Il Romanista del 21 maggio 2025

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Verso Torino-Roma

LE GIUSTE ABITUDINI

LA NOSTRA STORIA DICE EUROPA

Da record Per il 12° anno di fila nel 2025-26 giocheremo le coppe continentali. Dal 2014-15 in Italia nessuno come noi

Leonardo Frenquelli leonardo.frenquelli@ilromanista.eu

Una sola giornata al termine e la Roma deve ancora capire quale sarà il suo destino. Manca il verdetto definitivo per capire se sarà Champions, Europa o Conference League, con mille incastri all’ultima giornata può ancora succedere di tutto. Battendo il Milan però, Claudio Ranieri ha regalato alla sua squadra una certezza inamovibile, una costante di prestigio e importanza storica: comunque vada col Torino, i giallorossi disputeranno una coppa europea nella prossima stagione e sarà la dodicesima volta che accade consecutivamente. È chiaro ed evidente che giocare l’una o l’altra competizione farà tutta la differenza del mondo, ma già il

Se qualcuno ha l’illusione d’aver capito il mondo della comunicazione smettendo, però, di aggiornarsi è fuori strada.

Perché così facendo si ritroverebbe a utilizzare delle tecniche – studiate sui libri o imparate in anni di mestiere – che ormai sono scavalcate dagli eventi e gli eventi segnano, indirizzano e raccontano anche lo spessore di chi parla e scrive cercando di informare ascoltatori e lettori.

Certo... bisognerebbe chiederci se con informare vogliamo far riferimento alla divulgazione neutra di una notizia o se, casomai, al suo racconto attraverso il personale punto di vista regalando interpretazioni filtrate, inevitabilmente, dalle proprie idee e/o pregiudizi. Quella, però, è una opinione: ci sta. Anche se, su quel binario, qualche treno ha deragliato da tempo: se prima sui social si scimmiottava il mondo del giornalismo adesso, e lo scrivo con un filo di dolore, troppo spesso è il giornalismo a rincorrere certe dinamiche acchiappa clic.

Parlando della ROMA, perché di lei ci interessa su questo giornale, è emblematica la noiosa telenovela legata al futuro allenatore: dodicimilaseicentoventuno nomi al giorno, tutti i

NEGLI ULTIMI 30 ANNI SOLTANTO IN TRE OCCASIONI LA ROMA NON È RIUSCITA A ENTRARCI

semplice “esserci” ha valore, soprattutto se si considera anche che dall’annata 2014-15 nessuna squadra italiana ha avuto la stessa frequenza pur ottenendo risultati a volte più altisonanti. La striscia delle dodici stagioni non è nemmeno la più lunga nella nostra storia, perché il vero record sono le 13 stagioni tra il 1998-99 e l’annata 201011, che diventano 14 contando anche il 2011-12 quando arrivò l’eliminazione al preliminare di Europa League contro lo Slovan Bratislava. Ampliando il focus agli ultimi 30 anni, per solo tre volte la Roma non si è trovata a giocare un impegno infrasettimanale in giro per l’Europa, casa nostra.

Gioie e dolori

Le varie notti europee hanno regalato grandi dolori, come gioie enormi, prestazioni me -

SI VA VERSO QUOTA 400 GARE DISPUTATE. LE VITTORIE

SONO 183, CON 629

GOL MESSI A SEGNO

PER LA ROMA

morabili e contro ogni pronostico come debacle altrettanto (ma tristemente) memorabili, è normale che sia così. Se si pensa solo agli anni duemila, per esempio, ci sono state le sciagurate notti di Manchester, di Bodø, di Monaco, ma anche le vittorie al Bernabeu, quella contro il Lione che dominava in Francia, Roma-Barcellona 3-0. C’è stata pure quella finale di Coppa dei Campioni del 30 maggio 1984 in casa nostra col

PICCOLO VADEMECUM SULLA COMUNICAZIONE

cuore pieno d’orgoglio e un sogno (non solo quello) distrutto dai rigori. C’è stata anche Budapest, quando c’è stata tolta una corona che meritavamo dalle nefandezze di chi non doveva essere lì, come però c’è stata e ci sarà sempre Tirana, quando Pellegrini (lui per tutti) ha alzato al cielo la Conference League, la prima di sempre, la coppa che snobba e sminuisce soltanto chi per un motivo o per un altro non è mai riuscito

giorni. Tra chi fa il suo lavoro seguendo una fonte – e cercando di verificarla – e chi la spara più grossa sperando di beccare il jolly nella convinzione, comunque, mal che vada d’aver vissuto qualche istante di massima visibilità.

E qui torno all’apertura di questo articolo: fino a dieci-quindici anni fa quei riflettori resistevano accesi una settimana. Oggi, tre secondi. Un tempo, poi, a un certo punto tutto veniva dimenticato regalando una nuova verginità alla credibilità d’ognuno. Oggi no, rimane ogni cosa. E se prima parecchi tra quelli che accendevano una radio o compravano un giornale certi meccanismi non li conoscevano e ingoiavano passivamente anche la balla più grande... oggi, grazie al cielo, in tanti hanno gli strumenti necessari per guardarsi intorno e iniziare a ridacchiare di certi voli pindarici.

Mi torna in mente, allora, la teoria del “Proiettile magico”... quella teoria secondo la quale i media – stimolo/risposta – bucano come un proiettile, per l’appunto, la testa del pubblico senza trovare resistenza né capacità, da parte di quest’ultimo, di saper interpretare il messaggio che arriva.

C’è solo un piccolo particolare: sono passati cento anni. E quella convinzione è in naftalina da tempo. Forse è il caso di guardare avanti. ■

a vincere. Gioie e dolori, sì, ma cose che capitano soltanto a chi ha la forza e la continuità di arrivare sempre a quel livello, a conquistarsi il diritto di ad andare in giro per il continente a difendere i due colori più belli del mondo.

Dallo Slavia all’Athletic Club

Il 7 luglio 1931 in casa dello Slavia Praga la Roma ha giocato la sua prima gara europea in quella che si chiamava “Cop -

DAL 1998-99 AL 2011-12 LA STRISCIA PIÙ LUNGA. IL 30 MAGGIO 1984 IL KO PIÙ GRANDE, A TIRANA L’APOTEOSI

pa Europa”: da lì fino al ko di quest’anno a Bilbao che ha chiuso troppo presto il nostro percorso, in tutte le competizioni sono passate 395 sfide, con 160 vittorie, 79 pareggi e 102 sconfitte, 629 gol fatti e 469 subiti. E ora Ranieri ci ha dato la certezza di superare quota 400 gare, ci ha garantito il 12° anno anche se a un certo punto sembrava impossibile. Ci ha ribadito che, comunque vada, la nostra storia dice Europa ■

Qui sopra, in alto, la delusione dei romanisti dopo l’eliminazione dall’Europa a Bilbao; sotto, Pellegrini alza la Conference League a Tirana il 25 maggio 2022; nell’altra pagina, la squadra scesa in campo contro il Milan GETTY IMAGES

Dovbyk tenta il recupero per il Torino Saelemaekers verso la conferma dal 1’

I titoli di coda della stagione sono sempre più vicini, ma prima di salutarsi e darsi appuntamento all’inizio della preparazione estiva in vista della prossima stagione, c’è ancora un ultimo ostacolo da superare...e potrebbe essere quello decisivo per le sorti future della Roma. Altri 90 minuti di emozioni per sapere quale sarà la competizione europea che giocheranno i giallorossi il prossimo anno, tutto è ancora in bilico con il quarto posto (occupato ancora stabilmente dalla Juventus con un punto di vantaggio) che varrebbe la qualificazione in Champions League, ma anche con il sesto (dove attualmente si trova la Lazio a -1) che varrebbe la Conference League. La Roma (attualmente qualificata in Europa League) non intende mollare proprio all’ultimo round, dove davanti si troverà un Torino che non avrà il pieno supporto dei propri tifosi a causa delle contestazioni contro società e giocatori che vanno avanti da qualche settimana, ma l’insidia purtroppo è sempre dietro l’angolo.

Nome Cognome, anni e ruolo

L’ucraino ci prova Oltre alle indisponibilità di Paulo Dybala, Lorenzo Pellegrini e Sangaré - i tre giocatori stanno effettuando le terapie a Trigoria - anche la presenza di Artem Dovbyk a Torino ancora non è certa. Lo staff medico sta monitorando

DOPO IL GIORNO DI RIPOSO CONCESSO DA RANIERI, OGGI LA SQUADRA TORNA A TRIGORIA PER LA RIPRESA DEGLI ALLENAMENTI

NAZIONALI

Belgio, Rudi Garcia convoca Saelemaekers

In vista delle sfide in programma a giugno contro Macedonia e Galles, il Belgio ha annunciato la lista dei convocati del CT Rudi Garcia. All’interno dell’elenco dei calciatori a disposizione del ct, presente anche Saelemaekers

le condizioni del centravanti ucraino per capire se potrà essere al fianco dei suoi compagni domenica sera, ma come sempre sarà il campo a dare la risposta finale e nel mentre si attende il suo ritorno in gruppo. Dovbyk vuole esserci nell’ultimo ballo stagionale della Roma e perché no magari anche con un gol che potrebbe risultare decisivo. Dopo il giorno di riposo concesso da Ranieri oggi la squadra tornerà a Trigoria per la ripresa degli allenamenti, con il tecnico che inizierà a sciogliere i primi dubbi di formazione.

Le possibili scelte In porta e in difesa si va verso la conferma dei titolarissimi, con Svilar tra i pali e con Celik, Mancini e Ndicka a comporre il terzetto difensivo. La mediana potrebbe essere nuovamente formata da Koné e Cristante con Angeliño sulla sinistra. Saelemaekers verso la conferma ma da capire se come esterno di centrocampo o come compagno di Soulé in trequarti. ■ IM

Cagnucci

COGITO ERGO SUD di Tonino

LA NOSTRA EUROPA

SARÀ BELLISSIMO VIAGGIARE INSIEME

L’Europa della Roma è una grande Europa. La nostra notte di coppe e di campioni non è solo una struggente canzone che sappiamo a memoria da quando i pini di Roma non si spezzano. L’impresa di Ranieri oltre a essere enorme visto com’era stata ridotta la Roma dalla gestione Souloukou, a due dita dalla B, ha ancora più significato perché la prossima stagione sarà la 12esima consecutiva, nessuno squadra italiana ha fatto altrettanto. Una striscia senza frontiere che ha conosciuto 5 semifinali, tra cui una di Champions, una finale di Europa League e la Conference di Tirana. In una giornata amara per un ultimo minuto maledetto, la notte dell’Olimpico di domenica resta una cosa da “coccolare” proprio per questo mini-maxi traguardo che è la Roma in Europa. Una regola conservata grazie a un percorso eccezionale. L’Europa della Roma è una grande Europa. Noi abbiamo vinto al Bernabeu, e siamo stati la prima squadra a farlo lì due volte. Noi abbiamo battuto il Barcellona 3-0 non soltanto in quella quasi esoterica notte in cui il catalanismo ha cominciato il suo declino dentro l’urlo sguaiato e commosso di un greco antico. Battuto in Francia il Lione che era favorito per la coppa e che a casa sua stava vincendo sette campionati consecutivamente. Siamo l’unica squadra italiana che ha vinto a Mosca contro tutte le squadre della capitale russa. Abbiamo battuto il Benfica a Lisbona che non perdeva a casa sua in Europa da un decennio, eliminato il Porto, superato il Colonia che in quel momento era la Germania di Schumacher e Littbarski, pareggiato in 10 a Highbury, vinto una Coppa delle Fiere, antenata prossima della Uefa (da ragazzini sull’album e sugli almanacchi Panini era nell’Albo d’oro) con il Birmingham, che in semifinale aveva eliminato l’Inter, e che la Juve ha perso due volte in finale. Abbiamo vinto ad Anfield, abbiamo battuto il Bayern 3-2 rimontando da 0-2, battuto due volte con tre gol, non solo il Barcellona, ma anche il Chelsea, vinto ad Amsterdam contro l’Ajax. Più quella finale Uefa del 91’ contro l’Inter e quella notte col Liverpool rimasta ancora sospesa come quel balzo con la maglia bianca del Capitano in cui la Roma era in vantaggio. La Roma era nel sogno. A Tirana abbiamo vinto e poi idealmente portato quella coppa ad Ago. È stato un sorriso. Una gioia sfrenata. Mai come la felicità provata nel momento in cui Dybala ci ha portato in vantaggio a Budapest. Quella finale sembrava in programma apposta il 31 maggio come a significare che finalmente sarebbe arrivato il nostro giorno dopo. Invece Budapest è stato il 30 maggio dei nostri figli. Da quel giorno anche loro hanno la loro notte di lacrime e preghiere, di coppe e di campioni, da quel giorno sognano ancora più forte lo stesso sogno che abbiamo fatto quando noi sognavamo loro. ■

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LA STAGIONE 2024/25

IL PROSSIMO TECNICO

IL LENTO INDOVINA CHI

Tra suggestioni e smentite L’euforia Klopp dura poche ore, l’agente: «Noioso commentare queste sciocchezze». Gasperini mette in attesa l’Atalanta. Farioli: «Roma? Tante speculazioni»

Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu

Aspettando Dan. Dentro e fuori Trigoria, questo è il sentimento generale di chi tiene alle cose di casa Roma e, quindi, attende con impazienza di scoprire il nome dell’erede al trono di Ranieri. Il Sir di San Saba domenica a Torino guiderà la Roma da bordocampo per l’ultima volta, dopo aver compiuto l’impresa di lasciarla in Europa (resta solo da capire quale). Poi Sor Claudio passerà dietro la scrivania vestendo i panni da consigliere, quello che già ha fatto anche in questi mesi in cui è stato chiamato, insieme a Ghisolfi, a cercare il nuovo tecnico romanista. Il casting, lunghissimo, si è però chiuso da diversi giorni e dal lungo elenco, colloquio dopo colloquio, si è arrivati alla short list presentata al presidente Friedkin. E quindi, ora, tutti guardano in direzione del comignolo immaginario a Trigoria, in attesa della fumata bianca.

Questa l’invariata situazione nelle ultime ore al Fulvio Bernardini, mentre tutto intorno il mondo dello sport (e non solo) ha parlato del prossimo allenatore della Roma. Già, perché la suggestione collettiva dei tifosi via social riguardo un possibile arrivo di Jurgen Klopp nella Capitale ha trovato una sponda sulla versione online de La Stampa, ripresa poi un po’ ovunque, fino alle smentite, formali e non. La Roma, per prima, pur senza comunicati, ha contattato la redazione del quotidiano di Torino (che in seguito ha rettificato sempre sul web) per negare la versione secondo la quale l’ex Borussia e Liverpool (ora super-manager del gruppo Red Bull, con un ricco contratto da 30 milioni lordi all’anno) sarebbe stato ad un passo da Trigoria. Poi, chiamato in causa da più parti, l’agente di Klopp, Marc Kosicke, ha fermato subito ulteriori voli pindarici: «Sono tutte sciocchezze, sta diventando noioso dover commentare queste voci».

La variabile impazzita Insomma, l’euforia per Klopp è durata solo una manciata di ore ma in fondo, per quanto riguarda i tifosi,

Dal Portogallo, forte interesse della Roma per Perri

Rimbalzano dal Portogallo le prime voci di calciomercato. Stando a quanto riportato da Sport Tv Portugal, la Roma sarebbe fortemente interessata a Lucas Perri, portiere del Lione, nazionale brasiliano ma con passaporto italiano. Come riportato dal portale UOL, la valutazione dell’ex Botafogo è alta: 30 milioni di euro A TRIGORIA IL CASTING È CHIUSO, SI ASPETTA L’ANNUNCIO DI FRIEDKIN. SPUNTA PURE ESPIRITO SANTO

sperare in un nuovo coup de theatre da parte dei Friedkin, alla Mourinho per intenderci, è lecito. È questa la variabile impazzita nei ragionamenti sul prossimo allenatore. Di certo, nel casting fatto da Ghisolfi e Ranieri non compaiono nomi “alla Klopp”. Sul taccuino dei due c’è stato Fabregas, che ha poi scelto di rimanere a Como, così come Farioli, ritenuto acerbo e che, dopo l’Ajax, è in direzione Tottenham (anche se ieri, sollecitato sulla Roma, ha detto: «Ci sono molte speculazioni. Non mi interessa il brand, voglio un club che sia disposto a lottare con me»). Un contatto (anche più di uno) c’è stato con Gasperini, che ora ha messo in attesa Percassi e la sua proposta di rinnovo con l’Atalanta, mentre non è mai squillato il telefono di Allegri. Intanto ieri, dalla Spagna, hanno raccontato di un interesse per Espirito Santo. Un’altra faccetta da aggiungere a questo lento indovina chi. Sempre aspettando Dan. ■

Verso Torino-Roma

ALTRO CHE “ROMETTA”

Il precedente In casa dei granata, il 1° novembre 1964, conquistiamo la nostra prima Coppa Italia

Decide un gol dell’ex juventino Bruno Nicolé. Losi alza al cielo il secondo trofeo nel giro di tre anni

Lorenzo Latini lorenzo.latini@ilromanista.eu

Il Torino evoca sempre tanti ricordi: dal testa a testa per il tricolore nel 1941-42 alla dolorosa finale di Coppa Italia 1992-93, passando per le finali invece felici del 1980 e del 1981, senza dimenticare la festa per il secondo Scudetto il 15 maggio 1983. Ma Torino e il Torino ci riportano alla memoria anche la prima Coppa Italia della nostra storia, vinta nel 1963-64 in doppia sfida. Il format, in realtà, prevedevai la finale in gara secca, ma dopo lo 0-0 maturato nei 120’ disputati all’Olimpico il 6 settembre 1964 si rese necessaria la cosiddetta “bella”. La lotteria dei rigori era ancora di là da venire, e il replay venne fissato per il 1° novembre.

Gli avversari Il Toro era guidato in panchina da Nereo Rocco, il “Paròn” che soltanto un anno prima aveva portato il Milan alla vittoria della prima Coppa dei Campioni della sua storia. Squadra coriacea, quella granata, tosta da affrontare e difficilissima da battere, come testimonierà anche il terzo posto che otterrà nel 1964-65. In campo vola la “Farfalla granata” Gigi Meroni, talentuosissima ala destra che perderà la vita a soli 24 anni, nel 1967, tragicamente investito da un’auto sul Corso Re Umberto. Se Meroni rappresentava la qualità e l’estro, allora la

quantità era compito di Giorgio Ferrini, alias “la Diga”, una sorta di De Rossi granata, ancora oggi primatista di presenze nella storia del Torino (566 in totale tra il 1959 e il 1975), espulso dopo 7’ nella famosa battaglia di Santiago dei Mondiali 1962, con la Nazionale. In finale ci erano arrivati eliminando l’Inter ai quarti e la Juventus in semifinale, trascinati (anche) da un grande Joaquin Peirò, che in estate però si era accasato all’Inter. Insomma, la Roma di Juan Carlos Lorenzo si trovò di fronte un’avversaria tra

le peggiori possibile, anche storicamente: i granata ci avevano infatti già sfilato il trofeo nella finale del 1942-43, quella persa 0-2 a vita per il calcio all’arbitro che portò alla squalifica a vita (poi revocata) di Amedeo Amadei.

Il protagonista

E la gara fu infatti molto difficile: tesa, combattuta, a tratti molto nervosa. Nel complesso equilibrata, nonostante a fare la partita fu principalmente il Torino: ma il muro alzato da Losi e da uno straordinario Schnellinger impediro-

no ai granata di trovare la via del gol. La trovò invece Bruno Nicolè, attaccante padovano ed ex juventino, bravo ad approfittare dello sbilanciamento granata in avanti all’85’: sua l’unica rete dell’incontro, quella che permette a Giacomo Losi di alzare al cielo la prima Coppa Italia della nostra storia, e a un giovane “Picchio” De Sisti il Trofeo Dall’Ara, consegnato fino al 2021 alla squadra capace di aggiudicarsi la coppa nazionale. Nicolè, che si ritirerà nel 1967 a soli 27 anni, rimase a Roma soltanto quella stagione, collezionando appena 22 presenze, con 4 gol. Uno, però, gli permise di entrare per sempre nella storia giallorossa. Lui, giovane stella della Juve a cavallo tra gli Anni 50 e 60, fu poi fermato da continui problemi muscolari e da un fisico perennemente sovrappeso. Eppure, è stato per 55 anni il marcatore più giovane nella storia della Nazionale (superato da Gnonto nel 2022) ed è ancora oggi quello che ha indossato la fascia di capitano azzurro in più tenera età (21 anni e 61 giorni). Quel giorno, come molti suoi compagni, scoppiò in lacrime al triplice fi-

DOPO LO 0-0 MATURATO ALLO STADIO OLIMPICO

IL 6 SETTEMBRE, SI GIOCA

LA “BELLA” AL COMUNALE: ALL’85’ IL GOL DEL TRIONFO

schio dell’arbitro Campanati. «Mi dispiace solo per Rocco - disse dopo la gara ai cronisti presenti - che è stato il mio maestro, ma questa è una gioia immensa». Sempre sul pezzo E fu una gioia immensa (ovviamente) anche per Giacomo Losi, “Core de Roma”, che tre anni prima all’Olimpico aveva effettuato il giro di campo mostrando ai tifosi la Coppa delle Fiere vinta in finale contro il Birmingham. Il 1° novembre 1964, al Comunale di Torino, alzò al cielo anche la nostra prima Coppa Italia, che sarebbe poi stata bissata nel 1968-69. Alla faccia di chi tende a chiamarla “Rometta”, la Roma degli Anni 60 porta a casa tre trofei, uno dei quali internazionale: è la Roma in cui militaronmo campioni del calibro di Ghiggia e Schiaffino, Peirò e Angelillo, Da Costa e Manfredini, De Sisti e Cudicini. Una squadra che seppe vendere cara la pelle e che, al netto delle tante difficoltà economiche e tecniche, rese orgogliosi i propri tifosi. Quel pomeriggio del 1964, a Torino, la Roma scrisse un pezzo molto importante della sua storia, e lo fece dopo una stagione estremamente tormentata, conclusa al dodicesimo posto in campionato. La speranza è che anche domenica prossima, dopo un’annata molto difficile, si possa fare festa per il raggiungimento di un traguardo che soltanto pochi mesi fa pareva impossibile. 

Giacomo Losi solleva al cielo la Coppa Italia, la prima nella nostra storia. In basso, la squadra posa per i fotografi dopo il successo: tengono giocatori tengono in mano la coccardina tricolore che andrà a essere apposta sul petto

LÌ TORINO

NIENTE PIÙ STIMOLI DALLA SALVEZZA

Le ultime Solo 5 punti in 7 gare. Elmas tenta il recupero

Martina Stella martina.stella@ilromanista.eu

Da più di un mese, dopo il raggiungimento di una posizione di classifica in grado di mettere al riparo dalla lotta salvezza, il Torino ha staccato la spina, mostrando incapacità di giocare novanta minuti sugli stessi livelli, evidenti difficoltà nello sviluppare gioco, e soprattutto scarso attaccamento a maglia e professione. E così in avvicinamento alla sfida di domenica sera contro la Roma i tifosi del Toro si fanno sentire contro di Cairo.

Le prime avvisaglie si erano avute durante Torino-Verona del 6 aprile, una partita giocata in clima particolarmente caldo in cui la sconfitta fu evitata solo da una giocata di Elmas. Da allora sono stati cinque punti in sette par-

ROMA FEMMINILE

tite; l’unica vittoria, quella con l’Udinese, è stata frutto perlopiù di episodi. L’ennesima conferma di tutto ciò è arrivata contro il Lecce, una partita giocata decentemente solo per un tempo. In città non si vede l’ora che venga messo un punto a questo finale di campionato sconfortante che di certo influisce sui giudizi della stagione. Se una squadra gioca due mesi di campionato in ciabatte, sono in tanti coloro che sono chiamati alle proprie responsabilità. In primis ovviamente l’allenatore, colui che ha tra i propri compiti quello di dare motivazioni. Vanoli ci ha provato in ogni modo, non riuscendoci. Giusto evidenziarlo, come in altre fasi del campionato erano state messe in luce la sua capacità di far uscire la squadra dalla crisi e la sua abilità nel cambiare moduli. Oltre a lui, è tutta la società a do-

ver ricordare che le motivazioni sono date in buona parte dal contesto in cui una squadra si trova. Intanto, molti giocatori sono alle prese con infortuni ma c’è chi proverà a recuperare, quantomeno per sedersi in panchina, nell’ultima di Serie A. Oltre ai soliti lungodegenti, ci sono Njie, Coco, Karmaoh e Elmas in bilico. L’ex Napoli è alle prese con alcune noie muscolari e rimane sotto osservazione, con l’obiettivo di rendersi disponibile, almeno dalla panchina. Da valutare Karmaoh e Coco, il primo alle prese con un problema al pube, che gli impedisce di giocare senza dolore e il secondo, operatosi alla mano. Vicino al rientro invece Njie, che però come affermato da Vanoli va trattato con molta cautela per evitare ricadute. Prosegue infine al meglio il recupero di Bornsa Sosa, ma è improbabile che possa ottenere minutaggio. ■

A Estoril inizia il “World Sevens Football”

Leonardo Frenquelli leonardo.frenquelli@ilromanista.eu Un ultimo sforzo-show, potenzialmente ultilissimo e da non sottovalutare. Non è passato ancora abbastanza tempo per essere andati oltre la vergognosa debacle nella finale di Coppa Italia a Como, ma prima di chiudere definitivamente la sua stagione la Roma deve iniziare il “World Sevens Football”. A Estoril, in Portogallo grandi squadre europee (oltre alle giallorosse ci saranno Ajax, Bayern, Benfica, Manchester City e United, Psg e Rosengard) si sfideranno da oggi in un torneo 7 contro 7, con gare da un’ora e suddivise in due gironi da quattro. Oggi

alle 18 il debutto della Roma contro il Manchester United 8 (trasmesso da Dazn come tutto il torneo), domani poi alle 15.30 la sfida al Psg e alle 20.30 quella al Benfica, sperando di qualificarsi per la semifinale da di-

#ROMANISTAGRAM

sputare giovedì. Il torneo potrebbe sembrare una semplice esibizione post stagionale, ma il montepremi di 5 milioni da dividere tra le prime quattro classificate può dare un aiuto importante per il mercato estivo. Spugna, prossimo all’addio alla Roma, dovrà fare a meno di Lukasova, Greggi, Dragoni e Valdezate, oltre che di Linari per l’infortunio nella finale di Coppa, di Kresche per una lesione alla cisti di Baker e infine di Minami, in partenza verso la Women’s Super League inglese dove un club ha esercitato la clausola valida solo per l’estero prevista nel suo contratto. Oggi inizia l’ultimo atto della stagione e, con ogni probabilità, di un intero progetto tecnico. ■

Paolo Vanoli. tecnico del Torino, nell’ultima gara persa di campionato contro il Lecce GETTY IMAGES
Il tecnico romanista Spugna a Como GETTY
Lo scatto pubblicato da Paulo Dybala sui social direttamente da Cannes, dove è presente insieme alla moglie, Oriana Sabatini
Il filmato condiviso da Svilar sulle storie insieme alla pagina tedesca UHLSportsGoalkeeper, completamente incentrata sui portieri
La dedica social di Ndicka a Hummels dopo Roma-Milan: «Che giocatore e che uomo! Congratulazioni, leggenda»

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