti. E non basta. Ma anche qui sarà il "leone" offeso a dire l'ultima parola. Torna in campo quella Dc moderata che non ha perso credibilità e si ritroverà l'otto settembre al Parco dei Principi di Roma coordinata dall'ex ministro Rotondi (da sempre amico di Berlusconi), insieme a Buttiglione e Giovanardi. Ci saranno i circoli de "la Discussione" settimanale del quale sono Direttore editoriale, fondato da Alcide De Gasperi. Quello che già serpeggia è il tentativo di demonizzare non solo gli avversari tradizionali, ma anche quelli riconducibili sotto la stessa bandiera. Dico (come ho dichiarato più volte pubblicamente) che scegliere il percorso giusto per difendere la propria dignità umana e politica sarà lui stesso. Berlusconi destinato al carcere o ai servizi sociali - secondo alcuni politologi - sarà così vittima del sistema e per questo votato anche dagli indecisi. NB. Ai molti che mi chiedono perché non scrivo un libro raccontando i 25 anni trascorsi non da ruffiano accanto a Berlusconi rispondo che oggi avrebbe l'aria di una mozione degli affetti. E a qualcuno poco gradita. Scrivere un libro? Già, perché no?

SI SALVA DA SOLO L’antipolitica parlamentare

P

iù che del tempo delle colombe e dei falchi, si dovrebbe parlare anche di quello degli avvoltoi. Quest’ul ma specie nidifica ed alligna sia nel Pdl, sia nel Pd: ha di mira soltanto il successo personale credendo che, fra le rovine del sistema, potrebbe arrivare la stagione del trionfo. Nella sua strategia onnivora, esalta, da una parte le virtù del suo leader, pronto ad accantonarlo; dall’altra recupera tu i cascani del sinistrismo e del gius zialismo per sbarrare la strada a qualunque compromesso ed affossare così il Governo delle larghe intese. Per nostra fortuna, c’è chi ha la testa sulle spalle, senso di responsabilità, sensibilità per le sor generali del Paese. Cominciamo da Silvio Berlusconi, l’unico che porta sulla sua pelle i segni di sentenze controverse, che, guardando - sono sue parole - “alle situazioni di difficoltà del Paese e nel confronto con le forze politche”, ha invitato fermamente i più loquaci e spericola dei suoi collaboratori a tenere finalmente la bocca chiusa. A sinistra, si è levata la voce autorevole di Luciano Violante, ex-Presidente della Camera ed ex-magistrato,

politica

giustizia

ORA RITORNI LA POLITICA di GIORGIO MERLO

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VENTI DI TEMPESTA

di ELISABETTA ALBERTI CASELLATI ● alle pagine

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politica

giustizia

Un eroe moderno DI TIZIANA SCELLI

Arrangiatevi! dI GIAMPIERO CATONE

Ridateci Tavaroli Società malata dI ANTONIO FALCONIO

Restare uniti

dI SANDRO BONDI ● alle pagg.

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La vignetta di Alex

economia PENSIERO POETANTE

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ALDO MORO la terza fase

Ribadita la non retroattività delle leggi

DI ANTONIO FALCONIO

di ETTORE DI BARTOLOMEO ● alle pagg.

so obosco dove si racca ano ancora alcune briciole. Ogni decisione è fru o di compromessi. Qualsiasi provvedimento è un mezzo provvedimento, inadeguato. Le manovre finanziarie si riducono immancabilmente all’aumento delle tasse: sui tabacchi, sui carburan , sulla casa, sulle imprese. Industriali e ar giani se la filano all’estero non perché si divertano a delocalizzare. Figuriamoci. Sfuggono semmai all’incertezza del diri o, alla rigidità delle norme che disciplinano il lavoro, al fisco asfissiante. Abbandonano il Belpaese per disperazione. Se ne vanno per trovare le condizioni ambientali idonee a produrre e guadagnare in pace, evitando di dover fare i con con la mentalità italiota ancora impregnata - nonostante l’evoluzione dei tempi - di pregiudizi an capitalis ci. Ecco l’assurdità: qui da noi si piange perché mancano pos di lavoro e si fa la guerra, con tu i mezzi, a coloro che potrebbero «inventarne» di nuovi: gli imprenditori. Il libero mercato non sappiamo neanche che roba sia. VITTORIO FELTRI

DI BENEDETTA SPERANZA

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Il tuo quotidiano a portata di mano online, in edicola, in webTV

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Imprese senza fiducia DI ALBERTO

MACCARI

Vademecum stabilità DI FABIO MENICACCI

Resilienza delle banche DI GABRIELLA SARNO

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ANNO LX

N. 20 €.1,00

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di ALBERTO MACCARI

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SABATO 9 NOVEMBRE 2013

direttore responsabile: Antonio Falconio

DI EMILIO FEDE

cultura

Codice del processo mministrativo: Pregi e difetti dI FEDERICO TEDESCHINI

dI FRANCESCO LICASTRO

di GIORGIO MERLO

IL ROMPICAPO DEI SINDACI

di CHIARA CATONE ● alle pagine

IL FUTURO DELLE ECONOMIE EUROPEE

TRA ETICA ED ECONOMIA di CARLO COSTALLI

QUIS CUSTODIET CUSTODES?

POVERA ITALIA...

di ANGELO MARIA PERRINO

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Ma quale Giustizia?

soffre di complessi d’inferiorità, non ha né le risorse né l’orgoglio per risollevarsi. Tira a campare in a esa di un miracolo che non ci sarà. Ecco perché gli italiani si sono disamora dei par e hanno sempre meno entusiasmo quando si tra a di andare a votare, al punto che numerosi ele ori disertano i seggi. Hanno capito che è inu le farsi rappresentare da chi non li rappresenta affa o, se non a parole, cui non seguono mai a concre e coeren . Non è un caso che i talk show televisivi, che una volta registravano ascol al ssimi, siano oggi poco segui , vivacchino su percentuali omeopa che. Il pubblico a furia di ascoltare gli stessi discorsi, ripetu e rimas ca , e di veder le stesse facce, le stesse persone impegnate in discussioni senza costru o, si è nauseato, sbadiglia, cambia canale. La poli ca non appassiona più un popolo deluso dalle ideologie e anche dalle idee balzane di onorevoli e senatori che dipendono più dalle segreterie che dalla propria testa; parlamentari che si sono improvvisa tali, incapaci di risolvere i problemi e persino di coglierli, lega a corren e a padrini il cui solo scopo è la conservazione del potere da esercitarsi non in favore dei ci adini, ma dell’apparato, uomini e donne senz’arte né parte. Come possa pretendere la Casta di riconquistare il cuore e il consenso della gente è incomprensibile. Il denominatore comune dell’intero arco cos tuzionale è il velleitarismo. Chiunque entri a Palazzo Chigi viene travolto dalla logica (illogica) delle coalizioni, che fa rima con spar zioni: delle poltrone, dei ministeri, degli en , del

economia UN GIOIELLO NEL CUORE DI NAPOLI

di CARLO GIOVANARDI

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EDITORIALE

IL PAESE DIVISO egli anni Cinquanta e Sessanta ci fu il cosidde o boom economico non grazie alla poli ca, come qualcuno erroneamente sos ene, ma nonostante la poli ca. La quale poi invase il terreno delle imprese, inquinandolo con la burocrazia, con il sindacalismo esasperato e con un sistema fiscale opprimente. Per un po’ di tempo le aziende hanno resis to ricorrendo a stratagemmi e sfru ando la loro inven va, unica al mondo, ma a lungo andare, causa anche un’Europa che impone regole assurde e una moneta ipervalutata, hanno cominciato a cedere. Molte hanno chiuso e altre chiuderanno presto. Quando le cose vanno male si assiste da sempre al gioco dello scaricabarile: colpa tua, colpa mia, colpa di tu , quindi di nessuno. I nostri governi si sono illusi di poter rinfrancare il Paese affidandosi alla Ue, senza accorgersi che si consegnavano ai loro aguzzini. Cosicché l’Italia si trova in una situazione paradossale: spera di essere salvata da chi in realtà la vuole morta. La Germania paga l’energia la metà di noi e il costo del denaro a Berlino è inferiore di un paio di pun rispe o a Milano. È evidente che non siamo in grado di reggere la concorrenza dei tedeschi, i quali ci hanno rubato fe e importan di mercato. È da stol prendersela con Angela Merkel. La cancelliera fa l’interesse dei propri connazionali, compie il proprio dovere. Nessuno afferma che andrebbe contrastata: basterebbe non assecondarla. La poli ca italiana non è all’altezza di affrancarsi dal dominio teutonico per un mo vo semplice: è troppo debole,

Il nostro obie vo è, infa , quello di costruire e non di distruggere, valutando quanto sia precaria la condizione del nostro Paese e quanto fragile sia la credibilità riconquistata sul piano europeo ed internazionale, dando per scontato che, una volta assestato il profilo della ripresa economica e delle proge ate riforme, tornerà il tempo del confronto e della sfida fra le forze che oggi collaborano ad obie vi comuni. Si aprirà, credo, anche un tempo di ricomposizione fra le forze che si richiamano ai principi ed agli obie vi del Par to Popolare Europeo e che non hanno smarrito il riferimento della grande esperienza dei ca olici democra ci. GIAMPIERO CATONE

cultura

ALLA CORTE DELLA GIUSTIZIA EUROPEA

di FEDERICO TEDESCHINI

RESTIAMO CON LUI

La vignetta di Alex

uno degli epigomi di quella storia del Pci dove il senso dello Stato e la respobnsabilità verso le is tuzioni non erano vane parole. Egli ha rivendicato per Berlusconi il diri o di tutelarsi in tu e le sedi e, smentendo tan improvvisa giureconsul , ha sostenuto che la Giunta per le Immunità del Senato, in presenza di mol autorevoli dubbi, sulla cos tuzionalità di alcune norme della legge Severini, può sollevare l’eccezione presso la Corte. Inoltre, Violante ha affermato con altre anta chiarezza che può essere richiamata anche la competenza della Corte di Gius zia Europea, che può valutare la compa biltà dell’UE e gli aspe più discussi della stessa legge. È una tesi quella di Violante che muove dalla salvaguardia di principi cos tuzionali inoppugnabili e che anche su “la Discussione” avevamo modestamente sostenuto, for dei pareri già espressi da illustri cos tuzionalis .

direttore responsabile: Antonio Falconio

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DI EMILIO FEDE

Da una prospettiva diversa

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ANNO LX

N. 10 SABATO 31 AGOSTO 2013

Restare uniti

direttore responsabile: Antonio Falconio

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semplice dell’aula. Risale infa al 1990 l’ul ma amnis a, perchè, da allora, non si è mai trovata una convergenza così ampia quale quella prevista dalla norma modificata. Ne consegue che senza ritornare alla precedente stesura sarà pra camente inu le e retorico parlare di amnis a, perchè nell’a uale Parlamento, come in quelli di ieri, ci sono forze sufficien non solo a bloccare un’inizia va del genere, ma anche ad additarne alla gogna pubblica i promotori. Senza, quindi, una scelta coraggiosa di revisione, che potrebbe cos tuire parte integrante del pacche o di riforme annunciato dal governo, non avranno vita lunga nemmeno le proposte di amnis a già presentate in Parlamento. Considera i termini della ques one, anche la strada dell’indulto appare in salita e non si comprende perchè, se ci fossero i numeri, debba essere preferita all’amnis a che a uerebbe una vera e propria terapia d’urto per sfol re la conges one - o di non rendere gius zia immediata oltre che delle nostri prigioni, anche dei tribunali, evitando così la lungaggine dei tan processi che rischiano di finire in prescrizione. Inoltre salveremmo il nostro Paese dalle pesan multe che deriverebbero da una sentenza defini va della Corte Europea dei diri dell’uomo.

direttore editoriale: Emilio Fede

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EDITORIALE

on ha mai pensato di fare un passo indietro. Ma per togliere ogni dubbio a chi ancora si chiede “cosa farà”, Berlusconi ha ribadito “ Io non mollo in qualunque condizione continuerò a lottare perché in questo Paese si rafforzi la difesa della libertà, della democrazia”. Di Grazia? Nemmeno a parlarne. Vorrebbe dire ammettere una colpa che lui giura di non avere commesso. E poi il rifiuto delle mortificazioni collegate alla condanna: ritiro del passaporto, arresti domiciliari o servizi sociali chissà dove. Lui che ha siglato la fine della Guerra Fredda con la stretta di mano fra Bush e Medvedev, lui che Putin riceve con gli onori dovuti e grande amicizia, lui che negli Stati Uniti raccoglie la simpatia non solo degli italo- americani. Lui al quale rispondono con il voto più di dieci milioni di elettori. La sentenza si rispetta. Sì. Ma non è detto che sia quella giusta che lo ha condannato riducendolo al ruolo di “ delinquente” comune. Gli editorialisti provano a formulare ipotesi alternative alla grazia. Non ci sono. O forse ci sono, ma lui non lo dice. Fuga dall’Italia? Manco a parlarne. Dovunque sarà leader. Né falchi, né colombe. Soltanto diritto ad avere una giustizia giusta. “Mi danno la caccia da vent’anni”, ripete Berlusconi. “Gli hanno dato la caccia ed ora lo hanno messo in ginocchio” scrivono i detrattori di professione. Ma attorno a questa attesa sempre più drammatica (che farà, come finirà?) c’è il futuro del Paese. C’è un governo al quale Berlusconi ha deciso di non staccare la spina, ponendo, però come indiscutibile condizione, l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Così la domanda che corre sul filo dell’ansia diventa “la crisi di governo è ad un passo?”. La Borsa perde colpi, la gente si domanda “che sarà della nostra economia?”. Dal Colle arrivano inviti a mantenere la calma. A fidarsi del governo. Ma a chi ha fame non basta.

Il Paese è stanco

Una presa di coscienza S

NON DATE DA MANGIARE AI COCCODRILLI

EDITORIALE

APPESI AL VOTO embra ormai improbabile, alla luce delle posizioni delle varie forze poli che, che un provvedimento di amnis a possa superare i due terzi dei consensi nel Parlamento. Sarebbe l’ul ma volta che appelli autorevoli e riflessioni sensate sulla vergogna delle nostre carceri cadano nel vuoto: ci fu emozione, per rammentare l’evento per l’appello di un Papa, Giovanni Paolo II, di fronte al Parlamento riunito in seduta solenne. Ma poi l’emozione si sciolse, i buoni proposi rimasero tali, per l’influenza perversa di una cultura che applaudiva le mane e facili e le carceri ignominiose e che quindi si ritraeva di fronte ad ogni ipotesi di provvedimen di clemenza. Lo stesso sta avvenendo oggi nei riguardi dell’appello forte e rigoroso del Capo dello Stato. Non erano trascorse che una manciata di ore dal suo messaggio alle Camere che già a sinistra si cavillava sulle modalità e la tempis ca di una decisione che nell’esclusiva responsabilità del Parlamento e, anzi, il più ge onato candidato alla segreteria del PD prendeva ne amente le distanze dalle proposte di Napolitano. Viene così alla luce un nodo scorsoio annodato negli anni dell’imperversare del gius zialismo, quando si volle innalzare al te o del due terzi delle Camere l’autorizzazione a un provvedimento che fino al 1992 richiedeva la maggioranza

GIAMPIERO CATONE

economia

ambiente

LA CORTE COSTITUZIONALE ARBITRO DELLA LEGISLATURA

QUEL “NO” DI MARINA

di FABRIZIO CICCHITTO

N. 17

provvidenza per la propria sopravvivenza chiede assensi da parte della commissione europea per varare innova ve leggi finanziarie, non ricorda i vecchi de popolari - aiuta che Dio aiuta - mentre il medico studia il paziente muore - e non ha la dignità e il coraggio di riconoscere il proprio fallimento e lasciare di nuovo la parola ai ci adini sulla scelta della guida del Paese.

intervista a: GRAZIA FRANCESCATO

ODISSEA GIUSTIZIA

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La vignetta di Alex

SILVIO, RISPONDI!

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SETTIMANALE POLITICO-CULTURALE FONDATO DA ALCIDE DE GASPERI

direttore responsabile: Antonio Falconio

DI EMILIO FEDE

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l paese è le eralmente paralizzato da una classe poli ca confusa, priva della capacità di una analisi complessiva, serena e costru va per l'economia della Nazione. Mentre a endiamo con trepidazione risposte certe e concrete su come rimediare alla ormai dilagante disoccupazione, alla chiusura di decine di migliaia di esercizi commerciali, alla disperazione delle famiglie che non riescono ad assicurare ai propri componen neppure i beni primari, alla crisi finanziaria in cui versano la quasi totalità delle piccole e medie imprese, con conseguente riduzione della produzione e quindi di nuovi licenziamen , la classe governa va, forse ignara di tu o ciò, diffonde falsi proclami di ripresa economica. Il fallimento della una nazione dipende sopratu o dall'immobilismo poli co, dal non saper prendere decisioni, dal disa endere leggi propulsive per l'economia e celarsi dietro “decre del fare” o meglio del non fare. Chi guida un Paese ha il dovere di dare immediate risposte ai ci adini e non può addurre, a discolpa del temporeggiare, la vicenda che riguarda Silvio Berlusconi da cui dovrebbe dipendere la sorte del governo! Probabilmente l'a uale governo, confidando nella divina

LA FAME CHE UCCIDE

di FIAMMA NIRENSTEIN

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ILPAESE

intervista a MARCO PANNELLA

€.1,00

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be essere d’accordo a una determinata leadership e gli elettori no. Il programma. Dopo le larghe intese si tornerà a respirare un po’ di aria liberale o c’è da perdere ogni residua speranza? Vedremo. Il linguaggio. Certamente non può essere quello di questi ultimi tempi. Confuso e altalenante. Dovrebbe essere chiaro e costante. Ce la faranno i nostri eroi?

di MARIO VIGANÒ

SABATO 19 OTTOBRE 2013

DI EMILIO FEDE

forza di queste tre componenti. La leadership. In questo caso vale più che in tutti gli altri cosa pensano gli elettori. Le leadership non si costruiscono a tavolino attraverso accordi interni ai partiti perché, magari, il partito potreb-

politica

IL CUORE NUOVO TIMORI E SPERANZE

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La via d’uscita

L’aria liberale

I CONTI IN TASCA

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EDITORIALE

DIO SOLO SA

Parola di Buttiglione La mano sul cuore

direttore editoriale: Emilio Fede

intervista a: MARCO VENTURI

rriva come un fulmine a ciel sereno la nota del Quirinale nella quale il Capo dello Stato si riferisce a Berlusconi, alla sentenza di condanna, alla grazia, al rischio di crisi di governo che per il Paese sarebbe fatale: “Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell'attenzione pubblica come in ogni altro". Il presidente della Repubblica, sottolinea come "negli ultimi anni, nel considerare" sollecitazioni alla grazia "si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda". ''In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione'' ma ''non deve mai violarsi il limite del riconoscimento del principio della divisione dei poteri''. Avverte anche: “Fatale sarebbe una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell'instabilità e nell'incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica''. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Ho perciò apprezzato vivamente la riaffermazione - da parte di tutte le forze di maggioranza - del sostegno al governo Letta e al suo programma, al di là di polemiche politiche a volte sterili e dannose, e di divergenze specifiche peraltro superabili". Intervento che trova apprezzamento soprattutto nella maggioranza di governo. Ad Arcore il Cavaliere si dice da una parte deciso a sostenere il governo, a condizione che sia abolita l’Imu sulla prima casa, dall’altra bandiere al vento, manifesti su muri per annunciare ai sostenitori, che sarebbero ancora milioni, il ritorno in campo di Forza Italia. Checché ne dica l’Esposito in toga.

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cultura e esteri

ASPETTANDO LA RIPRESA

di DANIELE CAPEZZONE

IL TEMPO DEL CORAGGIO

liberale. È un riconoscimento del suo ruolo, ma anche un obie vo sugges vo per il Cavaliere che forse, oggi, misura l’errore di aver trascurato la creazione di una vera classe dirigente da non confondere con pretoriani smarri che in ques momen temono più che per Berlusconi, per le loro sor personali. Per i modera e i riformis , c’è tu o da perdere ascoltando queste sirene stagionate. Agli italiani che lo ano contro le avversità della crisi poco interessa delle disquisizioni pseudo giuridiche, degli scenari congressuali. Interessa solo che si delinei finalmente un orizzonte migliore per le loro famiglie e per il Paese. GIAMPIERO CATONE

economia

RISPETTO DOVUTO

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La vignetta di Alex

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esta, ma senza toni ul ma vi e dramma ci, la tensione poli ca dopo il giudizio della Corte di Cassazione che ha confermato, nei confron di Berlusconi, la precedente sentenza della Corte di Appello di Milano, che resta competente della rimodulazione dell’interdizione. Ci si è inoltra , a fa ca, su un terreno di diba to più razionale che privilegia, per indicazione dello stesso Berlusconi, le ragioni della stabilità del quadro poli co e la necessità, per il governo, di portare avan un complesso di inizia ve che a engono sia all’economia, sia alle riforme is tuzionali, sia alla predisposizione di una nuova legge ele orale. Il Capo dello Stato non ha mancato di esercitare con vigore il suo ruolo di persuasione in un contesto nel quale, sia nel Pd, sia nel Pdl, oltranzis , pasionarie, vedove del potere o nostalgici dello scontro frontale, miravano a far deflagrare una situazione estremamente tesa. Proprio in relazione a costoro c’è da rilevare come al fondo di tanto agitarsi ci sia una grande ipocrisia. Perché tu , Pd e Pdl, all’a o della cos tuzione del Governo Le a, erano ben consapevoli dei rischi giudiziari che incombevano su Berlusconi e che, però, non furono ritenu tali da incidere sulla determinazione di dare vita ad una inedita maggioranza di salvezza nazionale. Maggioranza che, ad oggi, non ha alterna ve, visto che i grillini hanno più volte ribadito la loro posizione os le a qualunque alleanza organica con il Par to Democra co. Certamente, va individuata una soluzione pra cabile al paradosso di un orizzonte restri vo per un leader che, per ven anni, è stato, comunque lo si giudichi, protagonista di primo piano delle vicende del nostro Paese. Da Montezemolo è venuto l’invito a Berlusconi di porsi l’obie vo di rifondare una vasta area

SABATO 24 AGOSTO 2013

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Resterà il leader

SALVARE

DI EMILIO FEDE

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ono le dodici. Il sole sca a con il termometro oltre i trenta gradi. Chi può telefona a chi pensa che sappia qualcosa. Viaggiano solo ipotesi. Quelli che credono di essere imbo di scienza giudiziaria si avventano sulla possibile soluzione. Assolto, No, impossibile. Pena rido a, possibile, Rinvio al processo d’appello, possibile, molto possibile. Le cronache offrono frammen di verità umana: Berlusconi a Palazzo Grazioli con i fedelissimi. Così che quelli veramente fedelissimi che non ci sono mas cano amaro. Incalza l’ipotesi che Marina, la figlia che guida la Mondadori, possa essere chiamata al ver ce della rinnovata Forza Italia. Qualcuno avanza l’ipotesi che si debba andare davan al Palazzaccio assediato da giornalis e telecamere da mezzo mondo, per tes moniare gioia in caso di risultato anche parzialmente posi vo, o di delusione e rabbia se l’imputato sarà punito. Arrivano messaggi di gente comune “per affe o a B…”, arrivano parolacce all’indirizzo di Furio Colombo che in Tv ha usato paranoiche espressioni verso Berlusconi. “Ma se era il referente della Fiat in Usa”, si domanda angosciata una signora di Verona. Difficile coprire l’a esa di quel verde o. Anche il vicino

u quel palco sotto il sole a 40 gradi, c’era l’amarezza , la protesta legittima di chi – uomo e politico – si è visto di colpo trasformato in «condannato» e destinato, forse, agli arresti domiciliari, forse al rischio di perdere l’elezione a senatore. Intanto – mortificazione fra le mortificazioni – privato del passaporto. Un uomo, da sempre, fiero e generoso verso gli altri, anche verso quelli che sarebbe stato meglio lasciare fuori dalla porta. Quando da ragazzo, in Francia, per mantenersi agli studi cantava nei locali alla moda diventando amico di protagonisti della canzone, come Yves Montand, che era il suo idolo, Henry Salvador al quale aveva anche suggerito il finale della celebre «Dans mon ile». Quel ragazzo che il padre ha riportato in Italia per proseguire gli studi e conseguire la laurea. Quell’ex ragazzo che aveva lottato per creare una impresa e dare lavoro a migliaia di persone. Il ragazzo che, ormai uomo maturo, guardò alla politica e alla democrazia assumendo il sostegno economico agli intellettuali, riparati in Italia, per sfuggire al regime stalinista. Poi la realizzazione di quel sogno chiamato «Forza Italia» che accese l’entusiasmo di milioni di persone che votandolo a maggioranza lo ha portato a guidare il suo primo governo del Paese. Le vicende internazionali lo hanno visto intelligente mediatore fra Russia ed America contro il rischio di guerra nucleare. La folla, gli applausi, l’amore della gente. Troppo per non sollevare attraverso l’invidia, anche quelle trame che in certa giustizia, hanno trovato complicità in quella prima ondata di anti-berlusconismo. Le cene di Arcore ci diranno, un giorno, al di là di quello che rivelano le cronache “abbaianti” di certa informazione, quale disegno si sia voluto realizzare per abbattere un mito. Quale ruolo possono aver avuto i servizi segreti deviati, quali i «poteri forti» così colpevolizzati da Bossi. Gli hanno dato – metaforicamente parlando – la caccia per venti anni. Lo hanno stretto all’angolo dei tribunali. Poi con il caso Ruby fino alla frode fiscale per la quale la Corte Suprema gli ha rifilato quattro anni di reclusione. Quel volto segnato, sì,dalla commozione, le labbra serrate per fermare le lacrime nei videomessaggi e sul palco davanti a Palazzo Grazioli, non denunciano la resa, anzi. Tornerà più forte di prima, perché questo Paese non è popolato solo dai infingardi e traditori, ma anche – soprattutto – di gente perbene come hanno dimostrato quelle mani protese di donne, di giovani, di anziani che hanno sfidato il torrente di caldo e la calca per afferrare le sue. «Io non mollo» ha ripetuto l’ex ragazzo che a Parigi cantava per vivere. Che tornava ragazzo quando la mamma ormai anziana, lo accarezzava dicendogli «mi raccomando, Silvietto, guardati perché ti faranno del male».

ANNO LX

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I giorni di Arcore

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Io c’ero. E voi?

RESTA IL LEADER

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SABATO 10 AGOSTO 2013

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SABATO 3 AGOSTO 2013

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n Paese avvolto nella confusione di polemiche politiche che finiscono col trascurare i veri problemi della gente. Un governo in affanno per mascherare la mancanza di precise strategie che possano risolvere i guai di milioni di persone che lottano per arrivare alla fine del mese, di migliaia di imprese costrette a cessare l’attività allungando così il numero di disoccupati, di persone costrette a lunghe attese quando si rivolgono alla sanità pubblica per cure specialistiche urgenti, di migliaia che non hanno casa, di migliaia che non hanno possibilità di pagare il mutuo. La rassegnazione sta, lentamente, lasciando spazio alla protesta che, purtroppo, genera anche incidenti di piazza. Il Patto di Stabilità, il Pil, il ruolo della Merkel, ormai sono soltanto parole che la gente che soffre è stanca di sentire. I beni di consumo aumentano, i controlli fiscali rischiano di alimentare l’evasione, l’immigrazione clandestina viene fronteggiata solo a parole, un’isola, Lampedusa, costretta a subire una tragedia umana senza avere mezzi necessari per fronteggiarla. Sul confronto fra maggioranza ed opposizione peggio che andare di notte: non si capisce chi è maggioranza, chi opposizione, chi fa l’una e l’altra. Parlare di riforme è amara ironia, specie per quanto riguarda certa giustizia. Torna in mente la frase di un famoso giurista scomparso ch

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QUESTO OCCORRE PER FAR CAMM NARE

L’IT TA LIA


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SOCIETÀ

Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù. Cade il 25 dicembre ma nelle chiese ortodosse, che adottano il calendario giuliano, si festeggia il 7 gennaio. Per la liturgia è una solennità al di sopra dell’Ascensione e della Pentecoste ma inferiore alla Pasqua. È co-

munque la festa più sentita tra i cristiani e negli ultimi anni ha assunto anche un significato laico, legato allo scambio di regali, alla famiglia. Sono legate ad esso la tradizione del presepe, di origine medioevale, e quella dell’albero di Natale, che si è diffusa più tardi nel Nord Europa.

Il Natale nel mondo Regali e tanto cibo binomio della festa Il Natale dei cristiani è forse la festa più internazionale che esista e lo si celebra in tutti i cinque continenti. In molti Paesi africani, la coesistenza di culture religiose diverse ha dato vita ad interessanti incontri. In Nigeria, per esempio, le famiglie in occasione delle festività natalizie si riuniscono attorno agli anziani e tutti i conoscenti, senza far distinzioni tra i culti, sono invitati a partecipare alla cena della vigilia. Anche qui tradizione vuole che ci si scambino regali, in genere

cibi sia crudi che cotti e nei giorni che precedono il Natale le ragazze vanno di casa in casa, ballando e cantando accompagnate da tam-

in europa

buri. Il presepe è una tradizione importata solo di recente mentre l'albero è presente nelle celebrazioni natalizie africane sin dai primi tempi delle missioni. Inutile però pensare al classico abete europeo. La decorazione più frequente, nelle case come nelle chiese, consiste in un intreccio di rami di palma, spesso disposti a formare un arco, su cui vengono applicati dei grandi fiori bianchi. Nell’immenso continente asiatico il Natale cristiano è celebrato in modi molto diversi così come molto diverse sono le tradizioni dei cristiani di Gerusalemme, di Mumbai, di Pechino o di Bagdad. Nelle grandi città indiane, per esempio, durante il periodo natalizio si svolgono processioni di Babbi Natale nei centri commerciali più alla moda e nelle località turistiche, completi di slitta, renne di peluches e neve di cotone. Mumbai ospita una delle più grandi comunità cattoliche del Paese in cui vivono 26 milioni di cristiani, pari

al due per cento della popolazione, e non è raro vedere anche bei presepi esposti sulle finestre o alle entrate delle case. In ogni parte del Paese le tradizioni universali natalizie si sono mescolate con quelle locali, così, se molti abeti sintetici e decorati vengono esposti come segno di modernità, la tradizione di utilizzare al suo posto un albero di mango, un banano o direttamente un albero di Poinsettia, la stella di Natale, che qui raggiunge dimensioni colossali, è ancora molto diffusa. Nelle processioni e nei festeggiamenti compaiono classici elementi indiani, come elefanti bardati, ombrelli a baldacchino ricamati e musiche locali per i canti devozionali. Come in tutto il mondo, si fanno piccoli regali ai bambini che sono al centro della festa. Il rito principale è la messa di mezzanotte che può durare da due a tre ore con folle di partecipanti nei loro abiti migliori. Il Natale in Cina, invece, riflette le condizioni politiche del gigante

asiatico. Qui i cristiani sono una piccolissima minoranza ma possono festeggiare il Natale, anche se in maniera poco tradizionale. Le celebrazioni avvengono quasi esclusivamente nelle grandi città, perché è li che vivono i circa 4 milioni di cristiani cinesi. Quasi impossibile rintracciare un presepe anche se tre anni fa una spedizione archeologica nella provincia dello Xian ha rinvenuto una natività in legno databile attorno all’800 d.C. Esiste anche una sorta di Babbo Natale locale, chiamato Dun Che Lao Ren. Pure in Giappone, Paese che conta una percentuale di cristiani non superiore all’uno per cento, si celebra un Natale completamente privo dei suoi simboli religiosi ad eccezione dei centri commerciali e dei negozi che, invece, fanno sfoggio di un numero impressionante di Babbi Natale, personaggio per cui i giapponesi impazziscono. Viene chiamato Santa Kurohsu, e a volte è raffigurato con un paio di occhi sulla nuca, una particolarità

Il record del Presepe della Murgia: 556 statuine

Dice un proverbio spagnolo: “Presepe fai, pane mangerai”. In Spagna, il rito del presepe é sentito profondamente. A dare impulso a questa tradizione furono gli italiani ma poi gli spagnoli divennero dei veri artisti in questo campo tanto che il presepe Salzillo, che si può ammirare nel museo di Murcia, con le sue 556 statuine figura tra i più grandi e più belli del mondo. Nei villaggi andalusi si fanno dei presepi viventi per aiutare le famiglie povere. I canti natalizi si chiamano villancicos e sono dominati dal ritmo del flamenco. In Portogallo tutti assistono alla Messa di Mezzanotte e, all’uscita, i datori di lavoro offrono ai loro dipendenti marroni arrostiti. I ragazzi preparano delle fiaccole con le quali si recano alla messa

in processione. I bambini in Francia mettono sul focolare scarpe o zoccoli perché Gesù Bambino vi deponga i doni. Nel pranzo di Natale di alcune regioni domina l’oca, a Parigi si mangiano le ostriche ed una torta a forma di ceppo. Anche i francesi amano i presepi; ad Augagne si trovano figure di creta che chiamano “santons” e in Provenza, la culla dei trovatori, sono nati i famosi Noels tra i quali figura la famosa melodia “Il est né le divin Enfant”. In Gran Bretagna il Natale è stato introdotto nel 596 dai monaci agostiniani, prima di allora i festeggiamenti acclamavano il ricambio stagionale che avveniva col solstizio d’inverno. Ancora oggi alcuni simboli della tradizione celtica rivivono nelle tradizioni natalizie an-

glosassoni, come l’uso dell’agrifoglio e l’abitudine di cantare di porta in porta i Christmas carols. Per quanto riguarda il Natale in Irlanda, la leggenda vuole che Maria, Giuseppe ed il Bambin Gesù vaghino per le strade dell’isola e per rischiarare il loro cammino i bambini mettono sul davanzale un lumicino. In Germania la preparazione al Natale dura 24 giorni. I bambini si divertono a contarli con il calendario dell’Avvento, sia quello con le 24 finestrelle, sia quello formato da una ghirlanda con 24 scatolette appese. Un altro simbolo è il grano e lo si sparge sui tetti perché anche gli uccellini prendano parte alla festa. In tutta la regione scandinava si usa apparecchiare la tavola di Natale con un posto in più per il


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In Australia è festa con la neve finta

da attribuire al fatto che nel pantheon nipponico esiste una divinità che porta dei regali ai bambini che si sono comportati bene. I giapponesi non vanno in Chiesa, non esiste un tipico menu natalizio, ma fanno regali in gran quantità. Una delle ragioni, ma certo non l’unica, è da ricercare nella presenza di una numerosa colonia americana che si è stabilita qui dopo la fine dell’ultima guerra mondiale. In Arabia Saudiata, invece, la culla dell’Islam non riconosce il Natale quale sua festa ufficiale ma, almeno ufficialmente, non lo vieta. I festeggiamenti dei pochissimi cristiani, stranieri, nella quasi totalità dei casi, si svolgono in forma estremamente privata. Niente luci o addobbi in Arabia Saudita quindi, se non nelle proprie case, unico luogo dove in maniera un po’ spartana si può celebrare la festività. Anche nella laica Turchia, Paese musulmano tra i più aperti all’occidente, il Natale non si festeggia nonostante la leggenda di Santa Claus sia nata

proprio qui. Il genitore del vecchietto vestito di rosso che porta i regali ai bambini è infatti San Nicola, nato a Patara nel 280 d.C circa e poi vescovo di Myra, oggi Demre. Dopo la sua morte si diffuse la leggenda, secondo la quale il santo si recava nelle case dei bambini che si comportavano bene per lasciare dei doni. In Libano, invece, Paese musulmano con una forte presenza cristiana, il Natale lo si festeggia in famiglia. Anche qui i bambini attendono l’arrivo di Babbo Natale che porta loro doni e dolci. Dopo la messa si svolge il pranzo, durante il quale si mangia il tacchino e si beve arak, una tipica bevanda locale. In America Latina il Cristianesimo, che era inizialmente la religione dei conquistatori, si è trasformato in un grande contenitore in grado di riunire sincreticamente le tradizioni indigene e quelle europee, fino ad assumere caratteri nuovi e grande popolarità. Secondo la consuetudine messicana, il Natale

viene anticipato nei nove giorni precedenti, denominati las navidades, da celebrazioni religiose mentre in ogni casa si allestiscono le pifiatas, grosse pentole in coccio colorate che vengono riempite di frutta di stagione, confetti e pezzi di canna da zucchero. Al termine dei nove giorni, in chiesa, in strada o in casa, si inscena una breve rappresentazione, conosciuta come las posadas, il nome che designava le locande per pellegrini un tempo situate lungo le strade maestre. Una coppia bussa ad una porta chiusa, recando delle candeline accese. Impersonano Giuseppe e Maria che vagano alla ricerca di un ricovero dove riposare. La festività brasiliane, invece, sono caratterizzate dall’intreccio tra le tradizioni africane degli schiavi e quelle cattoliche dei colonizzatori. Nel Nord America e in Australia, invece, l’adesione alla cultura anglosassone, è totale. In Oceania sebbene il Natale cada nella stagione estiva, non si è verificato negli anni alcun aggiustamento alle esigenze di un clima diverso e di un ambiente nuovo. Lo scambio culturale avvenuto per la presenza nella grande isola di una gran varietà di gruppi etnici fa sì che ognuno viva il Natale secondo le tradizioni della cultura di provenienza, ma è possibile verificare come i bambini, che non conoscono la neve se non in fotografia o tramite la televisione, affidino i propri sogni ad un Santa Klaus che arriva con la sua slitta trainata dalle renne, e che la colazione di Natale, consumata magari al riparo di un ombrellone, preveda invariabilmente un menù ricco e sostanzioso, più adatto al rigido inverno europeo, e in tutto uguale a quello anglosassone. Alcuni australiani di origine tedesca si sono addirittura riuniti in un comitato che reclama un

nuovo calendario per il Natale. Come tutti i migranti afflitti dalla nostalgia, propongono di spostare le celebrazioni e le vacanze natalizie in giugno, durante la stagione invernale, per far vivere ai loro figli la stessa atmosfera che hanno conosciuto da bambini. La stessa nostalgia per il Natale europeo si ritrova anche nel Nord America dove però la presenza di un inverno freddo e lungo aiuta a ricreare l’atmosfera del Natale anglosassone. Anche qui la presenza di numerose comunità ha imposto la convivenza di numerose tradizioni ma quella che prevale è l’anglosassone, nei riti, nei cibi ma soprattutto nell’assoluta prevalenza dell’albero di Natale sul presepe anche se, per esempio, gli italoamericani, numerosi sia in Canada che negli Stati Uniti, osservano la Vigilia di magro ed attendono la mezzanotte per consumare un sontuoso pranzo a base di pesce, mentre i cino-americani non rinunciano alle loro tradizioni, per quanto trasformate e riproposte come nuove: per il Capodanno, rinnovano il tipico scambio di visite e di doni alimentari offrendo agli amici dei cookies a forma di Buddha o di pesce, simbolo di vita e fecondità. I neri d’America, invece, salutano il nuovo anno con il kwanjaa, una grande festa con cui rivendicano la doppia appartenenza culturale, mescolando musiche africane a costumi alimentari acquisiti nel Nuovo Mondo. Malgrado la varietà di abitudini culturali, si sono imposte con gli anni consuetudini che accomunano un po’ tutti, come l’attesa dei regali portati dal moderno Santa Klaus, l’albero addobbato o i Christmascrackers, pacchettini di carta gonfiata a forma di grosse caramelle, contenenti cappellini di carta colorata o piccoli regali che si mettono sia sull' albero che in tavola.

In Scandinavia c’è un posto in più a tavola, per l’ospite inatteso primo che capiti davanti alla porta che, per l’occasione, resta aperta. In Polonia le feste natalizie iniziano con l’apparizione della prima stella la sera della vigilia. Appena appare tutti si mettono a tavola dove si fa circolare una sottile fetta di pane azzimo, chiamato oppiatek con le immagini di Maria,Giuseppe e di Gesù Bambino. Del Natale polacco sono celebri i presepi di Cracovia e i canti barocchi. Nel resto dell’Europa orientale l’elemento comune a tutte le tradizioni è costituito dalle calende, un antico rito di allontanamento dell’inverno. In Romania, nazione dal folklore misto slavo e romano, i questuanti girano per le strade cantando aneddoti e poemi epici ricavati dalla letteratura religiosa. Nelle

regioni balcaniche il mosaico di confessioni diverse ha prodotto una tradizione natalizia molto varia. In tutte le regioni della ex Jugoslavia le celebrazioni hanno in comune un culto degli alberi che testimonia lo stretto rapporto con la natura di una società ancora profondamente contadina. Una tradizione attestata in tutta la penisola balcanica, dalla Dalmazia alla Macedonia, riguarda i famosi bandjaci, i tre ceppi di Natale che si pongono ad ardere nei giorni tra Natale e Capodanno. In Grecia le reminiscenze classiche si uniscono a echi della civiltà turca e del mondo cristiano, della civiltà romana e slava ed esiste la credenza che nel cuore della notte di Natale emergano piccoli e pelosi esserini diretti

discendenti degli antichi satiri. In Albania, Paese in cui si possono identificare aree di influenza cristiana, ortodossa e islamica, non è raro trovare l’albero di Natale anche nelle case dei musulmani, nonostante in passato il regime comunista avesse fortemente ostacolato i culti religiosi. La tradizione del natale in Russia è dominata da un’antica leggenda slava, quella di Babuchka, una vecchia signora che incontra i re Magi e si mette in cammino con loro per portare a Gesù un pezzo di pane nero, sua unica ricchezza. Anche in Russia, comunque, i doni li porta Babbo Natale, chiamato Nonno Gelo. Si racconta che sia esistito da sempre e che sia il padrone di qualunque cosa porti con sé l’inverno.


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CONTROCOPERTINA

auguri dalla redazione de


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