Juggling Magazine #75, june 2017

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PETIT CABARET 1924

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foto archivio Petit Cabaret 1924 Mi chiamano Romeo, per l’ufficio anagrafe sono invece Matteo Bruno Zanaboni Dina, giocoliere di professione, oltre che direttore di circo. Questa meravigliosa avventura ha avuto inizio il giorno della mia Prima Comunione, quando ricevetti in regalo un diabolo… quel memorabile giorno di più di vent’anni fa strinsi tra le mani, insieme al Santissimo Sacramento, lo strumento che mi avviò alla più grande passione della mia vita: la giocoleria. Provengo dal centro di

tion Locale, che mi gettò letteralmente in pasto al pubblico in un tour mondiale di tre anni, durante i quali acquisii maggior dimestichezza con il palcoscenico e conobbi la mia attuale compagna di vita, Coralie. Il sodalizio fra noi fu immediato e ci imbarcammo alla volta delle Isole dei Caraibi per trascorrere insieme la prima esperienza di vita itinerante: la nostra era una delle tante roulotte che vivevano intorno e grazie ad un totem che sorgeva al centro del

Milano, classe 1983, laurea in giurisprudenza, centinaia di convention e migliaia di ore di allenamento alle spalle per costruire una tecnica solida con palline e clavette, decine di migliaia di drop per migliorare ispirato dai grandi giocolieri della storia. Le mie prime esperienze di esibizione davanti ad un pubblico avevano il sapore della conquista: avevo intuito che il centro della pista fosse il mio posto. Terminata l’università, impiegato in uno studio legale, mi trovai davanti ad un bivio evidente, ma ben felice di aver provato quell’esperienza professionale, scelsi con gioia la vita del circo, sicuro che non avrei avuto rimorsi. Così lasciai il lavoro ed intrapresi la formazione. Fui pertanto ligio e disciplinato alunno delle scuole di circoCarampa e Lomme, oltre che assiduo frequentatore del Tempio berlinese della giocoleria Katakomben. Ero determinato a crescere tecnicamente e a progredire artisticamente per riuscire un giorno a comunicare con il mio pubblico tramite la giocoleria. La formazione venne interrotta dall’allettante proposta di unirmi ad una compagnia di circo belga che seguivo da anni, Cirq’ula-

villaggio e lo sovrastava, lo chapiteau. Fu un’esperienza illuminante che mi aprì gli occhi e mi diede coraggio: nel mese di giugno 2015 acquistai un tendone in Francia ed un mese più tardi lo aprii al pubblico con

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mezzi di fortuna, battezzandolo Petit Cabaret 1924 in onore ai miei nonni, nati in quell’anno. Da allora la mia vita quotidiana è parecchio cambiata: dedico svariate ore all’organizzazione, alla logistica, all’amministrazione e alla regia dello spettacolo. Le mie giornate sono dense e talvolta l’allenamento passa in secondo piano. Nessuna frustrazione: il prodotto dei miei sforzi resta genuinamente artistico e soddisfa me e il pubblico, posso perciò definirmi realizzato e soddisfatto. Più di cinquanta artisti da tutto il mondo si sono già esibiti sotto il mio tendone ed hanno condiviso con me spettacoli, montaggi, smontaggi e viaggi, sentendosi parte di una famiglia che accoglie ma non vincola nessuno. Il pubblico riveste un ruolo centrale nello spettacolo e gli artisti si mettono al suo servizio fin da suo ingresso nel tendone: una copertina se fa freddo, un bicchiere di spumante, un cuscino per stare più comodi o uno sgabello per la borsa delle signore. Lo spettacolo si svolge a 360° e non vi è alcun backstage: la vera opera d’arte non è il prodotto artistico, ma l’artista stesso, sarebbe una follia nasconderlo dietro ad un telo… Ogni nostra esibizione si conclude con un momento intenso, di profonda spiritualità sia per gli artisti che per il pubblico: la recita della “Preghiera del Clown” scritta ad opera dell’illustre pugno di Totò. Questo testo è ispiratore perché mette in luce il ruolo dell’artista nel mondo, come veicolo di pace e di gioia: se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene (del pubblico nda) rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.


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