«Paesaggio in movimento»
La metamorfosi di una città

La trasformazioni del nostro paesaggio urbano: un cammino tra passato e futuro …
I.C. FEDERICO II, JESI (AN), classe 2C, Scuola secondaria di primo grado
«Paesaggio in movimento»
La metamorfosi di una città
La trasformazioni del nostro paesaggio urbano: un cammino tra passato e futuro …
I.C. FEDERICO II, JESI (AN), classe 2C, Scuola secondaria di primo grado
Una passeggiata alla scoperta dei quartieri attorno alla scuola.
Con la nostra classe abbiamo fatto una passeggiata attorno alle mura occidentali della città di Jesi, partendo dalla nostra scuola. Per primo siamo passati per Via san Giuseppe, dove la nostra prof ha fatto delle domande a chi, tra noi studenti, abita in quel quartiere, ascoltando le nostre opinioni.
Poi siamo passati per gli Orti Pace, dove abbiamo fatto merenda. Poco dopo la prof ci ha spiegato che in passato questi erano proprio degli orti, con tanto di ortolano!
La nostra passeggiata è poi proseguita, lungo le mura, fino a Via del Lavatoio e Via delle Conce, che dal nome dicono tanto sul passato di questo quartiere, un tempo sede di vari stabilimenti industriali, tra cui moltissime filande, che hanno fatto di Jesi la «Piccola Milano» delle Marche, oggi recuperati come edifici residenziali e commerciali, tra cui la vecchia Fabbrica di Fiammiferi.
Passando per la zona di Grammercato, sede dell’antico mercato del bestiame e dell’attività dei cordai jesini, siamo giunti infine alla Stazione: da qui una bella passeggiata verso il fiume, permette di visitare alcune delle antiche filande jesine e l’ex Cascamificio, ormai abbandonato e in stato di rudere, infine tornare a punto di partenza. Sempre presente, nelle nostre osservazioni, il profilo delle mura e del centro storico, con in vista il profilo del Palazzo della Signoria e il campanile del Duomo.
La nostra città ha differenti architetture che risalgono ad epoche diverse. Possiamo trovarvi dalle mura medievali alle abitazioni di architettura in chiave moderna. C’è anche una zona periferica industriale, chiamata Z.I.P.A. Le abitazioni variano molto da un quartiere all’altro, alcune sono danneggiate, altre molto curate. Ma a caratterizzare maggiormente il paesaggio analizzato è proprio il profilo degli edifici del centro storico e delle mura. All’interno delle città spiccano delle ciminiere…
Il paesaggio analizzato è maggiormente caratterizzato da elementi antropici: le antiche architetture delle mura e dei palazzi del centro storico, come il Teatro Pergolesi, e, tutto attorno, gli edifici ottocenteschi a carattere industriale, oggi prevalentemente residenziale e commerciale. Le strade sono carrabili, con alcuni percorsi pedonali e molti parcheggi. Le stazioni dei treni e dei bus fanno capire che siamo in un quartiere molto frequentato!
Gli elementi naturali del paesaggio analizzato vengono dal fatto che anticamente qui la campagna entrava a contatto con la città. Erano presenti, oltre al Fiume Esino, corsi d’acqua minori, oggi per lo più interrati, come il Vallato e il Granita, che passa tra l’ex SMIA e il quartiere san Giuseppe (quello popolare). Oggi la natura urbana è caratterizzata dalla presenza di alberature di parchi e giardini, alcuni “residui” di campagna, tra cui qualche orto e l’immancabile gelso, usato un tempo per l’allevamento del baco da seta.
Pro Contro
_ Le abitazioni= alcune sono state realizzate con un recupero delle vecchie architetture industriali.
_Il verde pubblico = ci sono abbastanza parchi e giardini, che rendono il quartiere più gradevole.
_ La parte storica della città si presenta curata e ben conservata, ad esempio il profilo delle mura.
_Il traffico= l’inquinamento acustico e atmosferico, se troppo alti sono dannosi per la salute, come nelle grandi città.
_ Le strade= alcune hanno un fondo disconnesso e poco curato.
_Le fabbriche= è molto vicina la zona industriale, anche se la maggior parte delle vecchie fabbriche è ormai dismessa.
_Edifici e abitazioni= non tutti hanno un aspetto gradevole e alcuni avrebbero bisogno di una riqualificazione, anche antisismica.
_ Assenza di grandi parchi= in estate non c’è un posto per rinfrescarsi, così come non c’è per i cani, che non hanno un luogo adatto a loro. Sarebbe bello, anche in una città, avere tanto spazio aperto.
_Inquinamento (da rifiuti)= purtroppo si vedono rifiuti a terra, la loro presenza in giro porta degrado, oltre al cattivo odore…!
«Ha la città nove Porte, e le Mura sono di semplici mattoni con varj Torrioni antichi. Le strade sono per la maggior parte piane….» (Baldassini, 1765). Una delle meglio conservate delle Marche. Le mura simboleggiano la libertà comunale di Jesi, la parte medievale è circoscritta da una cinta muraria lunga 1,5 km. Per la sua vicinanza con il Vallato (fosso che veniva sfruttato per irrigare i campi) una parte delle mura era anticamente oltrepassabile solo con il ponte levatoio. Le mura sorte in epoca medievale (XIII-XIV secolo) vengono rimodernate a fine ‘400 dall’architetto militare fiorentino Baccio Pontelli. Una delle caratteristiche principali della cinta fortificata è costituita dalla varietà dei moduli architettonici che sono adeguati alle condizioni del terreno e alle quote molto diverse. Realizzata completamente in laterizio, la cinta muraria conserva gli elementi caratterizzanti il sistema di difesa: torrioni di varia forma, Porte di accesso, ecc. A partire dal XVII secolo, le mura hanno via via perso la loro funzione difensiva e sono iniziate le sopraelevazioni di abitazioni civili. Alla fine del ‘500 si decide di costruire nuove muraglie per inglobare i caseggiati sorti fuori dalla città medievale lungo l’ attuale corso Matteotti. I lavori si protraggono fino alla fine del ‘600. Più che un nuovo sistema difensivo, queste mura costituiscono ormai un semplice recinto di chiusura.
Crediti delle immagini, dall’alto: Jesi, Porta Valle o Porta Pesa; Jesi, il Montirozzo, 1918, in Capannari, 2006, Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi.
Crediti delle immagini, da sinistra: Jesi, Fiera in Piazza Grammercato, 1902, in Verdolini, 1982, p. 80; il Cordaio Pasquale Montesi con il figlio Pietro; il canale vallato Pallavicino nei pressi di Porta Valle, ex Porta Pesa, 1923, entrambe in Cappannari, 2008, pagine 116 e 23; il vecchio Vallato, oggi tutto coperto, in Cappannari, 2000-2014, p. 4, da Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi.
Antichi luoghi di aggregazione: Il Foro Boario e zona Grammercato
Al Boario venivano portati gli animali da portare al macello, lì c’era anche il mercato delle vacche. Qui poco a poco sorse un quartiere popolare residenziale.
Poco distante, la zona di Grammercato è da sempre uno spazio di mercato e riunioni popolari. Qui era molto sviluppata l’attività dei cordai.
Il Vallato
il Vallato era un torrente con il quale si irrigavano i campi, inizialmente utile alle attività agricole, ha poi favorito lo sviluppo industriale del quartiere
Orti a ridosso delle mura
Gli orti erano molto sviluppati soprattutto vicino alle mura, perché vi scorreva il Vallato utile alle coltivazioni e all’irrigazione. Tra gli orti più famosi sono sicuramente quelli detti Orti Pace, sotto il lato orientale delle mura, chiamati così perché appartenevano alla famiglia Pace (famiglia di Monsano aggregata alla nobiltà Jesina nel
Alcuni edifici religiosi
Abbazia San Savino: situata nei pressi del Foro Boario, fu costruita agli inizi dell’Alto Medioevo, tuttavia venne abbattuta e al suo posto ne fu costruita un’ altra sulle rovine della precedente; ma quest’ ultima non resistette e crollò su sé stessa. A distanza di molti anni (nel1500) Baldassino Baldassini costruì l’ attuale chiesa. Gli scavi avvenuti nel 1974 portarono alla luce i resti delle precedenti due abbazie. Oggi sono nei pressi della nostra scuola.
Crediti delle immagini storiche, da sinistra: Filanda Bigi in Via Mazzoleni, lungo il Vallato, oggi coperto; La Saffa, vecchia fabbrica dei fiammiferi; La seconda stazione demolita negli anni 1986/87; La prima stazione ferroviaria inaugurata nel 1866: tutte in Cappannari, 2000-2014, pagine 9, 11, 12;
Veduta dall’alto della fabbrica di fiammiferi, fondata nel 1873 (intorno, campi piantati a gelsi), in Gaudenzi, 1984, p. 171. Tutte da Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi. Immagini a colori: gli stessi luoghi delle foto storiche, oggi.
La prima filanda jesina nacque nel XIX secolo nel 1837. La vita delle filandaie era veramente dura, quasi insopportabile, ogni filanda aveva il suo estenuante lavoro, che era permesso anche alle minorenni. Le filande vennero chiuse nel 1958 a causa della concorrenza del nylon e
La prima venne impiantata a Jesi nel 1873, sul Vallato. Venne chiusa nel 1874 per un incendio. Fu rinnovata nel 1898, con una produzione di più di 2 miliardi di fiammiferi l’anno. Intorno al 900 aveva più di 150 dipendenti e vi erano più donne che uomini. Nel
La stazione di Jesi ha subito diverse trasformazioni, le prime due vennero abbattute per fare
Nel 1950 la città di Jesi ha conosciuto l’espansione edilizia al punto da raddoppiare largamente la superficie occupata. Sul finire dell’800 gli edifici raggiungevano i 3 piani (adesso invece in media ne hanno 4). L’ espansione edilizia si svolse in due tempi, la prima, verso sudest, interessò proprio il quartiere oggetto della nostra esplorazione, la seconda la zona a nord del centro storico.
Cosa cambieremmo di questo paesaggio? Vorremmo…
- per evitare di inquinare troppo la nostra città, togliere svariati parcheggi o metterli interrati, in modo tale da incentivare le persone all’ uso di: mezzi pubblici, biciclette o direttamente camminare per compiere le “piccole tratte”, ma anche per liberare spazio in superficie ed aumentare la quantità di zone verdi nella città;
- aumentare la quantità di mezzi pubblici (magari anche una rete «metropolitana di superficie») in città, per incentivare le persone a non usare le auto.
- allargare i marciapiedi e rendere pedonale la zona del Vallato, intorno alle mura.
- aumentare il numero di piste ciclabili ed allargarle.
cosa vorremmo mantenere?
- vorremmo mantenere le strutture architettoniche delle fabbriche del secolo scorso e magari farci dei musei.
- conservare le architetture storiche, le mura, i torrioni, le porte urbane …
«Al di là del bisogno attuale di parcheggi e aree pavimentate, vorremmo che aumentasse e migliorasse il verde attorno alle mura…»
La nostra scuola è ospitata in un edificio che si trova al centro del quartiere esplorato. Ha bisogno di una ristrutturazione, quindi abbiamo pensato ad alcune idee…
Vorremmo far riqualificare l’edificio costruendo all’interno un polo di ricerca riguardo i cambiamenti del paesaggio dal passato al presente (per quanto riguarda le aree verdi, le infrastrutture, l’edificato) nei quartieri jesini di San Giuseppe-San Savino, al centro dei quali la scuola si trova (in rosso sulla mappa).
Vorremmo una struttura interamente ecosostenibile, alimentata magari a energia solare… alcune idee le abbiamo già elaborate in classe!
Vorremmo una mobilità più sostenibile, incentivare le persone a venire a scuola in bicicletta, a piedi oppure facendo uso di mezzi pubblici. Per aiutare noi studenti a usare di più la bici, si potrebbe per esempio «abolire lo zaino» e usare armadietti, tablet o pc per alleggerirlo; più studenti a piedi o in bici significano meno automobili in giro, quindi sicuramente meno inquinamento e più possibilità di godersi le architetture storiche delle vicinanze.
Al centro di una zona che può essere riqualificata dal punto di vista del verde pubblico, con un circuito pedonale intorno alle antiche mura, si trova la nostra scuola, in un quartiere comunque densamente abitato e molto trafficato e con diversi edifici da riqualificare (un esempio, l’ex Cascamificio, in viola sulla mappa).
Dopo aver presentato il «manuale guida», soffermandosi sul concetto di Paesaggio della Convenzione Europea, la scelta dell’ambito è stata effettuata dalla classe sulla base della sua familiarità con esso, un luogo di vita domestica e scolastica della maggior parte degli alunni. La scuola, posizionata all’incirca al centro del quartiere analizzato, è stato punto di partenza e arrivo del percorso, anche in senso fisico, quello esplorato nelle due passeggiate di ricognizione del territorio. Appunti, fotografie, interviste, ricerche bibliografiche, disegni… sono frutto dell’attività appassionata dei ragazzi, con la guida dell’insegnante e l’aiuto del personale della Biblioteca Planettiana di Jesi. Non tutto è confluito nel lavoro finale, che si basa su una selezione degli aspetti considerati più significativi.
Baldassini, G., Memorie istoriche dell'antichissima e regia citta di Jesi, Bologna : Forni, stampa 1972, Rist. anast. dell'ed.: Jesi : Bonelli, 1765.
Cappannari, V. (a cura di), Un saluto da Jesi, 2006.
Cappannari, V., Fatti e immagini dei quartieri di Jesi nel secolo XX, Jesi: Center tecnica, 2008.
Cappannari, V. (a cura di), C’era una volta a Jesi, 2000-2014.
Chiodi, M.F., Le filande marchigiane fra Ottocento e Novecento, Regione Marche, Dipartimento sviluppo economico, Servizio tecnico alla cultura, Ancona, 2003.
Gaudenzi, G., Storia dell'industria jesina e movimento economico connesso, Cassa di risparmio di Jesi, Jesi, 1984.
Mariano, F. (a cura di), L'immagine delle città: la provincia di Ancona tra vedutismo e cartografia, scritti di Nando Cecini, Giorgio Mangani, Fabio Mariano, Il lavoro editoriale, 2001.
Mozzoni, L., Paoletti, G., Jesi. «Città bella sopra un fiume», Comune di Jesi Pinacoteca civica, Associazione Culturale Teatro «G. Pirani», 1994.
Luconi, G., Jesi attraverso i secoli, Nuova Grafica Ed., 1990.
Verdolini, N. La Jesi di ieri nelle foto di Luigi Schiavoni, 1982.
La mappa attuale è stata scaricata dal sito Openstreetmap.
Si ringraziano la Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi e il personale che gentilmente ha messo a disposizione tutti i materiali di ricerca storica del lavoro presentato.
Tutte le fotografie attuali sono state scattate dagli alunni, con l’insegnante, della classe 2C della scuola Secondaria di Primo grado dell’Istituto Comprensivo Federico II di Jesi, durante le passeggiate di esplorazione del paesaggio.