Le parole sono importanti, i fatti anche. Lo sanno bene evidentemente i Friedkin, che proprio ieri, di 7 giugno, una data storica e per troppo tempo divisiva, hanno rimesso la tradizione al centro del villaggio. Pag 2-3
COGITO ERGO SUD IL NOSTRO DNA
Tonino Cagnucci
C’
Identità e unione I Friedkin annunciano il ritorno progressivo al “vecchio” stemma, fissano nel 22 luglio la data per festeggiare la Roma, rilanciano su stadio e impegno nel club, incoronano Ranieri e Gasperini Che il futuro cominci davvero
ROMA NOSTRA
IL COMUNICATO DI FINE STAGIONE
DATA, STEMMA E FUTURO DAN RILANCIA
Dopo Gasp All’annuncio del tecnico e di Ranieri «dirigente» la «riappropriazione» del logo storico: direzione tradizione
Gabriele Fasan gabriele.fasan@ilromanista.eu
Le parole sono importanti, i fatti anche. Lo sanno bene evidentemente i Friedkin, che proprio ieri, di 7 giugno, una data storica e per troppo tempo divisiva, hanno rimesso la tradizione al centro del villaggio. Terminata la stagione e arrivata l’ufficialità di Gian Piero Gasperini come nuovo allenatore giallorosso, i proprietari della Roma Dan e Ryan Friedkin tornano a parlare con un lungo messaggio ai tifosi. «Cari tifosi della Roma, è stata una stagione definita dal carattere. Con orgoglio, resilienza e unità, la Roma ha raccolto la sfida e ha ricordato al mondo cosa rappresenti questo Club. Lottiamo insieme! A nome della famiglia Friedkin, vogliamo esprimere la nostra più profonda gratitudine
Il premio Figurina d’Oro Panini-Aiac va a Claudio Ranieri. Premiato a Trigoria, l’ormai ex tecnico della Roma si è lasciato andare in una breve intervista tra tattica, tecnica individuale, passato e presente del calcio. Italiano e non.
Qual è la qualità che non può mancare in un tecnico per diventare un allenatore capace?
«È difficile dirlo così, su due piedi. Sicuramente la lealtà coi giocatori, dire che cosa si pensa anche se è qualcosa di brutto. Va capito chi è più permaloso, se c’è da fare un rimprovero generale... Ma ho fatto sempre il rimprovero a tu per tu, faccia a faccia. Non ho mai fatto un rimprovero per dire: “È colpa tua se abbiamo perso, guarda che cosa hai combinato”. Non mi è mai piaciuto. Ho sempre cercato di migliorare il materiale e ho avuto la fortuna, soprattutto negli ultimi anni, di avere parecchi video delle azioni per mostrare le cose fatte bene e quelle fatte male. Perché credo che lo stimolo di far vedere le cose fatte bene sia più importante di quello che invece riguarda le cose fatte male. Naturalmente, poi, nelle partitelle si ritorna su quell’errore, cercando di migliorare. Esistono giocatori che capiscono dopo una volta, altri che, purtroppo, non riescono a capire. Se si può, quel tipo di giocatore si cambia; altrimenti, gli si fanno tante carezze e si cerca di andare avanti».
L’ANNUNCIO PROPRIO DI 7 GIUGNO: UNA SVOLTA STORICA PER IL TIFO: «IMPAZIENTI DEL 22 LUGLIO»
a voi, i tifosi, il cui cuore pulsante è l’anima stessa della Roma. La vostra lealtà, passione e amore per i colori giallorossi hanno reso quest’anno indimenticabile… e la sua conclusione, un motivo d’orgoglio». Dall’elogio e il senso di gratitudine verso il tifo giallorosso a qualche chiarimento sulle strategie: «Quando la Roma ha avuto bisogno di chiarezza e leadership, abbiamo preso una decisione strategica, scegliendo qualcuno che incarnasse davvero i valori di questo Club. La nomina di Claudio Ranieri non è stata solo una risposta al momento, ma ha riflesso la nostra convinzione nella stabilità, nell’identità e nel legame con la nostra storia. Siamo sinceramente grati a Claudio per aver risposto alla chiamata con tanta integrità e professionalità, e per una seconda parte di stagione di cui i tifosi della Roma, ovunque si trovassero, possono essere fieri».
FIGURINA D’ORO PANINI-AIAC
LA LUPA SUL PETTO NON È ANCORA QUELLA
DEFINITIVA, MA IL MOOD È QUELLO: TORNA “ASR”
Si passa poi, in ordine gerarchico, al nome nuovo, che da diversi mesi i tifosi desideravano conoscere: «Il percorso della Roma prosegue con la nomina di Gian Piero Gasperini come nuovo allenatore. Un tecnico di grande esperienza, personalità e visione. La sua filosofia calcistica, la profonda cultura del lavoro e la capacità di valorizzare il talento si allineano perfettamente con l’identità e le ambizioni dell’AS Roma. Crediamo che sia il Mister giusto per
RANIERI: «IO, LEALE
Lei ha attraversato cinque decadi in panchina, dagli Anni Ottanta ad oggi: come è cambiato il ruolo dell’allenatore? «È cambiato totalmente. Bisogna sempre aggiornarsi. Quando venivo esonerato, andavo sempre in giro per l’Europa a vedere come lavoravano gli allenatori, perché credo che sia importante. So che ora Coverciano porta chi fa il supercorso a vedere alcuni giorni come allenano gli altri tecnici e credo che sia importante per aprire la mente. Ho iniziato alla Vigor Lamezia e ho fatto tutti i gradini; a Cagliari hanno creduto in me, abbiamo fatto Serie C, B e A. In Spagna l’apertura mentale è totale, noi siamo un po’ schiavi della tattica, tant’è che giocatori forti vengono qui e fanno fatica a integrarsi. Lì, in Inghilterra e in Francia, la tattica è importan-
te ma non speciale come qui. Io davo dei concetti base e cercavo, in base alle qualità dei giocatori, di integrarli l’uno con l’altro».
La scuola italiana di allenatori è tra le poche universalmente riconosciute e apprezzate. Vista la sua ampia esperienza internazionale, che cosa rappresenta la nostra scuola e la differenzia dal modo di allenare degli altri Paesi? «Teniamo troppo in gabbia i giocatori. Fa bene essere aperti, ve-
LE PAROLE DOPO IL PREMIO: «IL RUOLO DELL’ALLENATORE È CAMBIATO. IN ITALIA PERÒ SI TENGONO TROPPO IN GABBIA I GIOCATORI»
questo momento e il leader giusto per ciò che verrà. Affiancato dalla preziosa consulenza di Claudio, che resterà con noi come dirigente (si torna a specificare meglio il ruolo, ndr) fidato e senior advisor della Proprietà, siamo fiduciosi che Gasperini guiderà il Club verso un futuro entusiasmante e vincente».
E passiamo dal lato dei contenuti tecnici al lato romantico e che riporta alle aspettative di larga parte dei sostenitori gialloros-
dere bene tutto, pur mantenendo quel che siamo. Senza restare col paraocchi. Certo, quando dicono che siamo ‘catenacciari’ non date retta: quando vediamo altre partite e c’è una squadra più forte, bisogna tenere i dieci sotto la linea della palla. Italiani sì, ma con una grande apertura mentale».
Lei ha iniziato a fare l’allenatore ai tempi della favola del Verona ed è arrivato al culmine della sua carriera nove anni fa, al Leicester, quando ha centrato quella che è stata riconosciuta come l’impresa più straordinaria del football moderno: ma ci potranno essere altri Osvaldo Bagnoli e altri Claudio Ranieri nel calcio business del terzo millennio? «Quando sono andato lì, il Leicester aveva appena esonerato l’allenatore ed era in ritiro. Era chiamato ‘squadra yo-yo’, una squadra che saliva e scendeva. Quando sono arrivato, il presidente mi ha chiesto la salvezza. E piano piano siamo arrivati ai quaranta punti. Ho cercato di non caricare di responsabilità i ragazzi. Passo dopo passo abbiamo creato quella simbiosi tra allenatore, squadra e pubblico meravigliosa. Mi auguro che ci siano altri Leicester. Sarà difficile? Mi auguro di no. Spero che una squadra trovi la sua stella polare e che, nello stesso anno, le altre grandi dello stesso campionato non abbiano una continuità di risultati. Me lo auguro, perché questo è il bello del calcio». ■
Claudio Ranieri, 73 anni, ex tecnico GETTY
L’ELOGIO DI GIAN PIERO: «ESPERTO E CON VISIONE, CREDIAMO SIA L’UOMO GIUSTO»
si, a partire dalla Curva Sud che da tempo chiedeva segnali che pure erano arrivati. Ora, la conferma: «Siamo anche impazienti di celebrare con tutti voi la nuova stagione il 22 luglio, una data radicata nel cuore di generazioni di romanisti. Avvicinandoci al Centenario, vogliamo riaffermare il nostro impegno nell’onorare la storia, le tradizioni e l’identità della Roma. Il rispetto che dobbiamo ai padri fondatori è pari al rispetto che dobbiamo al sentimento dei nostri tifosi. Per questo, pienamente consapevoli del valore storico e del significato del 7 giugno 1927 quale fondazione dell’AS Roma, abbiamo deciso che il 22 luglio costituirà il nostro speciale giorno di festa: una pietra miliare annuale e un anniversario per tifosi e Società, uniti nel segno dell’orgoglio e dell’affetto per lo straordinario patrimonio storico dell’AS Roma». Il 7 giugno e il 22 luglio fanno finalmente “pace”, almeno nelle intenzioni della proprietà, che allunga anche il passo. Verso l’identità: «Inoltre, siamo orgogliosi di annunciare la progressiva riap-
PENSIERI E PAROLE
«PROMESSA» STADIO E GRAZIE A SIR CLAUDIO: «RESTERÀ CON NOI, LUI È INTEGRITÀ E IDENTITÀ»
propriazione dello storico stem ma ASR, un simbolo che incarna l’anima di questo Club. Questa decisione, presa con profondo rispetto per la nostra tradizione e in risposta ai desideri più pro fondi dei nostri tifosi, è un tributo all’identità della Roma. Riflette la nostra convinzione che i simboli di un Club contino, e che onora re le nostre radici sia essenziale per costruire il nostro futuro». Il simbolo, frutto di un lavoro iniziato da parecchio tempo dall’Archivio storico della Roma, che torna alle origini, con l’acronimo ASR che già era stato riportato in vita dai Friedkin qua e là nelle passate stagioni. Il simbolo che non sarà quello “anticipato” - presente già sulle maglie del derby di Mancini - nel comunicato di ieri, ma che vive di un rebranding tutt’ora in evoluzione, ma che i tifosi hanno già ben compreso sarà quello della tradizione e della storia e affiancherà nel merchandising del cuore il lupetto di Gratton.
Infine la chiosa per rimarcare l’«impegno» della famiglia Friedkin, da molti troppo spesso vociferata in uscita, che «non è mai stato così forte. È un impegno verso l’eccellenza, l’organizzazione e un’identità chiara. Ma soprattutto, è un impegno verso il futuro di questo Club, un futuro che comprende un nuovo stadio: una casa degna dei nostri tifosi, un’eredità per le prossime generazioni, e un dono del Club a questa Città Eterna. Un nuovo Colosseo maestoso, che promettiamo di realizzare. Siamo davvero onorati di essere i custodi dell’AS Roma. Un onore che ci vincola, un impegno totale e una dedizione fedele alla salvaguardia di tutto ciò che rende questo Club e questa città i migliori al mondo». Uniti, insomma, come ha cercato di predicare e razzolare Ranieri, che ha raccolto i cocci lasciati dall’era Juric e ha riportato la squadra ai livelli che le competono, sfiorando un’altra impresa ma raggiungendo comunque l’Europa, casa Roma. «Insieme, come una squadra, continueremo a crescere, a combattere, a sognare e a vincere. Grazie di cuore. E sempre forza Roma». ■
Il logo apparso ieri nel comunicato dei Friedkin e sulle maglie della Roma nel derby di aprile 2024 che subirà un rebranding fino ad arrivare a quello definitivo. A sinistra Gasperini con Ranieri e Ghisolfi a Trigoria, il presente e il futuro della Roma, e nell’altra pagina i Friedkin allo stadio in una foto d’archivio GETTY IMAGES E MANCINI
COGITO ERGO SUD di
IL NOSTRO DNA DA SOPRA IL MONDO CI GUARDA LA LUPA
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Uomini di poche parole. Così potrebbero essere riassunti, per non spendere troppo fiato, Dan e Ryan Friedkin. Mai (o quasi) un’uscita di fronte ai microfoni, col contagocce in forma scritta. L’ultima volta, ieri mattina: quando il club ha ringraziato i tifosi e preannunciato una svolta. Quella svolta tanto attesa: «Siamo orgogliosi di annunciare la progressiva riappropriazione dello storico stemma ASR». Un passaggio degno di nota per chi, da anni, continua a sperare in un ritorno alle origini.
La prima volta Tornando indietro nel tempo, vien naturale domandarsi il giorno della prima uscita pubblica dei proprietari. Ebbene: va fatto un salto al 17 agosto 2020. Giorno del passaggio del testimone. Quasi 5 anni fa. «Siamo entusiasti di unirci alla famiglia dell’AS Roma e – citando quanto scritto di recente da un fan - di “rilevare il nostro club iconico e renderlo uno dei principali nomi nell’universo calcistico”». Un onore ribadito qualche settimana dopo, il 3 settembre, nella prima intervista (testuale): «Abbiamo una responsabilità enorme (parola
Dan Friedkin, presidente dal 2020 GETTY IMAGES
di Dan, ndr). Questa è prima di tutto una passione per la città, per la squadra, per la gente che la circonda e per il calcio».
Dalla Superlega a... Juric Dopodiché, le ulteriori prese di posizione si contano sulle dita di una
POCHISSIME COMUNICAZIONI
DIRETTE DAL 17 AGOSTO
DEL 2020. IN MEZZO, MOU E LA SUPERLEGA INSIEME AL RINNOVO DI DE ROSSI
mano. Tornano a “parlare” nell’aprile del 2021 per smentire la partecipazione in Superlega e lo fanno nuovamente il 4 maggio. In due occasioni distinte. Prima per salutare Fonseca, partente a fine stagione; poi, alle 15.09, il grande annuncio: «Siamo lieti ed emozionati di dare il benvenuto a Mourinho nella famiglia dell’AS Roma». Firmato, Dan e Ryan. Scena al contrario nella fredda mattinata del 16 gennaio 2024 («Ringraziamo José a nome di tutti noi all’AS Roma per la passione e per l’impegno profusi sin dal suo arrivo in giallorosso», nel giorno dell’esonero). Nello stesso giorno, il messaggio di benvenuto a De Rossi. Fino all’annuncio dell’accordo per il rinnovo e quella lunga nota post cacciata di DDR e arrivo di Juric: «Nutriamo un profondo rispetto per Daniele. Separarsi da lui è stata una decisione difficilissima, ma l’abbiamo presa con la convinzione che sia la strada giusta per puntare ai trofei in questa stagione». Il croato durerà pochissimo. Appena 53 giorni e un altro strappo con i tifosi. Che adesso sembra essersi ricucito. Almeno parzialmente. ■ SC
l’unione da cui nasce – appunto - l’Associazione Sportiva Roma. Sopra tutti gli intrecci e i destini del mondo c’è la Lupa simbolo di Roma che allatta i gemelli, Romolo e Remo: l’assassino e la vittima, il pio e l’empio, il buono e il cattivo, il bene e il male. È un Tao sporco di latte e sangue lo stemma della Roma. La Lupa, Roma, sta sopra il mondo e quelle tre lettere rappresentano tutto ciò che c’è dentro: le tre squadre da cui è nata, l’Alba che è l’anima popolare, il Roman quella aristocratica, la Fortitudo quella cattolica. S’intrecciano formando il tessuto della città: Roma madre di tutto, slabbrata, santa e puttana, città aperta, piena di grazia e disgrazia. La Roma è unione di ciò che era diviso ma che anelava all’uno: identificarsi nel sentimento che è l’amore per Roma. Per questo la Roma ha vinto ogni volta che è stata unita (pensate all’83 alla sensazione che avevamo di essere Noi, o al 2001 con la necessità di vendicare lo scudetto di quelli). Nel comunicato che annuncia il ritorno della Lupa con l’ASR per il Centenario (poi vedremo come sarà il rebranding – scusate la parolaccia – definitivo) c’è anche un’altra spinta all’unità: la nascita della Roma si festeggerà il 22 di luglio. Si è andato incontro al sentimento popolare, senza però disconoscere lo spirito dei padri che il 7 giugno del 1927 la fondarono. Nemmeno Gesù è nato il 25 dicembre. Il Natale è dove c’è l’amore per Roma. Sarà pure una paraculata per i romanisti 1.0 come ho letto su X (io se possibile sono più indietro, un -1.0), chissenefrega. Uno stemma, una data, una città, una squadra. Quello che manca forse è un’autocritica per tutto quello che si è sbagliato da Budapest a Ranieri: cioè tutto. Ma per quelli che urlano “Vojo i campioni, ce mettessero pure una mucca sulla maja”, io rispondo che la mucca la tifate voi, io tifo la Lupa e che pure io voglio vincere, ma per farlo servono proprio unità e identità. Basta pure quelli che detestano Friedkin perché pallottiani, basta ai friedkiani perché detestano Pallotta, W chi nella critica ci ha messo sempre in testa e nel cuore la Roma, W i romanisti che si esaltano nella lotta. W chi ha lottato per questo e contro le barriere, viva chi non si è accontentato della toppa (lo stemma sulle mascherine e su terze o quarte maglie), chi ha preteso rispetto dopo l’assenza al funerale di Losi, chi ha lavorato con sofferenza e amore da dentro per un lavoro che è iniziato da tempo (ben prima dell’arrivo di Claudio Ranieri). Ce la facciamo a non dividerci?
Anche contro il mondo, tanto sopra c’è la Lupa “che i gemelli nutre, e si chiama Roma la sovrana del mondo”: lo ha scritto Johann Wolfgang von Goethe nelle ”Elegie romane” nel 1788 e la Curva Sud, il 15 aprile 2018 in un Lazio-Roma. C’è la Lupa sopra tre lettere: ASR. Quando le unisci diventa poesia. ■
ALLA SCOPERTA DI GASP/4
UN BIENNIO DIFFICILE
Tra Milano e Palermo Chiamato ad allenare un’Inter a fine ciclo e demotivata, il tecnico viene
esonerato dopo 5 gare. Poi la Sicilia, ma anche lì l’avventura è tormentata e dura assai poco
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
Potrebbe sembrare un paradosso che sia l’Inter la prima, vera grande chance nella carriera da allenatore di Gian Piero Gasperini: lui, piemontese cresciuto nella Juventus prima da calciatore e poi da tecnico, viene chiamato alla guida dei nerazzurri nell’estate del 2011. Ad Appiano Gentile non tira però aria piacevole: la squadra è reduce da un secondo posto e dalle vittorie di Mondiale per Club e Coppa Italia, ma già nella stagione precedente ha visto un avvicendamento in panchina, con Rafa Benitez sostituito da Leonardo. È l’Inter post-Mou, quella con la pancia ancora piena dal triplete, demotivata e ormai a fine ciclo: Materazzi dà l’addio al calcio, Samuel, Zanetti e Stankovic non sono più giovanissimi, Sneijder e Maicon non viaggiano ai soliti ritmi e il ricambio generazionale non va come previsto.
Eppure Gasperini, a 53 anni, sente di essere pronto al grande salto e crede fortemente di poter (ri)costruire un’Inter competitiva per il vertice: a Moratti chiede innanzitutto di trattenere Eto’o, di prendere un attaccante (Palacio), un difensore e un centrocampista. Risultato? Eto’o viene sedotto dall’offerta faraonica dell’Anzhi, Palacio non arriva, Pandev va in prestito al Napoli e alla Pinetina
approdano l’esterno destro brasiliano Jonathan, gli argentini Zarate e Ricardo Alvarez, l’uruguagio Forlan e il giovane attaccante olandese Castaignos. Non esattamente il mercato dei sogni, insomma. Già in estate, insomma, si percepisce qualche scricchiolio. «Il problema vero - dirà Gasperini anni dopo - è che non ci siamo trovati con la società, né sulle idee di gioco, né sulla valutazione di alcuni singoli». Il tecnico sogna Arturo Vidal, chiede un giovane Radja Nainggolan e alla fine ottiene Andrea Poli, in
prestito dalla Samp. Le premesse sono già calde, ma la miccia si accende il 6 agosto, quando a Pechino l’Inter di Gasp perde il derby valevole per la Supercoppa italiana (2-1 in rimonta del Milan). Pure l’esordio in campionato è da incubo: sconfitta per 4-3 al Barbera contro il Palermo. Aver ritrovato i suoi “pupilli” Thiago Motta e Milito non basta: la squadra mal digerisce la difesa a tre, i nuovi faticano a inserirsi e i senatori sembrano avere le batterie a terra dopo il triplete del 2010. Il 17 settembre, alla secon-
da giornata, arriva l’unico punto per Gasp: lo 0-0 a San Siro con la Roma è la sola partita in cui i nerazzurri fanno risultato. Il ko casalingo con il Trabzonspor (0-1) in Champions e quello col neopromosso Novara (1-3) portano Moratti alla decisione drastica: l’allenatore piemontese è esonerato, 78 giorni dopo la sua presentazione alla stampa. Fiorello, nella sua imitazione, dipinge Gasperini come uno sprovveduto che si fa le canne; Gian Piero, che aveva sempre stimato il comico, non la prende benissimo. Per dodici mesi resta fermo, quindi a settembre del 2012 arriva la chiamata di Zamparini, che lo ingaggia per sostituire Giuseppe Sannino, esonerato dopo tre giornate. Gasp trova un mix tra calciatori esperti (Miccoli, Donati e Migliaccio) e giovani di belle speranze: di questo secondo gruppo fanno parte il talentuoso 19enne argentino Paulo Dybala, appena prelevato dall’Instituto per la bellezza di 12 milioni di euro, e lo sloveno Josip Ilicic, che in futuro l’allenatore vorrà con sé anche a Bergamo. Al di là di un pari col Milan e della vittoria per 3-1 nel derby contro il Catania, i risultati sono deludenti: la squadra fatica a lasciarsi alle spalle la zona calda della classifica ed è una sconfitta proprio con l’Atalanta, il 3 febbraio 2013, a costare cara a Gian Piero. Zamparini lo esonera e chiama Malesani, che ottiene tre pari e viene a sua volta cacciato: torna Gasp, che pareg-
gia con il Toro e perde in casa con il Siena, quindi rescinde consensualmente il contratto che lo lega ai rosanero. Dopo quest’esperienza turbolenta, qualcuno pensa che il tecnico di Grugliasco sia uno solamente uno dei tanti, destinato a girare le provincie italiane lottando per la salvezza. Ma ecco che, nell’autunno 2013, arriva la chiamata del vecchio amore, il Genoa, e Gasp risponde presente. ■ 4/continua
Puntate precedenti: 1° giugno, 4 giugno, 6 giugno
I giorni trascorsi da tecnico dell’Inter per Gasperini
Presentato alla stampa il 5 luglio 2011, il 21 settembre il tecnico piemontese viene esonerato, all’indomani del ko per 3-1 contro il Novara: in tutto 5 gare ufficiali, con 4 sconfitte e un pareggio (contro la Roma a San Siro il 17 settembre). Assieme a Corrado Verdelli (2003-04, tecnico ad interim per una giornata) e Ferenc Molnar (1942, ai tempi dell’Ambrosiana-Inter) è l’unico tecnico a non aver vinto neppure una gara ufficiale in nerazzurro.
Gian Piero Gasperini durante la sua breve esperienza sulla panchina dell’Inter. In basso, il tecnico assieme a Paulo Dybala: i due hanno lavorato insieme a Palermo nel 2012-13 GETTY IMAGES
MERCATO
Giugno intenso, tra affari in sospeso e obiettivi. Cercasi centrale difensivo
In entrata piacciono Lucumi del Bologna e Bijol dell’Udinese
Il mese dell’arrivo di Gasperini, di diverse situazioni da chiariree dei primi rinforzi da trovare. Il tutto a un mese o poco più dall’inizio della preparazione estiva per la nuova stagione. Giugno è appena cominciato, il primo giorno e le prime riunioni tra Ghisolfi e Ranieri del nuovo allenatore sono servite a fare luce sullo status quo e sulle direzioni da intraprendere oltre che maga-
EX ALLIEVI
ri mettere qualche punto sulle situazioni “pregresse” da definire. Non solo Mile
Anche prima di Gasp, per esempio, il club stava lavorando sul rinnovo di Mile Svilar con l’obiettivo di allungarli il contratto e “blindarlo” in vista delle pretendenti che si sarebbe potute palesare dopo la grande stagione del portiere romanista. Più volte è stata ribadita anche pubblicamente la voglia delle parti di venirsi incontro, manca ancora l’accordo che allontani le eventuali sirene di mercato. In corso di valutazione anche l’affare Gourna-Douath: lui vorrebbe re-
stare in giallorosso e lo ha dichiarato anche pubblicamente dopo il pareggio con la Juve di fine stagione, la Roma per tenerlo dovrà cercare di far abbassare la cifra richiesta dal Salisburgo, visto che non sono stati raggiunti i termini per il riscatto obbligatorio. Torneranno a Roma dai rispettivi prestiti anche Kumbulla, Hermoso e Abraham, giocatori che il tecnico romanista dovrà valutare e decidere se contarci o meno. In tutto questo, perché l’era Gasperini inizi anche sul campo nel modo migliore, sarebbe importante avere la rosa il più “pronta” possibile a livello di caratteristiche rispetto alle
esingenze dell’allenatore. Quel 5 giugno passato a Trigoria è servito anche per sentire più nel dettaglio il punto di vista di Gasp: si cerca un giocatore di livello e potenzialmente titolare per ogni reparto. Tra gli obiettivi della ricerca, anche prima dell’arrivo del tecnico, c’è la necessità di un nuovo centrale di difesa e Ghisolfi ha messo gli occhi su Lucumi del Bologna e Bijol dell’Udinese (su di lui anche il Milan). Uno di diversi “ruoli” da sistemare, come le questioni “pendenti”, facendo il più possibile entro un mese: sarà un giugno molto intenso e importante per la Roma. ■ LF
GASP, CHI SI RIVEDE!
Quanti incroci Dopo l’ufficialità il tecnico è pronto a conoscere la sua squadra, tra nuovi volti e vecchie conoscenze: riecco Dybala, dopo più di dieci anni dall’ultima volta, e il blocco atalantino
Pietro Laporta pietro.laporta@ilromanista.eu
«Gasp! Chi si rivede!». Chi lo sa se sarà questo il pensiero di Gian Piero Gasperini nel momento in cui conoscerà la sua nuova squadra. Arrivata finalmente la firma sul contratto, l’allenatore giallorosso inizierà a lavorare per costruire la Roma che sarà. Una Roma che tra gli obiettivi avrà sicuramente la valorizzazione dei giocatori: Gasperini in questo è maestro, e dalle parti di Trigoria lo sanno bene.
Sono tanti infatti i giocatori arrivati nella Capitale dopo essere passati per le mani del tecnico piemontese. Una fucina ambulante di talenti, che sarebbe sbagliato considerare solo per quanto fatto a Bergamo.
Chiedere a Paulo Dybala, stella della Roma, che ritroverà Gasperini da uomo, leader tecnico della propria squadra e del campionato, dopo averlo incontrato per la prima volta da bambino, da “Picciriddu”. Così lo chiamavano a Palermo, dove Paulo arrivò neanche diciannovenne, nell’estate del 2012, prelevato dall’Argentina per ben 12 milioni di euro (cifra record allora nella storia del club). Quell’anno, terminato con la retrocessione in Serie B, la formazione rosanero cambiò per ben cinque volte guida tecnica: nel vortice di allenatori messo in moto dal presidente Zamparini rientrò anche Gasp, che subentrò a Giuseppe Sannino a fine settembre, salvo poi essere esonerato a febbraio e venire richiamato dopo tre partite per sostituire Malesani. La rescissione arrivata l’11 marzo mise fine all’avventura in Sicilia di Gasperini, un’avventura durata 23 partite, 19 delle quali con Paulo Dybala in campo: con lui, Paulo segnò tutti e tre i gol del suo primo campionato di Serie A, una doppietta contro la Sampdoria e un gol - guarda un po’ - contro la Lazio. La volontà del giocatore, ribadita dopo Torino, è quella di restare alla Roma, rima-
ne dunque da vedere come Gasperini collocherà la Joya nel proprio scacchiere.
LAVORÒ CON PAULO
NEL SUO
PRIMO ANNO IN ITALIA, A BERGAMO
INSIEME A CRISTANTE E MANCINI
Sicuro del suo posto, lì a difendere la difesa, è Gianluca Mancini: pronto ad iniziare la sua settima stagione con la maglia della Roma, fu Gasperini a farlo debuttare in Serie A, ad appena 21 anni, nel settembre 2017: per il centrale di Pontedera 13 partite in quell’anno, poi l’esplosione nella stagione 2018-19: 30 partite in Serie A, 2 in Coppa Italia, 3 nei playoff di Europa League; e ancora, ben sei gol (di cui uno nello storico 4-1 rifilato all’Inter) e tanta grinta, che gli valsero l’investimento della Roma, da oltre 20 milioni di euro. Oggi Mancio è pronto a ritrovare Gasperini, ma questa volta in prima fila, da capitano in pectore, e non c’è dubbio che anche su di lui verrà costruita la nuova Roma.
Se si parla delle creature di Gasp poi non si può non menzio-
nare Bryan Cristante. Arrivato alla Roma nell’estate del 2018, subito dopo la semifinale di Champions, Bryan sbarcava nella Capitale come uno dei centrocampisti più prolifici della Serie A. Merito del ruolo affidatogli dal tecnico di Torino, sulla trequarti accanto al Papu Gomez. I risultati furono incredibili, 3 gol nella seconda metà della stagione 2016/17 (i primi sei mesi li aveva trascorsi a Pescara), ben 12 (9 in campionato, 3 in Europa League) nell’annata successiva. Un bottino totale di 15 gol in un anno e mezzo, solo quattro in meno rispetto a quelli messi realizzati in questi sette anni alla Roma. Va ovviamente ricordato che in questi anni in giallorosso Bryan si è trovato a ricoprire ruoli ben diversi da quello occupato a Bergamo, a volte anche in mezzo alla difesa, ma in virtù dei dati qui sopra c’è grande curiosità per vedere se la cura Gasp farà ancora
effetto sul giocatore. Infine menzione d’onore per Pierluigi Gollini, ancora in attesa del suo debutto con la Roma, tra i più utilizzati da Gasperini nel suo ciclo a Bergamo. Ben quattro stagioni in nerazzurro, dal 2017 al 2021: le prime due da vice Sportiello, le successive a difendere i pali della Dea, in Serie A e in Champions League. Passerà poi in prestito al Tottenham, prima tappa di un pellegrinaggio che, tra Firenze, Napoli e Genova, lo ha portato quindi a ricoprire il ruolo di vice Svilar a Roma da gennaio, senza mai però scendere in campo. Tra vecchie e nuove conoscenze, tra giocatori lanciati e altri sfiorati (Abraham, pronto a rientrare a Roma dopo il prestito al Milan, venne soffiato proprio all’Atalanta nel 2021), dopo che l’ufficialità tanto attesa è finalmente arrivata, Gian Piero Gasperini è pronto a conoscere la sua Roma. ■
Il centrale difensivo dell’Udinese Jaka Bijol, 26 anni GETTY IMAGES
Gianluca Mancini e Gian Piero Gasperini, vice capitano e allenatore della Roma, ai tempi dell’Atalanta GETTY
Domenica
SPALLETTI RISCHIA ORA LA MOLDAVIA
Ultimo test Martedì un faccia a faccia tra il Ct e Gravina
Martina Stella martina.stella@ilromanista.eu
Donnarumma parla di sconfitta inaccettabile, il Ct pensa alla Moldavia e a programmare un incontro con Gravina dall’epilogo incerto. Italia totalmente nel caos, Norvegia prima e ora c’è la Moldavia. Non sono il Brasile di Ronaldo il Fenomeno o l’Argentina campione del mondo, però per gli azzurri di oggi bastano e avanzano avversari di questo tipo per mandarci in crisi. C’è grande delusione e non potrebbe essere altrimenti.
Delusione trapelata sia allo stadio, sotto la pioggia di Oslo, che sui social con Luciano Spalletti finito inevitabilmente sotto i riflettori della critica. Dopo un Europeo disastroso e la partita di venerdì, c’è chi ne chiede la te-
PANCHINE SERIE A
sta, Spalletti tiene botta e non si cura, per il momento, delle critiche: «bisogna andare avanti con questo gruppo» le parole del tecnico a fine partita. «Polemiche? Poche. Se mi sento solo? No, ma anche se lo fossi sono il responsabile di questa cosa qui, non c’è nessuna compassione da fare a nessuno. Quello che mi dà più fastidio è quando qualcuno dice che vuole venire in mio soccorso perché da solo non ce la faccio, questo mi manda in bestia». Per il momento il selezionatore toscano fa muro, ma ancora non si sa per quanto. Spalletti infatti, ha preannunciato un incontro con Gravina. Dalle parole dell’ex allenatore del Napoli traspare la voglia di non mollare e portare avanti la missione. Ma tra tifosi e illustri opinionisti, c’è anche chi caldeggia l’opzione Mancini anche se non scalda i cuori e Stefano Pioli. Intanto c’è il rischio che
il nostro girone di qualificazione al Mondiale sia finito prima di cominciare con l’ennesimo supplizio dei playoff, ammesso che si acciuffi il secondo posto. La Nazionale di Oslo è stata imbarazzante ed è lecito dubitare di tutto, aspettarsi il peggio del peggio. Questi sono i giocatori a disposizione di Spalletti, il tecnico comunque è stato travolto anche da una grandinata di infortuni. Ma il fallimento non può riguardare solo il tecnico (e i giocatori), si arriva al vertice, al presidente federale Gabriele Gravina, per il quale vale lo stesso discorso fatto su Spalletti. Gravina non può vivere di rendita dell’Europeo vinto nel 2021, con due successi ai rigori tra semifinali e finale, e lo ricordiamo perché le vittorie dal dischetto, legittime, non definiscono con certezza una superiorità, premiano un’abilità: la bravura di Donnarumma. ■
Il Parma cerca il post-Chivu: in lista De Rossi
Eva Tambara
eva.tambara@ilromanista.eu
Due settimane dopo il termine della stagione 2025/2026, il mosaico delle panchine di Serie A è ancora ben lontano dall’essere completato. La Roma è uscita fuori dal rebus allenatore grazie all’ufficialità arrivata due giorni fa di Gian Piero Gasperini, altri club invece, non hanno ancora una guida.
Uno di questi è il Parma, che si accinge a giocare la seconda stagione consecutiva nel massimo campionato, ma sicuramente non la disputerà con Chivu. Il tecnico - arrivato a febbraio per
sostituire Pecchia - è ora il profilo scelto dall’Inter per guidare la squadra, separatasi da Inzaghi pochi giorni fa. Il nuovo tecnico ha già firmato il contratto con i nerazzurri:
manca solo l’ufficialità, che arriverà dopo la risoluzione con il Parma, prevista per domani. Nell’attesa i crociati iniziano a pensare a un nuovo nome, ma senza fretta, come ha ammesso il CEO Cherubini: «La nostra proprietà condivide il nostro operato e non vogliamo fare scelte veloci. Ci concentreremo sull’allenatore ma con calma».
Sempre l’amministratore delegato dei crociati ha affermato che uno dei candidati in lista, insieme a Gilardino e Vanoli - che da poco ha lasciato il Torino - è proprio Daniele De Rossi. L’ex tecnico giallorosso potrebbe dunque ripartire da qui. ■
Luciano Spalletti, attuale Ct della Nazionale, dopo la brutta sconfitta per 3-0 contro la Norvegia GETTY IMAGES
Daniele De Rossi, tecnico, 41 anni GETTY IMAGES
Nella foto il Direttore Generale della Lvpa Frascati Andrea Borsa mentre premia i ragazzi partecipanti al torneo intitolato alla memoria di Luigi Borsa, pioniere del calcio giovanile nella Regione. Alla manifestazione organizzata dalla Lvpa Frascati, affiliata l’As Roma, hanno presenziato, oltre ai locali, anche Frosinone, Sambenedettese e Setteville.
Stephan El Shaarawy condivide sul suo profilo Instagram un ricordo di Gianfranco Butinar a Trigoria con la squadra, dopo la notizia della sua scomparsa. Ieri il funerale del comico romano 51enne presso la chiesa Regina Pacis, a Ostia: presenti Lorenzo Pellegrini e Gianluca Mancini e l’ex giallorosso Sebino Nela