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majakovskij e il circo| a cura di Filippo Ferraresi
tesi di laurea specialistica in Storia del teatro e dello spettacolo Università di Roma, Tor Vergata, a.a.2010 Biglietto da visita del clown
Fin dalla giovinezza, quando fu uno dei fondatori del futurismo russo, Majakovskij si lasciò affascinare dalla potenza dell’estetica circense e dalle infinite possibilità tecniche della pista. Poeta di strada dagli abiti eccentrici, Majakovskij fu certamente un clown tragico: era a suo agio in mezzo a un pubblico urlante, in una strada acconciato da cavallerizzo del circo; fu uno smisurato insolente, sempre pieno di esuberanza e gagliardia; amico intimo di molti artisti circensi tra i quali il celebre clown Vitalij Lazarénko per il quale scrisse una entrée nel 1920 dal titolo Campionato mondiale della lotta di classe. Tutta la produzione teatrale del poeta tiene fortemente del circo, a cominciare dalla commedia Mistero Buffo, definita dallo stesso autore “miniatura del mondo fra le pareti di un circo”. Sette coppie di operai e sette coppie di capitalisti, affrontano mille peripezie attraverso il paradiso e l’inferno per giungere alla Terra promessa dove trovano saltellanti attrezzi da lavoro ad aspettarli con pane e sale in segno di benve-
Foto di scena di Mosca Arde,
Vitalij Lazarenko,
Harvard Theatre Collection Library
www.russianartandbooks.com
nuto. Melange brillante tra mistero medievale e farsa-buffonata Mistero Buffo ricorre alla comicità clownesca, ai giochi al trapezio, alla giocoleria, a delle sfolgoranti scenografie. Diretta da un regista immortale come Mejerchol’d, questa commedia riscrisse le regole della rappresentazione popolare nel suo tentativo di fondere la tradizione del baraccone delle fiere alle nuove esigenze portate dal vento rivoluzionario. Dieci anni più tardi Majakovskij scrisse le commedie La cimice e Il bagno, imperniate sulla critica alla nuova borghesia postrivoluzionaria. Anche qui i prestiti che Majakoskij chiede al circo sono importanti: parate cavalleresche, giochi icariani, inseguimenti, capitomboli, uso scenico del fuoco e dei fuochi d’artificio, oltre che il tratto inconfondibilmente clownesco con cui dipinge i suoi personaggi. La novità di queste commedie “mature” è portata dal grandissimo impiego della satira sociale: Majakovskij continuò infatti la tradizione del clown politico russo antizarista che aveva nel linguaggio la sua arma comica
Agit-prop a S. Pietroburgo, 1905 dalla Storia del Circo di Raffaele De Ritis
più efficace. Ma Majakovskij è anche autore di un opera scritta espressamente per il circo, la féerie Mosca arde. Concepita come seconda parte di un programma abituale di circo, Mosca arde è una pantomima grandiosa in versi: essa ripercorre la storia delle due rivoluzioni, quella del 1905 e quella del 1917 presentandole nel più puro stile circense. Sulla pista comparvero oltre cinquecento comparse ad animare quella che viene considerata da alcuni il punto più alto degli spettacoli di propaganda dell’era sovietica. Mosca arde è uno zibaldone di varie attrazioni: vi si alternano araldi-poeti a fragorose parate militari, clown musicali un po alticci a castelli di carta in rovina, e poi esplosioni, coriandoli, inseguimenti, emblemi fosforescenti, sparatorie e piramidi umane vertiginose. L’immaginazione di Majakovskij tocca i livelli di una vera mito-
poiesi circense, non curante dei limiti tecnici, producendosi in trovate geniali e in una raffinatissima poesia, unendo il coraggio dello sperimentatore alla padronanza del mezzo teatrale, si spinse fino a collocare in scena tre schermi cinematografici per proiettare scene di film e, addirittura, all’allestimento di una pantomima acquatica, genere particolarmente pericoloso quanto spettacolare, nel finale. Tra le intuizioni geniali di Majakovskij spicca la cosiddetta “piramide di classe”: una piramide umana formata alla base da operai incatenati sui quali si impilano in diverse cerchie sovrapposte funzionari, preti, ministri, borghesi, latifondisti, formando una sperticata piramide, sulla cui sommità vacilla un piccolo zar con un’enorme corona. Poeta battagliero e visionario caleidoscopico, Majakovskij capì più di tutti i suoi compagni artisti la potenza del circo: egli lo considerò, al pari del teatro, un mezzo unico di propaganda rivoluzionaria, di intrattenimento educativo e di infinita possibilità di sperimentazione.
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