Juggling Magazine #44 - september 2009

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Jug n 44:JUG new

18-09-2009

Gloria–Spa

19:42

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zio di Aere a, Dani–Sp az

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Le Mouvement Alerte www.myspace.com/lemouvementalerte intervista a Walid El-Yafi e Sébastien Renauld

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Originarii di Nancy (Francia), Walid e Renauld si sforzano di portare la giocoleria dove ancora non è arrivata. Da una decina di anni, progrediscono uno affianco all’altro, uno di fronte al’altro, dai primi passing aleatori agli ultimi insegnamenti dati in varie scuole, sviluppano una proposta singolare, un lasciarsi prendere all’ascolto dell’altro, degli oggetti come dei corpi in movimento, che attira un’attenzione particolare. Autodidatti e senza veri legami con l’universo delle arti circensi, hanno poco a poco trovato da soli come presentare al pubblico la loro ricerca, l’espressione del gioco primordiale che i corpi intrattengono con la gravità. Nella loro prima creazione, accompagnati con Jérémie Gasmann alla chitarra e Julien Thomas alla batteria, in compagnia di cinquanta clave, ci propongono di apprezzare un nuovo pensiero di questo gioco di gravità. Basata sull’improvvisazione la giocoleria, come la musica, qui non si mette al servizio di un’espressione, ma si esibisce essa stessa. Presentano ciò che li fonde, quello che li unisce: questo dispendio d’energia, questa forza di resistenza per tenere gli oggetti in movimento, per mantenerci al mondo. L’oggetto (la clava) diventa materia prima. Sarà utilizzato soltanto una volta. Dal primo lancio dove l’energia lo mantiene in volo fino al suolo, al ritorno allo stato inerte, egli occupa lo spazio, tenta di costruire effimeri habitat aerei. L’utilizzo di “multiplex„, lancati nel silenzio, permette di tracciare linee, dislocare, disperdere. Di intrecciare così conversazioni a quattro mani e traiettorie in volo degli oggetti. La definizione del piano di gioco mette dunque i corpi e gli oggetti fianco a fianco; rimanere di fronte per tenersi aperti, per facilitare nuove possibilità. Alla ricerca di una conoscenza liberata, di un ordine spontaneo, i quattro artisti, ciascuno nella loro pratica, provano dunque ad emancipare un linguaggio, aperti agli imprevisti, ci presentano le gioie dell’immediato, gli intervalli e le parole dei corpi che sono in scena. Inconsolabili di fronte a questa caduta inevitabile e felici di resistervi, di sfidare l’inevitabile. Non pensare, lancia.

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w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t

Show, Fer– Health

& Cleanin g,

Ale–Foto,

Iker-Decora

Alexis Rouvre www.myspace.com/alexisrouvre

zioni, Tobia s&Phill

A 7 anni mia sorella mi insegnò ad usare il diabolo e l’anno successivo entrai in una scuola di circo per bambini e ragazzi dove mi allenavo un’ora a settimana. Ogni anno provavo scuole diverse, le ore di allenamento aumentavano, e dagli 11 ai 14 anni trascorsi le mie vacanze estive in un piccolo circo tradizionale di famiglia in Corsica. Ogni giorno montavamo la tenda, ci allenavamo, ci esibivamo, viaggiavamo, presto decisi di diventare un artista di circo! Terminata la scuola pubblica andai all’Espace Catastrophe in Belgio, per frequentare classi di danza e teatro e l’anno successivo entravo all’ESAC, ma ancora non sentivo di avere una maturità artistica. Ciò che facevo era solo una brutta copia di qualcosa che avevo già visto e giocolare con le palline mi dava sempre meno soddisfazione. A quel punto ricordai che quando ero bambino giocavo con una corda, così pensai che avrei potuto continuare… Cominciai la mia ricerca a gennaio del 2007 e a maggio presentai il primo progetto con corda e palline. Lo feci molto neutro, calmo, pulito, seguendo i consigli di Stefan Sing. Dall’interno la percepivo come una lenta, pulita routine tecnica, quasi una noiosa performance concettuale, mentre chi mi osservava ci vedeva invece tante immagini e tante storie cui non avevo mai nemmeno pensato! A settembre 2008 dedicai altri tre mesi di ricerca libera e giocosa al progetto e nel marzo 2009 cominciai la creazione, lavorando con Sylvian Honorez (insegnante di teatro all’ESAC), Philippe Van De Weghe (allora mio insegnante di giocoleria) e Alex Boilley (musiche). La prima difficoltà fu selezionare i trick; ce n’erano tanti che mi piacevano, ma non tutti potevano entrare nello spettacolo perché, pur diversi tra loro, al pubblico sarebbero sembrati tutti uguali. Dopo la selezione ero un po’ confuso: stavo costruendo una routine pulita, fluida, logica, ma stavo anche concependo una storia. E quando provai a mettere le due cose insieme le persone che mi videro non comprendevano la storia. La cosa peggiore fu che non riuscivano nemmeno a lasciarsi andare con l’immaginazione e inventarne una propria. Decisi allora di lavorare col ritmo, lo spazio, la trasformazione del corpo, l’aspetto grafico e plastico di quello che faccio, piuttosto che concentrarmi sulla narrazione. Capii che la cosa più importante per il pubblico è percepire il mio coinvolgimento emotivo piuttosto che comprendere una storia. Penso questo sia uno dei problemi di tanti spettacoli: i giocolieri cercano di sorprendersi a vicenda con più tecnica, o con un concept più elaborato, ma più il livello si alza e più diventano stanchi di vedere trick sempre più difficili, come quelli che hanno magari già visto su internet. Invece un giocoliere che davvero vive qualcosa con i suoi attrezzi può sorprendere altri giocolieri e ogni tipo di audience, proprio perché lui è sinceramente impegnato in quello che sta facendo. Tutti vogliono lasciarsi andare con l’immaginazione, e questo è possibile osservando qualcuno che dà vita agli oggetti, che crea emozioni con un pezzo di carta, che sinceramente condivide una parte del suo mondo con gli altri.


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