Il Romanista del 24 maggio 2025

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Domani a Torino Claudio

alla vigilia della sua ultima da tecnico: : «Ho dato tutto me stesso.

Ringrazio i tifosi. L’allenatore annunciato il 1° luglio? Era una battuta. Non mi preoccupa l’accoglienza, ma i tifosi saranno dispiaciuti quando andrà

Verso Torino-Roma

LA CONFERENZA

«COSTRUIREMO UNA ROMA FORTISSIMA»

Ranieri «Ho dato tutto me stesso. Voglio ringraziare i tifosi

L’annuncio del nuovo allenatore il 1° luglio era una battuta»

Adue giorni dall’ultima partita di campionato contro il Torino, in programma domani sera alle ore 20.45 all’Olimpico di Torino, Claudio Ranieri ha incontrato i cronisti a Trigoria per la sua ultima conferenza stampa pre partita. Di seguito le dichiarazioni del tecnico giallorosso:

Intanto, volevamo ringraziarla per la comunicazione chiara e diretta di questa stagione. «Grazie a voi, mi avete rispettato, io rispetto sempre chi mi rispetta. È il gioco delle parti. Io faccio un mestiere, voi ne fate un altro. Stando da questa parte dico che il vostro mestiere è più difficile del mio, non so se voi pensate lo stesso dall’altra parte. Riempire ogni giorno pagine di giornali o fare delle dichiarazioni come fai tu mi sembra difficile. Io non ne

DOVBYK DOVREBBE TORNARE IN GRUPPO. IL TORINO HA OTTIMI GIOCATORI E UN BRAVO TECNICO

sarei capace, sinceramente».

Qual è il suo coinvolgimento emotivo su questa partita? È l’ultima di tante cose. E come ci arriva la squadra al match?

«Il mio coinvolgimento emotivo, l’ho sempre detto, sono concentrato sulla partita. Poi, magari, nelle giornate seguenti penserò a cosa mi è successo in questi giorni. Prima di tutto volevo ringraziare i tifosi della Roma. Io non mi aspettavo una cosa del genere l’altra sera. Mi aspettavo uno striscione, un “grazie mister” o qualcosa del genere. Non mi aspettavo una coreografia, una scenografia, li volevo ringraziare di vero cuore. Ci avviciniamo come ho sempre detto ai ragazzi, di mettere tutto fino all’ultimo secondo di ogni singola partita. Siamo entrati in Europa, non sappiamo in quale. Dobbiamo uscire dal campo consapevoli

SONO MOLTO CONTENTO DI QUELLO CHE SONO RIUSCITO A FARE, MA C’È ANCORA TANTO DA LAVORARE

di aver dato il massimo. Poi un episodio può condannarti o farti sorridere, io sono soddisfatto. Dobbiamo dare tutto noi stessi. È bello vedere all’ultima giornata chi lotta per vincere il campionato, chi lotta per retrocedere, chi per entrare in Europa. Questo è stato un campionato molto interessante per tutti i tifosi italiani».

Ha pensato alle 23 di domani? E cosa farà dopo? Inoltre, che voto dà a questa stagione?

«Io non do mai voti, i voti li dà la critica. Io ho dato tutto me stesso, come sempre ho fatto in tutti i club in cui sono stato chiamato. A volte è andato bene, a volte male. Non c’è mai nessuno che vince sempre. Devi provare anche l’amaro per apprezzare il dolce. Sul resto, vediamo cosa penserò alle 23. Fammici arrivare. Non sono bravo ad esternare a parole le mie emozioni, quello che sento dentro. A Cagliari lo scorso anno sapevo che era fini-

A sinistra: Claudio Ranieri durante la sua ultima conferenza stampa pre partita a Trigoria e, a destra, l’esultanza con il Milan con i suoi giocatori GETTY IMAGES

to tutto ed ero contento, rilassato, è stata un’estate bella, serena, con i miei amici soliti. Penserò a questo, a stare bene tra i miei amici».

Che clima c’era oggi a Trigoria? Poi volevo sapere le condizioni di Dovbyk e se Dybala e Pellegrini partiranno con voi domani. «Penso che partiranno tutti, ancora non gliel’ho chiesto. Dovbyk ha fatto allenamento sotto il controllo di dottori, fisioterapisti e preparatori. Domani dovrebbero darmelo disponibile per l’ultimo allenamento. L’allenamento di oggi è stato bello, come sempre. Con grossa determinazione dei ragazzi. Questo mi rende sereno. Sappiamo di andare ad affrontare una squadra che vuol fare bene, vuol chiudere questo campionato al meglio. Il Torino ha ottimi giocatori, un bravissimo allenatore, giovane. Molto valido. E vorrà far bene. Dovremo sudarcela come tutti quelli che vogliono ottenere qualcosa in palio».

Ripensando alla partita con il Milan, e ai cambi fatti dai rossoneri, è venuto il pensiero che la Roma debba lavorare molto per arrivare a quei livelli di rosa, anche se poi la partita l’ha vinta la Roma. Sono io ad essere esagerato? «No, concordo pienamente. Però c’è da dire – quello che ho riferito ai ragazzi prima della gara con il Milan – penso che quella rossonera fosse la squadra tecnicamente più forte in Italia, ha i giocatori più forti, ma non sempre gioca tutta la partita da squadra. Va a fiammate con i suoi grandissimi campioni. Noi abbiamo fatto squadra, in un gioco di squadra come il calcio, questa è la cosa più importante in questo sport. Cercheremo di migliorare, abbiamo detto di voler costruire una grandissima Roma per far sognare i nostri tifosi. Abbiamo iniziato male, ma loro ci hanno dato il supporto, l’amore, la volontà di arrivare dove magari all’inizio non pensavamo. Que-

IL TEDESCO Klopp: «Non mi vedo più allenatore»

A margine di un evento tenutosi a Wiesbaden, Jurgen Klopp ha allontanato fermamente le voci di un possibile ritorno nelle vesti di allenatore, aumentate negli ultimi giorni e anche accostate alla panchina della Roma: «Di recente mi è stata attribuita la frase: “Roma è comunque una città meravigliosa”, ma su questo non c’è altro da dire. Non mi vedo più in tuta da allenatore. Va tutto bene così com’è. Ho avuto tre club fantastici e non ci saranno molte altre tappe. Lavoro molto, ma non avendo più una partita ogni tre giorni, ho più tempo a disposizione»

IL FUTURO DI PAREDES DIPENDERÀ DA LUI E DALLA VOLONTÀ DEL PROSSIMO TECNICO.

sto è quello che dobbiamo continuare a fare».

Si sente di dire che chi sostituirà lei in panchina avrà la stessa sua empatia con l’ambiente e i tifosi? «Io non penso a come lo accoglierà. Penso che quando andrà via, i tifosi saranno dispiaciuti. Questo è quello che vorrei… Mi avete fatto i complimenti per la comunicazione, che vi aspettavate».

Quanto cambierebbe la prospettiva societaria l’eventuale qualificazione in Champions League?

«Solo domande inerenti alla partita… Prima pensiamo a giocare. Un saggio allenatore diceva: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Noi abbiamo un gatto a nove code che scappa da tutte le parti. Prima chiudiamo il sacco e poi vediamo».

Quella fatta nell’intervista a Repubblica sull’annuncio del prossimo allenatore è solo una battuta? Altri 40 giorni così non ce li meritiamo, mister… «(Ranieri ride, ndr) Era una battuta».

La scelta dei tre centrocampisti contro il Milan era per lo stato di forma dei giocatori o per altro? «No, è sempre un cocktail di mille sensazioni. L’allenatore, io soprattutto, va a sensazione. È quello che mi dicono i ragazzi in campo con il loro atteggiamento. Ho sempre pensato di mettere in campo la squadra che mi potesse far vincere. E poi ho sempre detto a loro, si gioca in 16, ci sono 5 cambi, fatevi trovare pronti. È chiaro che il cambio di Dybala è costato parecchio perché Dybala ci dava riferimento e sapeva tenere palla. Nelle situazioni difficili i ragazzi davano palla a lui. E lui ci tirava fuori dai guai. Senza di lui abbiamo un pochino sofferto. Così ho cercato di correre ai ripari con scelte da parte mia, logiche. Possono essere sembrate particolari, strane, a me piace studiare l’avversario, metterlo in difficoltà, gli altri fanno sicuramente lo stesso con noi. Per questo devo tenere tutti sul chi vive e vincere la partita. Senza pensare a mettere questo o quello o fare ragionamenti sul fatto “questo sono tre partite che non gioca, lo devo mettere”. Ho sempre cercato di mettere chi durante gli allenamenti mi faceva capire certe cose. Ad inizio settimana ho in mente una formazione, alla fine

DIETRO

LE

E L’ORA DEI GRANDI ANNUNCI PUNTO E VIRGOLA di

QUINTE L’UOMO NERO

Tce ne ho un’altra differente, magari per due o tre uomini. A volte per uno. Per questo quando vi dico che scelgo il sabato sera o la domenica, è la verità».

Lasciando il rapporto con i tifosi che è stato ricucito da novembre con il suo avvento, ha c’entrato tutti gli obiettivi che si era prefissato da allenatore e da dirigente? «Sono molto soddisfatto di quello che sono riuscito a fare nell’arco di questi mesi. Sono molto soddisfatto. C’è ancora tanto da lavorare, tanto da lavorare insieme. Ma la strada tracciata mi piace, mi dà soddisfazione».

Lei ha riproposto Paredes contro il Milan. È possibile rivederlo nello stesso ruolo contro il Torino? E l’esultanza che ha fatto baciando la maglia, pensa che possa essere un’indicazione per il futuro dell’argentino? «Il suo futuro dipenderà da due persone. Da lui e dal prossimo allenatore. Dire se gioca, darei un vantaggio all’allenatore avversario, sono molto bravi, ti vengono a prendere a uomo, devo valutare bene».

Che atteggiamento si aspetta dal Torino? E se ha pensato un regalo da fare alla squadra in caso di qualificazione in Champions. «Io, un regalo? So’ loro che dovrebbero farlo a me… (ride, ndr). Sul Torino, ripeto, è una buonissima squadra. Nelle ultime 5 partite in casa ha fatto 2 vittorie, 2 pari e una sconfitta. Ci sarà da lottare fino all’ultimo secondo della partita. Questo è quello che ho detto ai ragazzi. E penso che lo abbiano recepito perché ho detto loro sempre la verità, per ogni partita. Il Torino farà la sua gagliarda partita. Per dna è una squadra che lotta sempre, sempre. E mi è sempre piaciuta. Io giocavo contro Pulici e Graziani era uno spettacolo vederli, così come Claudio Sala. Anche se perdevamo, io ero nel Catanzaro».

A prescindere dalla qualificazione, in estate c’è da aspettarsi una rivoluzione o di ripartire da questa squadra? «Vediamo. Io credo che di rivoluzioni non possiamo farne e non dobbiamo farne. Se questa squadra, come avete scritto voi, è prima nel girone di ritorno, gli va data molta fiducia. Ma ovviamente c’è ancora tanto da migliorare». ■

utto lascia credere che il momento dei grandi annunci sia vicino. Di sicuro è vicinissimo il momento di capire quale sarà la competizione europea che, grazie a Claudio Ranieri, la Roma disputerà il prossimo anno. La Conference League è assicurata, giocare l’Europa League darebbe grande conforto, arrivare addirittura in Champions sarebbe un miracolo, l’ennesimo a firma sir Claudio. I più felici nel caso, ovviamente, sarebbero i proprietari del club, Dan e Ryan Friedkin che una Champions non l’hanno mai “giocata”. Ma molti tifosi sarebbero assai soddisfatti anche della prospettiva di tornare in Europa League, una competizione che la Roma il prossimo anno giocherebbe per vincere, mentre la Champions sarebbe utile principalmente per questioni finanziarie. Restano 90 minuti, quelli di domani sera a Torino, impegno non proibitivo ma neanche così semplice, vista la pressione della contestazione permanente dei tifosi granata nei confronti della proprietà (anche se per un paio di grandi giornali non è mai esistita...), e comunque per il valore della squadra allenata da Vanoli. Ma l’annuncio più atteso è un altro e riguarda ovviamente l’allenatore che assumerà la guida tecnica della squadra per i prossimi anni, salve ovviamente le reazioni rabbiose della proprietà in caso di due o tre risultati negativi. Ieri Ranieri si è curiosamente presentato vestito di nero, giusto per alimentare qualche altra suggestione. Dietro di lui una telecamera che riprendeva ogni dettaglio della sua conferenza stampa, una cosa inusuale, probabilmente strumentale a qualche approfondimento televisivo in preparazione a Trigoria. Come se non bastasse l’atmosfera inevitabilmente suggestiva per l’ultima conferenza stampa prepartita della carriera di Ranieri - e stiamo parlando di qualcosa come 1357 partite tra i professionisti - i terrapiattisti dell’internet hanno trovato anche altri motivi per eccitare qualche follower in attesa del nuovo leader. Perché la frase che sembrava partorita lì per lì da Ranieri («Io non penso a come sarà accolto il nuovo allenatore. Penso che quando andrà via i tifosi saranno dispiaciuti»), più o meno è la stessa frase che disse un giovane Klopp all’esordio sulla panchina del Liverpool, quando chiedeva tempo ai suoi tifosi prima di essere giudicato. E ovviamente lo disse in una conferenza stampa in cui era vestito rigorosamente di nero, proprio come Ranieri ieri («Mi dicono che sfina, ultimamente sto mangiando troppo», la battuta di Claudio). Nella fantastica confusione generata dal silenzio della Roma sulla questione allenatore e dal contraltare delle nomination sparate un po’ a casaccio qui e lì, nessuno ha capito ancora chi sia mister X. Bisogna attendere ancora qualche giorno, forse solo qualche ora, forse solo lunedì mattina. A Trigoria ormai è tutto pronto. ■

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Verso Torino-Roma

COSTANTE CRISTANTE

Sette anni dopo Il centrocampista

torna all’Olimpico Grande Torino, dove esordì in giallorosso

Nonostante

Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu

Al’infortunio e i problemi della squadra, è tornato titolare. Ma il futuro non è scritto

veva appena 23 anni, Bryan Cristante, quando il 19 agosto 2018 ha debuttato in maglia giallorossa. Guarda caso, proprio all’Olimpico Grande Torino, lo stesso stadio in cui domani chiuderà la sua settima stagione con la Roma, giocando la gara numero 318. Ad oggi, il centrocampista è il tredicesimo calciatore con più presenze nella storia del Club, eppure il suo futuro è incerto: per la prima volta, l’ipotesi che possa lasciare la Capitale c’è. Piace al Como, e non solo. Molto dipenderà, oltre che dalla volontà del giocatore, anche da chi sarà il nuovo tecnico. L’unica vera certezza è che il 30enne friulano onorerà la maglia giallorossa fino all’ultimo istante.

Del resto, se Daniele De Rossi ti indica a modello nel giorno della sua ultima conferenza da calciatore della Roma, qualcosa vorrà pur dire. Cristante è diventato Bryan Costante negli anni per suoi meriti, oltre che per una colpevole mancanza di alternative: ha dato sempre tutto, a volte con ottimi risultati, altre volte con esito meno buono, ma questo è il calcio. La verità è che mentre passavano i vari Nzonzi e Diawara, Matic e Veretout, oltre alle meteore Wijnaldum e Renato Sanches, l’ex atalantino è sempre stato lì, in prima linea. Si è battuto per la maglia, cercando di onorarla al massimo delle sue possibilità. Non sempre ha brillato, ma questo vale per tanti giocatori del presente e del passato. Ora, con un futuro ancora da definire, Bryan torna all’Olimpico Grande Torino da calciatore maturo: un calciatore che ha disputato in sei anni 75 partite in Europa, vincendo un titolo internazionale e sfiorandone un altro; uno che ha conquistato un Europeo con l’Italia e che a Roma ha superato come presenze persino due monumenti come Pruzzo e Panucci. A Torino esordì, quel 19 agosto 2018, subentrando a El

DAL CAMPO

MVP 2024-25, Svilar miglior portiere della Serie A

Bryan Cristante posa con Pier Luigi Gollini a Trigoria durante l’allenamento di giovedì AS ROMA VIA GETTY IMAGES

Shaarawy; la Roma di Difra vinse 1-0, grazie a un gran gol di Dzeko allo scadere. La speranza è che l’esito domani possa essere il medesimo, magari con meno palpitazioni.

Quel che appare certo è che Cristante giocherà dall’inizio: reduce da due gol consecutivi contro Atalanta e Milan, in questo momento è tra i più in forma, ed è stato tra i protagonisti di questo rush finale di stagione. E pensare che la stagione era iniziata nel peggiore dei modi: in primis per i pessimi risultati, poi per l’infortunio che lo ha tenuto ai box per un mese e mezzo. Per la prima volta da quando è a Roma, chiuderà la stagione con meno di 40 presenze stagionali. Ma, alla fine, è riuscito a riconquistare un posto da titolare. E, in attesa di conoscere quale sarà il suo futuro, domani chiuderà un cerchio iniziato sette anni fa.  PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A ROMA, CHIUDERÀ CON MENO DI 40 GARE STAGIONALI

Mile Svilar è stato premiato come miglior portiere della Serie A 2024-25. Con un post su Instagram la Lega Serie A e EA Sports hanno annunciato i migliori giocatori per ogni ruolo del campionato che termina questa giornata. Con lui premiati anche Bastoni come miglior difensore, Reijnders come miglior centrocampista, il capocannoniere Retegui come attaccante e Nico Paz come miglior giovane. Infine, Scott McTominay è stato premiato come miglior calciatore della stagione

Dovbyk oggi di nuovo in gruppo. A Torino anche Pellegrini e Dybala

Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu

E alla fine arriva Artem. Dopo una settimana passata a gestire la sua condizione, con sedute individuali e terapie, Dovbyk questa mattina tornerà in gruppo a Trigoria, per la rifinitura alla vigilia di Torino-Roma, ultima gara del campionato e della stagione. L’ucraino, che ha saltato la sfida al Milan di domenica scorsa per un risentimento muscolare, è stato seguito dallo staff medico, che per lui ha stabilito un programma adatto al rientro contro i granata. Dovbyk, però, con un solo allenamento nelle gambe (tra l’altro la rifinitura, come sempre,

non sarà caratterizzata da carichi pesanti) va verso la panchina dal primo minuto, ma potrebbe far comodo a Ranieri a gara in corso. Sir Claudio continua a preparare, in ogni dettaglio, l’ultima gara della sua carriera da allenatore, ma Torino-Roma non sarà solo il suo saluto. Anche Hummels, infatti, ha già annunciato il suo ritiro dal calcio giocato a fine stagione. Mats (che ieri ha pubblicato una foto d’allenamento a Trigoria scrivendo: «Solo altri due giorni, pazzesco») però è uscito da tempo dal giro dei titolari e difficilmente toglierà il posto a uno tra Celik, Mancini e Ndicka, anche perché la Roma a Torino si gioca le residue

ARTEM COMUNQUE VERSO LA PANCHINA, MEDIANA CONFERMATA. HUMMELS, AI SALUTI, CERCA SPAZIO

possibilità di Champions. Probabile, però, che Ranieri troverà il modo di far scendere in campo il tedesco nella ripresa. Detto di Dovbyk in panchina, a guidare l’attacco ci sarà Shomurodov, supportato da uno tra Soulé e Saelemaekers (l’altro sarà il favorito per la corsia di destra). Si va verso la conferma del 3-5-2, con Cristante, Paredes e Koné insieme dall’inizio. Tutti ragionamenti che occuperanno i pensieri di Ranieri in questa vigilia, con la Roma che viaggerà verso il Piemonte nel primo pomeriggio, accompagnata da Pellegrini e Dybala, infortunati ma comunque al fianco dei loro compagni per l’ultima tappa. 

Artem Dovbyk (27 anni) esulta dopo il suo gol alla Fiorentina MANCINI

Verso Torino-Roma

COGITO ERGO

LASUDPIÙ BELLA A TORINO

10/5/42 Siamo primi a puri punti con i granata a poche giornate dalla fine, la Roma domina, segna due gol con Amadei che ne fa anche un altro ingiustamente annullato. Finisce 2-2

Tonino Cagnucci tonino.cagnucci@ilromanista.eu

Da «Il Littoriale», l’11 maggio 1942, scrive nell’articolo La Roma gioca contro il Torino la più bella partita della sua carriera (2-2): «La Roma doveva vincere almeno per 3-1. È veramente la squadra campione. Il Torino è esistito appena un quarto d’ora nel secondo tempo». Per capire quanto fosse importante la gara che i giallorossi si accingevano a disputare sul campo granata, basta dare uno sguardo alla classifica della vigilia. Roma e Torino appaiate a 32 punti in vetta, inseguite a 29 dal Venezia di Valentino Mazzola. La vigilia è tribolata. Schaffer ha qualche problema in copertura e ha deciso di giocare una carta a sorpresa. Giovedì 7 maggio il bersagliere Paolo Jacobini viene convocato dal comandante del proprio reggimento. Gli viene comunicato che è stato autorizzato a raggiungere l’indomani l’albergo “Corona d’Italia” di Asti. «Per fare cosa?», chiede smarrito Jacobini. Il calciatore parte alla volta di Asti, dove non sa che la Roma ha posto il suo quartier generale in attesa di affrontare la gara contro il Torino. Jacobini manca dalla prima squadra giallorossa proprio dalla finale di Coppa Italia disputata contro il Torino il 15 giugno 1941, e non si capacita di cosa si possa volere da

lui. Alla fine del torneo 1940/41 si era a lungo parlato di una sua cessione, poi gli impegni militari lo avevano portato a più riprese a un soffio dalla partenza verso la zona d’operazione (un evento dato per imminente dal «Guerin Sportivo» del 30 settembre 1941).

L’enigma si scioglie ventiquattro ore più tardi, quando Jacobini si trova davanti al tecnico Schaffer a sostenere il seguente colloquio che proprio il protagonista ha raccontato in un’intervista dell’aprile 1996: Schaffer: «Lei giocare». Jacobini: «Come gioco io?

Ma lei m’ha visto a me? Allenato sono allenato perché mi alleno con l’Ambrosiana… però».

Schaffer: «No, no, lei giocare. Perché io conosco bene lei. Servire lei domenica. Ha Menti da marcare. Mi raccomando sempre attaccato perché se con Menti sta lontano… non lo prendi più. Io conosco sue caratteristiche e dico subito che domenica gioca lei».

Arruolato il jolly dell’ultim’ora, i giallorossi si apprestano a scendere nella tana del proprio avversario. L’atmosfera, com’è facile prevedere, è incandescente. Mario Zappa de «La Gazzetta dello Sport» scrive:

“La partita che era stata definita la finalissima di questo torneo, ha avuto la cornice di pubblico che si meritava: tutto stipato sul campo dei granata, tanto semplice e raccolto quanto vibrante di sana passione. Una passione che fa massa, poiché il contatto di gomiti è tale che ogni gesta (ed ogni grido) dell’uno si comunica al vicino, a dieci vicini: fa corpo e ondeggiamento. Dopo nove minuti la gara ha già visto fuoco e fiamme: Amadei ha portato in vantaggio la Roma e Baldi, con un tiro da venti metri, l’ha prontamente riacciuffata”.

È «Il Littoriale» a descrivere il gol del vantaggio romanista:

“Palla sulla sinistra: Coscia è tua. E l’interno sinistro se la lavora con una finezza mezzo da calciatore, mezzo da contorsionista. Un paio di finte di corpo,

e un paio di avversari, uno qua e l’altro di là, gli aprono la via della rete. Coscia non aspetta che il varco si chiuda: spara subito e la palla fila verso Bodoira. Fila con direzione centrale, ma che è che non è, si vede la palla mutare leggermente traiettoria, perdere vigore e prendere la via della rete a destra di Bodoira “fermo” (caso classico del contropiede tennistico) e incapace, sbilanciato com’è col corpo e nelle intenzioni, del recupero, che i profani non concepiscono come mai non gli sia riuscito. Che cosa è successo? Semplice: la palla ha incontrato l’interno del piede sinistro dell’accorrente Amadei, subentrato, la decisione che è stata sufficiente a mettere fuori causa Bodoira”. Passa un quarto d’ora e Amadei ammutolisce lo stadio, come racconta «La Gazzetta dello Sport»: “C’è una punizione a metà campo per fallo di mano di Cadario. Tira Mornese e Amadei, con una mezza rovesciata acrobatica “alla Piola” fulmina a volo nell’angolino a destra dell’incolpevole Bodoira. Gol magnifico, uno dei più belli, certo più limpidi, di

ANCHE LA STAMPA DEL NORD CELEBRA LA LUPA: LA SUPERIORITÀ DELLA SQUADRA DELLA CAPITALE È STATA ASSOLUTA

quanti visti dai miei occhi in questa stagione. Il Torino è in balia degli ospiti, ed è salvato una prima volta dall’arbitro Galeati, che annulla un terzo gol di Amadei per una fantomatica carica di Borsetti sul portiere, quindi dalla traversa che respinge un bolide partito ancora dal piede del frascatano, e ancora da Galeati, che non convalida un ennesimo gol dell’indemoniato Amadei”. Il pareggio di Petron non muta di una virgola il giudizio che Vittorio Pozzo annota l’indomani su «La Stampa»: “Una cosa emerge al di sopra della mischia, ed è la constatazione, che trova tutti d’accordo, della superiorità dimostrata dalla Roma”. Un mese dopo vinceremo il nostro primo scudetto. ■

Torino: Bodoira, Piacentini, Ferrini, Gallea, Cadario, Baldi, Menti II, Borel, Gabetto, Petron, Ferraris. Allenatore: Cargnelli.

Roma: Masetti (Cap.), Brunella, Andreoli, Donati, Mornese, Jacobini, Borsetti, Cappellini, Amadei, Coscia, Pantò. Allenatore: Schaffer.

Arbitro: Galeati di Bologna. Marcatori: 6’pt Amadei, 9’pt Baldi, 24’pt Amadei; 31’st Petron.

Note: Spettatori: 30.000 circa per un incasso di 295.000 mila lire.

(Tratto da “Le 100 partite che hanno fatto la storia dell’AS Roma”, di Tonino Cagnucci e Massimo Izzi, Newton Compton editore)

Qua sopra lo stendardo fatto dai fratelli Lalli in occasione della partita del primo scudetto romanista, il 14 giugno 1942, Stadio Nazionale, contro il Modena. Sotto un disegno di Amadei di Fabio “Hot Stuff” Redaelli

CAMPIONE

AMARA INTER A COMO

Scudetto Conte festeggia dalla tribuna: 2-0 al Cagliari

Eva Tambara eva.tambara@ilromanista.eu

Le due squadre hanno disputato in anticipo l’ultima giornata di campionato, decisione presa dalla Lega Serie A vista la possibilità di un eventuale spareggio tra Inter e Napoli nella prossima settimana. Ma la gara extra non è servita, perché al San Paolo gli uomini di Conte hanno conquistato lo scudetto con la vittoria per 2-0 contro il Cagliari.

Il primo gol è arrivato nei minuti finali del primo tempo grazie a Scott McTominay: con una rovesciata clamorosa il centrocampista scozzese ha segnato il suo dodicesimo gol in stagione, dopo essere stato decisivo soltanto una settimana fa con la doppietta contro il Genoa. Poi all’inizio della ripresa, un’azione personale di

Romelu Lukaku, che ha superato da solo due difensori rossoblù, è culminata nella rete del raddoppio che ha spiazzato Sherri. Dopo 5 minuti di recupero, e qualche tentativo da parte della squadra di Nicola di accorciare le distanze, è arrivato il triplice fischio dell’arbitro La Penna. Festa immediata dei giocatori del Napoli in campo, tra abbracci e lacrime, che hanno chiuso il campionato a 82 punti e con un titolo in bacheca. Inutile quindi lo stesso risultato, ottenuto dall’Inter in casa del Como (in 10 per l’espulsione di

0-2 ANCHE DEI NERAZZURRI, MA NON SERVE. INTANTO GASPERINI TORNA SUL

FUTURO: «RAPPORTO SOLIDO CON LA DEA, PARLEREMO»

GLI

AVVERSARI C’è Dembèlé ancora dal 1’

Cairo: «Il Toro è da 20 in A»

Martina Stella martina.stella@ilromanista.eu

Reina per un tempo): i nerazzurri hanno rifilato un 2-0 al club lombardo grazie ai gol di De Vrij e Correa. Per gli uomini di Inzaghi - che ora punteranno tutto sulla Champions - non bastano gli 81 punti. Gasperini e il futuro

Intanto Gian Piero Gasperini ha rilasciato alcune dichiarazioni sul suo futuro e sul legame con la società nerazzurra, che pochi giorni fa gli ha offerto il rinnovo fino al 2027. «Ho un contratto con l’Atalanta, con la proprietà ho rapporto solido. Dopo Parma ci confronteremo sulle prospettive future. Dobbiamo essere tutti allineati sugli obiettivi e sulla mentalità per affrontare le difficoltà e prendere le decisioni più giuste per il futuro», ha affermato il tecnico piemontese a margine di un torneo di tennis organizzato dall’Accademia dello Sport e della Solidarietà di Bergamo 

Stanno per diventare quattro le partite del Torino iniziate con Dembélé titolare sulla fascia destra. Dopo le prime prestazioni altalenanti, il terzino classe 2004 si sta ritagliando sempre più spazio in campo riuscendo a dimostrare sprazzi della sua qualità. Così nella partita contro la squadra di Ranieri Vanoli sembra deciso a puntare su Dembélé nonostante abbia a disposizione diversi giocatori con più esperienza in quel ruolo, fatto che dimostra la fiducia che l’ex tecnico del Venezia nutre per il suo giovane difensore. Walukiewicz dopo essere stato schierato per gran parte della stagione da titolare, ha risentito delle fatiche della stagione che gli hanno impedito di terminare il campionato su livelli più alti, mentre Pedersen non si è mai rivelato veramente all’altezza. È così che Vanoli ha deciso di puntare su una via di mezzo come Dembélé, che oltre ai buoni ripiegamenti difensivi, è riuscito più volte a rendersi pericoloso per la porta avversaria, come in occasione della partita contro l’Udinese in cui ha siglato il suo primo gol stagionale. A completare l’11 la coppia Maripan-Masina e Biraghi davanti a Milinkovic-Savic. A centrocampo Casadei e Ricci, mentre sulla trequarti senza il recupero di Elmas c’è Gineitis a giocare insieme a Lazaro e Vlasic alle spalle di Adams. Intanto, Cairo risponde alle polemiche in occasione dell’annuale Festival della Tv: «Il Torino nei dieci anni prima di me è stato sei volte su dieci in Serie B e delle quattro in Serie A, tre volte è retrocesso, nel 2005 è fallito. Ora sono 20 anni che sono qui in Serie A, più di così che posso fare?». 

25 reti: Retegui (Atalanta)

18 reti: Kean (Fiorentina)

15 reti: Lookman (Atalanta)

14 reti: Orsolini (Bologna), Thuram (Inter)

13 reti: Lukaku (Napoli)

12 reti: Dovbyk (Roma), Lautaro

11 reti: Pulisic (Milan)

10 reti: Lucca (Udinese), Krstovic (Lecce), Reijnders (Milan), Castellanos (Lazio), Pinamonti (Genoa)

9 reti: Adams (Torino), Vlahovic (Juventus), Piccoli (Cagliari), Dia (Lazio)

8 reti: Castro e Ndoye (Bologna), Thauvin (Udinese), Esposito (Empoli), Diao (Como) Zaccagni e Pedro (Lazio)

7 reti: Leao (Milan), De Ketelaere (Atalanta), Cutrone (Como)

6 reti: Dybala e Saelemaekers (Roma), Dumfries (Inter), Tengstedt (Verona), Strefezza e Paz (Como), Gudmundsson (Fiorentina), Anguissa (Napoli), Bonny (Parma), Odgaard (Bologna) , Kolo Muani e Yildiz (Juventus), Zortea (Cagliari)

5 reti: Soulé (Roma), Calhanoglu, Frattesi (Inter), Gosens, Beltran (Fiorentina), Vlasic (Torino), Weah (Juventus), Colombo (Empoli), Mosquera (Verona), Djuric (Parma)

4 reti: Shomurodov (Roma), Zappacosta, Ederson, de Roon e Brescianini (Atalanta), Dimarco e Arnautovic (Inter), NicolussiCaviglia (Venezia)

3 reti: El Shaarawy

2 reti: Pisilli, Pellegrini, Angeliño, Mancini e Paredes (Roma)

1 rete: Baldanzi (Roma)

L’esultanza di Lukaku per il secondo gol sul Cagliari GETTY IMAGES
Urbano Cairo, Presidente del Torino GETTY

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