ph Eva Miskovicova
EMANUELA BELMONTE lasettimanadopo.it
vificamente, nell’annus horribilis 2020 - a frequentare «Animateria», percorso di alta formazione sul teatro di figura. Area 52 nasce perciò in una sua prima forma di 20 minuti come lavoro finale del percorso e prova a mettere insieme tutto: musica, contact, teatro d’oggetti, muppet, sperimentazione sonora e fisica con il theremin e – ultimo, ma pervasivo - il clown. Questo lo rende effettivamente uno spettacolo poco etichettabile, ma - se in alcuni casi può causare confusione - con una certa elasticità da parte di chi programma, la contaminazione di tecniche e linguaggi può essere sicuramente un vantaggio: si appartiene a più mondi e ognuno di essi può diventare un cavallo di troia che permette di attraversare territori dove altrimenti non si sarebbe ammessi. È stato il caso del Festival Mondial des Théatres des Marionnettes di CharlevilleMèziers in Francia, al quale ho partecipato nella sezione OFF Rue a settembre 2021: il mio muppet marziano (Sgroboz n.d.r.) mi ha fornito un’ottima credenziale per essere selezionata al più grande raduno mondiale di teatro di figura, pur non avendo il teatro di figura come unica specialità. Partecipare a questo festival è ph Elly Contini
A sentirne il nome molti non hanno idea di cosa sia e di come sia fatto, ma quasi tutti ne hanno ben chiaro il suono. Quell’uuuu dei film di fantascienza degli anni’50, quel suono talmente caratteristico che è diventato simbolo del genere cinematografico viene da un assurdo strumento elettromagnetico che si suona senza toccarlo, il theremin. È intorno a questo aggeggio che ho costruito Area 52, primo spettacolo in solo, in cui mi sono concessa la libertà di cucire insieme il bagaglio di curiosità e conoscenze che ho accumulato negli anni. Mi porto dietro una formazione musicale come clarinettista, che cronologicamente arriva per prima, verso gli undici anni e si sfilaccia e ricompatta nel tempo passando per tre anni di corsi alla Siena Jazz University; una forma-
zione teatrale che parte dal liceo e passa dal mimo corporeo, dal teatro gestuale, dalla commedia dell’arte, e mi lascia folgorata quando mi fa incontrare il clown; uno studio più modesto del canto, iniziato nel 2008 assecondando la voglia di mettere su un duo vocale clown, The Sgirlies; un amore non corrisposto per il contact juggling e, infine, una naturale tendenza allo studio e all’approfondimento di tutto ciò che mi incuriosisce che mi ha portata – sal-
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stata un’esperienza magica e liberatoria che mi ha dato la possibilità di confrontarmi con il pubblico francofono (e il suo senso dell’umorismo) e tornare ad un rapporto così stretto e vicino al pubblico. A quell’epoca la Francia aveva già deciso per tornare alla piena capienza delle sale teatrali e anche in strada gli spettatori non si facevano problemi a sedersi uno accanto all’altro. La dimensione che ho trovato in strada era quella di piccole platee all’aperto, con le tipiche gradinate di legno alla francese. È una formula che trovo splendida perché permette un tipo di attenzione da sala, ma allo stesso tempo lascia che la composizione del pubblico sia quella variegata della strada e conserva lo spazio dell’imprevisto e dell’interazione più libera, tipica dello spazio aperto. In teatro tutto è diverso, c’è il buio, le luci, la sacralità del luogo deputato, perciò ci si può permettere di fare cose più piccole, dilatare i tempi, concentrarsi sui dettagli. Può essere difficoltoso saltare da una situazione all’altra e dover tarare ogni volta i gesti e le energie, ma è una sfida che accetto ogni volta con gioia. Ed è un allenamento poetico che condivido con i miei compagni di viaggio: la Compagnia della Settimana Dopo, mio storico gruppo con cui ci siamo autoformati e autoprodotti dal 2006 nelle sale di Teatro De Merode, con i sodali del C.A.B.A R.È. e con le Radiose, mio ultimo progetto clown vocale in trio. Cerchiamo insieme di costruire sempre spettacoli elastici e versatili, eseguibili in ogni situazione, anche povera di mezzi, mettendo grande attenzione a creare non tanto esibizione quanto gioco collettivo.