Juggling Magazine #50 - march 2011

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gnate nell’aprire nuovi spazi fisici e culturali alla fruizione delle arti circensi contemporanee

forma breve di 12 minuti in uno spettacolo di un’ora che è stato da poco presentato con grande successo in prima europea al festival Equilibrio 2011. La creazione, che è durata 8 settimane, è stata coreografata e diretta da Piergiorgio Milano, e creata ed interpretata anche da tutti gli artisti membri del collettivo: Elena Burani, Roberto Sblattero, Fabio Nicolini, Francesco Sgrò, Piergiorgio Milano; inoltre per la prima volta la compagnia ha lavorato, con la performer e danzatrice argentina Florencia Demestri.

Ai Migranti nasce guardando fotografie. Racconta un viaggio partendo da immagini fisse mettendole in movimento; scivolando dall’apparenza alla profondità delle storie che si intrecciano sullo sfondo povero di tre cassoni. Parla di immigra-

zione attraverso persone che immigrati non sono; per questa ragione lo spettacolo non si appoggia in modo specifico sui personaggi, ma sulla presenza forte di un gruppo, e sulle relazioni fisiche ed emotive che si producono al suo interno. Allo stesso tempo per tutta la durata dello spettacolo ognuno degli interpreti mantiene una propria continuità logica sia negli accadimenti che nelle azioni. Questo spettacolo non vuole informare, né giudicare; ma rendere viva davanti agli occhi la fatica, la crudeltà di un viaggio che uomini e donne di tutto il mondo intraprendono quotidianamente; senza servirsi della storia di un viaggio preciso, ma ricreando un viaggio che possa contenere i passi di coloro che hanno dovuto abbandonare le proprie radici, attraverso il tempo e le nazioni. Per questo “Ai Migranti” si

ne con il mondo. Mantenere una programmazione culturale quotidiana è stato così dirompente che anche con un anno di ordinanze e difficiltà a livello economico, perché la cultura ormai è sostenuta prevalentemente dal bar, siamo riusciti ad andare avanti. Aver scelto di fare un caffè aperto, senza biglietto per gli eventi, con la curiosità che spinge le persone ad entrare e conoscere autori e artisti che non sarebbero andati a vedere in un luogo deputato. Creare momenti di attenzione per gli

spettacoli, anche se è un bar, dove il silenzio non è dovuto, ma si crea per rispetto. Aver voluto portare quello che non si trovava in città, come Tanto di Cappello, rassegna di teatro, circo, cabaret. E visto l’interesse per questa rassegna, la voglia di usare la Citè come base culturale, per uscire ed organizzare eventi in spazi più ampi, come il Circo Paniko a Villa Strozzi, oppure la rassegna Cirk Fantastik in un luogo prestigioso come il Teatro Puccini! Cirk Fantastik si propone di portare in teatro quel circo che

stanno finendo di costruire il nostro chapiteau. Non riesco ad immaginare cosa proverò la prima volta che monteremo il circo. Arrivare con i camion, piantare tutti i picchetti, tirare su le antenne, poi la cupola, infine la tela con i “pali di giro”. Poi finalmente entrarci dentro, respirare quell’odore pungente della plastica nuova. Vederlo da fuori, correre, arrampicarsi sulle antenne a 12 metri per aprire la bottiglia e brindare a lui, il circo. Quest’estate parteciperemo ai più importanti festival italiani con lo spettacolo “20 Decibel”.

Poi da marzo 2012 torneremo in nord Europa tra Belgio, Germania, Svizzera, Francia ed Olanda. Abbiamo scelto di iniziare in Italia non per quella freudiana “tendenza masochistica innata”, ma perché fa parte di una scelta politico-culturale che abbiamo preso fin dal primo momento: El Grito Contemporary Circus sta nascendo in Italia ed è autoprodotto. Avremmo potuto essere finanziati dal ministero della cultura Belga (co-produttore di “20 Decibel”, insieme a Mirabilia, Espace Catastrophe e

Lo Spettacolo

serve dei materiali piuttosto che delle forme, delle azioni piuttosto che delle parole; sfrutta le dinamiche, le variazioni di energia, trasforma l’idea di narrazione più classica confondendo gli inizi e le fini, scommettendo sullo spazio e sul ritmo, riponendo la sua forza nella possibilità di rapire e guidare l’attenzione dello spettatore attraverso la tensione piuttosto che la logica. (Piergiorgio Milano)

Il Collettivo: tra Danza e Circo La più grande forza del collettivo è forse quella di essere formato da persone che si occupano in differenti maniere delle arti sceniche, chi è più legato alla danza, chi al circo e chi al teatro. Questa commistione ci dà la possibilità di portare in scena lavori che si trovano sul filo di diverse arti, che si servono della fisicità dell’essere

umano come elemento principale. Per questo un festival di danza non sembrava un’idea così azzardata, la danza contemporanea stessa, in questo momento in Europa, è in veloce evoluzione, spesso ai confini del movimento acrobatico e quindi del circo. Questo non significa che sia stato semplice, abbiamo dovuto lavorare tutti molto attentamente sulla nostra corporalità, quello che più abbiamo cercato, non è stato creare un collettivo di sei ballerini, ma avere una pulizia di base del movimento corporeo personale di ognuno, perché sulla scena potessero trasparire più le persone che i danzatori. L’inserimento del circo ha aggiunto sorpresa allo spettacolo. Lo ha arricchito di un’emotività più diretta e meno ragionata, che passa dallo stomaco e non dal cervello, che è quella circense. (Francesco Sgrò)

non rinnega la sua origine d’arte libera, che non vuol chiudersi in se stesso, pronto a percorrere strade nuove e accogliere pubblico ed artisti d’ogni provenienza. Cirk Fantastik è il tentativo di informare il pubblico che esiste un circo che fa della qualità il suo punto di forza e attraverso il metissage delle arti corre in direzione contraria alla tramontata era della specializzazione tecnica, spiccando il volo verso la creatività!

sulle nostre forze, e su quelle di chi crede che, nonostante tutto, vale la pena investire nella cultura e nell’arte in Italia.

La Luna piena minchionò la Lucciola “Sarà l’effetto dell’economia, ma quel lume che porti è deboluccio”... Sosta Palmizi) e coccolati da una decina di spazi che ci sostengono da queste parti. Ma abbiamo deciso di contare

“Sì”, disse quella “ma la luce è mia!” Trilussa j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 50 m a r z o 2011

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