È già domani Con il cuore a Roma, dove il mondo guarda per l’addio a Papa Francesco, ma con la testa a San Siro per vincere una partita che cambierebbe tutto. Serve battere una grande, servono i gol di Dovbyk, che in stagione a Milano ha già siglato un gol e regalato a Dybala un meraviglioso assist di tacco
TEST A MILANO
campo Terapie per Nelsson e Dybala. Dubbio Pelle
L’INTERVISTA GHISOLFI: «SE NON SARÒ ALL’ALTEZZA, ANDRÒ VIA»
Verso Inter-Roma
E FACCI UN GOL
ARTEM FATICA CON LE BIG MA MILANO ISPIRA
Dovbyk Negli scontri diretti in A ha segnato solo al Bologna ma a San Siro un assist per Dybala e una rete in Coppa Italia
Davide Fidanza davide.fidanza@ilromanista.eu
Tutte le partite sono importanti, tutte le partite valgono tre punti indipendentemente dalla caratura e dal blasone dell’avversario. Se da una parte questo è certamente vero, dall’altra l’importanza dello scontro diretto spesso viene dettata dalle esigenze della classifica e dalla possibilità, oltre che di ottenere i tre punti, di fermare una diretta concorrente o addirittura di recuperare dei punti persi in precedenza contro le cosiddette squadre “alla portata”. In tal senso, vincere le sfide di cartello risulta essere una componente cruciale nelle stagioni delle squadre con ambizioni europee di un certo tipo e in questo, il rimpro -
vero che più frequentemente è stato fatto ad Artem Dovbyk, è stato proprio quello di non aver quasi mai inciso in queste partite. Il centravanti ucraino infatti tra campionato e coppe ha realizzato un buon numero di gol - 16 complessivamente - e ha portato nella classifica romanista tantissimi punti grazie a firme quasi sempre pesanti ai fini delle vittorie o dei pareggi. Tuttavia, di tutte le reti segnate dal centravanti ucraino, solamente due sono arrivate contro le cosiddette big: una sola in Serie A, su calcio di rigore contro il Bologna al minuto 97; una in Coppa Italia contro il Milan nel quarto di finale purtroppo perso per 3-1.
Luci a San Siro Nonostante un rendimento non eccellente negli scontri diretti, San Siro fino a questo momento ha portato sicuramente bene FINO AD ORA 16 CENTRI STAGIONALI FRA COPPE E SERIE A ANCHE
Troppo poco per un centravanti del suo livello che in questo finale di stagione ha la possibilità di redimersi già a partire da domani sera nel big match a
San Siro contro l’Inter. In questo rush finale la Roma, oltre ai nerazzurri, affronterà Atalanta, Milan e Fiorentina e i giallorossi avranno bisogno dei gol del proprio bomber per continuare ad alimentare i propri sogni europei.
LA CORSA ALL’EUROPA
ad Artem Dovbyk. Il centravanti ucraino quest’anno ha già giocato due volte alla scala del calcio, in entrambe le occasioni contro il Milan. In tutti e due i confronti, il numero 11 giallorosso è riuscito a metterci la firma realizzando uno splendido assist di tacco a Paulo Dybala nell’1-1 in campionato di dicembre e segnando il gol della speranza in Coppa Italia che avrebbe potuto rimetterci in partita.
Ad oggi il centravanti ucraino non segna da tre gare consecutive, dopo aver regalato 6 punti ai giallorossi contro Cagliari e Lecce grazie ai suoi gol. A San Siro, in uno stadio che quest’anno lo ha già visto protagonista, Artem cercherà di tornare al gol per interrompere il digiuno di reti negli scontri diretti e per aiutare la Roma a proseguire la propria rincorsa europea che oramai va avanti da ben 5 mesi. ■
L’AMBIENTE
In questa pagina, il gol di Dovbyk a Milano col Milan; nell’altra pagina, dall’alto in basso, due esultanze di Artem dopo due reti personali GETTY E MANCINI
Saud torna in gruppo Dubbio Pellegrini
Trigoria Terapie per Nelsson e Dybala
Ballottaggio Pelle-Cristante in mezzo
Iacopo Mirabella iacopo.mirabella@ilromanista.eu
Continua la preparazione della Roma per la trasferta di San Siro contro l’Inter, gara in programma domenica alle ore 15. I giallorossi vogliono sfruttare il passo falso della Juventus contro il Parma, con il quarto posto (attualmente occupato dal Bologna a quota 60 punti) che ora dista solamente 3 lunghezze. San Siro potrebbe essere l’ultima chiamata per provare a compiere il miracolo chiamato Champions League, ma in caso di passo falso i sogni potrebbero svanire definitivamente.
A San Siro il settori ospiti resterà chiuso
Con la Fiorentina atteso un altro sold out
Ci saranno, perché la Roma, come canta Conidi, “mai sola mai” e non lo sarà nemmeno a Milano, ma di certo la squadra di Claudio Ranieri, alzando la testa verso il terzo anello di San Siro non si sentirà a casa, non avrà modo di vedere il solito spicchio giallorosso al seguito della Roma. Si faranno sentire sparsi per l’impianto milanese, in un pomeriggio cruciale per i destini del campionato, sia per quello che riguarda lo Scudetto che per un posto in Europa. E di certo non ci si potrà consolare pensando alle sfide di Bergamo e l’ultima in casa del Torino: anche quelle resteranno chiuse. Motivazione più che valida per prendere d’assalto, virtualmente parlando, il botteghino dell’Olimpico. E dopo i 62.714 presenti nella sfida casalinga contro l’Hellas Verona, l’impianto capitolino è pronto a far registrare l’ennesimo sold out nella gara contro la Fiorentina di Palladino. In programma domenica 4 maggio alle ore 18, la partita contro i viola rappresenterà un nodo cruciale per un piazzamento in Europa, ma sarà
anche l’occasione per “vendicare” (calcisticamente parlando) il 5-1 dell’andata. Ecco il motivo per il quale sono già 60mila i tifosi che si sono assicurati un tagliando valido d’ingresso. E senza dubbio ci sarà il tutto esaurito anche per l’ultima gara casalinga contro il Milan, in programma il 18 ma con orario
ancora da definire. Solo un dettaglio perché, come ha detto Soulé al Romanista: «Se si giocasse di lunedì a mezzanotte, l’Olimpico sarebbe tutto pieno». Proprio così Mati. Sold out con Fiorentina e col Milan: il popolo giallorosso chiuderà in bellezza. ■ ADC
Nella giornata di ieri la squadra è scesa in campo per l’allenamento e l’infermeria con il passare dei giorni si svuota sempre di più. Dopo giorni di lavoro personalizzato anche Saud Abdulhamid è tornato ad allenarsi insieme al resto del gruppo e gli unici ad essere out sono Paulo Dybala e Victor Nelsson che continuano il percorso riabilitativo con le terapie nel quartier generale giallorosso. Oggi a Trigoria andrà in scena la seduta di rifinitura prima della partenza per Milano, con l’appuntamento a San Siro domenica alle ore 15 per il fischio d’inizio della sfida contro la squadra di Inzaghi, che è alla ricerca della vittoria dopo le due sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia contro il Bologna e nel derby contro il Milan.
Le possibili scelte In queste ore Claudio Ranieri è al lavoro per sciogliere tutti i dubbi relativi all’undici titolare che scenderà in campo contro l’Inter. Il consueto 3-4-2-1 potrebbe subire una piccola variazione e potrebbe trasformarsi nel 3-5-2, con un centrocampista in più per rinforzare il centrocampo anche e soprattutto in fase di non possesso palla. Tra i pali nessun dubbio sulla presenza di Mile Svilar. Nel terzetto difensivo saranno presenti dal primo minuto gli inamovibili Gianluca Mancini ed Evan Ndicka, con Zeki Celik favorito su Mats Hummels nel ruolo di braccetto di destra. Sulle fasce sono pronti Alexis Saelemaekers e Angeliño - rispettivamente a destra e sinistra - mentre in cabina di regia le chiavi ci sarà Leandro Paredes con Manu Koné e Bryan Cristante come mezzali. Lorenzo Pellegrini è in ballottaggio proprio con il numero 4 giallorosso che in caso di linea a 5 in mezzo al campo potrebbe essere preferito al capitano, mentre se si dovesse giocare con i 2 trequartisti allora potrebbe essere Pellegrini a partire dal primo. In avanti spazio a Soulé e Dovbyk. ■
QUESTA MATTINA LA SQUADRA SARÀ IN CAMPO PER LA SEDUTA DI RIFINITURA. IN AVANTI PRONTI SOULÉ E DOVBYK
Lorenzo Pellegrini durante l’allenamento di ieri a Trigoria GETTY IMAGES
DAL CAMPO
Parte della Tribuna Tevere, gremita in occasione di Roma-Hellas Verona GETTY IMAGES
Verso Inter-Roma
L’INTERVISTA
«MERITERÒ LA ROMA»
GhisolfiIl ds a RMC Sport: «Se il mio lavoro non sarà all’altezza, me ne andrò. Spero che presto dia i propri frutti. Se riuscirò a restare 10 anni in giallorosso, sarò l’uomo più felice del mondo»
In avvicinamento alla sfida di campionato contro l’Inter, il direttore sportivo giallorosso, Florent Ghisolfi ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi francesi di “After Foot”, tramissione che va in onda su RMC Sport. Nella suggestiva location dell’Ambasciata francese nella Capitale e, alla presenza anche di Evan Ndicka, ha fatto un primo bilancio della sua esperienza romana, partendo dall’accoglienza e dalle prime difficoltà, fino ad arrivare all’importanza di Ranieri e ai suoi propositi per il futuro: «Se il mio lavoro non sarà all’altezza, me ne andrò. Ma se invece riuscirò a restare dieci anni alla Roma, sarò l’uomo più felice del mondo». Ecco le sue parole:
A Roma hai trovato qualcosa che non avevi capito quando eri a Nizza, a Bastia, nella tua carriera di calciatore e dirigente?
«Sto scoprendo un calcio diverso, perché l’Italia è davvero diversa dalla Francia. Al di là dell’Italia, penso che la Roma, oltre alla città che è semplicemente eccezionale, sia un club diverso. Qui c’è una passione incredibile, sia nel calcio in generale che in tutti i settori, in particolare nei media come voi. La Roma è qualcosa di veramente diverso, una grande passione. È una famiglia per la gente di qui. È davvero eccezionale».
La passione la conoscevi bene, dato che è proprio a Lens che ti sei
PER FARE
BENE QUI, SERVE IL GIUSTO MIX: IDENTITÀ, SÌ MA SERVE ANCHE DISTACCO E FREDDEZZA
rivelato al grande pubblico e che ti ha reso un direttore sportivo ricercato all’estero, immagino sia stato soprattutto grazie al tuo lavoro lì... «A Lens c’è passione, è un club estremamente popolare, lo stadio è pieno e quando abbiamo ottenuto il successo che hai ottenuto lì, hai sentito l’affetto della gente. È difficile spiegare la differenza tra ciò che hai vissuto a Lens e qui in termini di atmosfera. Qui la città è più grande e allo stesso tempo, a volte, sembra un piccolo villaggio. Senza sminuire i club che ho conosciuto, ad esempio il Lens, che è un club magico, ma la Roma è qualcosa di speciale. Penso che bisogna viverlo per crederci davvero e capirlo. È qualcosa di incredibile. È una passione che consuma le persone. Penso che qui in Italia tutti abbiano una squadra del cuore e a Roma è davvero impressionante».
Eppure è una squadra che non vince... «Penso che sia anche una causa-effetto, perché c’è una tale passione che rende tutto difficile. Rende difficile lavorare in questo club, rende difficile creare un progetto stabile, poter lavorare a lungo termine. È proprio quello che stiamo cercando di fare in questo momento, in questo momento. Quindi ci vuole molta serenità, calma e solidarietà. Controllare una passione, no. È difficile, sì. Per sua natura, non si può controllare. Penso che sia
giusto dimostrare alle persone che siamo qui per costruire qualcosa e per farlo partendo dalle fondamenta. Il nostro lavoro non dà frutti domani. Non si fa in pochi giorni, ma bisogna far capire che stiamo dando il meglio per il club, soprattutto far capire che siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo nel lavorare per questo club. E ogni mattina ci alziamo con la responsabilità di rendere felici le persone. Perché quando perdiamo, vediamo che non siamo lontani dal disastro. E questo è un ulteriore punto di forza. È un’esigenza forte, ma un’esigenza che, personalmente, mi piace, perché ti spinge a superare te stesso, a dare il meglio di te”.
Cosa ha portato Ranieri? Quale la traccia da seguire in futuro= «Vogliamo fare un giusto mix. Oggi abbiamo davvero una forte identità, dato che Claudio conosce la vita, conosce il club, conosce la città. Porta molta serenità, la consapevolezza del proprio ruolo. Io sono straniero, sono francese, ma nel mio modo di fare, nei miei valori, l’identità è molto importante, il senso di appartenenza. È qualcosa che cerchiamo di mescolare. Abbiamo anche fatto tornare persone che hanno questa identità. Federico Balzaretti, che ha lavorato anche un po’ in Francia, è con noi oggi. Cerchiamo di costruire con persone competenti un mix di identità e anche un mix di distacco,
Florent Ghisolfi, direttore sportivo giallorosso, durante una seduta di allenamento a Trigoria GETTY
perché senza distacco non si ha la freddezza necessaria per lavorare».
La Roma è attesa da sfide difficili, come ci arrivate? «Sono arrivato in una situazione un po’ complicata. Ci sono stati alti e bassi, diciamo che c’è stata una grande tempesta, ma la scelta di Claudio è stata molto importante. Da quando Claudio è arrivato, abbiamo ottenuto ottimi risultati. Sono 17 partite che non perdiamo. Siamo qui, ma d’altra parte sappiamo da dove veniamo. Questa è la prima cosa. Abbiamo fame. Penso di percepire una certa freschezza. Non sento una squadra esausta. Sono pronti. È vero che abbiamo partite importanti, ma penso che siamo pronti, che siamo freschi. Sì, l’obiettivo è fare il meglio possibile».
RANIERI? HA PORTATO SERENITÀ. ADESSO ABBIAMO GARE IMPORTANTI MA SIAMO PRONTI
Ti vedi ancora a lungo alla Roma? «Sono stato accolto molto bene a Roma, anche se a volte le richieste sono un po’ folli. Voglio dimostrare di meritare questa opportunità. Se il mio lavoro non sarà all’altezza, allora me ne andrò. Oggi tante cose non si vedono, ma spero che presto possano dare i propri frutti. Il nostro è un lavoro a medio termine. Voglio strutturare un’organizzazione forte, che funzioni anche senza di me. Se poi riuscirò a restare per ben dieci anni alla Roma, sarò l’uomo più felice del mondo». ■
Verso Inter-Roma
COGITO ERGO SUD
“ROMA ROMA” A MILANO
17 maggio 2007 Dopo lo storico 6-2 all’Olimpico nella finale di andata contro l’Internazionale
a San Siro basta un gol di Perrotta per alzare la Coppa Italia. E, mentre Totti lo fa, parte l’inno
Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu
C’è poco più del commento del tabellino. Anzi, non è nemmeno un commento, non è quasi un tabellino un 6-2, è un urlo, una linea tirata sul passato, su quello più antico e quello meno remoto. Roma-Inter 6-2 è una risposta alla storia, innanzitutto a tutti quei risultati tennistici che agli albori del calcio in Italia le formazioni del girone settentrionale rifilavano al resto d’Italia. Roma-Inter 6-2 capovolge per sempre nell’Albo d’Oro presunte supremazie naturali e di genere fra le due Capitali, e dice almeno che anche nel calcio ce n’è solo una. Contro questa differenza, contro il Potere, contro il Palazzo che stava costruendo i palazzi a Roma, proprio la Roma nacque all’alba del nostro calcio. Proprio l’Alba una delle società madri dell’Associazione Sportiva Roma perse una finale scudetto contro la Juve per 7-1.
La Roma nata grande – che nel 1931 alla Juve gliene fece 5 – con questo 6-2 all’Inter dà una risposta originale a tutto ciò e ne dà un’altra a un altro 7-1, quello subìto all’Old Trafford il 10 aprile di quell’anno dal Manchester United nel ritorno di un quarto di finale di Champions, pure vinto all’andata. La grandezza di questo 6-2 all’Inter finale di Coppa Ita-
lia – e non s’erano mai visti così tanti gol nell’atto conclusivo della coppa nazionale – della Roma di Spalletti sta proprio nell’aver trasformato il fango, immeritato, in oro. In oro che vale e che luccica.
La Roma, la bellissima Roma che fino a un certo punto della stagione s’era messa addirittura in testa il pensiero stupendo dello Scudetto sfidando l’Inter della Milano da bere di Moratti e Mancini, la Roma che era stata più che stupenda a Lione, la Roma che a San Siro con l’Inter aveva vinto 3-1 facendo restare sul gargaroz-
zo cotillon e aperitivi sempre a quella Milano da bere, ha saputo prendere e prendersi questa finale e darsela come premio, l’ha trasformata in un inno alla gioia e all’amor proprio, prendendosi tante rivincite tutte insieme, non solo storiche.
Sei a due all’Inter di Mancini e Mihajlovic (che soddisfazione vederli insieme seduti dopo cinque minuti) che in tutte le precedenti partite giocate fin lì in Coppa Italia aveva preso 0 (zero) gol. Zero. Sei a due all’Inter campione d’Italia, dopo che le ultime due Coppe
Italia le avevamo perse contro l’Inter campione d’Italia. Sei a due, e palla al centro di Milano. Perché c’è poco di più del commento del tabellino del 9 maggio 2007, ma c’è. Aspettiamo. Poco. Cinquantadue secondi il tempo record del primo gol della Roma, il gol di Totti (in quel momento il 28esimo in stagione), Scarpa d’Oro e piede di platino. Il tempo di esplodere e di rifarlo con l’altro simbolo di Roma, con l’altro romanista, con l’altro romano: angolo da sinistra tiro al volo di Mexes e colpo di qualche parte del corpo di De Rossi e 2-0. Sono passati 4’ e 48” contati. Altri dieci e la Roma diventa un laser. Chivu da sinistra in profondità rasoterra per il sempiterno inserimento di Perrotta, che in scivolata colpisce da biliardo il 3-0. Bingo. Flipper. Tilt. Ci va per un momento Pizarro, che serve a Crespo il retropassaggio dell’1-3: sembra un’ingiustizia verso la bellezza di questa Roma, talmente grossa che Mancini fa il 4-1 dieci minuti dopo. Fine primo tempo. Inizia il secondo. Cinque a uno come alla Lazio per un colpo di testa di Christian Panucci sotto la Sud,
DOPO 16 ANNI VINCIAMO UN TROFEO STORICAMENTE
“NOSTRO”, IL MEAZZA SI COLORA DI TIFOSI E CORIANDOLI GIALLOROSSI
poi Crespo ci riprova e ci riesce, ma pure Panucci, soltanto che è l’ultimo minuto ed è 6-2. Grazie Roma e tutti a San Siro. Sì, perché c’è poco più del commento del tabellino, ma c’è. La gente romanista che ha invaso Milano, ha addirittura sofferto (qualcosa fra storia ancora da cambiare e DNA) sul 2-0 per l’Inter, ma ha goduto al gol di Perrotta e poi ha pianto. Non tanto quando la Coppa è tornata dopo 16 anni a Roma, nemmeno quando sotto le scalette dell’aereo ha visto il suo presidente Sensi farlo, ma quando a San Siro di Milano, stadio Meazza, a un certo punto è risuonato l’inno. Coi coriandoli che servivano agli altri e alla televisione, coi coriandoli che non riuscivano a togliere nulla alla commozione. Quel giorno, il 17 maggio, fuori da qualsiasi tabellino e persino dall’Albo d’Oro, in quel momento a Milano si sentiva solo un coro. Queste le parole. Come a Lione. Come a Roma. Come sarà sempre: Roma Roma Roma core de ‘sta città /unico grande amore de tanta e tanta gente che fai sospira’/ Roma Roma Roma lassace canta’ da ‘sta voce nasce n’coro so’ centomila voci che hai fatto ‘nnamorà/ Roma Roma bella t’ho dipinta io gialla come er sole, rossa come er core mio / Roma Roma mia nun te fa incanta’ tu sei nata grande e grande hai da resta’ / Roma Roma Roma core de ‘sta città unico grande amore de tanta e tanta gente m’hai fatto innamorà. ■
La Roma in maglia bianca che alza la sua ottava Coppa Italia della storia allo stadio Meazza, dopo la sconfitta per 2-1 che non basta all’Inter dopo il 6-2 dell’andata. Sotto la gioia di Perrotta che segna il gol del trofeo GETTY IMACES
L’AVVERSARIO
INTER AL LAVORO THURAM SARÀ OUT
Dal campo E Inzaghi tiene a colloquio l’intera squadra
Dopo il giorno di riposo concesso ieri dal tecnico nerazzurro, gli uomini di Simone Inzaghi sono tornati al lavoro nella giornata odierna ad Appiano Gentile. Un primo ma significativo passo d’avvicinamento alla sfida di domenica contro la Roma, in programma a San Siro alle ore 15. Un match divenuto decisivo per lo Scudetto, vista la classifica con il Napoli di Conte a pari punti. I nerazzurri, reduci da due sconfitte consecutive con Bologna e Milan (nel derby di Coppa Italia), hanno l’obbligo di rialzarsi: nella gestione Inzaghi non è mai accaduto di perdere tre gare consecutive. Motivo per il quale il tecnico ha chiamato a raccolta l’intero gruppo al centro del campo. Dieci minuti di discorso
nei quali il tecnico ha spiegato cosa non ha funzionato nel derby, richiamando i suoi ragazzi ad una maggiore concentrazione, soprattutto in alcune situazioni di gioco. Ma è stata anche l’occasione per scuotere la squadra: il rischio di passare dal sogno “triplete” ad una stagione senza trofei è uno scenario che Inzaghi vuole scongiurare con tutte le sue forze.
Le ultime da Appiano Andando agli aggiornamenti provenienti dal campo, le buone notizie arrivano da Dumfries e Zielinski, che si sono allenati con i compagni e viaggiano quindi verso la convocazione.
Discorso opposto invece per Thuram, che non ha ancora svolto lavoro sul campo: per lui si lavorerà soprattutto per averlo in buone condizioni in ottica Barcellona.
L’ADDIO A PAPA FRANCESCO
Il probabile undici
Con la premessa che Inzaghi dovrà fare a meno degli squalificati
Bastoni e Mkhitaryan, l’Inter dovrebbe quindi affidarsi a Sommer tra i pali, Pavard, Acerbi e Carlos Augusto in difesa, Darmian, Frattesi, Calhanoglu, Barella e Dimarco nella linea mediana, con il tandem argentino composto da Lautaro Martinez e Correa in attacco.
L’argentino parte in vantaggio sul deludente Taremi mentre Arnautovic proverà a insidiarlo fino alla fine, anche se per caratteristiche fa forse più coppia con Thuram che con Lautaro.
Dubbi che Inzaghi proverà a sciogliere nella seduta di rifinitura di domani, a poche ore dalla decisiva sfida contro la Roma: a San Siro ci si gioca una fetta di Scudetto e per l’Inter non ci sono più margini di errore dopo il ko del Dall’Ara. ■
Roma centro del mondo. Alle 10 il funerale
Gli occhi del mondo tutti puntati su Roma. Alle 10, sul sagrato di San Pietro, andrà in scena il funerale di Papa Francesco con la messa esequiale, celebrata dal cardinale decano Giovanni Battista Re. 130 delegazioni attese in città da ogni parte della terra, con la Capitale blindata e severe norme di sicurezza, studiate e messe appunto da giorni, attivate già dalla serata di ieri. Capi di Stato da ogni continente: da Trump (e il suo predecessore Biden) fino a Lula, passando per Milei, Orban e Macron, fino, ovviamente, al “padrone di casa” anche se si parla tecnicamente di suolo vaticano Mattarella. Potrebbe non
esserci, invece, Zelensky, che nei giorni scorsi aveva confermato la sua presenza, messa ieri in dubbio dallo stesso presidente ucraino, che ha spiegato di avere degli importanti incontri militari in
#ROMANISTAGRAM
programma. I potenti della terra, ma non solo, anche centinaia di migliaia di pellegrini, che in settimana hanno raggiunto San Pietro, per l’ultimo saluto a Bergoglio. L’afflusso di persone in Basilica nei giorni della camera ardente è stato stimato intorno alle 150.000 persone. Anche quest’oggi, ovviamente, in tanti si recheranno all’esterno di San Pietro, con maxi-schermi istallati per permettere a tutti di seguire la cerimonia, alla quale seguirà il corteo a passo d’uomo fino a Santa Maria Maggiore, dove Francesco ha chiesto di essere sepolto. ■ SV
Marcus Thuram pochi minuti prima dell’inizio della gara di Champions contro il Bayern Monaco GETTY IMAGES
Martina Stella
La Basilica di San Pietro GETTY IMAGES
Lo scatto di Shomurodov condiviso dalla Roma sui social e ripubblicato dal centravanti uzbeko sulla storie Instagram
Uno scatto di Salah-Eddine e Saud Abdulhamid condiviso sui social dalla Roma dopo l’allenamento andato in scena a Trigoria
Le condoglianze di Bruno Conti al Lecce e alla famiglia di Graziano Fiorita, fisioterapista dei salentini scomparso prematuramente a 38 anni