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IL PECCI E LA CITTÀ
MASSIMO BARTOLINI, RUGIADA (DEW), 2018
LE MOSTRE DEL CENTRO PECCI CHE CI ACCOMPAGNERANNO FINO ALL’AUTUNNO
DI FRANCESCA LOMBARDI


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1. UN’IMMAGINE DELLA MOSTRA SCHEMA 50
2. NAN GOLDIN, NIGHT VISION FROM MY APARTMENT OF WORLD TRADE CENTER NYC, 2001 3. MASSIMO BARTOLINI, 25 APRILE 1936, 2008 (PH. R. GALASSO) 4. MASSIMO BARTOLINI, UNTITLED (ONDA), 2012 INSTALLATION VIEW DOCUMENTA (13), KASSEL 5. MARCO CINGOLANI, LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI, 1990-91 (PH. CARLO GIANNI)

UN’IMMAGINE DELLA MOSTRA SCHEMA 50
Prosegue la nuova stagione del Centro Pecci, con uno sguardo sempre attento al tessuto sociale e culturale dove è nato e si è consolidato il museo e mantenendo come temi centrali la città, il territorio e alla sua storia. Iniziamo con la mostra Schema 50. Una Galleria fra le Neo-Avanguardie (1972-1994)che celebra il 50° anniversario della fondazione della Galleria Schema (1972 - 1994), spazio di ricerca delle neoavanguardie nazionali e internazionali a Firenze, nella ricorrenza del centenario di nascita del suo fondatore, l’artista Alberto Moretti (Carmignano, Prato, 1922 - 2012). Visitabile fino al 9 ottobre, si tratta della prima mostra museale interamente dedicata all’attività sperimentale della galleria. Ideata da Stefano Pezzato, responsabile di collezioni e archivi del Centro Pecci, e realizzata dal museo in collaborazione con Raul Dominguez, co-fondatore di Schema e direttore di Fondazione Alberto Moretti / Galleria Schema di Carmignano, la mostra presenta un percorso espositivo che si articola in diverse sezioni, individuate fra quanto è stato raccolto e conservato della storia espositiva e culturale di Schema. La galleria apre nel 1972 con le proposte dei giovani architetti radicali celebrati proprio quell’anno a New York. Fino alla sua chiusura nel 1994 rappresenta un
INAUGURA punto di riferimento del panorama artistico italiaIL 16 SETTEMBRE LA MONOGRAFIA no con mostre di artisti come Giuseppe Chiari, Gino De Dominicis,Jan-
DEDICATA nis Kounellis, Luigi Ontani, Vito Acconci, Sol
A MASSIMO LeWitt, Ben Vautier, Giulio Paolini, Giuseppe
BARTOLINI Penone, Gilberto Zorio. Prosegue invece fino al 18 settembreL’arte e la città, una mostra sempre curata da Stefano Pezzato che indaga i rapporti fra arte contemporanea e ambiente urbano attraverso opere provenienti dalle collezioni museali e rari materiali d’archivio. Il percorso espositivo, all’interno dell’ala grande del Centro, si articola in tre sezioni: la


IN QUESTA E NELLA PAGINA ACCANTO: DUE IMMAGINI DELLE MOSTRA L’ARTE E LA CITTÀ
città indagata e interpretata da diversi artisti contemporanei; l’arte prodotta negli ultimi decenni riferita o integrata alla realtà urbana; l’arte contemporanea nel tessuto di Prato e nella cornice stessa del Centro Pecci. Aprono e chiudono il percorso espositivo alcune opere espressamente made in Prato, per ribadire la centralità e influenza della ricerca artistica contemporanea all’interno di questa città, che attraverso il Centro. Grande attesa infine per la monografia che il Centro Pecci dedica a Massimo Bartolini (Cecina 1962) dal prossimo 16 settembre fino all’8 Gennaio 2023. Massimo Bartolini. Hagoromo a cura di Luca Cerizza con Elena Magini sfugge il mero carattere retrospettivo, l’organizzazione cronologica e tematica, ma funziona come un itinerario fatto di incontri sorprendenti e rivelatori. A guidare lo spettatore nel percorso la nuova installazione - la più grande mai realizzata dall’artista - appositamente concepita per gli spazi del museo: una sorta di nuova spina dorsale che conduce alla scoperta di opere appartenenti a momenti diversi della sua carriera. Hagoromo è il titolo di una nota pièce del teatro Noh giapponese, che racconta la storia di un pescatore che un giorno trova l’hagoromo, il manto di piume della tennin, spirito celeste femminile della mitologia giapponese. Alla creatura il pescatore chiede di danzare per restituirle il manto. Hagoromo (1989) è anche il titolo di quella che Bartolini considera la sua prima opera matura: all’interno del suo vecchio studio, su un palco illuminato, un musicista improvvisa una musica per sassofono. Una danzatrice reagisce alla musica, muovendosi dentro un parallelepipedo su ruote, che ha le sembianze di una minuscola unità abitativa. In questa performance sono già anticipati alcuni dei temi e dei caratteri che accompagnano ancora oggi la sua ricerca: la dimensione narrativa, che si sviluppa a partire da omaggi, riferimenti, prelievi di altre storie, opere e biografie; il rapporto con la dimensione architettonica e spaziale; la relazione con la dimensione teatrale e performativa, anche attraverso l’uso del suono e della musica; la delineazione all’interno dell’opera di rapporti tra opposti apparentemente inconciliabili. La mostra è accompagnata da Hagoromo: Massimo Bartolini 1989-2022, la più ampia pubblicazione mai dedicata all›artista toscano: con più di 400 pagine, il volume presenta un ricco apparato iconografico che segue in ordine cronologico tutto il percorso di Bartolini