
La prima sinfonia Cresce la Roma modellata da Gasperini, con sistemi di gioco differenti, posizioni variabili, ruoli sfumati. In attesa che si completi sul mercato già si vede la mano dell’allenatore. Ed è solo l’inizio
La prima sinfonia Cresce la Roma modellata da Gasperini, con sistemi di gioco differenti, posizioni variabili, ruoli sfumati. In attesa che si completi sul mercato già si vede la mano dell’allenatore. Ed è solo l’inizio
IL MERCATO
Il punto Jadon prende tempo, Massara studia le altre opzioni
Ziolkowski più vicino, per la sinistra c’è il nome di Tsimikas
Iacopo Mirabella iacopo.mirabella@ilromanista.eu
Tic-tac, il tempo stringe, la clessidra sta per finire i granelli di sabbia al proprio interno e tra le mura di Trigoria è iniziato il conto alla rovescia per riuscire a mettere a segno gli ultimi colpi per completare la rosa. La stagione è iniziata con il sorriso: prima partita e primi 3 punti in questo campionato grazie al successo all’Olimpico per 1-0 contro il Bologna (decisivo il gol di Wesley nella ripresa), ma Gian Piero Gasperini in questa settimana rimane in attesa dei rinforzi chiesti alla società.
Massara continua a lavorare senza sosta e in questi ultimi giorni a disposizione opererà sui vari tavoli delle trattative per centrare gli obiettivi prefissati.
Tra attesa e nuove scelte
La pista che porterebbe Jadon Sancho a vestire la maglia giallorossa ancora non è stata abbandonata del tutto, ma le possibilità del suo trasferimento nella Capitale calano sempre di più. Al termine della sfida contro il Bologna Massara ha spento le speranze: «Sancho è un giocatore molto forte ma al momento rimane una suggestione, non mi pare ci siano le condizioni ma soprattutto le motivazioni per portare avanti la trattativa». Una trattativa chiusa da tempo dal ds giallorosso con il Manchester United - accordo chiuso sulla base di 19 milioni di parte fissa più 5 di bonus - ma è sempre mancato il benestare del giocatore che non ha mai accettato la proposta proveniente da Trigoria. Mentre Gasperini - ai microfoni della Rai - ha dichiarato che Sancho non ha mai rifiutato la Roma.
SUL CLASSE 2006 DEL CHELSEA È FORTE L’INTERESSE DEL LIPSIA E DI ALCUNI CLUB DI PREMIER PER L’ATTACCO RIMANE
VIVA LA PISTA FABIO SILVA, MA IL DORTMUND NON MOLLA LA PRESA
Ora Massara è pronto a puntare su nuovi obiettivi e sulla lista del ds è presente il nome di Tyrique George, ala sinistra di proprietà del Chelsea. Il classe 2006, dopo i soli 178’ giocati nella passata stagione in Premieri League, è in cerca di una squadra in grado di garantirgli minuti fondamentali per la sua crescita e la Capitale potrebbe essere la piazza giusta. George potrebbe essere l’alternativa a Sancho se l’inglese dovesse continuare a non fornire
una risposta definitiva ai giallorossi. Su George è forte l’interesse del Lipsia e di alcuni club di Premier. Per l’attacco rimane nel mirino anche Fabio Silva ma prima serve un’uscita e il futuro di Dovbyk rimane in bilico. L’attaccante del Wolverhampton è in trattativa anche con il Borussia Dortumund ma manca ancora qualcosa prima dell’accordo totale. La Roma gioca a carte scoperte, ma serve mettere i pezzi del puzzle al posto giusto.
Sulla fascia
La Roma continua a tenere gli occhi puntati in Inghilterra e per il ruolo di vice Angeliño spunta il nome di Kostas Tsimikas. I giallorossi hanno avuto già dei contatti con il Liverpool per il prestito del terzino greco che avrebbe aperto al trasferimento nella Capitale. La trattativa è alle battute iniziali e nelle prossime ore si capirà la fattibilità dell’operazione, ma Gasp chiede a gran voce un’alternativa allo spagnolo.
NON SOLO WESLEY
IL LEGIA VORREBBE TENERE IL PROPRIO DIFENSORE FINO AL RITORNO DEI PLAYOFF DI CONFERENCE
Per la difesa il primo obiettivo rimane Jan Ziolkowski del Legia Varsavia. La Roma ha trovato l’accordo con il club polacco sulla base di un trasferimento a titolo definitivo a 6 milioni più bonus e il calciatore aspetta solo l’ok definitivo per prendere il primo volo in direzione Capitale. Il Legia vorrebbe tenerlo fino al ritorno dei playoff di Conference League (in programma il 28 contro l’Hibernian) ma per la fumata bianca manca poco. ■
A sinistra dall’alto: Jadon Sancho durante l’esultanza con la maglia del Chelsea e Kostas Tsimikas, terzino sinistro del Liverpool; nell’altra pagina: Tyrique George ala sinistra classe 2006 di proprietà dei Blues GETTY IMAGES
L’IRLANDESE
Fabrizio Pastore fabrizio.pastore@ilromanista.eu
il debutto è bagnato dal gol
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
Difficile immaginare un esordio migliore: gol al debutto, sotto la Curva Sud e decisivo per la prima vittoria della Roma gasperiniana. Wesley l’aveva anche pronosticato (come ha poi rivelato in una Instagram story) e col suo destro all’angolino è entrato a far parte del ristretto club dei calciatori in gol all’esordio in maglia giallorossa. Club ristretto, sì, ma che conta oltre sessanta iscritti dal 1927 ad oggi: l’esterno destro brasiliano ha quindi imitato un suo illustre connazionale del passato, quel Dino Da Costa che esattamente 70 anni fa - il 18 settembre 1955 - si presentava ai tifosi romanisti con una rete nel 4-1 rifilato al Lanerossi Vicenza. Prima di loro c’era già riuscito, nel 1951, Carletto Galli, detto “Testina d’oro”, nel 2-1 sul Fanfulla nel nostro unico anno in Serie B. Lui ne fece due, ma comunque niente in confronto a Luigi Oissonach: l’attaccante fiumano mise a referto una tripletta nel 9-0 alla Cremonese
El Shaarawy dopo il gol al debutto GETTY
del 13 ottobre 1929 che ancora oggi rappresenta la più larga vittoria della Roma in Serie A. Doppietta anche per il Bomber per eccellenza, Roberto Pruzzo: il centravanti del secondo Scudetto si presenta decidendo la sfida di Coppa Italia contro
OISSONACH NE FECE TRE ALLA CREMONESE, BATI UNO AL NOVA GORICA. PRIMA MEMORABILE PURE PER IL RUMENO E KOLAROV
l’Ascoli, il 27 agosto 1978 (2-1). A proposito di centravanti di un certo spessore: “Piedone” Manfredini va immediatamente a bersaglio nel 4-0 al Cagliari del 6 settembre 1959; idem per il suo connazionale Gabriel Omar Batistuta, che debutta firmando il definitivo 7-0 al Nova Gorica in Coppa UEFA il 28 settembre 2000. Nella gara d’andata aveva esordito con gol il suo connazionale Walter Samuel. Proseguendo nel XXI secolo, debutti felicissimi anche per Chivu e Carew (entrambi a segno nel 5-0 al Brescia del 14 settembre 2003), Lamela (1-0 al Palermo il 23 ottobre 2011), Kolarov (1-0 all’Atalanta di Gasp il 20 agosto 2017) e l’attuale capitano, Stephan El Shaarawy, in gol di tacco sotto la Sud nel 3-1 al Frosinone del 30 gennaio 2016. E poi Mkhitaryan e Ljajic, Nico Lopez e Nonda, Ghiggia e Boniek, Taccola e Vincenzi, Shomurodov e Solbakken, Sergio Oliveira e Scardina. Ora è stata la volta di Wesley: se il buongiorno si vede dal mattino, l’avventura del brasiliano è cominciata come meglio non avrebbe potuto.
oglietegli tutto, ma non gli attaccanti. Al netto delle forzature iperboliche, è innegabile che la varietà di scelte nel reparto offensivo ha sempre costituito un punto di forza delle squadre di Gian Piero Gasperini. Il suo gioco esalta le punte e rende spesso le sue prime linee le più prolifiche del campionato. Ma l’alto dispendio di energie impone una rosa lunga soprattutto lì davanti. Non appaiono casuali le punzecchiate del tecnico sul mercato, in conferenza alla vigilia del debutto stagionale. All’appello manca ancora sicuramente un esterno d’attacco e forse un altro centravanti, soprattutto se almeno uno fra Dovbyk e Pellegrini dovesse partire entro la fine di questa sessione. Anche perché una delle frecce all’arco di Gasp si è già fermata prima ancora di essere scagliata: ieri è arrivata la conferma della lesione mio-tendinea al retto femorale per Leon Bailey, arrivata dopo un solo allenamento con i suoi nuovi compagni. La prognosi è di un mese, cui bisognerà aggiungere qualche settimana necessaria alla riatletizzazione. Risultato: il giamaicano non sarà disponibile prima di ottobre.
Da qui l’urgenza nel chiudere per un’altra punta con caratteristiche simili: veloce, in grado di saltare l’uomo e creare superiorità, assistere e concludere a rete.
Nella gara di sabato il compito è toccato a El Shaarawy e Soulé, sia pure con propensioni differenti. Ma entrambi si sono accesi soltanto a sprazzi. Chi invece ha convinto tutti - Gasp in primis - è Evan Ferguson. Nel post-partita con il Bologna il tecnico non ha lesinato parole di elogio per l’irlandese, che si è mosso tantissimo; ha lottato e fatto sentire il proprio peso agli avversari fin dalle prime battute; ha svariato per tutto il fronte offensivo; è arrivato al tiro tre volte nel primo quarto d’ora in tre diverse modalità. L’ex Brighton ha mostrato subito di essere un attaccante completo, fisico e tecnico al contempo e dotato di grande personalità, anche considerando i 21 anni ancora da compiere. In attesa del miglior Dybala, che dopo l’ennesimo piccolo stop «non ha ancora i 90’ nelle gambe» (parola dell’allenatore) e con le incognite Dovbyk e Pellegrini da chiarire, agli elementi già citati vanno aggiunti Baldanzi e il probabile nuovo arrivo. Senza contare El Aynaoui e Pisilli, in grado di giocare all’occorrenza “sottopunta”, alla fine saranno almeno in sette i componenti dell’attacco. E ci sarà da divertirsi. ■
IL GIAMAICANO RIENTRERÀ A OTTOBRE. LE SCELTE OFFENSIVE PERÒ A GASP NON MANCANO: ALLA FINE SARANNO ALMENO SETTE
Nel dettaglio
Roma, sabato 23 agosto 2025
1ª giornata del campionato di Serie A
Roma Bologna
1 gol 0
51% possesso palla 49%
2 occasioni da gol 0
x assist 0
2 calci d’angolo 4
58 palle recuperate 54
15 falli commessi 13
1 fuorigioco 1
2 parate 3
0 rigori 0
1 ammonizioni 1
0 doppie ammonizioni 0
0 espulsioni 0
338 passaggi riusciti 297 82% precisione passaggi 78%
14 tiri totali 10
4 tiri in porta 2
9 tiri fuori 7
1 tiri respinti 1 1 pali 1
8 tiri in area 6
6 tiri da fuori area 4
3 cross riusciti 4
4 dribbling 5 Tempo di gioco
Totale 96’ 27”
Effettivo 53’ 25”
Buona la prima Vittoria convincente e primi meccanismi chiari di sviluppo
Due sistemi di gioco, cambi di posizione e ruoli variabili, in attesa di Dybala
Daniele Lo Monaco daniele.lomonaco@ilromanista.eu
La creatura di Gasperini prende forma. Buona la prima, come si dice in questi casi. Ma nella città dei facili entusiasmi e delle facili depressioni è bene essere cauti. Basti ricordare che sono state buone anche le prime di Ivan Jurić e di Daniele De Rossi e poi è finita come sappiamo. Ma questa rubrica torna con il solito obiettivo: offrire qualche spunto di riflessione in più rispetto al dibattito sulla partita, a volte guardando al di là del risultato. Ci sono sentieri del tifo che la ragione non conosce. Ma quasi tutte le strade di natura tecnico-tattica e atletica sono invece riconoscibili. Ecco perché le due materie - tifo e tattica - non sempre camminano nella stessa direzione. Per fortuna la prima uscita della Roma di Gasperini ha messo d’accordo tutti. Perché il risultato maturato sul campo è meritato sia sotto il profilo tattico sia sotto quello statistico e contemporaneamente ha fatto felice un popolo intero. Semmai dovremmo chiederci che cosa ne sarebbe stato del puro dibattito calcistico sulla Roma, se un alito di vento avesse abbassato di 3 cm il tiro-cross di Castro o spostato di 5 quello di Wesley. Ma ci si penserà in un’altra occasione. Per il momento, però, dicevamo che le cose stanno funzionando sotto ogni punto di vista.
I due sistemi di gioco: 3421 e 442 Cominciamo col dire che davvero non ha più senso parlare di un sistema di gioco unico nel calcio moderno. Minimo sono due: in possesso e in non possesso. L’evoluzione del pensiero calcistico così fortemente sviluppata da tanti allenatori avanguardisti (tra questi c’è sicuramente Gian Piero Gasperini) è tale che non è più facile mettersi d’accordo sui numeri. Analizzando la prima Roma, la base di ogni discussione deriva dallo schieramento 3421, con tre difensori centrali, due esterni di gamba come Wesley e Angeliño, due centrocampisti centrali come Cristante e Koné, due mezze punte come Soulé ed El Shaarawy, un attaccante centrale come Ferguson. Più o meno la struttura della squadra in fase di possesso palla è stata questa. Ma in non possesso le cose cambiano. Ad esempio contro il 4231 dell’Everton in amichevole Gasperini aveva sostanzialmente chiesto alla sua squadra di muoversi accoppiandosi agli avversari con il 352 (tre centrali sulle tre punte, tre centrocampisti sui mediani e il tre quarti avversario, gli esterni sui terzini, gli attaccanti sui centrali), stavolta invece ha optato per un più semplice 442: Soulé e Ferguson sono andati a marcare i due centrali di difesa del Bologna, ma su De Silvestri ha allargato El Shaarawy, contemporaneamente facendo salire Wesley sull’altro terzino, Lykogiannis. Per conseguenza, Angeliño è andato a fare il quarto difensore (sui quattro attaccanti) spostando invariabilmente uno dei due difensori centrali (più spesso Ndicka, ma a vo-
ANGELIÑO ED EL SHAARAWY GLI UOMINI CHIAVE PER GARANTIRE
FLESSIBILITÀ
ALLE DUE FASI DI GIOCO
lte anche Mancini) sul trequarti avversario Odgaard, lasciando all’altro la marcatura di Immobile (e poi di Castro). Così Hermoso è diventato quasi il terzino destro, chiamato ad occuparsi di Cambiaghi. Perché cambiare? Forse le caratteristiche degli avversari o forse perché El Aynaoui da “trequartista” non gli ha rubato l’occhio (si butta ancora poco dentro).
Le molte forme in possesso palla La nuova Roma è quindi una creatura multiforme. Anche in fase di possesso palla, ad esempio, la scomposizione dei metodi di costruzione di un’azione prevede a volte l’allargamento laterale di uno dei due centrocampisti con l’immediata percussione spesso centrale degli esterni. Fateci caso: quando Koné si apriva alla sinistra di Ndicka come primo effetto Angeliño prendeva la posizione di mezzala. Così come molte volte è facile vedere un centrale dei tre partire in solitaria per andare a rappresentare l’elemento di disturbo nella finalizzazione in area di rigore. È capitato così, ad esempio, che Mancini abbia in qualche modo attirato l’attenzione dei marcatori liberando Ferguson nell’azione che abbiamo riproposto anche nella pagina accanto, in grafica. Accuratezze tattiche già viste anche nelle precedenti gestioni, che speriamo ora possano trovare quella ritualità che solo il tempo può garantire. Gasperini non ha ovviamente la formula magica, ma di sicuro nell’impianto di gioco romanista sono stati mes-
Nell’elaborazione di Sofascore.com le posizioni medie a formare i sistemi di gioco dei giocatori titolari della Roma nella partita con il Bologna e, sotto, con i nuovi entrati. Qui accanto, la forma riconoscibile del 3421 in fase di possesso che lascia intuire però anche le linee del 442 della fase di non possesso: Angeliño ed El Shaarawy sono gli uomini chiave. Lo spagnolo (numero 3) ha fatto l‘esterno di centrocampo e il terzino, El Shaarawy (92) il trequartista e l’esterno, Wesley (43) dall’altra parte è rimasto quasi sempre proiettato in avanti (e da quella posizione ha anche segnato il gol decisivo). Quando sono entrati gli altri quattro giocatori, Dybala (21) è stato il vero centravanti, mentre Dovbyk (9) si è reso utile anche sulla trequarti. El Aynaoui ha assunto il ruolo di El Shaarawy
si dei giocatori molto giovani e per questo malleabili e in grado di interpretare con entusiasmo le idee dell’allenatore. Questo, al momento, è tutto quello di cui c’è bisogno. Il fattore tecnico
Gasperini è un animale da campo, ama assumersi in prima persona la responsabilità delle spiegazioni tattiche nelle esercitazioni a Trigoria, funzioni che tanti suoi colleghi delegano agli assistenti. Ma non basterà neanche trasmettere tutto ciò che è necessario. Ciò che non va mai dimenticato, infatti, è il fattore tecnico. Per funzionare, ogni sistema di gioco ha bisogno di calciatori di alto livello. Un allenatore è bravo soprattutto quando riesce in qualche modo a contenere gli effetti negativi delle mancanze tecniche dei propri calciatori e ad esaltare al massimo i punti forti di ognuno. Ecco dunque nella Roma, che si è vista con il Bologna, esaltate le capacità tattiche di El Shaarawy, grazie soprattutto alla contrapposizione di un non incontenibile De Silvestri, ecco la necessità di dirottare Hermoso a destra su Cambiaghi nonostante il disagio apparente del piede opposto preferito ma sfruttando in qualche modo l’esperienza maturata in tanti anni di calcio ad alto livello del giocatore spagnolo e anche l’attitudine piuttosto compassata dell’avversario. Così come nella coppia dei centrali difensivi ha staccato Mancini su Immobile delegando a Ndicka la marcatura di Odgaard, e quando è capitato che i due difensori si fossero trovati su direzioni diverse, è bastato un cenno d’intesa per tornare ognuno al proprio posto, come testimoniamo in un’altra grafica della pagina accanto. Della bravura nell’interpretazione di Cristante non c’è ormai più nulla da aggiungere, il rammarico deriva semmai dai suoi limiti tecnici e dinamici. Koné ha invece margini di miglioramento impressionanti ed è il motivo per cui alla Roma hanno accettato di spostare al 30 giugno 2026 il fardello di certe plusvalenze senza privarsi di lui. Ferguson in questo momento è preferito a Dovbyk (che potrebbe anche lasciare la Roma) ed è la vera speranza per il futuro, avendo un prezzo sostenibile anche se onerosissimo, già fissato da far valere alla fine della prossima stagione. Chiaro poi che cambia tutto se oltre a Soulé, un ragazzo in continua crescita ma ancora non affermatissimo ad alti livelli, riusciranno a dare il loro contributo Bailey quando tornerà a disposizione e l’attaccante esterno che deve ancora arrivare. E soprattutto Paolo Dybala, il vero fuoriclasse di questa squadra. Anche quando è entrato a pochi minuti dalla fine, nelle condizioni di forma approssimative in cui si trova in questo momento, l’argentino ha dato dimostrazione a tutti della sua classe immensa. L’importante è che quando non giocherà (e purtroppo la storia ci anticipa in qualche modo che sono tante le partite in cui non potrà dare il suo contributo) ci saranno uomini in grado se non di non farlo rimpiangere almeno di surrogarlo degnamente. ■
Alcuni dettagli della nuova Roma di Gasperini 1 Qui lo schieramento 442 nella fase di non possesso, modulato sui giocatori avversari: in difesa da destra a sinistra Hermoso, Mancini, Ndicka e Angeliño, in mezzo Wesley, Cristante, Koné ed El Shaarawy (su De Silvestri), davanti Soulé e Ferguson 2 In questo altro frame un momento diverso: nonostante le indicazioni iniziali, Ndicka e Mancini si sono trovati rispettivamente con Immobile e Odgaard, da cui la necessità di invertire le marcature
1 2 5 6 3 4 7 8
Diversi i particolari da notare nell’azione che ha portato ad una delle conclusioni di Ferguson nel primo tempo 5 Qui si apprezza la posizione dell’attaccante sul lungo rilancio di Cristante, che è andato a prendersi uno spazio liberato da un centrale 6 Questo è un momento chiave dell’azione:
serve a
30/08
14/09
21 /09
25/09
28/09
02/10
05/10
| 25/01 - Roma - Milan
| 29/01 - 8ª League Phase
Pisa - Roma
Roma - Torino
Lazio - Roma
ª League Phase*
Roma - Verona
Fiorentina - Roma
| 01/02 - Udinese - Roma
| 04/02 - Quarti Andata*
| 08/02 - Roma - Cagliari
| 11/02 - Quarti Ritorno*
| 15/02 - Napoli - Roma
| 19/02 - Playoff Andata
| 22/02 - Roma - Cremonese
| 26/02 - Playoff Ritorno
| 01/03 - Roma - Juventus
26/10
Sassuolo - Roma
Parma
06/11
4ª League Phase
Roma - Udinese
Cremonese - Roma | 09/11
23/11
27/11
30/11
03/12
07/12
11/12
14/12
17/12
21/12
5ª League Phase
Roma - Napoli
Ottavi di finale*
Cagliari - Roma
6ª League Phase
Roma - Como
Ottavi di finale*
Juventus - Roma
| 06/01 - Lecce - Roma | 03/01 - Atalanta - Roma | 28/12 - Roma - Genoa
| 04/03 - Semifinali Andata*
| 08/03 - Genoa - Roma
| 12/03 - Ottavi Andata
| 15/03 - Como - Roma
| 19/03 - Ottavi Ritotno
| 22/03 - Roma - Lecce
| 04/04 - Inter - Roma
| 09/04 - Quarti Andata
| 12/04 - Roma - Pisa
| 16/04 - Quarti Ritorno
| 19/04 - Roma - Atalanta
| 22/04 - Semifinali Ritorno*
| 26/04 - Bologna - Roma
| 30/04 - Semifinale Andata
| 03/05 - Roma - Fiorentina
| 07/05 - Semifinale Ritorno
| 10/05 - Parma - Roma
| 13/05 - Finale
| 17/05 - Roma - Lazio
| 18/01
Torino - Roma | 11/01 - Roma - Sassuolo
| 22/01 - 7ª League Phase
data da definire
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| 20/05 - Finale
| 24/05 - Verona - Roma
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Vista dalla Tevere Anche se il mercato è ancora padrone della scena, finalmente rotola la palla
Koné e Cristante certezze, Wesley gambe più veloci del pensiero. Poco Dybala, ma incanta
Federico Vecchio
«Poi, ovviamente, pronto a ricredermi alla chiusura del mercato». Questo è il mantra che chiude ogni commento, in un senso e nell’altro, che mi accompagna dal parcheggio alle scale della Tevere. C’è chi sostiene che «quest’anno non annamo da nessuna parte (poi, ovviamente, pronto a ricredermi alla chiusura del mercato)» e c’è chi sostiene, al contrario, che «secondo me ci sono tutti i presupposti per fare bene (poi, ovviamente, pronto a ricredermi alla chiusura del mercato)». La verità è che siamo frastornati. Gasperini, quello che, per noi, era il fumo agli occhi, nemmeno tre giorni dall’annuncio ed improvvisamente ci ha convinti tutti («È vero che ho sempre detto che era insopportabile, ma ho anche detto che era bravissimo»); l’annuncio dell’arrivo di Massara ci ha trasferito quel senso di solidità di cui sentivamo la mancanza («Finalmente la Roma in mano a uomini di Calcio»); soprattutto, la permanenza di Ranieri è suonata come una garanzia di futuro («Per Claudio, davanti all’ingresso della Tevere, ci vorrebbe un monumento, ma non uno di quelli normali, ma uno di quelli proprio col cavallo»). Poi, le voci successive - e non i risultati, perché, tranne
l’imbarcata con l’Aston Villa, il precampionato è stato buono – si sono inoculati, lentamente, come un virus. Siamo passati, difatti, da Koné al centro del progetto a Koné offerto dalla Roma all’Inter (sic!); da Soulé titolare inamovibile a Soulé che potrebbe andare in Premier; dalla difesa che riparte da Ndicka a Ndicka che va in Arabia. Non si ricorda il nome di un giocatore della rosa che non sia rientrato, anche soltanto per un minuto, in una possibile operazione di mercato. E sempre con l’immagine della Roma mai protagonista del proprio destino ma costretta a svendere, mentre gli altri sempre con la possibilità di scegliere e pronti a fare un ottimo affare. Se poi, a questo, aggiungi che un giorno prima del Bologna vieni a sapere che Pellegrini («Non uno qualunque, ma il capitano») lo vorremmo tanto vendere, perché non lo rinnoviamo, ma non ci riusciamo, allora il senso di precarietà ti travolge («Speriamo che quando entriamo in Tevere troviamo ancora i seggiolini…»). Quindi, tu inizi alla grande (Ranieri, Gasperini, Massara) la stagione ma poi ti avvicini alla prima di campionato che ti manca la terra sotto i piedi («Chissà quale sarà la formazione tra due settimane»). Ed è una prima di campionato niente facile. Il Bologna, l’ultima volta che è venuto all’Olimpico, «ha stravinto contro il Milan», ha comprato Immobile e Bernardeschi, che «sono due che sanno giocare a pallone»,
ed ha Orsolini, «che è fortissimo, e ti costringe a fare stare Angelino troppo dietro». Su di noi, invece, senti solo dubbi: «’Sto Wesley non mi convince», «Ferguson me sembra bravo ma tocca vede», «Cristante? Ma se po’ fa’ n’antro campionato cò Cristante titolare?» (sì, rispondo io, perché è forte e merita di giocare sempre). Poi, per fortuna, si inizia. Ed allora, in quindici minuti, la Tevere si rende conto che «Ferguson è una punta vera», perché fa tre giocate che «me sembra Retegui dell’anno scorso». Poi, più passano i minuti e più si inizia a vedere il gioco di Gasperini che, via via, si manifesta in maniera sempre più decisa («Stanno sempre a pressare», «la palla viaggia più in avanti che indietro»; «guarda come si
scambiano la posizione Hermoso e Cristante»). La “catena” di sinistra funziona, e la domanda sul «perché avremmo dovuto dare via prima Angelino e poi Elsha» rimane senza risposta. A destra, invece, Soulé e Wesley «non è che si trovano, però diamogli tempo», mentre in mezzo «Cristante e Koné danno certezze». Però arriviamo alla fine del primo tempo che non abbiamo segnato. Cristante (sempre lui, in risposta a chi lo critica senza ragione) ha preso un palo, ma quello zero a zero non piace. E non piace perché abbiamo voglia di ripartire subito e bene («Dobbiamo vincere stasera. Poi ci sarà tempo per tutti gli aggiustamenti. Ma non dobbiamo perdere punti»). Però si nota che il Bologna, quello che ci ritroveremo come concorrente anche in Europa, «non ha fatto nulla», e quel “nulla” è evidente a tutti che sia merito del gioco di Gasp e non del caso. Poi, però, inizia il secondo tempo con la “catena” di destra che funziona e con Wesley che segna come abbiamo capito soltanto lui possa segnare, e cioè con le gambe che corrono più veloce del pensiero («Ho capito tutto: lui non dribbla l’uomo, lui lo salta proprio. Bisogna buttargli la palla laggiù, tanto poi ci arriva»). Gli schemi iniziano a vedersi. Ma si rivedono anche i vecchi difetti: Koné che fa tutto bene sul cross di Ferguson («Ma per me era in fuorigioco: meglio così, sennò non ce dormivo stanotte»)
tranne la cosa più importante («J’ha fatto pena er portiere, sennò nun se spiega»); Dovbyk che non tira in porta ed il perché non lo capisci («Forse gli andrebbe detto che se segni col destro vale lo stesso»). E si rivede Dybala, in grande spolvero, e, soprattutto, quando Bernardeschi si accentra da destra che tu lo sai già come finisce, perché troppe ne hai vissute di beffe all’Olimpico, ed invece quel pallone finisce meravigliosamente dritto sul tetto della Farnesina, allora pensi che va bene il mercato aperto, va bene i giocatori ancora da sgrezzare, va bene che dobbiamo lasciare il tempo alle punte di iniziare a segnare, ma intanto godiamoci questo esordio che ci ha detto solo cose positive. E quando, scendendo le scale della Tevere, sentendo due giovani parlare delle loro vacanze appena trascorse, mi giunge alle orecchie la parola “Istanbul”, penso che anch’io, il prossimo anno, vorrei andarci. Ma non in estate ma qualche settimana prima. Perché i viaggi sono tutti belli. Ma ci sono periodi dell’anno in cui è più bello farli. E, in alcuni momenti, addirittura bellissimo. E, da quello che s’è visto contro il Bologna, forse è un viaggio che si potrebbe fare. Iniziamo ad organizzarci, quindi. Ma da subito, per favore. E, possibilmente, prima che si chiuda il mercato. Perché ci sono viaggi che vanno organizzati con un po’ di anticipo. Cosicché, poi, si possano ricordare per sempre. ■
Classifica
1ª giornata
Genoa-Lecce
2-0
Atalanta-Pisa 1-1
Udinese-Verona oggi ore 18.30
Inter-Torino oggi ore 20.45
Prossimo turno (30/08/2025)
Cremonese-Sassuolo 29/08 ore 18.30
Lecce-Milan 29/08 ore 20.45
Bologna-Como 30/08 ore 18.30
Parma-Atalanta 30/08 ore 18.30
Napoli-Cagliari 30/08 ore 20.45
Pisa-Roma 30/08 ore 20.45
Torino-Fiorentina 31/08 ore 18.30
Genoa-Juventus 31/08 ore 18.30
Inter-Udinese 31/08 ore 20.45
Lazio-Verona 31/08 ore 20.45
1 rete: Wesley (Roma), Bonazzoli e Baschirotto (Cremonese), De Bruyne e McTominay (Napoli), Pavlovic (Milan)
Douvikas e Nico Paz (Como), Mandragora (Fiorentina), Luperto (Cagliari), Scamacca (Atalanta), David e Vlahovic (Juventus)
Le prossime gare della
Pisa-Roma Serie A 30/08
Roma-Torino Serie A 14/09
Lazio-Roma Serie A 21/09
Roma-Verona Serie A 28/09
Fiorentina-Roma Serie A 05/10
Roma-Inter Serie A 19/10
Sassuolo-Roma Serie A 26/10
Roma-Parma Serie A 29/10
Milan-Roma Serie A 02/11
Roma-Udinese Serie A 09/11
Cremonese-Roma Serie A 23/11
Roma-Napoli Serie A 30/11
Cagliari-Roma Serie A 07/12
Roma-Como Serie A 14/12
Roba da Paz. Letteralmente. Prima un assist pregiato, poi un gol-capolavoro hanno composto, pian piano, il 2-0 del Como maturato con la Lazio, al Sinigaglia. All’interno di una prestazione esemplare, matura. Sotto tutti i punti di vista. Anche se il meglio è accaduto tutto nella seconda frazione, quando prima, al 47’, Douvikas ha sfruttato alla grande il filtrante in area dell’argentino; e poi dal diez, dopo un gol non regolare degli ospiti per fuorigioco (con lo storico annuncio allo stadio del direttore di gara Manganiello), grazie a una splendida punizione battuta al 73’. E realizzata. Ovviamente. Così come realtà sono diventati i tre punti per gli uomini di Fabregas, con quelli di Sarri ora a zero. Uno in più, invece, per Cagliari e Fiorentina. Quest’ultima beffata clamorosamente all’Unipol Domus. Dove Mandragora ha sì portato avanti la Viola, ma Luperto, al 94’, ha pareggiato i conti, inchiodando gli avversari sull’1-1. All’esordio. Dopo una vittoria bramata e quasi raggiunta. Lo stesso risultato è andato in scena al Gewiss Stadium, tra Atalanta e Pisa, in una gara che ha visto il gruppo di Gilardino imporsi nei primi 45’. L’autorete di Hien al 26’ ha illuso; e lo hanno fatto anche gli altri tentativi accorsi, specie quello di Angori in chiusura della prima frazione. Dopodiché, al 50’ è stato Scamacca a raccogliere l’assist di Pasalic e a infilzare Semper, tornando al gol a 455 giorni di distanza dall’ultima volta. Per giunta, il numero 90 ha quasi replicato stampando un colpo di testa sulla traversa. Ma al 90’, l’1-1 ha decretato un punto per parte. L’attaccante ha segnato anche in casa Juve: proprio David, in gol alla prima ufficiale in maglia bianconera. E decisivo ai fini della vittoria per 2-0 ottenuta col Parma. Di Vlahovic il raddoppio, dopo il rosso di Cambiaso. Ora gli ultimi due match di oggi: alle 18.30 è il turno di Udinese-Verona; in orario serale tocca a Torino e Inter. ■ SC
2º turno Il gol di Bono mette ko la Roma: 0-1 al Tre Fontane
Sergio Carloni sergio.carloni@ilromanista.eu
La forza di volontà non basta alla Roma Primavera. Carenti di creatività ed energie, i ragazzi di Federico Guidi mancano l’appuntamento col primo successo stagionale e cadono 0-1 con l’Atalanta, in un Tre Fontane scaldato dal sole pomeridiano e riempito da qualche centinaia di tifosi. In formazione, dal 1’, il tecnico si affida ancora a Romano in cabina di regia. Dietro, tra i pali, nel 4-3-2-1, trova spazio Zelezny, schermato dalla linea difensiva composta da Lulli, Nardin, Seck (al rientro dall’operazione alla spalla) e Cama. In mezzo, Coletta e Di Nunzio danno manforte al 60; mentre alle spalle di Arena agiscono Scacchi e Della Rocca. Tutti volenterosi e, a tratti, propositivi. Basta però qualche disattenzione per cadere. E di fatto, al 4’ arriva la prima: Seck commette fallo al limite dell’area, prende un giallo e dà la prima chance a Bono. Dal suo arco parte una freccia che trafigge la rete alla sinistra di Zelezny. Si inizia in salita. Senza scomporsi. Anzi, le chance, seppur piccole, ci sono. Come la traversa pizzicata dal cross sporcato di Lulli; oppure, al 21’, il tiro rasoterra fuori misura di Romano. La squadra è lunga, ma l’aggressività cresce di minuto in minuto. La situazione si ribalta quando la Dea riconquista campo, gestisce alcuni palloni offensivi e poi ha una ghiotta occasione, al 30’, per il raddoppio: Lulli regala palla centralmente, parte il contropiede e Cakolli chiude l’azione con un palo centrato dopo un destro a incrociare. Da lì, tante idee, poca vena realizzativa. Soprattutto da parte dell’attacco giallorosso, con un Coletta più contenuto e un Di Nunzio ancora poco concreto. Perlopiù nelle verticalizzazioni. Alla ripresa fuori Scacchi, uno dei meno lucidi; dentro, al suo posto,
Maccaroni. Ma il cambio non frutta. C’è un tiro da fuori in avvio, dopodiché è Della Rocca a mostrarsi in una Roma ancora pensierosa. Ma dedita al lavoro. A centrocampo prevale nei primi 10’ della ripresa, fino a quando l’Atalanta si risveglia e rischia di passare sul 2-0. È Cama a spazzare e a evitarlo. E dopo una mezza rovesciata di Maccaroni al 62’, tocca a Zelezny neutralizzare col volto il tiro potente e ravvicinato di Bono. Un’occasione che lascia la strada spianata
AL 4’ ARRIVA IL GRAN TIRO DELL’ATTACCANTE, POCHE CHANCE GIALLOROSSE. GUIDI: «HO VISTO TROPPO TIMORE NELL’ESPRIMERSI»
alla Dea. Poca sostanza, sì: Cakolli ci riprova, Della Rocca spedisce alto. Una vera e propria risposta manca. Tanti palloni persi in mezzo al campo e qualche fallo di troppo. Mentre il gap fisico si fa sentire e le energie, pian piano, calano. Di Nunzio ne tira fuori un po’ con un tiro da fuori al 1’ di recupero. Si tratta, insieme a quella di Sugamele, dell’ultima chance, tra le pochissime a disposizione. Al 95’, col fischio finale, è ko. «Ha vinto chi ha saputo sfruttare gli errori avversari», le parole di Guidi a fine gara. «La squadra, sia come singoli, sia come gruppo, ha l’obbligo di fare di più. Ho visto troppo timore nell’esprimersi e l’ho detto ai ragazzi. Dobbiamo reagire subito e correre». La classifica recita un punto, in virtù del pari del Tardini. Domenica c’è il Sassuolo. Sperando, finalmente, di poter esultare. ■