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PRATO, FAI LA FORMAZIONE
IL FUTURO DEL DISTRETTO TESSILE PASSA ANCHE DAI CORSI ORGANIZZATI AL PIN E RACCONTATI DALLA PRESIDENTE DANIELA TOCCAFONDI
DI MATTEO GRAZZINI
Le risorse ci sono, le idee anche, manca forse solo un po’ quell’amore verso il telaio (ma non solo) che una volta caratterizzava i pratesi e che adesso sembra perso nei mille rivoli dei lavori “moderni”. Prato ha un problema di ricambio generazionale nel tessile: lo dicono i numeri di Confindustria Toscana Nord, con gli industriali che cercano e cercheranno nei prossimi dieci anni almeno 12.000 tra operai e tecnici, e lo dice anche la storia recente, con il Buzzi che solo negli ultimi anni ha invertito il trend della diminuzione delle iscrizioni che faceva temere il peggio. Ma se Prato resterà la patria nazionale del tessile lo dovrà anche ai tanti corsi di specializzazione o formazione che sono stati avviati al PIN di Prato, nell’ex Buzzi di piazza Ciardi, per l’appunto. Una serie di opportunità di imparare una professione o di aggiungere conoscenze ad un percorso scolastico già avviato in precedenza; il tutto accanto ad altre iniziative parallele che rendono l’offerta ancora più completa, grazie anche alla collaborazione e alla sinergia con le istituzioni, dalla comunità europea a calare, fino al Comune di Prato. Il progetto più recente è Prisma, ovvero PRato Industrial SMart Accelerator, rivolto alle start up dell’innovazione tecnologica organizzato grazie a 3,2 milioni di euro, finanziati in gran parte dal Ministero dello sviluppo economico e finalizzato alla trasformazione digitale delle imprese del distretto tessile e moda attraverso progetti di ricerca e sperimentazione con l’università e i centri di ricerca. Un progetto che ha già portato in città ambienti open space, una sala seminari e una serie di “cervelli” che discernono di tecnologia 5G, Internet of things, Intelligenza artificiale e blockchain. Sembra un tuffo nel futuro ma in realtà siamo in pieno presente e bisogna prendere atto che lamelle, subbi e rocche vanno di pari passo con modem e mouse. Ma c’è anche qualcosa di più tradizionale, ovvero i tanti corsi fatti per insegnare il mestiere anche partendo dalle basi, o quelli che si rivolgono a chi vuol diventare un manager nel settore tessile-moda. “Il ruolo del PIN è determinante – dice Daniela Toccafondi, presidente del polo universitario, ex assessore comunale e anima storica di Pratofutura – perché per Prato avere una istituzione del genere è un’opportunità che i pratesi non possono non cogliere. Tutti i corsi dell’Università di Firenze che si svolgono a Prato sono legati alla specificità del territorio e a volte troviamo ancora difficoltà a far capire alle aziende che possono far ricorso a noi per la formazione. Imprenditoria e istruzione devono avvicinarsi più che mai in questo periodo storico, anche per fare ricerca”.
AAAIL PIN (POLO UNIVERSITARIO CITTÀ DI PRATO) OFFRE CORSI DI FORMAZIONE O SPECIALIZZAZIONE NEL SETTORE TESSILE

DANIELA TOCCAFONDI, PRESIDENTE DEL POLO UNIVERSITARIO, EX ASSESSORE COMUNALE E ANIMA STORICA DI PRATOFUTURA


NELLA SEDE DEL PROGETTO PRISMA RIVOLTO ALLE START UP DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Molti corsi sono finanziati e quindi non richiedono investimenti da parte delle aziende.
I corsi sono universitari, di alta formazione o di laboratorio di ricerca. I primi sono ovviamente coperti dalle tasse pagate dagli studenti, quelli specializzanti invece possono essere o finanziati dalla Regione Toscana o dalla Comunità Europea e a costo zero o quasi, o a pagamento. Noi cerchiamo sempre di fare corsi che godono di borse di studio e speriamo che le aziende ne finanzino sempre di più. Nel mondo del tessile, salvo una eccezione per un corso sulla sostenibilità per finanziamento e partecipazione, ancora non c’è molta propensione per queste soluzioni.
Qual è l’identikit di chi si iscrive ai corsi legati al tessile?
Ovviamente sono aperti anche a non pratesi ma ci vogliamo distinguere per una specializzazione di settore. Quando sono diventata presidente quasi due anni fa si parlava poco di tessile e si facevano corsi solo a richiesta. Mi sono prefissata l’obiettivo di far conoscere il PIN come specializzato nel tessile-abbigliamento. A Bruxelles, all’assemblea di Euratex, ho raccontato della nostra esperienza del tessile ed il PIN è stato preso ad esempio per il resto d’Europa, anche per figure più di base come filatori e tessitori, che non richiedono un percorso universitario.
Cosa c’è all’orizzonte del PIN riguardo al tessile?
Sta per partire il corso per supply chain management che forma i manager della filiera produttiva, basato sulle fasi della produzione, sui suoi costi e sul miglioramento del processo in funzione della digitalizzazione. C’è bisogno di figure così moderne perché quello che è stato fatto finora sarà soppiantato dalla velocità delle comunicazioni. Da settembre poi ci sarà il primo corso universitario in Italia sul Made in Italy, che si chiama Design del tessile e della moda; è un corso che l’Università di Firenze, che è stata la prima che ci ha creduto fino in fondo, ha voluto che fosse fatto a Prato.
Da pratese… lavorare nel tessile “è figo” o no?
C’è da far capire ai ragazzi che la moda non è solo fare il disegno del modello ma è un mix completo che unisce l’innovazione scientifica alla creatività. Vanno resi appetibili tutti i lavori della filiera, dal manager all’operaio.