JUST KIDS - #03 - Gennaio 2013

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[ Musica ]

paolo saporiti l’ultimo ricatto (OrangeHomeRecords, 2012)

I

t’s running me in time, in your sympathy Burning me in kind, sweet liberty He’s carry me home” [Sweet liberty] di Andrea Furlan

L

’ultimo ricatto è un’opera non comune, profonda, che scava nei sentimenti fino all’osso, procede per immagini, analogie e istantanee folgoranti. L’atmosfera del tutto particolare del disco è il frutto evidente di una ricerca sonora che sembra cercare il contatto fisico con l’ascoltatore che viene avvolto, ammaliato, perfino stupito dal flusso continuo di parole e musica che si intersecano in un gioco ad effetto originale e coinvolgente. Per avvicinarsi all’arte di Paolo Saporiti è necessaria indubbiamente non solo una certa dose di impegno ed attenzione, ma anche di curiosità e soprattutto di disponibilità a lasciarsi meravigliare. Il gusto forte delle sensazioni trasmesse dalla sua musica, l’intensità emotiva di ogni singolo brano, sapranno ampiamente ricompensare il tempo dedicato alla scoperta del suo mondo. L’ultimo ricatto

è in un certo senso un ritorno a casa, la presa di posizione di chi non vuole scendere a compromessi e non vuole più subire imposizioni di alcun tipo. Dopo due album pubblicati da una piccola etichetta indipendente, The restless fall e Just let it happen, nel 2010 Saporiti corona il sogno di una vita e approda alla Universal con la quale realizza Alone, un bellissimo disco che, grazie anche alla sapiente produzione di Teho Teardo, dimostra tutta la sua abiltà compositiva e il raggiungimento di uno stile decisamente personale. Il rapporto con la major non è però dei migliori, non tutto funziona correttamente, le grandi aspettative riposte nel progetto vengono in parte deluse. Così l’entusiasmo iniziale lascia spazio all’insoddisfazione e spinge Saporiti a compiere una scelta coraggiosa, quella di tornare ad una realtà indipendente, che può meglio garantirgli quella libertà d’espressione e di movimenti di cui ha assolutamente bisogno. Fondamentale l’incontro con Xabier Iriondo, il chitarrista milanese da poco rientrato negli Afterhours, un dissidente dei suoni, un grande sperimentatore, che del disco ha curato gli arrangiamenti, conferendo un taglio assolutamente innovativo alle composizioni di Saporiti. L’architettura essenzialmente folk dei suoi brani viene così contaminata dalle sonorità avant-garde di Iriondo, mai invadenti, anzi sempre perfettamente calibrate e a tono. Tra i due c’è una grande intesa e Saporiti può così dare libero sfogo alla sua creatività che trova la massima espressione nell’uso della voce, sfruttata con grande intelligenza e piegata sapientemente alle singole esigenze interpretative. Ora profonda e intima, ora violenta e graffiante, la sua voce, usata come uno strumento, ha un fascino davvero particolare. I

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