Justroma Agosto 2013

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AGOSTO

ATTUALITÀ | POLITICA | CULTURA | SPORT | SPETTACOLO | VIAGGI | BENESSERE | E TANTO ALTRO

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N.0

.com il freepress di roma e dintorni

COME ALIMENTARSI CON LA FRUTTA DI STAGIONE



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ATTUALITÀ | POLITICA | CULTURA | SPORT | SPETTACOLO | VIAGGI | BENESSERE | E TANTO ALTRO

2013

N.0

.com il freepress di roma e dintorni

In copertina Daniela Martani COME ALIMENTARSI CON LA FRUTTA DI STAGIONE

Fondato da

l’editoriale del direttore

Gianluca Contessa

Direttore

Alfonso Spezzano

Redattori Debora Bettega Barbara Braghin

Grafica e impaginazione Francesco Farina

Hanno collaborato

Domenico Andreozzi, Ariel, Cecilia A., Andrea Camera, Sabina Cuccaro, Tommaso Gandino, Sonia, Andrea Ungarelli

Resp. relazioni esterne Valentina Sacconi

Edizioni 4Ptarget S.a.s. Sede legale Via Catilina, 01 00040 - Pomezia (Roma)

Stampa

Effetto Sinergia S.a.s. Via C.A. Jemolo, 315 00156 - Roma

Ufficio marketing e pubblicita’ 4PTarget S.a.s. Resp. Gianluca Contessa Sede legale Via Catilina, 01 00040 - Pomezia (Roma)

Aut. trib. in attesa di registrazione tutte le aziende sono presenti a scopo dimostrativo e a titolo gratuito

A

pre Just Roma, il mensile di costume e società ... della capitale. Un giornale ad ampio respiro dove non mancheranno le rubriche, le interviste a personaggi del mondo patinato ma anche quelle cronache mondane di una città che lentamente sta ritornando ad essere quella di un tempo. Molto lentamente... ma noi, quelli di Just Roma, siamo nati anche per questo, per incoraggiare i cittadini romani a fare meglio e vivere per il bello. Just Roma è l’approfondimento a tutto quello che si puo’ fare... ma è sopratutto fotografia con la lente d’ingrandimento messa su tutta quella gente che cerca di emozionare con quel pizzico di energia in più che non guasta. Buona lettura... noi siamo pronti, e voi...?


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Sommario

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10 “CHA CHA CHA” il nuovo film di Marco Risi

20

L’energia gratuita: i pannelli fotovoltaici

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Psicologia: sbagliare è umano perseverare... anche!

Perchè tendiamo a ripetere sempre gli stessi errori

36

L’estate, i bambini e la frutta

Consigli per includere la frutta di stagione nell’alimentazione

dei bambini

46 Filippine, un arcipelago da sogno 60 La saggezza dentro di noi

52 Lionel Messi il calciatore più forte di tutti i tempi

Come evolve il nostro processo di valutazione

92 Jolanda Gurreri

Dalla Sicilia una ragazza dalle molteplici passioni

112 moDa: “La maison blanche”

Apertura dell’Atelier di Alta Moda a Palazzo Montoro

14 not passengers, just crew!

installazione di Massimo Catalani

86 “Donne in Luce”, il nuovo progetto grafico di Riccardo Ghilardi

24 Carl R. Rogers La filosofia umanistica e il counseling

26 che stress le ferie! Come evitare lo sress da vacanza

42

I cartoni della nostra infanzia che ci hanno fatto sognare

50 Pechino

122 Le 10 cose strane che eccitano gli uomini

Il fascino di un Oriente non più tanto lontano

58 I gruppi di incontro nel counseling

64 Un tuffo d’estate

sull’onda dello stile

70 collezione croire

autunno/inverno 13/14

76 Nino Lettieri

x polo fashion day

80 AltaRoma: La creativtà di vittorio camaiani

98 Music summer

festival Tezenis

102 eros ramazzotti:

noi world tour - roma

106 Cena di compleanno

per beppe convertini

116 Nuova boutique nespresso in piazza di spagna

125 L’amore al mattino: ecco perchè

129 le dimensioni del pene si accorciano, colpa dell’inquinamento


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“CHA CHA CHA”

il nuovo film di Marco Risi di Barbara Braghin - foto di Fabrizio Di Giulio

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i parla spesso di film di genere e di quanto bisognerebbe tornare a farne. Ecco, questo è un film di genere. Un thriller dalle atmosfere noir. Con l’eroe, la bionda e i cattivi. Avevo voglia di un film così, penso che sia il modo migliore per raccontare una fetta di questo paese. Senza tanti moralismi. L’atmosfera è quella dei gialli anni ’40. Corso è un investigatore, un tipo solitario, attento ai particolari in maniera maniacale. Lo si potrebbe definire un “romantico”. Convinto che le cose dovrebbero andare in un certo modo, ma consapevole che quasi sempre vanno nel modo opposto: quello che conviene. Marco Risi

E

ssere chiamati da Marco è stata la realizzazione di un sogno. Ho sempre sperato che un giorno mi chiedessero di indossare i panni di un supereroe, ma ero consapevole che in Italia sarebbe stato difficile che questo accadesse. Poi è arrivato ChaChaCha... Corso è un eroe umano, e i suoi poteri sono la moralità e l’onore, l’amore per la verità e la tenacia nel non voler consegnare la sua vita e il suo paese in mano a chi calpesta ogni giorno le nostre leggi e le nostre coscienze. Marco mi ha poi vestito di un mantello speciale: il cappotto di suo padre. E così abbiamo iniziato a volare. Luca Argentero


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l regista era convinto sin da subito che sarei stata la persona perfetta per interpretare il ruolo di Michelle e ne ha avuto la certezza dopo il nostro primo incontro a Londra. Avendo trascorso la mia vita professionale praticamente sempre davanti all’obiettivo, Marco si fidava del fatto che sarei stata anche in grado di recitare. E in un certo senso aveva ragione, il mio lavoro di modella richiede anche il saper interpretare e questo

mio ruolo era davvero impegnativo. Vivo in un mondo fatto principalmente di sola immagine e le emozioni sincere, gli affetti e la trasparenza mi aprono il cuore. Lui mi ha rivelato il suo mondo senza timori. Non ha mai cercato di darmi indicazioni. Solo un piccolo spunto su cosa doveva succedere in quella o quell’altra scena Sapeva che le emozioni che cercava erano già tutte dentro di me. Era sufficiente che dicesse “Action”… Eva Herzigova Davvero molto, molto interessante, da vedere.


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SINOSSI

oma ai nostri giorni. Non è la Roma piaciona, sonnolenta e pigra. è la Roma cinica e grigia degli intrighi, gli affari sporchi, le intercettazioni. Le indagini di Corso (Luca Argentero) partono da un incidente stradale che coinvolge un ragazzo di sedici anni. Tutto lascia pensare che si tratti di un incidente ma Corso non ne è convinto. Lo stesso giorno viene ritrovato il cadavere di un ingegnere che avrebbe dovuto dare il via all’appalto per un mega centro commerciale nei pressi dell’aeroporto. I due fatti sembrano lontanissimi uno dall’altro. Ma non è così. Michelle (Eva Herzigova), la madre del ragazzo, è una donna bellissima, ex attrice, che

vive nel nostro paese da diciotto anni e ha avuto una relazione con Corso molti anni prima. Ora è legata ad un uomo molto potente, l’avvocato Argento (Pippo Delbono), uno di quelli che lavorano nell’ombra e che decidono le sorti del Paese. Michelle, Corso, l’Avvocato. Attorno a questi personaggi ne ruotano altri: l’intercettatore, il fotografo degli scandali e soprattutto l’Ispettore Torre (Claudio Amendola), ex collega di Corso che indaga ufficialmente sugli stessi casi…


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Not Passengers, Just Crew

!

installazione di Massimo Catalani

di Barbara Braghin

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n’installazione pittoantropologica che indaga il rapporto tra Naturale e Culturale. Quindici persone dipinte a dimensione reale per coglierne l’identità attraverso la postura, il “naturale” e il “culturale” modo di stare.

Sala Santa Rita 10 luglio - 13 settembre 2013 Come la Cultura modifica la Natura, la Cultura umana modifica la Natura umana: è il Paesaggio umano, il Paesaggio del Passaggio. Siamo tutti in fase di attraversamento di una stessa superficie, tutti compagni di viaggio, tutti infaticabili modificatori di paesaggio, tutti paesag-

gi umani modificati dalle nostre culture, tutti pronti a modificare, più o meno consapevolmente, i paesaggi degli altri. Per questo non siamo solo passeggeri, ma componenti dello stesso equipaggio. Non basta più attraversare il mondo cogliendone i suoi beni naturali. (Massimo Catalani)


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Massimo Catalani nasce a Roma, dove vive e lavora, nel 1960. Si laurea in Architettura nel 1988 sperimentando impasti pittorici al confine tra la pittura, il modellato e la muratura d’architettura. Nelle prime mostre collettive espone dei soggetti “irriverenti” per il mondo dell’arte e “riverenti” per il pubblico al fine di ricostruire un linguaggio condiviso: paste con le zucchine, carciofini romaneschi e trittici di peperoncini.

Durante gli ultimi cinque anni ha esposto in tutte le grandi città d’Europa, negli Stati Uniti, in Corea, Russia e Giappone. Le sue opere fanno parte d’importanti collezioni private. L’iniziativa è promossa da Roma Capitale Dipartimento Cultura – Ufficio Programmazione e Gestione Spazi Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.


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Come funziona la macchinetta del caffè di Domenico Andreozzi

è

La bevanda che fa impazzire milioni di persone al mondo, quella che è ed è sempre stata una sorta di dipendenza quotidiana. Il caffè è consumato ogni giorno nelle nostre famiglie ed oltre ad essere squisito, bevuto in una quantità non eccessiva è utile per tutti quelli che hanno biso-

gno di condurre alcuni lavori che richiedono tempo, perché agisce sul sistema nervoso facendoci restare svegli ed attivi un po’ di più. Ma pochi sanno il funzionamento di una macchinetta del caffè, della famosissima moka. Ebbene, una volta che riempiamo il serbatoio della macchinetta di acqua al livello indicato e messo il quantitativo di caffè, tappiamo la moka. Successivamente mettiamo a riscaldare il tutto, una parte dell’acqua evapora e nello spazio vuoto appena sopra l’acqua (nella caldaia), le particelle di vapore d’acqua e aria si muovono velocemente per effetto del riscaldamento, generando così una pressione sull’acqua stessa, la quale a sua volta tende a risalire verso il serbatoio e insieme al caffè ne fuoriesce attraverso il beccuccio. è consigliato riscaldare l’acqua ad una temperatura leggermente inferiore ai 100 °C per avere un caffè dal gusto ottimale. In ultimo un’osservazione particolare: qualcuno potrebbe pensare di inserire il latte all’interno della macchinetta in modo tale che miscelandosi col caffè avrebbe un ottimo cappuccino… c’è chi ci ha provato e ha avuto il risultato di uno scoppio della moka: il latte per effetto di una densità diversa dell’acqua avrebbe problemi maggiori nel risalire col caffè, creando una pressione fortissima all’interno.


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L’energia gratuita: i pannelli fotovoltaici di Domenico Andreozzi

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a qualche decennio diversi Paesi dell’Unione Europea hanno proposto di sfruttare al meglio le fonti rinnovabili, ovvero quelle fonti a costo zero e che possono essere attinte dalla natura, sia per una questione di risparmio energetico sia per una questione di riduzione dell’inquinamento. Oggi sentiamo spesso delle contraddizioni che riguardano l’utilità e la convenienza dei pannelli fotovoltaici, cerchiamo di fare chiarezza in poche righe, in maniera tale che si possano fornire delle utili indicazioni a chi ha intenzione di acquistare in futuro tali pannelli. I pannelli fotovoltaici servono per convertire l’energia solare presa gratuitamente dal sole in energia elettrica ed essere sfrut-

tata all’interno delle abitazioni. Questi pannelli sono realizzati in silicio, costituiti da due strati, uno di tipo n, ove è presente un eccesso di cariche negative e uno di tipo p ove è presente un eccesso di cariche positive. A contatto tra loro si forma una “barriera di potenziale” nella quale i fotoni hanno un’energia sufficiente per rilasciare e formare degli elettroni che passano spontaneamente dallo strato n a quello p, dopodiché collegando i due strati con dei conduttori e chiudendo il circuito si consente il passaggio di energia elettrica. Particolare attenzione va posta quando si acquistano questi pannelli, certificandosi sulla natura del silicio che lo costituisce: alcuni di essi hanno

un’efficienza e una durata ben più elevata di altri, anche se i costi sono ovviamente differenti. Quelli più utilizzati sono i pannelli a silicio monocristallino, lo stesso materiale che troviamo in molte applicazioni elettroniche, aventi un’efficienza che si aggira tra il 14% e il 19%. Ma, come poter sfruttare al meglio questi pannelli? In pratica si può intuire che quanto maggiore è l’intensità della radiazione solare maggiore sarà l’energia da convertire, quindi se guardiamo la mappa dell’Italia è intuibile che installare un pannello fotovoltaico nelle regioni meridionali è di sicuro più conveniente che installarlo nelle regioni settentrionali. Ma tale intensità deve essere “raccolta” in modo tale che la radiazione


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solare vada in maniera quanto più diretta su tali pannelli, ovvero dobbiamo garantire la giusta inclinazione di questi pannelli. L’inclinazione media che essi dovranno avere deve essere pari alla latitudine della località, tale inclinazione poi può essere anche più bassa o più alta di un angolo di 10° se li installiamo in periodi estivi ed invernali rispettivamente. E quindi si capisce che questi pannelli possono essere poggiati a terra o su delle coperture piane con degli appositi sostegni, per favorire l’inclinazione, realizzati usualmente in acciaio. Tali sostegni vengono previsti anche sulle coperture a tetto con una penden-

za però insufficiente per favorire la giusta inclinazione; invece, quella che capita di vedere maggiormente è l’applicazione parallela al manto di copertura, ideale anche da un punto di vista estetico. Passiamo adesso dalle caratteristiche tecniche a quelle economiche. E’ davvero conveniente installare un pannello fotovoltaico? Innanzitutto, dobbiamo tenere in considerazione della potenza (in Watt di picco) da installare, siccome ogni KWp installato costa tra i 3500 e i 5000 euro. In particolare se si decidono di installare grosse applicazioni il costo di ogni KWp è più vicino ai 3500 euro, nel caso contrario, ovvero di installazione di piccole applicazioni è più vicino ai 5000 euro. Sommariamente, anche se questo dipende dal tipo di loca-

lità, 2 KWp riescono a soddisfare un fabbisogno di 3000 KWh nel giro di un anno, un numero abbastanza significativo, perché è pressoché il consumo medio di energia elettrica di una famiglia italiana. Oltretutto con un impianto di dimensioni superiori a questo si può produrre un quantitativo di energia elettrica in eccedenza rispetto a quello che serve per soddisfare il fabbisogno elettrico: ebbene, questa quantità in eccedenza può essere ceduta alla rete elettrica ed essere debitamente ricompensati tramite le tariffe che vengono previste dal Conto Energia, tariffe che si aggirano tra gli 0.38 e gli 0.47 €/KWh. Infatti il pannello fotovoltaico ha un apposito inverter che serve a convertire la corrente continua in corrente alternata quanto più possibile simile a quella delle rete, per essere appunto integrata nella rete ed essere sfruttata da altre utenze. Mediamente quindi installare un impianto fotovoltaico apprezzabile non costa meno


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di 10000 euro, mentre le spese di manutenzione sono davvero trascurabili rispetto al costo dell’installazione e il ritorno economico, ovvero il ricoprimento delle spese iniziali sostenute, per poi avere successivamente solo guadagno, si stima in un periodo non inferiore ai 10 anni per le regioni settentrionali e non meno dei 7-8 anni per le regioni meridionali

italiane. Un’ultima convenienza anche se meno “interessante” per chi vuole sfruttare questa fonte rinnovabile è il risparmio di anidride carbonica che viene immessa nell’ambiente, anidride carbonica che sarebbe stata prodotta se si fossero utilizzati combustibili fossili al posto dei pannelli; tale stima si aggira intorno alle 10

tonnellate in un periodo di 30 anni di funzionamento dell’impianto. Numeri importanti per chi decide di investire a lungo termine, dopo 10 anni circa il guadagno è garantito, così come sono importanti per la Nazione, che da tempo prova a rispettare parametri europei per le emissioni di CO2 e la salute del pianeta.


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Carl R. Rogers la filosofia umanistica e il counseling di Ariel

L’

articolo parla di Carl R.Rogers e del counseling di cui è considerato il fondatore. Prima di entrare nell’argomento descrerò il contesto storico-psicologico in cui il counseling si è andato sviluppando. Verso la metà del ventesimo secolo, forse in reazione al diffondersi del psicologia comportamentista e della Psicoanalisi, inizia crescere una corrente psicologica nuova che assume il nome Psicologia Umanistica. Il suo approccio prende origine dal pensiero esistenzialista, a quei tempi emergente, di Kierkegaard, Heidegger, Nietzsche e Sartre. I sostenitori di questa corrente pongono l’attenzione della psicologia sulla dimensione dell’uomo, sulla vita di tutti gli individui e anche sul significato questa che ha per loro. In seguito, verso la fine degli anni cinquanta un gruppo psicologi americani come C. R. Rogers, A. Maslow e C. Moustakas crearono un’associazione di tipo professionale che era indirizzata verso una psicologia che si focalizzava esclusiva-

mente sulle problematiche dell’uomo e sulla comprensione dell’esperienza umana” come “natura personale”: era questa la psicologia umanistica, che successivamente, nel 1971, venne riconosciuta ufficialmente dalla American Psychological Association (APA) come branca della psicologia. La Psicologia Umanistica si rivolge a comprendere in modo profondo l’essere umano e pone in primo piano una visione di tipo fenomenologico dell’esperienza umana: promuove gli aspetti sani dell’uomo, mettendo in secondo piano gli aspetti patologici. L’approccio chiave di questa psicologia è l’importanza dell’incontro tra il terapeuta e la persona. Lo scopo dei questa psicologia è aiutare la persona, chiamato il cliente proprio da Rogers, ad acquistare una percezione di sé stesso forte e sana: questa visione, che poi sarà chiamata da Rogers “autorealizzazione”, cioè il pieno sviluppo delle potenzialità di ciascuno di noi, consiste nel facilitare la persona a “diventare ciò che è”. Carl R. Rogers, si inserisce in questo contesto: era


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uno psicologo americano che aveva ricevuto dei riconoscimenti dall’American Psychological Association (APA) proprio per la sua ricerca nella psicoterapia. Carl R. Rogers è stato il primo ad avere un approccio psicoterapico che è centrato sul processo di attualizzazione, mediante una visione dell’uomo che è basata sulla fiducia di avere la capacità, che è innata di ogni individuo, ad andare verso la salute; la visione si basa anche sull’autoregolazione (cioè la tendenza attualizzante) secondo cui l’essere umano ha dentro di sé una forza, ossia “una energia” che è finalizzata alla crescita delle capacità che servono per il suo mantenimento. L’approccio di Rogers è definito come “non direttivo” e come “centrato sulla persona”, come lui stesso dice. Questo approccio propone la maturazione del singolo e dei gruppi mediante una trasformazione costruttiva e sana dei rapporti interpersonali, attraverso l’empatia, la creatività e l’assunzione di responsabilità di ogni individuo nella propria vita. Secondo C. R. Rogers ognuno di noi è una persona unica, e anche le esperienze, conoscenze e capacità di comprendere i propri bisogni sono singolari. Rogers non parla più di “paziente”, ma di “cliente”, proprio per enfatizzare l’aspetto sano e non malato della persona. Secondo lui la persona non si affida passivamente ad un esperto, ma esistono due per-

sone (terapeuta e cliente) in condizione di parità, che camminano insieme in un percorso di crescita. Secondo C. Rogers “il cliente, in un rapporto terapeutico soddisfacente, vive un processo di apprendimento di essere libero”. Carl Rogers è quindi detto il fondatore del counseling. La prima definizione di counseling, è del 1908 di Frank Parsons che indicava un’attività rivolta ai problemi di tipo sociale o psicologiche. Successivamente, nel 1951 il termine counseling è usato da Carl R. Rogers per definire una relazione nella quale il cliente viene accompagnato dal counselor nei momenti di crisi o di cambiamento, mantenendo una libertà di scelta e responsabilità. Il counselor facilita nel proprio cliente lo sviluppo e l’uso delle proprie risorse personali per affrontare le problematiche che incontra nella vita. Il percorso di counseling avviene in colloqui individuali in cui il counselor, con empatia, ascolto attivo e accettazione, crea una relazione di qualità e di fiducia con il cliente che si sente accettato, non giudicato e riesce a sviluppare la consapevolezza di bisogni ed emozioni. Questa relazione di aiuto facilita nel cliente un cambiamento per poter vivere più efficacemente le proprie relazioni interpersonali e tutte le situazioni di vita, in particolare nei propri momenti di crisi o di disagio.


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CHE STRESS LE FERIE!

di Andrea Ungarelli

F

inalmente arriva Agosto che per la maggior parte delle persone che lavorano è ancora il mese dedicato alle ferie e alle vacanze. E, finalmente, ci si può dedicare a tutte quelle attività che durante l’anno non riusciamo a svolgere e alle persone a cui non riusciamo a dedicare tutto il tempo che vorremmo. Le tanto agognate vacanze possono però riservarci dei brutti scherzi, e non perché il tour operator ci ha fregati, per il maltempo o per il traffico che incontriamo per strada, ma per il nostro atteggiamento nei confronti delle vacanze stesse. A chi non

Come evitare lo stress da vacanza e ritornare a casa veramente riposati invece che più stanchi di prima è successo di aver organizzato e desiderato di fare così tante cose da poi ritornare a casa ancora più stressati di prima? Oppure di aver ascoltato l’amico o l’amica che hanno elencato una serie di attività degne di uno stacanovista che avrebbero stroncato di stanchezza chiunque? Il desiderio di vacanza e di fare finalmente quello che più ci piace può portare a volte a dimenticare che le vacanze devono essere anche un periodo dedicato al riposo. Programmare troppe attività impegnative ci può portare a non apprezzarle come vorremmo, perché troppo stanchi e

impegnati a “correr dietro” alla nostra agenda. Esattamente come facciamo durante il resto dell’anno con il nostro lavoro e con gli impegni famigliari. Quindi, se siamo delle persone un po’ “iperattive” dovremmo imparare alcune strategie per essere sicuri di riuscire a conciliare il divertimento e la coltivazione dei nostri interessi con il riposo che deve essere una parte fondamentale delle vacanze. Inoltre, facendo le cose senza stress e senza ansia, ce le potremo veramente godere, cosa molto difficile da fare quando si è sempre di corsa e continuamente preoccupati di riuscire


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a fare tutto. Programmare e fare solo una cosa al giorno: Fare programmi è indispensabile, specialmente se si ha a disposizione solo un tempo ridotto di vacanza. Se però la nostra programmazione occupa tutto l’arco delle nostre giornate e tutto il periodo di vacanza, lo stress e l’ansia sono in agguato. Un’ ottima strategia è quella di programmare solo una attività da svolgere nella giornata e lasciare il resto del tempo al riposo e a quello che ci verrà in mente sul momento. Anche solo un pisolino o la lettura di un buon libro, in ogni caso… lasciare al caso e ai nostri desideri del momento la decisione di come impegnare il tempo. Se, per esempio, si visita una capitale europea con tante attrazioni, si può pensare di visitare il museo al mattino e di lasciare il pomeriggio all’ozio e al passeggio senza meta, oppure al relax in albergo o sulla terrazza di un bar. Se si è al mare, invece di obbligarsi a stare in spiaggia tutta la giornata anche quando non se ne ha voglia, si può pensare di dedicare mezza

giornata alla vita di mare e lasciare l’altra metà a fare quello che ci viene in mente, che può essere ancora la spiaggia, ma senza sentirsi obbligati a dover catturare ogni singolo raggio di sole per avere l’abbronzatura più intensa possibile. Fare quello che si ha voglia di fare: Le vacanze devono essere un piacere, e l’unico dovere deve essere quello di stare bene. E quale piacere più grande c’è di quello di poter fare finalmente quello che abbiamo voglia senza pensarci troppo o fare troppi programmi? Se si è al mare si può decidere ogni singolo giorno come si vuole passare la giornata: si può andare in spiaggia, oppure si può fare un’escursione nella città vicina che avremmo voluto visitare da tanto tempo, oppure potremo stare spaparanzati sul lettino in giardino o in terrazza leggendo un buon libro. L’importante è seguire i nostri desideri del momento, le nostre inclinazioni o le nostre sensazioni senza sentirsi in dovere di fare altre cose che non siano quelle che desideriamo in quel preciso istante della giornata. Limitare gli eccessi: Si sa, in vacanza è più facile lasciarsi andare alle nostre debolezze, un bicchierino in più, una coppa in più di gelato, una grigliata di carne a metà settimana. Come è normale stare più tempo svegli la notte e andare a dormire un po’ più tardi del solito. Questi sono tutti comportamenti più che adeguati, del resto se non ce


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li si concede in vacanza…. Dall’altro lato gli eccessi continui mettono sotto pressione il nostro organismo e la nostra mente rendendo più difficile il riposo e il recupero delle energie. Quindi, ben vengano le concessioni che non ci facciamo durante l’anno, ma senza esagerare troppo. Passare del tempo con le persone care: Sembra una cosa scontata, ma lo stare con le persone a noi care, i figli, il partner, la famiglia aiuta moltissimo a sentirci meglio e a riposarci, anche se non si fanno particolari attività. Una passeggiata con il nostro anziano genitore, un bagno nella vasca con il/la nostra partner, prenderci il tempo di giocare con i nostri bambini o di leggere loro una favola la sera, sono piccole attività, che magari si possono sottovalutare ma che sono delle vere fonti di energia e di carica che non dobbiamo assolutamente sottovalutare, ma che, anzi, dovremmo mettere al centro di tutti i nostri programmi per le vacanze. Questi sono alcuni consigli che possono risultare molto utili, sia in fase di programmazione delle ferie, che quando in ferie si è già e si vuole decidere come trascorrere il periodo di meritato riposo. In generale vale la regola di fare quello che ci piace senza però aggiungere ulteriore stress. Quando ci si sente a disagio e troppo stanchi in vacanza bisogna cambiare modo di fare, perché, non lo dobbiamo dimenticare mai, le vacanze devono essere un piacere, non una ulteriore fonte di stress e di stanchezza, altrimenti che vacanze sono? Buone vacanze.


Psicologia: sbagliare è umano, perseverare... anche!

Perchè tendiamo a ripetere sempre gli stessi errori di Andrea Ungarelli

P

robabilmente, a qualcuno dei lettori sarà successo di ascoltare la storia di quell’asino che, mentre stava camminando, trovò il sentiero ostruito da un grosso tronco d’albero. L’asino pensò che con una spinta della testa lo avrebbe spostato facilmente e così fece, senza però riuscire a spostare il tronco di un solo millimetro. Pensò che avrebbe dovuto spingere più forte, ma ancora niente. Spinse ancora più forte, ma ancora un volta non riuscì a spostare il tronco. Alla fine l’asino, invece di aggirare il tronco, finì con il rompersi la testa a forza di sbatterla contro il duro e pesante legno.

La cosa curiosa è che anche noi uomini abbiamo la tendenza a comportarci come l’asino della storia. Quando abbiamo un problema o una difficoltà, di solito, mettiamo sempre in atto gli stessi comportamenti e ripetiamo sempre gli stessi tentativi anche quando è evidente che non funzionano. Di solito, di fronte ad un problema, cerchiamo di affrontarlo in un modo che in passato ci ha aiutati ad avere successo. Se questo funziona, tutto bene. Quando invece il comportamento che abbiamo messo in atto non funziona, invece di cambiare, lo ripetiamo aumentando di intensità. Proprio come l’asino

della storia, invece di cambiare strategia, facciamo la stessa cosa con più intensità. Vediamo alcuni esempi. Immaginiamo che Laura (nome e storia inventati, come anche gli esempi che seguiranno), subisca troppo passivamente i comportamenti della sua capo ufficio che approfitta della sua eccessiva disponibilità per farle fare anche grossa parte del suo lavoro e in più le fa anche delle scorrettezze, come, ad esempio, ricatti sulle ferie e sugli orari. Laura cerca sempre di accontentarla, nel timore che, se cercasse di far valere i suoi diritti, la capoufficio la prenderebbe ancora più di mira.


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Pensa che agendo in questo modo, accomodante e remissiva, la sua collega la smetterà prima o poi di approfittare della sua disponibilità e di prendersela con lei. Solo che questa situazione dura da 5 anni! A Laura non viene in mente che sarebbe il caso di incominciare a dire qualche “no” e a pretendere maggior rispetto dei propri diritti. Ora è importante notare come non si l’essere accondiscendenti di per sé un comportamento sbagliato, perché in alcune circostanze è un comportamento adeguato. L’errore è perseverare nello stesso copione. Altro esempio. Marco e Carla sono i genitori di Simone, 14 anni e nessuna voglia di studiare. Fin da piccolo, nel timore che da solo non ce la facesse, è stato aiutato massicciamene nei compiti di scuola, dai genitori e da diversi insegnanti privati. Inoltre, nella convinzione che l’avere brutti voti a scuola possa minacciare la sua autostima, lo si riempie di attenzioni e di regali, indipendentemente dal suo andamento scolastico. In realtà è lui che, da un lato non vede perché do-

vrebbe impegnarsi, visto che con meno fa e più ottiene; dall’altro lato, a forza di essere massicciamente aiutato per cose che può e dovrebbe svolgere lui, si è un po’ convinto di non esserne effettivamente capace. I suoi genitori non pensano che, rimandandogli le sue responsabilità, Simone potrebbe uscire da questa situazione di inerzia. Potrebbero aiutarlo senza sostituirsi a lui per fargli provare la soddisfazione di ottenere un risultato con le sue forze, legando per esempio un premio ai risultati ottenuti da solo; ad esempio un nuovo videogioco o un altro regalo che sanno che Simone gradirebbe. In questo modo Simone accrescerebbe la sua autostima grazie al suo senso di autonomia e responsabilità personale. Anche in questo caso non è l’aiuto in se ad essere il problema, ma il modo in cui viene fornito e la sua intensità. Michela è invece la fidanzata di Mauro. Si lamenta perché è sem-


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pre lei che lo cerca, che propone attività da fare insieme, che fa progetti per il futuro, mentre Mauro sembra più menefreghista e aspetta sempre che sia lei a prendere l’iniziativa. A Michela non viene in mente di provare ad aspettare Mauro senza fare nulla, senza cioè cercarlo per prima e senza proporre lei cose da fare insieme. Se lo facesse anche Mauro sarebbe costretto a cambiare comportamento o a riflettere sulla situazione. Altri esempi potrebbero essere quello della persona che cerca di dimagrire intraprendendo diete troppo restrittive, magari riuscendo a dimagrire per un po’ e riprendendo poi lo stesso peso o magari di più nel giro di brevissimo tempo. Oppure la persona troppo timida che teme di non piacere agli altri restando sempre in disparte con il risultato che gli altri la evitano per forza. Nei casi di fobia, per fare un ulteriore esempio, l’evitare l’oggetto della paura (il dentista, i piccioni, l’aereo) fa sentire più sicuri ma allo stesso tempo aggrava ulteriormente la paura. Gli esempi possono essere infiniti perché questo è un comportamento tipico della grande maggioranza degli esseri umani: ripetere sempre gli stessi errori. Di solito le situazioni cambiano quando, per la gravità raggiunta dalla situazione, o per un aiuto esterno ci rendiamo conto che dobbiamo cambiare modo d’agire. Una regola semplice da seguire è quella di mettere in atto una strategia per un periodo di tempo mediamente breve. La durata di questo tempo, ovviamente, varia da problema a problema o da difficoltà a difficoltà, però diciamo due o tre mesi. Se otteniamo dei risultati

in questo arco di tempo, vuol dire che la nostra è una strategia efficace, se invece non vediamo risultati, e, anzi, il problema si aggrava, o i risultati sono scarsi, significa che dovremo modificare la nostra strategia. Un altro parametro da tenere presente è la qualità della nostra vita. Se una difficoltà come tutte quelle che dobbiamo affrontare nella vita si trasforma in un problema di difficile comprensione e soluzione, significa che stiamo sbagliando strategia e che dobbiamo assolutamente cambiare modo di agire. Quando non si sa più cosa fare, allora è il caso di chiedere un aiuto esterno, professionale o personale a seconda del problema. C’è quindi una regola nella vita che non dobbiamo dimenticare mai. Se qualcosa funziona, facciamola di più, se invece non funziona, cambiamo, facciamo qualcos’altro. In bocca al lupo.


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L’estate, i bambini e la frutta C onsigli

per includere la frutta di stagione nell ’ alimentazione dei bambini

di Andrea Ungarelli

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a frutta è un alimento fondamentale nella nostra alimentazione e se questo è vero per tutto l’anno, lo ancor di più d’estate. Infatti, oltre alle vitamine e a tutti i nutrienti fondamentali che contiene, la frutta è ricchissima di acqua e ci aiuta a reidratare l’organismo e a ristabilire i giusti equilibri bio-chimici. Per questi motivi è molto importante per gli adulti, gli anziani e per i bambini che, d’estate, muovendosi e giocando di più all’aria aperta, hanno bisogno di assumere la giusta quantità di acqua. Come però molti genitori sanno, non tutti i bambini amano la frutta e ci sono molti genitori che devono sostenere delle vere e proprie battaglie per convincere i propri figli a mangiare questo importantissimo alimento. In passato questo problema non esisteva, ma con l’avvento delle merendine e dei cibi industriali, ricchi di zucchero e di sale, (e complice un educazione alimentare inadeguata) molti bambini non assumo-

no le giuste quantità di frutta (e di verdura fresca) durante la giornata (3-5 porzioni). Come possono fare i genitori che vogliono convincere i propri figli ad assumere la giusta quantità di frutta? Ecco alcuni consigli: La frutta come primo: molti bambini fanno i capricci quando a fine pasto si propone loro la frutta. Alcuni lo fanno semplicemente per disobbedire e per fare i capricci, altri perché già sazi dal pasto appena concluso, altri, invece, perché si accorgono che mangiare la frutta dopo il pasto appesantisce la digestione. Infatti, la frutta mangiata come ultima portata, può provocare difficoltà a digerire e pesantezza. Questo accade per l’alto contenuto di zuccheri che rallentano appunto la digestione e per le sue caratteristiche bio-fisiche. Infatti la frutta, se mangiata da sola, non si ferma nello stomaco ma passa direttamente all’intestino. Se nello stomaco è presente cibo in fase di digestione la frutta trova la


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strada verso l’intestino ostruita rimanendo bloccata nello stomaco provocando, appunto, pesantezza di stomaco. Questo problema si può ovviare come hanno fatto già diverse mense scolastiche in Italia servendo la frutta come primo. Questo è un comportamento alimentare tipico anche di molti sportivi professionisti che sono a conoscenza di questa caratteristica della nostra digestione. Se un bambino viene abituato a mangiare per prima cosa la frutta, la mangerà più volentieri perché sarà affamato e sentirà il benessere che questo gli produce. I bambini sono molto sensibili agli effetti del cibo sul loro corpo e riconoscono quello che fa loro bene. Se questo non si nota è per via delle cattive abitudini alimentari che apprendono dagli adulti e dall’educazione alimentare che ricevono. Quindi servire la frutta come primo può essere una soluzione, oltre che un grande aiuto ai

bambini per quanto riguarda la loro salute. Per i più capricciosi, che hanno già assunto abitudini diverse si può usare il vecchio trucco della nonna: “Se non mangi la frutta, non mangi neanche quello che viene dopo”. Ci sarà un po’ da lottare, ma con un po’ di pazienza e di costanza il risultato sarà garantito. Frutta come merenda: un altro consiglio è quello di proporre al bambino la frutta come merenda e solo quella. Se abituato fin da piccolo il bambino non farà storie a fare merenda con frutta fresca di stagione. Se invece il bambino è


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abituato a mangiare in altro modo, si può alternare la frutta con qualcos’altro che a lui piace, oppure dirgli di mangiare prima la frutta, altrimenti non avrà la merendina o il panino. Di solito dopo un po’ di resistenze i bambini cedono e dopo, essendo già in parte sazi, ridurranno di sicuro l’assunzione di cibo. (Questo consiglio è molto valido per bambini soprappeso che devono ridurre la quantità di calorie che assumono.). Frutta in cambio di gelato: uno dei più antichi strumenti educativi è il ricatto. Si può dire al bambino che, se alla sera o al pomeriggio vuole mangiare il gelato, dovrà mangiare la sua frutta durante la giornata. Con più un bambino è goloso, con più “cederà al nostro amorevole ricatto”. L’esempio dei genitori: in ogni caso, lo strumento educativo e persuasorio migliore è da sempre l’esempio degli adulti e dei genitori. Se vogliamo che i nostri bambini mangino la frutta facciamo loro

vedere che la mangiamo anche noi. Se mettiamo in atto questo comportamento fin dalla nascita dei nostri bambini, faremo loro un grande favore perché l’imitazione dei genitori è la principale fonte di apprendimento e di abitudine per i bambini anche molto piccoli. Inoltre ci eviteremo le battaglie che molti genitori devono affrontare per convincere i propri figli che un frutto di stagione è più buono e fa più bene alla salute, della merendina iper-zuccherata che vorrebbero mangiare loro.




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I cartoni della n che ci hanno di Domenico Andreozzi

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he siano degli anni ’80 o ’90 poco importa, ognuno quand’era piccolo si è emozionato guardando la tv nelle ore pomeridiane mentre svolgeva i compiti da portare a scuola il giorno dopo. Cartoni animati che ci hanno fatto sognare, che affrontavano problemi d’amore o superstar che agivano per conto della giustizia per ottenere un mondo migliore, combattendo il famigerato cattivo quasi sempre presente. C’è chi si domanda se quella visione ci ha fatto bene oppure ci ha connessi in un mondo che non conosceremo nel corso della nostra vita. Comunque, voglio sottolineare quelli che mi hanno particolarmente colpito, nei loro pregi e nei loro difetti. In primis, sottolineo il grande successo avuto dalle guerriere Sailor nel celebre Manga “Sailor Moon”; chi di noi non ha mai sentito la celebre frase: “Sono la paladina della legge, una combattente che veste alla marinara”? Le 5 guerriere principali insieme ad altre successive comparse avevano anche loro il compito di distruggere il male che voleva dominare il Pianeta, loro che avevano proprio i nomi degli altri pianeti tranne la protagonista il cui nome è il ben noto satellite della Terra. Alla protagonista, una ragazza irrequieta e sbadata nella vita reale viene dato questo delicatissimo compito e in un modo o nell’altro riuscirà sempre a predominare sul male. Il ricordo dei maschietti va al famosissimo Holly e Benji, un cartone


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nostra infanzia fatto sognare animato che ispira ancora oggi i bambini a diventare delle star nel mondo del calcio, di provare dribbling, rovesciate, parate ai limiti dell’impossibile e sognare un giorno di alzare la coppa del mondo, proprio come Holly, il protagonista, che parte da una cittadina sconosciuta del Giappone il cui sogno era quello di giocare coi brasiliani ed essere il più forte di tutti per poi alzare la coppa più importante. Certo, era un cartone che non aiutava a crescere la mente nel collettivo, in quanto il gioco di squadra era un optional, la palla veniva data quasi sempre agli 1 o 2 giocatori più forti della squadra, gli altri non si mettevano quasi mai in evidenza per aver fatto qualcosa di buono; e non aiutava a crescere sulle dimensioni spazio temporali, campi lunghi chilometri e non metri, giocatori che restavano sospesi in aria per minuti e non secondi andando contro i limiti della fisica e violando l’accelerazione gravitazionale. Qualche anno prima il successo toccava a “Ken il guerriero” e “L’uomo tigre”, cartoni animati decisamente più violenti di quelli attuali ma che ancora oggi sono amatissimi, caratterizzati il primo da un ragazzone di strada col quale era impossibile affrontarsi fisicamente, mentre il secondo da un eroe del wrestling mascherato da tigre che non mollava mai nonostante una serie infinita di ferite sanguinose che riporta su tutto il corpo durante i combattimenti. Un successo che invece non ha mai subito una flessione è dato dall’amatissimo Dragon Ball, in combattimenti oltre il reale e addirittura oltre la fantasia in tante puntate, così come quello dei Simpson, la simpaticissima famiglia che grazie all’ironia e ad azioni, in generale piene di sarcasmo, ha conquistato milioni di telespettatori. Homer e Bart, una coppia padre e figlio che forse


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in molti sognerebbero per vivere una vita in un modo più spensierato anche nei momenti più difficili. Ci tenevo a ricordare anche i cartoni animati caratterizzati dai cosiddetti “protagonisti nemici”, come Tom e Jerry, il famoso gatto e il topo che ne combinano di tutti i colori, Titti e Silvestro, ma così come Beep Beep e Willy il coyote, che nonostante tutti i suoi piani, matematici, fisici, per poter catturare il coyote non riuscirà mai a prenderlo, cartone che un po’ vuol insegnare che quando non c’è nulla da fare, che tutta la sfortuna sembra che sia dalla tua parte, non potrai mai realizzare i tuoi obiettivi. Bugs Bunny, Daffy Duck, Donald Duck, Mickey Mouse, personaggi della famosissima Walt Disney, sono quelli che hanno finito di completare la nostra infanzia. Il primo, un maledetto coniglio che se ne sapeva uscire da tutte le situazioni con la sua astuzia e la sua tranquillità, la sua sicurezza di riuscire a cavarsela in condizioni critiche e proprio quando sembrava in trappola caccia il colpo magico, proprio come un mago farebbe con un coniglio

dal suo cilindro. Il secondo e il terzo sono simili tra loro, due anatre scontrose, facilmente irritabili, che il più delle volte vanno in crisi con il loro nervosismo mandando al vento tutto ciò che avevano progettato per battere gli avversari. E il simpaticissimo Mickey Mouse, il topo che ha fatto nascere i cartoni agli inizi del secolo scorso, forse un personaggio più “normale” rispetto a tutti gli altri. E scusate se non cito altri cartoni che, chi più chi meno, hanno caratterizzato la nostra infanzia. Ne sono così tanti che per descrivere le avventure di ognuno ci vorrebbero pagine e pagine. Ma per ognuno di loro, i produttori ci hanno voluto insegnare qualcosa, a volte anche i più forti cedono, a volte anche i vincenti perdono e i perdenti vincono, a volte anche la realtà deve dare il giusto spazio alla fantasia, a volte tornare a guardare un cartone animato e sentirsi con qualche anno in meno fa tornare un po’ al passato, fa tornare un po’ bambini.


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Filippine Gli scorci mozzafiato di un paradiso naturale ai confini del mondo

di Andrea Camera

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ompiere un viaggio nelle Filippine significa oltrepassare i confini dell’urbanizzazione per giungere in uno di quei tanto celebri paradisi naturali che siamo abituati a vedere solo in televisione. Ciò vale per quasi tutto l’arcipelago ad eccezione di Manila, la capitale. Qui il traffico è disordinato e rumoroso. Il cemento fa da padrone ed il paradiso si tramuta in un inferno di


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clacson e smog. La natura ritorna invece a regnare in tutto il suo splendore a Palaam. La giungla, il mare, i laghi, e la flora locale offrono ospitalità ai turisti in un mondo dove i padroni sono altri, dove qualche baracca qua e là ed una strada sterrata sono le uniche tracce della presenza dell’uomo. Continuando l’esplorazione delle isole, una volta arrivati a Palawan è doveroso recarsi a El Nido, dove un incantevole borgo raggiungibile via furgone fa capolino abbracciato da una fitta vegetazione. Qui il mare cristallino, le montagne all›orizzonte e le nuvole rosa ed arancioni del tramonto sono silenziosi compagni di viaggio.




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Pechino Il fascino di un oriente non più tanto lontano

di Andrea Camera

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impossibile non ammirare con stupore una città come Pechino. è come la prima volta che assaggiamo la birra o il caffè. Al principio risultano troppo amari, ma poi finiamo col non poterne più fare a meno. Pechino è così; ti sorprende e ti affascina con la sua atmosfera grigia, la sua sospettosa nebbia che sempre riveste il sole di un alone di mistero tossico. Le sue strade pullulano di vecchie baracche ornate con ghirlande e lanterne dove si cucinano pietanze a base di soia, ragni e stelle marine. Nei mercati tra i quali spiccano quelli di La perla ed il Ya Show è facile perdersi . Le numerose bancarelle, le une vicino


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alle altre, come se fossero una sola, sono il tempio di abili commercianti che fanno dell’artigianato un’ arte. Il tempio dei Lama, un’ oasi al centro della città, è un luogo paradisiaco dove l’incenso regna incontrastato. Il Tempio del Cielo, diventato icona di Pechino ed il Palazzo d’Estate, insieme all’imponente muraglia cinese, offrono un indimenticabile spettacolo per i numerosi turisti che affollano le loro entrate. Pechino è una realtà resa tale da vecchie dinastie, le cui braci ancora ardono testimoni di un tempo che cambia, ma non dimentica. Agli eroi del passato si affiancano quelli del presente, ed è così che in piazza Tian’anmen, l’immagine di Mao Tse-tung, che rese la Cina una Repubblica Popolare, sovrasta la Città Proibita, simbolo di un passato che fu culla di un fiorente futuro.


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Lionel Messi il pi첫 forte calciatore di tutti i tempi? di Domenico Andreozzi


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ionel Messi, la leggenda attuale del calcio, il campione del Barcellona che a suon di record, di gol e di trofei conquista ogni anno la stima dei milioni di tifosi catalani. Un ragazzo di 26 anni, nato a Rosario, in Argentina, è già stato dichiarato da molti come il più forte giocatore di calcio di tutti i tempi. Un ragazzo che fa del dribbling e della precisione di tiro le sue armi più forti, anche Maradona ha ammesso che come avanza con la palla al piede lui non lo ha mai fatto nessuno. Baricentro basso, agile e veloce, passaggi e tiri millimetrici, palla attaccata al piede, se gli lasci mezzo metro il gol è nell’aria. La “Pulga”, ovvero la pulce, è il suo soprannome, perché riesce ad infilarsi in spazi strettissimi e a fraseggiare con i compagni di squadra in 50 centimetri. Ma anche per il suo fisico, la sua infanzia non fu delle migliori; all’età di 11 anni gli venne diagnosticata una sorta di malattia alla secrezione oltre ad avere problemi di crescita, le cure per portarlo nel mondo del calcio erano rilevanti. Fu allora il Barcellona a prendersene cura, anche se a 15 anni sostenette un provino con il Como, squadra dell’allora Serie C1; risultato? Fu scartato, probabilmente più per la sua statura che per la sua bravura. Lo lancia allora la squadra blaugrana e neanche maggioren-

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ne sigilla la prima di una lunga serie di gol contro l’Albacete l’1 Maggio del 2005. Divenne il più giovane calciatore della storia del Barcellona ad aver segnato un gol anche se qualche mese dopo, un’altra promessa, quella di Bojan Krkic, riuscì a battere questo record. Ma da quel giorno comincia l’epopea. La pulce è infermabile, spacca le difese in due, il finalizzatore di una squadra campione proprio come lui, ha la fortuna di giocare insieme a gente come Xavi e Iniesta, di essere allenato da un maestro come Pep Guardiola, di collezionare l’80% di possesso palla in ogni partita. E i gol segnati e i trofei alzati, per uno ancora lontano dai 30 anni, iniziano a dimenticarsi, perché cominciano ad esserne troppi: conquista 6 volte la Liga, 2 Coppe di Spagna, 3 Champion’s League, 2 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per Club, Mondiale Under 20 nel 2005, medaglia d’oro alle Olimpiadi nel 2008, record di 4 Palloni d’Oro consecutivi vinti(riconoscimento dato al calciatore più forte al mondo in un anno solare), record di 3 Scarpe d’Oro vinte, record storico di partite andate a segno consecutivamente, ben 19, record di gol realizzati nell’arco di un anno solare, ben 91, record di gol realizzati tra club e nazionale in un anno solare, 82. Gli manca il mondiale, è vero, ma


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ha tutto il tempo per poterlo conquistare, uno come lui sembra un predestinato a vincere tutto e restare nei ricordi di tutti. Quest’anno insieme alla squadra ha subito una flessione, in Champion’s il suo Barcellona è stato surclassato dal Bayern Monaco in un doppio confronto finito 4-0 e 3-0 sempre a favore dei tedeschi, anche se Messi non è stato schierato nella gara di ritorno, ufficialmente per un risentimento muscolare, intuitivamente tutti hanno pensato ad una resa anticipata. Sarà stato l’addio di Guardiola sulla panchina, l’appagamento di una squadra e di un giocatore che ogni anno vince tutto o quasi. Guardiola, che dal prossimo anno allenerà proprio il Bayern e sarà il primo nemico della Pulce che però dal canto suo potrà contare su un altro campione sudamericano, Neymar, colpo grosso del Barcellona nel calciomercato estivo. C’è chi parla di ciclo finito, critiche piovute su Messi dopo la sua prestazione sottotono contro il Bayern. Calma. Anche lì ha collezionato per ben 4 volte il titolo di capocannoniere della competizione e giocare ad altissimi livelli negli altissimi livelli non è mai riuscito a nessuno se non a lui. 372 gol già fatti tra club e nazionale, ha ancora tempo per incantare le piazze di tutta Europa come ha già fatto e di diventare anche il marcatore di sempre della nazionale argentina. Non si può parlare male di lui,

per alcuna ragione al mondo, è come dire che Miss Universo sia una ragazza “niente male”. è pur vero che se ha vinto così tanto è perché gioca in una delle squadre più forti di sempre, se non la più forte, ma se è così forte questa squadra il grande merito va proprio a Messi. Il confronto per lo scettro del più forte di sempre va fatto col suo connazionale Diego Armando Maradona, ex Barcellona anche lui ma soprattutto beniamino dei tifosi del Napoli, ma la sua carriera non è mai stata continua come quella di Messi, alterata da infortuni prima e problemi con la cocaina dopo. Il confronto va fatto con Pelè, strepitosa carriera con più di 1000 gol realizzati all’attivo, ma con la pecca che non ha mai giocato in Europa e si è potuto confrontare solo con le perforabili difese sudamericane, anche se ai mondiali ha fatto notare tutta la sua forza. E poi con Van Basten, Platini, Cruyff ed altri campioni che hanno incantato l’Europa e il Mondo. Ma nessuno sembra che sia stato come lui, almeno fino alla stessa età attuale di Messi, nessuno ha vinto così tanto e con questa continuità. La lotta continua, Messi deve ancora dimostrare di essere il più forte in tutti questi anni di carriera, semmai coronando l’ultimo suo sogno, la conquista del mondiale per rendere perfetta la sua carriera da calciatore, attualmente ai limiti della perfezione.


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I gruppi di incontro nel counseling di Ariel

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Come i gruppi di incontro favoriscono il cambiamento

uesto articolo analizza i gruppi di incontro, che sono uno dei punti cardine della filosofia del counseling, sperimentati da C.Rogers. Questi hanno ottenuto grande successo quando applicati in diversi settori per gli individui nella loro sfera personale o sociale. Si è riscontrato che i gruppi di incontro erano un fattore che predisponeva al cambiamento nelle perone che vi partecipavano. Infatti Rogers considera i gruppi di incontro dei “laboratori sui rapporti umani”. Vediamo in questo articolo cosa sono e quali benefici possono apportare nelle persone, riortando una mia esperienza personale. Quando ho sentito parlare per la prima volta di gruppi di incontro ho provato a immaginare in cosa consistessero, come venissero svolti e cosa si potesse provare. La realtà in questo caso ha superato la mia fantasia: non avrei potuto pensare che quei momenti potessero essere allo stesso tempo piacevoli, impegnative e tappe necessarie di un mio percorso di crescita sia personale che professionale, una tipo di “pit stop” in cui ricaricarmi mediante l’incontro con gli altri ma principalmente con me stessa, con

una tipo di qualità di presenza che non avevo sentito prima di allora. Ma cos’è un gruppo di incontro? Quali benefici può portare a chi vi partecipa? Perché favoriscono un percorso di crescita? Provo a rispondere non solo in base della mia esperienza personale, ma anche alla luce di evidenze riscontrate da Carl Rogers, il “padre” del counseling e dagli altri autori che li hanno studiati. Il gruppo di incontro ha solo 3 regole essenziali: 1. Esiste un momento di inizio e di fine, prestabiliti, da rispettare assolutamente da parte di tutti i partecipanti 2. C’è divieto di acting out, ossia di portare nel gruppo comportamenti nei confronti degli altri partecipanti 3. Esiste la possibilità, anzi un vero e proprio invito, a verbalizzare qualsiasi tipo di sentimento o vissuto. Qui subentra la regola della riservatezza: ogni cosa che sarà detta nel gruppo non potrà mai essere riportata all’esterno. Per tutto il resto è un momento totalmente “libero” per ognuno dei partecipanti, in cui alcune persone si


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riuniscono in modo non strutturato, con dei tempi e modi gestiti autonomamente, senza alcune direttiva. La persona che lo “conduce”, o meglio che lo “facilita”, ha solo la responsabilità di agevolare la libera espressione di pensieri o sentimenti da parte di ciascun partecipante al gruppo. Il facilitatore inoltre “ascolta con tutta l’attenzione, la cura e la sensibilità possibili ogni individuo che esprime se stesso” (cfr. C. Rogers). Quest’atmosfera fa sì che ogni persona ascoltata riesce a sentire di avere un proprio valore e di essere quindi “convalidata”. Il facilitatore del gruppo crea un ambiente psicologico di sicurezza in cui esiste libertà di espressione e quindi riduzione degli atteggiamenti difensivi. Ciò porta a creare un clima di fiducia reciproca tra tutti i partecipanti, una forte coesione necessaria perché un gruppo diventi un “luogo” che favorisca la crescita personale e quindi porti al cambiamento. Dall’inizio del gruppo di incontro ci possono essere silenzi, o un susseguirsi di espressioni, di esperienze, emozioni, in modo libero e senza remore. Avviene che ogni componente del gruppo sente di essere ascoltato, accettato dagli altri, non giudicato

e diventa consapevole di come appare agli altri. È proprio questa accettazione del proprio essere, intellettuale e fisico, che è il necessario presupposto per portare al cambiamento. Ogni partecipante getta in qualche modo la maschera e si accorge di venire accettato lo stesso. Un altro fattore di crescita per la persona è scoprire di sapere aiutare gli altri e di poter essere aiutato. Prendersi cura dei sentimenti altrui, ascoltare, condividere le esperienze, e le emozioni fa sì che ognuno aumenti la propria autostima. Inoltre scoprire che altre persone hanno avuto e superato esperienze simili alle proprie dà fiducia per affrontare efficacemente situazioni avendo la convinzione di non essere soli nel disagio. Ciò facilita il cambiamento per la persona che può adottare strategie e comportamenti che in altri sono stati efficaci. Nei gruppi di incontro ogni partecipante osserva sia il proprio comportamento sia la reazione che ha sugli altri: ciò fa rendere consapevoli dei punti di forza e di debolezza e fa venire voglia di sperimentare comportamenti nuovi e più funzionali.


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La saggezza dentro di noi Come evolve il nostro processo di valutazione e come favorirne la crescita di Ariel

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uanto i nostri valori sono introiettati da riferimenti esterni e quanto rispecchiano quelli che sono i nostri veri bisogni interiori? Quanto il nostro sistema di valori è in sintonia con il nostro sentire e con la nostra esperienza? Come creare armonia tra essi? Per rispondere a queste domande proviamo a esaminare l’evoluzione del nostro processo di valutazione della realtà. Nella primissime fasi di vita ciascuno di noi ha un approccio ai valori che è semplice e chiaro anche se non rigido. Nel bambino si tratta di valori operativi, non ideali e il suo sistema di valutazione è mutevole e flessibile. Il bambino infatti dà di volta in volta una valutazione positiva o negativa alle cose e alle esperienze in funzione di ciò che favorisce o meno il proprio organismo: egli utilizza la saggezza del corpo che guida così le sue scelte e i suoi comportamenti. In un esperimento si è visto che bambini molto piccoli, a cui erano presentati cibi naturali, sceglievano i cibi che favorivano la loro crescita: ad esempio se un bambino per un periodo aveva mangiato solo cibi con carboidrati, nel periodo successivo richiedeva cibi con molte proteine. Inoltre nel bambino la fonte del processo di valu-

tazione è dentro di lui: egli sa ciò che gli piace e ciò che non gli piace, le sue scelte sono funzione dei propri sensi, non è influenzato da opinioni o situazioni esterne a lui. è dall’interno della propria esperienza che il suo organismo dice “questo mi piace” o “questo non mi piace”. Ma nel corso dello sviluppo dell’individuo qualcosa cambia: cosa succede a questo sistema di valori così solido e naturale? Man mano che cresce il bambino introietta i giudizi e i valori delle altre persone, in particolare del suo caregiver, per bisogno di amore. Infatti tende a comportarsi in modo da essere riconosciuto ed accettato. Piano piano abbandona la saggezza interiore e cerca di comportarsi secondo i valori fissati da un altro al fine di riceverne amore. In gran parte degli adulti questo processo è ben consolidato: l’individuo introietta i valori da tutta una serie di fonti, a volte anche contraddittorie, senza considerare affatto le proprie reazioni a questi schemi. Sembra perdere la capacità di valutazione interna ed agisce principalmente secondo valori che portano ad approvazione sociale, affetto e stima. Al contrario del bambino, la fonte del processo di valutazione della persona adulta risiede principal-


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mente all’esterno ed il criterio con cui vengono fissati i valori è la misura in cui la persona viene accettata o riconosciuta. I valori vengono acquisiti da quelli di altri individui o della società e vengono considerati come propri ma mai vengono sottoposti a verifica esperienziale per il timore di un crollo del sistema già costruito che sarebbe insopportabile per l’individuo. L’individuo difende quindi questi valori in modo rigido e li considera immutabili. Ma così facendo spesso si trova di fronte a discrepanze che non riesce a risolvere e vive con valori assolutamente contraddittori. Quest’individuo, avendo perso il contatto con il proprio processo di valutazione e con la potenziale saggezza dell’esperienza, si sente profondamente insicuro e minacciato e quanto più si sente minacciato tanto più si irrigidisce nelle proprie convinzioni per la paura che i propri valori possano essere distrutti lasciando un vuoto insop-

portabile da tollerare. Così facendo può perdere la fiducia in se stesso. Questo è quello che succede, in misura più o meno incisiva, nella maggior parte di noi: la discrepanza tra i valori rigidi che abbiamo introiettato e che non vogliamo abbandonare, e ciò che invece avviene nella nostra esperienza, fa sì che noi ci sentiamo fondamentalmente separati da noi stessi e quindi risultiamo tesi ed insicuri. Coloro che invece hanno superato queste contraddizioni e rigidità hanno acquisito una maturità psicologica che li porta ad essere liberi e consapevoli: il loro processo di valutazione è del tutto simile a quello del bambino, nel senso che è flessibile, fluido e viene dall’interno, ma a differenza del bambino è più complesso. Infatti entrano nel processo di valutazione le esperienze fatte, per far sì che l’individuo utilizzi la propria saggezza interiore come il bambino, ma in modo del


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tutto consapevole. Egli si rende conto di poter avere fiducia in sé, è in contatto con le proprie sensazioni e sa che ogni esperienza può dar luogo ad errore ma è anche suscettibile di correzione. Ma cosa può consentire a un individuo, nel corso del suo sviluppo, di intraprendere un tale percorso di maturità psicologica che gli consenta di essere libero di fare le proprie scelte e non ingabbiato in schemi rigidi e allo stesso tempo fragili ? Dal momento che è proprio per sentirsi amato ed accettato che il bambino inizia ad introiettare i valori esterni e ad abbandonare le proprie sensazioni, allo stesso modo un atteggiamento di accettazione e di non giudizio può far sì che l’individuo adulto riesca ad avere fiducia in se stesso e a trarre nutrimento dalle proprie esperienze. In particolare quando l’individuo si rende conto di essere apprezzato come persona e come persona valutato nella sua unicità e peculiarità, allora può

iniziare a sentire cosa avviene dentro di lui, che cosa sente, che cosa esperisce e come reagisce alle circostanze. Ciò produrrà un cambiamento nel suo approccio ai valori. L’individuo imparerà piano piano a creare un processo di valutazione maturo e consapevole per cui saprà valutare i vari aspetti di se stesso e tenderà a dare valore e a scegliere tutto ciò che è bene per se stesso e per gli altri. Infatti come sostiene Carl R. Rogers “L’uomo ha dentro di sé una base organismica per valutare. Nella misura in cui riesce ad essere liberamente in contatto con questo processo di valutazione all’interno di sé, si comporterà in modi che sono tali da accrescerlo”. In pratica quando gli viene fornito un clima di fiducia e di accettazione, che risulta favorevole alla crescita, cosa che può avvenire in una relazione di counseling, l’individuo ha buone possibilità di intraprendere un percorso di consapevolezza e di costruire il proprio processo di valutazione per diventare un adulto psicologicamente maturo. Nel counseling il processo di crescita viene favorito attraverso la relazione tra il counselor ed il cliente. Infatti il counselor, attraverso il dialogo con il cliente, crea uno spazio libero e non giudicante in cui il cliente può contattare le proprie sensazioni e far emergere le proprie risorse personali.


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“Un tuffo d’estate sull’onda dello stile” La sfilata per celebrare lo stilista Luigi Bruno è stata accompagnata dalle note de “la Donna è mobile” di Verdi, magistralmente eseguita dal tenore Sergio Panajia di Barbara Braghin - foto Luigi Bruno

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l 16 luglio, nell’antica dimora seicentesca di Palazzo Cardelli, in via di Pallacorda n.15, adiacente a piazza Fontanella Borghese, si è tenuto l’evento più atteso : “Un tuffo d’estate sull’onda dello stile”, per celebrare Luigi Bruno, lo stilista più amato dal jet set capitolino. Luigi Bruno è un imprenditore noto e apprezzato in Italia e all’estero; stilista partenopeo che da oltre 30 anni si dedica alla moda; un percorso fatto di ingegno, sacrifi-


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cio, sperimentazione, creatività, al fine di garantire al marchio “Luigi Bruno Haute Couture” la sua primordiale accezione “Alta Moda”. Ricerca nei tessuti, nei volumi, nei colori e nelle forme, l’arte di comunicare emozioni su tele fatte di pregiate sete o classici pizzi, opere uniche e inimitabili che rispecchiano la sensibilità dello stilista in ogni fase della sua vita dimostrando con questa scelta di voler recuperare il modello delle memorabili Maison Italiane. Madrina d’eccezione della serata è stata la nota presentatrice Alessandra Canale, grande estimatrice dello stilista, il quale per l’occasione ha fatto indossare i suoi magnifici abiti alle splendide modelle di “Officina Moda e dintorni” di Tiziana Sirna nella magica cornice di Palazzo Cardelli presso l’atelier di Miss Bride Tessier. La sfilata è stata accompagnata dalle note de “la Donna è mobile” di Verdi, magistralmente eseguita dal tenore Sergio Panajia che ha voluto fare omaggio al connubio tra l’Opera italiana e la moda di Luigi Bruno. Per il grande evento, organizzato da Sara Iannone, presidente dell’ass. cult. “L’alba del Terzo Millennio”, sono intervenuti trecento selezionatissimi ospiti del mondo della moda, dell’arte e della cultura tra cui: Carlo Brancaleoni, responsabile Rai cinema; la conduttrice Rai Camilla Nata; la principessa Daniela Pacelli; il principe Guglielmo Marconi Giovanelli; Alex Patexano; Maria Monsè; Brando Giorgi; la soubrette Liliana Pintilei; il principe Carlo Giovanelli; Maria Consiglio; Lilian Ramos;


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l’immobiliarista Maria Pia Lettini; l’avvocato di Stato Giuseppe Stipo; l’on. Catia Polidori; l’on. Antonio Paris; la conduttrice Antonella Salvucci; il maestro Jacopo Sipari da Pescasseroli; l’avvocato Antonella Sotira; la stilista Zina Bensalem; Natalino Candido; Adele Lax Mazzotta; il prefetto Gianni Ietto con la moglie; l’attrice Demetra Hampton; Jolanda Gurreri; l’attrice Eleonora Vallone e il marchese Giuseppe Ferrajoli con Olga. Durante la manifestazione è stato servito un gustoso cocktail rigorosamente “Made

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in Italy” offerto dalla “Taverna Parione” accompagnato dai vini di “Casale del Giglio”, nota casa vinicola dell’agro pontino. La maîtrè chocolatier Luisa Proietti ha omaggiato gli ospiti con deliziosi cioccolatini. I maestri hair stylist Tessier, oltre ad aver curato le acconciature e il trucco delle modelle, hanno fatto dono di card omaggio da utilizzare presso il loro salone di Rampa Mignanelli. Classe e raffinatezza, questa è la regola per essere glamour nell’estate 2013.


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Collezione croire AUTUNNO/INVERNO 2013-2014

di Barbara Braghin

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ostruttivismo russo da un lato e tradizione giapponese dall’altro si manifestano nella creazione di capi dalle linee geometriche e lineari, morbide ed essenziali che si articolano in tagli a vivo, maniche a kimono e raglan, girocolli e cuciture realizzate a mano che rendono possibile la trasformazione del capo. Sfila una donna giovane, dinamica e ambiziosa, che vuole osare, vuole stupire e vuole essere stupita. La donna CROIRE non teme il giudizio e si diverte a mixare diversi capi, diversi tessuti e diversi colori. Federica Saltalippi e Marta Lo Cicero, duo creativo del brand, danno vita a capi che presentano inserzioni di materiali differenti che giocano fra di loro e si ammiccano, creando giochi di luci e ombre. Sulla passerella sfilano, freschi e audaci, abiti in jersey, chiffon, ecopelle, crêpe di seta, lana, pile e satin, in una palette di colori che vanno dal


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blu elettrico al nero, dal bianco al grigio, con qualche accento di rosso e marrone, così come vuole il Costruttivismo Russo e il suo uso del doppio colore. Le note del Piano Solo Live di Der & Lorenzo (Poker Flat, Culprit L.A., Nordik Net Records) accompagnano la presentazione delle creazioni CROIRE, maison romana che punta all’innovazione soprattutto nella scelta dei tessuti, come il gros che viene rivisitato e utilizzato per dar risalto alle forme. Spesso presente all’interno dei capi con lo scopo di rinforzarli, il gros viene ora mostrato e diventa dettaglio importante e peculiare. Il gros come il team di CROIRE, giovani talenti che vogliono uscire allo scoperto e dimostrare che credere in un futuro è possibile. CROIRE, credere. Credere nell’opportunità di far parte del settore e credere che le nuove leve possano e debbano lavorare per raggiungere il proprio sogno: nasce da questa convinzione l’idea del brand CROIRE. Made by us, dalla volontà di esprimersi, di farsi conoscere e di dar voce a un gruppo di ragazzi che amano la moda e che non vogliono rinunciare a essa. Il team di CROIRE - dove ognuno ha una voce e dove tutti possono esprimere le proprie idee e il proprio talento - presenta la prima collezione donna dedicata all’Autunno/Inverno 20132014, fondendo il percorso di studi di due stiliste, Federica Saltalippi e Marta Lo Cicero.

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NINO LETTIERI X Polo Fashion Day Collezione Alta Moda Autunno/Inverno 2013-2014 di Barbara Braghin

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li ingredienti che hanno reso unica la sfilata di Alta Moda A/I 2013-14 di Nino Lettieri c’erano tutti: una splendida giornata d’estate, un’atmosfera insolitamente british grazie agli originali cappellini sfoggiati dalle ospiti e una testimonial d’eccezione, Agnes Gerry candidata a Miss Mondo, a cavallo che, per l’occasione, ha indossato una giacca Lettieri ispirata al gioco del polo. Grandi volumi per i soprabiti in alpaca, cashmere e astrakan. I tailleurs pantaloni palazzo in doppio petto dalla linea maschile, realizzati in collaborazione con il Maestro Luigi Dal Cuore, sono in morbido cashmere spigato grigio e di mikado rosso fiamma. L’abito con volants in soffice organza, quello in mikado rosso, ricamato da piccolissimi cristalli neri e quello in prezioso pizzo nero, ricordano le linee morbide ed eleganti che il grande maestro Paul Poiret introdusse agli inizi del ‘900, rivalutando la bellezza naturale del corpo femminile e liberandolo dalle costrizioni dei corsetti e dei busti.


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In piena sintonia con la collezione, la Sposa della Maison Lettieri dalle linee decisamente anni 30 ha sfilato in chiusura, valorizzata da grandi rose di velluto dévoré e lurex ricamate su georgette con candide piume di struzzo. Raffaele Squillace, make up artist e Francesca Beneduce, hair stylist, hanno creato per la donna Lettieri un look che ricorda l’arte fotografica di Helmut Newton, portando in passerella una donna sexy anche se androgina. Forte, dalla bellezza insolita e attenta al dettaglio come era solito fare il grande artista nelle sue foto d’arte. Le calzature, realizzate da Luigi Lovino, erano in

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raso di seta con zeppa. I gioielli, perle e diamanti, sono stati ideati e realizzati da Marianna Afeltra. L’evento moda ha riscosso grande successo grazie anche alla splendida cornice dell’X POLO FASHION DAY”, appuntamento organizzato da Patrizia Skaf, Direttrice della rivista X.Luxury. Excellence.Excess, promosso dall’Ambasciata del Brasile e con il patrocinio di Alta Roma. La giornata si è conclusa con un’amichevole competizione agonistica. Al galoppo si sono affrontati in un inedito incontro di Polo due squadre: quella brasiliana e quella italiana capitanata da Salvatore Ferragamo.


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AltaRoma:

la creatività surrealista di

Vittorio Camaiani

Un viaggio onirico ed uno sguardo contemporaneo alle opere e agli elementi figurativi cari a Renè Magritte di Barbara Braghin

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er l’autunno inverno 2013/14 Vittorio Camaiani, con Atelier a San Benedetto del Tronto, noto ormai a livello nazionale con le proprie collezioni attraverso la formulaevento “Atelier per un giorno”, nata con l’intento di riavvicinare le sue clienti al mondo sartoriale, con la possibilità di scegliere stoffe, colori e modelli su misura, ha proposto negli eventi collaterali del Calendario di Altaroma, una collezione dall›ispirazione surrealista che rivela un viaggio onirico ed uno sguardo contemporaneo alle opere e agli elementi figurativi cari a Renè Magritte. Un surrealismo che non mira a snaturare l›abito ma che corre in tutta la collezione come nuvole che viaggiano veloci e gocce che scivolano ad


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ornamento. La goccia è il filo conduttore di questa collezione. La goccia è nei tagli che uniscono pinces e tasche negli abiti a trapezio, nelle scollature e tasche dei cappotti e nelle maniche delle camicie. Tocchi ed accenni di surrealismo si sposano con la linearità e la contemporaneità dei capi che contraddistinguono lo stile di Vittorio Camaiani, senza cadere in eccessi stilistici e comprometterne l›indossabilità. Le gocce si appoggiano su onirici strati di tulle e chiffon, scivolano su pantaloni e si ritrovano ricamate nella sera. I capispalla della stagione si muovono trasversalmente dal giorno alla sera. Primo tra questi uno dei capi emblema della collezione: il giaccone “Impero delle luci”, omaggio alla rinomata opera di Magritte; i cappotti e paltò militari ingentiliti con fondi a «gocce» e la nuova “cappa nuvola” che, di diverse lunghezze

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dalla vita al ginocchio e materiali dalla lana grezza al cachemire alla duchesse, corre versatilmente in ogni occasione. Ed ancora nuvole e gocce, quasi squarci di cielo magrittiano, per i capi di maglieria e per le stole che quasi diventano nuvole addosso. Gli abiti della collezione vengono proposti con filati e tagli a contrasto pensando al giorno fino a scivolare al cocktail: l’abito “goccia” dalla silhouette a trapezio, l’abito con “finale a nuvola” e l’abito “pioggia” di lana e chiffon. E mentre il pre-serata propone una tuta, capo caro all’atelier e rinnovato ad ogni stagione, declinata con una linea a nuvola sulla vita; la sera veste una donna di morbidi e plasmabili “abiti-coulisse” di seta e di un abito bustier con gonna intagliata a nuvola. Fedeli all’ispirazione i toni della stagione che si fondono da mattina a sera: i basici nero, panna,


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cammello e grigio incontrano brillanti tonalità arancio “zucca”, verde ottanio e rosso. Colori pieni e netti che delineano come il tratto di una matita i profili dei capi. Tra gli accessori scivola sotto la spalla la «bag goccia», la nuova proposta che da questo autunno/inverno affiancherà i modelli continuativi del “Bauletto” e della “Robin Hood Bag” declinata anche nei tre colori “accento” della collezione. Le calzature, realizzate da Lella Baldi per Vittorio Camaiani, sono proposte in una neutra tonalità di grigio e richiamano sinuose linee a goccia accostandosi armoniosamente al mood e ad ogni capo della stagione. La goccia nei toni del nero, del grigio chiaro ed di un accento di bianco ispira anche i bijoux realizzati da Cecilia Rosati per l’atelier Camaiani: gocce di plexiglass intagliate e delineate per collier e bracciali scultura e che si appoggiano a “tocco” sul capo e tra le acconciature. Vittorio Camani sceglie per chiudere e completare gli accessori i cappelli del cappellificio Jommi Demetrio e propone lineari bombette di ispirazione magrittiana e femminili calotte su cui si appoggiano come applicazioni aeree gocce di plexiglass.

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DONNE IN LUCE Il nuovo progetto fotografico di Riccardo Ghilardi di Barbara Braghin

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iazza di Cinecittà. Camere oscure e cilindri girevoli di metallo arrugginito, macchinari per lo sviluppo ed il taglio delle pellicole cinematografiche abbandonati all’interno di un luogo magico e fermo nel tempo. Questo il punto di partenza del nuovo progetto fotografico di Riccardo Ghilardi “DONNE IN LUCE”, a cura di Laura Carolina Arioli che è stato inaugurato l’ 11 Luglio 2013 presso la Casa del Cinema di Roma - struttura promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, per la direzione artistica di Caterina d’Amico e la gestione di Zètema Progetto Cultura - e rimarrà aperto fino al 12 settembre. Ghilardi ha scoperto per caso questo spazio abbandonato, un tempo sede dell’Istituto Luce e poi devastato da un incendio, ed ha deciso di dare nuova vita ai personaggi immersi nelle pellicole bruciate coinvolgendo oltre 30 attrici italiane che hanno regalato una parte di sé e della propria immaginazione al personaggio prescelto. I ritratti di “Donne in Luce” sono stati scattati anche in altri luoghi dove si respira e vive il cinema: dal Centro Sperimentale di Cinematografia all’Istituto Statale per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini, dal Museo Agostinelli al Micca Club Roma, da Villa Fabrizia a Lodi al Castel-

lo della Castelluccia, dal RosaCroce Art Store Roma al Cinema America occupato.La mostra raccoglie 25 stampe in grande formato 80 x 120cm e 100 x 150 cm. Una tiratura limitata delle stampe, sarà messa in vendita durante il periodo della mostra, il ricavato devoluto interamente all’Associazione a Roma Insieme di Leda Colombini, creata da una donna per assistere i figli delle detenute di Rebibbia. Bambini nati senza tempo in una realtà spesso senza sogni. L’obiettivo è quello di portare a conoscenza delle numerose persone che visiteranno la mostra, l’impegno dei volontari dell’Associazione. “Far scoprire a questi bimbi il mondo oltre le sbarre”. “Donne in Luce” sarà anche il titolo della rassegna cinematografica che porterà nell’arena estiva della Casa del Cinema alcuni dei film interpretati dalle attrici presenti in mostra (tutti giovedì dall’11 luglio al 12 settembre). L’idea del progetto “Donne in Luce” nasce più di un anno fa, quando casualmente mi ritrovo a vagare all’interno del Municipio X, ex sede dell’Istituto Luce, in Piazza di Cinecittà. Sono alla ricerca del vigile urbano che mi ha multato a pochi isolati di distanza. Mentre cammino freneticamente, attraverso vari spazi, per raggiungere la caserma della Polizia Municipale, oltrepassando un giardino, mi imbatto in una palazzina abbandonata, rivestita di edera ed erbacce, annerita in buona parte dagli


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inequivocabili segni del fuoco. Le porte e le finestre sono sigillate con palanche di legno per impedirne l’accesso. Incuriosito, mi spingo alle spalle di questo “blocco” isolato nel giardino, come se il tempo impietoso lo costringesse solitario e inerme alle intemperie. Soltanto pochi metri più avanti, la vita sembra trascurare la sua presenza. Il quotidiano prende il sopravvento. Scopro una porta dove mancano i sigilli e mi affaccio per guardare all’interno. In una sala illuminata dalla luce che penetra da alcuni buchi nel tetto, si svelano macchinari per lo sviluppo ed il taglio delle pellicole cinematografiche. La polvere in sospensione, rischiarata dai raggi che filtrano dai sigilli rotti e dalle finestre distrutte, crea un’atmosfera magica e sospesa. Il tempo lì si era fermato. Chiedo di parlare con il Direttore del Municipio (che allora era l’Architetto Francesco Febbraro, colui che ha reso possibile questo progetto e che ringrazio infinitamente) per saperne di più di quel palazzo. Si raccontano mille storie differenti sulla vita dell’edificio e sul suo utilizzo. Sicuramente è stato sede per lo sviluppo e il montaggio dei film. Le bellissime porte di accesso alle Camere oscure ed i cilindri girevoli di metallo ormai arrugginito ne sono la testimonianza. Mi parlano anche di scene di celebri film girate sulle terrazze e nelle sale di posa ora incenerite. Poi mi raccontano dell’incendio e degli anni passati aspettando i fondi per un restauro che non è arrivato mai. Sempre più affascinato, torno appena posso a visitare quel luogo dimenticato. Al piano superiore una piccola sala di proiezione, completamente carbonizzata, lascia il posto ad altri ambienti tristemente distrutti dal tempo. Come inseguendo però il karma antico di questi luoghi, la luce, che filtra e si fa largo disegnando tagli netti e temperature colore imprevedibili, restituisce agli spazi un fascino eccezionale e la magia del ricordo.

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Mi convinco che sia stata proprio la luce a tenere in vita l’edificio, disegnando così un atto di resistenza estremo e poetico contro il tempo, la noncuranza, la nostra sciatta e negligente burocrazia. È stato così che ho iniziato a sognare di come un luogo ormai finito, inutile, inutilizzabile… potesse risvegliarsi e d’improvviso ribaltare il suo destino, divenire simbolo della passione e delle arti che resistono al cinismo di un’epoca, dove la cosa più semplice e comoda da “tagliare o dimenticare” è sempre la cultura. Ho iniziato a pensare a come poter far rivivere lo spazio, ho immaginato che, dopo l›incendio, si potesse animare e divenire la roccaforte degli spiriti di quei personaggi che un tempo avevano proprio qui trovato vita e che erano impressi sulle pellicole bruciate. Figure magiche e abbandonate al loro destino che scivolando via dai fotogrammi per salvarsi dalle fiamme vagano come fantasmi in attesa che qualcuno magicamente gli restituisca la loro “parte”. Per compensare la vetustà e la durezza, imposta dall’incendio e dal tempo passato, avrei dovuto portare grazia e bellezza, fascino e sensualità, coerenza e incoerenza, tutto quello che solo le donne posseggono nella loro straordinaria unicità.

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Così ho trasformato quel luogo magico nella «Casa delle Fate» e delle «streghe», se preferite... ed è nato il progetto «Donne in Luce». Ho invitato le attrici del nostro Cinema che con me hanno immaginato e cercato questi personaggi magici. Ciascuna di loro, con tanta generosità e delicatezza, ha regalato a questi spiriti, recuperati all’incendio, una parte di sé stessa. Così la giovane e talentuosa Marta Gastini si è misurata con il lato oscuro dei suoi personaggi, tanto lontani dalla propria delicatezza. Con la bellissima Ornella Muti abbiamo ricercato il gioco delle Celebrities in passerella su un red carpet sospeso nel tempo. Valentina Lodovini ha preferito diventare l’addetto alle proiezioni di quel vecchio Cinema bruciato, mentre Isabella Ferrari è presenza sublime indicando le porte d’accesso alle camere oscure. Ho poi ritratto Carolina Crescentini regista di se stessa in un set fiorito tra le macerie. Claudia Gerini, Alessia Barela, Nicoletta Romanoff e Francesca Figus hanno dipinto di colore ed energia lo spazio sognando il “Moulin Rouge”. Sabrina Impacciatore ha giocato con la sua sensibilità onirica per un confronto intimo e intenso dai toni tenui. Ho incontrato una bambola assassina in un


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vecchio baule dimenticano nella classica soffitta degli horror del passato e assomigliava tanto ad Ambra Angiolini. Paola Cortellesi, come sempre, ha dato saggio di grande autoironia creando l’incontro tra “il comico” e l’attrice”… E così via, in una serie di incontri in cui realtà e magia si sono tenuti per mano. Quando a metà del progetto il Direttore Febbraro, ormai alla fine del suo mandato, mi chiamò per informarmi che finalmente stavano per partire i lavori di recupero di quegli spazi, abbiamo sorriso insieme. Mi piace pensare che le cose non avvengano mai per caso… Finalmente quegli spiriti potevano sorridere in pace, lasciando il posto alle persone reali in un luogo che presto sarà di nuovo vivo. Ho terminato i ritratti di “Donne in Luce” in altri luoghi dove si respira e vive il Cinema, dove l’amore per l’arte si rigenera ogni giorno, insomma dove il cinismo che affossa la cultura viene combattuto a suon di passione e creatività. Riccardo Ghilardi. Ghilardi ha scoperto per caso uno spazio abbandonato, un tempo sede dell’Istituto Luce e poi devastato da un incendio ed ha deciso di dare nuova vita ai personaggi immersi nelle pellicole bruciate coinvolgendo oltre 30 attrici italiane che hanno regalato una parte di sé e della propria immaginazione al personaggio prescelto. I ritratti di “Donne in Luce” sono stati scattati anche in altri luoghi dove si respira e vive il cinema: dal Centro Sperimentale di Cinematografia all’Istituto Statale per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini, dal Museo Agostinelli al Micca Club Roma, da Villa Fabrizia a Lodi al Castello della Castelluccia, dal RosaCroce Art Store Roma al Cinema America occupato. Hanno partecipato al progetto: Ambra Angiolini, Maria Chiara Augenti, Alessia Barela, Myriam Catania, Giada Colucci, Paola Cortellesi, Eugenia Costantini, Carolina Crescentini, Isabella Ferrari, Francesca Figus, Donatella Finocchiaro, Iaia Forte, Marta Gastini, Claudia Gerini, Nicole Grimaudo, Sabrina Impacciatore, Francesca Inaudi, Valentina Lodovini, Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Laura Morante, Ornella Muti, Desire Noferini, Elena Radonicich, Eva Riccobono, Stefania Rocca, Marina Rocco, Nicoletta Romanoff, Lunetta Savino, Valeria Solarino, Federica Vincenti, Daniela Virgilio, Giorgia Wurth.


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Dalla Sicilia una ragazza dalle molteplici passioni

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ncontriamo Jolanda Gurreri, opinionista a Domenica inL’Arena condotta da Massimo Giletti, ed interprete di varie Fiction Rai, tra le quali: “Lo zio d’America 2” regia di Rossella Izzo con Christian De Sica ed Eleonora Giorgi, “Provaci ancora Prof. 2 e 3” regia di Rossella Izzo con Veronica Pivetti, Enzo De Caro, Paolo Conticini. “È proprio vero che tante volte è il destino a decidere per noi e non


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sempre possiamo seguire il libero arbitrio. Pensavo di rimanere solo pochi mesi a Roma per frequentare una scuola di recitazione, stimolata dalla passione per Pirandello e la sua drammaturgia, essendo come lui di Agrigento (città con la meravigliosa Valle dei Templi), invece, dopo molti anni, sono ancora qui”. A parlare così è Jolanda Gurreri, una bella ragazza bionda, riservata, sensibile e passionale, che, dal Teatro impegnato, le Fiction, gli studi di filosofia, la musica ed il giornalismo, è approdata da 9 anni (dall’inizio) agli accesi dibattiti televisivi de “L’Arena” di Domenica in condotta da Massimo Giletti, da lui scelta per la sua vivace intelligenza e capacità d’improvvisazione. È consueto pensare


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che il mondo dello spettacolo sia costellato da ragazze frivole e superficiali, ma dobbiamo ricrederci, poichè sentendo parlare Jolanda, si percepisce in lei una profonda sensibilità d’animo e spiccata cultura generale. La Musica, soprattutto rock, è per lei una delle più grandi passioni. Tra gli italiani ascolta prevalentemente i Litfiba e Piero Pelù, con il quale ha avuto il piacere di approfondire la conoscenza. In questo periodo si sta dedicando alla scrittura ed al doppiaggio, in attesa della prossima stagione televisiva,con vari progetti in cantiere.


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MUSIC SUMMER FESTIVAL TEZENIS LIVE 2013 ROMA

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usica, luci, applausi, artisti, vantanti, dj e comici al Music Summer Festival Tezenis Live 2013 in Piazza del Popolo a Roma. Le puntate sono state registrate dal 27 al 30 giugno ma trasmesse in differita su Canale 5 dal 4 al 25 luglio e in contemporanea su Rtl 102.5. Sul palco a presentare Alessia Marcuzzi e Simone Annicchiarico. Nel corso delle quattro serate gli artisti si sono esibiti presentando i loro nuovi singoli. Gli stessi Big hanno valutato, con esperti del settore musicale, nove giovani artisti in gara: Bianca Atzei, Ales-


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sandro Casillo, Clementino, Coez, Greta, Antonio Maggio, Andrea Nardinocchi, Renzo Rubino e Paolo Simoni. Ogni sera, tanti artisti internazionali si sono esibiti. Imponente il palco che, con le scenografie di tonalità arancio, ma movimentate, hanno contribuito a valorizzare lo spettacolo. Tra i big della musica, Gianna Nannini, Eros Ramazzotti, Biagio Antonaci, Mario Biondi, Alex

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Britti, Pino Daniele, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Emma, Marco Mengoni, Modà, Pooh, Nek, Antonello Venditti, Francesco Renga, Max Pezzali, Zucchero e tanti altri. Il vincitore di questa prima edizione è stato Clementino con la canzone ‘O vient. Anche i comici di Colorado sul palco, che hanno contribuito alla realizzazione di uno spettacolo spettacolare!


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trepitoso il Noi World Tour 2013 di Eros Ramazzotti. Lo scorso 21 giugno, il cantante ha chiuso il tour estivo per riprenderlo a settembre all’Arena di Verona. E proprio a Roma, la curva sud dello Stadio Olimpico era in delirio, tutti a cantare e ballare le straordinarie canzoni del suo repertorio che hanno fatta da colonna sonora alle storie della nostra vita. Il concerto è iniziato con “Ancora vita”, continuando con brani vecchi ma stupendi come “Cuori agitati”, “Una stori importante”, “Adesso tu”, “L’Aurora”, “Musica è”, “Stella gemella” , “Terra promessa”, e tante altre. Sul palco un duetto con il grande Biagio Antonacci, e, ironizzando Eros ha detto “Abbiamo cent’anni in due!”. Due

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cinquantenni di spessore, padri di famiglia. Ma che cinquantenni!!! Ad un certo punto appaiono anche i “Clud Dogo”, con il rap. La parte di Anastacia per il brano “I belong to you”, l’ha interpretata Romina Falconi, ex X Factor e già corista in passati concerti di Eros, il quale ha detto “Anastacia non è potuta venire…”. Uno show ipertecnologico, abbagliante, con musicista di serie a, capitanati da Luca Scapa al pianoforte e tastiere, che lavora con Ramazzotti da tempo. Alle batterie Gary Novak, al basso Reggie Hamilton, alle chitarre Kirk Fletcher e Giorgio Secco, al sassofono Everette Sharp, alle

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tastiere Bruno Zucchetti. Le voci sono di Sara Bellantoni, Lidia Schillaci, invece Massimo Greco, si è esibito con voce e chitarra. Tanti vip ad applaudirlo tra i quali Rosario e Beppe Fiorello, Alessia Marcuzzi, Malika, Lorella Cuccarini e la figlia di Eros, Aurora. Finale con “Un angelo disteso al sole” e “Più bella cosa”, e la curva sud brillava di cellulari, lucette colorate e cuoricini. C’ero anch’io tra all’Olimpico e, ovviamente, non ho potuto non cantare tutto il suo repertorio, che mi fa venire i brividi in quanto mi ritornano in mente tanti momenti della mia vita.


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CENA DI COMPLEANNO CON VISTA PER BEPPE CONVERTINI

di Barbara Braghin

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l nuovo punto di osservazione per ammirare uno degli angoli più belli della Capitale l’ha offerto l’attore e conduttore Beppe Convertini agli ospiti del suo compleanno, scegliendo Piazza di Spagna per radunare un folto gruppo di amici presso i candidi ed eleganti spazi del Ristorante “Barcaccia” affacciato sulla omonima fontana ai piedi della scalinata più fotografata del mondo. In tanti hanno accolto l’invito di Convertini – impegnato nel programma radiofonico Brave Ragazze in onda su Rai Radio 2 e nella tournée teatrale estiva con lo spettacolo Ars Amandi – per la cena placé e con chiamata last minute a ridosso delle partenze per le mete vacanziere. Una pioggia di flash dei fotografi


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appostati all’ingresso del locale ha incuriosito i tanti turisti che hanno, a loro volta, improvvisato il ruolo di paparazzo sull’eco de La Dolce Vita raccontata da Fellini e scattando a loro volta foto ai numerosi personaggi del jet set. Tra loro Nancy Dell’Olio, Clayton Norcross, Cecilia Capriotti, Guillermo Mariotto, Maria Rosaria Omaggio, Monica Scattini, Patrizia e Giada De Blanck, Chiara Giallonardo, Franco Oppini e Ada Alberti, Savino Zaba, Luca Calvani, Simona Borioni, Raffaello Balzo, Nicola Canonico, Marina Pennafina, Nadia Bengala, Metis Di Meo, Emanuela Tittocchia, Alberto Matano del Tg1 e Federica Gentile la sen-

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suale voce di Radio 2, Erika Gottardi e Massimiliano Piccinno, il press agent Emilio Sturla Furnò. Un raffinato menù – ideato dallo Chef Roberto Agostini. – per gli ospiti accomodati sulle bianche sedute con vista sulla alla suggestiva scalinata: tris di entrée composto da cheese cake salata con ricotta e gruppo di «caviale» di melanzane, cubo di pappa al pomodoro con spuma di fagioli borlotti e piccole focacce al pomodoro e rosmarino, lasagnetta con zucchine romanesche, alici del Cantabrico e fiori di zucca, petto di faraona farcito alle verdure con fondente di patate ratte. L’abbraccio degli amici al grido “Auguri Beppe” attorno alla trionfale torta millefoglie di due piani con crema chantilly, decorata con fragole e macarons. E in alto i calici con un occhio puntato verso la scalinata della piazza. E poi tutti in pista sulle note dal vivo del maestro Francesco Mauro che ha coinvolto in un estemporaneo omaggio canoro al festeggiato da parte di Oppini, Tittocchia, Mariotto e Scattini che hanno fatto rivivere i successi di Lucio Battisti e coinvolto l’allegra comitiva in cori e danze scatenate e romantici balli guancia a guancia in cui Convertini si è esibito a sorpresa con la bellissima Capriotti. Tra i regali più originali un enorme vassoio di squisiti cannoli alla ricotta giunti dalla più famosa pasticceria di Palermo e un corno d’argento porta fortuna.

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Haute couture e overture al violoncello per

“La Maison Blanche” Bianco e Avorio il cocktail di apertura dell’Atelier di Alta Moda a Palazzo Montoro di Barbara Braghin - foto di Mauro Rosatelli

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mpossibile resistere a provare l’altalena decorata con ghirlande di fiori nel nuovo elegante Atelier dedicato al lusso e al wedding – La Maison Blanche – il candido spazio incastonato in uno tra i più importanti edifici nobiliari della Capitale, Palazzo Montoro, a due passi da Piazza Farnese. Tinte bianche e avorio per il delizioso cocktail pensato dai padroni di casa Davide e Ilaria Raciti assieme ad Alessandro Palombo che hanno ricevuto gli ospiti chiamati a raccolta


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da Erika Gottardi - avvolta in un elegante creazioni di Giuseppe Papini - Massimiliano Piccinno e Emilio Sturla Furnò in completo su misura della Sartoria Rossi. Cullati dalle note del violoncellista Fabio Cavaggion, il presidente della Commissione Antimafia Giuseppe Pisanu con la moglie Anna Maria, i manager Antonella Del Brusco, Natalia Chizh, Youmna Assouad, Zeyad Hakeem, l’attore americano Clayton Norcross, lo stilista Tony Ward che ha voluto presenziare all’apertura a poche ore dalla sfilata inserita nel calendario di Altaroma, la cantante Elena Bonelli, l’On. Sandra Cioffi Fedi, la psicoterapeuta Irene Bozzi, Maria Grazia Nazzari, Nadia Bengala, Alex Partexano, Adriana Russo, la marchesa Dani del Secco d’Aragona, i principi Guglielmo Giovanelli Marconi e Alessio Ferrari AngeloComneno lo stilista-astrologo Massimo Bomba, l’avvocato matrimonialista Manuela Maccaroni, il penalista Claudio Coratella, il responsabile delle relazioni esterne dell’associazione degli Armatori Italiani (Confitarma) Lawrence Martin, il fashion designer Gianluca Mannara. A tutte le signore un divertente abitobiscotto glassato nei colori più alla moda realizzato dagli artigiani Pasquarelli, un omaggio profumato della flower designer Barbara Verchiani e lo scatto sull’altalena spinta da eleganti indossatrici in abiti haute couture, truccate dai make up artist della Roma Eur Academy. Dopo Londra e New York anche Roma si appresta ad accogliere il primo concept store dedicato a Luxury & Bridal Couture, che ospita le collezioni di Maison e Stilisti tra i più importanti del Mondo che hanno voluto legarsi al progetto de “La Maison Blanche”, condividendone la visione, concedendo importantissime esclusive che consentiranno per la prima volta di ammirarne le creazioni a Roma, coinvolgendo, così, moltissimi amanti dell’haute couture internazionale nell’elegante Atelier.


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LA NUOVA BOUTIQUE IN PIAZZA DI SPAGNA di Barbara Braghin

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ESPRESSO ha celebrato il 19 Giugno in Piazza di Spagna la sua nuova boutique dedi-cata agli amanti dell’espresso. Aperto il 20 Aprile scorso, il nuovo spazio interamente dedicato alla cultura del caffè ha aperto le sue porte agli ospiti a partire dalle ore 20.00 nello splendido scenario della piazza più famosa di Roma, ai piedi della scenografica scalinata resa celebre da registi, attori e poeti di tutto il mondo. Una calda serata estiva della dolce vita romana, inebriata dall’aroma

del caffè Nespresso. Un invito a vivere e lasciarsi trasportare un’esperienza autentica che combina emozione e piacere, un appuntamento seducente e con una grande cura dei dettagli che ha visto la partecipazione di ospiti del mondo dello spettacolo e dell’imprenditoria romana. Tanti i volti noti che, accolti dall’amministratore delegato della Nespresso Martin Pereyra, si sono lasciati sedurre dall’aroma unico del caffè Nespresso. Erano presenti, Invitati dall’ufficio stampa Giorgia Giacobetti, Livia


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Azzariti, Nadia Bengala, Roberta Beta, Vincenzo Bocciarelli, Massimo Bonetti, Marco Bonini, Giorgio Borghetti, Cesara Buonamici, Natalie Caldonazzo, Alessandra Canale, Antonio Catania, Cristina Chiabotto e Fabio Fulco, Roberto Ciufoli, Gaia De Laurentis, Alessio Di Clemente, Metis Di Meo, Valeria Fabrizi, Antonella Fattori, Emanuela Grimalda, Stephen Kaiser, Laura Lattuada, Valeria Marini, Leopoldo Mastelloni, Alessandra Mastronardi, Angela Melillo, Maria Monsè, Enrico Mutti, Maria Rosaria Omaggio, Elena Ossola, Stefano Pantano, Lino Patruno, Alex Partexano, Patrizia Pellegrino, Anna Pettinelli, Martina Pinto, Pamela Prati, Francesca Rettondini, Elena Russo, Blas Roca Rey, Valerio Scanu, Eleonora Sergio, Laura Squizzato, Pino Strabioli, Tiberio Timperi, Saverio Vallone. Un appuntamento raffinato, curato nei minimi dettagli dalla agenzia organizzatrice di Paola Amoruso Manzari e animato da uno spettacolo di video mapping 3D e dall’accompagnamento musicale della violinista Saule Kilaite: un regalo per i presenti e un tributo alla città fortemente voluti da Nespresso. NASCE N-MAG La soiree del 19 Giugno è stata anche l’occasione per presentare l’ultimo numero dell’N-Mag – il magazine semestrale di Nespresso – lanciato nel 2004, tradotto in otto lingue e distribuito in più di 50 Paesi in tutto il Mondo. La rivista è disponibile anche in 2 versioni digitali, una versione iPad e un PDF animato, ed è riservata ai

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Club Member Nespresso. In ogni numero la rivista celebra una importante città, l’edizione numero 20 è stata interamente dedicata a Roma, la città eterna e alle sue bellezze a livello mondiale. In copertina – e al suo interno con un’esclusiva intervista - il regista e sceneggiatore Paolo Sorrentino. LA BOUTIQUE NESPRESSO La boutique di Piazza di Spagna va a ampliare la presenza di Nespresso a Roma con l’obiettivo primo di offrire a tutti i Club Members un’esperienza unica, completa e avvol-gente: Nespresso a tutto tondo. Su una superfice complessiva di circa 150 mq e disposizione su due piani, la nuova bouti-que è caratterizzata da un design elegante e pulito che si contraddistingue per la varietà e il pregio dei materiali utilizzati così come per la scelta dei colori caldi e avvolgenti. Un arredo dai tagli essenziali, sempre improntato al servizio al consumatore: uno spazio nato per permettere a tutti i Club Member di vivere tutta l’esperienza di un perfetto mondo Nespresso: i Grand Cru, le ultime Limited Edition, la gamma completa delle macchine, gli accessori, la nuova Coffee Room per concedersi un momento di relax in qualsiasi momento della giornata e un servizio di consulenza sempre attento e personalizzato grazie al conoscenza dei Coffee Specialist. Nella foto Massimiliano Piccinno editore di Woman & Bride, Barbara Braghin blogger, Erika Gottardi Direttore di Woman & Bride.

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Le 10 cose strane che eccitano gli uomini

di Sabina Cuccaro

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acco a spillo e calze a rete? Macché… gli uomini si eccitano per delle cose che noi donne neanche immaginiamo. Dalle mutandine con Betty Boop alle parolacce allo stadio. Ecco le dieci cose strane che a letto li fanno “impazzire”…

3. Prenditi cura di lui

2. Drink strong

1. Domina a letto

Se lui inizia a parlare, tappagli la bocca con la mano. Loro non lo ammetteranno mai, ma essere dominati a letto li eccita da morire.

Non ordinare mai un succo di frutta o un bellini (è anche demodè). Prendi vodka o birra. Ricorda: le brave ragazze finiscono all’altare (forse) ma, a letto, le cattive vanno in paradiso.

Se è davanti alla tv a guardarsi una partita e a te, del calcio, non te ne può fregare di meno, preparagli qualcosa da mangiare, anche un semplice toast. Sapere che ti preoccupi per lui, non solo gli fa piacere ma gli accende un certo desiderio…


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4. Torna a letto

Se avete dormito insieme, al mattino svegliati mezz’ora prima di lui, preparati per andare a lavoro e, dopo una goccia di Chanel, torna a letto. La donna in carriera stimola la sua fantasia, erotica, s’intende.

7. Fisico morbido

Noi ci ammazziamo con ore di palestra e mangiamo carote, ma a loro non piacciono le ragazze con il fisico troppo scolpito, le trovano “dure”. Meglio un po’ di pancetta soffice. E allora, vai con la nutella che ci fa essere anche meno isteriche.

5. Fai il maschiaccio

Non farti vedere sempre in tiro e col tacco 12. Qualche volta esci anche con un paio di shorts e sneakers ai piedi. Assumi atteggiamenti maschili e, se ti porta allo stadio, fai la tifosa perfetta: urla e dì qualche parolaccia. Agli uomini, il maschiaccio, aizza gli ormoni…

8. Fai qualche indovinello

Mettiti a distanza da lui e fagli indovinare cosa indossi sotto, anche il colore e i disegni. Quando indovina, ti avvicini di un passo. La tensione lo stimola parecchio e alla fine del gioco lui sarà eccitatissimo.

9. Spettinata e senza trucco

Quando sei un po’ “disinvolta” nel look, fai uscire fuori la sua parte da maschio protettivo del tipo: “Ci penso io baby”, e ti assicuro che poche altre cose lo eccitano di più.

6.Biancheria baby

Non indossare sempre esolo lingerie, ad alcuni uomini fa effetto “antiviagra”. Molti, invece, si eccitano con la biancheria “baby”, slip e canotta con Mafalda e Betty Boop per una notte di fuoco. Fidati!

a cura di www.sexandrome.it

10. Ridi a letto

Ricorda: gli uomini preferiscono le donne allegre, anche a letto. Dimostrati felice e soddisfatta. D’altronde, stai facendo l’amore, mica la via Crucis al Divino Amore.



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L’amore al mattino ecco perchè di Sabina Cuccaro

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are l’amore nelle prime ore del mattino è più “salutare” rispetto a tutti gli altri orari: tiene alla larga gli acciacchi, mette di buonumore e rafforza il sistema immunitario. Queste dritte ci arrivano da Debby Herbenick, ricercatrice e sessuologa, nonché direttrice del Center for Sexual Health Promotion della Indiana University. L’esperta ha dedicato a questo argomento gran parte delle sue ricerche contenute nel libro “Perché ci si sente bene” raccogliendo prove scientifiche a sostegno della sua tesi. «L’amore mattutino è un toccasana per la salute, tiene lontane le malattie – d’inverno combatte l’influenza e il raffreddore – e rende felici», spiega la Herbenick.

Ogni quanto lo fai? Ti dirò come stai Maggior produzione di ossitocina Rompere i classici schemi del sesso serale o notturno – e farlo nelle prime ore della giornata – permette alla coppia di “restare connessi” per tutto il giorno. Il sesso mattutino, infatti, garantisce una maggiore produzione di ossitocina, l’ormone della socialità, che «unisce le coppie per l’intera giornata», dice la Herbenick. Pelle e unghie più forti Oltre ad apportare benefici a livello di coppia, il sesso dopo il risveglio ha risvolti positivi (e concreti) anche sulla forma fisica e persino sulla vitalità dei capelli e sulla salute di pelle e unghie. Merito, ha chiarito la sessuologa, di «sostanze chimiche che aumentano i livelli di estrogeni, che migliorano il tono e la qualità di capelli e unghie». Sistema immunitario fortificato Il sesso mattutino dà una sferzata d’energia anche al sistema immunitario, che riceve una ‘scossa’ in grado di durare tutto il giorno: «migliorando i livelli di immunoglobuline A (IgA), un anticorpo che protegge contro le infezioni». Le immunoglobuline sono anticorpi che proteggono dalle infezioni, da malattie banali come il raffreddore a quelle più insidiose. Quindi, se non vuoi arrivare tardi al lavoro non ti resta che svegliarti con largo anticipo e pensare alla tua salute…





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Le dimensioni del pene si accorciano, colpa dell’inquinamento

di Sabina Cuccaro

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onne tremate, le dimensioni del suo pene si accorciano sempre di più. A darci l’infausta notizia è uno studio realizzato dal sito inglese TheyFit, specializzato nella commercializzazione di 95 tipi di preservativi differenti. è stata confrontata la lunghezza media di un pene inglese in erezione: dieci anni fa era di 15,4 centimetri, oggi arriva a 12,95. Certo, sono numeri piuttosto orientativi ma, ahinoi, sembrano confermare altri dati raccolti nel corso degli anni. Già l’anno scorso, infatti, uno studio italiano condotto dall’Università di Padova, aveva dimostrato che negli ultimi sessant’anni il pene italico si è ridotto in lunghezza del 60 per cento.

Gli italiani ce l’hanno grosso... gli americani no! Secondo gli scienziati, il preoccupante ridimensionamento è da attribuire agli agenti inquinanti e ai cambiamenti climatici, in grado d’influenzare il sistema endocrino. Notoriamente, infatti, quelli “meglio dotati” sono gli africani, mentre i coreani “chiudono tristemente la classifica.” Gli inglesi sono costretti a trovarsi davanti i francesi

(16 cm) mentre ai primi posti ci sono i sudanesi (16.47 centimetri) e gli ecuadoriani (17,77 cm). In coda sono tutti asiatici, con una media di 10,9 centimetri per i giapponesi e di 9,66 per i nordcoreani. Gli italiani? Hanno una dimensione di tutto rispetto: 15,7 cm. Sesto posto nel mondo e al primo posto nell’Unione Europea.





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