

Non solo Svilar Oltre alle schermaglie di mercato intorno al miglior portiere della Serie A, dopo il disastro della Nazionale la Figc chiede a Friedkin di poter trattare Ranieri per la successione del ct. Oggi si


Non solo Svilar Oltre alle schermaglie di mercato intorno al miglior portiere della Serie A, dopo il disastro della Nazionale la Figc chiede a Friedkin di poter trattare Ranieri per la successione del ct. Oggi si
NIENTE SCHERZI
Caos Nazionale Lucio annuncia: «Lascio dopo la Moldavia»
Ranieri, tra i papabili, deve onorare l’impegno con la Roma
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
Luciano Spalletti non sarà più il Commissario tecnico dell’Italia: il 66enne toscano siederà oggi sulla panchina azzurra per l’ultima volta, dopodiché lascerà l’incarico. Così ha deciso la Federazione: una notizia che era nell’aria dopo il pesante ko con la Norvegia, ma che è stata ufficializzata ieri dallo stesso Spalletti in occasione della conferenza pre-partita: «Gravina mi ha comunicato - le parole dell’ex tecnico di Roma e Napoli - che sarò sollevato dall’incarico. Io avrei preferito rimanere al mio posto e continuare il mio lavoro, ma si tratta di esonero e ne prendo atto. Visto che io questo ruolo l’ho sempre considerato come un servizio alla patria, è mia intenzione agevolare il futuro della
ESONERATO DA GRAVINA, IO SAREI RIMASTO. MA SONO MOLTO
DELUSO DA ME STESSO
Luciano Spalletti
Nazionale, per cui farò la risoluzione del contratto. Fino a domani sera (oggi, ndr) sarò in panchina». Prima di lasciare la sala stampa visibilmente commosso, Spalletti aggiunge: «Visto che i risultati sotto la mia gestione sono questi, io devo assumermi le mie responsabilità, perché dalla Federazione ho ricevuto tutta la disponibilità possibile per le scelte che volevo fare. Mi ha fatto male non aver tirato fuori il meglio da tutti, di conseguenza sono dispiaciuto e deluso da me stesso, anche perché ho creato dei problemi al movimento con quelli che sono stati i miei risultati».
Dopo le parole di Spalletti, si è letteralmente infiammato il toto-Ct (che già nelle ore precedenti aveva tenuto banco): tra i papabili sostituti è comparso anche il nome di Claudio Ranieri, un profilo che piace indubbiamente a molti, ma che attualmente è sot-
FARÒ LA RISOLUZIONE DEL MIO CONTRATTO, PERCHÉ VOGLIO AGEVOLARE IL FUTURO
Luciano Spalletti
to contratto con la Roma. Un particolare mica da niente, visto il ruolo centrale che gli è stato affidato dai Friedkin (ribadito anche nel comunicato di sabato mattina) per la ricostruzione tecnico-societaria. Al netto della firma che lega Sir Claudio al giallorosso, c’è anche la volontà (espressa a più riprese) di dire basta con il mestiere di allenatore e il lavoro svolto in prima persona per portare a Trigoria Gian Piero Gasperini. Il suo nome è senza alcun dubbio una suggestione mediatica, vista anche la credibilità e la
stima di cui gode, oltre agli ottimi risultati ottenuti alla guida della Roma; staremo a vedere se, in tal senso, i passi informalmente compiuti da Gravina troveranno concretezza. Al momento risulta che il sondaggio sia stato fatto direttamente con Dan Friedkin e non risultano ancora aperture da parte del presidente. Al netto delle ipotesi e delle suggestioni, comunque, l’ipotesi appare difficilmente percorribile, visto il ruolo cruciale assunto da Sor Claudio all’interno della Roma. Ruolo conclamato anche nell’ul-
timo comunicato dei Friedkin.
Gli altri scenari
L’ipotesi più concreta per il post-Spalletti risponde così al nome di Stefano Pioli, che attualmente siede sulla panchina degli arabi dell’Al-Nassr. Il 60enne di Parma sembra essere il favorito, ma anche in questo caso parliamo di un allenatore non libero. A differenza di Ranieri, però, l’idea che Pioli possa lasciare l’Arabia è circolata ad ogni livello. Non sembra credibile l’ipotesi Roberto Mancini, visti i pessimi rappor-
LO SCONTRO
IL 73ENNE TESTACCINO È LEGATO A TRIGORIA DA UN CONTRATTO E DALLA VOGLIA DI RILANCIO
ti con Gravina dopo il burrascoso divorzio di due anni fa, anche se l’ex ct a Rimini venerdì scorso ha espresso il suo pentimento: «Ho sbagliato a lasciare». Restano sullo sfondo anche tre protagonisti del Mondiale 2006: uno è Daniele De Rossi, esonerato dalla Roma lo scorso settembre, Fabio Cannavaro e Rino Gattuso. Nei prossimi giorni se ne saprà di più: l’importante è che le strade di Ranieri e della Roma non si separino. Men che meno in questo momento, in cui si è appena cominciato a progettare il futuro.
LA PISTA PIÙ CALDA PER L’ITALIA PORTA A PIOLI, SULLO SFONDO DDR, CANNAVARO E GATTUSO
Gravina non risponde a Lotito: «Troppo basso il livello, il suo rancore è
«Non mi va di rispondere a Lotito. Non posso rispondergli, lui più volte tende a portare i discorsi a livelli molto bassi e lì è imbattibile. Non accetto la sfida su questo terreno. Non si può affrontare un tema così delicato con il rancore che ha sempre distinto la sua attività nei miei confronti. L’etimologia di rancore porta al rancido: è qualcosa che non mi appartiene. Lascio a lui quelle espressioni». Una replica secca, arrivata durante il suo intervento al Festival della Serie A di Parma, da parte del presidente federale Gabriele Gravina dopo le accuse del presidente della Lazio Claudio Lotito. Replica repentina, per altro, visto che proprio il giorno prima, Lotito aveva chiesto le dimissioni di Gravina dopo la sconfitta dell’Italia contro la Norvegia nelle qualificazioni al Mondiale 2026. Ennesimo capitolo dello scontro istituzionale nel mondo del calcio italiano, tra il governo della Figc e alcune figure di spicco della Serie A. «Serve una rivoluzione, non attacchi strumentali - ha aggiunto Gravina -. Gli attacchi di
certi soggetti, come questo personaggio, sono l’emblema di un immobilismo che abbiamo ereditato, ma che dobbiamo rivoluzionare. Sono strumentali e inutili». Gravina, che ha parlato prima dell’annuncio dell’addio del ct Spalletti, si è poi soffermato
IL PRESIDENTE FEDERALE
DURISSIMO COL PATRON
LAZIALE: «È L’EMBLEMA
DELL’IMMOBILISMO CHE DOBBIAMO ABBANDONARE»
Qui accanto: sopra, Luciano Spalletti, che stasera siederà per l’ultima volta sulla panchina della Nazionale; sotto, il presidente della FIGC Gabriele Gravina. Nell’altra pagina, Claudio Ranieri parla ai romanisti in occasione della sua ultima partita all’Olimpico, il 18 maggio scorso GETTY IMAGES
sulla crisi della Nazionale e sul suo ruolo di numero uno della
Federazione: «Non mollo, vado avanti, ne sono convinto io e il 99% dei delegati che mi hanno dato fiducia. Non vedo alternative possibili. Non voglio nemmeno pensare a un’Italia senza Mondiale».
Poi una problematica più volte affrontata a tutti livelli ma sulla quale il calcio sembra essere sordo: «Il nostro campionato ci ha consegnato giocatori stremati - ha detto Gravina -. Molti giocatori sono arrivati pochi giorni prima della partenza, non si può preparare una partita contro una corazzata in così poco tempo. È evidente che se perdi giocatori per infortunio su cui avevi lavorato in avvicinamento alla qualificazione al Mondiale, se la partita non è stata sentita come avremmo dovuto è un problema. C’è grande sofferenza e affrontiamo il tema con onestà intellettuale. Ho sentito commenti così negativi di persone che già celebravano il nostro funerale. È stata la prima di 8 partite». ■ GF
uccede che quel gentiluomo (e grandissimo allenatore) di Spalletti finisca preso in mezzo nella terribile tenaglia del disimpegno culturale del nostro movimento calcistico (che pure aveva provato a svoltare qualche tempo fa, prendendo la strada giusta del modello tecnico spagnolo, prima di lasciar spazio alla restaurazione dei nostalgici del bel tempo che fu, gli irriducibili della difesa a oltranza, del vecchio catenaccio, quelli che si permettono di sbeffeggiare il calcio oltranzista del Barcellona, ma poi se la prendono con Inzaghi se perde in quel modo, senza capire che una cosa DEVE escludere l’altra) e venga esonerato alla faccia del progetto, e pure a scoppio ritardato (sabato la decisione, stanotte arriverà l’effetto, con l’allegato dell’imbarazzante conferenza stampa di ieri, terminata con il ct dimissionato che non regge l’emozione, si alza e se ne va). E in Figc, il tempio delle regole condivise, la casa della Procura che non a caso si chiama Federale, con i giudici pronti a stangare chiunque sbagli qualcosa nell’interpretazione delle regole, qualcuno, nello specifico il presidente Gravina, si faccia solleticare dall’idea di affidare l’incarico ad un tesserato di un altro club, nello specifico Claudio Ranieri, contravvenendo ad una precisa regola da tutti conosciuta e temuta. Formalmente, Gravina si è rivolto direttamente al club, nello specifico a Dan Friedkin, proprio per non incorrere nei fulmini degli inflessibili giudici federali. Guarda caso, però, alla Figc risulta che a Ranieri il corteggiamento non dispiaccia affatto. E se fosse così, proprio come l’ultimo dei club poco sensibili alle regole, quando mandano in avanscoperta famigerati intermediari non meglio identificati, qualcuno a nome della Figc si è già mosso con Ranieri. Oggi conosceremo l’esito del sondaggio e capiremo che cosa c’è di vero in questa farsesca rivisitazione delle regole proposta dalla Federcalcio che addirittura non storcerebbe la bocca neanche di fronte all’ipotesi del doppio incarico. Immaginate la scena, la prima che ci viene in mente, del ct Ranieri che non convoca Gianluca Mancini preferendogli, come Spalletti, Coppola, Gatti, Acerbi, Aldair e Collovati e poi lo abbraccia a Trigoria chiedendogli massimo impegno con Gasperini. O, al contrario, lo convoca facendolo passare per raccomandato, dopo la bocciatura Spalletti. Non scherziamo, su. Se davvero l’ipotesi del doppio incarico è venuta a qualche fantasioso dirigente federale, rimettetelo a giocare a Football Manager, lì sì che potrà sbizzarrirsi con la fantasia. Invece di perdere tempo con Gravina, Ranieri in questi giorni dovrebbe occuparsi pure di Svilar, un altro che vorrebbero scippare alla Roma. A club e giocatore chiediamo un passo indietro, e poi uno in avanti. Il giochino di lasciare alla parte avversa la responsabilità di un divorzio non diverte ormai più nessuno. Fate i seri, diteci le cose come stanno. A Roma Ranieri ci ha insegnato che ai tifosi bisogna dire la verità. Bisogna solo capire se era il Ranieri allenatore, il dirigente o il ct della Nazionale. ■
Hummels La chiamata di De Rossi, l’incubo Juric e la gestione Ranieri: l’unica stagione in giallorosso del tedesco è l’ultima della sua carriera, tra alti e bassi, in campo e sui social
Pietro Laporta pietro.laporta@ilromanista.eu
Tra palco e realtà, tra un tackle in campo e un post per le vie di Roma, si è chiusa la stagione, o meglio l’esperienza, di Mats Hummels alla Roma. Sicuramente breve, probabilmente divisiva, con diversi episodi, tra alti e bassi, che hanno segnato l’annata giallorossa. Dopo un solo anno nella Capitale, il tedesco ha deciso di mettere fine ad una carriera da protagonista dei palcoscenici calcistici più importanti d’Europa. Con questo bagaglio d’esperienza e un palmarès da sedici titoli conquistati, Mats aveva scelto Roma per l’unica tappa della sua carriera al di fuori della tratta Monaco-Dortmund. Con il Borussia nell’ultima stagione il difensore aveva sfiorato la Champions League, dimostrando di poter competere ancora ai massimi livelli. Quindi, una lunga estate di riflessioni, il corteggiamento del Bologna e la firma con i giallorossi, arrivata a mercato concluso, il 4 settembre. Acquistato insieme a Hermoso per completare il pacchetto di centrali della difesa a quattro di De Rossi - «La sua chiamata fu fondamentale» dirà Hummels di DDR - il rapporto lavorativo tra i due durerà però soltanto due settimane: dopo l’inspiegabile esonero del tecnico, arrivato il 18 settembre, viene scelto al suo posto Ivan Juric. Il croato cambia modulo, sceglie la difesa a tre e adatta Angeliño come centrale, a sinistra. Nonostante le difficoltà della Roma, che sprofonda nei bassifondi delle classifiche di Serie A ed Europa League, Hummels non viene mai preso in considerazione, e non parte titolare in nessuna delle dodici partite della gestione Juric. Fa il suo esordio nel secondo tempo di Fiorentina-Roma, probabilmente la gara più brutta dell’annata romanista, e segna l’autogol del 5-1 viola. Nel momento difficilissimo vissuto dalla squadra, i suoi post sui social, tra battute in merito allo scarso minutaggio e foto che lo ritraggono in giro per la Capitale, mal si conciliano con la frustrazione della piazza. Mats è molto chiaro a riguardo: anche quello è un modo per esprimere la propria, di frustrazione, per esternare il proprio stato d’animo. Viene logico pensare che un gesto come il riscaldamento da solo nell’intervallo di Roma-Bologna non sia casuale, così come non lo è il post che lo vede con una faccia sorpresa e divertita a descrivere “le ultime 72 ore”, ovvero quelle dell’esonero di Juric e l’arrivo, o meglio il ritorno, di
Ranieri. Claudio, nella sua prima conferenza stampa, è molto chiaro: «Perché non dovrebbe giocare questo ragazzo? Io scelgo chi mi fa vincere, punto». Con lui la musica cambia, ma non da subito. A Napoli, nella prima partita del Ranieri-Ter, Hummels entra all’intervallo, e un suo errore in marcatura risulta decisivo per il gol partita di Lukaku; quattro giorni dopo, parte titolare a Londra contro il Tottenham in Europa League, e dopo pochi minuti provoca il rigore per il vantaggio degli Spurs. Mats non si scompone e segna allo scadere il gol del definitivo 2-2, che lancia un segnale: la Roma c’è, lui c’è. Viene confermato tra i titolari in nove delle successive undici partite, ed è fondamentale, al centro della difesa tra Mancini e Ndicka, per la risalita giallorossa. Tra queste gare si segnala l’ottima prestazione nel derby, con tanto di scintille ed esultanza in faccia agli avversari, e una promessa: «A fine anno saremo sopra noi». Nei primi mesi del 2025 la scalata dei giallorossi prosegue, e Ranieri con il ritorno dell’Europa League inizia a gestire il tedesco. Quattro gare saltate in Serie A tra gennaio e febbraio: tra queste fa rumore quella di Venezia, definita da Ranieri come “una vacanza”. Anche qui, la piazza si divide, ed è solo benzina sul fuoco prima della notte di Bilbao. Nel
LA CURIOSITÀ Il linguaggio social Di Hummels ha sorpreso lo stile comunicativo, con i suoi post sui social a raccontare la stagione della Roma. «Più premi che minuti», il messaggio durante la gestione Juric, quindi una faccia eloquente dopo il suo esonero. Infine, le “vacanze romane”.
ritorno degli ottavi di finale di Europa League con una doppia follia Mats lascia la Roma in dieci dopo pochi minuti, spalancando all’Athletic le porte per i quarti. Ranieri inizialmente lo bacchetta in conferenza, poi ritratterà, asserendo di aver rivalutato la decisione dell’arbitro. Da lì in poi Mats gioca sempre meno, con un ritmo di una partita ogni due, e il dibattito sulla sua permanenza per un altro anno si accende. A fugare ogni dubbio lo stesso difensore, che fa ciò che gli è sempre riuscito: gioca d’anticipo. Con un post social il 4 aprile comunica la propria decisione di ritirarsi. Il finale di stagione, con la Roma in corsa fino alla fine per un posto in Champions, rende impossibile eventuali passerelle concesse da Ranieri, visto anche il rendimento in crescita di Celik: dalla 31a giornata Mats non vede più il campo, e fa il suo ritorno sul rettangolo verde soltanto per l’ultimo minuto di Torino-Roma, gara che cala il sipario sulla stagione della Roma e sulla carriera di uno dei migliori difensori della storia del calcio tedesco. Tra alti e bassi, tra campo e social, tra palco e realtà: “Danke”, Mats. ■ (3/Continua. Precedenti uscite: Svilar: 4 giugno 2025; Celik: 5 giugno 2025)
MERCATO
Gli scenari Il Chelsea cerca un nuovo portiere e punta Maignan, ma Svilar è in cima alla lista
Ancora distanza tra l’offerta della Roma e la domanda del giocatore per il rinnovo di contratto
Iacopo Mirabella iacopo.mirabella@ilromanista.eu
Vola ancora Mile. Questo è quello che si augurano tutti i tifosi gialorossi, con Svilar che grazie alle splendide prestazioni fornite in stagione è diventato uno dei punti di riferimento della squadra, con la Roma che difficilmente immagina il proprio futuro senza di lui a difendere i pali. Da mesi si parla del rinnovo di contratto - quello attuale ha scadenza il 30 giugno 2027 - ma ancora non si è giunti all’accordo totale. Florent Ghisolfi e Claudio Ranieri hanno incontrato gli agenti del giocatore, che si sono seduti al tavolo delle trattative con le idee chiare su ciò che serve per far continuare questo splendido matrimonio.
Le cifre
La richiesta dell’entourage dell’estremo difensore si aggira attorno ai 3 milioni di euro più bonus (diventando così uno dei portieri più pagati in Serie A), cifra attualmente ritenuta troppo alta dalla Roma che ha risposto con un’offerta di 2 milioni. L’incontro è terminato con una fumata grigia e gli scenari futuri potrebbero essere molteplici. Il mancato rinnovo non da la certezza di vedere Svilar lontano dalla Capitale, ma le big europee si sono affacciate a Trigoria per provare a strappare Mile.
IN CASO DI PARTENZA DEL PORTIERE
FRANCESE, IL MILAN
POTREBBE PUNTARE SVILAR
Effetto domino
Tra Serie A ed Europa è iniziato il valzer dei portieri. Il Chelsea è alla ricerca di un estremo difensore e vorrebbe averlo entro l’inizio del Mondiale per Club quindi l’obiettivo è quello di tesserare il nuovo acquisto entro le ore 20 di martedì per averlo a disposizione. I Blues sono in trattativa con il Milan per Mike Maignan che ha aperto al trasferimento in Inghilterra. I due club sono al lavoro per trovare l’accordo sulle cifre: da Londra offrono 15 milioni di sterline, offerta ritenuta bassa
dai rossoneri che ne vorrebbero almeno 20 e nelle prossime ore la trattativa potrebbe sbloccarsi. In caso di fumata bianca il Milan potrebbe piombare proprio su Svilar anche se secondo alcune fonti da Milanello sembrerebbero avere altri obiettivi per la porta, ma risultano dei movimenti e sondaggi per il portiere giallorosso. Così come in caso di mancato accordo per Maignan sarà proprio il Chelsea a fare un tentativo per Svilar, così come anche il Manchester United osserva da vicino.
Garnacho, classe 2004, ha trascorso qualche giorno a Roma insieme alla propria famiglia. L’argentino lascerà il Manchester United al termine della stagione e sarà uno dei pezzi più pregiati del mercato. sotto le foto condivise sui social dalla moglie (“Tutte le strade portano a Roma”, la didascalia”), sono arrivati diversi commenti dei tifosi giallorossi.
Nuovo acquisto A Trigoria si inizia a pensare anche al futuro. Ghisolfi ha messo a segno un colpo di prospettiva futura: nella Capitale è in arrivo Radoslaw Zelezny, estremo difensore classe 2006 che firmerà con i giallorossi al termine della sua esperienza con la Juventus Under 20. Il portiere diciannovenne arriverà in giallorosso a parametro zero. Ghisolfi, Ranieri e Gasperini sono al lavoro e oltre a pensare a costruire la rosa del presente, un occhio è sempre rivolto verso il futuro. ■
L’Al-Hilal offre 20 milioni per Angeliño
Il mercato è entrato nel vivo e la sirene arabe sono tornate a suonare. L’Al-Hilal di Simone Inzaghi ha messo nel mirino Angeliño, terzino spagnolo della Roma reduce da un’ottima stagione con la maglia giallorossa. Gli arabi sono pronti a mettere sul piatto 20 milioni, questa la cifra della prima offerta da parte del club saudita che avrebbe già iniziato a trattare direttamente anche con il calciatore. Angeliño non avrebbe chiuso le porte all’eventuale trasferimento in Arabia Saudita, le parti sono al lavoro.
NAZIONALE
Italia Nessuna rivoluzione in campo dopo il ko in Norvegia
Lorenzo Paielli lorenzo.paielli@ilromanista.eu
Ore surreali in casa Azzurra. Oggi alle 20.45, l’Italia scende in campo al Mapei Stadium contro la Moldavia in un’atmosfera inedita: Luciano Spalletti è stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico della Nazionale. Dunque, il tecnico, siederà sulla panchina azzurra per l’ultima volta proprio questa sera e lo farà da esonerato. Decisiva la sconfitta arrivata in maniera scioccante e fin troppo netta in casa della Norvegia, che ha gettato il ct nell’occhio del ciclone in maniera irreparabile. Con i moldavi sarà solo la seconda partita del girone valevole per le qualificazioni al prossimo Mondiale per la Nazionale Italiana, ma il pesante ko arrivato al debutto contro la
ROLAND GARROS
vera contendente per il primo posto e, dunque, per la qualificazione diretta, ha richiamato sugli Azzurri lo spettro di Svezia e Macedonia del Nord: l’incubo inaccettabile di una eventuale terza consecutiva qualificazione mancata alla competizione più importante che esista nel calcio.
Nessuna rivoluzione annunciata Nonostante il tema della conferenza stampa andata in scena a Coverciano non fosse propriamente la sfida contro i moldavi, Spalletti ha voluto precisare chiaramente: niente rivoluzione in campo. Si va avanti con tutte le scelte già conosciute, o quasi: «Non stravolgerò la formazione, è quello che ho detto anche alla squadra in allenamento. Per me la visione è sempre di 16 calciatori, mai degli 11 che entrano subito in campo. I due centravanti (Lucca e Retegui) per quanto mi
riguarda sono due prime punte, ma possono giocare anche insieme. Orsolini? Orsolini può fare l’ala destra, ma in generale, in campo, si può fare qualsiasi cosa. Bisogna sempre partire dal presupposto che le partite vanno lottate e si vincono in campo, non con pettinature, nomi diversi dietro la maglia, non conoscendo la squadra avversaria. Con la Norvegia nessuno di noi ha dato il meglio, non siamo riusciti a fare nulla. Individualmente se si fa tutti al di sotto delle nostre possibilità, diventa difficile». Si prospetta una situazione quantomeno paradossale, con un percorso - quello che dovrebbe portare alla qualificazione al Mondiale - già iniziato nel peggiore dei modi. Intanto, la Nazionale è pronta comunque a scendere in campo: la sfida sarà visibile in chiaro su Rai 1 e in streaming su Rai Play. ■
Uno spettacolo meraviglioso. Questo è quanto hanno deciso di regalare Carlo Alcaraz e Jannik Sinner, protagonisti della finale di Roland Garros, disputata ieri pomeriggio. A vincere il titolo è lo spagnolo, al termine di uno spettacolo sportivo incredibile: cinque ore di battaglie e capovolgimenti di fronte, con Alcaraz protagonista di una rimonta assurda. Sinner si era portato infatti in vantaggio di due set, vincendo il primo 6-4 e il secondo al tie break, con il risultato di 7-6. Da lì in poi, l’avversario si è rifatto sotto, vincendo i successivi tre set 6-4, 7-6 e ancora 7-6, l’ultimo al super tie-break. Tra gli
applausi generali volano parole al miele da entrambi: «Stanotte non dormirò, ho dato tutto ma non è bastato. Complimenti a Carlos, un’altra battaglia stupenda insieme» le dichiarazioni di
Sinner. Alcaraz, alla seconda affermazione consecutiva nel torneo, concorda: «Io e Jannik stiamo riscrivendo la storia». L’Italia continuerà perciò ad attendere un titolo Slam, che nel singolo maschile manca dal 1976. Sorride invece il tennis femminile: a Parigi, doveva avevano trionfato ai Giochi Olimpici l’anno scorso, Sara Errani e Jasmine Paolini hanno conquistato il doppio, battendo la coppia formata dalla serba Krunic e la kazaka Danilina. Per le due tenniste si tratta di una bella rivincita, dopo la sconfitta in finale dell’anno scorso. ■