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PRATO VIA BOLOGNA 316 PRATO VIALE G.MARCONI 50 N U O V A 5 0 0 8 N U O V A 3 0 0 8
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EDITORIALE
Trame di futuro
14 AGENDA
SPETTACOLO
15 AGENDA MOSTRE
16 RAOUL BOVA
Grande forza gentile
di Teresa Favi
22 CAPOLAVORI A PRATO
Le grandi opere del Museo di Palazzo Pretorio. Straordinario viaggio dal Trecento al Novecento
30 UNA NUOVA IDENTITÀ
Le mostre del Centro Pecci f no all’autunno: ricerca e temi sociali di Francesca Lombardi
38 DONARE È UN’ARTE
Due grandi donazioni: Loriano Bertini al Museo del Tessuto, Carlo Palli al Centro Pecci
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46 SOTTO IL CIELO DI NERVI
Politeama Pratese: cento anni di emozioni, cento anni di teatro, musica, arte e cultura di Teresa Favi
52 UN FILO LUNGO 50 ANNI
Cucire il passato con il futuro: il segreto dell’azienda leader
nel settore flati Lineapiù di Matteo Grazzini
60 SUMMER HITS
di Francesca Lombardi
Layout Clelia Giardina
68 OASI DYNAMO: IL CUORE VERDE DELL’APPENNINO
Dove la natura incontra l’arte e l’ospitalità si fa sostenibile: alla scoperta di un modello unico di rinascita di Martina Olivieri
76 RICERCA ECCELLENTE
Tiratissima Prato: una pizza gourmet che racconta qualità e innovazione di Filippo Lazzerini
81 PRATO ESSENTIAL GUIDE
82 MESSAGGI DALLE STELLE
DIRETTORE RESPONSABILE
Matteo Parigi Bini
MODA
Francesca Lombardi
REDAZIONE
Teresa Favi, Matteo Grazzini, Filippo Lazzerini, Francesca Lombardi Virginia Mammoli, Martina Olivieri
FOTO COVER
Fabio Lovino
FOTOGRAFI
Ela Bialkowska | OKNO studio, Isacco Emiliani, Massimiliano Fusco
Andrea Gargalli, Dario Garofalo, Gianluca Gavazzi, Mattia Marasco
Alessandro Moggi, Pasquale Paradiso, Ottavia Poli, Andrea Rossetti
GRAFICA
Melania Branca, Clelia Giardina
DIRETTORE COMMERCIALE
Alex Vittorio Lana
PUBBLICITÀ
Nicola Brigandì, Gianni Consorti, Lisa Katsogiannou Alessandra Nardelli, Monica Offi dani
SOCIETÀ EDITRICE
Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini via Cristoforo Landino, 2 - 50129 Firenze - Italia tel +39.055.0498097 redazione@gruppoeditoriale.com
Registrazione Tribunale di Prato - n° 5/2009 del 10.03.2009
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2025 anno di importanti anniversari per la città di Prato, a cominciare dai 100 anni del Politeama: era il 2 aprile 1925, quando il suo sipario si aprì per la prima volta sulle note della Tosca di Puccini. Da allora, su quello stesso palco, si sono alternati un numero smisurato di spettacoli di teatro, musica, arte e cultura. A novembre a salirci sarà Raoul Bova, cover di questo numero, con Il nuotatore di Auschwitz, monologo toccante ispirato alla vita del nuotatore francese Alfred Nakache, sopravvissuto ai campi di sterminio.
Un altro importante anniversario lo festeggia anche Lineapiù Italia, di cui ripercorriamo la storia, i traguardi che ne hanno segnato il suo successo dal 1975 ad oggi e la realtà attuale di questa eccellenza toscana nel settore dei flati e dei tessuti. Compie 50 anni anche il Museo del Tessuto, che rende omaggio a Loriano Bertini (Prato, 1930 - 2019), l’imprenditore e collezionista di opere d’arte antica e contemporanea, che con una generosa donazione di oltre 600 tessuti antichi permise la nascita del museo.
La città ha visto di recente un’altra importante donazione, quella fatta da Carlo Palli, animatore della scena artistica toscana negli ultimi decenni, al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, una delle più estese mai ricevute da un museo d’arte contemporanea italiano, che ha contribuito a integrare e consolidare notevolmente sia la collezione museale sia le raccolte del CID/Arti Visive. Restiamo poi al Pecci con le mostre allestite fno all’autunno, mentre andiamo a Palazzo Pretorio alla scoperta di alcuni dei più grandi capolavori custoditi dal museo, dai grandi nomi del Medioevo e Rinascimento fno ai protagonisti del Novecento. Infne, ci spostiamo di qualche chilometro, ma continuiamo a parlare di arte con Oasi Dynamo, nel cuore dell’Appennino Pistoiese, comune di San Marcello Piteglio. Una riserva naturale afliata al WWF che si estende per oltre 1.000 ettari, dove arte e architettura si fondono con la natura, attraverso le opere di grandi nomi del panorama internazionale come Kengo Kuma, Michele De Lucchi e Pascale Marthine Tayou, e dove l’ospitalità si fa sostenibile.
LUGLIO
Prato si anima tra musica d’autore e poesia sonora. Alla Rocca di Carmignano, il 18 si chiude la 46esima edizione del Festival delle Colline (ingresso libero) con Loverman, progetto solista del cantautore anglobelga James de Graef. Con Lovesongs porta in scena un folk intimo e notturno, che intreccia la delicatezza di Nick Drake e la profondità di Leonard Cohen (biglietto 12 euro).
SETTEMBRE
La città celebra la sua identità più profonda con la Festa della Madonna della Fiera, una
tradizione che si rinnova l’8 da oltre otto secoli. La giornata si apre con la Santa Messa e la consegna dei ceri alla Cappella della Cintola, sul sagrato della Cattedrale. Seguono eventi e spettacoli di strada che animano il centro. Nel pomeriggio, in piazza del Duomo, la Camerata Strumentale suona in concerto prima del solenne Corteggio Storico, con oltre 500 fguranti. Il corteo attraversa il cuore della città per giungere al rito dell’Ostensione della Sacra Cintola dal pulpito di Donatello, all’esterno della Cattedrale di Santo Stefano.
OTTOBRE
Il Teatro Magnolf inaugura la stagione Metastasio il 16 con Ape Regina, tratto dall’Ulisse di Joyce, interpretato e diretto da Giorgia Cerruti insieme a Davide Giglio Il 17, Ivan Talarico porta in scena Vaniloqui, un fusso ironico di parole e canzoni. Il 18, Enoch Marrella veste i panni di un Petrolini Infnito, tra grottesco e futurismo, con maschere, parodie e musica dal vivo. Dal 23 al 26, al Teatro Metastasio, va in scena Prendre Soin diretto da Alexander Zeldin, in coproduzione con prestigiosi teatri europei.
Un’opera che conferma l’apertura internazionale della scena pratese. NOVEMBRE
Il Teatro Politeama Pratese festeggia i 100 anni con un’apertura in grande stile: il 7 e 9 debutta Tosca di Puccini, in un allestimento speciale frmato dalla Camerata Strumentale diretta da Jonathan Webb, con la regia di Jacopo Spire. Il 15 e 16 va in scena Monica Guerritore con La sera della Prima, mentre il 29 e 30 Raoul Bova interpreta Il nuotatore di Auschwitz, intenso racconto di resistenza e memoria che chiude il mese teatrale con grande forza emotiva.
CENTRO PECCI
Fino all’8 settembre è possibile visitare Smisurata, con opere di grande formato della collezione del Centro Pecci, scelte e allestite dall’architetto Ibrahim Kombarji, eccezionalmente esposte e, presso Urban Center e Foyer EduLab del Centro Pecci, Itinerario di un sogno, con una selezione di lavori dei partecipanti al Laboratorio di Attività Espressive, che, dal 1993, si propone di allargare le possibilità di espressione e comunicazione al di fuori dei tradizionali ambiti psichiatrici, favorendo l’inclusione sociale.
Qualche giorno in più (fno al 14 settembre)
per scoprire l’opera video La marcia dell’uomo di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, che racconta il colonialismo italiano in Africa intriso di disprezzo e pregiudizio tra la fne dell’Ottocento e gli anni ‘60 del Novecento, mentre c’è tempo fno al 2 novembre per Davide Stucchi. Light Lights, un percorso straordinario attraverso le sculture realizzate dall’artista tra il 2019 e il 2025.
MUSEO DEL TESSUTO
Mentre prosegue fno al 21 dicembre Tesori di seta.
Capolavori tessili dalla donazione Falletti, questa estate (fno al 21 settembre) il Museo del Tessuto ospita anche le mostre Io
sono quello che ho donato. Loriano Bertini collezionista, con una raccolta di tessuti, maioliche rinascimentali e rari libri d’artista del Novecento per rendere omaggio a Loriano Bertini, imprenditore pratese e grande collezionista che con la sua donazione di oltre 600 tessuti antichi consentì la nascita del Museo nel 1975, e, per celebrare i 50 anni del museo e il Giubileo 2025, Veste di luce. Il manto giubilare di Giovanni Paolo II, con protagonista il manto realizzato per Papa Giovanni Paolo II in occasione dell’apertura della Porta Santa per il Grande Giubileo del 2000, realizzato grazie all’impegno delle
imprese tessili dell’Unione Industriale Pratese, oggi Confndustria Toscana Nord, che torna a essere esposto in città dopo venticinque anni.
PALAZZO PRETORIO Termina il 26 ottobre la mostra Lo storico e il mercante. Federigo Melis e Francesco Datini, allestita nel settantesimo anniversario della visita di ben due presidenti della Repubblica: Luigi Einaudi, presidente uscente, e Giovanni Gronchi, incaricato a succedergli, presenti entrambi a Prato nel 1955 per inaugurare l’esposizione Internazionale dell’Archivio Datini organizzata da Federigo Melis in Palazzo Pretorio.
PRATOREVIEW
RAOUL BOVA: DAL SOGNO AMERICANO ALLA POTENZA DEL TEATRO. A NOVEMBRE PROTAGONISTA
A PRATO CON ‘IL NUOTATORE DI AUSCHWITZ’
È uno dei volti più iconici del cinema e della televisione italiana, eppure Raoul Bova continua a sorprendere. Dopo aver inseguito (e in parte conquistato) il sogno americano – con trasferimenti negli Stati Uniti, provini hollywoodiani e spot con Madonna – oggi si muove con disinvoltura tra set internazionali e palcoscenici teatrali, passando dalla fiction italiana (Don Matteo) alla serie cult Emily in Paris, dove è uno dei pochi attori italiani scelti dalla produzione Netfix.
A novembre arriverà al Teatro Politeama di Prato con Il nuotatore di Auschwitz, uno dei primi titoli in cartellone della nuova stagione teatrale. Uno spettacolo intenso, che lo vede solo sul palco in un monologo toccante ispirato alla vita del nuotatore francese Alfred Nakache, sopravvissuto ai campi di sterminio. In questa speciale intervista Bova si è lasciato andare come raramente accade: racconta di sé, delle sue esperienze sul set e delle prove della vita.
a Pupi Avati, da Giuseppe Tornatore a Ferzan Özpetek) e di incontri memorabili con star del calibro di Angelina Jolie, Sylvester Stallone, Steven Spielberg e Tom Hanks. Nonostante questo, non ha mai smesso di mettersi in gioco. E oggi, con il teatro, sembra aver trovato un nuovo spazio autentico in cui raccontare l’essere umano, prima ancora del personaggio.
Quella de Il nuotatore di Auschwitz è una storia intensa, che parte anche dal tuo legame con lo sport. Quanto ha influito la tua esperienza da atleta nel tuo percorso artistico? Lo sport è stato il mio primo grande amore, ma a un certo punto ho sentito che non bastava più. Le gare avevano perso il loro fascino, sentivo il bisogno di trovare un’altra passione che mi accendesse allo stesso modo.
Ha conosciuto la fama, la sua carriera è un rincorrersi di flm, serie televisive, produzioni, nomi di grandi registi (da Lina Wertmüller
È stato lì che ho cominciato a guardare con curiosità alla recitazione. Avevo solo diciassette anni, non sapevo ancora cosa volesse dire davvero, ma ho iniziato a fare piccoli corsi, a cercare un’agenzia, a muovere i primi passi. La mia fortuna è stata incontrare persone che mi hanno trasmesso emozione
e passione, che mi hanno fatto innamorare di questo mestiere. E da lì non mi sono più fermato.
Il rigore e la disciplina dello sport ti sono rimasti addosso anche nella tua vita d’attore? Assolutamente sì. Lo sport ti insegna a resistere, a impegnarti, ad accettare le sconftte e a valorizzare i successi senza montarci troppo la testa. È una grande palestra di vita. Quello che ottieni, nello sport come nella recitazione, non è mai defnitivo. Devi sempre lavorare per far crescere quello che hai conquistato, diversifcarlo, renderlo vivo. Senza impegno, le opportunità non portano lontano. Il protagonista de Il nuotatore di Auschwitz, Alfred Nakache, è un personaggio poco conosciuto ma potentissimo. Come ti sei avvicinato alla sua storia?
‘LO
con questo monologo, si entra nel corpo e nella mente di un uomo che ha attraversato l’orrore, e lo si fa non solo raccontando la soferenza, ma anche la forza del pensiero positivo. Questo per me è stato il punto più forte: come, anche nel buio assoluto, l’elaborazione di un pensiero possa diventare una forma di resistenza.
Non lo conoscevo prima di questo spettacolo. Non l’avevo mai incontrato nemmeno nei libri di scuola, e forse è un peccato. È una fgura incredibile. L’elemento che più mi ha afascinato è stato il rapporto con l’acqua. L’acqua come luogo di rinascita, di resistenza, ma anche di silenzio. A teatro,
Nel monologo emerge anche la fgura di Viktor Frankl, il fondatore della logoterapia. Quanto è stato importante portare in scena anche questo aspetto? Fondamentale. Frankl racconta come, anche nelle condizioni più disumane, sia possibile trovare un senso. Questo ‘pensiero proattivo’, questa spinta a cercare una ragione, una direzione anche quando tutto intorno crolla, è un messaggio potente. È uno spettacolo che non vuole solo raccontare una storia drammatica, ma accompagnare il pubblico in un’esperienza profonda, dove la connessione tra scena e platea è fortissima. In teatro, l’immedesimazione è diversa rispetto al cinema: senti il pubblico, lo respiri. Anche il silenzio diventa parte integrante della narrazione.
Cosa ti afascina di più del palcoscenico, rispetto al set cinematografco o televisivo?
Il teatro ti mette completamente a nudo.
Non hai fltri, non hai ciak o montaggi che ti salvano. Sei lì, dal vivo, con il tuo corpo e la tua voce. E se qualcosa non funziona, lo percepisci subito.
Allo stesso tempo, però, hai un contatto immediato con il pubblico.
È un viaggio condiviso. Ogni sera è diversa, ogni reazione ti infuenza. Il palco ti chiede tutto, ma ti restituisce anche tantissimo.
Ti permette di scoprire nuove sfumature, di misurarti in modo autentico.
in scena i miei primi spettacoli e che mi ha sempre accolto con calore. Ho tanti legami afettivi in questa regione, che considero quasi una seconda casa.
Oltre al teatro, dove ti vedremo nei prossimi mesi?
È un periodo molto ricco. Ho appena terminato le riprese di Buongiorno, mamma, una serie a cui tengo moltissimo, perché affronta temi familiari profondi ma con leggerezza e ironia. Poi sono stato coinvolto in Emily in Paris, che è stata un’esperienza internazionale bellissima.
Il suo spettacolo, a novembre, sarà tra i primi della stagione teatrale al Teatro Politeama di Prato. Forse la città non le dirà molto, ma sicuramente conosce la Toscana. I tre luoghi del cuore di Raul Bova in Toscana: quali sono?
Il primo è senza dubbio Castiglione della Pescaia. Ci ho passato momenti bellissimi con i miei fgli quando erano piccoli. Era un’oasi di pace, immersa nella natura, lontana da tutto. Il secondo è Firenze, dove ho portato
E infne, sono tornato anche su Don Matteo, un progetto che continua a sorprendermi e a regalarmi emozioni.
Ultima domanda: cosa
ti auguri che il pubblico porti con sé uscendo da teatro?
Mi auguro che porti via una rifessione. Sulla forza del corpo, della mente, ma soprattutto del pensiero.
Che si possa uscire con qualcosa in più rispetto a quando si è entrati. Non solo emozione, ma anche uno sguardo nuovo sulle cose.
LE GRANDI OPERE DEL MUSEO DI PALAZZO PRETORIO. STRAORDINARIO VIAGGIO DAL TRECENTO AL NOVECENTO DI VIRGINIA MAMMOLI
Austero e imponente, con la sua bella muratura bicroma data dall’abbraccio tra laterizio rosso e alberese, Palazzo Pretorio è il contenitore magico di una pinacoteca da sindrome di Stendhal, che continua a crescere e emozionare. Sospeso, come la sua Prato, tra Medioevo e Terzo Millennio, là negli spazi dove per secoli si è governata la città, lo sguardo spazia tra sculture, quadri e polittici dei grandi maestri del Tre-Quattrocento – dai Lippi a Donatello, Agnolo Gaddi, Bernardo Daddi... – fno alle opere di protagonisti del Novecento.
Cominciamo il nostro viaggio tra i suoi capolavori salendo al primo piano del museo, dove si può ammirare Storie della Sacra Cintola (13371338), il racconto di Bernardo Daddi, noto allievo di Giotto, che, come un rafnato cantastorie, ha rappresentato le vicende legate alla Sacra Cintola, la venerata reliquia che la Vergine nel momento della sua Assunzione consegnò a san Tommaso e che, secondo la tradizione, dal 1141 si trova a Prato, di cui per secoli è stata il tesoro più prezioso.
tare, purtroppo perduta, ma è più che sufciente per destare meraviglia.
Nella stessa sala si trova anche la struggente Madonna col Bambino di Agnolo Gaddi (13921395), mano degli afreschi della cappella della Sacra Cintola in Duomo. L’afresco, in parte deteriorato – staccato da un locale vicino alla soppressa chiesa di San Donato, ubicata proprio accanto al Palazzo Pretorio – afascina per l’intensità con cui è tratteggiato il volto della Vergine, dall’espressione malinconica, quasi presagisse il destino del Bambino che tiene in braccio.
Sempre al primo piano, nel grande salone dedicato a opere che vanno dal Tardogotico al Rinascimento, sofermatevi sulla grandiosa macchina d’altare della Madonna tra i santi di Giovanni da Milano (1355-1360), dove i preziosissimi abiti indossati dalle sacre fgure (alcuni dipinti nel costoso colore oltremare) creano un afascinante contrasto con gli incarnati pallidi e gli occhi malinconici.
La preziosa predella, composta da sette episodi, è quanto rimane di una grande pala d’al-
Passiamo ora a una dei protagonisti dell’arte a Prato, Filippo Lippi, tra i prediletti dei Medici, autore del magnifco ciclo di afreschi della cappella maggiore del Duomo. Tra
le sue opere qui custodite, c’è la bellissima Madonna del Ceppo (1452-1453), realizzata per l’istituzione benefca del Ceppo Nuovo in Palazzo Datini. La sala adiacente è dedicata, principalmente, al fglio, Filippino Lippi, il più grande dei pittori pratesi. Lasciatevi conquistare dall’eccezionale dolcezza della Madonna del suo Tabernacolo del Mercatale (1498), a lungo celebrato come una delle meraviglie di Prato.
La sala all’angolo della casa-torre, una delle parti più antiche del palazzo ospita invece un importante gruppo di sculture del Quattrocento, tra cui un bassorilievo in terracotta monumentale nonostante le dimensioni contenute: lo splendido tabernacolo Madonna col Bambino tra due angeli e profeti (1415-1420) di Donatello, chiamato a Prato con Michelozzo per l’impresa del pulpito esterno del Duomo nel 1428. Nella stessa sala, troviamo la lunetta Sant’Antonio Abate e due angeli oranti di Andrea della Robbia (1492-1495), che documenta la stagione più felice dell’artista, dopo le imprese pratesi degli anni precedenti: la lunetta del portale del Duomo (1489), e gli Evangelisti nella vicina Santa Maria delle Carceri (1491).
La visita prosegue con le grandi pale nel salone del secondo piano, anticamente sede degli appartamenti del Podestà, e altre opere del XVI secolo di minor formato, per poi arrivare nella sala dei pittori del Seicento, dove spicca Noli me tangere di Battistello Caracciolo (1618), considerato capolavoro indiscusso della scuola caravaggesca napoletana. Un dipinto straordinario che evoca l’incontro tra Cristo e Maria Maddalena dopo la Resurrezione, permeandolo di bellezza difusa, e che dovrebbe risalire al soggiorno del napoletano Battistello Caracciolo a Firenze presso la corte granducale medicea.
Saliamo al terzo piano, dove la vista strepitosa sulla città incontra i rivoluzionari lavori dello scultore pratese Lorenzo Bartolini (17771850), come il modello in gesso preliminare di una delle sue opere più note, la Fiducia in Dio (conservata al Museo Poldi Pezzoli di Milano). L’opera fu commissionata dalla marchesa Rosa Trivulzio, vedova di Giuseppe Poldi Pezzoli, che voleva commemorare il marito defunto con un’immagine che non fosse però di compianto, bensì un inno all’abbandono nella fede. Bartolini diede forma a questi sen-
timenti attraverso una giovane fgura nuda, seduta con le mani giunte e quietamente appoggiate, che esprime nel volto un’intima e intensa devozione. Nello stesso piano si trovano le opere dei pittori dell’Otto-Novecento. Per la pittura pratese dell’Ottocento è signifcativo il nome di Antonio Marini, originale interprete del purismo toscano ed esperto restauratore, per la pittura pratese del Novecento fgura di spicco è invece quella di Ardengo Sofci, che nel 1907 da Parigi si trasferì nella vicina Poggio a Caiano. Due i suoi quadri esposti: Il reduce (1929-1930) e le Cabine dipinte a Forte dei Marmi nel 1927, entrambi espressione della ricerca di valori essenziali che caratterizzarono il ‘ritorno all’ordine’ dell’artista nella sua fase matura. È in questo salone che si trovano due opere forse inaspettate. La prima è la stampa serigrafca della Venere Maria - Nudo color seppia di Michelangelo Pistoletto (1962-1974), che ha ritratto Maria Pioppi, sua compagna, rafgurata in una posa che ricorda quella di grandi classici come la Venere di Tiziano, della Maja desnuda di Goya, la Grande Odalisca di Ingres ma anche l’Olympia di Manet. È con questi la-
vori, che formano la base per la sua produzione artistica successiva e rifessione teorica, che Michelangelo Pistoletto ha raggiunto riconoscimento e successo internazionali. La seconda opera è la Victoire de Samothrace di Yves Klein (1962), parte dei famosi ‘monocromi blu’ che hanno caratterizzato la prima fase creativa dell’artista francese, un autore a dir poco rivoluzionario, tra i padri fondatori dell’arte contemporanea intesa non solo in quanto espressione artistica ma soprattutto come manifestazione di un concetto. Il blu, brevettando nel 1960, l’IKB (International Blue Klein), diventò il suo marchio identifcativo e qui avvolge la celebre Nike di Samotracia. Un atto con cui l’artista intendeva appropriarsi idealmente dei soggetti per renderli liberi dalla materia e dalla tradizione classica. Al terzo piano c’è infne la sezione tutta dedicata alle opere di Jacques Lipchitz, protagonista della scultura cubista e surrealista del Novecento. Tra queste Madre e Figlio II (1941), una delle sue sculture più intense, e drammaticamente attuale, con cui voleva richiamare la tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
“Le nuove mostre restituiscono la relazione forte che il Centro Pecci ha con la propria collezione presentando le opere di grande formato in continuità con il ritorno di Prato 88 la grande opera di Mauro Staccioli di fronte all’ingresso del museo. Continuano poi la ricerca dei talenti italiani con Davide Stucchi e approfondiscono temi di grande attualità come la violenza degli uomini nell’opera di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi.
SMISURATA. OPERE XXL
DALLA COLLEZIONE DEL CENTRO PECCI
Fino all’8 settembre
Con il tema Costruire comunità, il Centro Pecci continua a proporsi come uno spazio necessario per il confronto con le emozioni e gli interrogativi che ogni opera è in grado di sollevare” con queste parole Stefano Collicelli Cagol, Direttore del Centro Pecci, ci ha portato alla scoperta del programma del Centro fno all’autunno, facendo intuire la grande ricerca e la coerenza che sta portando avanti il Museo nel suo nuovo corso.
Ma entriamo nel particolare delle mostre.
La mostra intende restituire a alcune opere della collezione lo spazio e la rilevanza che meritano, almeno temporaneamente. Unendo opere storiche, spesso pensate appositamente per gli spazi generosi del Centro, a produzioni di più recente acquisizione, la mostra ofre ai visitatori la possibilità di confrontarsi con creazioni fuori scala, suggestioni potenti attorno a cui costruire una nuova alleanza tra gli spazi del museo, le opere che conserva e le comunità che lo visitano. Coerentemente con una nuova alleanza tra gli spazi del museo, le opere che conserva e le comunità che lo visitano. l’idea di ‘porgere’ che caratterizza la postura recente del Centro e in continuità con l’altissima tradizione italiana di dialogo tra architettura, spazi espostivi e opere in essi contenute, la mostra presenta opere selezionate e allestite dall’architetto Ibrahim Kombarji in dialogo con il team
del Centro Pecci, in relazione agli spazi del Gamberini e con un’attenzione specifca all’accessibilità. Innestandosi senza rotture sul percorso di Eccentrica- chiuso proprio da un’opera ‘smisurata’, la Luna di Fabio Mauri – Smisurata conferma e prosegue la missione più attuale della collezione del Centro: quella di diventare il Pecci, anche attraverso la restituzione della collezione, uno spazio collettivo e condiviso di raccolta e di assemblea per le tante comunità – sono oltre cento le nazionalità delle persone che abitano a Prato - della città e della Regione.
YERVANT GIANIKIAN
E ANGELA RICCI
LUCCHI LA MARCIA
DELL’UOMO
Fino al 14 settembre
L’opera video La marcia dell’uomo di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi entra a far parte della collezione del Centro Pecci grazie alla vincita del bando ministeriale PAC 2024 - Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. L’installazione video, disposta spa-
zialmente su tre grandi schermi, ha come oggetto le repressioni culturali e i grandi rimossi della storia, come il colonialismo italiano in Africa. Ispirata a riprese realizzate in Africa tra la fne dell’800 e gli anni ‘60, quest’opera racconta di uno sguardo europeo sul Continente africano intriso di pregiudizio e disprezzo, quando non di esplicita violenza. La presentazione dell’opera video all’interno degli spazi del Centro Pecci da vita a una suggestiva esperienza dello spazio ridisegnato dalle immagini: camminando lungo la sequenza dei tre schermi si attraversa la storia dell’uomo grazie a un viaggio immersivo in tre tempi, dalla fne dell’Ottocento con il primo schermo, agli anni Venti con il secondo e infne gli anni Sessanta con il terzo. Una rassegna video è organizzata contestualmente alla mostra presso il cinema del centro.
DAVIDE STUCCHI. LIGHT LIGHTS
Fino al 2 novembre
Light Lights è la prima personale di Davide Stucchi in un’istituzione italiana. Il titolo
della mostra, tradotto, suona come ‘luci leggere’ e introduce un viaggio attraverso spazi domestici immaginari L’esposizione, a cura di Stefano Collicelli Cagol, direttore del Centro Pecci, propone sculture realizzate dall’artista tra il 2019 e il 2025, tutte ispirate al tema della luce, in parte prodotte in occasione della mostra al Centro Pecci. Il gioco di parole del titolo, traducibile come ‘Luci Leggere’, sfrutta l’ambiguità del termine inglese “light” per sottolineare l’arguzia sottile con cui Stucchi afronta l’attività artistica. Con la leggerezza impalpabile della luce, l’artista sembra quasi sfdare la gravita solenne spesso associata all’arte contemporanea. Il titolo, inoltre, rispecchia la tendenza dell’artista a procedere per sottrazioni, con interventi spesso al limite dell’impercettibile, ma profondamente radicati nel contesto in cui si collocano. Intervenendo su un gruppo eterogeneo e scherzoso di lampade, luci e applique, l’artista trasforma la percezione dello spazio espositivo e del corpo di chi visita la mostra, evocando assenze presentissime o corpi e storie che hanno appena lasciato il proprio posto.
ITINERARIO DI UN SOGNO. MOSTRA
DEL LABORATORIO DI ATTIVITÀ
ESPRESSIVE
Fino all’8 settembre
La mostra è la restituzione del Laboratorio di Attività Espressive realizzato dal Centro Pecci in collaborazione con il Servizio di Salute Mentale Adulti della Azienda USL - Toscana Centro. Il Laboratorio è attivo dal 1993 e fnalizzato ad allargare le possibilità di espressione e comunicazione al di fuori dei tradizionali ambiti psichiatrici, favorendo l’inclusione sociale. La mostra espone nell’area del Foyer EduLab una selezione dei lavori dei partecipanti attivi e omaggia due personalità che hanno partecipato al Laboratorio fn dai primi anni di attività, Massimo Giagnoni (19492024) e Patrizia Mazzantini (1961-2024), dedicando loro una retrospettiva presso lo spazio Urban Center. Espongono le loro opere: Davide Apostolico, Marco Baldi, Maria Canelli, Elisabetta Carleo, Francesco Ciullini, Luca Conti, Roberto Francini, Massimo Giagnoni, Martina, Patrizia Mazzantini, Luciano Righi, Consuelo Rossi, Irene Tortelli.
DUE GRANDI DONAZIONI: LORIANO BERTINI AL MUSEO DEL TESSUTO, CARLO
AL CENTRO PECCI
Prato è una città dal battito imprenditoriale, lo è nel suo futuro e anche nella sua storia. È proprio questa storia che celebrano due tra i più importanti musei della città, celebrando i lasciti Carlo Palli al Museo Pecci e Loriano Bertini al Museo del Tessuto.
Lo scorso maggio, Carlo Palli, noto collezionista d’arte contemporanea e animatore della scena artistica toscana negli ultimi decenni, ha sottoscritto un nuovo importante lascito di opere e materiali d’archivio al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Palli aveva già efettuato una prima donazione di 200 opere e progetti di Poesia Visiva e dintorni al Centro Pecci esattamente vent’anni fa, nel 2005, per sostenere il patrimonio museale dell’epoca in concomitanza con la nomina a presidente del Centro Pecci dell’imprenditore pratese Valdemaro Beccaglia, tra i fautori dell’ampliamento della sede museale. Nel 2006 il Centro Pecci ha dedicato alla collezione Palli una prima mostra riepilogativa nelle 10 sale dell’edifcio di Gamberini mentre, contestualmente, veniva approvato il progetto di ampliamento dell’architetto Nio. Questa nuova donazione, che va a costituire una delle più estese donazioni mai ricevute da un museo d’arte contemporanea italiano, contribuisce a integrare e consolidare notevolmente sia la collezione museale sia le raccolte del CID/Arti Visive, da poco arricchite con l’acquisizione dell’imponente archivio-biblioteca di Lara-Vinca Masini. Al pari del lascito Masini, la nuova donazione Palli raforza l’immagine e il ruolo di capofla del Centro Pecci nel sistema d’arte contemporanea in Toscana, sia per la varietà delle opere sia per la complessità degli archivi. 1500 pubblicazioni d’arte e periodici d’archivio Oltre alla Poesia Visiva, cuore della prima donazione Palli del 2005, il nuovo lascito include focus specifci su nuclei prediletti dal collezionista e dedicati ai movimenti Fluxus, Nouveau Réalisme e all’arte degli oggetti, a pratiche artistiche come la scrittura e la pittura, a singole personalità quali la poetessa e performer Ketty La Rocca, il musicista e compositore d’avanguardia Giuseppe Chiari, e al padre dell’happening Allan Kaprow. Altre opere donate sono riferibili a movimenti o tendenze artistiche sviluppate dagli anni Sessanta del Novecento, come
Happening, Azionismo, Nouveau Réalisme, Architettura Radicale, Arte Concettuale, Arte Povera, Transavanguardia ecc. Fino 21 settembre 2025 il Museo del Tessuto di Prato rende omaggio alla fgura di Loriano Bertini (Prato, 1930 - 2019), imprenditore e collezionista di opere d’arte antica e contemporanea. Bertini, con una generosa donazione di oltre 600 tessuti antichi, nel 1975 ha permesso la nascita del Museo del Tessuto che quest’anno celebra il suo cinquantesimo anniversario.
Nata in collaborazione con la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, la mostra valorizza i principali interessi collezionistici di Bertini:non solo tessuti antichi, ma anche maioliche rinascimentali, rare edizioni d’arte e libri illustrati da celebri artisti del XX secolo, acquisiti dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze che oggi costituiscono un patrimonio tra i più rilevanti a livello internazionale. Loriano amava parafrasare la celebre frase di Gabriele d’Annunzio “Io ho quel che ho donato” nel motto “Io sono quello che ho donato”, facendo riferimento alla gioia per ciò che si dà. Numerosi sono stati i musei e le istituzioni culturali di alto proflo che hanno accolto le donazioni di Bertini: tra queste il Gabinetto Disegni e Stampe degli Ufzi, il Museo di Palazzo Davanzati, il Museo del Bargello, il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, il Museo della ceramica di Montelupo. La collezione dei libri illustrati da artisti internazionali del XX secolo è espressione di una vocazione di attento biblioflo ed estimatore di grafca e d’arte moderna di Bertini, che iniziò a collezionarli all’inizio degli anni Settanta.
LORIANO BERTINI
IMPRENDITORE E COLLEZIONISTA DI OPERE D’ARTE ANTICA E CONTEMPORANEA. BERTINI, CON UNA GENEROSA DONAZIONE DI OLTRE 600 TESSUTI ANTICHI, NEL 1975 HA PERMESSO LA NASCITA DEL MUSEO DEL TESSUTO
CARLO PALLI È NATO A PRATO NEL 1938 E HA ESORDITO COME MERCANTE D’ARTE NELLA SUA CITTÀ NEGLI ANNI SESSANTA. IN QUESTA FOTO CON GIUSEPPE CHIARI
Nel corso di trent’anni raccolse circa 4.500 tra libri d’artista e edizione d’arte, che vennero acquisiti nel 2000 dall’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali e poi confuiti presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Per la prima volta a Prato verranno esposti al pubblico 22 libri d’artista italiani ed europei a partire dal Futurismo di Marinetti passando per Picasso, Matisse, Mirò, Dalì, Duchamp, fno alle correnti artistiche del secondo Novecento con Capogrossi, Fontana e Isgrò. Tra i precoci interessi collezionistici di Loriano Bertini spiccano le maioliche che ha raccolto e studiato sin dagli anni Sessanta. Alcuni preziosi esemplari di maioliche rinascimentali donati al Museo della ceramica di Montelupo, sono stati prestati al Museo del Tessuto ed esposti in mostra: un orciolo, una scodella, una crespina e un orcio, tutti di manifattura montelupina realizzati tra Cinquecento e Seicento. In mostra sarà presente un’accurata selezione di frammenti
di vari formati di velluti forentini, veneziani e genovesi, lampassi e broccatelli, oltre a due straordinari libri con le pagine realizzate in tessuto jacquard in fnissimo flato di seta: il libro di preghiere tessuto da J. A. Henry e presentato per la prima volta alla celebre Esposizione Universale di Parigi del 1889 (vincitore del Gran Prix) e il libro “La Marseillaise”, in cui la partitura musicale dell’inno francese è stata realizzata dalla ditta lionese Chatel & Tassinari. Il Museo del Tessuto si è costituito nel 1975 proprio grazie alla donazione di Loriano Bertini che comprendeva 612 frammenti tra velluti italiani dal Quattro al Settecento, tessuti fgurati con soggetti liturgici, ricami, tessuti di produzione ottomana del Cinque-Seicento, e poi ancora damaschi, broccatelli e lampassi. A partire dalla mostra la sala dedicata all’esposizione del suo patrimonio storico, che sarà ora nominata ‘Sala dei Tessuti Antichi Loriano Bertini’.
Il giardino estivo dove frescheggiare per aperitivo o dopocena
La serra da riservare in esclusiva
Un cocktail bar con signature drink e classici intramontabili
POLITEAMA PRATESE: CENTO ANNI DI EMOZIONI,
CENTO ANNI DI TEATRO, MUSICA, ARTE E CULTURA
Prato, 2 aprile 1925. Nella sala del Politeama, allora chiamato Banchini, le luci si abbassano, l’orchestra attacca le prime note della Tosca di Puccini e si apre un sipario destinato a non chiudersi mai. È una di quelle sere che restano scolpite nella memoria collettiva: la città si è data appuntamento lì, per celebrare non solo l’inaugurazione di un teatro, ma la nascita di un sogno. Il pubblico delle grandi occasioni, le autorità, la sala vestita a festa esopra le teste - un cielo di cemento che si apre. Letteralmente.
Quel teatro, sorto in uno slargo del centro medievale, nel cuore pulsante di Prato, non è un edifcio come gli altri. È un luogo dove tecnica e sentimento si incontrano, dove l’ingegneria sfda l’impossibile, e l’arte vince.
L’INIZIO
altri’. Nel 1906 acquista Palazzo Leonetti, nel cuore antico della città. Nasce così il Kursaal, arena scoperta per spettacoli e proiezioni, molto amato dai pratesi. Ma è solo un primo passo: nel 1914 cominciano i lavori per un vero e proprio teatro, su progetto dell’ingegnere Emilio Andrè. La guerra, però, blocca tutto. Le risorse scarseggiano, i tempi si allungano, il sogno si scolora.
IL GENIO GIOVANE
Per raccontare questa storia bisogna però tornare indietro di qualche anno. L’anima fondatrice del Politeama ha il volto e la forza di Bruno Banchini, campione pratese di pallone col bracciale (derivato dalla pallacorda). Un uomo che dallo sport aveva tratto gloria e ricchezza, ma che sognava di donare alla sua città un teatro ‘più grande e più bello degli
DI PIER LUIGI NERVI Finché, nel 1924, arriva un giovane ingegnere destinato a cambiare le sorti dell’architettura mondiale: Pier Luigi Nervi. A 33 anni è all’inizio della sua carriera, ma le idee sono già chiare e audaci. Afascinato dal problema delle grandi coperture, Nervi accetta la sfda: progettare un tetto in cemento armato per la platea del Politeama. Non un tetto qualsiasi, ma una copertura apribile, poggiata su quattro pilastri e sorretta da un intreccio di travi che pare uscito da un disegno visionario Nascosta alla vista, la struttura lascia apparire solo un cerchio di cielo, una fnestra sull’infnito. All’esterno - invisibile se non dai tetti - la complessità ingegneristica: una
IN QUESTA PAGINA SFILANO I RITRATTI DI ALCUNI GRANDISSIMI ARTISTI ITALIANI E NON CHE SONO
PASSATI DAL TEATRO POLITEAMA DA JULIETTE
GRECO A GIORGIO GABER, DA MASSIMO RANIERI A TULLIO SOLENGHI E SIMONA MARCHINI; FINO A ROBERTA BETTI FAUTRICE DELLA RINASCITA DEL TEATRO DAGLI ANNI NOVANTA ALLA SUA DIPARTITA
gabbia di tiranti, travi radiali, elementi verticali e una chiusura metallica di 71 quintali Tutto studiato per restare leggero, elegante, armonico. Un capolavoro di equilibrio tra funzionalità e bellezza. Scriverà Nervi: “Ogni costruzione deve creare un ambiente in perfetta armonia con determinati stati d’animo” E quella sera di primavera del 1925, a Prato, l’armonia si toccava con mano.
UN TEATRO CHE
CRESCE COL CUORE
Nel 1933 si completa anche la copertura del palcoscenico, ancora una volta afdata a Nervi. Progetta travi a sezione a T, solai a nervature incrociate e una graticcia in legno sospesa con tiranti d’acciaio. Il teatro, ormai completo, vive la sua stagione più intensa: spettacoli lirici, prosa, cinema, eventi. Il Politeama diventa la casa della cultura pratese, un punto di incontro, uno specchio della città. Ma il tempo, si sa, non è sempre gentile. Dopo la Seconda guerra mondiale, e con l’avanzare del Novecento, arrivano le difcoltà. Negli anni ‘80 il teatro rischia di chiudere per sempre, minacciato da vincoli normativi, problemi economici e la tentazione - assur-
da, oggi - di trasformarlo in un centro commerciale.
LA CITTÀ CHE DICE NO
Ma Prato non ci sta. I cittadini si mobilitano, nasce un comitato, si scrive un’altra pagina di storia collettiva. Tra il 1990 e il 1999 il teatro viene salvato, restaurato, restituito alla sua comunità. A guidare questa rinascita ci sono due donne visionarie e tenaci: Roberta Betti ed Elvira Trentini. Il teatro rinasce, più bello e vitale di prima. E così, come nei grandi racconti, il fnale è una nuova partenza. Il Politeama torna ad accogliere pubblico e artisti, diventando centro di spettacoli, concerti, musical, corsi di formazione, produzioni di prosa. Un vero cantiere di cultura aperto alla città.
UN SIMBOLO VIVO
Il Politeama oggi è molto più di un teatro. È un simbolo dell’identità pratese, un luogo dove il passato e il futuro dialogano sotto lo stesso tetto - quello straordinario tetto che si apre, e ci ricorda che guardare in alto è sempre possibile. Perché ogni città ha un cuore. A Prato, batte al ritmo del sipario che si alza.
CUCIRE IL PASSATO CON IL FUTURO: IL SEGRETO DELL’AZIENDA LEADER NEL SETTORE FILATI LINEAPIÙ DI MATTEO GRAZZINI
La storia di Lineapiù è una di quelle tipiche del distretto tessile pratese: un imprenditore che ha un’idea brillante e la mette in pratica, un’azienda che si inserisce nel boom di metà anni ’70 e in poco tempo diventa leader a livello nazionale e internazionale.
A dirla così sembra tutto facile e scontato ma se Lineapiù Italia è arrivata a celebrare quest’anno i 50 anni dalla fondazione è anche perché ha saputo resistere alle crisi cicliche di un settore che non ha pace nemmeno nei tempi d’oro, fguriamoci durante le recessioni.
Così nel 2025 la creatura di Giuliano Coppini, imprenditore pragmatico ma allo stesso tempo visionario, ha tagliato il traguardo del mezzo secolo; certo con un’altra veste rispetto a quella con cui era nata nel 1975 a Capalle, che formalmente è qualche centinaio di metri fuori dai confni pratesi ma che di fatto è stata a lungo ed è tuttora ‘enclave’ del distretto laniero, ma ancora pienamente protagonista nel turbinoso mare della flatura italiana.
“Nel 1975, insieme ad altri tre soci, pensammo di creare qualcosa di nuovo: un’azienda capace di inventare fli mai visti prima, inusuali, pieni di fantasia, di creatività, di innovazione. Eravamo convinti che saremmo riusciti ad innovare un settore che ci appariva un po’ statico” ha raccontato anni fa Coppini, morto nei giorni in cui
l’azienda stava celebrando i 40 anni. Filati per maglieria colorati, fantasiosi, ricercati che piacquero al mercato e lanciarono Lineapiù ai vertici del mercato per decenni, consentendo una crescita economica e facendo ampliare la presenza dei Coppini, con l’ingresso in azienda della fglia di Giuliano, Lola.
E di fatto niente è mutato, neppure dopo il cambio di gestione e l’arrivo al timone di comando di Alessandro Bastagli, che nel 2010 si fece carico di una situazione diventata difcile dopo la crisi del 2008. Un imprenditore esperto, con una lunga storia nel mondo dell’abbigliamento alle spalle e tante idee innovative. Così, come dopo ogni ‘rivoluzione’ anche in casa Lineapiù sono arrivate delle modifche, ma mai dei cambiamenti radicali: il focus è rimasto ben saldo sui flati, che in 50 anni di attività sono stati proposti in più di 4.000 varianti, con oltre 30 mila teli con punti maglia e migliaia di capi in maglieria sperimentale usciti dagli ufci stile. Un patrimonio di storia, di know-how tessile e anche di cultura del territorio che hanno trovato una casa nell’Archivio Storico Lineapiù, aperto nel 2012 e messo a disposizione di addetti ai lavori e studenti. Il fondo, completamente inventariato e digitalizzato, consente di ricercare ogni prodotto per stagione, materia, colore o flato utilizzato. Ci sono anche abiti vintage
e contemporanei realizzati da prestigiosi brand con i flati Lineapiù, oltre ad una Sala dei Punti esperienziale.
Ed è arrivata anche la Fondazione Lineapiù Italia, che promuove le attività di ricerca, tutela, formazione e comunicazione relativamente al patrimonio culturale, artistico e storico dell’arte sartoriale italiana, con ovvia maggiore attenzione sui flati utilizzati per i capi di abbigliamento e gli accessori. Un mix di passato, presente e futuro che consente oggi a Lineapiù di essere anche promotrice di un contest, il Talents Lineapiù, che vuol sostenere i giovani talenti che si sono distinti per l’utilizzo dei flati e la qualità della maglieria nei loro primi passi nel mondo della moda, premiandone uno a stagione con una borsa biennale che garantisce per quattro stagioni la sponsorizzazione tecnica dei flati Lineapiù e Filclass per la creazione del campionario e la possibilità di accedere e fare ricerca all’interno dell’Archivio Storico Lineapiù.
L’ANNIVERSARIO
Quest’anno, per festeggiare il traguardo dei suoi primi 50 anni, Lineapiù ha scelto una doppia cornice simbolica. Una serata elegante sulle colline forentine, tra clienti,
amici e collaboratori, e l’edizione estiva di Pitti Filati, dove ventuno studenti di Polimoda hanno reinterpretato i flati dell’azienda in undici abiti in maglia e sette arazzi. Una celebrazione che è anche passaggio di testimone, tra generazioni, linguaggi e visioni.
A completare il racconto, l’opera-installazione Le Parole del Filo frmata da Felice Limosani: un’esperienza immersiva dove arte, tecnologia e parola si fondono. Barre LED scandiscono il ritmo di vocaboli sospesi – Essenza, Memoria, Presente, Futuro – mentre un flo arancione, avvolto con gesto rituale, lega insieme i concetti, come un mantra visivo. “Ogni flo porta con sé una storia, ogni parola una possibilità”, ha afermato l’artista. L’opera diventa così omaggio collettivo alle mani, menti e cuori che hanno trasformato un’intuizione industriale in una voce autorevole della moda contemporanea.
Cucire il passato con il futuro: questa è l’essenza dell’anniversario Lineapiù. Un atto di bellezza che non guarda solo indietro, ma continua a tessere visioni. In un tempo che cambia, l’arte del flo resta un gesto che unisce.
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DOVE LA NATURA INCONTRA L’ARTE E L’OSPITALITÀ SI FA SOSTENIBILE: ALLA SCOPERTA DI UN MODELLO UNICO DI RINASCITA DI MARTINA OLIVIERI
C’è un angolo d’Italia dove la rinascita non è uno slogan, ma una realtà viva e pulsante. Dove un territorio segnato dalla chiusura di una storica fabbrica ha trovato una nuova vocazione, trasformandosi in un laboratorio a cielo aperto di sostenibilità, bellezza e impatto sociale. Questo luogo si chiama Oasi Dynamo, una riserva naturale afliata al WWF che si estende per oltre 1.000 ettari nel cuore dell’Appennino Pistoiese, nel comune di San Marcello Piteglio. Nata da un’intuizione della famiglia Manes, Oasi Dynamo sorge proprio dove un tempo batteva il cuore industriale della SMI (Società Metallurgica Italiana). E se ieri era il rumore delle macchine a dare ritmo alla valle, oggi sono i suoni della natura, i passi dei visitatori, le voci dei bambini nei campi estivi, le risate attorno al fuoco. Oasi Dynamo è molto più di una riserva: è un ecosistema sociale e culturale fondato su quattro pilastri – ricerca ed educazione, arte, ospitalità e agricoltura – che dialogano armoniosamente con l’ambiente. È una realtà privata che si prende cura, ogni giorno, di un territorio vasto e prezioso: sentieri, pascoli, boschi, biodiversità. Un impegno concreto e quotidiano, fatto di manutenzione, studio, tutela e inclusione. Qui la natura non è solo paesaggio:
è responsabilità, è opportunità, è futuro. L’oasi ha creato occupazione locale, invertendo una tendenza allo spopolamento che sembrava irreversibile. È diventata un punto di riferimento per tutta la valle, un simbolo di rigenerazione ambientale e sociale.
Dal quest’estate, Oasi Dynamo ha aperto un nuovo, afascinante capitolo con OCA – Oasy Contemporary Art and Architecture: un percorso immersivo dove arte e architettura si fondono con il paesaggio. Un’esperienza che inizia già dal parcheggio: lasciata l’auto in località Croce di Piteglio, si prosegue a piedi per una mezz’ora nel bosco, fno a raggiungere il cuore pulsante del progetto. Sotto la direzione artistica di Emanuele Montibeller e il progetto architettonico di Roberto Castellani, OCA ospita installazioni site-specifc frmate da grandi nomi del panorama internazionale: Kengo Kuma, Alejandro Aravena, Michele De Lucchi, Mariangela Gualtieri, Matteo Thun, Quayola, Pascale Marthine Tayou e David Svensson. Ogni opera dialoga con l’ambiente in modo unico: dai fasci di legno del Dynamo Pavilion di Kuma che danzano tra gli alberi, all’instal-
L’OASI PROPONE ESCURSIONI NOTTURNE, ATTIVITÀ OUTDOOR COME LA ZIPLINE (FOTO 2 PH. MATTIA MARASCO), PASSEGGIATE D’AUTUNNO (FOTO 3 PH. MATTIA MARASCO) PER ASCOLTARE IL BRAMITO DEI CERVI, SAFARI FOTOGRAFICI (FOTO 5 PH. GIANLUCA GAVAZZI), E GIORNATE DI OSSERVAZIONE ASTRONOMICA IN ALTA QUOTA
lazione poetica e visionaria Nella terra il cielo, nata dal sodalizio tra Gualtieri e De Lucchi; dal cerchio litico di Fratelli Tutti di Thun, alla tensione materia-tecnologia di Erosions di Quayola. Continuando, si scorge infne Self-regulation, un’installazione di Alejandro Aravena
Il prato attorno allo spazio espositivo, dove si chiude il percorso ad anello, continua a ospitare Home of the World di David Svensson e la coloratissima Plastic bags di Pascale Marthine Tayou, entrambe ormai parte della collezione permanente di OCA. Un percorso circolare di circa un’ora e mezza, accompagnato dallo staf dell’oasi, che si trasforma in una vera esperienza sensoriale e culturale. Allo spazio espositivo, ricavato in una ex stalla, si può visitare anche la mostra L’Arte è WOW!, curata da Fondazio-
ne Arte Dynamo: una selezione delle oltre
2.000 opere nate dalla Dynamo Art Factory, dove artisti contemporanei hanno lavorato fanco a fanco con i giovani ospiti di Dynamo Camp in un processo creativo condiviso e terapeutico. OCA è visitabile fno al 7 novembre 2025, dal mercoledì alla domenica, dalle 11.00 alle 17.00.
prodotti locali e rispetta la stagionalità. Casa Luigi ospita anche i Legni di pietra di Michele De Lucchi: cinque piccole architetture nate dal recupero di tronchi grezzi, innestati su basamenti in pietra, che rifettono sulla provvisorietà delle forme e sulla memoria della materia.
CAMPI ESTIVI, LABORATORI E ATTIVITÀ OUTDOOR
D’estate, l’oasi si anima con i campi estivi per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, organizzati in collaborazione con WWF e Apuacamp. Una proposta educativa che combina avventura, educazione ambientale e gioco, tra trekking, arrampicata, orienteering, laboratori naturalistici e notti sotto le stelle.
L’ingresso alla mostra L’Arte è WOW! è gratuito, mentre il percorso guidato nel parco ha un costo di 20 euro per gli adulti ed è gratuito per i bambini fno ai 10 anni, e si può fare solo su prenotazione ad orari prestabiliti, consultabili sul sito web.
OASYHOTEL E CASA LUIGI
Per chi desidera vivere pienamente l’oasi, c’è Oasyhotel, eco-lodge di charme perfettamente integrato nel contesto naturale. Qui l’ospitalità si traduce in lusso gentile: quiete, tempo di qualità, esperienze autentiche. Il ristorante Casa Luigi, affacciato su un prato silenzioso e panoramico, propone una cucina che valorizza i
I partecipanti imparano a costruire ripari con materiali naturali, a orientarsi seguendo il sole, a riconoscere le tracce degli animali selvatici. Entrano in contatto con gli ecosistemi locali e con le attività dell’azienda agricola dell’oasi, dalla mungitura al ciclo del formaggio, fno alla scoperta della vita delle api grazie a un’arnia trasparente. Ma le attività non fniscono con l’estate: durante l’anno l’oasi propone escursioni notturne, safari fotografci, esperienze in tende sospese, workshop naturalistici, passeggiate d’autunno per ascoltare il bramito dei cervi e giornate di osservazione astronomica in alta quota.
Oasi Dynamo non è solo una destinazione. È un invito a rallentare, ad ascoltare, a riscoprire un rapporto autentico con la natura e con sé stessi.
È la dimostrazione che un’altra idea di futuro è possibile: una visione in cui economia, cultura e ambiente non sono in confitto, ma in armonia.
Un modello pionieristico, che merita di essere conosciuto, vissuto, raccontato.
TIRATISSIMA PRATO: UNA PIZZA GOURMET
CHE RACCONTA QUALITÀ E INNOVAZIONE
DI FILIPPO LAZZERINI PHOTO ALESSANDRO MOGGI
C’è un momento preciso, da Tiratissima a Prato, in cui il tempo sembra fermarsi: è quando la pizza arriva in tavola. Lunga, sottile, vaporosa. Posata intera su un unico tagliere rettangolare, è molto più di un piatto: è una dichiarazione d’intenti. Ma dietro quella scenografa c’è un lavoro silenzioso, iniziato ore – anzi, giorni – prima. Il tutto comincia dall’impasto: preparato con una miscela studiata di farine di grani toscani e lievitato naturalmente per oltre ventiquattro ore, con un’idratazione al 75%, permette alla struttura di maturare a fondo, sviluppando aromi complessi e una digeribilità che si percepisce già dal profumo. Per chi necessita di un’alternativa senza glutine, Tiratissima ha sviluppato un impasto speciale a base di amido di riso, frumento deglutinato, grano sara-
ceno, mandorle e mais. Anche in questo caso, la qualità degli ingredienti e la cura nella preparazione garantiscono una pizza fragrante e gustosa, senza compromessi. La selezione degli ingredienti segue una logica semplice: usare meno, ma meglio. Ecco allora protagonisti che raccontano storie di territori e tradizioni: la Mortadella Favola Palmieri, prima mortadella al mondo cotta nella sua cotenna naturale e fatta con tagli magri di suino italiano e pregiato guanciale; il salmone Upstream, allevato nelle acque gelide e pulite delle Isole Fær Øer, afumicato con legno di faggio dell’Appennino emiliano; il prosciutto dell’Antica Macelleria Falorni di Greve in Chianti; le acciughe Armatore, lavorate esclusivamente a mano dalle donne di Cetara; i capperi e l’origano
UN’ESPERIENZA
CHE COMBINA DESIGN
D’AUTORE, CUCINA
Bonomo di Pantelleria, dal terreno vulcanico che conferisce aromi unici, riconosciuti con I.G.P.; i formaggi del Caseifcio Busti, storica famiglia di pastori in Garfagnana; e infne la Mortadella di Prato IGP del Salumifcio Mannori, presidio Slow Food che custodisce un patrimonio secolare. Non serve alzare la voce: ogni ingrediente trova il suo spazio in una perfetta armonia di gusti. A Prato, Tiratissima ha portato un’idea precisa di convivialità, che ruota tutta intorno al gesto del condividere. Le pizze, servite intere e da tagliare sul momento, invitano alla conversazione, alla complicità, allo scambio. Ma dietro questa apparente spontaneità si nasconde un’organizzazione sorprendente: grazie a un sistema informatico sviluppato ad hoc, ogni commensale riceve esattamente il gusto di pizza che ha scelto, servito proprio davanti a sé. Una coreografa silenziosa che tiene conto delle richieste individuali pur mantenendo il piacere collettivo del taglio e della condivisione.
Il formato rettangolare, pensato per valorizzare ogni fetta, rende possibile questa piccola magia: una tavolata, tante pizze, ma nessun gusto fuori posto. Tiratissima non nasce per stupire a tutti i costi, ma per lasciare un’impressione duratura. È il posto dove torni per ritrovare un sa-
pore preciso, una consistenza familiare, un’atmosfera che non fnge. Tutto è curato, ma nulla è artefatto. E se c’è una cosa che resta, anche dopo aver fnito di mangiare, è la sensazione che quella pizza –così viva, così identitaria – abbia saputo raccontare qualcosa. Forse una storia di attenzione, forse di equilibrio. Di certo, una storia che vale la pena condividere.
TRE ABBINAMENTI DA PROVARE
Special n. 38 (guanciale, cipolle rosse caramellate, pecorino romano, mozzarella for di latte) e Lambrusco Reggiano Doc ‘Concerto’ di Ermete Medici, un rosso vivace e sbarazzino, in grado di accompagnare con equilibrio la sapidità del pecorino e del guanciale insieme alla dolcezza delle cipolle caramellate. Bianca n. 57 (acciughe al tartufo ‘SAVINI’, scorze di limone candite, burrata) e Champagne Blanc de Blancs brut di Ruinart, uno Chardonnay in purezza teso e avvolgente, che pulisce il palato e bilancia la ricchezza aromatica del piatto con eleganza e rafnatezza. Classica n. 20 (pomodoro, mozzarella for di latte, basilico) e Toscana IGT Rosato Purple rosé di Castello di Ama, un vino che con la sua dinamica freschezza bilancia perfettamente la cremosità della mozzarella e l’anima dolce del pomodoro.
APERITIVO
APOTHEKE
Via Verdi, 17 ph. +39 0574 25099
ARTEGO BAR
Via Garibaldi, 65 ph. +39 388 7897303
BIG EASY
Piazza Mercatale, 177 ph. +39 0574 1824218
BACARO TORTO
Piazza del Duomo, 31 ph. +39 379 2438411
BARTAT
Via Pugliesi, 24 ph. +39 0574 35613
BOTTEGA DELLE CAMPANE
Via Settesoldi, 2 ph. +39 351 7481552
BOTTEGA PRATO
Piazza Sant’Antonino, 10 ph. +39 0574 1828554
CAFFÈ 21
Viale Piave, 5 ph. +39 0574 42064
CAFFÈ POIROT
Via Benedetto Cairoli, 56 ph. +39 0574 1828007
CAVEAU
Via Settesoldi, 36/38 ph. +39 0574 063153
DA LUCIO
Piazza del Comune
DOVEC’ERALACOPPE
Via Udine, 56 ph. +39 0574 961591
FABBRICA IN PEDAVENA
Via Galcianese, 23c ph. +39 0574 966269
FITZ GIN BAR
Via Cesare Guasti, 14 ph. +39 392 2008894
FRARI
Via Garibaldi, 120 ph. +39 334 3442532
I FRARI DELLE LOGGE
Piazza del Comune,16 ph. +39 0574 35490
GRADISCA 1973
Via Settesoldi, 30 ph. +39 0574 1827470
I BIRBONE
Via Settesoldi, 42I ph. +39 377 0838696 IL SINDACO
BACARO DI PRATO
Via Santa Trinita, 9 ph. +39 388 1441486 LAB 59100
Via Settesoldi, 25 ph. +39 348 0588472
LA TAZZA D’ORO
Viale della Repubblica, 290 ph. +39 0574 593771
LE BARRIQUE
Via G. Mazzoni, 19 ph. +39 0574 30151
MAG56
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Via Fra’ Bartolomeo, 13 ph. +39 0574 1820222
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Via del Melograno, 40 ph. +39 0574 1597416
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Piazza Mercatale, 136 ph. +39 0574 606082
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Via Puccetti, 3 ph. +39 380 1795969
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Piazza S. M. delle Carceri, 5 ph. +39 0574 20523
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Via Cairoli, 15 ph. +39 0574 965874
VIENNA
Viale Piave, 41 ph. +39 371 3765085
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AROMA DI VINO
Via Santo Stefano, 24 ph. +39 328 9557490
LA FONTANA
Via di Canneto, 1 ph. +39 0574 27282
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Piazza Mercatale, 141 ph. +39 0574 23745
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Piazza Mercatale, 49 ph. +39 0574 607509
OSTERIA LE CENTO BUCHE
Via degli Abatoni, 7 ph. +39 0574 694312
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Via della Sirena, 10 ph. +39 0574.830913
Via Pomeria, 23 ph. +39 0574 34665
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Via Santa Trinita, 53 ph. +39 0574 1953198
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Via Cesare Guasti, 11 ph. +39 0574 1594200
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Via Valentini, 21 ph. +39 0574 581343
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IL RAGNO
Via Valentini, 133 ph. +39 0574 596700
IL SIPARIO
Via Firenze, 40 ph. +39 0574 562282
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Via Bologna, 196 ph. +39 0574 692641
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Via del Capannaccio, 4 ph. +39 347 4997110
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Viale della Repubblica, 236 ph. +39 334 3565349
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Via Settesoldi, 31 ph. +39 339 535 5010
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Via Santa Trinita, 47/A ph. +39 349 8478186
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Piazza del Collegio, 8 ph. +39 0574 32032
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Via Fabio Filzi, 39 ph. +39 0574 830973
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Via Cavallotti, 36 ph. +39 0574 1820920
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Piazza Mercatale, 134 +39 376 2577899
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YOXI YOXI
Via Valentini, 61 ph. +39 0574 596942
OUTSIDE
ARTIMINO
BIAGIO PIGNATTA
Viale Giovanni XXIII, 1 ph. +39 055 8718086
BOTTEGA PERUZZI
Via Cinque Martiri, 21 ph. +39 055 8718322
CANTINE DEL REDI
Via 5 Martiri, 29 ph. +39 055 8751408
CIRCOLO DA MARIO
Via Cinque Martiri, 70 ph. +39 327 8358590
DA DELFINA
Via della Chiesa, 1 ph. +39 055 8718074
BACCHERETO
LA VINSANTAIA
DI CAPEZZANA
Via Capezzana, 43 ph. +39 334 9499402
CANTAGALLO
IL GHIRIGHIO
Loc. Migliana, 29 ph. +39 0574 981103
LA CASTAGNA
Via di Migliana, 40 ph. +39 0574 981791
CARMIGNANO
SU PE’I’ CANTO Piazza Matteotti, 25/26 ph. +39 055 8712490
VILLA LE FARNETE
Via Macia, 134 ph. +39 055 8719747
FILETTOLE
LOGLI MARIO
Via Carteano, 1 ph. +39 0574 23010
MONTEMURLO
VICTORY CAFÉ
Viale A. Labriola, 243 ph. +39 0574 650438
POGGIO A CAIANO
LA FURBA Via Statale, 99 ph. +39 055 8705316
VAIANO
BOTTEGA 325
Via Val di Bisenzio, 159/3 ph. +39 0574 1672052
LA LOCANDA
DEGLI ARTISTI
Via Bertini 76 - Schignano ph. +39 0574 983436
LA TIGNAMICA
Via Val di Bisenzio, 112 ph. +39 0574 984424
VERNIO
CIRCOLO ARCI
Via del Bisenzio 337 ph. +39 0574 957466
OROSCOPO
Consigli a trecentosessanta gradi seguendo il percorso degli astri
ARIETE (21 marzo - 20 aprile)
In agosto e settembre con Marte opposto dalla Bilancia meglio rallentare i ritmi: siate meno accelerati e più accondiscendenti! Evitate sprechi di energie e di risorse. Delicata la situazione dei nati 21-22 marzo.
TORO (21 aprile - 20 maggio)
Giove armonico porta eventi positivi e miglioramenti ai nati 1-16 maggio. Cercate di cogliere i lati positivi della vita, che ora non vedete per un Mercurio dissonante. In agosto siete bene infuenzati da Venere.
GEMELLI (21 maggio - 21 giugno)
Fine luglio stressante. In agosto favoriti viaggi, vacanze e nuove conoscenze per una buona energia, presente anche in settembre. Urano porta cambi inattesi ai nati 21-22 maggio, quasi una ‘svolta’ di vita!
CANCRO (22 giugno - 22 luglio)
In agosto e settembre risentite dello stress di Marte dalla Bilancia, ma per fortuna prosegue il transito di Giove sul Sole dei nati 1-16 luglio, i cui efetti protettivi si faranno sentire anche dopo l’estate.
LEONE (23 luglio - 23 agosto)
Il soggiorno di Mercurio, che si prolunga fno a inizio settembre, è di ottimo auspicio per avere mente lucida e idee chiare. Anche Marte vi supporta con la sua energia e in agosto Venere è dalla vostra parte.
VERGINE (24 agosto - 22 settembre)
Lo spirito critico può crearvi difcoltà fno a inizio agosto, ma le opportunità esistono specie per i nati 1-16 settembre. La situazione si scioglie in settembre: riceverete la visita prima di Mercurio e poi di Venere.
(23 settembre - 22 ottobre)
Marte resterà in vostra compagnia dal 7 agosto a fne settembre: organizzatevi con cura e rifettete con calma sul da farsi, anche perché Giove contrario può spingervi a progetti oltre le possibilità.
SCORPIONE (23 ottobre - 22 novembre)
Si aprono nuovi scenari per i nati 28 ottobre-15 novembre, che possono interessare anche i sentimenti. Manca, però, una reale chiarezza mentale e vi sono troppi sbalzi di umore tra fne agosto e settembre.
SAGITTARIO (23 novembre - 21 dicembre)
Vivacità mentale? Ottima in luglio e agosto. Energie? Da agosto, in recupero. Sentimenti? In settembre bene infuenzati da Venere. Urano opposto può portare eventi nuovi ai nati 23-24 novembre.
CAPRICORNO (22 dicembre - 20 gennaio)
Da inizio agosto non ci sono tante opportunità di riposo e la fatica si fa sentire nel corpo e nello spirito. Troppi i pianeti contrari: pertanto evitate spese esagerate, inutili stress e progetti faraonici.
ACQUARIO (21 gennaio - 19 febbraio)
L’asteroide Pallade, da mesi nel segno, può far arrivare in porto i progetti intellettuali. Ma siete poco lucidi per tutta l’estate e con troppi sbalzi di umore in settembre, che non favoriscono i sentimenti.
PESCI (20 febbraio - 20 marzo)
Dopo un luglio carico di stress, i nati 1-14 marzo navigano con il vento in poppa. In agosto Venere li coccola. Nati 20-21 febbraio tesi e incostanti. Da settembre nati 15-20 marzo più riservati e malinconici.
a cura di Claudio Cannistrà, la “Bottega dell’Astrologo”, Associazione culturale pratese Le indicazioni interpretative si riferiscono alla sola posizione del Sole nei segni, perché un’analisi previsionale specifca richiede la conoscenza di data, ora e luogo di nascita del soggetto. Per informazioni sui corsi e le attività culturali organizzate scrivere a: labottegadellastrologo@gmail.com; canniclau@libero.it Disegni dei segni zodiacali opera di Pacpainter - www.pacpainter.it