DevelopMed n. 35

Page 1



Newsletter n° 35 SOMMARIO

Paralleli Istituto Euromediterraneo del Nord­Ovest www.paralleli.org

Responsabile: Marcella Rodino Hanno collaborato: Mourad Lakhouadra, Giuseppe Mancini, Abdellatif Taboubi, Claudio Tocchi, Angelo Travaglini tel. 011 5229810 newsletter@paralleli.org

Per iscriversi alla newsletter cliccare qui.

Con il sostegno di: Rete Camerale Nord Ovest per il Mediterraneo

Scambi Italia­Med

• Forum economico turco­arabo: verso una fiducia reciproca • Destinazione Tunisia ­ ITA/FRA

Med Flash

• Tunisia ­ Tunit promuove il brand Italia • Egitto: Eni si aggiudica il blocco Shorouk Offshore • Ue­Marocco: colloqui per accordo commerciale • "L'algerinità" delle società miste

Crisi ed Economia Mediterranea

• Doha­Torino: il passaggio del testimone • Turchia – Le opportunità offerte da un paese “giovane e dinamico” • FMI: per una diversificazione delle economie dei paesi Med

Window of Opportunity

• Turismo: operatori turchi a Italia, togliete visto e investite • Albania ­ Per le imprese italiane un mercato interessante • La Libia è pronta a nuovi progetti di sviluppo • Oman ­ Un paese business friendly

Sviluppo e partenariato Euromed

• Upm: Piano solare Med • UFM promotes entrepreneurship among young women • Cooperation projects in the Mediterranean

Approfondimenti

• La “Blue economy” vale 120 miliardi di euro • Osservatorio Mediterraneo n. 10

Palestra Mediterranea • Un lungo sentiero irto di ostacoli

• Silenziosa competizione tra Golfo e Maghreb Le attività dell'Istituto Paralleli sono sostenute da:

Segnalazioni


SCAMBI ITALIA­MED

Forum economico turco­arabo: verso una fiducia reciproca

Giuseppe Mancini, Istanbul

“Dobbiamo ripristinare le connessioni del passato, dobbiamo tornare a conoscerci”. Nelle parole del ministro degli esteri Ahmet Davutoğlu sono condensati la visione e il piano d'azione del Forum economico turco­arabo che – ormai giunto all'ottava edizione – si è tenuto a Istanbul il 4 e 5 aprile 2013. Creato nel 2005 dal gruppo editoriale Al­ Iktissiad Wal­Aamal, rappresenta un momento di confronto politico e un'occasione per contatti imprenditoriali. Il Medio Oriente è diventato uno dei capisaldi della politica estera economica della Turchia, costantemente alla ricerca di sbocchi per le sue esportazioni e soprattutto di investimenti per sostenere il suo boom economico e il completamento della sua modernizzazione (tra gli sponsor privati della manifestazione ci sono soprattutto banche d'affari e aziende attive nel comparto infrastrutturale e nell'edilizia di lusso). I temi trattati, col coinvolgimento anche di banchieri e amministratori delegati di grandi aziende, la “nuova fase” del partenariato turco­arabo, l'integrazione dei mercati finanziari regionali, la finanza islamica, gli investimenti in Turchia, le opportunità offerte dall'Istanbul Financial Centre in corso di costruzione.

Il capo della diplomazia di Ankara ha parlato durante la seconda giornata del forum, in una sessione dedicata alla “Turchia e il mondo arabo”. Secondo la sua analisi, la fase attuale è semplicemente il ritorno a un passato – quello dell'era delle “grandi civiltà” – fatto di integrazione e connessioni, spezzate dall'era moderna delle sfere di influenza coloniale e del bipolarismo. La Turchia, col suo nuovo approccio di politica estera, cerca di facilitare questo ritorno al passato in versione globalizzata, anche col sostegno degli uomini d'affari: “le persone non s'incontrano nelle stanze chiuse, ma al mercato”, spazio delle transazioni economiche, ma tradizionalmente anche delle interazioni sociali. Davutoğlu ha elencato gli strumenti attivati: dialogo politico di livello strategico, meccanismi per gli scambi culturali orientati alla valorizzazione della diversità (rigettando invece il settarismo e l'approccio etnico), massima integrazione economica attraverso la creazione di aree di libero scambio e l'abolizione dei visti. L'esempio, che però non ha fatto, è sempre quello di Shamgen, l'accordo con Siria, Giordania e Libano per la libera circolazione delle persone e delle merci tra i quattro paesi, al momento sospeso a causa della congiuntura politica. Il ministro degli esteri del Qatar, Khalid Bin Mohammad Al Attiyah, ha approvato ed è andato oltre: “Non mi basta poter circolare liberamente dal mio paese all'Egitto, voglio poterlo fare su di un'automobile prodotta in Egitto”.

n. 35 Apr 2013

3


Ha invitato pertanto gli stati arabi a lavorare insieme – già da adesso – per il futuro della Siria: “insieme possiamo assicurare il cambiamento”. Ha soprattutto auspicato un ulteriore salto qualitativo nei rapporti tra la Turchia e il Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc, nell'acronimo inglese), proprio grazie alla collaborazione nella crisi siriana. Ha ribadito“ma non contro l'Iran”, perché secondo Davutoğlu “è necessario lavorare anche con l'Iran”, convinto che il regime delle sanzioni “impedisce l'apertura, i contatti reciproci, la modernizzazione”. Ha però sottolineato come l'Iran, dal canto suo, debba “fare attenzione a non essere percepito nella regione come una minaccia”. Su questo punto Al Attiyah ha dissentito: “A progettare il futuro della Siria devono essere – insieme – Turchia, Egitto e paesi del Gcc, escludendo l'Iran”. In ogni caso, per conseguire una stabilità di lungo periodo nella regione non basterà cacciare Assad e ricostruire un paese distrutto dalla guerra civile. E’ alla questione palestinese che va data “una soluzione equa”. “Confini del 1967, piena sovranità e Gerusalemme Est come capitale in una regione libera da armi di distruzione di massa” (libera anche da quelle di Israele, ovviamente). “No all'equilibrio del terrore, sì all'equilibrio della pace e della fiducia reciproca”, questa la formula riassuntiva di un applauditissimo Davutoğlu a cui ha fatto eco l'ex Segretario generale della Lega araba, Amre Moussa: “La Turchia sta svolgendo un ruolo cruciale nell'aiutare i palestinesi a ottenere i propri diritti”.

Il giorno prima, il forum era stato aperto dal vice primo ministro responsabile dell'economia (ed ex titolare del dicastero), Ali Babacan, che ha parlato a una foltissima platea di politici, diplomatici, businessmen. In quell’occasione ha espresso idee vicine a quelle di Davutoğlu, rammaricandosi del volume molto limitato dell'interscambio inter­regionale, ma esprimendo fiducia per un suo rapido incremento grazie al “libero movimento di beni, persone, capitali, energia e idee”, fortemente voluto dalla Turchia. Dopotutto, esiste un elevatissimo potenziale inespresso che trae origine dai legami culturali, religiosi e linguistici del passato. Quel che è più importante, “le interdipendenze create attraverso il commercio aiuteranno a costruire la stabilità e la sicurezza in tutta la regione”. Il presidente delle camere di commercio turche (Tobb), Rifat Hisarcıklıoğlu, ha invece sottolineato i passi in avanti già fatti nei rapporti tra Turchia e mondo arabo: nell'ultimo decennio, infatti, l'interscambio è più che decuplicato in proprio valore, fino a raggiungere i 50 miliardi di dollari lo scorso anno; mentre è quadruplicato, nello stesso periodo, il numero dei turisti arabi in Turchia (anche approfittando del mese sacro di Ramadan, che in questa fase cade d'estate). Nella seconda e conclusiva giornata, l'intervento più incisivo è stato quello del ministro delle finanze turco Mehmet Şimşek, che ha elencato e analizzato i nodi da affrontare e

n. 35 Apr 2013

4


sciogliere in una “transizione di successo” verso la democrazia e la prosperità: assicurare la stabilità macroeconomica, diversificare l'economia, creare nuovi posti di lavoro, incrementare la flessibilità dei mercati, ridurre il peso dell'economia sommersa, inglobare sempre più tecnologia nelle produzioni e nelle esportazioni, offrire formazione di qualità, migliorare la legislazione specifica, investire nelle infrastrutture, ridurre la povertà, impegnarsi in progetti di integrazione regionale. Mehmet Şimşek stima che nell'immediato futuro “la crescita rimarrà sotto il potenziale e sotto il trend”, a causa dell'alto livello del debito e della disoccupazione dei paesi delle “primavere arabe” (in Turchia, si preferisce però parlare di “risveglio arabo”) e delle misure di austerità dell'area dell'euro. Ha poi offerto come esempio quanto fatto nella transizione della Turchia verso la democrazia e il benessere: stabilità politica, riforme democratiche, disciplina fiscale (riduzione drastica del debito, dei deficit, dell'inflazione), diversificazione dell'economia, esportazioni, creazione di nuovi posti di lavoro (nel settore privato, più che in quello pubblico), progetti infrastrutturali per connettere tutto il paese ai mercati, riduzione della povertà non attraverso sussidi generalizzati ma attraverso una spesa sociale mirata. Gli altri due partecipanti al panel – il ministro egiziano degli investimenti, il ministro dell'economia e dello sviluppo della Mauritania – hanno dato l'impressione di voler seguire i suoi consigli.

n. 35 Apr 2013

5


SCAMBI ITALIA­MED

Destinazione Tunisia ­ ITA/FRA Abdellatif Taboubi ­ Tunisi

Il settore del turismo attraversa, a partire dal 2011, una crisi notevole che si manifesta in particolare nelle scarse prenotazioni turistiche, nella regressione del numero dei turisti e nell’indietreggiamento del numero dei pernottamenti. Per superare questa crisi, l’ambito professionale si sforza di reagire e organizza in Tunisia eventi e saloni e all'estero campagne di promozione della destinazione “Tunisia”. Calo delle entrate turistiche

Conferenza internazionale a Tunisi sul turismo africano

n. 35 Apr 2013

6

439.708 turisti sono entrati sul territorio tunisino tra il 1° gennaio e il 20 febbraio 2013, secondo le ultime statistiche dell'Ufficio Nazionale del Turismo Tunisino (ONTT, riportato dal TAP,). Le entrate turistiche sono dunque diminuite del 20,4% rispetto a 2010 e del 7,7% rispetto al 2012. Questa regressione ha toccato parecchie mete turistiche, in particolare europee e magrebine. Difatti, la Tunisia ha accolto durante questo periodo 122.624 persone contro i 175.443 turisti europei nello stesso arco temporale del 2010, registrando una caduta del 30,1% rispetto al 2010 e del 5,4% del 2012. La Francia è prima nella classifica dei paesi europei, seguita da Germania, l'Inghilterra e Italia, con 13.817 persone. Per quanto riguarda i turisti magrebini, sono 301.039 quelli entrati in Tunisia, in calo del 16,1% rispetto allo stesso periodo del 2010 e dell’8,9% rispetto al 2012. La maggioranza tra essi è algerina, seguita dai libici e marocchini. La flessione dei pernottamenti ha interessato parecchie zone turistiche, in particolare Yasmine­Hammamet. Altre regioni hanno registrato un incremento di turisti, come Gafsa­Tozeur e Tabarka­Ain Draham. La Tunisia ha accolto il 24, 25 e 26 aprile 2013, la 54esima conferenza della Commissione dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) per l'Africa, che rappresenta la più importante commissione dell’OMT con 48 paesi membri. All’incontro hanno preso parte parecchi esperti internazionali, tra cui trenta ministri africani del turismo. A margine di questa manifestazione l'organizzazione mondiale in collaborazione con la Tunisia ha organizzato una conferenza internazionale sul tema "Il turismo africano di fronte alle sfide e le problematiche attuali: quali soluzioni adottare per assicurare la sua competitività?". Il dibattito sul turismo africano è stato introdotto da parecchie conferenze tese a migliorare le agevolazioni per i visti e la connettività aerea per accrescere la competitività delle destinazioni africane, e sul ruolo delle tecnologie di comunicazione nelle promozioni delle destinazioni turistiche dell'Africa.


Il salone Internazionale delle Attrezzature della professione alberghiera e della Ristorazione

La Tunisia alla Cruise Shipping Miami

La 19esima edizione del "Mercato Internazionale del Turismo" M.I.T

n. 35 Apr 2013

7

La 24esima edizione del Salone Internazionale delle Attrezzature della professione alberghiera e della Ristorazione, SIHER Esposizione 2013, ha avuto luogo dal 6 al 9 febbraio 2013 a Tunisi. Più di 60 espositori, tunisini e stranieri, hanno partecipato a SIHER Esposizione 2013 per promuovere le ultime novità in attrezzature e in servizi necessari per le unità alberghiere e stabilimenti connessi. A margine di quest’evento, Général Expo ha messo in opera un programma di animazione ricco e ha organizzato la 20esima edizione del concorso del Migliore Cuoco, su un tema tipicamente tunisino. Questa edizione di SIHER Esposizione arriva in un momento importante per il settore turistico che ha registrato dei risultati incoraggianti nel 2012 con 6 milioni di turisti e una crescita del 35% delle entrate rispetto al 2011. E anche se questi risultati rimangono inferiori del 15% a quelli del 2010, c’è una speranza crescente e una tendenza positiva da parte dei professionisti del settore. La Tunisia ha partecipato a Cruise Shipping Miami, Salone internazionale della Crociera, dal 11 al 14 marzo 2013. Lo stand è stato denominato TUNISIA CRUISE DESTINATION e ha permesso ai differenti attori e professionisti tunisini del settore della Crociera di incontrare i loro omologhi così come i loro clienti potenziali, per promuovere la Tunisia come destinazione di crociera. I rappresentanti tunisini erano all'ascolto dei loro clienti che hanno si sono espressi circa i vantaggi dello scalo del porto di La Goulette, considerato un MUST SEE nel Mediterraneo. Hanno però sottolineato con rammarico e il fatto che l'immagine della destinazione sia un po’ indebolita dai rimbalzi della scena politica del paese in piena fase di transizione democratica. MSC, AIDA, HAL, NCL hanno confermato i loro scali alla Goulette per gli anni 2013 e 2014 e anche il 2015. La RCCL non ha intenzione di far rientrare la Tunisia nei loro programmi tenendo conto della percezione negativa della destinazione Tunisia. AIDA CRUISES, il leader del mercato tedesco di crociera ha manifestato la sua soddisfazione dei suoi scali in Tunisia, e conta di continuare a far scalo alla Goulette e ad aumentare il suo traffico per gli anni a venire. Norwegian Cruise Line, un armatore americano che fornisce un traffico rilevante nel Mediterraneo e che non ha fatto mai scalo allla Goulette, ha programmato degli scali per la fine dell'anno 2013, nel 2014 e nel 2015.

Sotto il patronato del Ministero del Turismo, e in partnership istituzionale con l'Ufficio Nazionale del Turismo tunisino (ONTT), la compagnia aerea nazionale, la Federazione tunisina della professione alberghiera e la Federazione tunisina delle Agenzie di Viaggi, si è tenuta la 19esima edizione del "Mercato Internazionale del Turismo" M.I.T, a Tunisi dal 24 al 27 aprile 2013. Nel corso degli anni, M.I.T ha preso posto nel calendario delle manifestazioni turistiche internazionali e coinvolge paesi mediterranei, africani,


magrebini e arabi. Si conferma come una borsa di business, una piattaforma di scambio, uno spazio di comunicazione e d’incontritrai professionisti del turismo. Il M.I.T è il mercato di tutti i prodotti turistici: balneare, sahariano, rurale, agricolo, ecologico, sportivo, sociale e associativo, ed è aperto alle attrezzature e servizi alberghieri e para­turistici, e alle tecnologie dell’Informazione e della comunicazione. Pertanto, quest’anno quattro sono stati i saloni: "Boat Esposizione" (salone del piacere e delle attività nautiche), "Spa Esposizione", termalismo e thalasso, "Golf Esposizione" e "Horeca Esposizione" (attrezzature, prodotti e servizi alberghieri). Quest’edizione del MIT ha registrato soprattutto una grande affluenza delle agenzie di viaggio algerino con la rappresentazione di 20 operatori. Un responsabile dell'ufficio Nazionale del Turismo Tunisino (ONTT) ha ricordato che i visitatori sono venuti per informarsi soprattutto sulle offerte speciali presentate dalla Federazione tunisina di professione alberghiera (FTH). Tourisme Tunisien: secteur à l’épreuve et espoir grandissant

Le secteur du tourisme traverse depuis 2011, une crise remarquable qui se traduit notamment par le faible niveau des réservations touristiques, la régression du nombre des touristes et un recul du nombre des nuitées selon les statistiques. Pour surmonter cette crise, le milieu professionnel se force à réagir et organise notamment des événements et salons en Tunisie et à l’étranger pour promouvoir la destination Tunisie. Baisse des entrées touristiques

Conférence internationale à Tunis sur le tourisme Africain

n. 35 Apr 2013

8

439.708 touristes sont entrés sur le territoire tunisien entre le 1er janvier et le 20 février 2013, selon les dernières statistiques de l'Office national du tourisme tunisien (ONTT) rapportées par la TAP. Ainsi, les entrées touristiques ont baissé de 20,4% par rapport à 2010 et de 7,7% par rapport à 2012. Cette baisse a touché plusieurs nationalités, notamment européennes et maghrébines. En effet, la Tunisie a accueilli pendant cette période 122.624 contre 175.443 touristes européens pendant la même période en 2010, soit une chute de 30,1% par rapport à 2010 et de 5,4% en 2012. La France prend la tête du classement des pays européens, suivie par l’Allemagne, l’Angleterre et l’Italie avec 13.817. Pour les maghrébins, 301.039 touristes sont entrés dans le pays, soit en baisse de 16,1% par rapport à la même période de 2010 et de 8,9% par rapport à 2012. La majorité parmi eux est Algérienne, suivie par les Libyens, et les Marocains. Les baisses de nuitées ont touché plusieurs zones touristiques notamment Yasmine­ Hammamet. Mais d’autres zones ont progressé : Gafsa­ Tozeur et Tabarka­Ain Draham. La Tunisie a accueilli les 24, 25 et 26 avril 2013, la 54e réunion de la commission de l’Organisation mondiale du


tourisme (OMT) pour l’Afrique, qui constitue la plus importante commission de L’OMT avec 48 pays membres. En plus de la présence de plusieurs experts internationaux, trente ministres africains du tourisme, ont participé à cette double manifestation. En marge de cette réunion l’organisation mondiale en collaboration avec la Tunisie a organisé une conférence internationale sous le thème : « Le tourisme africain face aux défis et enjeux actuels : quelles solutions adopter pour assurer sa compétitivité?». Le débat sur le tourisme africain a été introduit par plusieurs conférences portant notamment sur l’amélioration de la facilitation des visas et la connectivité aérienne pour rehausser la compétitivité des destinations africaines et sur le rôle des technologies de la communication dans la promotions des destinations touristiques de l’Afrique présentée par Frédéric Pierret Directeur exécutif du programme et de la coordination de l’organisation mondiale du tourisme. Il convient de noter que d'après le baromètre de l'organisation mondiale du tourisme 990 millions de touristes ont été comptabilisés en 2011 dont 503 millions pour l'Europe avec une évolution de 6% . Celle­ci devait tirer profit de la situation qui a prévalu dans plusieurs pays arabe suite au printemps arabe. Le nombre de touristes a légèrement dépassé le 50 millions pour l'Afrique restée stable. Le salon International des Equipements de l’Hôtellerie et de la Restauration

La Tunisie au Cruise Shipping Miami

n. 35 Apr 2013

9

La 24ème édition du Salon International des Equipements de l’Hôtellerie et de la Restauration, SIHER EXPO 2013, a eu lieu du 06 au 09 Février 2013 à Tunis Expo Centre. Plus de 60 exposants, tunisiens et étrangers, ont participé à SIHER EXPO 2013 pour promouvoir les dernières nouveautés en équipements et en services nécessaires pour les unités hôtelières et établissements connexes. En marge de cet événement, Général Expo a mis en place un programme d’animation riche et a organise la 20ème édition du concours du Meilleur Cuisinier portant sur un thème typiquement tunisien. Cette édition de SIHER EXPO se tient à un moment important pour le secteur touristique qui a enregistré des résultats encourageants en 2012 avec 6 Millions de touriste et une hausse des recettes de 35% par rapport à 2011. Et, même si ces résultats demeurent inférieurs de 15% à ceux de 2010, il ya un espoir grandissant et une tendance positive de la part des professionnels du secteur

La Tunisie a participé à Cruise Shipping Miami, Salon international de la Croisière, du 11 au 14 Mars 2013. L’Office du Tourisme, l’Office de la Marine Marchande et des Ports et le Terminal. Le stand a été baptisé TUNISIA CRUISE DESTINATION et a permis aux différents acteurs et professionnels tunisiens du secteur de la Croisière de rencontrer leurs homologues ainsi que leurs clients potentiels afin de promouvoir la Tunisie en tant que destination de croisière.


Les représentants tunisiens étaient à l’écoute de leurs clients armateurs qui considèrent que le port de la Goulette est doté de plusieurs atouts qui font de l’escale à cet port un MUST SEE dans la Méditerranée et regrettent que l’image de la destination soit quelque peu fragilisée par les rebondissements politiques du pays en pleine phase de transition démocratique. Le (MSC, AIDA, HAL, NCL) ont confirmé leurs escales sur la Goulette pour les années 2013, 2014 et même 2015. La RCCL ne comptent toujours pas réintégrer la Tunisie dans leurs programmes compte tenue de la perception négative de la destination Tunisie. AIDA CRUISES, le leader du marché allemand de croisière a manifesté sa satisfaction de ses escales en Tunisie, et compte continuer à accoster à la Goulette et même à augmenter son trafic pour les années à venir. Norwegian Cruise Line, un armateur américain de renommé qui assure un trafic important dans la Méditerranée et qui n’a jamais fait escale à la Goulette, a programmé des escales pour la fin de l’année 2013, en 2014 et en 2015. La 19ème édition du «Marché International du Tourisme» M.I.T

n. 35 Apr 2013

10

Sous le patronage du Ministère du Tourisme, et en partenariat institutionnel avec l’Office National du Tourisme Tunisien (ONTT), la compagnie aérienne nationale, la Fédération Tunisienne de l’Hôtellerie, et la Fédération Tunisienne des Agences de Voyages, la 19ème édition «Marché International du Tourisme» M.I.T, a été tenu du 24 au 27 avril 2013 au Parc des Expositions de Tunis ­ Le Kram. Au fil des années, M.I.T a pris sa place dans le calendrier des manifestations touristiques internationales et dans lequel participent des pays méditerranéens, africains, maghrébins et arabes. Il s’affirme comme une bourse d’affaires, une plate­forme d’échange, un espace de communication et de rencontres des professionnels du tourisme. Le M.I.T est le marché de tous les produits touristiques: balnéaire, saharien, rural, agricole, écologique, sportif, actif, social et associatif, et est ouvert aux équipements et services hôteliers et para touristiques, et aux technologies de l’information et de la communication. Ainsi, cette année quatre salons, à savoir «Boat Expo» (salon de la plaisance et des activités nautiques), "Spa Expo" (thermalisme et thalasso), "Golf Expo" et "Horeca Expo" (équipements, produits et services hôteliers) ont été organisés concomitamment. Cette édition du MIT a enregistré surtout une grande affluence des agences de voyage algériennes avec la représentation de 20 operateurs de voyage. Une responsable de l’Office nationale du tourisme tunisien (ONTT) a rappelé que les visiteurs sont venus pour se renseigner surtout sur les offres spéciales présentées par la Fédération tunisienne d’hôtellerie (FTH) en faveur des Tunisiens concernant les vacances estivales dans les différentes unités hôtelières.


MED FLASH

Tunisia ­ Tunit promuove il brand Italia

Presentato il 6 maggio a Tunisi Tunit, il progetto finanziato dal Ministero italiano dello Sviluppo economico, grazie al quale 28 ragazzi saranno formati per essere inseriti tra i quadri delle imprese italiani presenti in Tunisia. Preparare i ragazzi tunisini più validi ad affrontare le sfide della globalizzazione, legandoli ad un modo di fare impresa tutto italiano, dove la preparazione specifica si fonde con la capacità di imporre modelli ed affinare la comunicazione. E’ questo l’obiettivo di ”Tunit”, il progetto del Ministero italiano dello Sviluppo economico, presentato il 6 maggio, a Tunisi, nella prestigiosa sede dell’Istituto italiano di cultura.

Un progetto ambizioso – come ha sottolineato il primo consigliere dell’ambasciata d’Italia, Antonello De Riu – che è stato varato in risposta alle specifiche richieste che sono venute dalle piccole e medie imprese italiane presenti nel Paese nordafricano e che sono da sempre alla ricerca di tunisini da integrare nei loro organigrammi con ruoli e qualifiche apicali. Soprattutto in occasione dei periodi dell’anno in cui il management italiano tradizionalmente non è presente (come in estate o nel mese di Ramadan) e può essere sostituito, efficacemente, da quadri locali, formati appositamente per reggere la responsabiltà di tale ruolo in virtù di un naturalmente più agevoltato rapporto diretto con le maestranze. La selezione da cui sono usciti i 28 giovani che frequenteranno il corso (scelti tra i migliori usciti da istituti superiori e facoltà universitarie ad indirizzo tecnico o economico) è stata rigorosa, anche in considerazione dell’impegno che il corso imporrà, tra lezioni di didattica, simulazioni e stage in imprese italiane. Promuovere quindi il ‘marchio Italia’, ha detto il prof. Bernardino Chiaia, del Politecnico di Torino, coordinatore del corso, ma, in pratica, anche tirare fuori da ciascun giovane tunisino la capacità di leadership, la sola qualità che ne potrà ”imporre” il profilo alle imprese italiane. Insomma, manager del XXI secolo, che possono ambire ad essere tali solo se preparati ad affrontare ogni sfida: da quelle che riguardano direttamente la gestione d’impresa a quella delle risorse umane, così come la sicurezza sui posti di lavoro.

Egitto: Eni si aggiudica il blocco Shorouk Offshore

Eni, nell'ambito del Bid Round Internazionale competitivo Egas 2012, si è aggiudicata nel mese di aprile un blocco esplorativo (Blocco 9) nelle acque profonde egiziane del

n. 35 Apr 2013

11


Mediterraneo orientale.

Eni, nell'ambito del Bid Round Internazionale competitivo Egas 2012, si è aggiudicata un blocco esplorativo (Blocco 9) nelle acque profonde egiziane del Mediterraneo orientale. L'Eni, attraverso la sua controllata Ieoc, diventa operatore del blocco e ne detiene la quota del 100 per cento. Il blocco, denominato anche Shorouk Offshore, copre un area di 3.765 chilometri quadrati ed è localizzato a una profondità d'acqua tra i 1.400 e 1.800 metri. L'acquisizione di questo nuovo asset, si legge in una nota dell'Eni, consolida la sua posizione in Egitto, dove la società è presente dal 1954 ed è il principale produttore con una produzione in quota propria (equity) pari a circa 234.000 barili di olio equivalente al giorno. www.eni.com

Ue­Marocco: colloqui per accordo commerciale

L'Unione europea e il Marocco hanno cominciato oggi a Rabat il primo round dei negoziati per un accordo su un'area di libero scambio commerciale, dopo il lancio ufficiale il primo marzo. Lo riferisce la Commissione europea in una nota diffusa a Bruxelles.

L'obiettivo è quello di far avanzare l'accordo di associazione esistente che già dal 2000 garantisce un commercio libero dai dazi doganali per diversi prodotti. ''Spero che i negoziati con il Marocco facciano rapidamente progressi e incoraggio altri partner nel Sud del Mediterraneo a dare inizio a negoziati simili molto presto'', ha commentato il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht. ''Questi negoziati ­ ha aggiunto De Gucht ­ mostrano il forte impegno dell'Ue a sviluppare ulteriormente i suoi legami commerciali e gli investimenti con i partner del Sud del Mediterraneo, che sono impegnati nelle riforme politiche ed economiche''. Il Marocco è il primo dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo individuati dagli Stati membri dell'Ue (Egitto, Giordania, Tunisia) ad aver avviato questo tipo di negoziati, dopo un anno di colloqui preparatori. (Fonte: AnsaMed)

"L'algerinità" delle società miste

Quella che viene definita la 'regola del 51/49', cioè il rapporto, nel capitale delle società miste, tra le azioni detenute da investitori (pubblici e privati) algerini e quelle che vengono dall'estero, resta un ostacolo sulla strada della liberalizzazione del mercato nel Paese nordafricano.

n. 35 Apr 2013

12


La regola, adottata per preservare la ''algerinità'' delle società e, quindi, impedire in questo modo che esse possano finire in mani straniere, se da un lato ha raggiunto tale obiettivo, dall'altro sembra essere un forte deterrente per gli investitori stranieri che temono che il loro impegno economico venga vanificato, in termini di gestione e apporto del loro ricercatissimo know how, dai soci algerini e dalla loro filosofia manageriale. Questo vincolo, almeno sino ad oggi, non ha certo rallentato gli investimenti stranieri, soprattutto quando il partner è pubblico, ma le recenti vicende giudiziarie che, con sempre maggiore frequenza, coinvolgono importanti manager di Stato, gettano luci inquietanti sul futuro, soprattutto in vista degli incontri che l'Algeria sta avendo ed avrà nei prossimi mesi con l'Organizzazione mondiale del commercio, in cui discuterà del suo ingresso. In effetti la rigidità della regolamentazione adottata in Algeria non è certo un incentivo per gli investitori stranieri ai quali, come premessa per entrare nel ricchissimo mercato algerino (soprattutto se si parla dei grandi progetti pubblici, ai quali le imprese e società locali non sono in grado di dare risposte, soprattutto in termini di tecnologia), viene chiesto di mettere a disposizione denari e know how, ma di lasciare la guida delle joint venture in mano algerina. Ora però l'Algeria sta cominciando a pensare se e come modificare questo stato di cose, ma è una cosa che potrebbe determinare l'insorgere di molti problemi, come potrebbe accadere per un altro punto abbastanza controverso, quello della proprietà intellettuale.

n. 35 Apr 2013

13


CRISI ED ECONOMIA MEDITERRANEA

Doha­Torino: il passaggio del testimone

L'internazionalizzazione delle aziende è una strada per la ripresa per le piccole e medie imprese italiane, e il Qatar in questo senso rappresenta un'opportunità incredibile. A dichiararlo è Alessandro Barberis, Presidente della Camera di Commercio di Torino, a Doha per l'Ottavo Congresso mondiale delle camere di commercio, dove ha ricevuto il testimone per la prossima edizione del congresso che si terrà a Torino dal 10 al 12 giugno 2015.

"Esportare è vitale per le aziende italiane in questo momento, ma le piccole e medie imprese, a differenza dei grandi colossi, hanno difficoltà a internazionalizzarsi, e la camera di commercio interviene come supporto", ha dichiarato Alessandro Barberis. Dal 2008 a oggi la Camera di Commercio di Torino ha portato in Qatar oltre 300 aziende, e per ogni euro investito in progetti della Camera di Commercio torinese ne sono tornati circa 4 alle imprese piemontesi. In dieci anni l'export italiano in Qatar è cresciuto del 298% arrivando nel 2012 a oltre un miliardo di euro. "Questo è un Paese ricco di opportunità per le nostre PMI, dove l’intensa attività di promozione di questi anni ha portato la Camera di commercio di Torino alla firma di 2 Memorandum, uno con la Qatar Chamber of Commerce and Industry e uno con la Qatari Business Association, e all’apertura di un desk a Doha", commenta Alessandro Barberis, presidente della Camera di commercio di Torino Secondo Unioncamere, su 6 milioni di aziende in Italia solo circa 214.000 esportano all'estero: un dato che mostra un modo di fare impresa ancora incentrato sul mercato interno che stenta a internazionalizzarsi, ma che la crisi sta obbligando a cambiare. Il Piemonte in questo senso si pone in contro­tendenza con l'export che traina l'economia locale: nel 2012 il valore delle esportazioni torinesi ha superato i 18 miliardi di euro,+0,9% rispetto all'anno precedente (dati ISTAT), incremento che cresce ulteriormente a livello regionale con il +2,9% del Piemonte. Project Qatar

n. 35 Apr 2013

14

Il Piemonte è nuovamente protagonista in Qatar dal 6 al 9 maggio, con la partecipazione di 16 imprese al Project Qatar. Appuntamento fieristico di riferimento del Paese per le aziende dell’arredamento, design e più in generale dell’edilizia. La partecipazione rientra nel Progetto Integrato di Filiera (PIF) Progettare Costruire Abitare gestito da Centro Estero per l’Internazionalizzazione (Ceipiemonte) su incarico di Regione Piemonte, Unioncamere Piemonte e Camere di commercio di: Torino, Novara, Cuneo, Vercelli, Verbano Cusio Ossola, Alessandria. Nel progetto, che promuove all’estero una selezione di imprese eccellenti della filiera piemontese dell’immobiliare e delle costruzioni. confluisce Piemonte InContract, l’iniziativa del sistema camerale che dal 2009 e fino all’anno scorso ha promosso l’internazionalizzazione delle aziende del contract


piemontesi. E in questo contesto “Project Qatar è l’occasione ideale per presentare prodotti, servizi e sviluppare opportunità d’investimento, partenariati e forme di collaborazione industriale – aggiunge Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte ­. Dunque un’occasione importante per il Piemonte, la cui presenza quest’annosi inserirà all’interno della partecipazione italiana coordinata dall’ufficio ICE di Dubai, in collaborazione con l’Italian Business Council di Doha”.

n. 35 Apr 2013

15


CRISI ED ECONOMIA MEDITERRANEA

Turchia – Le opportunità offerte da un paese “giovane e dinamico”

Giuseppe Mancini, Istanbul

Investimenti e sistema di incentivi degli investimenti sono stati al centro di un incontro l'11 aprile a Istanbul dal titolo “Investire in Turchia: esperienze ed opportunità”, organizzato dall’Ufficio economico­commerciale dell’Ambasciata d’Italia.

Nel 2012 il prodotto interno lordo della Turchia è cresciuto del 2,2%, ben al di sotto delle stime che – ancora a metà anno – oscillavano tra il 3 e il 4%. In questo contesto di rallentamento – provocato sia dalla crisi globale, sia dalla politica monetaria restrittiva necessaria a sanare lo squilibrio della bilancia dei pagamenti – l'Italia ha sostanzialmente mantenuto le sue ottime posizioni. Le esportazioni italiane si sono attestate attorno a 13,5 miliardi di dollari (pressoché invariate), con un saldo positivo di 6,5 nell'interscambio. Le imprese italiane di diritto turco, pur nelle difficoltà di un censimento completamente affidabile, sfiorano ormai quota 1000. Gli investimenti sono aumentati del 57%, per un totale di 161 miliardi di dollari. Proprio gli investimenti e il modo in cui la Turchia cerca di incentivarli sono stati al centro di un incontro, dal titolo “Investire in Turchia: esperienze ed opportunità”, organizzato a Istanbul dall’Ufficio economico­commerciale dell’Ambasciata d’Italia, l'11 aprile a Palazzo Venezia. A intervenire, davanti a una platea di imprenditori italiani, Derun Ülgen di Ispat, l'Agenzia governativa per il supporto e per la promozione degli investimenti in Turchia. Attraverso dati, grafici, tabelle, specchietti normativi e qualche immagine ha spiegato quali sono le buone ragioni – almeno secondo le autorità di Ankara – che dovrebbero spingere le aziende straniere a investire in Turchia. Ha preso successivamente la parola anche il dottor Massimo Deandreis di SRM – Studi e ricerche per il Mezzogiorno, che ha illustrato uno studio comparativo sulla presenza imprenditoriale di Italia e Germania. Innanzitutto, la Turchia è un paese giovane e dinamico. L'età media della popolazione è di 30 anni – con metà sotto i 29 – contro i 45 dei 27 membri dell'Unione europea. In più, ha una posizione geografica da hub naturale che consente il facile accesso a una pluralità di mercati – 56 stati nel raggio di 4 ore d'aereo – e già ospita le sedi regionali di numerosi multinazionali (Coca Cola, Microsoft, Unilever, Ericsson, Pfizer e molte altre). E’ dotata di una forza lavoro – almeno secondo le slides della dottoressa Ülgen – “produttiva e competente”, con un bassissimo tasso di assenze lavorative (4,6 giorni di malattia all'anno) e una settimana lavorativa estremamente lunga (52,9 ore, contro le 41,6 della media Ue). La Turchia ha inoltre conosciuto negli ultimi anni riforme legislative in serie, a partire dal nuovo codice commerciale entrato in vigore lo scorso anno e imperniato sui principi di trasparenza e responsabilità.

n. 35 Apr 2013

16


Ma non bisogna dimenticare i dati macro­economici, indicatori eloquenti dei passi in avanti compiuti nel decennio di governo monocolore del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp): crescita media annua del 5,1%, Pil pro capite triplicato (da 3400 a 10500 dollari), inflazione scesa dal 30 al 7%, esportazioni moltiplicate per cinque, su mercati diversificati e con una componente sempre più sostanziosa di tecnologia incorporata. Lo stesso governo ha fissato per il 2023 – la data fortemente simbolica del centenario della Repubblica – obiettivi estremamente (o forse eccessivamente) ambiziosi: Pil tra i primi dieci al mondo (Goldman Sachs stima la Turchia al nono posto, ma più realisticamente solo nel 2050), Pil pro capite a 25000 dollari, valore delle esportazioni a 500 miliardi di dollari (tre volte il livello attuale). I settori in cui si prevedono le migliori opportunità sono quelli degli autoveicoli (2 milioni di unità da produrre nei prossimi 5 anni), delle reti infrastrutturali (autostrade, ferrovie, porti, aeroporti), dell'energia, del real estate, della finanza, delle nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione.

La rappresentante dell'Ispat ha inoltre illustrato in dettaglio il meccanismo di funzionamento del sistema degli incentivi per gli investimenti, che ha come obiettivo strategico la riduzione della dipendenza dalle importazioni di prodotti semilavorati. Esistono, in effetti, quattro diversi programmi: il primo, un “regime generale” che agisce tramite l'esenzione dalle tasse doganali o dall'Iva per attrezzature e macchinari importati o acquistati in loco; il secondo, un “programma regionale” in cui gli incentivi – di carattere soprattutto fiscale – vengono accordati in base al tasso di sviluppo di ognuna delle 81 province in cui è divisa la Turchia; il terzo, un “programma di incentivi agli investimenti su larga scala”, relativo per esempio alla raffinazione, ai porti e ai servizi portuali, all'industria automobilistica, alla produzione di locomotive ferroviarie e di carrozze ferroviarie e di tram, al settore elettronico, alla produzione di apparecchiature mediche, alla produzione di aerei e veicoli spaziali, al settore minerario; il quarto, un “programma di incentivi per investimenti strategici” per la produzione di beni semilavorati e finiti nei settori con alta dipendenza dalle importazioni. Per i dettagli basta rivolgersi direttamente all'Ispat, nelle due sedi di Istanbul e Ankara o attraverso il sito web invest.gov.tr in cui spiccano i “10 motivi per investire in Turchia”: un'economia di successo, popolazione [giovane], una forza lavoro qualificata e competitiva, clima per gli investimenti liberale e riformista, posizione centrale, infrastrutture, corridoio energetico e terminale per gli approvvigionamenti energetici dell'Europa, tasse ridotte e incentivi, accordo di unione doganale con l'Ue dal 1996, importante mercato nazionale.

n. 35 Apr 2013

17


CRISI ED ECONOMIA MEDITERRANEA

FMI: per una diversificazione delle economie dei paesi Med

Il World Economic Outlook pubblicato nell’aprile 2013 dal Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita mondiale del 3,15% per l’anno 2013 e del 4% per l’anno 2014. La situazione nei paesi Med è piuttosto contrastante. Secondo il World Outlook dell'FMI di aprile 2013 la situazione a livello mondiale diverge tra i paesi industrializzati e i paesi emergenti. Questi ultimi beneficiano in effetti di una accelerazione più rapida della crescita, dopo aver conosciuto periodi di rallentamento nel corso del 2012. Questa flessione della crescita era dovuta all’abbassamento della domanda di prodotti manifatturieri.

Nei paesi della regione MENA (Africa del Nord e Medio Oriente), le prospettive di crescita restano principalmente fondate sulla produzione ed esportazione di idrocarburi, ma sono ugualmente legate alla congiuntura economica dei paesi industrializzati e alle transizioni politiche in atto. Dopo una crescita all’incirca del 4,75% nel 2012, la regione MENA dovrebbe conoscere un rallentamento della crescita: il PIL nel 2013 si attesterà in media al 3%. Le cifre sono molto variabili tra un paese Med e l’altro:

L’FMI raccomanda la messa in opera di riforme rivolte ad accelerare la diversificazione delle economie Med, ancora troppo legate aelle variazioni di prezzo del petrolio, così come alla creazione di impiego nei differenti settori di attività. (Fonte: Animaweb) World Economic Outlook d’avril 2013

n. 35 Apr 2013

18


WINDOW OF OPPORTUNITY

Turismo: operatori turchi a Italia, togliete visto e investite

Accorciare le distanze tra Italia e Turchia facilitando le procedure di ingresso nel Belpaese. Accrescere la presenza degli investitori italiani anche nel settore turistico. E' quanto chiedono a gran voce gli operatori turchi che in questi giorni a Istanbul hanno incontrato una missione di imprenditori italiani organizzata da Isiamed, Istituto Italiano per l'Asia e il Mediterraneo, in collaborazione con l'Ufficio Cultura e Informazione dell'ambasciata di Turchia a Roma. Accorciare le distanze tra Italia e Turchia facilitando le procedure di ingresso nel Belpaese. Accrescere la presenza degli investitori italiani anche nel settore turistico. E' quanto chiedono a gran voce gli operatori turchi che in questi giorni a Istanbul hanno incontrato una missione di imprenditori italiani organizzata da Isiamed, Istituto Italiano per l'Asia e il Mediterraneo, in collaborazione con l'Ufficio Cultura e Informazione dell'ambasciata di Turchia a Roma. ''Nel 2012 i turisti turchi che hanno visitato il loro Paese o hanno scelto di andare all'estero ha raggiunto quota 12 milioni. Nel 2023 足 data in cui festeggeremo il centenario della nascita della nostra Repubblica 足 questo numero salira' a quota 35 milioni'', spiega il presidente della Tursab, l'Associazione delle Agenzie di Viaggio turche, Basaran Ulusoy. ''Un flusso che l'Italia puo' e deve intercettare. Il turista turco sta scoprendo il mondo e spende bene'', rimarca. Finora i numeri parlano di 196 mila visitatori turchi nella Penisola nel 2012. ''Farli crescere e' possibile 足 avverte Ulusoy 足 ma l'ostacolo maggiore resta il rilascio dei visti''. Serve un cambio di passo, dice, affinche' la procedura di rilascio venga semplificata e affinche' i visti vengano eliminati. ''L'Italia deve rimuovere questo muro che ci tiene distanti''. A dovere crescere, fa notare la controparte turca, sono anche gli investimenti italiani nel comparto turistico. Se infatti le relazioni economiche tra Italia e Turchia vedono il Belpaese sesto partner commerciale di Ankara, con un interscambio che tra gennaio e dicembre 2012 si e' attestato a quota 19,7 miliardi di dollari (dati Ice), e un numero di aziende presenti sul territorio turco che ha toccato quota 1.000, nell'industria turistica l'assenza degli italiani si fa sentire. Un comparto in cui la Turchia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, diventando nel 2011 il sesto Paese piu' visitato al mondo con 31,7 milioni di visitatori. L'idea e' quella di raggiungere i 35 milioni di turisti stranieri entro il 2023. ''Entro quella data la Turchia punta dunque ad accrescere il numero di strutture alberghiere e di ricezione, accrescendo la capacita' dei posti letto e portandola dagli attuali 1,2 milioni del 2012 a 1,7 milioni, per un investimento complessivo di 1,8 miliardi di dollari'', spiegano dalla Turkish Tourism Investors Association. ''Le potenzialita' sono soprattutto nel turismo geotermale,

n. 35 Apr 2013

19


invernale, culturale (con la valorizzazione di citta' d'arte ancora poco note), potenziamento di quello religioso, golfistico e della salute'', ricorda il segretario generale dell'associazione, Levent Egeli. Malgrado le facilitazioni poste in essere dalle autorita' turche per attrarre investimenti diretti esteri in questo campo, al momento gli operatori italiani restano prudenti. ''Malgrado la Turchia sia notevolmente cresciuta e il mercato turistico sia molto attraente, in questo periodo sono pochi gli imprenditori che possono fare un simile salto'', commenta il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara. (Fonte: AnsaMed)

Albania ­ Per le imprese italiane un mercato interessante

I rapporti tra Italia e Albania, le prospettive di una partnership economica e "l'integrazione produttiva" tra i due paesi, sono al centro dell'intervista che l'Ambasciatore a Tirana, Massimo Gaiani, ha rilasciato al quotidiano Shqiptarja.com. In particolare, Gaiani sottolinea come l'Albania abbia compiuto negli ultimi venti anni un cammino "impressionante", evidenziando come l'Italia l'abbia "sempre sostenuta in tale percorso".

I rapporti tra Italia e Albania, le prospettive di una partnership economica e "l'integrazione produttiva" tra i due paesi, sono al centro dell'intervista che l'Ambasciatore a Tirana, Massimo Gaiani, ha rilasciato al quotidiano Shqiptarja.com. In particolare, Gaiani sottolinea come l'Albania abbia compiuto negli ultimi venti anni un cammino "impressionante", evidenziando come l'Italia l'abbia "sempre sostenuta in tale percorso". Sono stati allacciati "importanti rapporti" e creati legami "solidi e duraturi" con le controparti albanesi in praticamente tutti i settori: sicurezza, contrasto alla criminalità organizzata, forze armate, sviluppo economico, formazione della Pubblica Amministrazione, cooperazione universitaria, culturale, scientifica. Inoltre il paese, spiega, "presenta ottime opportunità per le società italiane interessate a una partnership con imprese locali. Una collaborazione in cui le nostre imprese e quelle albanesi si sostengono a vicenda e diventano più competitive, rafforzando e non distruggendo le rispettive strutture, capacità produttive e anche i livelli occupazionali". I vantaggi per chi investe

n. 35 Apr 2013

20

Non è un caso che l'interscambio tra i due Stati ammonti a circa 2 miliardi di euro annui, cifra "significativa" se raffrontata con il dato numerico della popolazione albanese, poco più di 3 milioni. Inoltre, aggiunge l'ambasciatore, il processo di integrazione europea "migliorerà" il clima imprenditoriale e "rafforzerà la prevedibilità del sistema normativo esistente", caratteristica "indispensabile" per garantire gli investimenti. Gaiani spiega infine perché


l'Albania rimane un mercato interessante anche per il futuro. Il paese conserva indubbi vantaggi, dati non solo dai costi ridotti del lavoro e dalla sua qualità elevata, ma anche dalla diffusa conoscenza dell'italiano, da una flat tax al 10 per cento, dai bassi costi di trasporto e dalla vicinanza geografica, che permette una programmazione più flessibile della produzione e consente di effettuare in tempi molto ridotti aggiustamenti nelle decisioni produttive sulla base dell'andamento del mercato". www.esteri.it

La Libia è pronta a nuovi progetti di sviluppo

Il Governo libico ha messo a punto la bozza di Legge di bilancio per il 2013 che prevede un'allocazione complessiva per progetti di sviluppo pari a 19,3 miliardi di dinari (circa 11,5 miliardi di euro): il dato corrisponde al 28% del bilancio complessivo (che è 66, 8 miliardi di dinari ­ circa 39,3 miliardi di euro). La parte più consistente delle assegnazioni per i progetti di sviluppo è andata al Ministero delle Abitazioni Sociali e delle Infrastrutture, che riceve oltre 4 miliardi di dinari (il 21% del totale dei fondi destinati ai progetti di sviluppo). Di questi, 1,5 miliardi sono assegnati all'Housing and Infrastructure Board, Ente subordinato al predetto Dicastero, per progetti legati allo sviluppo urbanistico e all'edilizia abitativa. Il resto (2,5 miliardi) verrà ripartito tra ODAC e altri Enti controllati dal Ministero delle Abitazioni Sociali e delle Infrastrutture. Dopo il Ministero delle Infrastrutture, sono stati i Ministeri legati all'energia ­ Petrolio e Elettricità ­ a ricevere le maggiori allocazioni (rispettivamente circa 2 miliardi e 1,9 miliardi). Il settore sanitario ha ricevuto un'allocazione pari a 1,16 miliardi di dinari. Per il 2013 Il settore dei trasporti ha ricevuto nel complesso 1,17 miliardi di dinari, valore quintuplicato rispetto al bilancio del 2012. L'assegnazione per il settore istruzione è pari a 544 milioni di dinari. (Notiziario Farnesina)

Oman ­ Un paese business friendly

Un mercato ristretto, ma dalle grandi potenzialità e indicato da Confindustria come uno dei ''Next Generation Markets 2013''. E' il sultanato dell'Oman: un'economia fondata sul petrolio che punta alla diversificazione e all'internazionalizzazione, un Pil che nel 2012 ha raggiunto i 90,66 miliardi di dollari, un tasso di crescita pari al 5%. Un mercato ristretto, ma dalle grandi potenzialita' e indicato da Confindustria come uno dei ''Next Generation Markets 2013''. E' il sultanato dell'Oman: un'economia fondata sul

n. 35 Apr 2013

21


petrolio che punta alla diversificazione e all'internazionalizzazione, un Pil che nel 2012 ha raggiunto i 90,66 miliardi di dollari, un tasso di crescita pari al 5%, un tessuto produttivo caratterizzato dalla presenza di ben 121 mila piccole e medie imprese ­ ovvero il 90% dell'intera attività produttiva del Paese ­ e un gran bisogno di sviluppare nuove infrastrutture. E' con questo biglietto da visita che stamani a Roma si è presentato lo Stato che si affaccia sul mar Arabico e Golfo persico agli oltre 160 imprenditori italiani presenti all'incontro organizzato in Confindustria da Assafrica & Mediterraneo, in collaborazione con l'ambasciata dell'Oman in Italia, la rappresentanza diplomatica italiana a Mascate e l'Ice. ''Il nostro obiettivo ­ ha detto l'ambasciatore omanita in Italia, Said Al Sinawi ­ è il rafforzamento degli scambi tra i nostri due Paesi e stiamo lavorando a fondo per creare il giusto clima per sviluppare gli investimenti italiani''. L'Oman tende una mano alle imprese italiane, dunque, ancora poco presenti nel Paese, ma molto apprezzate. Si punta innanzitutto alla creazione di nuove infrastrutture. Secondo il piano di sviluppo quinquennale 2011­2015, infatti, sul tavolo ci sono 60 miliardi di euro in vista della creazione di un polo logistico integrato che consenta l'interoperabilita' dei trasporti del Paese attraverso l'integrazione di aeroporti, porti, strade e ferrovie. ''L'Oman ­ ha ricordato Nasreen Jaffar, dell'Autorità per la Promozione degli Investimenti e lo Sviluppo dell'Export omanita ­ rappresenta un vero e proprio hub strategico che si affaccia su di un mercato da 6 miliardi di dollari, posizionato tra India, Estremo Oriente, Paesi del Golfo e Ue''. Tante le zone del Paese che nei prossimi anni il governo intende potenziare. ''In particolare la free zone di Sohar, Duqum, e il porto di Salalah'', aggiunge Jaffar. Diversificazione e potenziamento della presenza del settore privato nell'economia del Sultanato significano anche sviluppo di altri comparti: meccanica, chimico, alimentare, lavorazione dei prodotti ittici, arredamento di interni e design. In una parola, il Made in Italy. Altro settore in piena espansione e' quello turistico, dove si aprono possibilità ­ in particolare nella realizzazione di strutture di ricezione e anche nel trasporto aereo ­ come ha sottolineato, Saleh Al Hasani, della Duqum Industrial Zone Authority. Per rafforzare la presenza italiana serve però un sodalizio piu' forte tra imprese e istituzioni. ''In Oman ­ spiega Riccardo Monti, presidente dell'Ice non esiste ancora un nostro ufficio. Si tratta di un mercato quasi del tutto vergine. Una cinquantina le imprese che operano in loco, mentre sono un centinaio gli esportatori italiani, ricorda il numero uno dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane. ''Il Sultanato ­ conclude ­ è uno dei Paesi più business friendly al mondo, dove la proprietà del capitale dell'investitore può rimanere in mano all'investitore straniero anche fino al 100%''. (Fonte: AnsaMed)

n. 35 Apr 2013

22


SVILUPPO E PARTENARIATO EUROMED

Upm: Piano solare Med

Il piano solare per il Mediterraneo è pronto a ottenere a fine anno un nuovo ok politico dei 43 Paesi dell'Unione per il Mediterraneo (Upm). Il segretariato di Barcellona ha concluso il 'master plan' del maxi­progetto, in vista della riunione dei ministri dell'Energia dei 43 Paesi fissata a dicembre a Bruxelles. E' quanto emerso l'11 aprile nel corso di una conferenza all'Europarlamento sull'energia, in concomitanza con l'assemblea dei parlamentari dell'Upm.

"Il segretariato di Barcellona fa da catalizzatore per una piattaforma di lavoro ­ ha spiegato il vicesegretario dell'Unione per il Mediterraneo, Sotiris Varouxakis, responsabile per l'energia ­ e ha realizzato un 'master plan' che sarà inviato a tutti i soggetti coinvolti la settimana prossima, in vista della riunione dei direttori generali dei ministeri dell'energia dei Paesi dell'Upm il 27 e il 28 maggio in Giordania". Lo scopo di questi lavori è quello di avere pronto il documento che sarà presentato alla riunione dei ministri dell'Energia, "fissata per l'11 dicembre a Bruxelles". Varouxakis ha ricordato gli obiettivi del progetto 'bandiera' dell'Upm sul fronte dell'energia, a partire dalla produzione di 20 gigawatt di energia pulita, non solo solare ma anche eolica, poi l'export di parte dell'elettricita' prodotta da queste fonti rinnovabili, una migliore efficienza energetica nella regione e infine la creazione di posti di lavoro nelle sponde Sud ed Est del Mediterraneo. Gli interventi chiave individuati dal 'master plan' perché il progetto Upm diventi realtà, ha spiegato Varouxakis "sono cinque: lo sviluppo del quadro politico e regolamentare; il rafforzamento dei mezzi di sostegno finanziario necessari per mitigare il rischio dell'investimento; la promozione delle infrastrutture e delle reti di trasmissione; il sostegno allo sviluppo industriale e la creazione dei posti di lavoro; lo sviluppo delle capacita' di trasferimento del know how". Il vicesegretario ha ribadito come l'Upm intenda essere "uno spazio di collaborazione e di dialogo, tenendo conto delle specificita' nazionali". "Non facciamo leggi nazionali ­ ha concluso ­ ma serve un quadro regionale per sviluppare un'integrazione del mercato, strumenti comuni e infrastrutture comuni. Lavoriamo per mostrare che la cooperazione regionale è possibile".

n. 35 Apr 2013

23


SVILUPPO E PARTENARIATO EUROMED

UFM promotes entrepreneurship among young women

The project Young Women as Job Creators intends to inform, motivate and train about 10.000 young women university students to become future successful businesswomen and employers. It will be implemented between May and November 2013 in Morocco, Palestine, Jordan and Spain. The Union for the Mediterranean’s labeled project Young Women as Job Creators was launched today during a conference held at the Palace of Pedralbes, in Barcelona. Promoted by the Association of Organisations of Mediterranean Businesswomen (AFAEMME), the project will be implemented between May and November 2013 in Morocco, Palestine, Jordan and Spain, in collaboration with partner businesswomen associations and local universities from the four participating countries.

The project’s major aim would be to inform, motivate and train up to 10.000 young women university students to become future successful businesswomen and employers. By facilitating their transition from education to work, the project promotes self­employment and entrepreneurship among young women university students who have an interest in starting their own business. Additionally, the project advocates a stronger role of women in the social and economic development of the region, contributing towards gender equality in the Mediterranean. Young Women as Job Creators is the Union for the Mediterranean’s first project funded by donors from the private and the public sector, whose funds have been provided by the Spanish private company Gas Natural Fenosa and the Norwegian Government. The launching event was followed by a press conference given by the Secretary General of the Union for the Mediterranean, Fathallah Sijilmassi, and the President of AFAEMME, Maria Helena de Felipe Lehtonen. Secretary General Sijilmassi highlighted that: “This project has a direct impact on the lives of the Mediterranean population. The project might reach about 10.000 young women university students and we hope it will provide concrete business creation advice to some 400 participants. Our aim is to reach other Southern Mediterranean countries and universities in the next future.” On her side, Maria Helena de Felipe Lehtonen said that: “There are many young women university students who have a business idea in mind and have expressed their interest in participating in the project. By leveraging their talent, training them and motivating them we will contribute to socio­economic development and job creation in the Mediterranean region.” http://ufmsecretariat.org

n. 35 Apr 2013

24


SVILUPPO E PARTENARIATO EUROMED

Cooperation projects in the Mediterranean

Towards higher growth and competitiveness: the Mediterranean on the agenda of the New World Forum of the OECD and the International Forum of the Savings Banks. Two important international assemblies of political and financial officials, organized in Paris from 17 to 19 April, called on the Secretary General of the Union for the Mediterranean to present the challenges of a bigger regional economic integration and the progress of the cooperation projects in the Mediterranean.

The New World Forum organized by the OECD examines ways to stimulate the competitiveness of the economies according to the experiences and the peculiarities of the major different economic areas: China, the Americas, Europe and Africa. The International Forum of the Caisses de Dépôts that are present in the Mediterranean, notably in Morocco, Tunisia, Mauritania, Italy, Belgium and France­ examines from its side the means to stimulate growth through the investment of savings in priority sectors that are keys to economic and social development (infrastructure, support of Small & Medium Enterprises, urban and territorial development). The Secretary General, Mr. Sijilmassi, emphasized the central role of the Mediterranean within the development of the greater Euro­African economic region and the importance of the regional economic integration in the Mediterranean, one of the least integrated economic regions in the world. He detailed the projects developed by the Secretariat of the UfM and the potential for promoting more cooperation and economic integration in the Mediterranean. To this effect, working relations between the Secretariat of the Union for the Mediterranean and the economic partners and financial participants in the forums of Paris shall be developed. The Secretary General also participated in a meeting to reflect on the challenges of a desired regional cooperation in the Mediterranean within the field of health.

n. 35 Apr 2013

25


APPROFONDIMENTI

La “Blue economy” vale 120 miliardi di euro

Evidenziare il valore reale dell’Economia del mare; promuoverne il riconoscimento a livello istituzionale e il ruolo delle Camere di Commercio per il suo sviluppo; mettere a sistema i progetti e le risorse della rete camerale italiana e implementare una policy di sistema; orientare l’Economia del mare verso uno sviluppo economico, sociale e ambientale che sia sostenibile e integrato. Questi gli obiettivi nell’agenda della prima edizione degli Stati generali delle Camere di commercio sull’economia del mare ­ promossi da Unioncamere in collaborazione con la Camera di commercio di Latina – e svoltisi il 22 aprile a Gaeta nell’ambito della 6^ edizione dello Yacht Med Festival.

“L’economia del mare – ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello ­ è come un ‘cuore blu’ che pulsa al fondo del sistema produttivo del Paese. Una risorsa strategica straordinaria che in questi anni di crisi ha continuato a battere anche a ritmi più veloci rispetto al resto dell’economia. Abbiamo il dovere di assecondare e alimentare questo battito per sostenere i territori e aiutare l’Italia a ritrovare il percorso della crescita. Il sistema camerale, con gli stati generali dedicati all’economia del mare, ha raccolto una sfida importante sui cui si impegna ad affiancare il mondo delle imprese e delle associazioni e a lavorare con le altre istituzioni per rafforzare un pezzo del tessuto economico nazionale che è fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità del nostro modello di sviluppo”. Nell’ambito degli Stati generali sono state individuate alcune tematiche giudicate prioritarie dalle Camere di commercio ­ trasporto e turismo ­ su cui sviluppare linee di azione, interventi, progetti sia autonomamente sia in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, nei singoli territori e tra territori diversi. Per entrambe, le iniziative che il sistema camerale si propone di intraprendere incroceranno cinque temi strategici: competitività delle filiere, formazione delle competenze, internazionalizzazione, semplificazione e sistemi di monitoraggio a sostegno di policy dedicate. In occasione del meeting, è stato presentato il 2° Rapporto sull’Economia del Mare ­ realizzato da Unioncamere con il contributo tecnico di CamCom­Universitas Mercatorum ­ che fotografa il contributo del comparto “blu” della nostra economia alla produzione di ricchezza e occupazione, dal quale si scopre che per ogni euro di valore aggiunto prodotto direttamente, il mare ne attiva quasi altri due nel resto dell’economia. Nonostante la crisi, nel periodo 2009­2011 l’economia del mare ha dato segni importanti di tenuta, sia sotto il profilo occupazionale sia sotto quello imprenditoriale. Sul fronte del lavoro, il comparto si addirittura mosso in controtendenza rispetto al complesso dell’economia: a fronte della perdita totale nel periodo di 97.000 posti di lavoro (­ 0,4%), l’economia del mare ha fatto segnare un incremento

n. 35 Apr 2013

26


stimato di 11.000 unità (+1,4%), con un notevole impulso derivante dalle attività di ricerca ed in misura minore dalla componente turistica. Sul fronte delle imprese, invece, nel triennio 2010­2012 il tessuto imprenditoriale (costituito da circa 210mila imprese) è aumentato di quasi 7.000 unità, ad un ritmo quindi del 3,4%, decisamente superiore allo 0,1% osservato per il totale dell’economia economia. Il ruolo del mare nell’economia Italiana: valore aggiunto e occupazione

Il contributo al valore aggiunto prodotto nel nostro paese dalle filiere riconducibili all’economia del mare, ammontava nel 2011 a 41,2 miliardi di euro con una incidenza sul totale della capacità di produrre ricchezza del 2,9%: quasi il doppio di quanto prodotto dal comparto del tessile, abbigliamento e pelli (21 miliardi) o delle telecomunicazioni (22 miliardi), e quasi il triplo di quello del legno, carta ed editoria (poco meno di 15 miliardi). La quota più significativa (il 45% del totale, corrispondente a poco meno di 19 miliardi), si deve ai settori più tradizionali: prima di tutti quelli della cantieristica e dei trasporti di merci e persone (con un’incidenza tra il 15 e il 16% ciascuno, attorno ai 6,5 miliardi), seguiti da quelli della filiera ittica e dell’industria estrattiva marina (intorno al 6­7% ciascuno, pari a 2,5­3 miliardi). Poco meno di un terzo (oltre 15 miliardi di euro), si riferisce alle attività legate al turismo – sommando le attività di alloggio e ristorazione a quelle sportive e ricreative ­ cui si deve il 37% del valore aggiunto creato dal comparto a distanza segue da un segmento del cosiddetto “terziario avanzato” ­ rappresentato dalla ricerca, regolamentazione e tutela ambientale ­ che contribuisce a quasi un quinto della ricchezza prodotta complessivamente dal sistema economico legato al mare (18% ovvero più di 7 miliardi di euro); un dato che evidenzia le potenzialità di questa fetta del nostro sistema produttivo in termini di innovazione e contributo alla salvaguardia del patrimonio naturale.Dal punto di vista occupazionale, i quasi 800mila lavoratori impiegati nell’economia del mare rappresentano il 3,2% dell’occupazione complessiva del Paese, superiore di 200mila unità a quella dell'intero settore formato dalla chimica, farmaceutica, gomma, materie plastiche e minerali non metalliferi (600mila occupati; 2,4% del totale economia), e 160mila in più rispetto a quella dei servizi finanziari e assicurativi (circa 640mila unità, pari al 2,6% degli occupati totali). All’interno dell’economia del mare, gli occupati si distribuiscono tra i settori in modo del tutto simile al valore aggiunto, con una forte incidenza delle attività ricettive e della ristorazione, visto che spiegano poco più di un terzo dell’occupazione complessiva del comparto (36%, pari a quasi 287mila lavoratori, una parte consistente dei quali a carattere stagionale); seguono, per dimensione occupazionale, la cantieristica (17%, poco più di 135 mila occupati), la filiera ittica (12%, poco più di 95mila occupati) e le attività sportive e ricreative (8% pari a più di 61mila

n. 35 Apr 2013

27


APPROFONDIMENTI

Un nuovo numero dell'Osservatorio Mediterraneo

Questo numero dell’Osservatorio intende affrontare il delicato tema della libertà di espressione e ripercorre, attraverso alcune testimonianze dirette, il ruolo che i media hanno avuto durante le rivolte. Scarica il pdf

Vai all'archivio

n. 35 Apr 2013

28


PALESTRA MEDITERRANEA

Un lungo sentiero irto di ostacoli

Ambasciatore Angelo Travaglini

La missione in Medio Oriente del Presidente Obama dello scorso marzo, la prima in Israele dall’inizio del suo mandato nel 2008, aveva due fondamentali finalità: ristabilire con i vertici israeliani un rapporto maggiormente in sintonia con lo spessore profondo della relazione, peraltro mai venuto meno, e allo stesso tempo manifestare allo schieramento laico e moderato dell’Autorità palestinese la determinazione della Casa Bianca di far ripartire il negoziato tra le parti su basi che tenessero debitamente conto delle posizioni, irrinunciabili, più volte espresse dalla parte araba. Scarica il pdf

n. 35 Apr 2013

29


PALESTRA MEDITERRANEA

Silenziosa competizione tra Golfo e Maghreb

Eleonora Ardemagni ­ Affarinternazionali

A ventiquattro anni dalla sua istituzione, l’Unione del Maghreb arabo (Uma) mostra segni di risveglio: i cinque paesi membri (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Mauritania) hanno infatti deciso di finanziare la Banca maghrebina per gli investimenti e il commercio con l’estero, organismo creato dal trattato dell’Uma, ma non ancora operativo. La capitalizzazione iniziale dell’istituto di credito dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 milioni di dollari, cui ogni stato contribuirebbe per una quota del 20%. A ventiquattro anni dalla sua istituzione, l’Unione del Maghreb arabo (Uma) mostra segni di risveglio: i cinque paesi membri (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Mauritania) hanno infatti deciso di finanziare la Banca maghrebina per gli investimenti e il commercio con l’estero, organismo creato dal trattato dell’Uma, ma non ancora operativo. La capitalizzazione iniziale dell’istituto di credito dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 milioni di dollari, cui ogni stato contribuirebbe per una quota del 20%. Dopo le rivolte del 2011 l’Unione del Maghreb arabo, esperimento di regionalismo fin qui deludente, è riemersa nel discorso pubblico nordafricano, incrociandosi con la necessità politica, sempre più impellente, di fornire risposte rapide ma sostenibili in termini di occupazione e salari. In questo senso, aumentare la percentuale, bassissima, di commercio intra­maghrebino (che non raggiunge il 2% del totale) e attrarre investimenti diretti esteri (Ide) oltre che d’area (questi ultimi inferiori all’1% dell’intera percentuale di Ide) rappresentano due strade quasi obbligate. Mentre le monarchie del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), grazie ai vettori della liquidità finanziaria e della predicazione salafita, incrementano il proprio soft­power nella zona, c’è un fattore nuovo che potrebbe indebolire il rilancio dell’Unione maghrebina: il possibile ingresso del Marocco nel Ccg. Ipotesi che depotenzierebbe politicamente l’intero progetto dell’Uma. Vent’anni di insuccessi

n. 35 Apr 2013

30

Già nel 1989, il trattato costitutivo dell’Uma ­ che ha sempre guardato al modello dell’Unione europea ­ si prefiggeva la graduale realizzazione di obiettivi economici assai ambiziosi: area di libero scambio, unione doganale, mercato comune. Ma il progetto di regionalismo maghrebino si è scontrato, da subito, con fortissime resistenze politiche causate, in primo luogo, dall’irrisolta questione dello status del Sahara occidentale, che continua a dividere il Marocco e l’Algeria (sostenitrice del Fronte Polisario). Negli anni, l’instabilità istituzionale e sociale di alcuni paesi del quadrante ha bloccato l’evoluzione dell’organizzazione regionale: si pensi, per esempio, alla proliferazione cross­ nazionale dei gruppi jihadisti e/o qaedisti (come al­Qaeda nel Maghreb islamico) e alla fragilità delle istituzioni statuali della Mauritania, minate dal persistere delle tensioni interne


fra mauri bianchi (arabo­berberi), mauri neri arabofoni e africani neri del sud. Gli ostacoli all’integrazione maghrebina non sono, tuttavia, solo di natura politica. I cinque paesi aderenti all’Uma hanno infatti una struttura economica tra loro differente: rispetto ad Algeria e Libia, dipendenti largamente da petrolio e gas, Marocco e Tunisia hanno sistemi economico­industriali più differenziati (produzione agricola, manifatturiera, fosfati) nonché integrati nel circuito commerciale internazionale, in quanto membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). La Mauritania, seppur membro dell’Omc, è periferica rispetto al sistema d’interscambio mondiale: l’economia nazionale si basa sull’esportazione di risorse petrolifere e minerarie. In tale quadro, i margini di interdipendenza economico­ commerciale dell’Ovest arabo si riducono: Algeri e Tripoli, privilegiando la vocazione di redditieri, hanno fin qui trascurato lo sviluppo del settore manifatturiero (è il fenomeno del “Dutch disease”). Rabat e Tunisi, dedicandosi a produzioni agricole e manifatturiere simili, mostrano invece uno scarso livello di complementarietà commerciale, che va così ad annullare la possibilità di vantaggi comparati. Non è dunque un caso che il Maghreb soffra di una cronica carenza infrastrutturale: le insufficienti reti di collegamento fra i cinque paesi dell’Uma sono lo specchio della separatezza delle loro economie. Risveglio del Maghreb

n. 35 Apr 2013

31

In un recente vertice, il Segretario generale dell’Unione del Maghreb arabo, Said Mekedem, ha proposto la costituzione di un parlamento unito del Maghreb, eletto direttamente dai cittadini. In concreto, le possibilità di rivitalizzare il progetto dell’Uma passano però attraverso gli strumenti dell’integrazione economica; e anche qui vi sono posizioni divergenti. Mentre il presidente tunisino Marzouki sostiene la creazione di uno spazio nordafricano basato sulle “cinque libertà” (di movimento, di residenza, di impiego, di investimento e proprietà, di voto nelle consultazioni locali), la leadership del Marocco sottolinea invece la volontà di rafforzare la cooperazione bilaterale, prima di approfondire un’unione di tipo regionale. In più, da un punto di vista identitario e linguistico, a produrre divisioni è la stessa denominazione del progetto: se Tunisi insiste sul mantenimento dell’aggettivo “arabo” come dato culturale unificante, Rabat preferirebbe la ridenominazione “Unione maghrebina”, al fine di includere le comunità berbere e sahrawi, ora riconosciute nella costituzione nazionale emendata nel luglio 2011. Nonostante le resistenze reciproche, la spinta all’integrazione maghrebina sembra però provenire dalle medesime urgenze economico­sociali: creazione di posti di lavoro, aumento dei salari, riduzione delle diseguaglianze. E proprio sull’agenda economica i governi in carica saranno valutati da un elettorato sempre più consapevole e impaziente. L’apertura dello spazio economico e occupazionale genera


tuttavia preoccupazione nei governi nordafricani: il rischio è che, in assenza di adeguate misure di tutela, i lavoratori nazionali soffrano la concorrenza intra­regionale, innescando così ulteriore disoccupazione interna. Golfo nel Maghreb

Dopo l’assassinio del leader dell’opposizione tunisina Chokri Belaid, lo scorso 6 febbraio, il paese rischia un ripiegamento, accantonando l’attivismo diplomatico pro­Uma che l’ha caratterizzata nell’ultimo anno. E l’altro stato­guida dell’area, il Marocco, sembra avere un’interessante carta di riserva all’opzione di regionalismo maghrebino: l’ingresso nel Consiglio di cooperazione del Golfo. Nonostante permanga scetticismo sulle reali possibilità di adesione di Rabat al Ccg, il negoziato ha già prodotto un risultato utile: un pacchetto di investimenti per lo sviluppo (da condividere con Amman, l’altra candidata) pari a cinque bilioni di dollari per cinque anni. D’altronde, la penetrazione economica delle monarchie arabiche nel Maghreb è in costante crescita. Gli Ide del Golfo si indirizzano sia nell’Ovest arabo che nel Levante (con un picco raggiunto fra il 2003­2008, complice la rendita petrolifera): di recente, fondi sovrani del Qatar e del Kuwait hanno siglato accordi d’investimento in Tunisia, mentre l’Arabia Saudita ha annunciato progetti di cooperazione petrolifera con la Libia, interessandosi inoltre alle potenzialità della zona franca di Misurata, ponte per il commercio verso l’Europa. A livello di volumi commerciali, solo l’1% dell’export e il 2,5% dell’import della zona Uma coinvolge i paesi della Penisola arabica, che privilegiano l’interscambio con Egitto, Libano, Giordania. L’Unione del Maghreb arabo e il Consiglio di cooperazione del Golfo devono fronteggiare, al loro interno, problemi simili: basso interscambio commerciale, mancata differenziazione economica, scarsità di infrastrutture di collegamento. Guardando a queste criticità comuni, Uma e Ccg hanno firmato, nel 2010, un memorandum di cooperazione, incentrato sulla lotta alla disoccupazione giovanile e agli effetti del cambiamento climatico. Di fatto, l’aiuto finanziario delle monarchie del Golfo nei confronti del Maghreb, privo di condizionalità politica, sta spostando il baricentro mediterraneo verso est, allontanando la costa nordafricana dall’orbita europea. Il tramonto dell’idea di panarabismo istituzionale sta dunque incoraggiando l’affermazione di sub­sistemi arabi fondati sull’identità regionale. Organismi cooperativi ma anche competitivi. L’ipotetico ingresso del Marocco nel Ccg porrebbe (oltre che incognite sulla mobilità dei lavoratori) interrogativi circa la difesa collettiva, per esempio in merito all’atteggiamento arabico nei confronti della questione del Sahara occidentale. E ancora prima, tramite il coinvolgimento di Rabat, potrebbe far appassire le ultime chances di integrazione maghrebina. Eleonora Ardemagni è analista in Relazioni Internazionali per il desk Medio Oriente e Maghreb di Equilibri.

n. 35 Apr 2013

32


SEGNALAZIONI

Trasformazioni politiche e revival religioso nel mondo arabo

Video interviste a cura dell'Istituto Paralleli e dell'Osservatorio Mediterraneo a testimoni privilegiati intervenuti al Convegno internazionale tenutosi a Torino il 18 e 19 aprile 2013, dal titolo "Trasformazioni politiche e revival religioso nel mondo arabo". Per vederlo, clicca qui.

09­05­2013 "La guerra in Iraq"

Torino, Campus Luigi Einaudi, Lungo Dora Siena 100 A, Sala lauree rossa ­ ore 17,00

10­05­2013 L'Europa dei cittadini: un anno dedicato ai diritti di cittadinanza Alessandria, Palazzo Borsalino, via Cavour 8 ­ ore 09,00 All'interno del progetto "Cittadini d'Europa" Il Centro di Iniziativa per l'Europa del Piemonte organizza il convegno L'Europa dei cittadini: un anno dedicato ai diritti di cittadinanza. Scarica il programma

n. 35 Apr 2013

33


13­05­2013 Presentazione del libro "Winds of democratic change in the Mediterranean? Processes actors and possible outcomes"

Torino, Campus Luigi Einaudi, Lungo Dora Siena 100 A, Aula E4 ­ ore 17,00

21­05­2013 5 giornate per le comunità mediterranee Forte Marghera, 21­25 maggio 2013

La Rete italiana della Fondazione Anna Lindh, co­coordinata dall'Istituto Paralleli insieme alla Fondazione Mediterraneo e Fispmed, organizza in occasione dell'assemblea annuale della Rete, cinque giornate dedicate al Mediterraneo. PROGRAMMA

n. 35 Apr 2013

34


www.paralleli.org Con il sostegno di :

Rete Camerale Nord Ovest per il Mediterraneo

Le attivitĂ dell'Istituto Paralleli sono sostenute da:


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.