Rivista Santuario della Consolata - gennaio/marzo 2020

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IL Rivista fondata nel 1899

DELLA n. 1 GENNAIO - MARZO 2020


Giuseppe Molteni (1800 - 1867) Iniziò gli studi all'Accademia di Brera, poi fu allievo di Giuseppe Guizzardi per il restauro dei dipinti antichi. Divenne in breve tempo uno dei più richiesti restauratori del tempo, consulente del Louvre e del British Museum e dei maggiori collezionisti ed esperti d’arte europei. Nel 1928, nell’ambito pittorico, inaugurò il genere del "ritratto ambientato", caratterizzato dalla resa meticolosa e sfarzosa dell'ambiente e dei costumi, avendo uno straordinario successo che lo pose in diretta competizione con Francesco Hayez. Nel 1854 venne nominato Conservatore della Pinacoteca dell'Accademia di Brera.

Periodico religioso trimestrale Anno 122 - n. 1 Gennaio - Marzo 2020 Poste italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale «Regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 1/2020 C.C. post. n. 264101 intestato a: Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino

In copertina: «La Confessione» 1838, olio su tela di Giuseppe Molteni Gallerie di Piazza Scala, Milano Artgate - Fondazione Cariplo

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editoriale

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rubriche

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L’angelo dice a Maria (e a noi): «Non temere» Osvaldo Maddaleno

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I più antichi ex voto della Consolata Lino Ferracin e Gianlorenzo Boano

Direttore responsabile: Marco Bonatti Autorizzazione del Tribunale Civile di Torino n.379 del 22 febbraio 1949

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La parola del Rettore Giacomo Maria Martinacci

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Il sacramento della Confessione Giacomo Maria Martinacci

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Sei Santi e Beati piemontesi Daniele Bolognini

Redazione:

Collaboratori:

Andrea Aloi Daniele Bolognini Lino Ferracin Osvaldo Maddaleno Giacomo Maria Martinacci Giulia Poretti

Gianlorenzo Boano


editoriale

La parola del Rettore mons. Giacomo Maria Martinacci

Carissimi amici e devoti della Consolata, la collocazione di nuovi confessionali nella galleria dei quadri votivi del nostro Santuario, a cui avevo accennato nello scorso numero estivo della nostra rivista, si è compiuta all'inizio dell'Avvento e si sta rivelando molto opportuna, compresa dai fedeli che nora ne hanno usufruito. Sono molto grato a chi ci ha consentito di affrontare la spesa non indifferente, senza dover gravare sul bilancio ordinario del Santuario, che continua a risentire di una situazione economica non favorevole. Grazie infatti ad alcuni lasciti, imprevedibili ma provvidenziali, ci è stato possibile realizzare questo progetto. I precedenti confessionali, passati ad altre chiese, vi sono già stati collocati. Una migliore insonorizzazione e gli ingressi distinti per il confessore e per il penitente sono le prime fondamentali qualità che si erano rese necessarie. Altri particolari, come un più efciente impianto di condizionamento, la disposizione interna che tiene maggiormente conto anche del desiderio di riservatezza di quanti preferiscono il totale anonimato, la possibilità di chiudere a chiave le due porte di accesso nei tempi in cui i confessionali non vengono utilizzati, il loro minore ingombro che rende più godibile la galleria dei quadri votivi lasciando maggiore spazio sia ai fedeli in attesa di celebrare il Sacramento che ai visitatori, sono alcuni dei vantaggi più rilevanti che ci confermano ulteriormente della bontà di questa iniziativa. La collocazione poi delle immagini di alcuni dei Santi

Sacerdoti torinesi sul fronte di ognuno dei nuovi confessionali si rivela come un tocco di particolare signicato sia per i penitenti che per i confessori stessi: la storia della santità della Chiesa torinese passa proprio attraverso il ministero del sacramento della Riconciliazione celebrato da questi nostri amici e fratelli maggiori (per i Beati Giuseppe Allamano e Luigi Boccardo il riferimento è ancora maggiore perché ambedue proprio nel nostro Santuario esercitarono a lungo questo prezioso ministero). Mi è parso importante aprire il mio dialogo con voi evidenziando un evento non secondario nella vita del Santuario, anche perché questo numero della rivista giungerà nelle vostre case proprio nel Tempo della Quaresima, quindi nel periodo in cui tutti siamo invitati a preparare, motivandola adeguatamente, la nostra Confessione pasquale. In altre pagine di questo fascicolo, oltre alla presentazione visiva di alcuni particolari dei nuovi confessionali, sono proposte riessioni per favorire una fruttuosa celebrazione del Sacramento del perdono. Celebreremo poi il Triduo Sacro: momento fondamentale ed irrinunciabile, sorgente vivicante del nostro essere discepoli di Gesù. Riscoprire nel Giovedì Santo l'Eucaristia come centro della vita cristiana, sostando anche in adorazione; contemplare nel Venerdì Santo la Passione del Signore, dal cui anco squarciato ha origine la Chiesa; meditare presso

il sepolcro del Signore nel Sabato Santo, attendendo nella preghiera e nell'ascolto della Parola la sua risurrezione; fare memoria viva del proprio Battesimo rinnovando la professione di fede durante la Veglia Pasquale: sono momenti assolutamente essenziali per un cristiano. Non posso fare a meno di ricordare a tutti che nel Tempo Pasquale e nella Pentecoste saremo invitati, dai Sabati della Consolata, a vivere con Maria la gioia della Pasqua. Quest'anno saranno le Beatitudini ad accompagnarci nel cogliere la vita nuova della Risurrezione di Gesù e nostra. Papa Francesco afferma che, «le parole di Gesù vanno molto controcorrente rispetto a quanto è abituale. Le Beatitudini possiamo viverle solamente se lo Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza dell'egoismo, della pigrizia, dell'orgoglio» (Gaudete et exsultate, 65). Carissimi, auspico che lo Spirito Santo trovi in noi un'aperta accoglienza e chiedo alla Consolata di aiutarci a scoprire ed a valorizzare ulteriormente i suoi sette Doni perché la nostra vita sia sempre più generosamente condivisa con i fratelli che incontriamo nel nostro cammino quotidiano: è la preghiera che, nel Santuario, sacerdoti e fedeli rivolgono con ducia alla Consolata-Consolatrice per tutti voi.

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▲ La cresta dello Zitterklapfen (2403 mt.) dei Monti Lechquellen - Alpi Calcaree Nordtirolesi

L'Angelo dice a Maria (e a noi): «Non temere» Essere realisti e vivere di speranza Osvaldo Maddaleno

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bbiamo iniziato un nuovo anno ed è normale pensare al futuro, che ha sempre un fascino, essendo una vita che non abbiamo ancora vissuto. Tutti pensano al futuro secondo una certa prospettiva. C'è chi lo pensa semplicemente come un’ incognita (qualcosa che non si conosce), oppure chi lo pensa come una minaccia (qualcosa da cui possono venire molti mali). Altri pensano al futuro come una generica e vaga speranza. C'è qualcosa di vero in tutti, ma il futuro di un cristiano non si esaurisce qui. È vero che il futuro è un'incognita, ma non possiamo essere gente che guarda avanti come se fosse solo un mistero. Nella stessa maniera non possiamo escludere che il futuro in qualche modo sia una minaccia, un rischio di cambiamenti sfavorevoli, tuttavia non possiamo accettare che, sotto l'impulso della paura, temiamo che l'avvenire ci rubi qualcosa a cui siamo attaccati. Neanche possiamo accettare la vaga speranza che si appoggia sui nostri desideri e sulle nostre ipotesi.

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Per noi il futuro è un bene che si può veramente fare. Di molte cose non siamo certi, ma del bene che vorremmo fare siamo sicuri. Inventare il bene è il grande lavoro dei cristiani, fare il bene che non c'è ancora, quello che non abbiamo fatto, ma che possiamo ancora fare. Un futuro di bene, di verità, di pace, di giustizia, di amore… non a livello di grandi parole, ma di piccoli gesti, di cose concrete. Guardiamo al futuro così: crediamo nel bene che faremo, siamo felici che l'avvenire ci offra di fare ciò che non abbiamo ancora fatto. La Chiesa, che è una saggia maestra, ci ha fatto iniziare l'anno con la festa di Maria SS. Madre di Dio, perché nessuna persona è stata feconda come Lei che ci ha donato l'autore del bene, della vita. Attraverso Lei possediamo il segreto di essere gli di Dio e fratelli in questo mondo. Accostiamoci a Lei con ducia: ci aiuta a pensare al bene che faremo, a non credere che tutto dipenda dal caso o dal destino, ma ad essere convinti che molto può dipendere dalla nostra libertà impegnata, dal nostro


coraggio di agire, dalla nostra precisa e schietta volontà di bene. Il grande pianista e compositore Giovanni Allevi in una intervista ha detto: «Immagino un futuro avvolto da una nuova spiritualità». Il suo ultimo disco (uscito prima di Natale) intitolato “Hope” è un album di speranza. «Non mi reputo un ottimista, ma sono convinto che le persone disadattate e incomprese contengono il germe del futuro e sia a loro che dobbiamo guardare, non a chi è integrato in questo momento di massimo splendore del conformismo». E aggiunge: «Spero si riesca a guardare oltre le apparenze, ad avere rispetto per le diversità, ad abbracciare l'accoglienza, liberandoci da stereotipi e condizionamenti. E non voglio relegare la speranza a un futuro lontano, quanto proporne un signicato nuovo, perché la speranza è potentissima». Cristian Daniel Ansaldi, giocatore del Torino Calcio, dopo che a dicembre i ladri gli hanno svaligiato la casa e rubato tanti ricordi preziosi, importanti, ha detto: «Afdo al perdono di Dio le persone che si sono intrufolate in casa mia e mi hanno rubato tutto». Dopo aver letto il Salmo 22 (23) “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…” ha aggiunto: «La cosa più importante è la pace e la gioia che ciascuno ha nel suo cuore, non permettiamo a nessuno di portarcela via. Condiamo in Dio che non ci lascia mai soli». La Chiesa in Occidente è in declino: si chiudono le chiese, sempre più rare le vocazioni al ministero e alla vita consacrata, assenza di giovani, diminuzione della frequenza ai Sacramenti, scandali… Qual è il futuro della Chiesa in questa situazione drammatica? In questi tempi tinti di pessimismo e di rassegnazione, mi sembra sia possibile conciliare un atteggiamento serenamente critico con la speranza. La Chiesa non sta solo attraversando un momento difcile, che presto verrà assorbito,

o una prova passeggera, che supererà con un po' di coraggio e buona volontà. Si trova in un profondo cambiamento sociale e culturale, con conseguenti impatti profondi, senza precedenti. Papa Francesco l'ha di nuovo ribadito a Natale che quella che stiamo vivendo non è semplicemente un'epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento d'epoca. E ha aggiunto parlando alla Curia Romana che l'atteggiamento sano è quello di lasciarsi interrogare dalle sde del tempo presente, con discernimento e coraggio, piuttosto che farsi sedurre dalla comoda inerzia del lasciare tutto com'è. «Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati… La fede non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perno negata, derisa, emarginata e ridicolizzata». Ai Gesuiti in Thailandia ha detto: «Non c'è una ricetta. Ci sono principi di riferimento, ma poi il percorso da fare è sempre un piccolo sentiero che va scoperto nella preghiera e nel discernimento sulle situazioni concrete». Si tratta quindi di qualcosa di più di un declino o di una crisi che passeranno, ma piuttosto di un nuovo inizio. Di fronte al mondo moderno e alle difcoltà che ciò comporta, la tentazione è grande per i cattolici, sempre meno numerosi, di riutare qualsiasi cambiamento e di voler un ritorno alla Chiesa del passato che spesso conoscono male e che idealizzano. Ma i percorsi promettenti del futuro non sono nel tornare indietro. L'unico sguardo al passato, sempre necessario e illuminante, è quello che portiamo su Gesù Cristo e sugli inizi della Chiesa, che costituiscono la luce per oggi e la fonte del nostro futuro. Tuttavia il progetto di Dio non avverrà necessariamente nel modo che ci aspettiamo. «Se Dio è Dio -scrive il pensatore Maurice Bellet- ha il diritto di essere dove

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vuole e quando vuole, indipendentemente dai nostri discorsi su di Lui, dalle nostre forme di pietà, i nostri riti, le nostre conoscenze». È quanto Papa Francesco chiede quando propone una Chiesa in uscita che va nelle periferie, dove Dio è già presente e dove ci sta aspettando. La speranza è una realtà fragile e tuttavia apre strade per il futuro. Con lei la vita non è moribonda: al contrario, ci rende in grado di aspettarci tutto da Dio, a condizione di vivere intensamente il presente, con i nostri limiti e le nostre debolezze. Una nuova Chiesa sta germogliando. Il concetto fondamentale del discorso del Papa alla Curia è partito da un aforisma del santo Cardinale Newman: «Qui sulla terra vivere è cambiare, e la perfezione è il risultato di molte trasformazioni». Non si tratta, continua Francesco, di seguire le mode, ma di essere coscienti che sviluppo e crescita sono le caratteristiche della vita terrena e umana, mentre, nella prospettiva del credente, al centro di tutto c'è la stabilità di Dio. Un Dio

che si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Per cui dobbiamo privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove con pazienza e attesa, senza fretta. Il piccolo Lorenzo, tre anni, davanti a un magnico panorama di montagna, chiese all'improvviso: «Chi ha fatto la montagna?». La mamma, sorpresa: «Non so, Dio? … oppure si è fatta da sola?». Il bambino rietté un momento, poi con la serietà dei piccoli concluse: «Io lo so: il diavolo ha fatto la montagna e Dio ha fatto i sentieri per arrampicarsi in cima alla montagna!». Crediamoci e li troveremo. Maria, che si è sentita dire dall'Angelo: «Non temere», lo ripeta oggi Lei stessa alla Chiesa tutta, e anche a tutti noi. E ascoltando Lei, la Madre della Chiesa e della speranza, lasciamoci guidare con docilità, perché lo Spirito Santo possa rinnovare il cammino della Chiesa, lì dove siamo.

del Santuario di Torino La Compagnia della Consolata ha come scopo di favorire la devozione alla Vergine Maria, venerata come Consolata dai doni di Dio e, per questo, Consolatrice dei sofferenti e degli afflitti: modello e sorgente di speranza, Ella ci precede nel cammino della fede e ci sostiene nelle difficoltà della vita quotidiana. È vivamente raccomandata agli iscritti la partecipazione personale alle celebrazioni liturgiche del Santuario e, nel giorno della festa titolare (20 giugno), alla processione in onore della Consolata.

Tutti, anche i defunti, possono essere iscritti nella Compagnia. Per loro, in Santuario, ogni sabato viene celebrata una S. Messa alle ore 10,30. Per iscrizioni e maggiori informazioni rivolgersi alla sacrestia del Santuario o telefonare al n. 011/483.61.01.

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I più antichi ex voto della Consolata Un pezzo di storia del Santuario

Gianlorenzo Boano e Lino Ferracin

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gni ex voto del nostro Santuario è importante e prezioso, anche se povero e semplicissimo, perché esprime un rapporto di devozione con la Consolata, ma è certo che alcuni di essi hanno un interesse storico/artistico e i due ex voto, oggetto di queste righe, sono importanti in quanto essendo i più antichi del Santuario possono anche suggerirci come e dove sul nire del Seicento e nei primissimi anni del Settecento era collocato il quadro della Consolata. L'ex voto datato 1670 ricorda la guarigione di Antonia Margherita Noberasca, ma vi sono dubbi su questa data perché le notizie relative alla grazia che si leggono nella relazione conservata nell'Archivio del Santuario e nel testo sull'Historica notitia di Padre Domenico Arcourt del 17051: indicano entrambi che il giorno della grazia è il 25 marzo 1700. È possibile che la data sul quadro sia stata erroneamente riscritta in un restauro del danno ancora evidente nella parte bassa dell'opera. Al centro della scena vediamo l'altare con il quadro della Vergine e sulla destra la benecata nel momento del vericarsi del fatto prodigioso. Il pittore in modo ingenuo disegna alcuni diavoletti che escono dal corpo della Noberasca mentre riceve la Comunione; la graziata indossa un abito turchino che è, come ricorda

Laura Borello2, «una veste votiva indossata in onore della Vergine». Si vedono inoltre molto bene i due Santi (dipinti o statue), ai lati dell'altare: S. Lorenzo e S. Andrea. Pietro Buscalioni nella sua storia della Consolata3 ci informa che, nella cappella della Consolata, il Duca Emanuele Filiberto fece dipingere il ritratto di S. Lorenzo in ringraziamento per la vittoria nella battaglia di San Quintino il 10 agosto 1557. Inoltre nella relazione giurata di due “cittadini torinesi”, Paolo Perono e il Conte Giovanni Fuselli, rilasciata nel 1705, nella quale essi descrivono la chiesa di S. Andrea, nella sua struttura romanica, come loro la ricordavano, si legge che la cappella della Consolata era: «[…] dirimpetto et riguardante la seconda porta grande dell'entrata in detta chiesa, […] adornata di stucchi et pitture rappresentanti tutte le feste dell'anno della Vergine, con quantità di voti d'argento […]»4. Possiamo a ragione pensare che quella nell'ex voto della Noberasca sia la cappella della Vergine Consolata nella chiesa ancora con il suo impianto romanico a tre navate. Nel ex voto di Agatta Maria Antonia Gargana la data è quella del 1702 ed è interessante notare alcune differenze, rispetto al precedente ex voto, sia per l'altare che per la cappella in cui si trova. L'altare con il

grande quadro della Vergine e la beneciata della grazia con la madre sono inseriti nello spazio di una cappella con la volta e le pareti laterali. L'altare è impreziosito con addobbi e candelabri, forse predisposti per la festa della Consolata, giorno in cui l'evento miracoloso avvenne, come recita la scritta: «…li 20 giugno 1702". I dipinti, o statue, che compaiono ai lati del quadro e dell'altare, coincidono con quanto asseriscono Perono e Fuselli nella loro relazione giurata, quando descrivono l'altare maggiore della chiesa romanica di S. Andrea:»[…] dalla parte dell'evangelio una statua di S. Andrea et alla parte dell'epistola la statua di S. Lorenzo […] da canto a S. Andrea, in una nicia [nicchia], una statua di S. Benedetto […] a canto di S. Lorenzo, in un'altra nicia, altra statua di S. Bernardo […]»5. Bisogna tener presente che nel 1702 era ancora in fase di completamento l'edicio guariniano e che con i lavori in corso e non essendoci più la cappella romanica, è possibile che il quadro della Consolata abbia avuto delle collocazioni diverse, anche sull'altare maggiore: questo non stupirebbe perché ormai la chiesa stava già perdendo la dedicazione a S. Andrea a favore della Consolata. Il teolologo Franchetti nella sua Storia della Consolata scrive che nel 1704: «[...] ultimati i lavori del santuario,

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► «Guarigione di un'indemoniata», 1670, olio su tela, cm. 63,5 x 87, galleria degli ex voto nel Santuario della Consolata (foto di Andrea Aloi)

«Antonia Margarita [Margherita] Noberasca di Cornie [Cuorgnè], moglie di Giuseppe Noberasco di Savona, mercante residente in Torino, ritrovandosi da nove anni in circa ossessa dallo spirito maligno benché più, e più volte da diversi ne e religiosi essorcizata, et imploratane con incessanti lagrime la sua libertat. [liberazione] invotitasi [votatasi] nalm. [nalmente] alla vera Madre delle consolationi, et unica Consolatrice degl'afitti, n'ha riportata la bramata gratia nel giorno della Annuntiatione di detta gloriosa sempre Vergine nell'atto medesimo di ricevere con piena ducia a questo santo altare la santissima communio [comunione] cioè alli 25 di marzo del corrente anno 1670».

[...] apertosi per tempissimo [molto presto] il Sacro Tempio, i fedeli che, in enorme folla attendevano di entrare, videro che il quadro della Consolata era posto dalla sua Cappella, sull’altare maggiore di S. Andrea per essere, con maggiore comodità, trasferito solennemente nel suo nuovo Santuario [...]».6 Molte sono le domande che questo ex voto suscita relativamente alla collocazione del quadro della Conso-

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lata in quel 1702: era sull'altare maggiore della chiesa romanica o era già nella nuova cappella e sul nuovo altare già di impianto guariniano nell'esagono, ma senza la cupola, in quanto questa venne completata solo nel 1703?7 Bisognerebbe almeno sapere se l'autore dell'ex voto ha realmente “fotografato” l'altare o se si è solo basato sulle informazioni fornite dalla committente che, forse confusamente,

ha descritto la chiesa in quel periodo di grande trasformazione architettonica mischiando parti del vecchio edicio con quelle del nuovo. Una bella questione che speriamo nuovi studi e documenti possano risolvere senza nulla togliere al messaggio che ancora oggi i due ex voto ci trasmettono.


◄ «Guarigione da cecità», 1702, olio su tela, cm. 59 x 76, galleria degli ex voto nel Santuario della Consolata (foto: Andrea Aloi)

«Agatta Maria Antonia Gargana della presente città, havendo perduta affatto [completamente] la vista da tre mesi sono ~ma (come da atto publico ne consta) si voto alla Vergine Sa [Santissima] della Consolata et essendovi condotta da sua mane dre li 20 giugno 1702, giorno della festa del miracolo della invent. [ritrovamento] della miracolosa imagine di detta ma Santiss [Santissima] doppo essersi confessata, ha miracolosamente e perfettamente ricuperata la vista come prima e ne per maggior sua divotione et evidensa del fatto accompagnò da se sola la process. [processione] che in detto giorno si suole fare per la città. Che pero [perciò] intestimonio [a testimonianza] presente di tanta gratia ha appesa la presente tavoletta nel suddetto giorno et anno».

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ARCOURT DOMENICO, Historica notitia della miracolosa imagine della Madonna Santissima della Consolata…, nella stampa di Maelchior Garimberti, Torino 1705, p. 14. BORELLO LAURA, Schede degli ex voto esposti in Gli ex voto della Consolata, Provincia di Torino, Assessorato alla Cultura, Torino 1982, p. 89. BUSCALIONI PIETRO, La Consolata nella Storia di Torino, del Piemonte e della Augusta dinastia Sabauda, La Palatina, Torino 1938. FRANCHETTI DOMENICO, Storia della Consolata, Torino 1904. Nell'ex voto la statua di S. Benedetto e S. Bernardo sono invertite. FRANCHETTI DOMENICO Teol., Storia della Consolata, con illustrazioni critiche e documenti inediti, Tip. P. Celanza e C., Torino 1904, p. 217. REBAUDENDO DINA (a cura di), Torino racconta. Diario manoscritto di Francesco Ludovico Soleri dal 22 marzo 1682 al 27 febbraio 1721 e il suo giornale dell'assedio del 1706, Altieri, Collegno 2007.

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Il sacramento della Confessione Un Padre misericordioso che ama i suoi gli

Giacomo Maria Martinacci I riquadri dei Santi e Beati proposti sul fronte di ognuno dei confessionali sono a cura di Daniele Bolognini

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a collocazione dei nuovi confessionali nella nostra galleria degli ex voto non può essere un evento -sia pure di un certo rilievo- riguardante solo la sede delle Confessioni ma prima ancora è un'occasione importante per riettere insieme su quanto in quei confessionali -ora rinnovati- avviene: sono un luogo privilegiato in cui viene offerta la possibilità di sperimentare efcacemente la smisurata misericordia del Signore (come è evocato dalla riproduzione del famoso quadro di Rembrandt che abbiamo posto sulla porta di accesso al luogo dei confessionali con la scritta signicativa, tratta dal canto di Maria: Di generazione in generazione la sua misericordia). Sul piccolo foglio, che da alcuni anni offriamo ai fedeli che giungono in questo luogo, è scritto il benvenuto nella casa della misericordia, infatti vi leggiamo: «Gesù, il Signore, ti accoglie, lo Spirito Santo illumina il tuo cuore perché il Padre desidera ardentemente che il peccatore si converta e viva». L'accoglienza è il primo impatto per chi in qualunque modo e con le motivazioni più diverse approda al confessionale. Opportunamente il Rito propone al sacerdote confessore di rivolgersi al penitente, ad esempio, con queste o simili parole: «Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia», ma anche di offrirgli qualche testo della Sacra Scrittura in cui si parla della misericordia di Dio e viene rivolto all'uomo l'invito a convertirsi, afnché siano coltivati pensieri di speranza e il dono della riconciliazione sacramentale lasci nel penitente una traccia bella con un rinnovato orientamento al bene. Il confessore è ministro della vita, ministro della gioia, ministro della libertà, ministro della misericordia, ministro dell'unico Amore che, ancora e sempre, si dona a noi perché noi possiamo quindi vivere una “festa della fede”: un momento di serena e lieta celebrazione della rinnovata piena comunione con Dio nella Chiesa. Noi portiamo la nostra concreta situazione esistenziale, perché nessuno è perfetto e in ognuno si devono riscontrare delle disattenzioni dal senso autentico della propria vita, e ci confrontiamo con Gesù: il Maestro, modello esemplare di un'esistenza orientata alla Vita. Papa Francesco afferma: «Il Signore ci dia la grazia di essere contenti oggi di avere un

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▲ I nuovi confessionali nella galleria degli ex voto del nostro Santuario (foto di Andrea Aloi)


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adre di innita bontà, che nel tuo Figlio hai avuto misericordia per la Samaritana e, mosso dalla stessa paterna sollecitudine, hai offerto la salvezza a tutti i peccatori, ascolta le preghiere del tuo popolo: fa’ che quanti ascoltano la parola del Vangelo si ritengano “beati” se poveri ed emarginati, se misericordiosi e puri di cuore; siano portatori di pace e sostengano con serenità le persecuzioni per entrare a far parte del tuo Regno; conferma i loro propositi e proteggili nell’attesa del tuo Figlio, conservali con la tua provvidenza perché compiano il tuo disegno d’amore; e fa’ che, uniti intimamente al Cristo, siano annoverati in terra fra i suoi discepoli e possano udire in cielo la sua voce che li riconoscerà davanti a te. Amen.

Padre che perdona sempre, che perdona tutto, che fa festa quando perdona e che si dimentica della nostra storia di peccato!». È un dato di fatto che la realtà concretissima del peccato si affaccia ad ogni persona in tutta la sua vita. Non vi è una denizione univoca ed esaustiva di “peccato”, ma possiamo affermare: è un fatto che «si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da esso i nostri cuori» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n.1850) e pertanto «è diametralmente opposto all'obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza» (Ivi). Va inoltre ricordato che il peccato si ritorce

anche contro la comunità, contro il prossimo e contro il peccatore stesso. A fronte di questo «il sacricio di Cristo diventa segretamente la sorgente dalla quale sgorgherà inesauribilmente il perdono dei nostri peccati» (Ivi, n. 1851). Perciò il peccatore che, mosso dalla grazia di Dio misericordioso, intraprende il cammino della conversione, fa ritorno al Padre che «per primo ci ha amati» (1 Gv 4, 19), a Cristo, che per noi ha dato se stesso, e allo Spirito Santo, che in abbondanza è stato effuso su di noi. L'Apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, afferma: «Se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto tanto da perdonarci i pecca-

ti e puricarci da ogni iniquità» (1, 9), e Gesù è ancora più illuminante: «Ci sarà più gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15, 7). La volontà e il progetto di conversione, che è basilare per poter celebrare fruttuosamente il Sacramento della confessione, scaturisce da una azione dello Spirito Santo -che normalmente agisce nel segreto del cuore- e unisce la contrizione del peccato (quindi il dolore e la detestazione di quanto commesso) con il proposito di una vita nuova, cioè

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l'impegno di un cambiamento intimo e radicale per effetto del quale l'uomo si sforza di pensare, di giudicare e di riordinare la sua vita mosso dalla santità e dalla bontà di Dio, che non cessa di chiamarci al suo cuore di Padre. La conversione deve coinvolgere tutto l'uomo, con la sincera disposizione a riparare i danni del suo peccato, così da rischiarare sempre più il suo spirito e renderlo di giorno in giorno più conforme a Cristo.

La confessione delle colpe, cioè il riconoscimento dei propri peccati apertamente espresso nell'incontro con il confessore- si radica nella natura delle cose: il penitente, aprendo il proprio cuore, manifesta la sua concreta situazione al ministro di Dio e della Chiesa, afnché questi possa formulare il giudizio spirituale di misericordia nel nome del Salvatore Gesù. Naturalmente la confessione delle colpe va preceduta da un esame accurato della propria coscienza, per compiere il quale non

mancano apposite tracce e sussidi, con lo scopo di favorire quanti trovano difcoltà a fare chiarezza. Pare ovvio d'altronde che la richiesta di perdono debba essere esplicitamente espressa davanti a Dio e manifestata al confessore, come si fa con un medico quando si tratta della salute del corpo. Anche l'umile disponibilità del penitente a recepire gli eventuali suggerimenti e proposte del confessore è un elemento di non seconda-

santi e beati SAN GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO Nacque a Bra (CN) nel 1786 e fu ordinato sacerdote nel 1811. Nel 1818 ricevette la nomina a canonico della Basilica torinese del Corpus Domini e fu un ottimo confessore, prodigo nell'aiutare malati e poveri del centro cittadino. Fu un tragico fatto del settembre 1827 che diede, però, una svolta alla sua vita: la morte di una giovane partoriente, di passaggio a Torino e riutata dagli ospedali, cui diede gli ultimi Sacramenti. Dopo aver pregato davanti all'immagine della Madonna delle Grazie, venerata in Basilica, ebbe l'intuizione di aprire un piccolo ricovero per accogliere i più abbandonati. Nell'aprile 1832, trasferì l'ospedaletto a Valdocco, chiamandolo Piccola Casa della Divina Provvidenza. Con l'aiuto di molti benefattori sorsero a poco a poco ambulatori, asili e orfanotro: motore di tutto fu la preghiera. Amava ripetere: «Santicate tutte le opere vostre col farle per amore di Dio, sieno le preghiere, sieno gli esercizi della carità, sieno altre cose, il riposo, il cibo». Nel 1833 istituì le Suore Vincenzine e negli anni seguenti altre famiglie religiose con specici compiti. Fondò un monastero di clausura; volle inoltre una comunità di “Fratelli” e una di sacerdoti. La vicinanza e il grande amore che Cottolengo aveva per la Consolata, fecero del Santuario un riferimento per tutto l'Istituto. Chiamava l'ininterrotto dialogo con Dio “laus perennis”. Scrisse: «La preghiera vi fa cari a Dio, pregate dunque, pregate sempre; fatevi cari a Dio, e quando gli siate cari, egli sa molto bene, e meglio che non lo sappiate voi stessi, quello che vi è utile; non dubitate, ché vi darà in larga misura tutto che può valere a farvi santi». «Occupatevi unicamente del vostro spirito, attendendo con ogni impegno a viver bene e con pietà; […] spargete l'odore del buon esempio e della mutua edicazione, cercando di evitare i difetti anche più piccoli e meno osservati». Non cessava di raccomandare agli ospiti della Piccola Casa di accostarsi al sacramento della Confessione. Morì a Chieri il 30 aprile 1842.

▲ «S. Giuseppe Benedetto Cottolengo», olio su tela (dettaglio) di Piero Dalle Ceste conservato nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino

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ria importanza perché questi, tra gli altri, ha il compito di essere medico dello spirito, certo senza confondersi con psicologi, psicoterapisti o psicanalisti. I livelli sono alquanto differenti: il confessore, pur nel breve colloquio della confessione, è un pastore chiamato a cogliere da una parola, dal tono della voce, da una sfumatura, da un cenno anche indiretto i segreti dell'anima per individuare le malattie dello spirito e poter offrire con quella capacità di delicato discernimento che è l'intima cognizio-

ne dell'opera di Dio nel cuore degli uomini- i rimedi adatti attraverso il consiglio sapiente, la giusta parola, l'autentica indicazione di percorso. Prima dell'assoluzione, il sacerdote invita il penitente a manifestare la sua contrizione, con il proposito di rinnovamento della sua vita, esprimendo in forma di preghiera la richiesta di perdono dei suoi peccati. Si possono usare espressioni della Sacra Scrittura o della Liturgia (ad esempio: Signore, pietà. Cristo, pie-

tà, Signore, pietà), l'atto di dolore consueto, o parole che manifestino quanto in quel momento il penitente porta nel suo cuore. Una formula molto semplice potrebbe essere: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore. Com'è ovvio, conta soprattutto lo spirito da cui nascono le parole. Al peccatore che nella Confessione sacramentale manifesta al ministro della Chiesa la sua volontà di conversione, Dio concede il perdono con

santi e beati SAN GIUSEPPE CAFASSO Nacque a Castelnuovo d'Asti nel 1811. Sua sorella Marianna sarà mamma del Beato Giuseppe Allamano. Ordinato sacerdotale nel 1833, l'anno seguente conobbe don Luigi Guala, insigne moralista e teologo, che fu realizzatore del Convitto Ecclesiastico presso la chiesa di S. Francesco d’Assisi in Torino per la formazione dei sacerdoti. Fu confessore ricercato, maestro di preti che a loro volta sarebbero stati “buoni pastori” e validi confessori. Conosceva la teologia morale, ma altrettanto bene sapeva leggere nel cuore della gente. Le sue lezioni erano efcaci grazie a una grande preparazione dottrinale, ma anche per le tante Confessioni raccolte in chiesa e grazie all'apostolato nelle carceri, a quei tempi luoghi davvero disumani. Tra i suoi “allievi” sono da ricordare S. Giovanni Bosco e il Beato Clemente Marchisio. Fu inoltre confessore della Venerabile Giulia di Barolo. Per lunghi anni ebbe il pietoso incarico di assistere i condannati alla pena capitale, che accompagnava personalmente alla forca. Nei suoi scritti leggiamo: «Tutta la santità, la perfezione e il protto di una persona sta nel fare perfettamente la volontà di Dio […]. Felici noi se giungessimo a versare così il nostro cuore dentro quello di Dio, unire talmente i nostri desideri, la nostra volontà alla sua da formare ed un cuore ed una volontà sola: volere quello che Dio vuole, volerlo in quel modo, in quel tempo, in quelle circostanze che vuole Lui e volere tutto ciò non per altro se non perché così vuole Iddio». Ebbe sempre una devozione per la Madonna e nutriva un amore speciale per la Consolata: era l'immagine del suo oratorio privato, ogni sabato si recava a visitarla nel suo Santuario, viveva con intensità la sua festa e la raccomandava ai sacerdoti alunni del Convitto Ecclesiastico. Morì a Torino il 23 giugno 1860. Nel nostro Santuario vi è una cappella a lui dedicata in cui è esposta l'urna con le sue reliquie.

▲ «San Giuseppe Cafasso», olio su tela (dettaglio) di M. Gilardi conservato nel Convitto Ecclesiastico presso il Santuario della Consolata in Torino (foto di Andrea Aloi)

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l'assoluzione. Per mezzo di questo Sacramento il Padre accoglie il glio pentito che fa ritorno a Lui, Cristo si pone sulle spalle la pecora smarrita per riportarla all'ovile, e lo Spirito Santo santica nuovamente questo suo tempio o intensica in esso la sua presenza; ne è segno la rinnovata e più fervente partecipazione alla mensa del Signore, nella gioia grande del convito che la Chiesa di Dio imbandisce per festeggiare il ritorno

del glio lontano (in proposito si vedano nel Vangelo di Luca [15, 432] le tre parabole della misericordia: la pecora smarrita, la moneta perduta e il padre misericordioso). Non si può dimenticare che gli uomini sono uniti tra loro da uno stretto rapporto soprannaturale, in forza del quale il peccato anche di uno solo reca danno a tutti mentre a tutti porta benecio la santità del singolo. Di conseguenza nell'atto sacramen-

tale del perdono, compiuto dal ministro di Dio e della Chiesa, vi è congiuntamente come effetto la riconciliazione anche con i fratelli, che a causa del peccato sempre hanno subito una ferita. Ricevuto il perdono dei propri peccati, è importante riconoscere e proclamare la misericordia di Dio: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha

santi e beati SAN GIOVANNI BOSCO Nacque nel 1815 a Castelnuovo d'Asti, glio di contadini. Il padre morì quando aveva due anni e fu cresciuto da Mamma Margherita. Ordinato sacerdote nel 1841, su invito del Cafasso entrò a Torino nel Convitto Ecclesiastico di San Francesco, dove si formò per tre anni. Proprio nella sacrestia della chiesa di S. Francesco l’8 dicembre 1841 capitò il fatto che diede inizio al suo straordinario apostolato fra i giovani. Un giovane arrivato da Asti, orfano e analfabeta, fu il primo di una innumerevole schiera di giovani che grazie a Don Bosco diverranno “buoni cristiani e onesti cittadini”. Egli intuì che era anche fondamentale offrire loro la possibilità di qualicarsi con un lavoro per mantenersi dignitosamente. Nel 1846, giorno di Pasqua, in un modesto edicio tra i prati di Valdocco, oltre all'Oratorio, fondò scuole serali e laboratori professionali. Don Bosco ebbe sempre una grande devozione per la Consolata, celebrò molte volte la Messa in Santuario, chiesa in cui amava portare i suoi ragazzi, compreso San Domenico Savio. Nel luglio 1846 si ammalò gravemente e alla Consolata vennero rivolte ardenti preghiere. Nel 1854 diede inizio alla Società Salesiana, una nuova famiglia religiosa dedita all'educazione della gioventù. Dieci anni dopo fu posta la prima pietra del Santuario di Maria Ausiliatrice. Nel 1872, con Santa Maria Domenica Mazzarello fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l'educazione delle ragazze. Nel novembre 1875 partirono i primi missionari per l'Argentina e nel volgere di qualche decennio le opere salesiane raggiunsero vari Paesi del mondo. Tra i suoi pensieri leggiamo: «Che cosa vi è di più bello e caro della Confessione? Quale cosa vi è mai in cui più ci abbia benecati il Signore che in questa?»; «Quando pregate, pensate a quel che fate. Pregando, parlate con Dio: parlare vuol dire pronunziare bene le parole in modo da essere intesi; quindi pregando, recitate adagio le preghiere e collo stesso tono di voce, col quale parlereste ad un amico a Voi caro». Morì a Torino il 31 gennaio 1888. ▲ «San Giovanni Bosco», olio su tela (dettaglio) di Paolo Giovanni Crida conservato nella sacrestia della Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino (foto di Andrea Aloi)

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fatto e la misericordia che ha avuto per te» (Mc 5, 19) disse una volta Gesù a un uomo da Lui benecato. Il perdono divino dà a chi si è appena confessato la possibilità di un nuovo inizio che si riallaccia al proprio Battesimo: «Acqua e lacrime non mancano alla Chiesa: l'acqua del Battesimo, le lacrime della Penitenza» diceva S. Ambrogio. Davanti al peccatore perdonato ora si apre un nuovo tratto di strada, simile a quello che

Gesù ha offerto alla donna peccatrice, quando le ha detto: «Va' e d'ora in poi non peccare più» (Gv 8, 11). Essendo stata trattata con misericordia, la donna possiede ora la libertà di correre avanti verso quello che l'attende, non più ostacolata dai peccati del proprio passato. Per vivere il nuovo inizio ci sono dei passi da compiere con generoso impegno.

1. Esprimere la serietà del pentimento, compiendo l'opera penitenziale assegnata dal sacerdote: preghiera, opera di misericordia, sacrici personali, atti di servizio e generosità che consentono di essere maggiormente uniti a Gesù «dimenticando ciò che ti sta alle spalle e proteso verso ciò che ti sta di fronte» (cfr. Ef 3, 13). 2. Rimettere i debiti «ai nostri debi-

santi e beati SAN LEONARDO MURIALDO Nacque nel 1828 nel centro di Torino, non lontano dal Santuario della Consolata. Ordinato sacerdote nel 1851, iniziò il suo apostolato nel povero quartiere Vanchiglia presso l'Oratorio dell'Angelo Custode. Nel 1857 Don Bosco lo incaricò della direzione dell'Oratorio S. Luigi, presso la Stazione di Porta Nuova: incontrò così la miseria di tanti giovani. Nel 1865 si trasferì a Parigi per approfondire gli studi teologici e di diritto canonico, e vi poté conoscere le Conferenze di S. Vincenzo. Tornato a Torino l’anno seguente, gli fu proposta la direzione del Collegio degli Artigianelli, dove i giovani venivano educati cristianamente e preparati a un mestiere. Sarà il maggiore impegno della sua vita, e insieme causa di enormi sacrici. Nel 1873, con l'aiuto del Venerabile Eugenio Reffo, diede vita alla Pia Società Torinese di San Giuseppe, una nuova famiglia religiosa dedicata all'educazione della gioventù povera. Si impegnò, inoltre, per i disoccupati, per gli operai e per la diffusione della Buona Stampa. Nel 1876 fu tra gli ideatori del giornale La Voce dell'Operaio. Fin da giovanissimo fu legato al Santuario della Consolata, devozione trasmessagli dalla mamma che si manifestò in modo singolare in occasione della fondazione della Congregazione Giuseppina. Ogni sabato si recava a pregare in Santuario e desiderava che i confratelli, potendo, facessero altrettanto. Strinse un'amicizia con il rettore Beato Giuseppe Allamano. Nei suoi scritti leggiamo: «La preghiera è l'anima e la forza dell'uomo. Sia fatta con umiltà, condenza, perseveranza. Non basta, però, pregare, bisogna pregare bene, cioè con il cuore»; «Carità è guardare e dire il bello di ognuno, perdonare di cuore, avere serenità di volto, affabilità, dolcezza. Come senza fede non si piace a Dio, così senza dolcezza non si piace al prossimo»; «Una buona confessione è l'inizio di una vita nuova». Morì a Torino il 30 marzo 1900.

▲ «San Leonardo Murialdo», olio su tela (dettaglio) di Ettore Olivero Pistoletto e Piero Dalle Ceste, conservato nel Collegio degli Artigianelli in Torino (foto di Andrea Aloi)

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tori» (cfr. il Padre nostro: Mt 6, 12) proprio perché la pazienza, la tenerezza e la misericordia di Dio, di cui si è fatta esperienza, devono rendere più sensibili a perdonare di cuore «ciascuno al proprio fratello» (Mt 18, 35): «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6, 14-15).

3. Aprirsi a un futuro connotato da una forte coerenza per continuare il cammino di conversione. Guai a lasciarsi afferrare subito dal solito tran tran, bisogna invece individuare un proposito concreto, ben determinato e non troppo difcile da attuare, che porti sempre più verso Gesù. 4. Testimoniare l'incredibile gioia fondata sulla convinzione che proviene dal sapere di essere stato abbracciato dalla misericordia di Dio:

«Misericordiosi, come il Padre è misericordioso» (Lc 6, 36), condividendo con i fratelli in necessità qualcosa di quello che tu hai in più rispetto a loro: cultura, tempo, disponibilità economica, … Sovente rimangono domande e dubbi, alle volte anche molto radicati. Vediamone alcuni. 1. «Io mi confesso a tu per tu con Dio, imploro direttamente da Lui il per-

santi e beati BEATO GIUSEPPE ALLAMANO

▲ «Beato Giuseppe Allamano», olio su tela (dettaglio) di Bruno Traverso conservato presso la Casa Madre dei Missionari della Consolata in Torino

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Nacque nel 1851 a Castelnuovo d'Asti. Rimasto orfano di padre molto presto, crebbe con l'affetto della mamma Marianna Cafasso, sorella del Santo. Nell'autunno 1862 fu accolto da Don Bosco a Valdocco, dove compì gli studi ginnasiali. Fu ordinato sacerdote nel 1873 e venne subito destinato alla formazione dei seminaristi. A soli 29 anni, nell'ottobre 1880, fu nominato rettore del Santuario della Consolata, dove vivrà il resto della vita. Fu rettore per quasi 46 anni, durante i quali il Santuario venne riplasmato artisticamente e notevolmente ingrandito, ma soprattutto ne curò la vita liturgica e pastorale. Inoltre volle che sull’immagine della Consolata fossero collocate due preziose corone di stelle di brillanti. Poté godere in tutte le sue attività e anche nelle sue fondazioni, per più di 40 anni, della preziosa collaborazione del can. Giacomo Camisassa. Nel 1882 ottenne la riapertura presso la Consolata del Convitto Ecclesiastico, già di S. Francesco, in cui si era santicato lo zio. Aveva molto a cuore la formazione dei giovani sacerdoti, proponendo loro con convinzione anche la dimensione missionaria. Fu superiore delle Suore Visitandine e delle Suore di San Giuseppe; sua penitente fu la Beata Teresa Grillo Michel. Fu amico degli altri sacerdoti suoi contemporanei, ora Santi o Beati, e tra i collaboratori diretti, per 30 anni, vi fu il Beato Luigi Boccardo. La fondazione dell'Istituto dei Missionari della Consolata (1901) maturò lentamente nel suo animo. Nel gennaio 1900 si ammalò gravemente e la guarigione fu interpretata come il segno che l'Istituto si doveva fondare: nel 1902 partirono per il Kenya i primi quattro missionari. Nel gennaio 1910 diede inizio alle Suore Missionarie della Consolata. Ai missionari e missionarie dedicò incontri formativi e una tta corrispondenza. Gli scritti testimoniano la sua profonda spiritualità: «Amare Dio quando ci sentiamo consolati, quando tutto scorre bene, è facile. Ma amarlo nell'aridità di spirito, quando siamo immersi nell'oscurità della fede o della sofferenza, questo sì è amore vero»; «Il Crocesso è un "libro" da leggere e meditare. Egli riassume tutta la vita di Gesù. Ci indica quanto preziose sono le anime per le quali Gesù ha sofferto tanto. I peccatori si salvano attraverso la Croce!». Morì a Torino il 16 febbraio 1926.


dono. Il Signore mi perdona. E allora perché recarmi da un confessore?». Il sacerdote rappresenta Gesù e la Madre Chiesa, la quale è chiamata a dispensare la misericordia di Dio. Il ministro sacro in quel momento è il tramite della grazia che ti raggiunge e ti guarisce, donandoti la certezza del perdono mentre agendo da solo non la potresti mai avere con assoluta sicurezza. 2. «Io ricado sempre nelle stesse col-

pe. Non è segno che il mio pentimento non era sincero?». Il perdono di Dio non toglie la nostra fragilità e d'altronde l'importante non è il non cadere lungo il percorso, ma il volersi rialzare sempre prontamente, e non rimanere a terra a leccarsi le ferite. Peraltro le situazioni della vita continuano a essere più o meno le stesse quindi, se sbagli, sarà dove hai già sbagliato altre volte in precedenza. La misericordia di Dio però è sempre

disponibile al perdono e dunque ti offre la possibilità di sempre poter ripartire. 3. «Perché manifestare a un altro uomo i miei peccati? Anche lui è peccatore. Inoltre mi vergogno». Il peccato non è mai una faccenda personale unicamente tra me e Dio: noi tutti viviamo sempre in relazione con altri anche quando materialmente siamo soli. La solidarietà tocca l'uomo a tutti i livelli, anche nella sua vita spi-

santi e beati BEATO LUIGI BOCCARDO Nacque a Moncalieri nel 1861, in una famiglia contadina che diede alla Chiesa anche il Beato Giovanni Maria. Ordinato sacerdote nel 1884, dopo un anno nel Convitto Ecclesiastico che da poco era stato riaperto presso il Santuario della Consolata, fu destinato a Pancalieri, dove il fratello don Giovanni Maria era parroco. Nell'aprile 1886 il Beato Giuseppe Allamano lo chiamò nel Convitto Ecclesiastico come direttore spirituale, con compiti anche nel campo disciplinare, e come insegnante: don Luigi fu a anco dell’Allamano come collaboratore attento, disponibile e generoso sotto lo sguardo della Vergine Consolata. Si deve certamente anche alla sua fedele e delicata opera trentennale se il Convitto riprese in pieno la sua apprezzata opera di formazione dei giovani sacerdoti. Trascorreva molte ore della giornata in Santuario, nel confessionale, e nel 1913 pubblicò l'opera Il glio spirituale, cui seguì Confessione e Direzione, quindi Il padre spirituale e l'appendice Le celesti vocazioni. Nel 1913 don Luigi divenne Superiore delle Suore Povere Figlie di S. Gaetano, fondate dal fratello sacerdote, e nel giugno 1916 lasciò denitivamente Convitto Ecclesiastico e Santuario della Consolata per dedicarsi principalmente alle Suore. Nel dicembre 1919 ebbe inoltre l’oneroso l'incarico di dirigere l'Istituto per Ciechi di Lungo Dora Napoli in Torino dove trasferì la Casa Generalizia delle Suore Gaetanine ed intraprese successivamente l'edicazione del Santuario di Gesù Sacerdote e Re. Nel 1932 fondò le Figlie di Gesù Re, suore non vedenti, come ramo contemplativo delle “Gaetanine”. Fu guida spirituale molto ricercata ed apprezzata di sacerdoti, di religiose (tra cui la Serva di Dio Suor Benigna Consolata Ferrero) e di laici. Tra i suoi pensieri leggiamo: «La condenza in Gesù deve essere superiore alle nostre miserie»; «Tornate e ritornate incessantemente ai piedi di Gesù, come le donne della Risurrezione, assaporate i profumi che esalano già da tanti secoli...»; «O Gesù, dammi la grazia di donarmi tutto e solo a Te. Donami di credere che Tu saprai passare sopra alle mie miserie. Tu sei l'Amore!». Morì a Torino il 9 giugno 1936. ▲ «Beato Luigi Boccardo», olio su tela (dettaglio) di Gianni Lodovico Abello conservato presso la Casa di Riposo delle Suore Povere Figlie di S. Gaetano in Pancalieri (TO)

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rituale. Sopra, parlando dell'assoluzione, si è accennato alla dimensione globale del peccato e giova ricordare che il presentarsi al confessore, il quale rappresenta la Chiesa intera ed agisce in suo nome, dispensa il peccatore dal doversi riconciliare personalmente a uno a uno con ognuno dei membri della Chiesa: il confessore li rappresenta tutti e l'assoluzione che pronuncia riconcilia davvero con tutti, cosa che altrimenti sarebbe materialmente impossibile. 4. «Con quale frequenza confessarsi?». Non esiste una regola assoluta. Certo non vi è un legame inscindibile tra Confessione e Comunione, quasi che sia necessario confessarsi ogni volta prima di accostarsi alla Comunione eucaristica. Sarebbe però poco saggio lasciare da parte la Confessione solo perché si ritiene di non essere caduti in colpe gravi. La frequenza al sacramento della Riconciliazione è parte viva dell'itinerario di conversione che deve costantemente accompagnare il cristiano: egli è chiamato a coniugare la propria buona volontà, assolutamente indispensabile, con il ricorso assiduo e frequente alla grazia di questo Sacramento, perché sostiene il rinnovato impegno del fedele di afnare la grazia del Battesimo che lo ha reso glio nel Figlio.

accogliendo l'invito a farsi carico in qualche modo dei fratelli in necessità e tutto si trasforma in aiuto per loro molto prezioso. Ma non si tratta solo di condivisione economica, pur importante, ci è richiesto molto di più: la vita rinnovata secondo il Vangelo deve essere sempre più ravvivata da un amore concreto e fattivo verso il prossimo che trae l'origine e l'esempio dall'amore di Dio e su quello si modella, poiché «la carità copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4, 8).

Il ringraziamento dopo la Confessione è conseguenza logica non solo di buona educazione per il dono ricevuto da Dio, ma esigenza del cuore che non deve rimanere inespressa. Il Rito prevede, ad esempio, che il confessore dica al penitente: «Lodiamo il Signore perché è buono» e questi concluda: «Eterna è la sua misericordia». Queste o altre parole hanno lo scopo di riconoscere ed esprimere apertamente la lode a Dio per il grande amore con cui ci ama, dimostrato una volta di più proprio con la remissione dei peccati commessi. Le espressioni che la Liturgia propone possono illuminare la nostra gratitudine: «Dio onnipotente e misericordioso, tu non abbandoni il peccatore ma lo cerchi con amore di Padre. Nella passione del tuo Figlio hai vinto il peccato e la morte e nella I frutti di una buona Confes- sua risurrezione ci hai ridato la vita sione devono essere anche visibili. e la gioia. Tu hai effuso nei nostri Papa Francesco ha espresso così cuori lo Spirito Santo, per farci tuoi questo pensiero: «Tutti dovrebbero gli ed eredi; tu sempre ci rinnovi uscire dal confessionale con la felici- con i Sacramenti di salvezza perché, tà nel cuore, con il volto raggiante di liberati dalla schiavitù del peccato, speranza, anche se talvolta -lo sap- siamo trasformati di giorno in giorpiamo- bagnato dalle lacrime della no nell'immagine del tuo diletto Ficonversione e della gioia che ne deri- glio. Noi ti lodiamo e ti benediciava». Nel nostro Santuario, da tempo, mo, Signore, in comunione con tutta accanto al grande ed antico Croci- la Chiesa, per queste meraviglie delsso che introduce al luogo dei con- la tua misericordia, e con la parola, fessionali, abbiamo voluto collocare il cuore e le opere innalziamo a te un una cassetta: in essa è possibile de- canto nuovo». positare in modo totalmente anonimo e segreto («Il Padre tuo, che vede E la Vergine Maria quale parte ha nel segreto, ti ricompenserà»: Mt 6, in tutto questo itinerario? Non pos4) il proprio dono di condivisione, ge- siamo non ricordare che abitualnerosa e gioiosa, per i poveri. Di mente nell'Ave Maria ripetiamo ogni fatto sono molti che vi fanno sosta volta: «Prega per noi peccatori ades-

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so e nell'ora della nostra morte». Tante volte questa preghiera uisce dalle nostre labbra e dal nostro cuore! Anche Maria quindi è presente -e quanto!- nel nostro itinerario di conversione. Dobbiamo esserle veramente molto riconoscenti e grati per la sua presenza discreta ma efcace, silenziosa ma illuminante che ci accompagna costantemente. La Liturgia ci offre un prefazio che può renderci più consapevoli di tutto questo: «Tu [Signore] hai dato alla Vergine Maria, totalmente ignara della colpa, un cuore pieno di misericordia verso i peccatori, che volgendo lo sguardo alla sua carità materna in lei si rifugiano e implorano il tuo perdono; contemplando la sua spirituale bellezza combattono l'oscuro fascino del male; meditando le sue parole ed i suoi esempi sono attratti a osservare i comandamenti del tuo Figlio» (Messa di Maria Vergine Madre di riconciliazione). La dolce Vergine Maria Consolata-Consolatrice, clemente e pia, nel cui Santuario tanti approdano per cercare e sperimentare la Riconciliazione sacramentale, porti luce vera, apra le menti e orienti i cuori, lei che comprende ed ha compassione della nostra miseria.


calendario liturgico del Santuario

Marzo 2020 1. c 1 DOMENICA DI QUARESIMA 6. Venerdì (astinenza) a 8. c 2 DOMENICA DI QUARESIMA 13. Venerdì (astinenza) a

Anniversario dell'elezione di Papa Francesco (2013)

15. c 3 DOMENICA DI QUARESIMA 19. S. GIUSEPPE, Sposo della B. V. Maria (s.) 20. Venerdì (astinenza) a

22. c 4 DOMENICA DI QUARESIMA 25. ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE (s.) 27. Venerdì (astinenza) Beato Francesco Faà di Bruno, sacerdote (m. f.) 29. c 5a DOMENICA DI QUARESIMA a

4. Venerazione della Sindone (m.) 6. S. Domenico Savio (m. f.) 9. 4° sabato della Consolata 10. c 5a DOMENICA DI PASQUA Giornata Nazionale di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica

12. 13. 14. 16. 17. 18. 20. 22. 23. 24.

S. Pancrazio, martire (m. f.) B. V. Maria di Fátima (m. f.) S. MATTIA, apostolo (f.) 5° sabato della Consolata a c 6 DOMENICA DI PASQUA S. Leonardo Murialdo, sacerdote (m.) S. Bernardino da Siena, sacerdote (m. f.) S. Rita da Cascia, religiosa (m. f.) 6° sabato della Consolata ASCENSIONE DEL SIGNORE (s.) Giornata Mondiale per le comunicazioni sociali

Aprile 2020 1. Beato Giuseppe Girotti, sacerdote e martire (m. f.) 3. Venerdì (astinenza) 5. c DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE Giornata Mondiale della Gioventù Giorno anniversario della concessione al Santuario del titolo di Basilica (1906) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

4-11. SETTIMANA SANTA 10. VENERDÌ SANTO (astinenza e digiuno) Giornata Mondiale per le opere della Terra Santa

12. DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE 13-18. OTTAVA DI PASQUA 18. 1° sabato della Consolata Anniversario della morte dell'Arcivescovo Card. Giovanni Saldarini (2011)

19.

c

a

2 DOMENICA DI PASQUA

Domenica della Divina Misericordia Partecipando a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

23. S. Giorgio, martire (m. f.) 25. S. MARCO, evangelista (f.) 2° sabato della Consolata 26.

c

a

3 DOMENICA DI PASQUA

Giornata Nazionale a favore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

28. S. Luigi Maria da Montfort, sacerdote (m. f.) 29. S. CATERINA DA SIENA, vergine e dottore della Chiesa, patrona d'Italia e compatrona d'Europa (f.) 30. S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote (m.)

Maggio 2020 1. S. Giuseppe Lavoratore (m. f.) 2. S. Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa (m.) 3° sabato della Consolata 3. c 4a DOMENICA DI PASQUA Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni SANTI FILIPPO E GIACOMO, apostoli (f.)

26. 29. 30. 31.

B. V. Maria Aiuto dei cristiani (m.) S. Filippo Neri, sacerdote (m.) S. Paolo VI, papa (m. f.) 7° sabato della Consolata S. Giuseppe Marello, vescovo (m. f.) PENTECOSTE (s.) VISITAZIONE DELLA B. V. MARIA (f.)

Abbreviazioni: s. = solennità; f. = festa; m. = memoria; m. f. = memoria facoltativa

Orario delle celebrazioni in Santuario Sante Messe: Festive: ▪ Domenica e feste: 7 - 8,30 - 10 - 11,30 - 16 - 18 - 19,30 ▪ Sabato e prefestivi: 18

Feriali: 7 - 8 - 9 - 10,30 - 12 18 - 19 (sospesa nei prefestivi)

Liturgia delle Ore: ▪ Lodi mattutine: 8 (lun./ven. feriali) ▪ Vespri: 17 (sab./dom.) - 18 (lun./ven. feriali)

Adorazione Eucaristica: ▪ Sabato (feriale): 12,30 - 17,30

Confessioni: ▪ Giorni festivi: 7 - 12,15 / 15 - 20,15 ▪ Sabato e prefestivi: 7 - 12,15 / 15 - 18,45 ▪ Giorni feriali: 7 - 12,15 / 15 - 19,15

Rosario: ▪ Ogni giorno: 17,30

Via Crucis: ▪ Venerdì di Quaresima: 17


Il Ramo O.N.L.U.S. si dedica alla tutela, custodia, valorizzazione e promozione del Santuario B. V. della Consolata e dell'annesso Convitto Ecclesiastico e particolarmente delle opere d'arte in essi custodite, nonché della loro manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Per sostenere le iniziative si può contribuire preferibilmente: ► tramite bonico su conto corrente bancario UNICREDITSPA: IBAN IT 91 A 02008 01046 000105031377 specicando la destinazione al “Santuario B. V. della Consolata - Ramo O.N.L.U.S.” (codice scale 97501670018) ► tramite versamento sullo specico conto corrente postale n. 1040900498 allegato ad ogni numero della rivista del Santuario. Attraverso queste operazioni le somme versate potranno godere dei beneci scali nell’annuale denuncia dei redditi.

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Lasciti e donazioni Da tanti anni, affezionati devoti della Consolata esprimono la volontà di destinare al Santuario parte delle loro sostanze. Il Santuario B. V. della Consolata, con sede in Torino, gode di personalità giuridica come ente ecclesiastico (decreto ministeriale del 18.6.1987) ed è iscritto nel registro della Prefettura di Torino al n. 463. Come tale può ricevere legati ed eredità. Per le formule da utilizzare nella stesura di un testamento -che è sempre modicabile e/o revocabile- può essere utile il consiglio di un notaio al ne di evitare spiacevoli errori o incomprensioni, che rischiano di inciarne la validità. Solo con il generoso aiuto di tutti il Santuario può continuare ad essere un luogo accogliente e sicuro per svolgere il servizio pastorale che gli è proprio. Quanto potrà essere destinato al Santuario sarà un dono prezioso, segno di particolare amore alla Vergine Consolata-Consolatrice. Per informazioni rivolgersi direttamente al rettore del Santuario.

Attenzione: in caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Torino C.M.P. Nord per la restituzione al mittente, Rettore del Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino, che s’impegna a corrispondere la relativa tariffa.

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