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Imperativo Dopo le ultime due deludenti partite, la Roma è chiamata al riscatto contro il Celtic. In attesa del mercato, Gasp chiede una scossa ai suoi e si avvia verso diversi cambi di formazione. Forza ragazzi!

IMPERATIVO
Fabrizio Pastore fabrizio.pastore@ilromanista.eu
«Sei tu chi può darti di più», cantava anni fa un gruppo punk. E Gasperini che filosoficamente ricalca quel filone di rottura, potrebbe fare tesoro del verso. La squadra vista nelle ultime due partite ha innestato in modo fin troppo repentino la retromarcia per non pretendere un nuovo immediato cambio, stavolta in avanti. A partire da domani a Glasgow, dove la Roma è attesa da una tappa fondamentale per evitare i playoff di Europa League. A seguire in rapida successione Como e Juventus. E dopo la suggestiva chiusura d’anno solare col ritorno di De Rossi all’Olimpico, sotto con il mercato, che nella
DENTRO FORZE FRESCHE IN COPPA. IL TECNICO
ASPETTA POI
RINFORZI DAL
MERCATO A GENNAIO
prossima sessione dovrà consegnare a Gasp rinforzi di livello, soprattutto in attacco. Proprio il reparto più lontano dalle aspettative è finito sotto esame anche da parte dell’allenatore, che pure ha predicato calma in diverse occasioni. Ma alla vigilia della ventesima partita ufficiale il rendimento dei vari interpreti è sotto gli occhi di tutti. Zero gol e un solo tiro in porta (di Baldanzi, nei minuti conclusivi del match contro il Napoli) in due gare rappresentano un bottino troppo misero per non cercare di dare una scossa. Collettiva. Atteggiamento che inevitabilmente si ripercuoterà nelle scelte di formazione. Con l’ex Empoli fuori causa col Celtic per l’esclusione estiva dalla lista Uefa, dovrebbe toccare nuovamente a Ferguson, che pure dopo il gol di Cremona ha faticato a fornire altri cenni incoraggianti. Discorso simile
PISILLI IN RAMPA: ANCHE IN SARDEGNA STAVA PER ENTRARE PRIMA DEL ROSSO A CELIK

per Dybala e Bailey, fuori condizione per i postumi dei rispettivi infortuni (la Joya ha dovuto fronteggiare anche l’influenza) e attesi ora da segnali di riscatto. «Non possono essere questi»: le parole di Gasperini non più tardi di una settimana fa hanno dato indicazioni precise sulla volontà di recuperare entrambi. Almeno uno dei due è indiziato per partire titolare. Così come una chance potrebbe averla El Shaarawy, che nella sfida col Midtjylland è ri-
sultato decisivo. Mentre Dovbyk (ieri in gruppo con Angeliño) è destinato a rientrare lunedì prossimo con il Como. I cambi riguarderanno però non soltanto l’attacco: a Cagliari Pisilli era pronto a subentrare, poi l’espulsione di Celik ha stravolto i piani. Lo stato di forma precario di Koné suggerisce l’utilizzo dell’under 21 (che in stagione non ha ancora giocato titolare) e lo stesso El Aynaoui può restituire fiato a Cristante, prima




di partire per la Coppa d’Africa.
La gara d’esordio del Maroccoperaltro da Paese ospitante - è in programma domenica 21 e difficilmente si riuscirà a trattenere Neil a Trigoria oltre il 15. Se il terzetto arretrato difficilmente varierà, sulla corsia sinistra è invece previsto il ritorno di Wesley dopo l’assenza forzata in Sardegna. A destra sarà invece confermato Celik, assente sicuro per squalifica contro il Como. A tutti però Gasp chiederà di più. ■
FOCUS TATTICO


Qui accanto, dall’alto: Wesley e Pisilli in azione, due dei possibili cambi di formazione per il match di Glasgow; nell’altra pagina: Gian Piero Gasperini in panchina nella gara col Cagliari MANCINI
Lì davanti L’olandese, fuori dai piani dello United, resta l’obiettivo principale
Simone Valdarchi simone.valdarchi@ilromanista.eu
Sgrossolani e dintorni: cosa non fare quando si è in inferiorità numerica
Cosa fare quando ti ritrovi in inferiorità numerica con quasi un tempo da giocare e stai pareggiando una partita nella quale è evidente la tua difficoltà? Il manuale del bravo allenatore consiglierebbe di mettersi 4-4-1 con l’attaccante centrale a sacrificarsi facendo il tergicristallo ma con il resto del campo ben presidiato con possibilità di radoppi sulle fasce. Baricentro basso, lasciar perdere l’uomo contro uomo perché hai tutto da rimettere visto che gli altri arrivano già primi sulle seconde palle, corrono più di te e di uomini ne hanno uno in più. Forse spedire in campo Dybala e Ferguson insieme è stato un errore? Un peccato di presunzione? Forse sì. Altro tema caldo. Sui calci d’angolo a sfavore meglio marcare a zona o a uomo? Le scuole di pensiero non trovano accordo, se non in alcuni allenatori che optano per la zona mista: Due a caccia del pallone, gli altri tutti strettamente a uomo. Se Ghilardi avesse marcato Ga-

etano a uomo forse la Roma non avrei preso gol. Dice Gasperini: «Abbiamo commesso errori grossolani». Uno dei più evidenti è stato proprio quello di Ghilardi che, saltando fuori tempo e perdendo il contatto sia dal pallone che dall’avver-
COSA DICE IL MANUALE DEL BRAVO ALLENATORE? IL CONSIGLIO È QUELLO DI METTERSI 4-4-1, COSÌ DA PRESIDIARE BENE IL CAMPO
sario, ha spalancato le porte al vantaggio dei sardi. Ma inserire Ghilardi sulla fascia per marcare Palestra che errore è?
Se i due trequartisti più il nove, vero o falso che sia, non ti danno gol e, soprattutto non danno una mano a centrocampo, e se la danno lo fanno male, c’è qualche legge che ti vieta di giocare con un centrocampo a tre?
E se Mancini deve fare avanti e indietro in continuazione per il campo e già a inizio ripresa è con la lingua di fuori perché non farlo tornare al vecchio ruolo di centrale con Ndicka e Celik “braccetti”?
Con gli stessi giocatori la Roma ha offerto un inizio di stagione senza dubbio eccellente. Trovando anche un assetto solido e produttivo, nonostante difetti e carenze oramai conclamate. Perché allora cambiare ottenendo il peggio? Perché non capire che con due-tre pareggi in più la Roma sarebbe ancora lassù? ■ *GIORNALISTA PROFESSIONISTA ALLENATORE UEFA B
i può fare! Dall’urlo di Frederik in Frankestein Junior a quello di Friedkin in video-call con Trigoria. Forse non l’ha annunciato con lo stesso entusiasmo mister Dan, ma la sostanza non cambia: pensare di vedere Zirkzee a Trigoria nelle prossime settimane non somiglia più ad un’utopia. Già, perché che l’ex Bologna sia sul taccuino di Massara non è più un segreto da tempo, ma i costi dell’operazione tra il prestito (oneroso), l’obbligo di riscatto (condizionato alla qualificazione in Champions), lo stipendio (tutto a carico della Roma) e le commissioni per l’agente Kia Joorabchian (che proprio per le sue richieste fece saltare 18 mesi fa il passaggio di Joshua al Milan) sembravano scogli troppo alti da poter superare. Invece no, la proprietà, che aveva rassicurato Gasperini del suo appoggio nella finestra di trasferimenti invernale, ha comunicato a Ranieri e Massara il via libera per trattare. Questo, va chiarito, non vuol dire che Zirkzee arriverà sicuramente nella Capitale, ma da qualche ora la trattativa si può dichiarare ufficialmente avviata. Massara, ovviamente, non era rimasto in attesa e già aveva contattato il procuratore dell’olandese per sondare il terreno. Un terreno fertile, perché Zirkzee si sente troppo escluso dal progetto tecnico del Manchester United e, con il mondiale in vista,
vuole trovare più spazio. Rimarrà da convincere il club inglese, che probabilmente chiederà in ogni caso all’intermediario attivato da Massara di aspettare la seconda metà di gennaio per procedere.
Che sia Zirkzee o chi per lui, comunque la priorità rimane un centravanti per il mercato di gennaio. E per uno che arriva, uno deve uscire. L’indiziato principale, in questo senso, rimane Ferguson, perché Dovbyk (che è rimasto fermo a lungo per infortunio) è difficilmente piazzabile senza fare minusvalenza. Roma e Brighton hanno iniziato a ragionare sull’eventuale ritorno anticipato dell’irlandese in Inghilterra, con l’amaro in bocca di una scommessa persa, ma la consapevolezza della necessità di voltare pagina in fretta. Zirkzee, a proposito di futuro, sarebbe nei piani di Gasp e Massara il primo tassello dell’attacco del domani. Con El Shaarawy, Dybala e Pellegrini in scadenza (per nessuno di loro, ancora, si parla di rinnovo) e Bailey in prestito serve rifare da capo il reparto offensivo. Un tema da affrontare sicuramente l’estate prossima, ma se il ds dovesse riuscire ad anticiparsi il lavoro già a gennaio tanto di guadagnato. ■
MASSARA CONTATTA IL BRIGHTON PER ANTICIPARE IL RITORNO DELL’IRLANDESE. JOSHUA PRIMO PEZZO DI UN ATTACCO DA RIFONDARE

Gabriele Fasan inviato a Lissone (MB)
Ripetitori arrampicati su tralicci, duecento km di cavi sotto i piedi. Dal 2021, a pochi chilometri da Milano, presso la sede EI Towers esiste un centro di produzione hi-tech dove sono concentrate tutte le immagini della Serie A, della Coppa Italia e della Supercoppa. È qui che lavorano i Var, che passano i segnali agli operatori tv di mezzo mondo e che si decide sempre più spesso la percezione del nostro calcio. Che si giochi di domenica pomeriggio come una volta o di venerdì o lunedì come in tempi moderni, mentre milioni di tifosi discutono di fuorigioco semiautomatici e rigori «richiamati dal VAR», in un palazzo anonimo di Lissone, nel cuore della Brianza, tra un bar e una nota catena di fast food americana proprio davanti, un muro di monitor restituisce in tempo reale, all’insegna di sigle per nerd come HD 3G, 4K o UHD, ogni dettaglio della Serie A: falli di mano al limite, tacchetti alti, linee tracciate al millimetro. È l’Iliad International Broadcast Centre, l’IBC di Lissone: il centro nevralgico dove passano tutte le immagini del calcio italiano, ma anche il luogo fisico in cui la tecnologia prova a ridurre l’errore umano degli arbitri.
Non più figure distanti, ma più “umanizzate”, grazie anche alla refcam che carica l’arbitro di ulteriori chili di tecnologia addosso e l’annuncio sulle revisioni. E, che non guasta, più “spettacolarizzate”. L’Aia, per volere del designatore Rocchi, si è aperta gradualmente e da qualche anno, con il supporto della Lega Serie A (e con il mezzo di diffusione di Dazn) ai “telespettatori”. Ieri pomeriggio ha invece aperto le porte del centro Var ai media (non è il primo incontro), per una sessione “didattica” di spiegazioni e punti di vista sul calcio e sulla direzione che ha preso. Dibattiti e chiacchiere - molto distese - che avvicinano le parti di addetti ai lavori, confronti quasi da bar ma con il sottofondo di competenza e lucidità da distanza dall’evento. Non capita tutti i giorni di sentirsi chiedere da Rocchi: «Per te questo è rigore?» né tantomeno di “conte-

Celtic-Roma, arbitra Kovacs: con lui a Tirana
POMERIGGIO INTENSO NEL TOP HIGH TECH DELL’IBC, MA SI È PARLATO DI CALCIO IN SERENITÀ COME AL BAR
Domani sera alle 21 la Roma scende in campo a Glasgow contro il Celtic, in una partita delicata per la classifica di questa fase campionato di Europa League. A dirigere la sfida internazionale sarà Istvan Kovács, un nome che senz’altro evoca ai tifosi giallorossi dei dolci ricordi. Con il fischietto romeno infatti, la Roma ha alzato a Tirana la Conference League nel 2021-2022 vinta in finale contro il Feyenoord. Il direttore di gara tuttavia ha arbitrato la Roma in altre tre occasioni, Tirana esclusa: nella stagione 2020/2021, quando i giallorossi vinsero
2-0 contro il Braga in Europa League, nel 4-0 contro lo Zorya in Conference League nel 2021-2022 ed infine nella stagione 2022-2023, stavolta in Europa League, nello 0-0 contro la Real Sociedad che consentì alla Roma di passare il turno.
A completare la designazione arbitrale per quanto riguarda la partita di domani sera al Celtic Park comunque ci saranno gli assistenti Marica e Tunyogi. Il quarto uomo sarà Szabolcs Kovacs, mentre VAR e AVAR saranno rispettivamente Popa e Brisard. DF
di alta tecnologia attivo dal 2021, dove si è centralizzata la sala Var per la Serie A e la Serie B
Da nessun’altra parte se non qui
Danilo Per la Roma
Si dice che in amore vince chi fugge... è una bella scemenza se penso alla ROMA perché qui vince chi resta, chi sa andare oltre, rialzarsi e poi rilanciare. Vince chi disinnesca i luoghi comuni, chi non li alimenta, chi coltiva l’amor proprio, quelli che non dimenticano le parole dette, in ogni modo e in tutte le salse compresa la più diretta – questa estate – subito dopo una amichevole contro il Kaiserslautern, da Gian Piero Gasperini: «Non sono ipocrita, ci mancano dei giocatori». Quel verbo, poi, è rimasto al presente perché quei giocatori mancano ancora. Pure se dopo Cremona abbiamo fatto finta, tutti o quasi, di dimenticarcelo perché quando stai lassù, fosse pure solamente per un attimo, la tentazione di fregarsene della realtà, per cullare un sogno, è troppo più grande della volontà di ragionare con il cuore anziché con il cervello. E, invece, proprio il cervello dovrebbe farci ripensare a Baldanzi su un aereo per Verona che disfa le valigie, a Dybala che purtroppo si accende sempre di meno, ai nomi inseguiti – chissà se per finta o per davvero – e mai raggiunti o a quei popcorn rima-

La stretta di mano tra Gasperini e Ranieri nel giorno
sti ancora nella busta a dispetto di certe facili promesse date in pasto a quei tifosi che stanno ancora aspettando di vederli scoppiare quei benedetti chicchi di mais.
Magari! La ROMA è lì dove dovrebbe stare... anche se quei cinque uno a zero non impareremo mai a digerirli, pure se dopo ogni sconfitta nessuno di noi ha voglia di parlare e ce ne restiamo lì a galleggiare come se fino alla testa sul cuscino tutto il resto del tempo non è altro che attesa. Ecco, mi piace questa parola: attesa. Per il mercato di gennaio pur ricordando, di parole, anche
stare” un’interpretazione. E qui viene il bello (o il brutto) e forse ciò che non si risolverà mai: la soggettività che pure il regolamento (sempre più conosciuto, ma mai troppo anche da calciatori e tecnici...) sta tentando di semplificare ma che resiste e resisterà sempre. Va bene che l’appetito vien mangiando, ma l’aspettativa intorno alla tecnologia è troppo elevata: eliminare completamente gli errori è impossibile, eppure il Var ne ha corretti e ne corregge sempre di più (-85,45% il dato portato dall’Aia). Il tutto in un percorso di “invadenza” tecnologica accelerata negli ultimi 10 anni, che ha visto anche un discreto e continuo cambiamento generazionale degli arbitri. E in diversi casi una crescita. Primo obiettivo: ristabilire i ruoli e gli ambiti del Var, che nonostante i tanti investimenti profusi dev’essere usato negli intenti - e questo è il paradosso - il meno possibile. Una tecnologia spinta al massimo per scongiurare di utilizzarla. Per avere arbitri sempre più bravi e più responsabili. Per questo motivo è stato scritto il protocollo, che tuttavia è “invecchiato” e i massimi organi competenti (l’IFAB) ne sta prendendo atto. Diverse le modifiche allo studio: si arriverà presto a un bivio. O si userà il Var solo per le decisioni oggettive lasciando al campo quelle soggettive o lo si utilizzerà per gli errori, anche quelli non più chiari ed evidenti. Purché non sia moviola, perché il rallentatore spesso - anche nei casi studio mostrati da Rocchi in sala - falsa la dinamica. Già, la dinamica: concetto chiave per l’Aia e che spesso soccombe davanti alla tentazione tv. Poi il confronto tra Italia, Champions e Premier League (ingiocabile, come cultura di calcio): ebbene a casa nostra usiamo meno il Var che in Champions. La differenza, oltre alla competenza dei fischietti, la fa il numero di telecamere. Ma c’è la terza via, vicina a quello a cui assistiamo già, auspicata da Rocchi: di fronte a un «errore» il Var propone una revisione all’arbitro che poi decide. E allora ecco spiegato l’ultimo dogma: «Meglio una revisione in più». Ma solo davanti a errori veri. Si troverà una sintesi? L’intenzione c’è, la collaborazione, sembra, anche. Vedremo.
quelle di Ranieri sui tanti-troppi vincoli che dovremo rispettare. Ma attesa, soprattutto, per domani perché poi, in fondo, di quello ci nutriamo: partite, corse e pallonate. Cullando il desiderio di vedere la ROMA lottare a prescindere da ogni suo limite perché poi con l’ideale della maglia sudata ci siamo nati e un giorno, tra mille anni, ci moriremo pure. C’è ancora tempo. E, allora, no: in amore non vince chi fugge... vince chi anziché continuare a chiedersi dove potrà arrivare questa squadra avrà la cura di starle accanto al traguardo. In due parole, i Romanisti!
Lì Celtic Con 120 titoli dal 1890 ad oggi, i biancoverdi sono il quarto club più titolato al mondo
Lorenzo Latini
lorenzo.latini@ilromanista.eu
Giornata di cordoglio ieri per il Celtic, che si prepara ad affrontare la Roma domani sera nella sesta giornata di Europa League: il mondo biancoverde piange la scomparsa di John “Dixie” Deans, attaccante capace di vincere 6 trofei nell’arco di cinque anni a Glasgow. Del resto i titoli sono sempre stati all’ordine del giorno, in casa Celtic: sono in totale 120 quelli conquistati dall’anno della fondazione (1890) ad oggi. Soltanto tre club, nel mondo, ne contano di più: il Nacional Montevideo (163) e il Peñarol (150) in Uruguay e l’Al-Ahly (125) in Egitto. I più recenti successi dei Bhoys (come sono ribattezzati dai tifosi) sono della passata stagione: l’accoppiata Coppa di Lega-campionato con Brendan Rodgers, che però alla fine di ottobre si è dimesso a seguito di un deludente inizio di stagione. Al suo posto è stato chiamato come traghettatore Martin O’Neill, autentico monumento da quelle parti, una sorta di Claudio Ranieri del Celtic se vogliamo. E sotto la sua gestione le cose non sono andate affatto male: sette vittorie e una sola sconfitta (contro il Midtjylland), quindi la decisione di affidare la panchina al 48enne francese Wilfried Nancy, tecnico con tanta esperienza nella Major League Soccer.
Dopo aver vinto quattro campionati scozzesi consecutivi con Postecoglou prima e Rodgers poi, ora i biancoverdi sembrano in fase di ricostruzione dopo quella che sembra a tutti gli effetti la fine di un ciclo: Nancy ha debuttato con un ko casalingo contro gli Hearts (1-2) nello scontro diretto per la vetta, e ora il Celtic è secondo a -3 dalla squadra di Edimburgo. In Europa gli scozzesi hanno ottenuto una vittoria fondamentale per 3-1 in casa del Feyenoord, che ha permesso loro di salire a quota 7 in classifica, portandosi al 21° posto. Ma il calendario non permette loro di
ma quest’anno è al terzo tecnico. In EL è a 7 punti

L’UNICO
TROFEO
EUROPEO
VINTO È LA COPPA DEI
CAMPIONI
DEL 1967
CONTRO
L’INTER
stare tranquilli: dopo aver affrontato la Roma, a gennaio i biancoverdi faranno visita al Bologna, quindi chiuderanno la prima fase in casa contro l’Utrecht. Se con gli olandesi avranno dalla loro tutti i favori del pronostico, non si può dire lo stesso per le sfide con le due italiane.
La storia in Europa
L’Europa League, o meglio la Coppa UEFA, gli scozzesi l’hanno sfiorata nel 2003: a Siviglia, nonostante la grande spinta di oltre 80mila supporter (dentro e fuori lo stadio), il Celtic di - indovinate un po’? - Martin O’Neill si arrese 3-2 ai supplementari al Porto guidato da un giovane tecnico molto
promettente, di nome José Mourinho.
Ma i biancoverdi di Glasgow detengono un primato non indifferente: sono stati la prima squadra britannica a vincere la Coppa dei Campioni, ancor prima dei leggendari Manchester United e Liverpool. Ci riuscirono nella stagione 1966-67, contro un avversario di tutto rispetto: la Grande Inter di Helenio Herrera, battuta 2-1 in rimonta nella finale di Lisbona. In panchina sedeva Jock Stein, che dalle parti di Glasgow è un monumento, in senso metaforico ma anche letterale: una statua, fuori da Celtic Park, lo immortala proprio con quella leggendaria coppa tra le mani. ■
Il nuovo tecnico del Celtic, Wilfried Nancy, dà indicazioni a Kieran Tierney in occasione della gara contro gli Hearts, persa 2-1 dai biancoverdi GETTY IMAGES
L’attaccante nigeriano non è al top. Anche Carter-Vickers ai box
Non è iniziata al meglio l’avventura di Nancy sulla panchina del Celtic. Il nuovo tecnico ha subito la sua prima sconfitta nella prima partita alla guida del club. Gli Hearts hanno sfruttato l’occasione e non hanno concesso ai biancoverdi di conquistare la vetta della classifica. In Europa League il Celtic occupa momentamente il 21esimo posto a quota 7 punti e con la Roma proveranno a fare

bottino pieno ma gli scozzesi domenica saranno protagonisti di un appuntamento importante: la finale della League Cup contro il St. Mirren e Nancy dovrà gestire le forze.
Quel che è certo è che domani il nuovo tecnico dovrà fare a meno di due difensori potenzialmente titolari: il centrale Carter-Vickers e il terzino sinistro Saracchi sono out, così come il lungodegente Johnston. Ma le attenzioni in queste ore sono tutte rivolte a Kelechi Iheanacho, l’attaccante nigeriano che è reduce da un infortunio di natura muscolare: il giocatore ha recuperato, tanto che domenica sedeva
in panchina, ma di fatto non gioca un minuto da oltre 40 giorni. Probabile dunque che Nancy opti per una staffetta tra l’ex Leicester e Kenny; un’altra ipotesi è quella del giapponese Maeda nel ruolo di centravanti. In ogni caso, Iheanacho giocherà almeno uno scampolo di gara. Pochi dubbi per quanto riguarda il resto della formazione, con il 3-4-2-1 che prevede Schmeichel tra i pali, in difesa Trusty, Scales e Tierney, sulla mediana Engels, Hatate, McGregor e Yang. Nella tarda mattinata di oggi la rifinitura e la conferenza di Nancy con un calciatore. ■
Domani sera la Roma scenderà in campo a Glasgow per la sesta giornata della fase campionato di Europa League. La partita è in programma alle 21 al Celtik Park, e nella giornata di ieri la Roma ha pubblicato attraverso i propri canali tutte le informazioni necessarie ai tifosi presenti in trasferta.
Su indicazione delle Autorità Locali, come si può leggere all’interno della nota pubblicata dal club giallorosso - il punto d’incontro per tutti i tifosi giallorossi è situato presso la zona centrale di Merchant City. Da qui, i tifosi potranno facilmente raggiungere lo stadio a piedi in circa 30- 45 minuti, sempre seguendo il percorso delle autorità locali che verrà effettuato anche al termine della partita. Il settore ospiti è situato presso i settori 118-119120, Ingresso dai tornelli T62-65, T66-67 e sarà possibile accedere all’ingresso dello Stadio a partire da un’ora e mezza prima del fischio d’inizio della partita, ore 18.30 locale. Il settore riservato ai possessori di biglietto di Tribuna per i tifosi giallorossi è il FS7, South Stand T72-75. Ovviamente all’arrivo al Celtik Park i tifosi saranno sottoposti al controllo dei biglietti e ad una perquisizione, e sarà vietato introdurre all’interno dell’impianto borse o zaini più grandi delle dimensioni di un foglio A4 e una volta entrati non è prevista la possibilità di pagare con i contati. Da ricordare che non è previsto un deposito bagagli. A livello di norme comportamentali, dentro lo Stadio - si legge nel documento pubblicato dalla Roma - sarà vietato fumare sigarette e sigarette elettroniche e non sarà consentito entrare o trovarsi all’interno dell’impianto sotto l’effetto dell’alcol. ■














































11/02
15/02
Quarti*
22/02 - Roma - Cremonese
01/03 - Roma - Juventus
04/03 - Semifinali Andata*
08/03 - Genoa - Roma
15/03 - Como - Roma
22/03 - Roma - Lecce
04/04 - Inter - Roma
12/04
19/04
Roma - Pisa
22/04 - Semifinali Ritorno*
26/04 - Bologna - Roma
03/05 - Roma - Fiorentina
10/05 - Parma - Roma
13/05 - Finale
17/05 - Roma - Lazio
24/05 - Verona - Roma
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CHAMPIONS FEMMINILE
Alle 21 A Stamford Bridge alla Roma serve un miracolo
Leonardo Frenquelli leonardo.frenquelli@ilromanista.eu
Un’altra sfida ai limiti dell’impossibile, sperando di crescere e cercando un miracolo. Dopo tre sconfitte e un pareggio e con la necessità di fare punti per avere qualche residua speranza di qualificazione alla prossima fase della Champions, stasera alle 21 la Roma scende in campo a Stamford Bridge contro il Chelsea, una delle dominatrici del calcio inglese (8 campionati vinti dal 2015 a oggi) e candidate alla vittoria finale di questo torneo continentale. Sarà un’altra gara in cui le giallorosse, realisiticamente, potrebbero essere costrette a limitare i danni alla luce del dislivello con le avversarie, a maggior ragione se si pensa a quanto già complicata sia la situazione di classifica. Le inglesi sono attualmente a quota 8 punti, dopo aver
PRIMAVERA
pareggiato al debutto con il Twente, rifilato 10 gol in due sfide a St.Polten e Paris Fc e poi pareggiato di nuovo con le altre “aliene” del Barcellona. La squadra di Rossettini viene dal pareggio in campionato con la Juventus subito dopo la sosta per le nazionali, una prestazione non esaltante e comunque non continua per tutti i 90’, ma comunque un risultato che non ha particolarmente inciso in negativo sulla classifica. Le tre assenti saranno ancora van Diemen, Haavi e Veje, mentre tutte le altre sono a disposizione ed è da vedere se Rossettini adatterà il proprio assetto in relazione alla pericolosità del Chelsea (lo ha fatto contro il Barcellona affidandosi a una sorta di 5-4-1), o se punterà su un 4-3-3 con qualche accorgimento difensivo. Tra i pali andrà Baldi, con Bergamaschi e Thøgersen sui lati e la consolidata coppia Valdezate-Oladipo al centro; al centro della mediana ci sarà Rieke, con Giugliano e Kuhl a svolgere
il ruolo da mezzali, mentre davanti, con Viens al centro, Corelli e Pilgrim (o Babajide) andranno a completare l’attacco. L’altra opzione, più difensiva e quindi probabile, è quella di un 5-3-2 atto a garantire solidità e ampiezza aspettando di ripartire nei momenti giusti. «Affrontiamo una squadra fortissima - ha detto Rossettini in conferenza - ho chiesto alle ragazze la personalità di continuare a giocare con i nostri principi e un po’ di sano orgoglio. In campo comunque andrà la miglior formazione disponibile, l’unico rammarico è che partite del genere meriterebbero una preparazione il più dettagliata possibile». Alla vigilia della sfida, in tv stasera su Disney +, ha parlato in conferenza anche la danese Kuhl: «Dobbiamo essere pronte perché il Chelsea imporrà un gran ritmo da subito - ha detto l’ex Arsenal - però abbiamo le nostre carte da giocare e speriamo di portarci a casa qualcosa» ■
«Marcare Baldanzi, Ferguson e Dovbyk non è semplice». E passare dai pari età a esperti e navigati, per Jacopo Mirra, rappresenta tutta gavetta. Esperienza necessaria per crescere. Lui, che sta iniziando a muoversi tra Primavera (di cui è capitano) e prima squadra, si è raccontato ai canali del club. «Per me Roma è la città più bella del mondo. Ogni ragazzo romano e romanista come me sogna di indossare questi colori». Già: il difensore classe 2006 è solo uno dei tanti che segue la tradizione in casa giallorossa. Ma non ha iniziato lì: «Ho fatto la prima esperienza calcistica a Casalotti, vicino casa. Poi sono stato

un anno all’Urbetevere; infine, è arrivaro il provino con la Roma. Questo è l’undicesimo anno. Papà era contentissimo quando mi hanno preso; io lo vivevo da bambino di nove anni».


D’altronde, Mirra arriva da una famiglia romanista. Che lo ha forgiato. Nel tifo, come nell’atteggiamento: dedizione, tanta. Sia nelle vittorie, sia nelle sconfitte. Di queste ultime, ce n’è una che fa male tutt’ora: «La finale Under 18 tra Roma e Genoa che abbiamo perso. Brucia ancora». Oggi, un orgoglio ritrovato anche nella fascia al braccio: «Porta responsabilità. Cerco di aiutare i più piccoli e tenere il gruppo unito. Dare l’esempio è fondamentale». Soprattutto in un momento come quello di adesso. L’U20 ha bisogno di rialzarsi: l’obiettivo è farlo nel derby. ■ SC




