APPROFONDIMENTO
Noi... giovani
Libertá di Parola Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino (Voltaire)
2/2010 —— alla morte il tuo diritto a dirlo.
N°
Chi sono i giovani di oggi? È una domanda che abbiamo deciso di girare, sottoforma di questionario, direttamente ai protagonisti della nostra indagine: ovvero i ragazzi dai 15 ai 25 anni che vivono nella nostra provincia e che abbiamo incontrato in diversi contesti, dalla scuola al centro di aggregazione, dalla stazione delle corriere alla sede della nostra associazione. Un campione di risposte di cui abbiamo scelto di pubblicare quelle più significative, lasciando ai ragazzi la parola e al lettore l’interpretazione della stessa. a pagina 9
IL TEMA
Fare cultura nell'era dei tagli a pagina 2
L'ASSOCIAZIONE
Commercio equo e solidale, l'altra metà del mondo a pagina 6
INVIATI NEL MONDO
Pierpaolo Mittica "Benvenuti nell'inferno indonesiano" a pagina 13
LA MOSTRA
"Espiazioni" di Renzo Quaglia, dal carcere alla pittura a pagina 15
L' EDITORIALE
Voi che vivete sicuri… di Pino Roveredo Le visite a zia Italia, spesso erano delegate a noi bambini, perché gli adulti avevano tanto da fare, ma soprattutto avevano poca o nessuna pazienza da mettere a disposizione. La zia Italia parlava tanto, parlava sempre, quando rammentava gli assenti, spesso si commuoveva, e quando accarezzava il viso di noi bambini, immancabilmente piangeva, La zia Italia usava omaggiare le nostre visite con piccole trecce di pane zuccherato: le code degl’angeli,
così le chiamava lei, e poi, osservandoci, puntualmente si metteva a piangere e ad applaudire i nostri appetiti. Ogni tanto si staccava dallo spettacolo e si sedeva vicino alla finestra, e con il solito libro in mano, iniziava, usando il tono della preghiera, a leggere sempre la stessa pagina. “Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo… “ Di tanto in tanto, interrompendo la sua preghiera, la zia Italia sospirava lo zio Vittorio, compagno strappato dal loro momento migliore, per essere internato, maltrattato, offeso e umiliato, nell’infamità prigioniera di Auschwitz. Quando l’avevano portato via, indossava lo splendore euforico
dei vent’anni, un petto gonfio di coraggio, e una dignità rabbiosa che si sarebbe ingoiata il temporale. Quando è tornato, gli avevano piegato la schiena, disossato il corpo, ucciso il sorriso, e tolto dal piacere di vivere la voglia di festeggiare la libertà… “ …Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un sì o per un no… “ La zia Italia, con le stesse scosse, raccontava i deliri che svegliavano lo zio Vittorio… -Alles raus! Kapò feroci come una maledizione picchiavano sulle teste dei deportati stivati nelle cuccette: più si è lenti, e più si diventa bersaglio! Qualcuno perde lo zoccolo, un altro il berretto, e così
Kullander boys al torneo antirazzista
continua a pagina 4
a pag. 18
DAL BON INTENDITOR...
Nostalgia ramarra continua a pagina 16
L'EVENTO