Il Romanista del 25 aprile 2025

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Daniele Lo Monaco

Il paradosso di questa stagione calcistica (proprio questa, in particolare) è che i due allenatori che si affronteranno domenica alle 15 a San Siro, oltre ad essere tra i migliori tecnici espressi da questo campionato Pag 3

Verso Inter-Roma

DIFFICILE, MA...

EUROPA, UNA MISSION POSSIBLE

Il rush finale Il quarto posto è a tre punti, il quinto a due

Nonostante il calendario, l’imperativo adesso è provarci

All-in nelle ultime cinque giornate: è ciò che è costretta a fare la Roma, settima con 57 punti dopo aver dato vita a una rincorsa incredibile sulle dirette concorrenti per un piazzamento in Europa. Piazzamento che è stato reso ancor più complicato dalla finale di Coppa Italia tra Bologna e Milan che - sulla base della classifica finale del campionato - potrebbe togliere un posto in Europa League. Ad oggi, i giallorossi sono fuori da qualsiasi competizione continentale, ma il ko della Juventus a Parma mercoledì ha ridato speranze agli uomini di Ranieri. Il quarto posto, attualmente occupato dal Bologna, dista soltanto 3 punti, e i rossoblù in queste ultime giornate sono

attesi dalle sfide contro Udinese, Juventus, Milan, Fiorentina e Genoa: calendario non esattamente agevole, all’interno del quale si inserisce anche la finale di Coppa Italia in programma il 14 maggio, quindi tra la terzultima e la penultima di campionato. Soltanto 2 punti ci separano invece da Juventus e Lazio, che peraltro si affronteranno all’Olimpico nel weekend dell’11 maggio, quando noi faremo visita all’Atalanta. Insomma, ad oggi quarto e quinto posto distano soltanto un punto l’uno dall’altro; perciò, se è lecito credere in un piazzamento in Europa League, lo è altrettanto sperare in un miracolo che si chiama Champions. Un miracolo che, per la cronaca, a Trigoria manca dal 2017-18, ultimo anno in cui ci siamo qualificati per la coppa dalle grandi orecchie. Ma la qualificazione è possibile soltanto nel caso in cui i giallorossi

Claudio Ranieri, 73 anni, mentre dà indicazioni ai suoi. Nell’altra pagina, l’esultanza di Shomurodov,

infilassero un altro filotto, simile a quello realizzato prima dei pareggi con Juventus e Lazio. Certo, gli avversari stavolta sono di ben altro spessore e, se gli scontri diretti con Fiorentina e Milan all’Olimpico sono assolutamente alla nostra portata, più complesse appaiono le due trasferte in Lombardia: quella imminente, domenica a San Siro contro l’Inter, e quella già citata contro l’Atalanta, in programma l’11 maggio. Si chiude il campionato INCOGNITA

LA CORSA ALL’EUROPA

a Torino, contro i granata, il 25: non un big-match nel vero senso della parola, ma sicuramente una sfida che si preannuncia comunque impegnativa. Una serie di cinque vittorie è sì difficile, ma è anche vero che un eventuale successo domenica pomeriggio a Milano potrebbe cambiare le carte in tavola, perché infonderebbe autostima e coraggio a Mancini e compagni. Non solo: tutte le dirette rivali sono attese da sfide sulla carta semplici (Udi-

nese-Bologna, Juventus-Monza, Lazio-Parma, Fiorentina-Empoli e Venezia-Milan il programma della domenica), perciò è concreto il rischio di rimanere indietro in caso di mancato successo. È un all-in e, proprio come nel poker, il rischio di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano è alto; ma c’è anche la possibilità, per quanto assai complicata, di andare a prendersi tutta “la posta”. In questo senso, molto dipenderà dalle due sfide immi-

ABBIAMO

GLI IMPEGNI

PIÙ ARDUI DI TUTTI, MA ANCHE IL BOLOGNA HA JUVE, MILAN E FIORENTINA

nenti: quella con l’Inter e, a seguire, quella con la Fiorentina; a seconda di come andranno le cose, si potrà ragionare sui traguardi veramente alla portata. In ogni caso, l’imperativo per queste ultime cinque finali è sempre lo stesso: crederci e provarci. E possibilmente vincere. Solo ragionando di partita in partita si può pensare di compiere quella che, fino a quattro mesi fa, sembrava una Mission Impossible. Ranieri, però, l’ha resa possibile. 

WEEKEND SULLA CARTA FAVOREVOLE ALLE RIVALI, MA SERVE UN FILOTTO PER NON PERDERE LE SPERANZE

Lavoro personalizzato per Nelsson e Saud

C’è Ndicka in gruppo: «Mi sento bene»

Tutti a rapporto da Claudio Ranieri sui campi di Trigoria, tranne Victor Nelsson e Saud Abdulhamid, che continuano a svolgere lavoro personalizzato per recuperare dai rispettivi infortuni e contro i nerazzurri non saranno a disposizione del tecnico. Chi invece non darà forfait è Evan Ndicka, che ieri è tornato ad allenarsi regolarmente insieme al resto del gruppo, mentre due giorni fa aveva svolto una seduta individuale programmata e concordata insieme allo staff medico e tecnico. La Roma continua il suo avvicinamento alla sfida di domenica alle ore 15 contro l’Inter (gara spostata a causa dei funerali di Papa Francesco nella giornata di sabato) e l’ivoriano sarà regolarmente abile e arruolabile dal primo minuto di gioco. Ndicka ha parlato a BFM RMC: «Mi sento bene mentalmente e fisicamente. Anche l’anno scorso, ma come ha detto Ghisolfi, era Il tempo di adattarmi alla Serie A, il gioco è diverso nell’uno contro uno, in Germania è più una questione di zona, c’è molto più spazio».

Evan Ndicka in campo contro la Lazio GETTY

Verso Milano

Il tempo scorre e il fischio d’inizio contro l’Inter si avvicina sempre di più. Con la sconfitta della Juventus sul campo del Parma (10) ora il quarto posto è occupato dal Bologna a quota 60 punti e ne dista solo 3 dai giallorossi. Con

CONTINUANO LE TERAPIE PER DYBALA A TRIGORIA. RANIERI NON TERRÀ LA CONSUETA CONFERENZA STAMPA PRE PARTITA

IL DS Parla Ghisolfi: «La Roma come una famiglia» Intervistato da RMC Sport, il dirigente giallorosso ha dichiarato: «La Roma è qualcosa di veramente diverso, una grande passione. È una famiglia per la gente di qui. È davvero eccezionale Da quando Ranieri è arrivato, abbiamo ottenuto ottimi risultati. Abbiamo fame. Penso di percepire una certa freschezza. Non sento una squadra esausta. Sono pronti. È vero che abbiamo partite importanti, ma penso che siamo pronti, che siamo freschi. Sì, l’obiettivo è fare il meglio possibile».

GIOCO D’ANTICIPO

LA PANCHINA D’ORO OGGI A INZAGHI E A

RANIERI

Iquesta situazione di classifica la partita contro l’Inter assume ancora più importanza e i 3 punti sarebbero vitali per continuare a credere nel miracolo chiamato Champions League anche se la lotta in quella zona di classifica è agguerrita.

In queste ore Ranieri sta studiando l’undici anti-Inter con l’obiettivo di uscire con il bottino pieno da San Siro. Il consueto 3-4-2-1 potrebbe subire una piccola variazione nel 3-5-2 per mettersi a specchio con la formazione di Inzaghi. In avanti Dovbyk è pronto per riprendersi una maglia da titolare, componendo il tandem offensivo con Soulé che, grazie a Ranieri e al grande lavoro fatto fino a questo momento, è diventato uno dei giocatori imprescindibili. Pellegrini potrebbe tornare dal primo minuto, vestendo i panni del jolly tra centrocampo e attacco. Mentre in mediana Koné e Paredes scaldano i motori. In difesa il ballottaggio tra Hummels e Celik rimane aperto, ma il turci rimane in vantaggio. ■ IM

l paradosso di questa stagione calcistica (proprio questa, in particolare) è che i due allenatori che si affronteranno domenica alle 15 a San Siro oltre ad essere tra i migliori tecnici espressi da questo campionato (con Conte e Italiano) sono di sicuro anche i due che hanno maggiormente da perdere qualora - anche al di là degli effettivi demeriti - dovesse andare storta proprio la partita di domenica. Il paradosso di Inzaghi, tecnico dell’Inter, è che dopo una stagione oggettivamente strepitosa, ha appena perso la possibilità di giocarsi la Coppa Italia, e ora è atteso dal Barcellona in semifinale di Champions League e in più non deve lasciare punti in campionato per non correre il rischio di arrivare secondo dietro al Napoli di Conte, il quale invece se arrivasse secondo avrebbe comunque fatto un miracolo e tutti gli sarebbero in ogni caso riconoscenti. Come per Italiano: dove arriva arriva il Bologna, il suo trofeo personale l’ha già vinto e la gente sarebbe comunque felice. Per Inzaghi sarebbe diverso. Se l’Inter dovesse finire la stagione con zero tituli (cit), e magari il Milan chiudere con due (Supercoppa e Coppa Italia), rischierebbe di bruciare in due settimane quanto di buono costruito in dieci mesi di straordinario lavoro e finirebbe di sicuro dietro al banco degli imputati. Si potrebbe obiettare che è il destino di ogni allenatore di vertice. Ma non è così. È difficile fare così bene e poi rischiare di bruciare tutto in poche ore, facendo svanire ogni effetto benefico tra un possibile triplete fino a ritrovarsi a zero. Fino a mercoledì pomeriggio Inzaghi è stato ai vertici di tutto: della Coppa Italia, della Champions League, del Campionato. Ora non ha più certezze su nulla. E che dire di Ranieri? Da quando è diventato allenatore della Roma ha fatto dei miracoli: ha una media punti da secondo posto in campionato (con una rosa per giudizio unanime da quinto, sesto posto), ha una striscia di 17 partite utili consecutive, è l’allenatore che ha fatto più punti nel girone di ritorno. Eppure potrebbe bastare una sconfitta con l’Inter (in ossequio al pronostico) per vedere vanificare quasi del tutto la prospettiva di riportare la Roma il prossimo anno in Europa. Certo, a lui nessuno potrebbe rimproverare nulla, ma per chiunque abbia a cuore le sorti della squadra sarebbe un durissimo colpo da sopportare. Ecco allora che ci sentiamo di rivolgere un appello al Settore Tecnico che coordina la votazione per la Panchina d’Oro di questa stagione: assegnate un riconoscimento speciale sin da oggi a questi due signori per quello che hanno fatto quest’anno. Inzaghi peraltro il trofeo (assegnato dai tecnici di A e B) l’ha vinto lo scorso anno, Ranieri invece addirittura non l’ha mai conquistato, nonostante una carriera stellare. Forse è il momento di porre rimedio. Senza aspettare il risultato raggiunto. Per una volta in Italia facciamo un’eccezione. ■

A SAN PIETRO

LA ROMA DA FRANCESCO

L’omaggio Ieri mattina una delegazione del club in Basilica, per l’ultimo saluto a Bergoglio, morto lunedì scorso. Presenti per la squadra: Pellegrini, Mancini, Cristante e i tre argentini

Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu

Nella frenesia di un calcio che, seguendo i tempi moderni, viaggia a mille all’ora, a poche ore dalla fondamentale trasferta di San Siro dalla quale dipenderà gran parte della rincorsa europea romanista, è bello pensare che la Roma sia riuscita a ritagliare qualche ora per recarsi da Trigoria a San Pietro, per un ultimo saluto a Papa Francesco.

D’altronde, il legame profondo tra il pontefice e la città eterna, della quale la Roma porta nome, colori e simbolo, non lo scopriamo di certo in questo momento ma, proprio in virtù di questo filo rosso che lega le due cose più sacre di Roma, un omaggio a Jorge Mario Bergoglio era dovuto quanto naturale. Così, nella mattinata di ieri, una delegazione della società è partita con il pullman della squadra dal Fulvio Bernardini, varcando le soglie dello stato Vaticano per entrare nella Basilica di San Pietro che, ormai ininterrottamente e da giorni accoglie centinaia di migliaia di pellegrini provenienti da ogni angolo del pianeta.

Presenti per la dirigenza il ds Florent Ghisolfi e il segretario generale Maurizio Lombardo, oltre al team manager Simone Ricchio, l’ufficio stampa Gianni Castaldi e Vito Scala. In prima fila, ovviamente, il tecnico (e prossimo consigliere) Claudio Ranieri, mentre per quanto riguarda la squadra sono stati scelti i tre capitani (Lorenzo Pellegrini, Gianluca Mancini e Bryan Cristante) e i tre argentini (Paulo Dybala, Leandro Paredes e Matias Soulé), connazionali del defunto Bergoglio.

Qualche minuto di silenzio e riflessione, proprio davanti alla salma di Papa Francesco, per la delegazione dell’AS Roma al completo, poi via di nuovo verso Trigoria, per continuare a fare il lavoro più bello del mondo, nel posto più bello del mondo. ■

Qui sopra, la delegazione dell’AS Roma che si è recata in Vaticano per omaggiare Papa Francesco. A sinistra, il tecnico giallorosso Claudio Ranieri (73 anni). A destra, Lorenzo Pellegrini (28 anni) e Gianluca Mancini (29 anni), capitano e vicecapitano della Roma

DIVISIONE PRODUZIONE FOTOGRAFICA DEL VATICANO IN VATICANO

Oggi l’ultimo giorno di camera ardente, Roma si prepara al funerale

Questo è l’ombelico del mondo. Ormai da giorni, tutti gli occhi del pianeta, soprattutto dal punto di vista mediatico, sono puntati su Roma e, in modo particolare, su piazza San Pietro, che continua ad accogliere centinaia di migliaia di fedeli da tutto il mondo (la prima stima parla di circa 500.000 persone solo da inizio settimana). In tanti, anche ieri, sono rimasti in fila per ore, nonostante le avversità metereologiche, per poter entrare in Basilica e salutare così per l’ultima volta la salma di Papa Francesco. La camera ardente allestita dentro San Pietro proseguirà anche oggi, fino alle ore 19, quando

poi l’accesso ai turisti sarà chiuso per permettere alle autorità di allestire le strutture necessarie in vista del funerale, in programma domattina sul sagrato della Basilica, a partire dalle ore 10. Confermata l’installazione di maxi-schermi, così da permettere a chiunque di assistere all’evento, che sarà trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo. Momento di preghiera, ma non solo: il funerale di Papa Francesco radunerà nella Capitale anche 130 delegazioni, 50 Capi di Stato e 10 Sovrani regnanti. Confermate le presenze di Zelensky e Trump (arriverà a Roma in queste ore anche l’ex presidente degli Stati Uniti Biden), mentre Putin ha deciso di inviare la ministra della cultura russa Olga Lyubimova in rappresentanza di Mosca. Insomma i potenti della terra a Roma, con La Difesa che nelle ultime ore ha messo a punto il sistema di sicurezza che un evento di portata simile richiede. Cacciatorpediniere e sistemi anti-drone, ed Eurofighter che sorvoleranno il cielo della Capitale durante la cerimonia, al termine della quale il feretro di Papa Francesco verrà chiuso e il suo corpo trasportato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove lo stesso Bergoglio ha deciso di essere sepolto. ■ SV

La fila di pellegrini sotto la pioggia, ieri pomeriggio, a San Pietro GETTY IMAGES

Verso Inter-Roma

COGITO ERGO SUD

IL MARE DI SAN SIRO

19/8/2007 Sono gli oltre 10.000 romanisti dietro la porta della Sud del Meazza dove De Rossi

realizza il rigore che vale la seconda Supercoppa della nostra storia. E poi “ringrazia” Totti

Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu

Dopo la Coppa, c’è la Supercoppa. Dal 17 maggio al 19 agosto 2007, in verità, non passa un giorno: i tifosi della Roma sono sempre lì, una marea. Diecimila almeno, anche se i tabellini non concordano sulle presenze nel settore ospiti: cinquemila è il minimo garantito, quindicimila per chi esagera. A me ancora oggi sembrano l’infinito. È il 33’ del secondo tempo, la Roma ha dominato la partita e adesso ha la possibilità di vincerla. Giuly tre volte s’è divorato il vantaggio, Vucinic una volta ha fatto altrettanto, ma adesso, in questo minuto, tutto ciò può non venir rimpianto. C’è un calcio di rigore per la Roma. Perché, se la «Roma è in vantaggio» è la più bella frase d’amore del mondo, «calcio di rigore per la Roma» vale il primo appuntamento, è la definizione stessa del preliminare. Il fallo lo ha commesso Burdisso al 32’ e spicci su Totti, un Totti che aveva fatto una partita nei suoi standard: gigantesca. È il 33’ del secondo tempo. Rigore. Va Totti. No. Non ci va. Per la prima volta da quando l’uomo ha inventato il cavallo, Totti non tira un rigore stando in campo: nessuno sciopero generale, nessun biennio rosso, nessun ammutinamento da Bounty: Totti non sta bene. Allora va De Rossi. È il 33’

del secondo tempo. In palio c’è la Supercoppa, un altro trofeo per la Roma tre mesi soltanto dopo la Coppa Italia, e sempre contro l’Inter stra-campione, e sempre a San Siro stadio Meazza, dopo averci vinto pure ad aprile in campionato, alla Scala che sta diventando solo un gradino per salirci sopra.

È il 33’ del secondo tempo, Mancini sta a sede, i romanisti pregano, Totti guarda, De Rossi aspetta una ventina di secondi dal momento in cui va dal dischetto al momento dell’impatto.

Il big bang. Eccola la rincorsa, è il 32’ e 48”. Altro che Berlino! Altro che rigore contro Barthez da «buttace i guanti» (la frase che disse al portiere francese dopo aver realizzato un rigore valido solo per la Coppa del Mondo). Altro che Berlino!

Vuoi mettere una Supercoppa di Lega con la Roma con un Mondiale?! Non c’è tifoso della Roma che non farebbe il cambio. De Rossi, che è un tifoso della Roma, va verso i suoi tifosi perché il rigore si tira sotto la Sud. È un rigore allo specchio. Va, con Totti

in campo e tutti che lo guardano. Va. Tira alla destra di Julio Cesar che si stende alla sua destra, forse sfiora la palla, che pare troppo angolata, che forse verrà deviata, forse andrà sul palo, forse… Sognare. Gol. Gol. Nello scomporsi forsennato entusiasta di ventimila braccia che si dimenano contro le leghe lombarde sotto i mari, frana la Curva frana. È una Guernica della felicità la curva della Roma a San Siro. Il primo ad abbracciarlo è Aquilani, poi arriva Totti. Francesco e Daniele si abbracciano come fanno i tifosi dietro di loro, poi Daniele guarda Francesco per dirgli chiaro chiaro, netto, cosa ne pensa del più grande dono mai fatto da un compagno a un altro, cioè la concessione di un calcio di rigore valido per un trofeo contro i campioni d’Italia, a Milano, tre mesi soltanto dopo la Coppa Italia alzata sempre lì, mentre lo stadio cantava «Roma, Roma…». Se lo abbraccia e gli dice indicando anche con la mano: «Mortacci tua». Tecnico. Letterale. Metaforico. Testuale. Inedulcorabile. De Core. Trilussa, Belli, la Magnani, Sordi non avrebbero

“TACCI TUA” DICE CHIARAMENTE DANIELE AL CAPITANO CHE GLI AVEVA LASCIATO IL TIRO DAGLI 11 METRI. È UN TRIONFO

saputo riassumere meglio in una battuta, in due parole due, contate, la romanità. Dirà De Rossi negli spogliatoi: «Non avevo mai tirato un rigore con la Roma, devo tornare a un Roma-Triestina di Coppa Italia di almeno cinque anni fa, lì non era molto importante per il resto del mondo ma per me era come un Mondiale. Quando sono andato sul dischetto ho provato le stesse sensazioni di quella notte a Berlino. Sembrava di stare a Roma per quanti tifosi c’erano. È stato un trionfo. Un trionfo».

Spalletti dirà: «Grande Daniele. Zero dubbi sul merito del successo, vittoria limpidissima grazie ai miei ragazzi che si sono dannati». E Totti dirà: «Abbiamo capito che possiamo battere tutti, siamo un grande gruppo che non ha paura di nessuno». Era il 19 agosto, ma come il 2001, sogni di notte di mezza estate che fanno brutta figura di fronte a una realtà che in quel momento era persino più bella. Sogni e promesse tricolori che non verranno mantenute per poco, per qualche fischio, o per destino, ma che in questo momento in cui Totti sta alzando al cielo la seconda Supercoppa della nostra storia non importa a nessuno. L’ultima fotografia è la stessa di maggio, la coppa al cielo mentre risuona «Roma, Roma» a San Siro. Cose che restano al di là di tutto, che vanno a finire dritte dritte nel cuore della storia della Roma. Per forza e per amore. ■

L’esultanza di Daniele De Rossi abbracciato da Alberto Aquilani e da Mirko Vucinic; sotto, la Roma alza la sua seconda Supercoppa Italiana ALMANACCO GIALLOROSSO

THURAM A RISCHIO MA DUMFRIES È OK

A San Siro Anche Zielinski corre verso la convocazione

Il colpo è stato duro, la delusione tanta. Il ko sofferto nel derby di Coppa Italia contro i rivali cittadini del Milan non è stata una sconfitta come le altre: non solo per l’ennesima stracittadina persa (tre ko su cinque disputati), ma soprattutto per avere infranto il sogno triplete, custodito per mesi nelle segrete stanze nerazzurre. Per questo motivo Simone Inzaghi, più che lavorare sulle gambe dei suoi uomini, ha preferito curare il morale dei suoi uomini, prendendo una decisione abbastanza inusuale per i suoi canoni: infatti ieri solo Marcus Thuram, Piotr Zielinski e Denzel Dumfries hanno svolto lavoro individuale ad Appiano Gentile, mentre il resto del gruppo nerazzurro ha avuto modo di “godersi” un in-

SERIE A

sperato giorno di riposo. A testimonianza di quanto il problema “stanchezza” sia più attuale che mai: Inzaghi prova quindi a correre i ripari, decidendo così di iniziare la preparazione verso la sfida di domenica contro la Roma solo nella mattina di oggi.

Le possibili scelte Non sarà facile per il tecnico scegliere il miglior undici per affrontare la squadra di Claudio Ranieri, in quella che è divenuta una sfida cruciale per non mandare in frantumi anche l’obietti-

INZAGHI DOVRÀ FARE A MENO DI DUE GIOCATORI SQUALIFICATI: SI TRATTA DI BASTONI E MKHITARYAN. CORREA SFIDA ARNAUTOVIC

vo Scudetto. Inzaghi deve fare a meno degli squalificati Bastoni e Mkhitaryan: al loro posto ci saranno Carlos Augusto e Frattesi. Le buone notizie dovrebbero arrivare dall’infermeria: Dumfries e Zielinski sono pronti a tornare tra i convocati per la sfida coi giallorossi, imbattuti in Serie A nelle ultime 17 gare. Rimane invece in dubbio la presenza di Thuram: per lui massima prudenza, l’obiettivo è averlo al massimo per il duplice impegno di Champions League contro il Barcellona. Premesso tutto ciò, l’Inter dovrebbe affidarsi a Sommer tra i pali, Pavard, Acerbi e Carlos Augusto in difesa, Darmian, Frattesi, Calhanoglu, Barella e Dimarco nella linea mediana, con il tandem argentino composto da Lautaro Martinez e Correa in attacco. Ultimi dubbi di formazione che verranno scelti nelle prossime sedute. ■

Lutto per il Lecce, rinviata la sfida con la Dea

Sono ore difficili in casa Lecce, dopo la scomparsa improvvista del fisioterapista Graziano Fiorita. Il giovane dipendente dei giallorossi è stato ritrovato ieri mattina senza vita, mentre si trovava con la squadra in ritiro a Coccaglio, dove la formazione di Giampaolo stava preparando la sfida la sfida inizialmente prevista per oggi, ma rinviata a domenica 27 alle ore 20.45. Una notizia che ha sconvolto il calcio italiano, comunicata dallo stesso club salentino sui social: «L’U.S. Lecce, profondamente sconvolta, comunica che è venuto a mancare improvvisamente Graziano Fiorita. Il fisioterapista, da oltre

vent’anni nelle fila giallorosse, si trovava con la squadra nel ritiro di Coccaglio. La squadra farà immediato rientro a Lecce, in quanto la gara in programma domani con l’Atalanta verrà rinviata. In

#ROMANISTAGRAM

questo momento di dolore profondo e di totale incredulità, nel quale ogni parola sarebbe superflua, il club può solo stringersi intorno alla moglie Azzurra ed ai figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo, alla mamma Francesca ed ai familiari tutti».

Visto il lutto nazionale per la morte di Papa Francesco e, dunque, la conseguente sospensione della Serie A nella giornata di domani, la sfida tra la Dea e i salentini al Gewiss Stadium sarà recuperata insieme alle altre gare posticipare, contemporaneamente al match tra Napoli e Torino. ■

Marcus Thuram con la maglia dell’Inter: l’attaccante è in forte dubbio per la sfida in programma domenica contro la Roma GETTY IMAGES
Martina Stella martina.stella@ilromanista.eu
Giampaolo, allenatore del Lecce GETTY IMAGES
Dovbyk e Hummels a contrasto nello scatto condiviso dal difensore centrale sui social dopo l’allenamento
Il selfie pubblicato da Saud Abdulhamid sui propri social a due giorni dalla sfida di campionato contro l’Inter
La foto pubblicata su Instagram da Shomurodov dopo la seduta di lavoro dei giallorossi andata in scena a Trigoria, in vista di Inter-Roma

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