Un'ombra tra gli scogli di Remo Croci

Yellow Young Collana diretta da Sergio Costa Progetto grafico e impaginazione: Antonietta Fulvio Referenze fotografiche La foto di Remo Croci è di Nicola Mestichelli, Studio Xentek un’ombrA trA gli SCogli di remo Croci il testo è frutto della fantasia dell’Autore. ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. tutti i diritti sono riservati. nessuna parte di questo libro può essere riprodotta e/o memorizzata, in tutto o in parte, in qualunque modo o forma con qualsiasi mezzo, sia esso elettronico o meccanico o di altro tipo senza l’autorizzazione scritta dell’Autore. nessuna parte di questo libro può essere tradotta o trasformata in altra forma letteraria e/o artistica senza l’autorizzazione scritta dell’Autore. le violazioni saranno perseguite a norma di legge.

il raggio Verde edizioni 2017 © lecce via del luppolo, 6 ilraggioverdesrl.it In copertina: iSbn 978-88-99679-33-0

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il rAggio Verde

i svegliava sempre nel cuore della notte. Sia in inverno che in estate. da quando era andato in pensione il maestro lampo Amadio non riusciva più a godere dei piaceri del letto. la sua non era una vera e propria insonnia. Alcuni giorni si alzava tardi e saltava anche il pranzo. non che mangiasse molto, il maestro. giusto una minestrina nelle giornate più fredde e un po’ di frutta in quelle più calde. Preferiva mangiare da solo nonostante gli inviti giornalieri del suo amico Aldo, titolare di un ristorante vicino alla stazione del suo paese nelle marche, San benedetto del tronto, un borgo di pescatori che si affacciava sulla costa adriatica.

Viveva da solo, non si era sposato. Ai pochi amici aveva confidato di non aver trovato la donna giusta. Sua madre Adalgisa gli diceva che “quella che ti sposerà deve ancora nascere…” e così lampo era rimasto ad attendere la novella sposa fino alla bella età di 60 anni. Si innamorava spesso di donne che incontrava nella bottega di generi alimentari, dal macellaio o a bordo dei pullman.

Qualche donna l’aveva conosciuta durante i matinée al Cavalluccio marino e alla Palazzina Azzurra. erano i due dancing del paese frequentati dai giovani del posto. non era un gran ballerino. lampo aveva preferito i libri di scuola al ballo della mattonella e al rock and roll. in due occasioni era andato a trovare due amiche nei loro paesi. una volta a Amandola per incontrare giovanna la figlia di un muratore e a Fermo per ornella la figlia del farmacista. A lei dedicò una poesia: “…Era così bella e verginale una fanciulla figlia di scaccino che le volle, un giorno, dare l’ale e andar a piedi un cherubino. Ad una donna bella 9

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lussuriosa un poeta disse molto brutto: Natura ti fu molto generosa, ti manca solo me per aver tutto. Un botanico, a forza di incroci, riuscì a creare un nuovo fiore, e lo trovò così bello che lo chiamo Adulazione!” non era semplice per lui viaggiare in quanto non guidava l’auto. Si muoveva a piedi e con il pullman. era un affezionato cliente dell’Azienda municipalizzata trasporti Pubblici tanto che il Presidente mario bruglia gli aveva concesso una tessera di libera circolazione sulle linee urbane che lampo mai ritirò: “Sono un cittadino come tanti, non credo di avere diritto a questo privilegio”. Così come non presentò mai la domanda per ottenere la pensione di invalido della Seconda guerra mondiale. lampo era stato un giovane tenente che, durante un’azione alla guida dei suoi uomini, fu colpito dalle schegge di una bomba esplosa a distanza ravvicinata: lo scoppio gli provocò una paresi alla bocca. «lo Stato italiano è povero non vedo perché dovrei aggravare le sue finanze.» il maestro era un personaggio stravagante. non aveva mai voluto sostenere l’esame per conseguire la patente di guida. “Chi sono quelli che mi fanno le domande? Sono più bravi di me? Hanno studiato più di me?”. erano questi i suoi interrogativi. lampo aveva una cultura superiore alla media, aveva conseguito la laurea in giurisprudenza nel settembre del 1947. non praticò mai l’attività forense. Parlava correttamente il tedesco, il francese, l’inglese e il russo. Scriveva e leggeva l’arabo. era molto riservato. Poche le persone con le quali intratteneva parte del suo tempo. e quelle potevano ritenersi fortunate.

Per oltre quarant’anni aveva insegnato ai bambini della scuola elementare del paese, la “gino moretti”, quella vicino al torrente Albula, un piccolo corso d’acqua che nei giorni di abbondante pioggia esondava fra i salici piangenti e i percorsi dei funai, un antico mestiere nel borgo di marinai. A loro dedicò una poesia in vernacolo.

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“Cammenì e filì come i ragne, senza pagne, quasci node, (camminava e filava come i ragni, senza vestiti, quasi nudo)”. i “frechì”, i bambini, giravano una grande ruota di legno e venivano esortati a farlo al grido “Vota Cì”, gira ragazzo. la canapa serviva per realizzare le corde che venivano vendute ai pescatori. lampo Amadio era entrato di ruolo negli anni in cui i maestri usavano le bacchette, per punire gli studenti disubbidienti e c’erano ancora i banchi di legno con il buco per il calamaio. la sua laurea, conseguita a 25 anni, gli era stata riconosciuta per il concorso da insegnante di scuola elementare. lo aveva vinto a pieni voti. durante la Seconda guerra mondiale era stato prigioniero per diversi anni in india. era un appassionato lettore: soprattutto di romanzi gialli. ne aveva scritti diversi con lo pseudonimo Alam bert, fra quelli pubblicati, il più conosciuto era “la mia vita d’autista”. un giallo a puntate.

Scriveva anche pièce teatrali come “tre ladri a domicilio”, una commedia in tre atti, tantissime erano le sue poesie che dedicava alle donne che conosceva occasionalmente. una la scrisse per una ragazza che della strada aveva fatto la sua casa e il suo mestiere.

Solo pochi versi: “Da un uomo gentile di maniere, sposo d’una notte, una donna di facili mestieri ebbe un bambino… crebbe quel figlio, di fattezze tali, così avvenente che la madre ne temeva i mali sia pur per niente”. trascriveva a mano e rilegava in volumi dal titolo “la barca in cantiere e lo sfollato”. gli amici raccontavano che, prima ancora di terminare la lettura di un libro giallo, riusciva sempre a dare la soluzione e a scoprire l’assassino. in alcuni episodi di cronaca cittadina, particolarmente complicati, aveva aiutato i carabinieri nelle indagini fino alla completa risoluzione dei casi.

Al bar della Posta ricordavano ancora quando, grazie a lampo, i militari riuscirono ad arrestare il ladro che aveva portato via la borsa ad una 11

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vecchietta che era in fila per ritirare la pensione. lampo che indossava sempre un paio di occhiali da sole anche di sera, quasi a segnare un confine tra sé e gli altri, quel giorno aveva visto allontanarsi un ragazzo in bicicletta con qualcosa nascosto sotto la maglia. Quando i carabinieri chiesero ai clienti del bar se avessero visto qualcuno di sospetto allontanarsi, lampo indicò tutti i particolari non solo di chi vide fuggire ma fu preciso nella descrizione anche della bicicletta.

Perfino dei pedali: “sono di color beige con una piccola fascia colorata gialla” aveva puntualizzato. in ventiquattr’ore era capace di leggere anche tre romanzi. Per farlo rinunciava ai pasti. non poteva però stare lontano dalle sigarette. erano le sue compagne. Fumava quelle che si vendevano “sfuse” dal tabaccaio. una spesa di poche lire al giorno. era l’unico vizio. Aveva iniziato a fumare durante la prigionia in india. –il periodo più brutto della mia vita: essere privato della libertà! – ripeteva. non beveva vino fuori dai pasti, un bicchiere di rosso solo a cena quando capitava.

A natale e Capodanno si concedeva un sorso di spumante dolce. nel paese in molti lo deridevano, soprattutto chi non lo conosceva bene: “Buon anno maestro… in bocca al lupo per stasera”. lo sfottevano per quel difetto alla bocca, provocato dalla paresi. lui tornava indietro e all’indirizzo di chi lo aveva deriso rispondeva: “Anno nuovo, merde vecchie”. non aveva peli sulla lingua lampo e ripagava chi lo trattava male con la stessa moneta. Ai ragazzi che dall’auto gli rivolgevano gli sfottò lui rispondeva: «ecco vedete, quella è la merda in scatola.» il suo fisico asciutto era avvolto sempre in un impermeabile chiaro con la cinta ben stretta alla vita. indossava un cappello a falde larghe e l’inseparabile paio di occhiali con lenti scure. non amava farsi vedere troppo in giro e quando si fermava a parlare con qualcuno nascondeva sempre con una sciarpa la bocca offesa dalla paresi. i pochi che non lo conoscevano in paese mai avrebbero pensato che fosse un maestro. dava più l’impressione di essere un poliziotto. non amava frequentare i circoli e neppure i bar. di rado negli anni passati, 12

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da ragazzo, aveva frequentato il bar “gallinaccio” che era prima appartenuto a Pietro lagalla, un personaggio noto per la sua appartenenza al Partito Comunista: era stato in carcere perché aveva guidato il blocco stradale in città il giorno in cui ci fu l’attentato a Palmiro togliatti. il caffè il maestro lo beveva amaro. evitava lo zucchero e tutto ciò che fosse dolce. «bisogna curare l’alimentazione, ora che sono pensionato mi devo volere più bene», ripeteva a chi si informava del suo stato di salute. lampo aveva modi gentili e garbati. Al passaggio nella piazza del paese e nelle vie circostanti, quando incontrava una signora, che conosceva, non mancava mai di togliersi il cappello per il saluto ed il buongiorno. i ragazzi invece lo deridevano per via di quel difetto alla bocca, pensavano fosse un pazzo. A bordo dei pullman gli studenti, i maschi in particolare, lo prendevano in giro. «oh, ragazzi oggi con noi c’è il figlio di tuono», gridavano. lui reagiva solo verbalmente. in alcuni casi gli autisti erano costretti a fermare il mezzo. Spesso qualcuno lo invitava a scendere anziché richiamare chi lo aveva deriso. Si sentiva al sicuro solo a casa, nel ristorante di Aldo, dal tabaccaio e dal macellaio. ogni mattina la via montebello, quella del mercato, era frequentata dai contadini che andavano di buon’ora a sistemare i propri banchi di vendita, così facevano anche le donne che andavano invece a vendere il pesce pescato dai mariti nel mercatino di via mazzocchi, a due passi dalla vecchia caserma militare. lampo aveva i suoi fornitori personali. da Annarella, una donna sempre con il sorriso stampato, acquistava la frutta e la verdura. da Anita, moglie di nicola, un vecchio lupo di mare, si faceva preparare due merluzzi da lessare e, quando erano disponibili, anche delle sogliole che cucinava con il limone ed il prezzemolo. dal barbiere lampo andava una volta al mese per tagliarsi i capelli. o meglio “darsi una sistemata” come raccomandava a mariano, storico barbiere del quartiere della marina.

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