foto di Bartolomeo Rossi
CIRCO ALL’INCIRCA circoallincirca.it
1 Impatto 2 Resistenza&Resilienza 3 Opportunità 4 SOS di Davide Perissutti direttore Circo all’inCirca Quello a cui abbiamo dovuto rinunciare del tutto in questi primi mesi sono sicuramente le persone. Circo all’inCirca, come molte altre, è un’organizzazione il cui patrimonio non si misura con un estratto conto. La cifre dei nostri business plan si misurano con i grazie del pubblico per quello che facciamo in città; i report riguardano le compagnie di giovani artisti che scelgono il Friuli per continuare il proprio percorso di crescita; nella nostra contabilità fanno la differenza le persone che dopo il proprio allenamento, di fronte ad una birra, ci dicono che il circo ha cambiato le loro vite. Dunque quello a cui noi siamo stati costretti a rinunciare è il nostro patrimonio, le persone. Certo, non solo noi, tutti hanno vissuto tragicamente il cosiddetto “distanziamento sociale”, domandandosi il senso di una tale manipolazione semantica. Perché la distanza dev’essere sociale e non fisica? È proprio questo il punto, senza corpo non c’è spirito, lo sa bene il performer che lavora respirando addosso al proprio pubblico. Così è stato un vero e proprio distanziamento sociale, non solamente fisico. Per le stagione a venire abbiamo dovuto sospendere Terminal, il nostro evento più grande. Nulla però è ancora perduto; la Regione Friuli Venezia Giulia merita un riconoscimento in tal senso. È un’istituzione che riconosce il valore degli eventi culturali sul territorio, per i quali investe ogni anno più di due milioni e mezzo di euro. In questa congiuntura sta lavorando per rimanere vicina alle organizzazioni che finanzia e che sostiene con le proprie
politiche. Anche il Comune di Udine, nel quale si svolge il festival, ha riconosciuto il valore sociale della propria programmazione culturale. Sta cercando di rimanere aperto alle soluzioni che noi operatori porteremo perché, così dice, intende offrire alla città uno strumento per ripartire attraverso la cultura. Molto probabilmente Terminal si svolgerà ugualmente a Udine entro il 2020, non conosciamo ancora quale sarà la forma di una edizione speciale. Sicuramente passerà alla storia. Sarà una edizione meno internazionale. Forse sarà l’occasione per riflettere sul senso che ha programmare artisti che giungono dall’altra parte del mondo per qualche ora di spettacolo; globalizzare un settore che, pur usando un linguaggio universale, nel proprio DNA ha una forte connessione con il territorio locale e con le comunità con cui viene in contatto. Condivisione di spazi, situazioni, luoghi e persone per lunghi periodi: è una strada che il festival e l’Associazione Circo all’inCirca già stava prendendo e che ha acquisito in questi mesi ancora più senso. Come garantire un ricambio e la freschezza della proposta? Bella domanda. La risposta si trova probabilmente nell’altrettanto interessante fenomeno che stiamo notando: una rete italiana di circo sempre più consapevole e trasversale. Una rete informale che non tiene conto delle caratteristiche delle organizzazioni. Perché probabilmente una scuola di circo e una compagnia professionale con tendone hanno molte più cose in comune che due tendoni o due scuole di circo con background completamente differenti tra loro. È questo un aspetto molto interessante della piega che ha preso l’emergenza: JUGGLINGMAGAZINE.IT
24
riflessioni, incontri, conversazioni. È successo su più fronti, non solo su quello circense: ci siamo stupiti qui a Udine, noi del Circo all’inCirca, di esserci trovati nella stessa videochiamata con gli operatori culturali mastodontici. Quelli che portano allo stadio Bruce Springsteen. Non saranno loro i nostri interlocutori in futuro, certo. Però è importante che il nostro lavoro sia interpretato da chi fa le leggi come un lavoro tanto necessario quanto quello della Rock Star allo stadio. Nel futuro ci immaginiamo in dialogo con chi lavora per sviluppare le comunità locali, con chi normalmente è concentrato sulla produzione e la programmazione dei propri spettacoli, che per un po’ non potrà lavorare come fa normalmente. Tra i vari dialoghi che in questo periodo abbiamo condotto a distanza ci è capitato di parlare con Achille Zoni dei Magda Clan rispetto al forum nuovi circhi: di sicuro questo è un momento in cui essere piccoli comporta problemi economici, ma ha anche interessantissime potenzialità di crescita culturale. Per questo stiamo lavorando per ripensare l’offerta che siamo in grado di offrire alla città e al territorio locale. Ora più che mai serve una azione di lobbing, una comunità trasversale: serve che i festival conversino con le scuole, con gli artisti i programmatori. Che la comunità del circo abbia un organo di rappresentanza, che si occupi di advocacy, che possa dire qualche cosa ai “policy maker”. È questo l’SOS che mi sento di lanciare dall’angolo remoto del Friuli Venezia Giulia, dove, un po’ per orgoglio e un po’ per una effettiva lontananza del resto del mondo – sia essa reale o solo percepita – siamo troppo abituati a cavarcela da soli. PROGETTOQUINTAPARETE.IT