KONÉ: «GRAZIE ROMA, UNICO CLUB A CREDERE IN ME» Pag 5
Parola al Garante Dopo Gasperini, anche Ranieri si esprime. Dal mercato alla scelta del tecnico, dal FPF al futuro di Dybala e Pellegrini: «Super convinto di Gian Piero, cresceremo con un occhio ai conti»
«DOVEVAMO CAMBIARE»
L’INTERVISTA
PAROLA AL SIR: «CAMBIANDO CRESCEREMO»
Ranieri Da Gasp al mercato, fino ai paletti del fair play: «Dobbiamo tenere i conti a posto. Qui sinergia totale»
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
Parola al Garante. Una settimana dopo quelle di Gasperini, anche Ranieri ha deciso di rompere il suo personale silenzio, che durava dal 17 giugno, quando in conferenza stampa presentava il tecnico di Grugliasco come suo successore. «L’impatto di Gian Piero è stato ottimo, ma io ne ero sicuro», ha detto nella lunga intervista rilasciata a Sky Sport «Spesso si è parlato della sua antipatia, che per me da avversario era forse qualcosa anche di più di antipatico. Quando però Gasp ce l’hai dalla tua parte le cose cambiano; è un allenatore che esige moltissimo, prima di tutto da se stesso e poi da quelli che lavorano con lui. Ci voleva uno così a Roma. Sono super convinto di lui
SUPER CONVINTO DI GASPERINI. CON LUI I GIOCATORI MIGLIORANO, FAREMO UNA GRANDE STAGIONE
I ROMANISTI IN NAZIONALE
e del fatto che faremo una grande stagione». L’ambizione c’è, ma non è tempo di fare proclami: «L’obiettivo è di creare delle fondamenta solide. Ai tifosi non possiamo promettere questo o quel traguardo, ma l’impegno della squadra al massimo in ogni partita, che sia di campionato, di Europa League o Coppa Italia. La Roma darà il massimo». E, ancora, ai tifosi: «Questo è l’anno in cui mettiamo le basi del nostro futuro, per questo io mi sono fatto da parte. L’anno scorso abbiamo fatto molto bene, ma va cambiato il modo di operare. Ecco perché è stato preso un allenatore valido come Gasperini». Come si cambia, per non morire. Forse l’alternativa alla trasformazione, nel caso della Roma, non è la morte, ma sicuramente c’è da fare un percorso per far crescere, anche economicamente parlando, la società,
I RINNOVI DI DYBALA E PELLEGRINI DIPENDONO DAL CAMPO, POSSONO ESSERE GIOCATORI FARO
Giocatore Nazionale Categoria Primo impegno
renderla più autonoma col fatturato ed entro i paletti indicati dalla Uefa: «Vediamo intanto come andrà la stagione, che introiti saremo in grado di garantirci dal campo, poi dopo al limite ci sarà da vendere qualcuno. Non possiamo permetterci di arrivare in Champions League e poi ricevere il cartellino rosso dalla Uefa e non poterla giocare. Dobbiamo tenere i conti a posto». Una verità che, per quanto scomoda e spiacevole, è bene ribadire pubbli-
camente, soprattutto a beneficio dei tifosi e del loro amore. Mettere i conti a posto, però, passa anche (se non soprattutto) dagli investimenti su giocatori che possano creare valore: «Abbiamo voluto investire su giovani, sì, ma forti, perché siamo sempre la Roma e non una squadra che non ambisce a giocare le coppe. Anche per questo, i Friedkin hanno scelto Gasperini, un allenatore bravo a migliorare i calciatori. Ci aspettiamo che si
Secondo impegno
Gianluca Mancini Italia A Italia-Estonia 5-0
Israele-Italia 4-5
Artem Dovbyk Ucraina A Ucraina-Francia 0-2
Azerbaigian-Ucraina (oggi; 18.00)
Evan Ndicka Costa d’Avorio A Costa d’Avorio-Burundi 1-0
Gabon-Costa d’Avorio (oggi; 21.00)
Evan Ferguson Irlanda A Irlanda-Ungheria 2-2
Armenia-Irlanda (oggi; 18.00)
Manu Koné Francia A Ucraina-Francia 0-2
Francia-Islanda (oggi; 20.45)
Neil El Aynaoui Marocco A Marocco-Nigeria 5-0
Zambia-Marocco 0-2
Wesley Brasile A Brasile-Cile 3-0
Bolivia-Brasile (10-9; 1.30)
Zeki Celik Turchia A Georgia-Turchia 2-3
Turchia-Spagna 0-6
Kostas Tsimikas Grecia A Grecia-Bielorussia 5-1
Grecia-Danimarca 0-3
Jan Ziolkowski Polonia A Olanda-Polonia 1-1
Polonia-Finlandia 3-1
Niccolò Pisilli Italia U21 Italia-Montenegro 2-1
Macedonia del Nord-Italia (oggi;18.15)
riesca a tirare fuori il meglio da ognuno di loro». Esce fuori da questo identikit Sancho: «Economicamente sarebbe stata un’operazione pesante, ma i Friedkin volevano provare ad accontentare Gasperini. Si sarebbe dovuto però vendere un pezzo pregiato e non è intenzione del club farlo». A proposito del mancato arrivo dell’inglese, si è detto e scritto tanto, compresa l’ipotesi delle dimissioni minacciate da Massara durante una riunione, ma Ranie-
I BIGLIETTI
A sinistra, Claudio Ranieri prima di Roma-Milan, del 18 maggio scorso, ultima gara casalinga da allenatore della Roma per lui. In basso, il Sir con Frederic Massara in tribuna durante Roma-Bologna 1-0. A destra, Gian Piero Gasperini, attuale allenatore dei giallorossi, scelto proprio dal suo predecessore e ora consigliere della famiglia Friedkin MASSARA
ri fa chiarezza: «Non che io sappia. E se non lo so io, non penso sia mai accaduto. C’è una sinergia totale in questo momento, anche con i Friedkin che sentiamo spesso e intervengono anche in video-call. Certo, esistono dei pareri diversi, ma il confronto serve proprio a questo, per capire poi qual è la strada giusta. La proprietà poi ha l’ultima parola. Siamo in continuo contatto. Anch’io sono presente, anche se non mi si vede. Ho scelto io di non appa-
SU GASPERINI Wesley: «Ha pesato nella mia scelta» L’esterno giallorosso ha parlato ai microfoni di Tnt Sports Brasil: «Gasperini mi ha sorpreso per quanto mi ha voluto, prima all’Atalanta e poi alla Roma. Con lui i giocatori crescono sempre. Una volta arrivato, mi ha impressionato per come mi sta facendo lavorare. Spero di crescere tanto, ovviamente ci vorrà tempo: non diventerò da un giorno all’altro Dani Alves, impossibile. Però so che ci vorrà tempo»
rire, resto dietro le quinte e cerco di dare il mio supporto per il bene della Roma». Infine, sull’eventualità di rinnovare i contratti (scadenza 2026) a Dybala e Pellegrini: «Tutto dipenderà dal campo. Loro due, come tutti gli altri, devono dare il massimo sempre e poi durante l’anno si deciderà. Vogliamo vedere da loro il massimo, possono essere giocatori-faro. Se sarà così, ci sarà da pensare». Parola del Sir. ■
Lunch time match, sold out Toro vicino Derby, la prelazione va a gonfie vele
La sosta non ferma i romanisti, anzi. Dopo le due vittorie consecutive in campionato della nuova Roma targata Gasperini, l’attesa di rivedere la propria squadra in campo è tanta. Si era già percepito durante il pre-campionato tanto amore e tanto entusiasmo attorno al nuovo progetto e anche attorno al nuovo allenatore che, prima di approdare nella Capitale, era stato un avversario piuttosto indigesto ai sostenitori giallorossi. Ora, tutti uniti verso l’obiettivo, con la stessa passione di sempre. Questo il messaggio dell’Olimpico.
Con il Torino si giocherà all’ora di pranzo. In barba agli ultimi caldi - con la speranza che in campo la squadra ne risenta il meno possibile - e alla coda dell’estate, è previsto il tutto esaurito, c’è ancora qualche posto disponibile. Superata abbondantemente quota 60 mila (inclusi i tagliandi all’interno del pack Torino, Verona - siamo oltre i 50 mila biglietti vendutie Lille), annunciare la chiusura della vendita è solo questione di ore.
Ha destato più di qualche polemica l’orario di Lazio-Roma, fissata per domenica 21 settembre sempre alle 12.30. Per il derby è iniziata ieri alle 16 la
MEZZOGIORNO DI FUOCO
PER LE DUE GARE CHE SI GIOCHERANNO ALL’ORA
DI PRANZO. 6.500 TAGLIANDI VENDUTI PER LA LAZIO
prima fase di vendita, quella di prelazione per gli abbonati per confermare il proprio posto nei settori di Curva Sud e Sud Laterale e Distinti Sud. Già un’ora di coda ad apertura, per assicurarsi un biglietto da 52 euro (qualche protesta c’è stata) e 6.500 ingressi già staccati nella parte dei romanisti. L’eventuale vendita libera, se non saranno esauriti prima i tagliandi per la stracittadina, è prevista da venerdì 12. ■ GF
SUL GRA SO’ BONI TUTTI A METTECE ‘NA SCRITTA COGITO ERGO SUD di Tonino Cagnucci
Settembre l’anno scorso è stato il mese delle bugie. Proprio in questo periodo si stava subdolamente covando la defenestrazione di De Rossi in un clima insopportabile di ipocrisia che si respirava dentro Trigoria. De Rossi lottava contro i mulini a vento, ma fuori il venticello della calunnia lo raccontava come un allenatore aziendalista. Appena ha detto pubblicamente un A, lo hanno cacciato. L’anno scorso a settembre hanno tradito la Roma, oltraggiato una bandiera, e messo al suo posto Juric con un comunicato che spiegava (?!) il perché: “per vincere i trofei”. Non erano impressioni di settembre, erano vere e proprie eresie conclamate a ottobre, novembre e a dicembre. Poi si è visto. Poi si è capito tutto. Fortunatamente gli artefici di questo falso non stanno più alla Roma, così come, fortunatamente, non c’è più Monchi che venne qui con un curriculum d’applausi (e chi se li aspettava Pastore, Bianda e Coric...) e con un cartello dove non c’era scritto “Vendesi” perché “La Roma non è un supermercato”. Poi si è venduto tutto. D’altronde, soprattutto sul Grande Raccordo Anulare, “so boni tutti a mettece una scritta”.
Dentro la Roma è stata recuperata una credibilità con gli arrivi di Gasperini e di Massara, a partire da quello di Ranieri che ha scelto sia l’uno, sia l’altro. Gasperini è il lavoratore indefesso, la formichina che solo con l’impegno sa far diventare una sua squadra farfalla, un Geppetto artigiano del pallone venuto a intagliare un sogno abbandonando la Padania per una cena alla Garbatella. Massara è uno che non cicaleggia, uno a cui hanno già ritagliato dimissioni nemmeno mai pensate e giudizi troppo affrettati per chi è arrivato troppo tardi per il nostro stupore. Ranieri ieri ha raccontato quello che da sempre un tifoso della Roma chiede alla società: chiarezza. Lo aveva già fatto, un paio di volte, per un paio di finestre di mercato, ma evidentemente niente, come cantava Giovanni Lindo Ferretti: le insegne luminose attirano gli allocchi. Allora è intervenuto Gasperini che con il suo linguaggio stringente, da marcatura a uomo, ha rimesso le cose a posto. Ieri la palla al centro l’ha riportata definitivamente Ranieri sottolineando che c’è da lavorare fuori e dentro il campo, e invece del cartello “Qui non si vende” ha detto che bisognerà anche farlo, che invece dei trofei promessi con Juric ha solo ribadito la bontà della via del Campo. L’anno scorso a settembre qualcuno ha prima illuso e poi tradito la Roma, quest’anno qualsiasi cosa accadrà nessuno potrà attaccarsi all’ipocrisia di chi promette e poi va via. Saranno solo impressioni di settembre, ma assomigliamo tanto a sogni di maggio. ■
Bandiere della Roma sugli spalti dell’Olimpico in occasione di Roma-Bologna GETTY IMAGES
06/01
11/01
18/01
LA STAGIONE 2025/26
25/01 - Roma - Milan
01/02 - Udinese - Roma
04/02 - Quarti Andata*
08/02 - Roma - Cagliari
11/02 - Quarti Ritorno*
15/02 - Napoli - Roma
22/02 - Roma - Cremonese
01/03 - Roma - Juventus
04/03 - Semifinali Andata*
08/03 - Genoa - Roma
15/03 - Como - Roma
22/03 - Roma - Lecce
04/04 - Inter - Roma
12/04 - Roma - Pisa
Quarti Ritorno
19/04 - Roma - Atalanta
Lecce - Roma
Roma - Sassuolo
13/05 - Finale | 10/05 - Parma - Roma | 03/05 - Roma - Fiorentina | 26/04 - Bologna - Roma | 22/04 - Semifinali Ritorno*
Cambio di rotta A giugno era finito sulla lista dei partenti di Massara ma nessuno si è fatto avanti
Ora
con Gasp è uno dei leader difensivi e le prestazioni contro Bologna e Pisa hanno convinto tutti
Iacopo Mirabella iacopo.mirabella@ilromanista.eu
La storia tra Mario Hermoso e la Roma sembrava essere giunta ai titoli di coda già dallo scorso gennaio con il suo passaggio in prestito al Bayer Leverkusen, ma gli infortuni e le sole quattro presenze con i tedeschi hanno non hanno permesso al Bayer di effettuare il riscatto. Il suo ritorno nella Capitale sembrava essere solo una tappa di passaggio con Frederic Massara che lo aveva messo sulla lista dei partenti e inizialmente non era stato neanche convocato da Gasperini per l’inizio della preparazione estiva e sembrava essere con un piede fuori da Trigoria, ma adesso li ha entrambi ben piantati sul terreno di gioco. Dal mercato, tranne qualche timido interesse, non sono arrivate offerte concrete complice l’elevato ingaggio del calciatore di 3,5 milioni di euro. Ora nella Capitale Hermoso è pronto a vivere una stagione ad alti livelli e da leader.
Cambio di passo
Se il suo arrivo a Roma era stato in salita - prestazioni deludenti sotto la guida di De Rossi e Juric - ora con Gasperini nella Capitale si rivedono sprazzi dell’Hermoso che vestiva la maglia dell’Atletico Madrid: un difensore roccioso, con coraggio palla al piede in fase di impostazione e leader di-
DOPO I TRE
GIORNI DI RIPOSO
CONCESSI DA GASP
OGGI LA SQUADRA
TORNA IN CAMPO
fensivo insieme a Mancini e Ndicka, tutto questo con il fattore da valutare di braccetto adattato a destra (non il suo ruolo naturale). Una rinascita in pochi mesi, complice sicuramente anche la preparazione del nuovo tecnico giallorosso che lo ha tirato nuovamente a lucido sotto il punto di vista fisico e che gli ha restituito quella serenità mentale fondamentale per compiere questo cambio passo. Nelle prime due uscite contro Bologna e Pisa ha sempre conquistato una maglia da titolare con un totale di 172’
giocati e ha quasi raggiunto il totale della passata stagione: 246’ in 8 presenze in Serie A. Gasp dovrà gestirlo e Ghilardi scalpita alle sue spalle ma oggi Hermoso è uno dei leader difensivi.
Occhi sul campo Chi spera in un cambio passo come quello di Hermoso sono Pellegrini, Baldanzi e Dovbyk. Il capitano giallorosso e il classe 2003 sono rimasti a Trigoria e sperano di tornare centrali nel progetto dopo le vicende di mercato che avrebbero potuto allon-
Koné: «La Roma l’unica che ha creduto in me»
Tra pochi giorni i calciatori impegnati con le nazionali faranno rientro a Trigoria ma nel mentre si godono i momenti con i loro connazionali. Dalla Francia in questi giorni la stampa ha lanciato delle provocazioni in direzione Roma, con Koné come protagonista ma il centrocampista giallorosso ha tenuto a spegnere ogni polemica, spendendo parole al miele per il proprio club: «Alla Roma va tutto bene. Sono molto contento di giocare per questo club, perché è una squadra che ha dimostrato molta fiducia in me. Non ho paura di dirlo: è una delle poche squadre che ha davvero dimostrato fiducia
in me». Intanto El Aynaoui ha collezionato altri 90’ con il Marocco nella gara contro lo Zambia e ora è pronto a fare ritorno a Roma. Cade invece Tsimikas, rimasto in campo per 90’ nello 0-3 contro la Danimarca ad Atene. Manu Koné, centrocampista della Roma GETTY
tanarli dalla Capitale ma almeno fino a gennaio vestiranno la maglia della Roma. Il centravanti ucraino è impegnato con la sua nazionale ed è pronto a tornare a Trigoria per trovare la sua prima maglia da titolare della stagione, ma Ferguson continua a brillare anche con la sua Irlanda.
Dopo i tre giorni di riposo concessi da Gasp oggi pomeriggio la squadra è pronta a fare ritorno sui campi di Trigoria per la ripresa degli allenamenti in vista del Torino in attesa del rientro di tutti i giocatori dalle nazionali. ■
I minuti giocati da Hermoso nelle prime due partite di Serie A A giugno era ai margini del progetto con il suo nome presente sulla lista dei possibili partenti, ma le buone prestazioni nelle amichevoli pre stagione e le questioni di mercato hanno costretto tutti a far continuare questo matrimonio. Contro Bologna e Pisa è sempre partito titolare segnando a referto un totale di 172’ con prestazioni di alto livello. Lo scorso anno in 8 presenze in campionato aveva collezionato solo 246’ totali
Mario Hermoso in campo con la maglia della Roma nella gara di campionato contro il Pisa GETTY IMAGES
LA NAZIONALE PRIVATA
Non solo Svilar Oltre Mile diversi gli episodi nella storia della Roma: dal “fuggitivo” Istvan Nyers
a Fuffo Bernardini e Amadei (convocato invece dopo il trasferimento all’Inter), fino a Santarini
Potrebbe giocare in qualsiasi nazionale al mondo, ma non gioca in nessuna. Mile Svilar, nato ad Anversa da famiglia serba, ha scelto di giocare per il Belgio ma non può farlo a causa di un ginepraio burocratico in cui si è trovato per aver giocato un’amichevole con la maglia della Serbia. E così durante la sosta per le nazionali è sempre a Trigoria ad allenarsi. Storia particolare, non l’unica di rapporti difficili tra giocatori della Roma le rappresentative nazionali. E se il Belgio ci richiama alla mente Nainggolan, che con i “diavoli rossi” ha giocato molto meno di quanto avrebbe meritato a causa di rapporti difficili con il Ct dell’epoca Roberto Martinez, la vicenda di Svilar richiama alla mente quella di István Nyers. Nato in Francia, aveva preso la cittadinanza del padre ungherese che si era trasferito in Alsazia per lavoro. Attaccante pieno di talento, era una stella dell’Ujpest e avrebbe fatto parte a pieno titolo della “squadra d’oro”, cioè l’Ungheria che ha dominato il calcio nei primi anni 50. Ma non fu mai compagno di squadra di Puskás e Hidegkuti perché nel 1946 scappò a Praga per poi raggiungere la Francia e giocare nello Stade Francais. Lo aveva selezionato Helenio Herrera. Già non era considerato il massimo dell’affidabilità, perché a Praga era già fuggito una volta per fare la proposta di matri-
monio (accettata) alla sua fidanzata Anna. Ma quella vicenda gli fece perdere la nazionalità ungherese. Chiese invano quella francese e continuò da apolide una carriera che lo avrebbe portato poi all’Inter e per due anni alla Roma, tra il 1953 e il 1955. Classe sopraffina, discontinuo, capace di rimesse laterali anche da 40 metri, tanti i racconti su di lui. Da quando volle entrare in un derby riserve e lo ribaltò facendo vincere la Roma, a un rigore tirato passandosi la palla con Ghiggia in un’amichevole al Flaminio, a una tripletta fantastica contro il Novara.
Tornando in Italia, non mancano romanisti che avrebbero meritato più spazio in Nazionale. Il caso più celebre resta quello di Fulvio Bernardini, escluso dalla Nazionale nel 1932 da Vittorio Pozzo con la scusa che era troppo più intelligente rispetto agli altri calciatori. Più prosaicamente, il Ct voleva nel suo ruolo qualcuno che assicurasse più copertura. E così dopo il bronzo olimpico nel 1928, “Fuffo” fu privato dei titoli mondiali del 1934 e 1938. Incredibile anche l’ostracismo per Amedeo Amedei, che sparì improvvisamente (e invece
TRA I PORTIERI CHI AVREBBE MERITATO MOLTO DI PIÙ È FRANCO TANCREDI. PRUZZO E DI BARTOLOMEI MAI LEGATI ALL’AZZURRO
Pruzzo patì praticamente per tutta la carriera) appena il “Fornaretto” passò all’Inter. L’anomalia era talmente palese che al momento della cessione alcuni tifosi romanisti erano contenti per lui, perché così almeno avrebbe potuto giocare in Nazionale. Cosa che effettivamente avvenne subito dopo. Oggi se un calciatore non va in Nazionale un tifoso è quasi contento, temendo infortuni. Ma per tantissimo tempo si “tifava” per le convocazioni. Almeno fino al “Gioca bene, gioca male, lo vogliamo in Nazionale”, che si cantava per Damiano Tommasi, che in azzurro poi ci finì sul serio, a differenza di Agostino Di Bartolomei, “chiuso” (e fermo alle giovanili) dai top del momento. Nel 1978 in molti rimasero delusi dalla mancata convocazione di Santarini al Mondiale in Argentina, da cui si uscì con la convinzione che se Paolo Conti, unico romanista convocato, avesse giocato la semifinale col Brasile al posto di Zoff, forse non avrebbe preso i due gol che costarono all’Italia la finale. Se c’è stato un portiere che avrebbe meritato di più, sicuramente è stato Franco Tancredi, al quale fu inspiegabilmente, e con scarsi risultati, preferito Giovanni Galli a Messico 1986.
Dieci anni dopo, quando la Roma acquistò il difensore argentino Roberto Trotta, qualcuno si chiese: “Come mai non gioca con la nazionale argentina?”. La risposta che fu data era: “Ha litigato con il clan del Ct Passarella”. Forse non era vero. ■
Vittorio Cupi
Istvan Nyers, dal 1954 al 1956 alla Roma dopo sei anni all’Inter
UNA PAZZA ITALIA
VINCE 5-4 AL 91’
A Debrecen Mancini in campo per tutta la gara con Israele
Andrea Monaco
L’Italia vince 5-4 contro Israele a Debrecen in uno stadio semivuoto, con i tifosi azzurri presenti che si sono voltati di spalle al momento dell’inno nazionale di Israele. Un gesto che è stato accompagnato da alcuni cartelli di protesta verso il conflitto in Palestina. Gattuso decide di cambiare qualcosa rispetto alla partita contro l’Estonia, tra cui la scelta di far partire Mancini dal 1’. Il difensore giallorosso lotta e si fa sentire, rimanendo in campo 90’ e giocando gli ultimi minuti di gara con una vistosa fasciatura alla testa a causa di una botta.
La partita inizia subito in salita, con gli avversari che partono forte e trovano il vantaggio al 16’ con un autogol di Locatelli. Con il passare dei minuti, l’Italia soffre
GIOVANI GIALLOROSSI
ma comincia a palleggiare e trova la rete del pareggio al 40’ con Kean.
Il secondo tempo inizia con un’Italia all’attacco ma è Israele a trovare il gol del 2-1 al 52’ con Peretz. Da lì, gli azzurri prendono coraggio e trovano la rete del pareggio con Kean al 54’, per passare poi in vantaggio quattro minuti più tardi con Politano e trovando la rete del 2-4 all’81’ con Raspadori appena entrato. Sembra finita, ma un autogol di Bastoni all’87’ rimette in partita gli avversari, che trovano poi il pareggio due minuti più tardi con la rete di Peretz. Al 91’, quando tutto sembrava portare ad un pareggio, arriva la rete di Tonali che permette all’Italia di conquistare tre punti fondamentali al termine di una gara all’ultimo respiro, che permette agli uomini di Gattuso di raggiungere i nove punti in classifica, andando a pari pun-
ti proprio con gli avversari di ieri sera e andando a meno tre punti dalla Norvegia, che ha però una partita in più. Al termine della gara, il CT Gattuso elogia i suoi e suona la carica: «Bisogna dare merito alla squadra perché abbiamo avuto la forza di reagire ad ogni schiaffone che abbiamo preso, ma non si possono concedere gol facili come accaduto oggi. Io e il mio staff dobbiamo migliorare il più presto possibile, non critico i miei giocatori. Anche non essendo una grandissima giornata, c’è stata voglia di reagire e questa è la cosa più importante. Un po’ di esperienza in più e qualche accorgimento sarebbe servito, ora però godiamoci questo successo perché sono stati otto giorni incredibili. Ringrazierò la squadra negli spogliatoi, ma per fare qualcosa di importante dobbiamo crescere». ■
Paratici ne fa un altro in U18. Tris dell’Under 17
Un impatto eccezionale. Lo sa bene Lorenzo Paratici: tre reti in amichevole e una in Under 18, alla prima stagionale, per il nuovo arrivato. Che, aspettando il ritorno della Primavera, ha avuto modo di dare manforte all’attacco di Scala (come punta nel 3-4-2-1) in casa del Napoli. 1-1 il risultato; uno il gol del 2008, supportato dall’altro innesto dalla Samp, Giuseppe Forte. Palla al centro di Carlaccini, tocco sotto porta del figlio d’arte. Quindi, all’8’, il vantaggio. E il punto finale, causa rete azzurra agli sgoccioli. Si inizia con un pari, in attesa della 1ª casalinga di domenica (guarda caso) col Toro. Un’altra bella prova per l’autore della tripletta col Roma City: qualità
da vendere, dinamismo, grinta. Chi ha invece vinto è l’Under 17 di Toti: un netto 3-1, un altro tris alla seconda col Frosinone. Ne aveva già realizzato uno con l’Avellino, alla prima. Gol dell’acquisto estivo Camara,
risposta di Castroreale; poi, al 46’, il sigillo di Francesco Coletta e la chiusura della pratica da parte dell’altro innesto, Corredera. Quindi, 6 punti e testa della classifica con la Fiorentina. Meglio di così non si può.
«Da Pisilli voglio il massimo» A proposito di giovani: ce n’è uno nel giro della prima squadra e impegnato con l’Italia U21. Si tratta di Niccolò Pisilli, di cui ha parlato il Ct Baldini: «Dai veterani come lui mi aspetto il massimo, hanno un grande potenziale e devono metterlo a disposizione della squadra». Nel mirino c’è la gara di oggi (ore 18.15) con la Macedonia del Nord. ■ SC
L’esultanza degli azzurri dopo il gol vittoria di Tonali nei minuti di recupero a Debrecen IPA
Lorenzo Paratici, 16 anni, col Roma City MANCINI
La foto condivisa sui social da Drugi, noto street artist e grande tifoso romanista, in compagnia di Lorenzo Pellegrini
Il profilo Instagram dell’Europa League ricorda il gol di Dzeko contro il Viktoria Plzen, condividendo sui social un video della rete straordinaria durante la sfida all’Olimpico della stagione 2018-19
La storia pubblicata da Jan Ziolkowski dopo la sfida vinta contro la Finlandia. Il difensore centrale, alla prima chiamata in nazionale maggiore, è rimasto in panchina per 90 minuti