TEST HYUNDAI i20 1.0T-GDI 48V BOSE
Cura elettrica per la “mille” coreana
L’abbinamento tra il piccolo turbo e il motore elettrico dà una nuova vita alla terza generazione della compatta Hyundai che ora sembra andare oltre i limiti del segmento B Testo di Saverio Villa
È
difficile interpretare la nuova i20 come un modello di segmento B, perché per dimensioni, design, allestimento e contenuti questa classificazione la va un po’ stretta. I prezzi della nuova gamma, al netto delle promozioni, partono da poco meno di 17 mila euro ma ne occorrono almeno 19 mila per arrivare alla versione ibrida, che la più interessante, nonché la protagonista di questa prova. In effetti la vettura è una fonte di soddisfazioni. Il suo tre cilindri a benzina deriva dal “mille” turbo della passata generazione, ma con in più un motore elettrico da 12,2 kW che dà una bella mano. La potenza complessiva non cambia rispetto al passato, ma le ripartenze da fermo sono più vivaci, l’erogazione è più fluida e c’è più spinta di quella che ci si aspetterebbe data la cilindrata così contenuta. Specialmente tra i 2.500
e i 4.500 giri ha un vigore davvero piacevole. Senza peraltro che la tonalità metallica e le vibrazioni tipiche dei tre cilindri diventino troppo avvertibili. Comunque, anche se non si vuole guidare in modo particolarmente brillante, la modalità Sport (le altre sono Eco e Confort) è la più
gratificante, perché omogenizza l’erogazione e rende anche lo sterzo più consistente. In più, il cambio manuale a sei marce - che volendo può essere sostituito da un sette marce automatico - ha una funzione che, quando si rilascia l’acceleratore per rallentare, apre
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