Verso Roma-Torino
COGITO ERGO SUD
COGITO ERGO SUD
17/5/80 Contro i granata vinciamo una Coppa Italia che segna non solo l’inizio di un decennio ma quella del sogno della Roma più forte di sempre. Vinciamo ai rigori, l’Olimpico s’infiamma
Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu
Era un canto, non ricordo quando è nato ricordo che in finale contro il Torino lo cantava tutto lo stadio: “Coppa Italia sarà!”. Ritmato, convinto, sognato. Era il 17 maggio 1980, un anno dopo l’arrivo di Dino Viola, al termine della prima stagione di Viola, la Roma tornava a giocare per un trofeo. E non c’era la sensazione fosse un approdo, ma un posto da dove guardare altri paesaggi… È verso sera, lo stadio bianco di marmo all’imbrunire si illumina di centomila fiammelle e sembra davvero un’astronave: sopra c’è la Curva Sud e la Roma che vince. Il 17 maggio 1980 la Roma, undici anni dopo e per la prima volta nella sua storia a casa sua alza al cielo la Coppa Italia. Anglo Italiano dei nostri ragazzi-beat a parte, era dal giorno della Coppa delle Fiere che la Roma non vinceva a Roma (anche se formalmente campo neutro, tanto è vero che su 16 raccattapalle 8 erano con la tuta della Roma e 8 con quella del Toro). La partita non è finita quasi con lo stesso punteggio solo perché si sono sbagliati 7 calci di rigore ai calci di rigore. Sotto la Nord. Se Pruzzo i tifosi della Roma lo hanno imparato ad amare dal 17’ della ripresa di Roma-Atalanta, Franco Tancredi i romanisti se lo sposano adesso. Una ceri-
monia che va raccontata questa sequenza. Dopo due pali della Roma in 120’ finisce 0-0. Sorteggio, si tira sotto la Nord, la Roma per prima. Va Paolo Giovannelli (che a marzo ha segnato uno dei suoi gol più belli, il 2-1 alla Lazio). Tira e sbaglia, tocca a Mandorlini tira e segna. Si parte male. Si continua rimettendosi su un binario di “normalità”, cioè di possibilità: va Bruno Conti. Go. Ma Mariani fa altrettanto. Se già pesa l’errore di Giovannelli, come definire la situazione quando Michele De
Nadai sbaglia? Appare talmente compromessa che Carlo Ancelotti comincia ad avviarsi verso gli spogliatoi. Va Greco. Com’è? Parato. Franco Tancredi tiene la Roma sotto solo di uno e adesso va Di Bartolomei. Agostino è uno che i rigori non li sbaglia mai, solitamente quasi da fermo, una botta, una fotografia e via. Ma Di Bartolomei stavolta prende una strana lunga rincorsa e Terraneo glielo para. Quattro tiri per la Roma e un gol, stavolta come fa a non essere finita? Va Ciccio… (odiosa, dolorosa citazione). Per
il Torino va a tirare Graziani e se segna non è più un’ipotesi altamente probabile, ma matematica: il Torino vincerebbe la Coppa Italia. È ancora un condizionale. Graziani tira alto! Siamo ancora in vita anche se restarci vuol dire una specie di un altro miracolo: tu devi segnare il tuo e sperare che sbagli il suo il Toro? Quante volte l’abbiamo persa questa Coppa che tra poco vinceremo?. Va il Capitano, Sergio Santarini, per tenere in vita il coro (“Coppa Italia sarà”), vedere accendere le fiammelle, partire con l’astronave: segna. Adesso l’impresa è ancora tale, ma sarà che siamo sopravvissuti già 2-3 volte dentro questa sequenza, che in fondo dirci “basta che pariamo un rigore e si continua” ci appariva una cosa altamente possibile. Tancredi uno lo aveva già parato, l’altro lo aveva fatto sbagliare. Tancredi va in porta portato da un coro “Tancredi! Tancredi!”. Sono tutte ripetizioni. In maglia granata c’è un grande calciatore, Eraldo Pecci, basta piazzarla e finisce. Basta, ma non la piazza. “Tancredi! Tancredi!” la para!! Sì due esclamativi ci stanno tutti, come il nome ripetuto: “Tancredi! Tancredi!”. L’Olimpico è uno stadio argentino, brasiliano, un vespaio, l’Olimpico è uno stadio romanista. Rocca si va abbracciare Tancredi che però sa che l’Opera non è finita. Si va a oltranza, come se noi non ci stessimo dal primo sbaglio di Giovannelli. Chi
tira il sesto? Chi tira il primo di questo nuovo ordine mondiale? Carlo Ancelotti, il “Bimbo” che Turone era andato a recuperare mentre andava negli spogliatoi convinto di aver già perso. Quello che sarà l’allenatore più vincente della storia del calcio sta per vincere il suo primo trofeo della vita segnando con un tiro forte e centrale. Ma manca Renato Zaccarelli. Manca l’ultima incornata del Toro. Un mostro sacro del tremendismo granata, un grande giocatore. Allo stadio, però, si sente solo una cosa: “Tancredi! Tancredi!” che vola alla sua sinistra e prende la palla. Parata. Coppa Italia. Parata. La Roma vince la Coppa Italia. La prima Roma di Viola, la Roma di questi primi mesi degli Anni 80, della maglietta Pouchain, di Tancredi, Rocca, Conti, Ancelotti, Di Bartolomei, Pruzzo… Nils Liedholm vince una coppa che per i romanisti ha un sapore profondissimo e persino più dolce, ma che non inebria, sprona. Si apre un varco nuovo, una strada da percorrere. Si va nell’infanzia di questo decennio con la convinzione di un adulto. Credo che la vittoria fosse destinata da questo canto. “Coppa Italia sarà”. Io credo al canto dei poeti e dei popoli. Da dopo questa partita in Curva Sud si comincerà a cantare “Tricolore sarà”. In fondo per raggiungerlo bisognava cambiare una parola, alzare un canto al cielo e aspettare le stelle cadenti il 10 agosto. Anzi, una sola. ■
I PORTIERI
Tra i pali Niente cessione per Gollini
Ora Svilar ha tre compagni di reparto
Eva Tambara eva.tambara@ilromanista.eu
“Chi fa da sé fa per tre” dice il famoso proverbio, che di certo in questa stagione non può essere accostato a Mile Svilar. Il numero 99 giallorosso è il titolare assoluto fra i pali e sarà certamente lui - a meno di clamorosi stravolgimentiad accompagnare la Roma nelle tre competizioni da disputare: Serie A, Coppa Italia e Europa League. Ma il portiere classe 1999 quest’anno vanta la presenza di ben tre compagni di reparto alle sue spalle: Pierluigi Gollini, Devis Vasquez e il giovane Radoslaw Zelezny. Passato dalla sola presenza di Mathew Ryan nella scorsa stagione (poi sostituito a gennaio da Gollini), ora Mile ha dietro di sé una curiosa abbondanza. Ripercorrendo la sessione di mercato appena conclusa dall’arrivo di Gian Piero Gasperini, il primo innesto per la porta è stato quello di Zelezny: la trattativa con il giocatore - prelevato a parametro zero dopo la conclusione della sua esperienza nella Juventus Under 20 - era chiusa già nei primi giorni di giugno, quando alla guida del calciomercato c’era ancora Florent Ghisolfi. Il cambio di direttore sportivo e la necessità di partire dalle cessioni per via dei paletti finanziari hanno ritardato l’ufficialità del portiere polacco classe 2006 portandola fino al 23 luglio, sebbene Radoslaw
fosse già presente a Trigoria dal 13 per l’inizio del raduno. Stesso mese, stessa operazione. Perché il 29 luglio è stato ufficializzato anche Devis Vasquez, sempre a parametro zero dopo che aveva consesualmente rescisso il contratto con il Milan (l’ultima stagione l’ha passata in prestito all’Empoli). Ben due portieri nella sessione estiva: il tutto pianificato sulla base dell’imminente trasferimento in prestito di Gollini alla Cremonese, di cui si parlava da giorni. La cessione a titolo temporaneo è poi saltata per ragioni legate a fattori economici tra cui l’ingaggio e il portiere ex Atalantanon in ottimi rapporti con Gasperini dopo il periodo in nerazzurro - è tornato a Trigoria. Forse in attesa di trovare una nuova destinazione? Fatto sta che il mercato è terminato e Gollini, tenuto fuori perfino dai convocati per il ritiro al St George’s Park, è rimasto nella Capitale. Out anche nella lista dei giocatori per le sfide di campionato contro Bologna e Pisa, Pierluigi è però comparso a sorpresa nella lista Uefa come unico portiere insieme all’inamovibile Svilar, anche perché rientra nel novero dei “formati in Italia” richiesti dall’Uefa. In attesa di capire se il portiere sia considerato ufficialmente un’alternativa di Mile, Gollini - il quale è anche partito titolare nell’amichevole contro il Roma City di giovedì scorso - posta sui suoi profili social le foto con la maglia della Roma, a dimostrare l’entusiasmo di una nuova stagione in giallorosso ■
Verso Roma-Torino
Ore 20.45 L’Italia deve confermarsi Raspadori dal 1’. Mancio in panchina
La prima è andata nel migliore dei modi. Neanche nelle sue più rosee aspettative Gennaro Gattuso avrebbe immaginato di esordire sulla panchina dell’Italia vincendo 5-0. Il tenore dell’avversario, l’Estonia, ha spento sul nascere ogni facile entusiasmo, ma la storia recente della nostra nazionale ci insegna che nessun risultato è scontato, in positivo e in negativo. Ecco perché servirà mantenere l’attenzione al massimo verso la partita in programma questa sera a Debrecen, Ungheria, contro Israele (calcio d’inizio alle 20.45, diretta tv su Rai 1). Perché, per quanto possa risultare banale magari, “difficile” è il termine esatto per descrivere la gara di oggi. Per la situazione in classifica, che vede l’Italia terza, a 6 punti dalla Norvegia e a 3 dagli avversari di stasera (entrambe
però hanno una partita in più); per lo stato di forma di Israele, che come ricordato da Gattuso, ha perso solo una delle ultime sette partite; infine, per tutte le notizie in merito a Israele che con il calcio hanno poco a che fare, e che rendono difficile restare concentrati sull’evento sportivo in sé. Non per Gattuso: «Il mio pensiero è lo stesso espresso in questi giorni. Mi spiace averli beccati nel nostro girone perché sono una squadra che ci può mettere in difficoltà. Il resto lo sappiamo tutti: fa male vedere quello che sta succedendo, persone e bambini che lasciano la vita, più di questo non voglio dire. Siamo qui per fare la partita e rispettare il nostro lavoro. C’è tanto rispetto e c’è tanto dolore». Il ct ha detto di Israele: «Affrontiamo una squadra diversa dalla Norvegia, che era più fisica, mentre loro sono più tecnici, possono farci male in transizione: non sarà facile».
IL CT RIBADISCE: «FA MALE VEDERE LA GUERRA
A GAZA, NOI SIAMO QUI PER GIOCARE»
Dello stesso pensiero sembra essere l’allenatore di Israele, Ran Ben Shimon: «Non possiamo permetterci rilassamenti, loro sono molto forti ma noi ci abbiamo giocato anche l’anno scorso e li conosciamo, ce la giocheremo». In merito alla formazione: «Non utilizzerò una tattica specifica per l’Italia, non so dire se giocheremo a 4 o a 5 dietro». Gattuso sembra avere le idee più chiare: si va verso la conferma del 4-3-3, con Bastoni e Calafiori a difendere Donnarumma e Di Lorenzo e Dimarco ai lati (ancora
out dunque Mancini); a centrocampo Barella e Locatelli dovrebbero affiancare Tonali. L’ex Milan ha detto: «Qualcuno ha deciso che dobbiamo giocare questa partita, anche volendo non possiamo farci niente». Su Gattuso: «Ci sta dando tranquillità». Davanti il tridente dovrebbe essere composto da Politano, Kean e Raspadori, con il ct che però non ha escluso la possibilità di vedere il centravanti della Fiorentina in coppia con Mateo Retegui: «Lavorano molto bene insieme, vediamo» ■ PL
La rete del campo di pallavolo è più dolce di quella del campo da tennis, in un 7 settembre 2025 che rimarrà nella storia dello sport italiano. La Nazionale femminile di pallavolo è campione del mondo 23 anni dopo la prima e, fino a ieri, unica volta. La giornata prosegue con la delusione dell’Italbasket, eliminata dagli Europei dalla Slovenia, le alterne vicende dei motori e finisce con Sinner che cede ad Alcaraz il titolo degli US Open e il posto di numero 1 al mondo.
Volley
Un anno dopo l’oro olimpico. 36 partite dopo la prima di una serie di successi che non ha precedenti nella storia delle nazionali italiane in ogni sport. 23 anni dopo l’unica vittoria in un Mondiale di pallavolo femminile, l’Italia si alza sul tetto del mondo. Negli ultimi due anni di questo ciclo firmato da Julio Velasco, a un certo punto le azzurre sembravano vincere fin troppo facilmente. In Thailandia l’hanno fatto dimostrando anche di saper soffrire e dopo essere state più volte sull’orlo della sconfitta. Sia nella semifinale col Brasile, sia nella finale di ieri con la Turchia, entrambe vinte al tie-break, Egonu e compagne hanno saputo soffrire e poi tirar fuori il meglio nei momenti più importanti. Al tie-break si è arrivati con due set vinti molto sofferti (2523 il primo, 26-24 il terzo) e altri due
PALLAVOLO FEMMINILE DA URLO. TENNIS, US OPEN ALLO SPAGNOLO. MOTORI, MONZA
AMARA
dominati dalla Turchia (13-25, 1925). Eppure, trascinata da Antropova e Sylla, dal 9-7 in poi le azzurre non hanno sbagliato più nulla. Alessia Orro è l’MVP della finale, miglior palleggiatrice del torneo, stoica in una partita che l’ha vista protagonista a 24 ore dal problema alla caviglia della semifinale. Nella squadra ideale del torneo, fa compagnia ad altre due azzurre: Anna Danesi nella squadra è tra le migliori centrali, Monica De Gennaro è il miglior libero. A 38 anni, la moglie del Ct della Turchia Santarelli, è al passo d’addio di una carriera azzurra leggendaria. Paola Egonu (22 punti) segna meno di Melissa Vargas (33 punti), ma è la miglior realizzatrice azzurra e torna a casa – così come le sue compagne – con l’ultimo titolo mancante in nazionale: il gruppo delle Campionesse d’Europa del 2021 e delle campionesse Olimpiche del 2024 mette in bacheca un altro trionfo.
Motori Non va altrettanto bene tra i motori. Il Gran Premio d’Italia, che lo
scorso anno aveva visto un trionfo Ferrari con la vittoria di Leclerc a Monza, si conclude con il dominio di Max Verstappen, che con la sua Red Bull precede le McLaren di Norris e Piastri. Quarto Leclerc, sesto Hamilton. «Fa male - commenta uno sconsolato Leclerc - ci manca la macchina. Speriamo arrivi presto il nostro momento». Passando alle due ruote, nel Gran Premio di Catalunya della MotoGP, festa per la famiglia Marquez e per la Ducati. Marc vince e consolida la leadership nel mondiale, Alex è secondo. Terzo Enea Bastianini su Ktm. In Moto2 vince Daniel Holgado, in Moto3 Angel Piqueras.
Basket
Nel basket l’Italia abbandona gli Europei venendo sconfitta 84-77 dalla Slovenia e soprattutto da Luka Doncic, che da solo mette a segno metà dei punti della sua squadra, 30 dei quali nel primo tempo. Dopo un ottimo girone eliminatorio, l’avventura si chiude agli ottavi di finale. Ed è proprio nella prima parte di gara che matura la sconfitta, con la
Slovenia che chiude il primo quarto avanti 11-29 e raggiunge subito dopo il massimo vantaggio (19 punti). Eppure, dopo aver riportato lo svantaggio a 10 punti a fine secondo quarto, l’Italia arriva anche a -1 (77-78) a 2’ dalla fine trascinata da Fontecchio, Niang e Gallinari, che probabilmente chiude la sua carriera in azzurro con una prova a tratti commovente. Sul più bello gli azzurri si spengono e non riescono a completare l’opera. Gianmarco Pozzecco si dimette da CT, il favorito per prendere il suo posto è Luca Banchi.
Tennis
Melbourne e Wimbledon a Sinner, Parigi e New York ad Alcaraz. A slam, i due tennisti più forti di questa epoca stanno 2-2, esattamente come lo scorso anno. Lo spagnolo vince la finale a Flushing Meadows, davanti anche a Donald Trump, col punteggio di 6-1, 3-6, 6-2, 6-4. Lo spagnolo toglie il posto di numero 1 all’italiano, che lo occupava da ben 65 settimane. Alcaraz ha servito meglio, di conseguenza ha giocato meglio e ha meritato la vittoria al termine di un torneo in cui l’unico set perso è stato proprio il secondo della finale di ieri. E proprio lì, quando c’era da dare continuità, Sinner è un po’ mancato. Ma l’Alcaraz delle ultime settimane è migliorato in maniera clamorosa. E’ più potente, serve meglio, fa meno errori. Ma la saga è appena iniziata e questo è un bene non solo per Sinner, ma per tutto il tennis. ■
25/01
29/01 21 Panathinaikos-Roma
01/02 - Udinese - Roma
04/02 - Quarti Andata*
08/02 - Roma - Cagliari
| 22/02 - Roma - Cremonese | 19/02 - Playoff Andata | 15/02 - Napoli - Roma | 11/02 - Quarti Ritorno*
| 26/02 - Playoff Ritorno
| 08/03 - Genoa - Roma | 04/03 - Semifinali Andata* | 01/03 - Roma - Juventus
| 12/03 - Ottavi Andata
| 04/04 - Inter - Roma | 22/03 - Roma - Lecce | 19/03 - Ottavi Ritorno | 15/03 - Como - Roma
| 09/04 - Quarti Andata
| 12/04 - Roma - Pisa
| 16/04 - Quarti Ritorno
| 19/04 - Roma - Atalanta
| 22/04 - Semifinali Ritorno*
| 26/04 - Bologna - Roma
| 30/04 - Semifinale Andata
| 03/05 - Roma - Fiorentina
| 07/05 - Semifinale Ritorno
| 10/05 - Parma - Roma
| 13/05 - Finale
| 20/05 - Finale | 17/05 - Roma - Lazio
| 24/05 - Verona - Roma
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