Enza Piccolo, Sconfinamenti, Il Raggio Verde edizioni 2016

Collana: Corrispondenze Mediterranee diretta da Ada Donno Sconfinamenti di Enza Piccolo, autrice iscritta al Registro SIAE n. 154942.

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Progetto grafico: Antonietta Fulvio

Il Raggio Verde edizioni 2016 © Lecce via del Luppolo, 6 ilraggioverdesrl.it In copertina e all’interno: Ines Facchin, Ostia, 2014 © ISBN 978-88-99679-02-6

ENzA PICCoLo

SCoNFINAmENTI

il raggio verde edizioni

Presentazione

C

he cos’hanno in comune la barbarie dell’Isis e i morti del Bataclan con le avventure grottesche di Don Chisciotte? Che cosa ha a che fare l’esodo doloroso delle migliaia di migranti nel ventunesimo secolo di questa era cristiana, con la vicenda mitica dell’infelice Ifigenia sacrificata all’egoistica brama di gloria guerresca del padre Agamennone?

E in che modo si legano l’orrore della guerra che da cinque anni sta funestando la Siria, la tragedia del popolo palestinese oppresso e disperso, le insopportabili ingiustizie del mondo e il pianto doloroso degli esclusi, con le irrequietudini di una giovane donna che ricerca se stessa intrecciando trame d’amore precarie in mezzo alle opportunità che offre una vita agiata?

Apparentemente in nessun modo, o quasi.

Eppure tutto questo sta dentro Sconfinamenti, l’ultimo romanzo di Enza Piccolo.

Romanzo? o una raccolta di racconti che fingono di essere un romanzo? o un romanzo nascosto tra i racconti e perfino una tragedia classica? Di cui s’insegue il filo, il motivo dominante, e il possibile nucleo narrativo attorno a cui avvolgerlo? In verità non saprei come descrivere una narrazione fatta di sconfinamenti, appunto, fra generi letterari, salti vertiginosi di registri narrativi e balzi temporali, se non come frantumi accostati che diventano metafora della precarietà conflittuale della condizione umana. Dove cronaca e storia, narrazione di sé e mito sconfinano l’uno nell’altro audacemente, tenuti insieme, sembrerebbe, da un’urgenza che si libera nella scrittura. Una sfida impavida all’unità narrativa e all’arte codificata della costruzione letteraria per generi, un procedere a salti, a sprazzi, per imprevedibili corrispondenze. Ecco, il filo che lega il tutto, alla fine, sono sotterranee corrispondenze. mediterranee. Che altro, se no?

Ada Donno direttrice della collana Corrispondenze Mediterranee 5

Nota dell’Autrice

V

iviamo in un’epoca di ibridazioni, di connessioni interdisciplinari e di creatività sganciata dalla netta distinzione fra i generi letterari. Il primo racconto è un caleidoscopio di affetti e di desideri. Il desiderio pone fine all’isolamento e crea connessioni. Gli affetti creano relazioni che, purtroppo, finiscono. Il flusso della vita è movimento, gioia, ebbrezza. Quando la passione per Giovanni finisce, Alice, pur nella crisi, intravede una riserva di virtualità positive: si riappropria di se stessa mediante la memoria, che è sintesi, riassemblaggio dei pezzi e dei frammenti di vita vissuta.

Scrive a tale riguardo W. Benjamin: «L’attimo del risveglio è il tempo in cui il presente si unisce come in un lampo al passato che irrompe spiazzando la coscienza. Quando riaffiorano i ricordi emerge il dimenticato che giace in noi, mescolato alla cenere dei nostri rifugi infranti.» Pure Albert Camus affida questo spostamento di consapevolezza ad una sorta di risveglio. «Avviene, così scrive Camus, che un mattino in una stanchezza colorata di stupore possa cominciare la domanda sull’assurdità della vita. Quella domanda inaugura il movimento della coscienza, la rivolta e la scelta di dire sì alla vita.»

Anche Giovanni affronta i buchi neri del suo passato, segnato dalla partenza della madre in America dove rinuncia alla femminilità che quasi sempre coincide con la maternità. Parecchi imprevisti mutano il destino dei protagonisti le cui voci si intrecciano in dialoghi immaginari o reali. Sono lontani gli anni della gioventù in cui avvengono matrimoni, tradimenti, nascite e rivolte. Il racconto termina con una scena trasmessa sullo schermo televisivo: Giulio, il fratello di Alice, viene picchiato dalla polizia per le sue lotte a fianco del popolo curdo.

Viviamo accerchiati dall’orrore della guerra e dalla disperazione dei 7

vinti. La legge eterna del mondo è la violenza del potere che sorveglia e controlla le nostre esistenze.

La guerra fa da sfondo al secondo racconto, dove è Yussef a riannodare i fili della memoria per spiegare la deriva autoritaria che affligge la Turchia. La sua promessa sposa si fa saltare in aria per ribellarsi all’ordine costituito. Anche nel terzo racconto avviene un imprevisto: l’attentato al Bataclan pone fine ad una relazione fra un uomo e una donna che, anche se avanti negli anni, sente la necessità di uno scambio amoroso. L’amore come fuga dal mondo, conforto, consolazione ma anche inganno.

Si passa dall’attualità al passato mescolando tre racconti con tre testi teatrali dove resta la voce di chi lotta per stare al mondo.

Don Chisciotte è un folle che rimpiange l’età dell’oro, i valori cavallereschi, la pace e la giustizia. ma gli ideali si scontrano con l’esperienza e con gli imprevisti che sono sempre dietro l’angolo.

Il mito di Ifigenia rivela la ferocia su cui si fondano i rapporti familiari. La madre uccide il padre per punirlo di un atroce delitto: il sacrificio della figlia a Diana. Con uno stratagemma divino Ifigenia si salva, ma chiede al re che le venga restituita la vita che le è stata negata.

Infine il dialogo fra un profugo e l’uomo della strada è un dialogo fra sordi: lo straniero, dopo aver perso tutto, chiede un’ospitalità che gli viene negata.

Il ritmo della vita si oppone all’inerzia: sia pure con la bava alla bocca, riprendiamo il cammino senza le maschere accumulate sui nostri volti stanchi.

Enza Piccolo

Prima Parte

La forza deLLa vita|alice

U

n’ondata di vento penetra nella stanza sollevando le lenzuola in cui è avvolta Alice. Un peso sullo stomaco si aggiunge all’angoscia con cui si è svegliata nel mezzo di un sogno terrificante: mentre dormiva qualcuno aveva rimosso il suo cervello dal corpo, ponendolo in una vasca in cui non arrivava nessuna informazione proveniente dai vari organi.

Ridotta ad una patata da spiaggia, non vedeva, non sentiva, non aveva alcuna percezione del corpo. Il suo cervello era sprofondato in uno stato comatoso: non prendeva nota degli eventi in corso. La coscienza rotolava con una rapida perdita di memoria. Il quartiere generale, adibito a raccogliere i dati e a disporli in sequenze narrative, era in fuga dal corpo caduto nell’inerzia più totale.

Pur mancandole la voce per parlare a se stessa, Alice intuiva il pericolo in corso: in casa non c’era nessuno in grado di custodire i suoi ricordi, revisionarli, riscriverli e raccontarli. Tutto il materiale sistemato nel suo rifugio sicuro da lì a poco sarebbe andato perduto.

Non sarebbe stato più possibile fare un resoconto della sua vita.

Anche se non riusciva a trovare le parole giuste, Alice emetteva suoni, borbottii man mano che diventava uno zombi.

Che orrore!, pensa fra sé Alice spalancando gli occhi per rientrare in fretta nel suo corpo e riprendere il controllo della mente. Lì convergono le informazioni che scorrono in vagoni specializzati lungo i binari prima di entrare nell’archivio della memoria che, dopo un’accurata selezione dei materiali, li spedisce nella scatola nera che costituisce l’essenza di ogni essere umano. Spogliato della coscienza, l’essere umano è simile ad un uccello senza piume, ad una tartaruga senza scudo.

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Enza Piccolo

Appena sveglia tira un respiro di sollievo: ciò che è accaduto nel sogno non è reale. Lei è integra, anche se da parecchio tempo vive sotto pressione. Il sogno rivela chiaramente una forte apprensione interna.

Un pensiero si presenta se qualcuno lo pensa, un’emozione si prova se qualcuno soffre o gioisce, un brutto sogno serve a mettere in allarme chi lo fa. L’immagine del cervello in vasca le sta forse dicendo: attenta, c’è il rischio di una rottura fra mente e corpo! Quando manca la guida del timoniere, la nave va completamente alla deriva. Il corpo funziona bene se assistito da un supervisore o da un testimone interno che chiamiamo coscienza. Da lei dipende la conoscenza del mondo e degli affetti che procurano benessere. Quelli che procurano dispiacere vengono spazzati via dalla memoria per garantire una pur minima sopravvivenza. ma come può essere, si chiede Alice, che la gioia e il dolore siano una combinazione di avvenimenti elettrochimici che avvengono nel cervello? Ci viene detto che lì risiede la coscienza, ma cos’è, come nasce e perché scompare e riappare in modo intermittente, resta un mistero.

La sua vita, come una candela, più volte si è spenta per poi riaccendersi in circostanze più favorevoli.

Sorride Alice avvertendo un solletico in vari punti della testa.

Magnifico!, esclama grattandosi il capo. Per qualche secondo attende.

Non succede nulla. Bianco. Nel frattempo un fascio verde-dorato di luce solare penetra dalla finestra dalle cui fessure entra un leggero vento primaverile. Quando sente il corpo inondato d’aria fresca ha la certezza di essere viva, con una coscienza nuova dopo il collasso della precedente.

Se ne rimane a letto, immersa nei suoi pensieri. Con lo sguardo concentrato fissa le immagini che uscendo dal proiettore interno alla testa scorrono velocemente davanti allo schermo dei suoi occhi.

Vede se stessa in piedi davanti a Giovanni: era talmente infuriato che non riusciva a parlare, sbuffava, i denti serrati, il petto affannato. «marilù è incinta!», disse a bruciapelo.

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Sconfinamenti

Lei restò pietrificata, colpita dalla brutalità delle sue parole. Poi si accasciò su se stessa, cominciando a colare a picco in fondo al mare dove muore ogni desiderio, anche il desiderio di essere felice, un desiderio che porta in ogni amore, che è tormento, inganno, illusione.

Sua madre, per consolarla, le disse: «il tempo cancella ogni dolore», ma la ferita è ancora lì presente e non soffre meno al pensiero che il dolore passerà. muove la testa Alice per uscire dal torpore che la opprime.

Da ragazza correva di buon’ora verso la spiaggia, si sdraiava sulla sabbia, ascoltava il rumore del mare e fissava la grigia linea orizzontale che l’aiutava a pensare con maggiore chiarezza: il cielo era separato dal mare, come il bene dal male, la vita dalla morte.

Le brevi pause di gioia adesso si mescolano al dolore che toglie il respiro. La disperazione è asciutta come la sabbia del deserto. Dalla gola escono solo lamenti e sospiri. Si accarezza Alice in uno slancio di tenerezza per se stessa. Non ha tanta voglia di alzarsi e di studiare anche di domenica, ma deve darsi uno scopo per placare la sua inquietudine.

A metà mattinata chiamerà la sorella per declinare l’invito a pranzo in pompa magna per festeggiare il primo compleanno di Luca, diventato l’unico banco di prova delle sue qualità.

Alice vuole bene al piccolo Luca, ma ci sono giornate in cui non lo vuole fra i piedi. E soprattutto non vuole fra i piedi sua sorella, il cui sguardo spento si è riacceso dopo la nascita del figlio.

In tutte le pance di donne possono nascere bambini, bisbiglia in mezzo ai denti Alice che, dopo una breve pausa, aggiunge: a farli crescere è la forza oscura e misteriosa della vita.

Lei è un fiore sterile: nessuna traccia di vita nel suo ventre. La morte le portò via massimo, e marilù le ha portato via Giovanni. è tornata ad essere un’onda persa in altre onde. Per quanto tempo ancora sosterà da sola, al freddo, sul bordo del precipizio?

L’esistenza è tumulto, calore, luce, febbre, ebbrezza. Alla tempesta della passione è subentrata la bonaccia. Lentamente è scivolata nella notte che in passato inghiottì massimo per una fatalità del destino o per il capriccio del caso. è il caso a tessere la trama dell’esistenza di 13

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persone che sulla superficie della terra si muovono come minuscole gocce d’acqua spinte dalla forza della vita. ogni goccia d’acqua si espande, si dilata, si fonde con un’altra goccia, si stacca, sparisce, torna a galla, rinasce e si attacca ad una nuova goccia allargando i confini in condizioni favorevoli o restringendoli in circostanze avverse.

Invasa da una profonda tristezza, Alice continua a starsene rannicchiata nel letto in compagnia dei pensieri che alla rinfusa vengono fuori dal cassetto della memoria.

«Voglio morire non stanco, ma sazio di vita!» esclama Alice ripetendo le parole che Giulio aveva pronunciato prima di partire per la Siria dove uomini e donne, imbracciando i fucili, difendevano Kobane, assediata dalle milizie dell’Isis.

Appena Alice si azzardò a dire al padre: «io parto con Giulio», si sentì gelare da uno sguardo sprezzante e come una staffilata in pieno viso la colpì la risposta del padre: «Tu non conosci il mondo. Da qui tu non ti muovi.»

«Di Giulio non ti importa niente?»

«Per colpa sua sono stato schedato dalla questura» - ribatté il padre, ai ferri corti con Giulio che, dopo gli anni passati in oratorio, si era iscritto ad un corso di economia, ma si era scontrato con i professori accademici favorevoli alle manovre europee che avevano messo in ginocchio alcuni paesi portandoli al fallimento.

«Si iscriva ad un corso di sociologia, non di economia», gli aveva ingiunto uno dei baroni.

«Voi insabbiate ricerche e progetti aperti ad una diversa visione del mondo», aveva risposto Giulio che, per protesta, abbandonò gli studi.

«Che farai adesso?», domandò il padre sbigottito.

«Andrò nei paesi flagellati dalla guerra».

«Ti farai ammazzare dalle belve che tagliano la gola agli infedeli».

Si erano sempre beccati e bisticciati Giulio e il padre, ma la dichiarazione di guerra avvenne il giorno in cui il padre mise a tavola Bianchina, la pecora con cui Giulio giocava nella campagna dei nonni.

«Gli uomini mangiano la carne degli animali», gli disse per spiegare 14

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