LDP 2/2016 Speciale Codice a S-barre

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CODICE A S-BARRE

Libertá di Parola quello che dici, ma difenderò fino alla 2/2016 —— Disapprovo morte il tuo diritto a dirlo. (Voltaire)

“Codice a s-barre” è un progetto finanziato dall’Ambito Urbano 6.5 e realizzato dall’associazione I Ragazzi della Panchina all’interno della Casa Circondariale di Pordenone. Il progetto, attivo da circa tre anni, vuole essere uno spazio di condivisione, dibattito ed elaborazione di testi su tematiche plurali, coinvolgendo trasversalmente individui ristretti, operatori e soggetti parte dell’associazione. Gli articoli realizzati in questa redazione interna confluiscono trimestralmente nella rubrica Codice a s-barre di Libertà Di Parola.

Il volontariato si racconta dal Castello di Cristina Colautti Le vicende della storia, così come il terzo atto della Tosca di Puccini, narrano come i sotterranei di Castel Sant’Angelo, uno dei simboli di Roma oltre che affermata meta turistica, siano stati per moltissimi anni sede di una delle prigioni più famose della Capitale. Forse meno noto, sicuramente meno decantato dalla lirica ed inaccessibile ai più, è il Castello di Pordenone che, situato anch’esso nel cuore della città, ospita tuttora il carcere cittadino. In questo luogo, da circa tre anni, trova sede anche la redazione interna del nostro giornale Libertà Di Parola, la cui anima è rappresentata dalle storie, ma soprattutto dai pensieri, di coloro che frequentano il laboratorio. Tali riflessioni, però, non si limitano a quelle che sono le problematiche che vive una persona reclusa, ma spaziano e coinvolgono nella loro analisi molti altri aspetti della quotidianità che tutti

possono trovarsi a vivere. In quest’ultimo periodo di attività, pertanto, dopo aver ampiamente discusso sul concetto di libertà responsabile esplicitato dall’ex magistrato Gherardo Colombo, intervistato da un paio di detenuti in permesso premio in occasione della manifestazione Pordenonelegge 2015, il gruppo ha incontrato in redazione Claudio, Massimiliano, Paola e Giacomo. Queste persone, incalzate dalle domande dei giornalisti del Castello, hanno raccontato la loro esperienza pluriennale all’interno di diversi ambiti del volontariato, mostrando concretamente come sia possibile spendersi per gli altri traendone al contempo grande soddisfazione. Negli incontri, le curiosità come pure le provocazioni e le battute non sono mancate e, come sempre, un clima disteso ed accogliente ha permesso a tutti i componenti del gruppo e agli intervistati di esprimersi

liberamente. Gli articoli che seguono testimoniano chiaramente le emozioni vissute da ambo le parti, ma soprattutto le riflessioni scaturite dai racconti, oltre che dalle personali idee ed esperienze, sulle quali la redazione ha avuto modo di dibattere. Ogni incontro ha sempre un valore inestimabile perché, oltre a permetterci di accorciare le distanze con l’Altro da sé, ci regala nuovi stimoli e spunti da cui ripartire. Queste testimonianze, in particolare, hanno avuto il potere di dimostrare il significato dell’adagio anonimo: “Il volontariato è l’ultimo esercizio di democrazia. Si va alle elezioni una volta all’anno, ma per quanto riguarda il volontariato, si vota ogni giorno in ordine al tipo di comunità in cui si vuole vivere”. Il messaggio che ne è scaturito è che in ognuno di noi possa accendersi il desiderio di costruire ogni giorno con le proprie mani la comunità che vorremmo.


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