APPROFONDIMENTO
Legati ma liberi passo dopo passo
Libertá di Parola quello che dici, ma difenderò fino 2/2013 —— Disapprovo alla morte il tuo diritto a dirlo. (Voltaire)
N°
L' EDItoriale
22 maggio 2013 Addio a Don Gallo di Cristina Colautti La notizia della scomparsa di Don Andrea Gallo è arrivata anche nella sede de I Ragazzi della Panchina. Tra di noi alcune battute ed uno scambio di sguardi tra il malinconico e l’incredulo. Ci ha lasciato un altro grande uomo, che si è speso quotidianamente per gli ultimi, senza distinzione alcuna. Don Gallo, come il suo grande amico Fabrizio De Andrè, sono per me due bussole, anche nella scelta del mio percorso personale e lavorativo. Il primo con le sue azioni e le sue denunce, il secondo con la sua poesia, sono riusciti a percorrere e mostrare i chiaroscuri, ma soprattutto le ombre, di questa nostra società. Con le loro pa-
role ed il loro comportamento hanno regalato nuova dignità agli emarginati e «consegnato alla morte una goccia di splendore». Don Gallo, affermando e ribadendo il primato della coscienza personale e lottando contro un fare giudicante che crea stigmatizzazione ed esclusione, ci ha insegnato davvero cosa vuol dire la parola accoglienza. Quest’uomo per oltre trent’anni ha così aperto le porte della sua casa e le sue braccia a tutti, in primis, ai suoi amati tossici, come lui li chiamava. E per loro e con loro si è sempre battuto per una società e delle leggi che invece di punire, si prendessero cura di chi vive in una condizione di disagio e sofferenza. Ci ha lasciato un maestro dell’accoglienza, un uomo che amava definirsi prete da marciapiede, laureato presso l’università della strada. E’ la stessa strada in cui è nata e dove tutt’ora opera la nostra associazione, che è riuscita a riunire sotto uno stesso
A due anni di distanza dall’avvio del progetto “Legati ma liberi, passo dopo passo” realizzato in collaborazione con il Dipartimento per le tossicodipendenze dell’Azienda sanitaria di Pordenone e con le sezioni Cai di Sacile e Spilimbergo, tante sono le esperienze portate a casa dai ragazzi. Ve le vogliamo raccontare: dalla ciaspolata alla ferrata, dall'ampicata al trekking, direttamente con le parole di chi ha partecipato. a pagina 9
nome ed identità persone che all’inizio avevano in comune quasi esclusivamente dei problemi. Quest’associazione, che a breve sarà maggiorenne, è oggi una realtà importante nel territorio, una porta aperta sulla strada attraverso la chiave dell’accoglienza. In sede non si condivide più solo un malessere, ma si scopre nella compartecipazione a momenti, spazi, attività ed obiettivi come i limiti possono essere superati, come il dolore può diventare risorsa, come si è persone prima che stereotipi o categorie. La bellezza della parola persona, che nel suo significato non propone qualsivoglia etichetta, qui trova la sua concretezza. L’associazione accoglie coloro che sono prima di tutto i vari Marco, Antonio, Silvia, Luca, Giorgia e si fa carico, nelle sue possibilità, delle fragilità, ma soprattutto delle potenzialità di ognuno. In questi anni sono molti i traguardi raggiunti grazie alla caparbietà e alla complicità di ragazzi ed educatori, che hanno mostrano nel loro operare la dedizione e la convinzione verso principi quali l’accoglienza e l’integrazione, ed anche questo giornale, come il laboratorio di teatro e l’incontro gemellaggio con i ragazzi di Scampia sono i frutti maturi di questo comune impegno dei quali, voglio credere, ben presto la nostra società non vorrà fare a meno. «Sempre e con coraggio cerchiamo di continuare ad essere trafficanti di sogni», queste le parole di Don Gallo che lascio come augurio a I Ragazzi della Panchina, agli operatori e a tutti coloro che si spendono nel proprio territorio affinché la vera integrazione da aspirazione e speranza diventi per tutti quotidiana esperienza.
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