Inchiostro n°143 – Ottobre 2015

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Ottobre 2015 XX enim ver henit Anno eu faccum #142 am alis Lesed tatis volenim inchiostro.unipv.it Small intro line

RE D B O RD E R S Il giornale degli studenti dell’Università di Pavia

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Price USA $ 5.99 / Latinamerica $ 8.90

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O T N E M A N R O I G G A 6 1 0 2 2015 interview

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Depending acuteness dependent eat use. Kept in sent gave feel will oh it we. Has pleasure procured men laughing shutters nay. Old insipidity motionless continuing law shy partiality.


L’estate sta finendo E un anno se ne va Sto diventando grande Lo sai che non mi va. Righeira, L’estate sta finendo, 1985


Dal 1995

in questo numero Ink 20 Come si impaginava, vent’anni fa?

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di Elsa Bortolotti con Ludovica Petracca

Sei nozioni sul fondo y una entrevista imaginaria

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di Matteo Croce

Speciale matricole Matricole, non disperatevi... c’è Inchiostro!

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LSD Heinrich Böll, Opinioni di un clown di Elisabetta Gri

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Parliamo di... concorso letterario Cosa scrivere, cosa non scrivere, ma soprattutto, come

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Se questo è un uovo Cronaca di un ritorno annunciato

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di Alessio Labanca

Inchiostro, anno XX, # 142, ottobre 2015 è un’iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione Permanente Studenti dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti. Fondi 2015: 6162,76 € Registrazione n. 481 del Registro della Stampa Periodica Autorizzazione del Tribunale di Pavia del 13 febbraio 1998 Sede legale: via Mentana, 4 - 27100 Pavia Direttore responsabile: Simone Lo Giudice Direttore editoriale: Matteo Camenzind Direttore web: Giorgio Di Misa Tesoriere: Elisa Zamboni Redattori: Ignazio Borgonovo, Matteo Croce, Elisa Enrile, Niki Figus, Giorgia Ghersi, Elisabetta Gri, Alessio Labanca, Ludovica Petracca, Gloria Romano, Michela Rossini, Manuele Siciliano Grafica: Marina Girgis

Collaboratori di redazione: Elsa Bortolotti Copertina (concept e realizzazione): Matteo Camenzind Impaginazione: Matteo Camenzind Correttori di bozze: Alessio Labanca, Elisabetta Gri Supervisione: Alessio Labanca Mandato in stampa l’8 ottobre 2015 presso l’Industria Grafica Pavese s.a.s. - 27100 Pavia Tiratura 900 copie Magazine Layout with Red Borders

Info? Chiama il 392 78 01 603 oppure scrivi a inchiostropavia@gmail.com


Editoriale L’estate è ormai finita e un altro anno se ne va Mentre sto scrivendo, i corsi sono già iniziati, e l’estate, a dispetto di quanto cantavano i Righeira trent’anni fa, è veramente già finita. E con i corsi ricominciano le serie tv, le serate all’interno dei locali (punch o birra), le fotocopie e le code in copisteria: insomma, la solita vita universitaria di sempre. Per chi è al primo anno, per le matricole, è tutta una sensazione di nuovo, di non ancora vissuto e sorprese; per chi è già in là, è normale amministrazione, come se gli anni accademici non si susseguissero, bensì si concatenassero. In realtà, è una bella sensazione. L’università è un mondo che chi lo vive, lo soffre, lo odia, non può, in fondo in fondo, non amarlo. Sono anni della propria vita, tra i più intensi e giovani, ma di una giovinezza già matura, con un bagaglio di ricordi già ben pieno (e di nozioni, e di formule gettate noiosamente a memoria). Sono anni speciali, come tutti gli anni, ma questi, forse, lo sono un po’ di più. Matteo Camenzind

Matteo Camenzind


Intervista a Morgan Bertacca

Ink 20

Vent’anni di Inchiostro

Come si impaginava vent’anni fa? “Inchiostro” nasce nel 1995: ecco chi, per primo, l’ha riportato sulla carta. di Elsa Bortolotti con Ludovica Petracca

Gentile lettore, mi presento: sono Elsa e sono stata la grafica di “Inchiostro” dal dicembre 2014 fino a luglio 2015. Questo significa che non ho mai scritto nulla per il giornale. Fino ad ora. Mi è stato chiesto, prima di lasciare la redazione, di intervistare Morgan Bertacca. Perché proprio io? Perché Morgan è stato il primo grafico di “Inchiostro”. È per me, dunque, un onore condividere con voi la chiacchierata che ho avuto modo di fare un lunedì sera grazie a nientepopodimeno che le chiamate di whatsapp: siamo gente multimediale e all’avanguardia, noi grafici (oppure semplicemente senza soldi). Vorrei iniziare chiedendoti che ricordi hai di “Inchiostro”, come sei entrato in redazione? A dir la verità non ricordo bene, penso sia stato un caso, come per tutte le opportunità che ho avuto

nella mia vita. Probabilmente è partito tutto parlando con altri ragazzi, i quali mi dissero che era appena nato un giornale universitario e che cercavano qualcuno per impaginare. Ho impaginato solo i primi tre numeri, mentre lavoravo presso lo studio Tiki Milano e facevo servizio civile, quindi dopo un po’ non riuscivo più a starci dietro. Il primo numero è proprio nato nello studio Tiki: mi avevano permesso di lavorare anche su “Inchiostro” e abbiamo impaginato tutta la notte. Diciamo che quel primo numero è nato all’alba. Ora il mio interesse, giustamente, va alla parte grafica. Come facevi ad impaginare? Con quali software? Dove hai imparato? Allora, ho imparato grazie alla scuola secondaria superiore che ho frequentato a Milano, nella quale c’erano diversi indirizzi come pub-

1995-2015

Biografia Morgan Bertacca nasce a Milano nel 1973. Si diploma nel 1992 all’Itsos (Milano) in Comunicazioni Visive. Inizia a lavorare con varie agenzie come grafico e si iscrive alla Facoltà di Lettere Moderne a indirizzo cinematografico dell’Università di Pavia. Nel 2000, fonda DDV Dziga Digital Video, società di produzione e postproduzione, con la quale lavora con grandi artisti del calibro di Claudio Bisio, Paolo Rossi e Aldo Giovanni e Giacomo.

foto tratta da www.filmtv.it

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Intervista a Morgan Bertacca

blicità, cinema, grafica. A me piaceva la grafica, quindi scelsi quello. Impaginare vent’anni fa significava utilizzare QuarkXPress e FreeHand, che permettevano di realizzare grafica vettoriale ed impaginare testi. Diciamo che erano i genitori di InDesign e Illustrator. Io lavoravo su Macintosh e utilizzavo di più FreeHand, perché la grafica che si voleva realizzare doveva stare al passo con il grosso intervento di illustrazioni di Luca Ferioli.

conti dei colleghi che incontravo in università, so che c’erano delle gran belle feste! Che cosa consiglieresti ad un mio coetaneo che vuole intraprendere una carriera nel

mondo del cinema? A chi volesse diventare regista, posso solo dire questo, che la carriera accademica l’ho vista un po’ lontana dalla realtà lavorativa, almeno per quella che è stata la mia esperienza. Certo, per

chi fosse interessato ad un approfondimento culturale, allo studio della storia del cinema, non c’è niente di meglio. Però iniziare già a realizzare dei video (se si hanno delle idee) è una buona pratica. Da una parte, i

inchiostropavia@gmail.com

Che ricordi hai di Pavia e della vita universitaria? Purtroppo non l’ho vissuta molto, perché, pur avendo frequentato qualche corso, non mi sono poi laureato. Dopo pochi esami ho capito che non faceva per me. Del resto provenendo da una scuola professionale, la fatica nello studio la sentivo eccome... Capisco. Capisco benissimo. E per di più facevo il pendolare da Milano, quindi non rimanevo tanto a Pavia. Ma di quel poco che ho vissuto ho dei bei ricordi, soprattutto di una cittadina universitaria e di una realtà molto intensa in quello che fa. E attraverso i rac-

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La prima pagina del numero 1 (novembre 1995) di “Inchiostro”


Intervista a Morgan Bertacca

ragazzi di oggi sono fortunati perché hanno tutti gli strumenti per fare “cinema”, partendo dal banale video fatto con il cellulare fino a trovare attrezzature professionali sempre più alla portata di tutti. Dall’altra, paradossalmente, essendo una cosa alla portata di tutti, è difficile “emergere” senza aver nulla da raccontare: con l’avvento di internet sembra quasi che sia stato fatto tutto, è diffile creare qualcosa di nuovo. Bisogna avere qualcosa da dire. Molti iniziano a girare senza aver scritto nulla. Trascurando, cioè, quello che in realtà è il primo mattone. Quello che posso consigliare io, quindi, è di frequentare dei corsi di scrittura, leggere molto e guardare tanti (ma tanti) film. Poi l’importante è avere una passione grandissima per questo lavoro: fare il regista non significa andare sul set e gridare: «Motore! Ciak! Azione!». Significa fatica, non dormirci la notte, significa un lavoro al quale starai dietro minimo un anno e mezzo. Quando poi sarà l’ora di mostrarlo non lo vorrai neanche più vedere, tanto avrai la nausea a riguardarlo e tanta sarà la paura che agli altri non piaccia (non che sia così per

tutti, eh, alcuni non vedono l’ora di mostrare il proprio lavoro). Adesso una domanda scontata: com’è lavorare con Aldo Giovanni e Giacomo? Aah, vedo che avete fatto una buona ricerca su di me [ride]. Lavorare con Aldo Giovanni e Giacomo è divertente. Sono persone alla mano, molto semplici, gli devo molto. Ho fatto una gavetta strana per un regista: ho iniziato facendo il tecnico nel backstage nei loro progetti filmici e teatrali come ne La leggenda di Al, John e Jack, li ho seguiti ovunque, persino a New York. Collaboravo anche con un mio socio e con noi loro tre si trovavano molto bene. Abbiamo lavorato insieme per diversi anni, finché nel 2008 ho scritto la sceneggiatura di La banda dei Babbi Natale; poi nel 2014 ho diretto Il ricco, il povero e il maggiordomo. Il prossimo anno per loro saranno venticinque anni di carriera e ci stiamo adoperando per organizzare un progetto di tournée teatrale, un “the best of ”. Come trio, e devo dire che è un traguardo importante, non so in quanti possano vantare un risultato simile. Li amo molto per il tipo

di comicità che propongono, ora quasi scomparsa. Quella comicità “situazionista” che hanno loro è unica. Con questo non intendo dire che non ci siano comici validissimi in giro, ma che Aldo, Giovanni e Giacomo sono un punto di riferimento nel panorama italiano. A parte la tua collaborazione con Aldo Giovanni e Giacomo, di cosa ti occupi e a cosa ti piace lavorare? Mi sono occupato di progetti documentaristici come Bikes, Bread and Wine - L’Eroica, e altri nei quali ho seguito Nico Valsesia (record mondiale sul massimo dislivello positivo bike + run percorribile al mondo) in alcune delle sue imprese sportive. Amando viaggiare, quello del documentario è un campo che amo molto, diverso dal solito. Che cosa preferisci tra i due?

Ink 20

Difficile dire cosa preferisco. Realizzare documentari è stancante, si è sempre senza soldi e devi essere sempre al 100% per lavorare bene. Ma una volta realizzato ci si rende conto che ne è valsa la pena, nonostante la fatica fatta. Oltre a questo però non potrei fare confronti, non posso dire che il cinema mi piaccia di meno o di più; sono due cose diverse. Bene, direi che non ho altre domande. Ti ringrazio per la bella chiacchierata tra grafici di “Inchiostro”! Grazie a te e buon proseguimento a tutta la redazione! •

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Sei nozioni sul Fondo y una entrevista imaginaria di Matteo Croce

inchiostropavia@gmail.com

Istituire un archivio di documenti letterari contemporanei è stata senza dubbio un’idea isolata e lungimirante che ha interessato soltanto nei decenni successivi, e soprattutto sulla scia pavese, molte altre Università italiane. Potrebbe raccontarci quando e perché decise di istituire il Fondo? Alla fine del 1968 proposi all’allora rettore dell’Università di Pavia, professor Antonio Fornari, di creare presso l’Università un Fondo Manoscritti di autori contemporanei. L’idea occupava in quel tempo la mia fantasia ed era maturata in seguito alle notizie di fuga e vendita all’estero di beni culturali vari, manoscritti e libri. Dissi al rettore che cominciavo io a fare dono per il battesimo del Fondo, cioè manoscritti in mio possesso di Montale e di Bilenchi, oltre alla novella La Madonna dei Filosofi di Gadda, donata da Roscioni. Arrivai all’Università ai primi del 1969 con il mio bel pacco. Il rettore non mancò di informarmi che per fare un dono allo Stato bisognava chiedergli l’autorizzazione con regolare domanda inoltrata al Ministero. Passarono quattro anni e nella primavera del 1973 ancora il Ministero non si era deciso ad accettare il dono. Stavo per ritirare il mio pacco e portarlo alla Sormani di Milano che non avrebbe fatto tante storie. Immagino che, al di là di questa sua primissima donazione, le successive acquisizioni del Fondo Manoscritti siano sempre avvenute per vie ortodosse... Si sbaglia. Uno sponsor da non dimenticare in quei lontani anni Settanta (e non solo) fu il Caso: un giorno di maggio del 1980, raggiunto l’ingresso dell’editrice Bompiani, il redattore Hermite mi confessò che stava per partire, diretto al macero, un camion carico di autografi di scrittori della Bompiani. Decisi di fingermi una dirigente della casa editrice e convinsi l’autista, con una bella mancia per gli anni

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1. Cos’è il Fondo Manoscritti? Come riporta il sito del Centro: «il Centro custodisce ricche raccolte di materiale documentario relativo agli scrittori degli ultimi due secoli (manoscritti, dattiloscritti, epistolari, prime edizioni, fotografie, disegni, dipinti ecc.). Accanto alle carte degli scrittori sono state acquisite anche quelle di studiosi, artisti, scienziati, editori, riviste e istituzioni culturali. Particolare rilevanza per quantità e qualità assume la sezione degli epistolari e dei carteggi. Il Centro possiede inoltre una biblioteca specializzata, costituita principalmente da biblioteche d’autore (a partire da quella di Maria Corti), particolarmente ricca di edizioni novecentesche e di strumenti bibliografici e di consultazione». 2. Un primo nucleo, che costituirà l’inestimabile embrione del Fondo pavese, si deve alla donazione di materiali relativi a tre autori del

Maria Corti (fotografia tratta da www.150anni.it)


Maria Corti e il Fondo Manoscritti

Cultura

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Ottanta, a scendere dal veicolo e allontanarsi per pranzare. Fu così che salvai i Racconti romani di Moravia, Età breve di Corrado Alvaro e testi di Marotta e di Tonino Guerra. I materiali vennero scaricati e in seguito ritirati per il Fondo: il potere del Caso apparve sconcertante.

calibro di Montale, Gadda e Bilenchi intorno al 1969. Con l’atto notarile del 1973 si formalizza l’istituzione del «Fondo manoscritti di autori contemporanei» che prenderà il nome di «Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei» riconosciuto con decreto rettorale nel 1980. 3. Maria Corti (1915-2002) è l’artefice stacanovista della nascita, dei primi passi, dell’adolescenza e della maturità del Fondo. Docente (fra i molti incarichi fu anche ordinario di Storia della Lingua Italiana nell’Ateneo pavese), critica letteraria, filologa e semiologa, scrittrice, fu protagonista della cosiddetta «scuola di Pavia», con i colleghi Dante Isella, Cesare Segre e d’Arco Silvio Avalle, che trovarono nelle pagine della rivista «Strumenti Critici» luogo florido capace di accogliere i preziosi e illuminanti studi. «Si è parlato di scuola di Pavia; in effetti è la rivista stessa a configurarsi come scuola». 4. Dove si trova il Fondo? Nel Cortile Sforzesco. Dove si trova il Cortile Sforzesco? Raggiungete la statua di Alessandro Volta, date le spalle alle sue spalle, procedete ora dritti (curandovi di trovare un passaggio e non centrare il muro) fino al Cortile

delle Magnolie (quello col pozzo al centro, perché a meno che non siate botanici o appassionati, le magnolie non le riconoscerete). Bene, ora raggiungete il monumento funebre per Ugo Foscolo, passate il varco che vi troverete davanti e sarete nel Cortile Sforzesco. Procedete sino all’angolo diagonalmente opposto del cortile sino alla grande vetrata d’ingresso: siete giunti a destinazione. 5. Il sito del Centro riporta 210 complessi archivistici e 213 soggetti produttori. Non potendo elencare ogni prezioso materiale, ci si limiterà, ahinoi, a citare solo alcune fra le ombre che si aggirano per il Fondo Manoscritti (in ordine alfabetico): Angelini, Arbasino, Calvino, Fenoglio, Giuliani, Luzi, Manganelli, Meneghello, Merini, Ottieri, Pasolini, Quasimodo, Rosselli, Saba, Sereni, Zanzotto... 6. Molti convegni pavesi ruotano intorno ai documenti letterari del Centro Manoscritti (si ricordino il convegno “Le linee gotiche di Ottieri”, “Luigi Meneghello tra ‘dispatrio’ e ‘trapianti’ ”) e molte mostre, straordinarie e inestimabili, curate dal Fondo, riportano alla luce le rare carte conservate (“Nell’officina dei poeti”, “Mai ti vinse notte così chiara. Autografi dei poeti del Centro Manoscritti”).

Dall’8 al 31 ottobre 2015, presso il Palazzo Broletto (mar.-dom. ore 16-19 e solo sab.dom. anche ore 10-13), è possibile visitare la mostra “Maria Corti. Le voci della scrittura”, un’occasione unica per conoscere l’opera critica e narrativa dell’ideatrice del Fondo e, con quest’ultima, l’archivio stesso attraverso «un itinerario tra le carte di illustri autori italiani del Centro Manoscritti».

Il sito del Fondo pavese: http://centromanoscritti.unipv.it/ Sulla storia del Fondo, raccontata ed evocata da Maria Corti: M. Corti, Ombre dal fondo, Torino, Einaudi, 1997.

In un periodo di frenesia e dimenticanza come il nostro, potrebbe spiegarci la straordinaria importanza delle Carte, dei Manoscritti? Al di là degli eventi che passano, le Carte durano, ciascuna con la sua minuscola storia e vivono in quella che Borges chiama la nostra «quarta dimensione», la memoria. E quando anche noi ce ne andremo, loro le Carte resteranno lì e non sapranno mai che noi non ci siamo più. •


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Speciale matricole Alloggiare e spostarsi di Elisa Enrile e Giorgia Ghersi

Chi vi rappresenta? di Giorgio di Misa

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Divertirsi a Pavia

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Lettera di un ex-stagista

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Speciale matricole

di Niki Figus

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Care matricole, smarrite e impaurite, perché soffrire, crogiolarsi nell’agonia di chi non sa che cosa lo aspetta all’inizio di una nuova avventura, quando avete in mano il vostro primo numero di “Inchiostro”? Questo è un numero speciale, dedicato a voi in particolar modo. Chi di voi l’ha trovato (in un dispenser, in biblioteca, sul tavolino di un bar), l’ha sfogliato e lo sta leggendo, scoprirà ben presto che cos’è questa rivista (quasi) mensile. Un po’ di storia: “Inchiostro” nasce nel 1995 dall’unione di poche menti elette che lo fondano come «Giornale della facoltà di Lettere e Filosofia». Ci lavoravano dei giovani appassionati, universitari a tempo perso, chi più chi meno, impaginando nello Studio Tiki-Milano, dove Morgan Bertacca lavorava come grafico per la Smemoranda (v. l’intervista a p. 5). Da lì, “Inchiostro” si è evoluto in varie e diverse e tante forme. “Inchiostro” esce ogni mese da ottobre a giugno, dunque durante l’anno accademico, e si occupa di svariate tematiche, sia nella versione cartacea che sul sito web (inchiostro.unipv.it). Viene trattato un argomento speciale durante l’anno solare (per il 2015, ci siamo impegnati ad intervistare uno dei vecchi redattori, e vi consiglio di recuperare le interviste!, per ogni numero, per il 2016 chissà), mentre ogni numero ha il suo dossier, chiamato appunto «Speciale qualcosa». Non siamo un giornale di attualità (non possiamo permettecerlo, uscendo una sola volta al mese), siamo una realtà apartitica e apolitica (e questo non ci vieta di parlare di politica), e siamo aperti a tutti. La redazione è aperta a tutti coloro che sono interessati: grafici, impaginatori, giornalisti, correttori di bozze, illustratori, curatori web... Chiunque tu sia, se ti piace metterci l’anima nella sfida, noi siamo qua! Buona lettura!


Speciale

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Alloggiare e spostarsi

Sognate una soffitta in legno o un loft in strada nuova? Cercate un magazzino senza bagno? Facebook è il modo più semplice per trovare annunci di stanze e/o case pronte per essere affittate. La prima è una pagina in cui potete fin da subito visualizzare gli annunci (https://www.facebook.com/ pavia.affittacamere), mentre la seconda è un gruppo al quale è necessario iscriversi (https.//www.facebook. com/groups/182622895273008/?fref=ts). Se la ricerca non vi soddisfa non disperate perché ci sono numerosi

siti internet nei quali potrete trovare altre occasioni, ad esempio: bakeca (http://www.bakeca.it/home.php), easystanza (http://www.easystanza.it/), Housing Anywhere (http://www.housinganywhere.com/). Per quelli più nostalgici che non vogliono ricorrere alla tecnologia ci sono sempre le bacheche all’interno di ogni facoltà. Tra annunci di biciclette, materassi e un sacco di numeri telefonici che non chiamerete mai, troverete di sicuro la casa che fa per voi!

Si sa, ciò che contraddistingue la realtà universitaria pavese è la rete dei 18 collegi che ospitano ogni anno moltissimi studenti da tutte le parti di Italia. La maggior parte di queste strutture è gestita dall’ente per il diritto alla studio universitario EdiSU. A questi collegi si accede per concorso pubblico, vinto il quale l’alunno paga una retta annuale differenziata in base alle condizioni economiche del suo nucleo familiare. Sale comuni, biblioteche, impianti sportivi e tutto ciò che può completare l’esperienza universitaria con la sensazione di essere protagonisti di una versione ridotta di Animal House. Se poi volete proprio strafare e avere un pretesto per rifarvi su quegli ex com-

pagni di classe che vi hanno sempre preso in giro, potete provare il concorso a esami bandito ogni anno dall’Istituto Universitario di Studi Superiori (IUSS) e dai quattro collegi di merito: Almo collegio Borromeo (misto), collegio Ghislieri (misto), collegio Nuovo (femminile) e collegio universitario Santa Caterina da Siena (femminile). Per conservare il posto è necessario mantenere la media del 27/30 e terminare gli esami nell’anno solare, ma questa “fatica” è ben ripagata da una struttura residenziale confortevole, attività stimolanti, conferenze, scambi con l’estero, sport e l’opportunità di vivere gli anni universitari al 200%.

Guardandosi intorno si capisce subito che il mezzo più gettonato è la bicicletta: non arriva mai in ritardo, ha un solo posto a sedere (e quel posto è tuo). Se state per comprarla, o se non volete affrontare questa spesa, Pavia offre un servizio 24 ore su 24 di bike sharing (http://www.comune.pv.it/site/home/ dai-settori-e-servizi/settore-tutela-ambientale-sviluppo-sostenibile-e-mobilita/servizio-mobilita/articolo12361.html). Se invece vi fate intimorire dal freddo e dalla nebbia invernale il sito dei trasporti urbani farà al caso vostro (http://www.lineservizi.it/linee/

urbane_pavia.asp). Quest’anno accademico la tessera della line per gli studenti universitari costa 3,25€, ma dura solo fino al 31 dicembre. Per i restanti mesi sarà necessario rinnovarla secondo una modalità che sarà comunicata prima delle vacanze di Natale tramite email. La tessera è ritirabile in segreteria sant’Agostino compilando il modulo cartaceo oppure anche online. Infine chiamando e prenotando è possibile usufruire del servizio di noctibus attivo fino alle ore 01:00. Oppure...Trovate al più presto degli amici con la macchina ;)

Matricole

inchiostropavia@gmail.com

Spostarsi

Collegi

Appartamenti

La città di Pavia è piena di studenti fuori sede e se voi siete tra questi dovrete di sicuro confrontarvi con due grandi punti interrogativi: e mo dove vivo? E come mi muovo? Non abbiate paura, ecco una breve guida per aiutarvi a scegliere la soluzione che fa per voi. di Elisa Enrile e Giorgia Ghersi


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Chi vi rappresenta? Quali sono gli organi di rappresentanza degli studenti dell’Università di Pavia? A chi potete rivolgervi per ogni evenienza? Come e a chi chiedere?

di Giorgio di Misa A Maggio elezioni! Questo non è il nuovo slogan del movimento 5 stelle o di Salvini ma quello che accadrà, nel mese di Maggio, all’università. Gli organi di rappresentanza hanno un ruolo molto importante per noi poveri studenti con crisi di nervi causa lezioni sovrapposte, professori che non rispondono all’e-mail o non si presentano, esami con mole di studio assurde per avere 3 cfu, e altre miliardi di cose. Lo scopo di questi organi è la tutela e la rappresentanza all’interno degli organi d’amministrazione

universitari collaborando per indirizzare e monitorare la sostenibilità finanziaria dell’ateneo, verificare la qualità e l’efficacia dell’offerta didattica, approva il bilancio finanziario del CU oltre che l’intermediazione tra professori e studenti. Le liste di rappresentanza sono molteplici: Ateneo studenti, Kos, Studenti indipendenti, cfu, homo faber, mathlist, ma soprattutto Coordinamento per il diritto allo studio - Udu e Azione Universitaria, le uniche due agli organi maggiori. Abbiamo lasciato spazio a quest’ultimi per spiegare cosa sono e cosa fanno all’interno e all’esterno dell’Unipv.

Di seguito trovate l’indirizzo dei siti delle liste di rappresentanza. Non siamo riusciti a reperirli tutti, pertanto chiediamo ai rappresentanti di farceli presenti (qualora esistessero), di modo che potremo pubblicarli sul prossimo numero. Ateneo studenti http://www.ateneostudentipavia.net/ Azione Universitaria http://www.azioneuniversitariapavia.com/

Speciale matricole

Coordinamento per il diritto allo studio - Udu http://www.coordinamento.org/ Gruppo Kos http://www.gruppokos.org/ Studenti indipendenti http://studentindipendenti.ilcannocchiale.it/

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Speciale

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Chi vi rappresenta?

UDU Il Coordinamento per il Diritto Allo Studio-Udu Pavia è un’associazione studentesca, che dal 1979 opera nella nostra università a livello di rappresentanza. I valori a cui ci ispiriamo sono la solidarietà, l’antirazzismo, l’antifascismo, la pace e, soprattutto, la profonda convinzione che si possa e si debba dare il nostro contributo attivo per migliorare il sistema universitario. Come? Per esempio, organizzando contest di band emergenti come l’University Music Festival, conferenze come il ciclo di Mafie:

Legalità e Istituzioni e la rassegna di cinema indipendente a prezzi popolari Indie. Ovviamente la tutela dello studente all’interno dell’università rimane argomento centrale: attraverso la costante presenza dei nostri rappresentanti in tutti i dipartimenti e negli organi maggiori, assicuriamo la salvaguardia dei diritti degli studenti Ma il Coordinamento non è solo questo: per capire davvero cosa significa fare parte di un gruppo di rappresentanza forte e interessato, non resta altro che farne parte!

Azione Universitaria di iniziative socio-culturali e di dibattito all’interno dell’Università. Lo scorso anno accademico siamo riusciti ad organizzare, con grande successo, incontri su Foibe, Conflitto Russo-Ucraino, Liberalizzazioni in ambito farmaceutico e Start up; oltre a una commemorazione in memoria del magistrato Giovanni Falcone. Ci schieriamo al fianco degli studenti credendo nella trasparenza, nel lavoro e nella valorizzazione del merito. Crediamo nelle idee che diventano Azione.

Matricole

inchiostropavia@gmail.com

Azione Universitaria Pavia è un’associazione che opera nel campo della rappresentanza studentesca dal 1996. Siamo presenti, con i nostri rappresentanti eletti, in praticamente tutti i Dipartimenti nel nostro Ateneo (Economia, Scienze Politiche, Giurisprudenza, Lettere, Farmacia, Ingegneria, Professioni Sanitarie, Scienze Motorie) e contiamo un rappresentante eletto nel Senato Accademico di Area Umanistica. Parallelamente alla rappresentanza e all’assistenza studentesca, abbiamo come obiettivo la promozione


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Speciale matricole

Divertirsi a Pavia

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Lettera di un ex-stagista Perchè a “Inchiostro” si può fare anche lo stage. Ricordo il primo giorno in cui misi piede nell’aula Weber. Tre anni fa, matricola smarrita per le quattro strade in croce di Pavia: qualche indicazione, un paio di «Pogba fenomeno» e le prime conoscenze. Proprio in quell’aula mi accorsi per la prima volta di questo giornale che, mese dopo mese, rimaneva accanto a me nelle mattinate e nei pomeriggi dei miei primi anni universitari. Leggevo qualche articolo, di tanto in tanto, nelle pause oppure tornato a casa, o magari in aula di statistica alla Centrale, dove sapevo di poter trovarne sempre una copia. Se ricordo cosa leggessi o qualche articolo? Beh, ecco… Diciamo che mi piaceva la varietà all’interno, tra il sarcastico e l’impegnato, senza tuttavia prendersi mai troppo sul serio – anche perché il livello di notorietà de «il numero cazzaro di fine anno» era sufficientemente alto, dunque… Così all’ultimo anno di triennio, quando dovetti scegliere dove svolgere lo stage, scelsi “Inchiostro”. Passione per la scrittura sempre avuta, mi feci coraggio e spedii un’e-mail. Nessuna risposta. Fortunatamente alla seconda riuscii a ottenere riscontro e il martedì di riunione andai in sede. Non mi ci volle molto per capire che fosse il posto giusto: addirittura «il (Mega) Direttore Responsabile», o più semplicemente Simo, quel giorno riuscì a convincermi a intervenire la settimana successiva al programma sportivo di UCam-

di Niki Figus

pus – la web radio dell’università. Inutile dire che rimasi sia a “Sporting Club” che a “Inchiostro”. A quest’ultimo, non perché dovessi finire le ore, ma perché da dovere divenne ben presto piacere. Dietro ogni pagina stampata o articolo online, ogni foto o video, spazio, parola (o errore), c’erano e ci sono settimane di ragionamenti e discussioni, occhiaie frutto di insonnia pre-stampa, mille difficoltà ma anche la voglia di superarle (in alternativa, le birre del post riunione hanno sempre aiutato). «Beh, tutto bene immagino, ha giocato in casa…» – mi disse il prof mentre consegnavo il foglio dello stage per l’assegnazione dei crediti. Forse, anche se di una cosa sono certo: “Inchiostro” è come essere a casa. Condividere l’attualità pavese o un evento organizzato dall’ateneo, preparare l’annuale concorso letterario, oppure scrivere di politica, sport, cinema o qualsiasi altro argomento – brado cazzaggio compreso – mi ha aiutato sia a vivere meglio le opportunità fornitemi dall’università (e non solo), sia a mettermi in gioco per sfruttarle. Sono già passati tre anni; nessuna sicurezza riguardo il mio futuro, ma di una cosa sono certo: da Pavia puoi sempre andartene, ma a “Inchiostro” rimarrà sempre una parte di te. Che tu sia membro della redazione, stagista, o semplice lettore. In ogni caso, grazie a tutti e tre. •

Come fare lo stage a “Inchiostro” incontro si decide insieme quali mansioni e attività lo stagista si impegna a svolgere. La redazione è aperta a tutti: grafici, impaginatori, giornalisti, correttori di bozze, illustratori, curatori web... A presto!

Matricole

inchiostropavia@gmail.com

“Inchiostro” è convenzionato con vari Dipartimenti (tuttalpiù, lo può diventare) per l’adempimento dello stage curriculare. Come funziona? Facile: scrivete un’e-mail (e, questa volta sì, risponderemo prontamente) per chiedere informazioni, e verrete ricontattati al più presto. Dopo un


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LSD : Lettori Si Diventa

Opinioni di un clown Heinrich Böll, 1963

inchiostropavia@gmail.com

Indubbiamente uno dei testi più aspramente discussi e controversi dell’opera di Heinrich Böll, Opinioni di un clown è il ritratto della società tedesca al tramonto del secondo conflitto mondiale. Una società, secondo le opinioni di Hans Schnier, pervasa da bigottismo ed ipocrisia che cerca, invano, una catarsi dal passato quasi a voler prescindere o eludere una storia già accaduta. Nel mirino della sua schietta, rancorosa e, a tratti, sarcastica critica non manca nemmeno la ricca e borghese famiglia di origine, fucina di opportunismi e falsi moralismi alla quale Hans non riesce a perdonare la morte della sorella Henriette e la vigliaccheria che non le permette di affrontare il passato ma che nello stesso tempo la lega inscindibilmente ad esso.

[Helmut Griem nell’omonimo film del 1976]

Inchiostro • Numero 142

di Elisabetta Gri L’intero romanzo si svolge in poco più di ventiquattro ore e, fin dalla sua apertura, viene menzionata una figura che sarà centrale nel corso di tutta la narrazione: Maria. Maria è la compagna di Hans, una fervente cattolica che, sopraffatta dalla colpa di “vivere nel peccato”, lo ha lasciato per andare in sposa ad uno dei membri del circolo religioso a cui lei stessa appartiene. Da quel momento Hans cade in una profonda crisi personale ed artistica dalla quale si rende conto di non poter uscire se non grazie alla figura della donna amata, per lui totalizzante al punto da portarlo a definirsi «monogamo per vocazione». Figura perfetta pur rimanendo umana, Maria è per Hans una creatura fragile i cui pensieri e le cui azioni sono frutto dei precetti e dei dogmi


Henrich Böll, Opinioni di un clown

che i baluardi del cattolicesimo innestano in lei. È, in questo senso, vittima della coercizione religiosa che egli stesso denuncia rimanendo tuttavia, agli occhi del clown, l’unico riferimento positivo della sua esistenza. Pur entrando a far parte della società a lui ostile, Maria non si macchia dei suoi difetti e delle sue falsità rimanendo fondamentalmente una delle poche persone che Hans consideri veramente cattoliche. Privata in parte della capacità decisionale, sostituita infatti da quelle che sono le opinioni del clown in merito alle sue scelte, e a tratti forse idealizzata, come si conviene ad un qualsiasi essere vivente nei confronti dell’oggetto amato, Maria è il fulcro delle sue riflessioni ed incarna l’unica fonte di valori alla quale il protagonista ha bisogno di attingere. Hans è un clown, ma un clown ormai incapace di far ridere il suo pubblico. Ed è sicuramente la peggior disgrazia per un artista di questo genere. Ma è a lui, ad un uomo che per sua natura professionale si guadagna da vivere portando una maschera, imitando, fingendo, che Heinrich Böll affida il compito di smascherare la

LSD

realtà facendo luce sulle sue finzioni ed abbattendo quei pochi pilastri di ingenua inettitudine su cui essa si poggia. Ironico e provocatorio, quanto isolato e solitario, il risultato è una puntigliosa condanna della Germania del cosiddetto “miracolo economico”, opinione di un clown che si colloca e decide di rimanere una voce fuori campo, non volendo mischiarsi ai cori fatui di esaltazione del progresso tanto ingannevoli ed insensati quanto manipolatori e tracotanti.

«Lasci stare queste sciocchezze, Schnier. Che cos’ha ancora, adesso?» «I cattolici mi rendono nervoso perché sono sleali.» «E i protestanti?» «Quelli mi fanno star male con quel loro pasticciare intorno alla coscienza.» «E gli atei?» rideva ancora. «Quelli mi annoiano perché parlano sempre di Dio.» «E lei che cos’è, in conclusione?» «Io sono un clown.»•

« Sono un clown. Definizione ufficiale: attore comico, non pago le tasse per nessuna Chiesa, ho ventisette anni e uno dei miei numeri si chiama Arrivo e partenza: una (quasi troppo) lunga pantomima in cui lo spettatore confonde arrivo e partenza fino alla fine. »

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Inchiostro a volontà Cosa scrivere, cosa non scrivere, ma soprattutto come... Come tutti gli autunni da dieci anni a questa parte, arriva Inchiostro a volontà, l’attesissimo concorso letterario di “Inchiostro”. Dopo lunghe e infruttuose serate passate a discutere su quale dovesse essere il tema di quest’anno, la redazione è giunta, folgorata da illuminazione (poco) divina, ad un titolo pieno di aspettative: «dopo la terza birra...» Che cosa significa? Che cosa bisogna scrivere? Che cosa non si può scrivere? Vogliamo che il racconto che inviate sia un’opera originale e inedita basata sul tema del concorso. Sono ammessi testi di qualsiasi tipo, salvo la decenza degli stessi, e non sono assolutamente proibiti (anzi, graditi) racconti allegri, simpatici, positivi, spensierati, ... Dopo la terza birra può succedere di tutto, come può non succedere nulla. Dopo la terza birra (chi ricorda le «sei pinte di birra e presto, il mondo sta per finire» della Guida galattica per autostoppisti?) è un modo di vivere, un modo di cambiare. Dopo la terza birra, esperienza comune ai più. Dopo la terza birra, rossa, bruna, bionda. La birra, protagonista o meno del vostro racconto, importa dalla terza in poi.

dopo la terza birra...

Scrivete un racconto, tra le sette e le ottomila battute, e inviatelo quanto prima. Questo breve intervento nasce, diciamolo, perché negli ultimi anni sempre più racconti avevano un tema comune, e triste. Molti testi erano di carattere letterariamente sentimentale, con finale comune a quello del giovane Werther o a quello del povero Ortis. Con questo, non vogliamo dire che non siano graditi testi tristi o dall’aria negativa: tutti i pollici sono dita, ma non tutte le dita sono pollici, basta capire qual è la soluzione migliore per reggere la quarta birra, o che altro. Dopo la terza birra, potete scrivere anche dopo la terza birra, ma non è un incitazione. E di birre ce n’è un sacco (una cassa?), al malto, di riso, ed ognuna ha il suo bicchiere (ce n’è veramente tanti). In palio un iPad mini, due notti a spasso in Europa (smartbox per due), e un buono Feltrinelli da 70 €. Che cosa aspettate? Andate e bev... e scrivete! •

invia il tuo racconto entro il 16 novembre a inchiostro.concorso@gmail.com

inchiostropavia@gmail.com

La premiazione del concorso sarà indicativamente il 15 dicembre 2015, presso la libreria Feltrinelli. Gli autori dei racconti selezionati per la finale saranno contattati

tramite l’e-mail con cui è stato spedita l’opera. Durante la cerimonia verranno letti e premiati i tre racconti vincitori.

I destinatari sono tutti gli iscritti a un corso di laurea, di laurea magistrale, di laurea magistrale a ciclo unico, di specializzazione, di dottorato di ricerca, a un master di 1° o 2° livello dell’UniPv.

Inchiostro • Numero 142


Se questo è un uovo

Relax

Se questo è un uovo di Alessio Labanca Come un tarlo, silenzioso e sempre all’opera, il pensiero di dover tornare a Pavia consuma i nostri cervelli più o meno da fine luglio, quando si festeggia insieme agli amici la fine della sessione estiva in riva al Ticino, accendendo falò con manuali di Anatomia comparata rilegati con pelle di coccodrillo e dispense pagate 0,00001 euro a foglio perché vi servivano i soldi per convertire le zanzariere in filo spinato e muri di cemento armato. Avevate il vento tra i capelli e lo spirito di libertà a far asciugare le vostre magliette pezzatissime a causa dell’umidità pavese e dei “caldi africani” che vi hanno fatto compagnia durante giugno e luglio. Pensavate alle vostre vacanze fatte di serate che Trainspotting a confronto è una puntata moscia dei Teletubbies. Avete ascoltato fino alla nausea i tormentoni dell’estate e fatto le cose che il marketing e Cesare Cremonini vi hanno detto di fare altrimenti non sarebbe stata una vera estate. Ma non provate a mentire: eravate afflitti tutti dal pensiero che prima o poi il Cocoricò sarebbe stato chiuso, che le feste a casa di Paolino sarebbero finite e che avreste dovuto rifare i bagagli per tornare ad impegnarvi sulle vostre brillanti carriere e sacrificarvi per Pavia. Io, nel frattempo, ho pensato a cosa mi provocherebbe meno ansia e più divertimento che tornare a varcare il Ticino. Ho anche provato a cimentarmi personalmente in alcune di queste, vi sfido a capire quali. A chi ne indovina 3 lascerò in eredità la mia collezione di cd piratati di Hit Mania Dance (dal 1996 al 2013 - poi sono passato a Spotify). Ricordate gemmadelsud e Laura Scimone? Vi siete mai chiesti che fine abbiano fatto? Famose prima ancora che Andy Warhol profetizzasse l’avvento dei social media, sono oramai cadute nell’oblio. Io vorrei tanto riportarle in auge e farle confrontare su importanti temi sociali tipo le difficoltà motorie di Lisa Fusco e Barbara D’Urso. Nella noia generata da vacanze che saltano all’ultimo minuto e dalla latitanza della voglia di studiare, si potrebbe provare a rimanere invischiati dentro un

triangolo amoroso e verificare che, effettivamente, la somma degli angoli interni sia pari a 180° (per i cultori della disciplina: considerate i vari tipi di geometria, non solo quella euclidea, e tutto ciò che comportano). Perché non cercare di fondare un ateneo parallelo a quello ufficiale pavese e porvi come illustrissimo rettore Salvatore Aranzulla? Solo con le sue guide potremo vivere pacificamente nella giungla accademica e prenotarci ad un appello su Esse3 senza dover prima passare per la prigione e aspettare due turni (se passate dal Via non ritirate 20.000 lire). Per far scoppiare il caso giornalistico-letterario dell’anno, si potrebbe chiedere a Carlo Rovelli quanto il suo libro (Sette brevi lezioni di fisica) sia un plagio ai libri di Richard Feynman (Sei pezzi facili e Sei pezzi meno facili), su una scala da 1 al numero di Avogadro. Se risponde con parole evasive, si consiglia di ripetere la domanda con fare minaccioso e insistere sulla parola “Avogadro”, senza motivi apparenti. Pur non conducendo studi in ambito sociologico, vorrei analizzare il curioso caso di Valentina Nappi che da mediocre vrenzola si sottopone a qualche intervento di chirurgia plastica per somigliare a Sasha Gray (probabilmente dopo aver subito un frontale sulla Circumvesuviana con un Apecar che trasporta angurie) e, tra una ripresa e un’altra, si diletta sull’esposizione di profondissimi pensieri sulla sessualità altrui. Roba che nemmeno la “teoria del Gender” spiegata da Flavia Vento a mio nonno ultraottantenne. Piuttosto che seguire corsi che hanno in programma argomenti già visti e rivisti in altri corsi, vado a farmi una cultura sulla vita (artistica e privata) di Dora Moroni e Christian. Sono previsti almeno 4 CFU di laboratorio, consistente nel mettersi davanti alla TV e beccare la puntata fortunata di Pomeriggio Cinque/La vita in diretta.•

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Inchiostro a volontà Decima edizione

dopo la terza birra... Scrivi il tuo racconto e invialo a inchiostro.concorso@gmail.com hai tempo fino al 16 novembre 2015 Scarica il bando di partecipazione da www.inchiostro.unipv.it

puoi vincere: 1. iPad mini 2. Due notti a spasso in europa (smartbox per

due)

3. buono feltrinelli da 70€

Domande? scrivi a inchiostropavia@gmail.com Iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione Acersat dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti.

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