


QUI TRIGORIA GASP VENDEMMIA
qui L’ultima settimana ha lasciato in eredità sei punti e la consapevolezza in Gasperini di una rosa più lunga. Adesso Gian Piero ha più libertà di manovra e studia la Roma anti-Verona, per dare forma ai sogni
QUI TRIGORIA GASP VENDEMMIA
qui L’ultima settimana ha lasciato in eredità sei punti e la consapevolezza in Gasperini di una rosa più lunga. Adesso Gian Piero ha più libertà di manovra e studia la Roma anti-Verona, per dare forma ai sogni
Dal campo Derby e Nizza hanno ampliato le certezze di Gian Piero, che col Verona rispolvera lo zoccolo duro
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
Non ci sarà la quiete del Monferrato Astigiano, dove è solito vedere il processo che porta al suo vino nella Cascina Gilli, ma a Trigoria Gian Piero Gasperini sta portando avanti la sua personale vendemmia, alla ricerca di più uva utile possibile. D’altronde, il periodo è quello giusto. Fuor di metafora, chiuso il mercato il tecnico piemontese ha sottolineato, anche pubblicamente, le sue considerazioni sul materiale a disposizione e, soprattutto, quello non a disposizione. Ciò detto, però, Gian Piero si è rimboccato le maniche, consapevole di poter colmare alcune mancanze col proprio lavoro sul campo e, nell’ultima settimana, qualche risposta è arrivata.
DA RENSCH A TSIMIKAS, PASSANDO PER PELLE, EL AYNAOUI E CELIK: LA ROSA ADESSO SI È ALLARGATA
«Dobbiamo allargare la rosa», aveva detto Gasp. E la sensazione è che, dopo le vittorie contro Lazio e Nizza, la missione sia in parte riuscita. Pellegrini passato da sicuro partente a improvvisa risorsa, Celik confermatosi usato sicuro dopo la grande seconda parte di stagione fatta con Ranieri l’anno scorso, El Aynaoui che comincia a mostrare le qualità immaginate in estate e, dulcis in fundo, Rensch e Tsimikas che si sono dimostrati valide alternative a Wesley e Angeliño sulle fasce al punto, per alcuni, di mettere in dubbio le gerarchie sulle corsie esterne. Il tutto riuscendo comunque a ottenere la terza e quarta vittoria in cinque gare stagionali.
Per carità, non sarà ancora una Roma extralarge (Bailey tornerà dopo la sosta, Dybala forse già a Firenze), ma sicuramente rispetto a qualche giornata fa,
CRISTANTE E FERGUSON PRONTI A TORNARE TITOLARI. LA ROMA VIAGGIA A FASCE ALTERNATE
Gasperini ha le idee più chiare dei giocatori su cui fare affidamento e una maggiore libertà nelle sue scelte.
È già vigilia E allora, con rinnovato entusiasmo, dopo le due trasferte (la prima solo per la schedina, in realtà) vincenti, la Roma è pronta a tornare a giocare una partita casalinga, forte dei circa 62.000 tifosi pronti a sostenerla contro il Verona, domani alle 15. C’è da
riscattare, all’Olimpico, la frenata inattesa arrivata dal ko interno contro il Torino e, soprattutto, una continuità di risultati da ricercare per dare maggior forza a un progetto appena nato. Dopo lo scarico post-Nizza, ieri pomeriggio Gasp ha iniziato il vero e proprio lavoro verso la sfida a Zanetti. Gian Piero (che parlerà in conferenza alle 13.45) è consapevole della necessità di dover gestire le forze a disposizione a metà del primo ciclo di
gare ravvicinate, ma vuole puntare sul suo zoccolo duro, arricchito da alcuni nuovi innesti.
Tra questi Pellegrini pronto a tornare in avanti insieme a Soulé e alle spalle di Ferguson. In mediana riecco Cristante con Koné, mentre le fasce si alterneranno con Wesley e Angeliño in vantaggio. Dietro Hermoso favorito su Celik, con Mancini e Ndicka insostituibili di fronte a Svilar. Alle 15 le prove tattiche della vigilia, poi parlerà il campo. ■
L’INTERVISTA
IL VICE Gritti: «Gasperini un visionario. Lavoriamo bene» Storico vice e collaboratore di Gasperini, Tullio Gritti si è raccontato in una lunga intervista ai canali del club. Di seguito un estratto: «Con Gasp stima e fiducia reciproca. Lavorare con lui ti arricchisce, è davvero un visionario, riesce a capire in anticipo cose che altri non colgono»
Allo stadio Verona e Lille, oltre 120 mila
No al processo in Italia per i 13 in Francia
Gabriele Fasan gabriele.fasan@ilromanista.eu
La vittoria nell’esordio in Europa League contro il Nizza ha contribuito a consolidare l’entusiasmo post derby. I tifosi giallorossi non hanno certo bisogno delle vittorie per confermare il trend di presenze allo stadio ma non c’è dubbio che, al netto del passo falso casalingo col Torino, in qualche modo già superato dai fatti, l’alta classifica e i risultati positivi hanno riportato entusiasmo. La cartina tornasole arriva dal botteghino, che continua a sorridere: al momento le cifre parlano di quota 61.500 spettatori per Roma-Verona e 60.000 (compresi chiaramente i 44.000 abbonati delle coppe) per Roma-Lille, esordio europeo all’Olimpico. Due incontri destinati con tutta probabilità a diventare rispettivamente sold out numero 73 e 74 dell’era Friedkin.
Il primo tecnico di Rensch: «Aveva smesso per un infortunio, ora gioca nel club di Totti»
Lorenzo Paielli
lorenzo.paielli@ilromanista.eu
Non è trascorso ancora neppure un anno dall’arrivo di Devyne Rensch nella Capitale. I primi mesi di assestamento, la crescita sotto Ranieri e poi l’arrivo di Gasperini. Nonostante la concorrenza con Wesley, le due prestazioni tra derby e Nizza hanno confermato come il calciatore olandese abbia tutte le carte in regola per essere uno dei titolari della squadra. Un viaggio, quello di Devyne, che parte da Lelystad, precisamente nel VV Unicum. Nell’Academy curata da Peter van der Horst, il suo primo allenatore, che ha raccontato in esclusiva a Il Romanista la sua storia, tra aneddoti e retroscena: «Conosco Devyne da quando ha 8 anni. Ha iniziato nella mia Academy proprio a quell’età. Ho avuto modo di allenarlo fino all’Under 13, poi dopo quell’anno sono arrivati i primi interessamenti dei club importanti. Sia l’Ajax che il PSV Eindhoven lo volevano», ha esordito van der Horst, che ha poi chiarito sul ruolo: «All’Unicum ha iniziato come difensore centrale, ruolo che ha poi proseguito anche nel settore giovanile dell’Ajax e nel-
Rensch e van der Horst ai tempi dell’Unicum
le giovanili della nazionale olandese. Con ten Hag, ha esordito come terzino». E sul carattere di Devyne, non ci sono dubbi: «Ha sempre avuto un solo obiettivo: diventare un calciatore professionista. Era un bambino timido, ma quando ho intravisto il suo talento ho scelto di renderlo ca-
VAN DER HORST: «DA BAMBINO ERA TIMIDO, MA AVEVA GRANDE TALENTO. HO SCELTO DI RENDERLO CAPITANO PER RESPONSABILIZZARLO»
pitano della squadra per responsabilizzarlo e per sviluppare la sua personalità.
Poi, spazio a un retroscena, che ha rappresentato il vero crocevia della carriera: «Quando Devyne aveva 11 anni, ho firmato un contratto di due anni con la nazionale U17 dell’Oman. Una volta tornato, lui aveva smesso di giocare per un infortunio al piede, il Morbo di Sever (un’infiammazione del tallone nei bambini e negli adolescenti dovuta a stress ripetuti sul nucleo di crescita del calcagno, il punto di inserzione del tendine d’Achille, ndr). Mi sono assicurato che facesse fisioterapia e ho detto alla famiglia che il ragazzo non avrebbe mai dovuto smettere di giocare a calcio. L’ho riportato al club e, una volta guarito, ha iniziato a giocare così bene che l’Ajax, il PSV e la nazionale olandese lo hanno richiesto. Siamo così orgogliosi che ora giochi nella Roma, il club di Totti!». E, a proposito di Roma, il consiglio sul vestire in giallorosso è stato solo uno: «Gli ho detto di accettare immediatamente, di non pensarci neppure un minuto e di partire direttamente per Roma. Con Gasperini migliorerà ancora di più!» ■
Quattro giorni fa, poi, è iniziata la vendita del primo big match in casa della stagione, la gara valida per la 7ª giornata di campionato in programma sabato 18 ottobre alle 20.45. Da martedì a martedì, la prelazione, poi, il 30 settembre, in caso l’eventuale apertura della vendita libera.
La nota dolente
La bella vittoria sul terreno del Nizza ha lasciato però anche alcune scorie negative che tuttavia non hanno a che fare con il cam-
po e con il calcio. Il riferimento è ai fermi, convertiti poi per 13 sostenitori romanisti in arresti da parte delle autorità francesi con la contestazione del possesso abusivo di armi e il reato di associazione a delinquere tesa a creare tumulti. Due mesi di carcere per il momento, con il rischio per alcuni di pene di ben più lunga durata per chi ha accuse più gravi, la decisione del tribunale di Nizza. Tra i 20 e i 60 anni di età, alcuni dei fermati erano stati già sottoposti a Daspo, mentre altri avevano partecipato a disordini nelle gare esterne della scorsa stagione disputate contro il Tottenham, l’Athletic Bilbao e il Servette e sono finiti a processo per direttissima dopo i fatti di martedì sera nel centro della città della Costa Azzurra. I legali degli italiani avevano chiesto il rientro nel nostro Paese, con successiva partecipazione al processo. Fattispecie rigettata dal giudice, che ne ha decretato la detenzione fino al 26 novembre (con cauzione economicamente impossibile), giorno del processo. Fronte Roma sono attesi sviluppi, ma con una cauta serenità: teoricamente per i fatti avvenuti lontani dallo stadio (e per l’arresto di 13 tifosi su migliaia) appare difficile, ma non impossibile, che l’Uefa, nonostante l’allerta massima sul tema e una discreta severità in diverse occasioni, intervenga vietando la prossima trasferta ai tifosi giallorossi. La situazione è in evoluzione e da monitorare. ■
03/12
25/01 - Roma - Milan
01/02 - Udinese - Roma
04/02 - Quarti Andata*
08/02 - Roma - Cagliari
11/02 - Quarti Ritorno*
15/02 - Napoli - Roma
22/02 - Roma - Cremonese
01/03 - Roma - Juventus
04/03 - Semifinali Andata*
08/03 - Genoa - Roma
15/03 - Como - Roma
22/03 - Roma - Lecce
04/04 - Inter - Roma
12/04 - Roma - Pisa
Cagliari
19/04 - Roma - Atalanta
26/04 - Bologna - Roma | 22/04 - Semifinali Ritorno*
03/05 - Roma - Fiorentina
03/01
06/01
11/01
Lecce - Roma
10/05 - Parma - Roma
13/05 - Finale
17/05 - Roma - Lazio
Scarica l’app Romanista: www.ilromanista.eu www.radioromanista.it | 24/05 - Verona - Roma
Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu
Un ottimo biglietto da visita mostrato all’esordio contro il Bologna, poi le difficoltà. Evan Ferguson si era presentato ai tifosi romanisti con una prestazione importante alla prima di Serie A allo Stadio Olimpico nella sfida con la squadra di Vincenzo Italiano e, seppur senza trovare la via del gol, aveva convinto chiunque sotto tutti i punti di vista: cattiveria agonistica, dialogo con i compagni, tecnica e fisicità. Tutte queste caratteristiche Ferguson le aveva messe a disposizione dei compagni, ma già a partire dalla seconda giornata di campionato, il centravanti irlandese non è riuscito a ripetersi in termini di prestazioni. Suo l’assist per il gol di Soulé contro il Pisa, ma nonostante la giocata estemporanea la sua partita era stata insufficiente. Da lì la sosta, i due gol segnati con l’Irlanda ed il ritorno in campo non in perfette condizioni nel secondo tempo contro il Torino nell’unica - al momento - sconfitta stagionale della Roma. Anche nel derby e contro il Nizza Ferguson non ha brillato, non riuscendo ancora a trovare il suo primo gol in maglia giallorossa ma soprattutto senza riuscire a convincere sotto il punto di vista delle prestazioni offerte.
Occasione Verona
Domani contro il Verona Ferguson potrebbe partire dal primo minuto in una gara importante per dare continuità dopo la vittoria nel derby. Il centravanti inglese andrà alla ricerca del suo primo gol con la maglia della Roma e di una rete che con i club manca dal 26 ottobre del 2024, quando era andato a segno con il Brighton nel pareggio contro il Wolverhampton per 2-2. Nelle ultime stagioni, a Roma, i centravanti passati da queste parti erano riusciti a sbloccarsi in minor tempo. Artem Dovbyk nello scorso campionato, aveva trovato la via del gol alla sua terza apparizione in giallorosso, mentre
SOLAMENTE 1 ASSIST CONTRO IL PISA PER L’IRLANDESE CHE ADESSO È IN CERCA
DELLA SUA PRIMA RETE
Abraham nel 2021-2022 si era sbloccato nella seconda giornata di campionato contro la Salernitana. Anche Edin Dzeko aveva trovato la via del gol nel secondo turno di Serie A, nello scontro diretto contro la Juventus vinto dai giallorossi allo Stadio Olimpico per 2-1. Pur non essendo propriamente un centravanti, Paulo Dybala ha trovato la sua prima gioia in giallorosso alla sua quarta apparizione con la Roma, realizzando una doppietta in casa contro il Monza nella vittoria romanista per 4-0. Per Ferguson quella di domani potrebbe essere la sua quinta partita in giallorosso e la speranza è che, seppur in ritardo, il centravanti irlandese possa cominciare a ritrovare la confidenza con il gol, permettendo a Gasperini di poter cominciare a fare affidamento anche sulle reti dei propri centravanti. ■
Dopo la prima sfida di Europa League per la Roma (vittoria per 2-1 contro il Nizza) e dopo la sfida di Coppa Italia tra Verona e Venezia (persa dai gialloblù ai calci di rigore) è il momento della partita dell’Olimpico tra la squadra di Gasperini e quella di Zanetti per il quinto turno di Serie A. Nella giornata di ieri ha tenuto la consueta conferenza stampa rispondendo alle domande dei cronisti presenti, a partire dalle aspettative per la sfida nella Capitale di domani contro la Roma di Gasp: «I giallorossi sono in formissima e stanno continuando a mantenere gli ottimi risultati della stagione scorsa. Vogliamo ri-
scattarci dalla brutta prestazione contro la Lazio, tornare all’Olimpico è uno stimolo per tutti. Nelle ultime gare Gasperini ci ha sempre castigati, ma non solo noi. Le formazioni di Gasp quando sono a regime sono delle vere schiacciasassi. Loro sono in condizione ottimale e sono bravi con e senza palla». Zanetti e lo staff medico del Verona sono alle prese con alcuni infortuni: «Gagliardini sarà disponibile domenica, Valentini e Mosquera torneranno credo la settimana prossima: Harroui lo avremo tra noi dopo la sosta». Il tecnico ha anche analizzato i problemi in attacco, sono solo 2 le reti messe a segno nelle prime 4
ANCORA LAVORO A PARTE PER VALENTINI E MOSQUERA. GAGLIARDINI RECUPERA, HARROUI ANCORA NO
giornate: «Stiamo lavorando sulla loro complicità tra Orban e Giovane e sulla capacità di lavorare insieme. Ora sono un po’ individualisti perchè vogliono sempre segnare. Sono tanto intelligenti senza palla e hanno tanta tecnica, devono iniziare a servirsi a vicenda per imparare a godere del gol dell’altro». Zanetti è alle prese con i dubbi di formazione nel suo 3-5-2, tra i pali ci sarà Montipò, con Nunez, Nelsson e Frese a formare il terzetto difensivo. Sulle corsie pronti Belghali e Bradaric, in mezzo Serdar, Akpa-Akpro e Serdere con Orban e Giovane a formare il tandem offensivo. ■ IM
27 settembre 1976-27 settembre 2025 Francesco Totti è come quel “gabbiano ipotetico” di cui cantava Gaber: due sogni in un corpo solo, soltanto che il suo non s’è mai rattrappito
Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu
Totti, che oggi compie gli anni, è stata una giornata della nostra vita. Ci ha già assicurato l’accompagno. Ha segnato da mezzogiorno, come quando a Firenze segnò il 200esimo gol, a mezzanotte circa (il rigore con l’Arsenal). Ha segnato al 1’ in una finale di Coppa (nel 6-2 all’Inter) o all’ultimo minuto di recupero di una partita durata tre ore (il 3-2 su rigore con la Samp nel 2016). Ha segnato da Palermo a Udine, da Silkeborg, che sta dalle parti del castello di Amleto, ai Giochi del Mediterraneo. Dall’Europeo dei piccoli, al Mondiale dei grandi. Ha segnato tutti i mesi dell’anno, anche a giugno – persino un gol Scudetto – a luglio in Europa League, ad agosto in Supercoppa. La sua stagione dell’amore è l’unica che non viene e va. Ma c’è qualcosa di ingiusto nel celebrare Totti solo per i gol, e non solamente perché ha giocato da prima punta solo un terzo della carriera. I gol sono come i premi per i grandi ricercatori, conta quello che si fa ogni giorno, ciò che ti porta al titolo. La quotidianità passata da Porta Metronia al Torrino: l’intero sistema solare. Totti è “Tottigo” per i gol fatti contro la saracinesca più che a San Siro o al Bernabéu. Se ha vinto il Mondiale in Germania è
per come giocava alla tedesca fra San Giovanni e Trastevere. Totti è sempre stato uno di quartiere, uno che da ragazzino prima o poi doveva andare dal barbiere. Totti è il telefono coi fili, la pizza rossa o la pizza bianca, la villeggiatura più che la vacanza, più che il gettone – che vale sempre 200 lire –è la cabina telefonica. Il mangianastri arancione che aveva la zia più moderna, la prima moquette nelle case di Roma. Totti è certe zone di Roma, San Giovanni dov’è nato è tutta sua, è uno dei posti di Roma
meno cambiati dal 1976 a oggi. C’è lì una specie di medietà romana dove respiri il centro, perché ci stai, la storia, perché ce l’hai davanti, ai bordi del Colosseo, ma attraverso l’arco t’arriva pure l’eco bucato della periferia, non quello sostenuto della Cassia, di Collina Fleming... È un modo di essere più sostanziale che stiloso. Totti ha la faccia di un film di Pasolini, non quella di un libro di Moccia. Non sta tre metri sopra il cielo, ma in mezzo ai binari dove passa il tram di Fellini per Roma. È
la tombolata, non lo shopping. Totti ha rappresentato soprattutto il tifoso medio della Roma. Francesco non è di nicchia, non è una esclusiva ultras, perché è del popolo. Totti è “Tottigo” detto dai ragazzini piccoli. Totti è il disegnetto sul banco che una volta era UR. Totti è la Roma più che l’Aesse Roma. Francesco Totti è il chiacchiericcio di Roma, quello che gira per l’aria, prima di essere un nome già impresso nella sua storia. Totti è quella Roma che resiste. Lui l’ha fatto: non se n’è mai andato. Anche in questo ha risparmiato tempo a Dio: niente parabole da figliol prodigo, semmai pallonetti, palombelle giallorosse, cucchiai. «Forza che il pranzo è pronto, ma speriamo che Totti domani segna». Il congiuntivo a volte è un errore, non dà il senso. Totti resta Totti perché dov’è nato è rimasto: indicativo – col pollice – sempre presente. Non l’aveva mai fatto nessuno prima. Strano, è il segreto più scoperto del mondo: la Roma nella sua storia, uno romano, romanista così per sempre non ce l’aveva mai avuto. Dico, tecnicamente. Totti è una rarità già semplicemente per questo, escludendo quel capolavoro d’arte varia che ha mostrato al mondo con cui ha giocato a pallone. A consegnarlo al cuore delle mamme romane, cioè all’eternità, sarebbe bastata già quella maglietta, “v’ho purgato ancora” alla Lazio, l’11 aprile
1999. È in quel momento che si è consacrato il genio. Non l’aveva mai fatto nessuno prima di lui. Nessuno, ti giuro, nessuno. È lì che contro i potenti, fantomatici pseudo benpensanti ha cominciato a usare il grimaldello. Quelle erano già barzellette per beneficenza. Il suo romano, lampo di una battuta («Ahò») che fa a cazzotti e vince con la noiosa prosa mentale dell’italiano, giustamente archiviabile in un «è normale che». È normale per tutti ma non per Totti. Totti è il calciatore che in Italia ha segnato più volte con la stessa maglia. È una poesia di pane questa. Il trionfo della semplicità. Pensateci. È romanità. Ricordatevi. Tutti.
Quando si è ragazzini e quasi subito ci si innamora del pallone, si hanno due sogni: quello di giocare per la Roma (o per un’altra squadra, per chi crede nell’esistenza di altre squadre) e di segnare. Di fare gol. E correre sotto la Curva Sud. E tutti sono pe’ te. E tu piangi, e ti immagini tutte le rivincite, i trionfi, i titoli, gli abbracci... t’immagini mogli, amanti, figli, stirpi, dinastie, o un fumetto, la tua faccia su Topolino. Ecco Francesco Totti è come quel «gabbiano ipotetico» di cui cantava Giorgio Gaber: due sogni in un corpo solo. Soltanto che il suo non s’è mai rattrappito. E permette al nostro di continuare a esistere, di dire che qualcuno non solo è stato, ma continuerà a essere sempre e solo romanista. Buon compleanno Francesco. ■
A Castellammare Alle 17.30 Juventus-Roma. In tv su Rai 2
Leonardo Frenquelli leonardo.frenquelli@ilromanista.eu
Ci risiamo. Juventus e Roma si ritrovano per giocarsi una coppa, stavolta la prima edizione della Serie A Women’s Cup a Castellammare di Stabia (calcio d’inizio alle 17.30, diretta tv su Rai 2 e su Sky). Il solito duello degli ultimi anni del calcio italiano si ripete alla prima occasione possibile del 2025-26, 133 giorni dopo l’ultima volta nella finale di Coppa Italia a Como. Quel dolorosissimo 0-4, al culmine di una stagione a dir poco deludente, è stato l’ultimo capitolo del ciclo vincente targato Spugna, poi l’arrivo di Rossettini e quel ricambio di giocatrici per costruire un progetto sostanzialmente e provare prima o poi andare “riprendere” la Juventus. Le bianconere hanno perso pezzi forti come Cantore e Boattin, ma
ALLA VIGILIA
Rossettini:
hanno mantenuto il fulcro della rosa e Canzi sta facendo innestare le nuove arrivate, tra giocatrici “pronte” come Pinto e diverse giovani promettenti. La Juve ha perso di misura al debutto contro la Lazio a Biella, per poi battere il Napoli (4-0)e l’Inter (non senza soffrire): come organico, sono difficilmente superabili in Italia, ma in una coppa in cui gli allenatori hanno anche voluto “provare” qualche soluzione in vista delle competizioni più importanti le torinesi non hanno ancora fatto stropicciare gli occhi. Seppur tutta nuova e da rodare invece, dopo aver stravinto il derby la Roma è l’unica squadra rimasta imbattuta in questo trofeo, con tante idee nuove e altrettanti esperimenti, ma con in mezzo anche la qualificazione alla fase campionato di Champions League. Rispetto a Como è praticamente tutto nuovo e in via di definizione ma Rossettini sta facendo passare bene le sue idee, soprat-
tutto per l’organizzazione difensiva. Che si giochi a tre o a quattro in difesa, riferimenti come Veje, Di Guglielmo e van Diemen sono certezze che già stanno maturando, così come la fondamentale importanza di Rieke a centrocampo, meglio ancora se in coppia con Greggi. Per la mediana (o dietro la punta in un 3-4-2-1) in panchina ci sarà anche Dragoni, che potrebbe avere qualche minuto nelle gambe al rientro dal lungo infortunio (non verrà “rischiata” se non necessario), mentre in attacco è pronta a tornare titolare Viens, dopo aver ritrovato il gol con la terza delle reti fatte alla Lazio.
A 133 giorni da Como è uno Juventus-Roma completamente diverso per valori e prospettive: è sempre una finale, le giallorosse sono in forma ma hanno più da guadagnare che da perdere. Sarà comunque un nuovo inizio, meglio ancora se con il primo trofeo della stagione tra le braccia a fine partita ■
«Entusiasmante e difficile». Il tecnico della Roma Femminile Luca Rossettini ha sintetizzato così gli aspetti della finale di Serie A Women’s Cup da giocare oggi a Castellammare di Stabia contro la Juventus. L’allenatore nella sua analisi alla vigilia ai vari media e in conferenza stampa ha voluto mantenere i piedi ben saldi a terra nonostante il percorso netto delle sue in questa competizione: «Dobbiamo affrontare la squadra più forte d’Italia, ce la giochiamo un po’ da outsider, all’inizio di un percorso nuovo. Cercheremo di utilizzare quell’entusiasmo, quella gran-
de voglia di mettersi in gioco e di mettersi in mostra che ci ha permesso di arrivare fino a qui». Rossettini, oltre ad aver ribadito la sua sorpresa di aver
raggiunto l’ultimo capitolo di questa competizione e contestualmente passato il doppio preliminare di Champions, ha parlato di Viens e Dragoni. La canadese è rientrata con gol al derby, magari giusto in tempo per il primo match da titolo della stagione: «Viens sta mettendo minuti nelle gambe nelle ultime partite come da programma. Adesso ha a disposizione un minutaggio consistente». Poi sul rientro di Dragoni ha aggiunto: «Sta completando il suo iter, ci ha dato buoni riscontri e se ci sarà la possibilità di qualche minuto è un’opzione» ■ LF