Juggling Magazine #74, march 2017

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tistica - Circo di Creazione - Testimonianze e approfondimenti sui processi di creazione artistica - Circo di Creazione - Testimonianze e approfondime

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TRA SCELTE E COSTRIZIONI foto Archivio El Grito di Giacomo Costantini compagnia El Grito Se questo spazio è dedicato ai “processi creativi” allora mi piacerebbe iniziare mettendo in chiaro la mia interpretazione della “creatività” senza, beninteso, cercare di definirla. La creatività non è un tratto distintivo della personalità, né un processo mentale ‘metafisico’, ma piuttosto un percorso cognitivo quotidiano che opera tra scelte e costrizioni. Credo fermamente nel potenziale trasformativo che deriva dal carattere sociale del processo creativo: la creazione è strettamente interconnessa alla comunità di riferimento, ecco perché è sensato parlare di “creazione e chapiteau”. Per farlo devo fare un passo indietro e tornare alle “scelte e costrizioni” di prima. Per quanto mi riguarda il processo creativo di un’ “opera per chapiteau” è costellato da una serie totalizzante e assolutamente trasversale di problemi, limiti ed incertezze che porteranno a scelte travagliate e a terribili costrizioni. In altre parole ci sarà sempre uno scarto tra l’intenzione e la sua realizzazione, scarto peraltro di cui l’artista, quanto meno su un piano estetico, non è cosciente. Uno scarto che, secondo Duchamp, rappresenta il personale «coefficiente d’arte» contenuto nell’opera. Quella del circo è una vita di imprevisti, avventure, rompicapo ed enigmi, precarietà ed incertezza; programmi tante cose che non potrai fare perché il contesto è

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fragile e mutevole (basta un po di forte vento ed ecco che i dieci giorni di prove diventano cinque). D’altra parte per ogni cosa programmata e non realizzata ce ne sono dieci magnificamente impreviste e inimmaginabili che porteranno ad una serie di scelte-in-contesto da integrare nel procedere nella creazione.

Noi siamo ben contenti di tutto questo intenso vivere perché siamo un circo artigianale, ed oltre a condividere la nostra arte, inevitabilmente condividiamo le nostre vite: la nostra idea poetica di Circo Contemporaneo All’antica, di uno spettacolo autenticamente popolare e larga-

mente fruibile, si fonda sul rapporto tra semplicità e profondità e si manifesta sotto forma di spettacoli profondamente umani, vicini a noi e alla nostra vita. Per noi entrare in uno chapiteau deve essere come arrivare in una terra lontana, in una bolla temporale all’interno della quale è come trovarsi in un paese straniero. Vivere così ci ha portato a raccogliere la piu chiara tradizione circense rinnovandola nel contesto contemporaneo. Da questa sintesi il pubblico italiano rimane inebriato, forse sedotto da un’originale antinomia: da una parte c’è l’immagine antica di un circo, di una compagnia, di spettacoli che viaggiano tra piazze, città e paesi. Dall’altra c’è il potere dell’innovazione di questo linguaggio poetico difficile da definire perché multiforme e variegato. Basta pensare che nello chapiteau oltre ai nostri spettacoli di “repertorio” ho realizzato insieme a Wu Ming il Piccolo Circo Magnetico Libertario, un esperimento tra circo, magia e letteratura. Adesso mi dedicherò alla regia di un opera lirica prodotta dalla Fondazione Pergolesi Spontini del mio amato J.S.Bach che porteremo sotto tenda. Ancora più scelte, ancora più costrizioni. Sotto le cupole dei tendoni c’è fermento, spesso non intercettato da quegli esperti che osservano il circo da una prospettiva molto più alta degli acrobati aerei. È una vecchia storia, chi sta troppo immerso in un contesto fa fatica a descriverlo e a difenderlo, per questo lascia dei vuoti che qualcun altro può riempire.


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