foto di Philip Nicolai - albapasser.de
Il rapporto di causa/effetto tra gli attrezzi per la giocoleria (o anche ‘props’ in inglese) e lo sviluppo della giocoleria è strettissimo, così come di grande intensità è il rapporto che ogni giocoliere vive con i propri attrezzi. Inauguriamo su questo numero una rubrica dedicata alla ricerca sugli attrezzi e alla loro “convivenza” con gli artisti.
erik aberg
Ho un ufficio in affitto a poca distanza da casa dove tengo i miei tanti attrezzi di giocoleria, ed ho un armadio dove li custodisco in modo ben organizzato. Lo ripulisco regolarmente, ho una mensola per gli anelli, per le palle, per le clave, e poi in un altro posto ho dei cappelli e i nuovi attrezzi di Renegade che tengo appesi su una stampella speciale. Sulla porta dell’armadio è affisso un poster gigante di Enrico Rastelli. Non conservo i vecchi attrezzi, ma ho tenuto dei cigar box che ho utilizzato per un video. Poi quando stavano per rompersi li ho fatti autografare da un giocoliere giapponese che è stato per me una fonte di ispirazione, da Sebastian, che aveva fatto un video su internet sui cigar box, e da Rioan, un altro giapponese, ed ho ancora due cigar box che vorrei far autografare da Kris Kremo e Ville Walo, a quel punto la mia collezione sarà completa e non penso di toccarle mai più. Ho anche conservato il mio primo set di palle di silicone. Sono le prime palle che ho avuto e con queste tre palle ho imparato gran parte dei miei numeri. Sono molto grandi, pesanti, 3 pollici di diametro, le comprai ad Amsterdam e le conservo ancora, sono molto speciali per me. Per esercitarmi preferisco le clave semplici onde evitare che le decorazioni si rovinino mentre per le performance preferisco colori metallici. Presto gli attrezzi se me lo chiede un amico, ma in genere non mi piace farlo perché sono speciali per me. Non ho una relazione “spirituale” con i miei attrezzi, li considero oggetti inerti, non c’è nulla di magico, ma la loro storia è molto attuale e viva per me e acquistano un significato particolare. È come una sorta di patrimonio storico.
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w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t
Patrick elmnert I miei attrezzi li tengo a casa, a portata di mano e custoditi nelle borse. Non li pulisco, ma alle volte penso che dovrei! Conservo anche quelli che non uso più, rievocano le sensazioni che hai provato quando li hai utilizzati, diverse da quelle suscitate dai prop che uso adesso, una sorta di legame affettivo. Convivo con altri juggler e non mi piace lasciare i miei attrezzi in un’altra stanza perché altri potrebbero usarli senza chiedermelo. Non c’è niente di peggio! Sono i miei attrezzi e so io come prendermene cura, ma presumo che si possa anche impazzire se badi troppo a queste cose! Uso per lo più le clave ma una cosa è certa: mi fa star male vederle in giro sul pavimento. Quando mi esercito, non lascio mai le mie clave in giro sul pavimento, le impilo in modo organizzato. È una cosa un po’ bizzarra, ma mi fa star bene a livello inconscio. Quando cambio clave mi ci vuole del tempo per sentirmi a mio agio, anche se sono esattamente le stesse di quelle precedenti. Le clave nuove mi danno come la sensazione che siano diverse... Adesso preferisco il colore bianco, tutti i miei attrezzi sono bianchi al momento. Prima utilizzavo di più i colori; il colore conferisce un feeling completamente diverso, se uso il bianco l’effetto è diverso da quello che otterrei con altri colori. Ma ho la sensazione di dover cambiare colore, sono abbastanza stanco del bianco, lo usano in tanti. Alle volte quando sono a scuola mi esercito ogni giorno seguendo una specie di programma, altre volte mi esercito per stare bene, perché mi va, e comunque più uso gli attrezzi e più tempo voglio trascorrere con loro.