già battuti tre volte a Torino. In palio c’è una fetta del nostro futuro, ma nel presente c’è almeno una certezza: il 23 che si batte per la Roma
DA LEADER
FERRO E PIUMA Lorenzo Latini
L’ultima di campionato a Torino evoca bei ricordi a Gianluca Mancini, che domenica sera guiderà i compagni da capitano nell’atto finale di una stagione tormentata, ma che può ancora regalare sorprese alla Roma. Pag 2-3
MANCIO
«FUTURO? DIPENDE DAL NUOVO ALLENATORE» Ancora individuale per
Verso Torino-Roma
MINISTRO DELLA DIFESA
MANCIO PÒ ESSE FERRO, PÒ ESSE PIUMA
Da leader Con la Roma tre vittorie in casa dei granata Capitano in assenza di Pelle, guiderà lui i compagni
Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu
L’ultima di campionato all’Olimpico Grande Torino evoca bei ricordi a Gianluca Mancini, che domenica sera guiderà i compagni da capitano nell’atto finale di una stagione tormentata, ma che può ancora regalare sorprese alla Roma di Ranieri. Mancio era in campo in quel 20 maggio 2022 in cui i giallorossi (all’epoca allenati da Mourinho) batterono 3-0 i granata grazie alla doppietta di Abraham e al gol di Pellegrini, qualificandosi aritmeticamente in Europa League. Qualificazione che sarebbe poi stata in qualche modo ribadita dalla vittoria, cinque giorni più tardi, della Conference League a Tirana. Non solo: il numero 23 ha vin-
REDUCE DAL (TERZO)
GOL CON IL MILAN, GIANLUCA SI GIOCA ANCHE LA MAGLIA AZZURRA
to altre due volte in casa del Torino, da quando è nella Capitale. La prima risale al 29 luglio 2020, penultima giornata di un campionato assai atipico, condizionato dalla pandemia di Covid-19: anche in quel caso, grazie al 3-2 firmato Dzeko, Smalling e Diawara, i giallorossi misero al sicuro il quinto posto in classifica, e quindi la qualificazione a un’Europa League che ci avrebbe poi visto arrivare in semifinale. Il successo più recente, invece, è datato 8 aprile 2023: un rigore in avvio di Dybala bastò a piegare il Torino, all’epoca allenato da Juric. Tre vittorie totali a casa loro, per Gianluca, che domenica sera guiderà i suoi compagni in un match cruciale per la Roma: vista l’assenza per infortunio di Pellegrini, il centrale ex Atalanta vestirà la fascia di capitano giallorosso per la 64esima volta dal primo minuto. Ma non sono
certo i gradi a stabilire la sua personalità, la sua attitudine alla leadership e il suo peso all’interno dello spogliatoio. Fin dal suo arrivo, nell’estate del 2019, e sempre di più di anno in anno, Mancini è maturato calcisticamente e caratterialmente, diventando un punto di riferimento non soltanto per i compagni e per i tecnici, ma anche per i tifosi, grazie all’attaccamento che ha sempre dimostrato a questa maglia. La posta in palio, contro la squa-
dra di Vanoli, è alta: conquistata aritmeticamente l’Europa per la prossima stagione, ora resta da capire quale competizione disputeremo. E Mancini, che in Champions League non ha mai giocato, spera - così come tutti i romanisti - che da Venezia Di Francesco possa fare il miracolo. Lo stakanovista È maturato - e tanto - anche dal punto di vista disciplinare, Mancini: quest’anno in campionato
ha rimediato soltanto una squalifica, che lo ha costretto a saltare Empoli-Roma dello scorso 9 marzo. Per il resto, il difensore è sempre sceso in campo in Serie A: contando anche l’Europa League, sono 45 le presenze stagionali. Non una novità, se si tiene conto che da quando è approdato a Roma Gianluca non è mai andato sotto le 40 partite all’anno. Domenica contro il Milan ha aperto lui le danze, rifilando ai rossoneri il terzo gol nel giro di
IN QUESTA SERIE A SOLTANTO UN MATCH SALTATO, A EMPOLI: IN TUTTO 45 GARE STAGIONALI
un anno (due reti nei quarti di finale di Europa League 2023-24).
Il Ct Spalletti, che quest’anno l’ha un po’ snobbato, è avvisato: a un anno dal Mondiale, Mancini c’è e vuole giocarsi tutte le sue carte per partecipare alla spedizione americana. Ma oggi la priorità resta la Roma: tra due giorni la partita con il Torino farà chiarezza sul tipo di estate che attende i giallorossi. Per Mancio e compagni non esistono calcoli: prima vincere, poi sperare.
Qui accanto, in alto, Mancini abbraccia
Paulo Fonseca al termine della trasferta con il Torino, vinta 3-2 il 29 luglio 2020; in basso, l’esultanza di gruppo dopo uno dei tre gol segnati dalla Roma di Mou ai granata il 20 maggio 2022; nell’altra pagina il centrale gioisce dopo il gol dell’1-0 contro il Milan domenica scorsa GETTY IMAGES
LÌ TORINO
Cairo balla, i tifosi meno: il dissenso si espande
Ambiente Grande festa per il presidente
La Maratona contesterà anche la squadra
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
ML’ultimo ballo della stagione è sempre più vicino e andrà in scena all’Olimpico Grande Torino. Domenica sera alle 20.45 la Roma affronterà i granata nell’ultima partita della stagione e sotto alcuni punti di vista potrebbe essere anche quella più importante. Il sogno Champions League ancora non è infranto e la Juventus (attualmente al quarto posto con solo una lunghezza di vantaggio sui giallorossi) giocherà al Penzo di Venezia contro la squadra di Di Francesco. Tutto il popolo giallorosso osserverà molto da vicino la sfida, ma con un occhio anche all’Olimpico dove la Lazio (al sesto posto a -1) affronterà il Lecce. Tutto è ancora perfettamente in bilico, con la Roma che attualmente con il quinto posto è qualificata in Europa League, ma potrebbe anche andare in paradiso con la qualificazione in Champions League oppure scendere in Conference. Ancora 90 minuti di passione, di speranza ma soprattutto di voglia per provare a raggiungere l’obiettivo principe di questa stagione.
L’ucraino ci prova Nella seduta di ieri Artem Dovbyk ha svolto nuovamente lavoro individuale, ma lo staff medico è al lavoro per recuperarlo per la sfida di domenica contro i granata. Tra oggi e domani il centravanti ucraino potrebbe tornare
OGGI ALLE 12.30 RANIERI
TERRÀ LA CONFERENZA STAMPA. CELIK, MANCINI E NDICKA FORMERANNO IL TERZETTO DIFENSIVO
ad allenarsi parzialmente insieme al resto del gruppo, con l’obiettivo di rientrare nella lista dei convocati per Torino. In caso di assenza dell’ucraino o di partenza dalla panchina sarà Eldor Shomurodov a guidare il reparto offensivo nel ruolo di prima punta. Ranieri oggi alle 12.30 terrà a Trigoria la sua ultima conferenza pre gara da allenatore. Per quanto riguarda l’11 titolare, nessun dubbio su Svilar e sul terzetto Celik, Mancini e Ndicka, chance per Saelemaekers a destra dall’inizio con Angeliño sulla sinistra. ■ IM
al comune, mezzo gaudio? Come già accaduto a Bergamo e a Milano, anche a Torino domenica sera la Roma scenderà in campo senza poter contare sul supporto dei propri tifosi, ai quali sono state vietate le ultime tre trasferte della stagione (oltre ad altri divieti passati nel corso del campionato che sta finendo). Oltre all’assenza di romanisti però, c’è altro da evidenziare dal punto di vista ambientale verso Torino-Roma. Il clima in casa granata, infatti, non è dei migliori. Da tempo, ormai, la maggior parte dei tifosi del Torino sono in aperta contestazione con la società, guidata da Urbano Cairo, con continue richieste di vendere al più presto il club. Per la Maratona (il cuore pulsante del tifo organizzato del Toro), infatti, l’editore è reo di non condividere il livello di ambizione dei tifosi, con una squadra che ormai non centra la qualificazione ad una coppa europea dal 2018/19, quando poi venne buttata fuori ai playoff di Europa League dal Wolverhampton. Un passato glorioso, un presente mediocre: una realtà inaccettabile per i tifosi del Torino.
Il patron Cairo, però, non sembra eccessivamente preoccupato dal malumore generale (forse ormai abituato, visto la durata della contestazione) e proprio in
settimana ha festeggiato in pompa magna i suoi 68 anni (il presidente di RCS MediaGroup è nato a Masio il 21 maggio del 1957), con un grande e sfarzoso party a Villa Nicchi Campiglio, a Milano. Dopo aver soffiato le candeline, Cairo si è lasciato andare in un ballo sfrenato (sulle note di una canzone, forse generata con l’intelligenza artificiale, che ne celebra le doti come imprenditore), davanti agli occhi dei giocatori del Torino e del suo allenatore, Vanoli. Presenti all’evento anche l’ex tecnico Ventura, il presidente dell’Inter Marotta e l’ex ds di Toro e Roma Petrachi. Domenica sera anche lui tornerà al centro delle critiche da parte dei tifosi del Toro, che però sono pronti ad espandere la loro contestazione anche a tecnico e giocatori, visti i recenti risultati piuttosto deludenti. Una volta raggiunta la salvezza, infatti, il Torino sembra aver tirato i remi in barca, perdendo tre delle ultime quattro gare in campionato e pareggiando in casa contro il Venezia, impelagato nella lotta per non retrocedere. Nella speranza, ovviamente, che il trend non cambi proprio dopodomani.
DA TEMPO ORMAI I TIFOSI GRANATA PROTESTANO CONTRO LA SOCIETÀ, DOMENICA CRITICHERANNO ANCHE GIOCATORI E TECNICO
La Curva Maratona, cuore pulsante del tifo organizzato del Torino GETTY IMAGES
Artem Dovbyk durante una seduta di allenamento a Trigoria GETTY IMAGES
Verso Torino-Roma
«I FRIEDKIN HANNO SCELTO IL TECNICO»
Totti «Conte e Allegri? Credo che alleneranno altre squadre»
Lorenzo Paielli lorenzo.paielli@ilromanista.eu
«Credo che ormai i Friedkin abbiano già scelto il prossimo allenatore. Mi aspetto l’annuncio entro una settimana». Con queste parole Francesco Totti ha commentato, a margine dell’evento World Legends Padel Tour, la questione ormai all’ordine del giorno su quello che sarà il successore di Claudio Ranieri. Una questione di ambizione, per il Capitano di sempre: «Saranno più di 3 mesi che sento gli stessi nomi. Dipende tutto dalle ambizioni del club, che deve essere seria e onesta con i tifosi. Io ho le mie idee su chi prenderei, ma le tengo per me, non sono un dirigente della Roma». Senza sbilanciarsi troppo, ma con un’idea ben precisa: «Deve essere un nome importante per una piazza importante. Non sappiamo le dinamiche interne. Speriamo che sia un grande personaggio con carisma e con grande voglia di riportare la Roma il più in alto possibile. Quella è la speranza di noi romanisti». Un crocevia fondamentale per le future prospettive del club, oltre a un’eredità importante da gestire: quella di Claudio Ranieri.
E proprio sul tecnico giallorosso, Totti ha commentato:
Iacopo Mirabella iacopo.mirabella@ilromanista.eu
Tra presente e futuro. Artem Dovbyk ha ripercorso la stagione appena vissuta al canale Youtube “Football School” e ha parlato anche dell’influenza che ha avuto De Rossi nel suo approdo nella Capitale: «All’inizio è stato molto difficile, ho deciso di trasferirmi alla Roma grazie a De Rossi. Avevo parlato con lui, del modo in cui lui avrebbe voluto vedermi giocare. Condividiamo la stessa idea di calcio. Ma dopo 4 gare c’erano rumors negativi intorno al club, c’era chi sosteneva che la squadra giocasse contro DDR, ma non era vero. La squadra è stata costruita per lui, poi però è venuto Juric con uno stile di gioco completamente differente, molto simile a quello di Gasperini. Abbiamo vinto tanti match importanti, ma quando cambi 3 allenatori in una stagione è difficile riuscire a raggiungere determinati obiettivi, soprattutto per me che sono un attaccante. Penso che la Serie A sia uno dei campionati più difensivi, molto tattico e difficile da affrontare». Sulla scelta di venire a Roma: «Nessun rimpianto, è stata una mia scelta. Dopo una stagione del genere hai bisogno di fare un salto di qualità, non ho più 20 anni, dovevo fare uno step. Ci sono state trattative con l’Atletico, che sono poi fallite. Credo che qualcuno non mi volesse davvero». Nonostante le tante difficoltà
«Bisogna solo ringraziarlo. È un grande tifoso della Roma, ha fatto un percorso straordinario e commovente, nessuno si sarebbe mai aspettato una Roma diversa da inizio stagione. È riuscito a rimetterla in corso, arrivando fino all’ultima giornata e sperando nella Champions». Poi l’aneddoto che risale al 2019, quando Sir Claudio disse ancora una volta «Sì» alla Roma, con Totti dirigente: «Quando facevo il dirigente parlavano di 2-3 nomi e insieme a Fienga abbiamo pensato e scelto Ranieri, era l’unico che poteva dire di sì. Lo abbiamo allertato,
prima del Porto c’erano problemi con Di Francesco e lo abbiamo chiamato dopo la partita, ha detto sì immediatamente. Senza se e senza ma. Va solo ringraziato». Tornando al nome che potrebbe infuocare la piazza, lo storico Capitano è stato incalzato su Allegri e Conte, ma l’ex numero 10 non è dello stesso avviso dei cronisti: «Per me Allegri e Conte sono due allenatori che hanno firmato per altre squadre, quindi penso che non sarà nessuno dei due. Non so se sarà straniero o italiano, anche perché sono finiti gli allenatori (ride, ndr.)». ■
IL CENTRAVANTI
STADIO TRA COMUNE E REGIONE IL DIALOGO VA AVANTI
Andrea De Angelis
Proseguono le attività utili al completamento dell’iter di approvazione del nuovo stadio della Roma. Ieri pomeriggio è andato in scena un incontro tra rappresentanti del Campidoglio, della Città Metropolitana e della Regione, in cui si è fatto il punto della situazione e si è tentato di sbrogliare la matassa relativa all’ormai fantomatico bosco di Pietralata. Ormai è chiaro che un’area da considerarsi boschiva è presente, come pure è chiaro che però questa non rappresenti un valore tale da impedire la realizzazione dell’impianto giallorosso, per cui va trovata la strada per compensare l’eventuale perdita di verde, e per farlo occorre la supervisione della Regione. Per questo l’incontro di ieri, che pure fa parte di una routine che va avanti da mesi con aggiornamenti periodici, assume un valore diverso. Al momento non sono emerse de -
«FUTURO? DIPENDERÀ DALL’ALLENATORE»
Dovbyk
«A Roma sono felice. DDR fattore determinante»
vissute in stagione, Dovbyk ha segnato 17 gol (in tutte le competizioni), un bottino di cui può ritenersi soddisfatto: «Guardo i migliori attaccanti del campionato come Lautaro, Thuram, Lukaku. Hanno segnato più o meno i miei stessi gol. Non sono questi a determinare una stagione, ovviamente la gente si aspetta tanti gol dopo la stagione al Girona. Ma le aspettative restano aspettative, io cerco di dare tutto quello che posso e cerco di sfruttare ogni singola occasione. Mi sono adattato e ho fatto esperienza in questo campionato, mi sono abituato anche a giocare in uno stadio differente. Giochi davanti 70mila persone ogni weekend, la pressione è diversa. I tifosi sono completamente diversi. La stagione è buona, ho comunque fatto 12 gol in Serie A. Spero di farne di più in futuro».
cisioni chiare da parte dei vari enti coinvolti, ma si va verso una soluzione veloce e condivisa. Nel frattempo gli scavi in questi giorni sono fermi, come previsto dal cronoprogramma, e riprenderanno lunedì prossimo. Come noto sono proprio i rilievi archeologici l’ultimo tassello per completare il progetto definitivo che la Roma dovrà presentare quanto prima al Comune. Per ora si è proceduto solo sulle aree considerate bianche, e quindi libere e prive di qualsiasi tipo di rischio. Nelle prossime settimane a queste potrebbero aggiungersi quelle attualmente occupate dall’autodemolitore MB Ricambi. I proprietari dell’attività avevano vinto un ricorso al TAR contro la decisione della Pubblica Amministrazione di revoca della licenza, ora dovranno vedersela con la richiesta del Comune di riacquisizione dell’immobile. L’amministrazione Capitolina ha infatti intimato che la liberazione dell’area avvenga entro la fine del mese ■
E infine l’ucraino ha parlato dei possibili scenari futuri, ma con la voglia e l’ambizione di vestire ancora la maglia giallorossa: «Se il nuovo tecnico mi farà capire che sarò importante per il club e che conterà su di me, giocherò per lui e per la Roma. Ovviamente ho un contratto di 5 anni, ho tutto qui. Sto bene, lo stadio, i tifosi e il supporto. Ripeto, con il nuovo allenatore capiremo tante cose. Se mi dirà che avrà bisogno di un altro tipo di giocatore, allora dovrò cercare una nuova destinazione. Ci sono tanti candidati, tanti nomi che girano per la panchina, quindi vediamo chi sarà e poi prenderemo eventualmente tutte le decisioni del caso».
Su Ranieri: «Un tecnico con grande esperienza, grande intelligenza e molto attento ai piccoli dettagli. Prima del Milan ci ha mostrato video, dicendo: ‘vi faccio vedere un video di Castellanos in Lazio-Juventus, dove lui ha provocato il difensore e poi è stato colpito da Kalulu, che è stato espulso’. Nella sfida col Milan, Mancini ha avuto la stessa situazione con Gimenez. Queste piccole cose fanno la differenza in queste partite. Abbiamo giocato 19 partite senza perdere, ha stravolto la stagione”». Con il Torino vuole esserci a tutti i costi: «Penso che avrò l’opportunità di giocare contro il Torino, magari non dal primo minuto ma credo che sarò in grado di aiutare la squadra. Possiamo solo vincere e spero che lo faccia anche il Venezia contro la Juventus». ■
Totti durante l’evento World Legends Padel Tour VALERIO SPANO
NUOVO
Artem Dovbyk esulta dopo aver segnato un gol allo Stadio
Olimpico GETTY IMAGES
IL PROSSIMO TECNICO
Prima
l’ultimo
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
L’ultimo tango a Torino per Sir Claudio Ranieri, poi sarà il momento dell’annuncio per il suo erede sulla panchina della Roma. Domenica, contro i granata, il tecnico di San Saba chiuderà la sua lunga e gloriosa carriera, consapevole di lasciare la squadra del suo cuore in Europa e con la speranza ancora viva, a 90 minuti dalla fine del campionato, di farla tornare in Champions dopo sei stagioni a digiuno.Proprio a Ranieri è spettato il difficile compito di individuare il suo successore, insieme a Ghisolfi, con il quale ha portato avanti per
SLIDING DOORS
tango a Torino, poi l’erede di Ranieri. Presto l’annuncio
settimane un lungo e dettagliato casting, che da giorni ormai è concluso. Il club, infatti, dopo il nulla osta del presidente Dan Friedkin, ha pronto il nome del nuovo allenatore della Roma e nei giorni immediatamente successivi alla fine del campionato, c’è chi sostiene possa accadere già lunedì, arriverà l’annuncio.
Tracciare l’identikit del mister X è ai limiti dell’impossibile, visto che le varie dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi (tra Ghisolfi e Ranieri), comprese le loro smentite pubbliche o private, non conducono a un profilo preciso. Al depistaggio mediatico va aggiunto il riserbo tipico della gestione Frie-
GASPERINI NON HA
ANCORA RISPOSTO ALLA DEA.
MANCINI: «SAREBBE BELLO ALLENARLA»
dkin. Non resta dunque che attendere, come sta facendo da qualche giorno a Bergamo Percassi, dopo aver sottoposto a Gian Piero Gasperini la proposta di rinnovo fino al 2027 (l’attuale accordo scade nel 2026). Gasp, che di contatti con Ranieri ne ha avuti, non ha ancora dato la sua risposta definitiva e continua a prendere tempo. Il suo nome non è ancora da escludere del tutto. Intanto negli scorsi giorni anche Roberto Mancini si è espresso sulla panchina giallorossa: «Se mi piacerebbe allenare la Roma? È una grande squadra», «Sarebbe bello?», ha incalzato Matilde Brandi, «sì, molto», ha chiuso l’ex Ct. ■
TE LO RICORDI DANSO?
Effetto Farfalla In estate De Rossi lo aveva individuato come perno del suo reparto arretrato
Non superò le visite mediche, al suo posto arrivò Hummels. A Bilbao i destini si sono intrecciati
Andrea Di Carlo andrea.dicarlo@ilromanista.eu
Chiamatele “sliding doors” o prendete più semplicemente in esame la teoria dell’effetto farfalla (“piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema possono portare a risultati molto differenti a lungo termine”), infilate all’interno del film della stagione i nomi di Kevin Danso e Mats Hummels, prima di mescolare con cura: ciò che verrà fuori sarà una storia molto “romanista” per certi versi. Due carriere così diverse e così lontane tra loro, due destini che si sono dati all’improvviso appuntamento nella Capitale nell’estate del 2024. Il difensore del Lens era stato individuato da Daniele De Rossi come perno inamovibile del suo reparto arretrato, l’operazione definita e i tifosi avevano addirittura avuto la possibilità di scattare le prime foto di rito con il difensore a Ciampino. Poche ore e l’operazione sfumò: le visite mediche non erano state superate. Il volo di ritorno verso la Francia del roccioso difensore mise in grande difficoltà la Roma, che alla fine ripiegò su due profili a parametro zero: Mats Hummels e Mario Hermoso. E proprio il tedesco, almeno sulla carta, avrebbe dovuto rappresentare il “sostituto” di Danso, il leader difensivo da piazzare al centro del reparto. I primi mesi dell’ex Borussia si rivelarono un incubo («Se Juric non fosse stato esonerato - ha detto - me ne sarei andato»): il gol allo scadere contro il Tottenham riuscì a svegliare il tedesco dal letargo dov’era finito. Nello stesso stadio dove pochi mesi dopo sarebbe arrivato proprio Danso, prima di schivare l’ennesima sliding door con destinazione Italia, Juventus in quel caso. Roma, Londra e... Bilbao.
Il terzo capitolo della storia, il più crudele per il tedesco e il più dolce per l’austriaco, si è consumato all’interno del San Mames, casa dell’Athletic. L’errore di Hummels, aggravato dall’erra-
ta valutazione dell’arbitro, escluse la Roma dalla corsa all’Europa League, il “sopralluogo” a Bilbao divenne tristemente l’ultima tappa del viaggio. Allo stesso modo per Danso, Bilbao e il San Mames hanno rappresentato la fine del percorso. Trionfale, però. La finale vinta contro il Manchester Utd ha spezzato un digiuno lunghissimo e riportato gli Spurs a festeggiare un trofeo. E quanti di noi, guardando l’austriaco festeggiare con il trofeo dell’Europa League in mano, si saranno domandati: «Chissà come sarebbe andata se quel giorno alla fine...». Chissà, la storia non si fa con i “se” e con i “ma”, quella si scrive sul campo. Danso e Hummels, due destini intrecciati tra Roma, Londra e Bilbao, con un solo lieto fine. Il tedesco a fine corsa, l’austriaco in pieno sprint. Storie di vita, di calcio. Ma per molti profondamente romanista. ■ L’ERRORE
L’emozione di Ranieri prima di Roma-Milan 3-1 MANCINI
Verso Torino-Roma
COGITO ERGO SUD
IL NOSTRO PIEDE SINISTRO
23/5/1991 Ventiquattro anni fa, oggi, Conti dava il suo addio al calcio: è stato la Roma felice
Quella che ha vinto, quella sotto la Sud, quella in cui lui s’abbraccia Ago. Come quel giorno
Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu
Andava al mare con Di Bartolomei. Fra le immagini di quei migliori anni della nostra vita si vede spesso il Capitano sorridere quando è accanto a Bruno Conti. Una delle più belle è nella notte del suo addio al calcio, il 23 maggio, come oggi, poco prima di entrare in campo, sotto le scalette che portano al prato, con Di Bartolomei che si stringe forte Conti - nervoso con la gomma americana in bocca come se stesse per giocare una finale - da dietro tirandoselo al petto. Stretto stretto. Come a non volerselo lasciar scappare via, ancora a frenarlo prima dell’addio... Bruno Conti è stata la Roma felice. E’ stata la gioia dell’essere romanista. Se c’è appunto un’estetica romanista questa ha i tratti, i contorni, i capelli a caschetto al vento, i calzerotti, i pianti, i menti tremolanti, le corse ragazzini in campo e sotto la Sud di Bruno Conti. Bruno Conti è il romanista. È lo scatto, sulla fascia, di un’epoca da sogno. La Roma dello Scudetto, la Roma delle Coppe Italia, la Roma della finale della Coppa dei Campioni, la Roma dei primi Anni 80, la Roma degli Anni del Mundial, è stata la Roma di Bruno Conti. Erano anni in cui sembrava potessimo vincere veramente. Gli anni delle bandiere per stra-
da, dei primi orologi al quarzo alle elementari, delle collanine con le ossa e con le perline d’estate, dei motorini, delle prime televisioni a colori, delle tute jeans, del Tempo delle mele e della Storia Infinita, dei mangiadischi arancioni, di Fantastico con Corrado, di Goldrake, di un’Italia che scendeva per strada e di una Roma che beveva alla fontanella sotto casa e si buttava a Fontana di Trevi: noi romanisti stavamo in tutto questo con Bruno Conti. E lui quando segnava veniva da noi. Bruno Conti ha segnato il primo gol dell’Italia campione del Mondo in Spagna nel 1982 e l’ultimo gol della Roma Campione d’Italia nel 1983. Dentro le parentesi delle sue gambe arcuate (quasi come quel-
le di Littbarski, il suo corrispettivo tedesco) tutti noi eravamo storditi dentro i suoi dribbling infiniti. Bruno Conti era il nostro piede sinistro. Un buon titolo. Lo usavamo per strada: “Oh ma chi sei Bruno Conti!?” quando non passavi la palla perché Bruno Conti ci faceva l’amore col pallone; “Oh ma chi sei Bruno Conti?!” quando non gliela toglievi mai perché a Bruno Conti la palla non gliela toglievi. Bruno Conti è un’Enciclopedia di gesti di un’epoca romanista. La mano fasciata per un periodo, il colpo di tacco a centrocampo al 90’ all’ultimo minuto contro il Colonia, il gol al Goteborg in un’eterna notte di concerto. Stavamo a Woodstock tutte le volte con la Roma. Avevamo in campo Jimi Hendrix, Janes
Chaplin, i Rolling Stones, i Pink Floyd, David Bowie... Eravamo noi il Brasile dell’82. Bruno Conti in quegli anni era il popolo. Era tutti i figli nostri. Figlio del popolo, Capitano e bandiera. Bruno, nettuno, centomila. C’è solo un Bruno Conti perché ne bastava uno per rappresentarci. Di Bruno ce n’è uno anche perché pure di Giordano Bruno per noi ce n’era uno (quello che c’ha la statua a Campo dei Fiori), eravamo noi quando vincevamo, stiamo stati lui quando abbiamo perso quella notte in cui ha tirato il calcio di rigore alle stelle. D’altronde è lì che avevamo mirato tutti quel 30 maggio. Oltre l’orizzonte, oltre una traversa, oltre il dolore. Non abbiamo smesso di farlo nemmeno il giorno dopo di un’altra finale europea persa contro l’Inter. Bruno Conti è stato il nostro giorno più bello e il suo saluto, è andato oltre il giorno di dolore che un romanista ha: lui popolo e figlio del popolo è tornato a noi proprio un 30 maggio sul muretto dei Boys in Curva Sud a tifare la Roma in finale di Coppa Italia contro la Sampdoria nel 1991. D’altronde era tutto iniziato lì, con quelle coppe e coccarde a casa nostra vinte col Torino, era iniziato ed era continuato sempre lì: sotto la Sud, a baciarla, in ginocchio. A pregarla, mentre noi gli dicevamo grazie. A pregarla, mentre noi gli dicevamo grazie. Una settimana prima il 23 maggio, il giorno dopo del-
la finale di Uefa persa, Bruno Conti ha finito la sua carriera lanciando alla curva il suo scarpino. Altro che Cenerentola. Era appena riuscito a riempire tutto l’Olimpico nuovo a far registrare il primo tutto esaurito, era riuscito soprattutto a far riunire per la prima volta tutta quella Roma di sogno, la squadra dell’83, coi figli suoi, con Falcao, con Prohaska, con Liedholm, con Di Bartolomei che se lo abbracciava stretto stretto come a dire non andare via, come a dire non deve finire così questa carriera questa squadra, quest’epoca, questa Roma nostra che ci ha fatto solo sorridere. Lui si era tecnicamente ritirato la notte del 28 novembre del 1990 (come a non voler scavallare del tutto il decennio più bello della nostra storia) entrando al 35’ del secondo tempo (35 come gli anni, come i gol fatti con la Roma, come quel trenta cinque della nostra storia) solo ed esclusivamente perché la Curva Sud cioè il popolo s’è messo a cantare per Bruno Conti: forse è stata la prima sostituzione fatta nella storia del calcio dal popolo. Bruno Conti è stata la nostra epoca di sogno, di giorni intensi e di sole. Di marmo bianco e attese fragili, di notte elettriche e di lupetti, è stata la Roma che se ti guardi indietro trovi solo la Roma. Bruno Conti è stata la Roma quando Agostino sorrideva e se lo stringeva come a dire a tutto un mondo: non andare via. ■
Qui in foto, lo Stadio Olimpico omaggia Bruno Conti nel giorno del suo addio al calcio; in basso Marazico con il tricolore sul petto GETTY
IL RIENTRO
Portogallo Ko beffa col Psg. Inutile il successo sul Benfica
Un torneo particolare che per la Roma si è chiuso prima di diventare economicamente fruttuoso anche a causa di un errore arbitrale. La Roma ha concluos ieri il suo percorso nel World Sevens Football a Estoril, in Portogallo, manifestazione internazionale con 5 milioni di dollari in palio e 8 grandi club chiamati a sfidarsi sette contro sette. Due giorni fa le giallorosse erano andate ko contro il Manchester United, ma vincendo le due gare disputate ieri si sarebbero guadagnate l’accesso in semifinale e i conseguenti (almeno) 500.000 dollari da portare a casa. La prima delle due gare si è giocata il pomeriggio contro il Psg, la squadra di Spugna è andata avanti con la rete di Corelli al 9’ su assist di Haavi e, dopo diverse opportunità di raddop-
pio non concretizzate al 20’ è arrivato il pari firmato Echegimi. Al 30’’ dalla fine però è arrivata la beffa: l’arbitro non ha concesso un rigore solare per un fallo su Giugliano: sarebbe stato probabilmente decisivo, ma si è andati ai supplementari e all’ultimo minuto del supplementare le francesi hanno realizzato il golden gol con Leuchter. Niente semifinale e niente premio, per qualche responsabilità della squadra ma anche per fattori esterni a essa: una discreta e ironicamente precisa sintesi della stagione che si è appena conclusa. In serata le romaniste si sono rifatte contro
CONTRO LE FRANCESI ALLE GIALLOROSSE MANCA UN RIGORE PRIMA DELLA SCONFITTA AL GOLDEN GOL. NIENTE SEMIFINALE
LÌ TORINO Se Elmas non c’è dal 1’ parte Gineitis dietro Adams
Martina Stella martina.stella@ilromanista.eu
il Benfica, quanto meno per un successo di consolazione. Sotto 0-1 per la rete di Amado, la Roma ha ribaltato il risultato con Pilgrim su rigore (28’) e con Viens su assist di Glionna (29’), salvo subire il 2-2 di Brown a un passo dallo scadere. Nei 5’ di extra time il risultato non si è sbloccato e si è andati ai rigori al “sudden death” (cioè quando la serie si chiude non appena una delle due squadre risulta in vantaggio al termine di una serie): lì subito decisiva la parata della giovane Merolla (festeggiatissima dalle compagne dopo la sfida) e il successivo gol di Haavi con tanto di fascia da capitana al braccio. Domani la squadra tornerà dal Portogallo e poi ci sarà il “rompete le righe” di fine stagione. Saranno gli ultimi giorni da romanista per il tecnico Alessandro Spugna (è già iniziata la ricerca dell’allenatore o allenatrice che possa prenderne il posto) e di quelle che partiranno sul mercato. Annata chiusa, si ricomincia ■
Dall’infermeria arrivano notizie per Paolo Vanoli in vista della partita di domenica contro la Roma: Yann Karamoh sembra aver smaltito il problema che lo aveva costretto a saltare le ultime due gare di campionato ed è tornato ad allenarsi ieri regolamento con i propri compagni di squadra. Questo significa che potrà essere a disposizione (almeno in panchina) per la gara contro i giallorossi di Ranieri. Sarà poi Vanoli a decidere se concedere almeno uno spezzone di partita al suo numero 7. Quella contro la Roma per Karamoh potrebbe essere l’ultima partita in assoluto con la maglia del Torino: l’attaccante infatti ha il contratto in scadenza e al momento il rinnovo non è ancora arrivato (nonostante alcuni colloqui nei mesi scorsi tra il suo entourage e la dirigente granata). Sono invece ancora in dubbio per la partita all’Olimpico di Torino Eljif Elmas, Borna Sosa, Alieu Njie e Saul Coco: i primi tre sperano di riuscire a recuperare, per Coco si deciderà invece all’ultimo. Per quanto riguarda la probabile formazione si dovrebbe optare classico 4-2-3-1 per Vanoli con Dembele, Maripan, Masina e Biraghi schierati a protezione del solito Milinkovic-Savic. Nessun dubbio sulla coppia Ricci e Casadei a centrocampo, qualcuno in più inevitabilmente sulla trequarti. Come detto Elmas non è al meglio e dunque al suo posto potrebbe agire Gineitis con Lazaro e Vlasic alle spalle dell’unica punta Adams. Intanto, mentre squadra e tifosi si preparano alla gara, sono giorni che le immagini del compleanno del presidente Cairo (gioioso per i suoi 68 anni) fanno molto discutere. ■
4 reti: Shomurodov (Roma), Sarr (Verona), Zappacosta, Ederson, de Roon e Brescianini (Atalanta), Man e Del prato (Parma), Dimarco e Arnautovic (Inter), Nicolussi-Caviglia (Venezia)
3 reti: El Shaarawy
2 reti: Pisilli, Pellegrini, Angeliño, Mancini e Paredes (Roma)
1 rete: Baldanzi (Roma)
Pilgrim impegnata contro due giocatrici del Psg nella prima sfida di ieri in Portogallo al World Sevens Football WORLD SEVENS FOOTBALL VIA GETTY IMAGES