113 - Le bugie della moda

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LE BUGIE DELLA MODA

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GREENPEACE NEWS - N.113 - II TRIMESTRE 2014 - ANNO XXVIII


SOMMARIO

Bilananc e bil

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E SINT

4 Una piccola bugia fuori moda

NEWS PERIODICO DI GREENPEACE ITALIA

AGRICOLTURA

Nutrire il pianeta senza Ogm

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SPECIALE

Bilancio 2013

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CLIMA

La temperatura sale

Direttore editoriale/ Andrea Pinchera Direttore responsabile/ Fabrizio Carbone Redazione/ Laura Ciccardini, Luigi Lingelli, Cecilia Preite Martinez, Gabriele Salari, Massimo Suraci Archivio foto/ Massimo Guidi Internet/ Alessio Nunzi Progetto grafico/ Saatchi&Saatchi Impaginazione/ Francesca Schiavoni, Paolo Costa Redazione e Amministrazione/ Greenpeace ONLUS Via della Cordonata, 7 00187 Roma email: info.it@greenpeace.org tel: 06.68136061 fax: 06.45439793 Ufficio abbonamenti/ Augusto Carta tel: 06.68136061(231) Sped. in abb. postale -Art.1, Comma 2 - Legge 46/2004 - DBC Roma

11 DAL MONDO

CLICK & CO.

Abbonamento annuo 35 Euro Aut. Tribunale di Roma 275/87 del 8.5/87

Foto copertina/ © Andrea Massari/Greenpeace Questo periodico è stampato su carta amica delle foreste: carta riciclata contenente alte quantità di fibre post-consumo e sbiancata senza cloro.

EDITORIALE di GIUSEPPE ONUFRIO

IL BILANCIO del 2013 chiude con una associazione in crescita, circa cinquemila sostenitori in più e un bilancio di campagna molto positivo. L'ufficio italiano di Greenpeace ha mobilitato sulla campagna “Save the Arctic” ben 321 mila persone, primo ufficio in Europa e quinto nel mondo. A fronte di questi risultati importanti, la questione artica e quella climatica rimangono estremamente critiche. È di queste ore la notizia della messa in produzione della piattaforma petrolifera della Gazprom, proprio quella che è stata oggetto della protesta degli Arctic30, la prima in un'area di mare che ghiaccia per otto mesi all'anno. Dunque cattive notizie dall'Artico, ma anche dall’Ucraina in crisi, che ci ricordano la rilevanza geopolitica delle risorse energetiche per un Paese come la Russia, la cui economia dipende fortemente dalle esportazioni di combustibili fossili. In queste settimane l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate change) dell'ONU, pubblicando i lavori del gruppo II e III per il Quinto Rapporto sul Clima, ha ribadito sia l'estrema gravità degli impatti dei cambiamenti climatici in atto sia - ed è fondamentale - che tecnicamente è ancora possibile evitare la catastrofe climatica. Crisi del clima e tensioni geopolitiche sulle risorse fossili, dal petrolio artico al gas russo, sono due facce della stessa medaglia e dovrebbero portare la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per uscire dall'era delle fossili. Dunque si va confermando ciò che sosteniamo da tempo: la difesa dell'ecosistema artico, quella del clima globale e quella della pace si intrecciano strettamente e la soluzione a queste crisi è una rivoluzione energica basata su efficienza e rinnovabili. Questa rivoluzione è già in corso e, dopo un rallentamento nel 2013, sembra riprendere a livello globale, mentre in Italia le politiche dei governi in questi ultimi anni hanno rallentato se non

quasi fermato il mercato delle rinnovabili, che comunque per inerzia ha continuato a crescere superando il 33 per cento del consumo interno di elettricità, un risultato notevole se pensiamo che nel piano del 2010 l'obiettivo – certo al ribasso per i compromessi fatti con i produttori fossili – era del 26 per cento al 2020. In questo quadro il fatto che il nuovo amministratore delegato di Enel sia Francesco Starace, ex ad di Enel Green Power, il ramo "pulito" del gruppo, sembra un passo in avanti. Altrettanto possiamo dire delle prime notizie sul nuovo piano industriale della maggiore azienda elettrica italiana, che dovrebbe basarsi per il nostro Paese su attività centrate sull'efficienza negli usi dell’energia. Seguiremo con attenzione cosa accadrà alla prova dei fatti e se l'opzione carbone verrà effettivamente abbandonata, pur se in maniera progressiva, come sembra. Riparte intanto la campagna internazionale per la protezione delle api, con una indagine europea sulla contaminazione del polline. La più ampia gamma di residui di pesticidi è stata rilevata nei campioni di polline raccolti in Italia, specialmente quelli prelevati in prossimità dei vigneti. Eppure parliamo del principale degli insetti impollinatori, la cui tutela è decisiva per le sorti dell'agricoltura. Infine, c’è stato un cambio ai vertici della nostra associazione. In aprile è scaduto il mandato di Ivan Novelli come presidente di Greenpeace Italia. Ivan ha dato una mano importantissima in questi anni di crescita dell'organizzazione, e lo ringraziamo di cuore. Auguri a chi prende il suo posto: Andrea Purgatori, giornalista e autore televisivo, con il quale lavoreremo per proseguire nel percorso di crescita e di capacità di cambiamento di Greenpeace nel nostro Paese.


SPECIALE

UNA PICCOLA BUGIA FUORI MODA #THEKINGISNAKED

INQUINAMENTO

© Francesco Alesi/Greenpeace

di CHIARA CAMPIONE

OGGI VOGLIAMO RACCONTARVI una storia che ancora non ha un lieto fine. In un regno non troppo lontano un piccolo re veniva viziato da sua madre, la Regina, che voleva per lui solo gli abiti più belli e preziosi. Il piccolo re riusciva a vedere in quegli abiti di lusso qualcosa che sfuggiva alla sua mamma. Incubi tossici dai nomi difficilissimi come ftalati o perluorurati contaminavano quegli abiti e lui decise di non indossarli rimanendo nudo e chiedendo al suo popolo di unirsi a lui nella richiesta di una moda libera da sostanze tossiche per sé e tutti i bimbi del regno. Questa è la storia che abbiamo raccontato insieme a lui, e a decine di migliaia di persone, dopo aver scoperto grazie a delle analisi l’incubo tossico che si nasconde dentro gli abiti per i più piccini. Parliamo di marchi del lusso italiano e francese come Versace, Dolce&Gabbana e Louis Vuitton. Abbiamo deciso di far parlare per noi un bambino perché con la sua innocenza e sincerità riuscisse a far aprire gli occhi agli adulti: genitori e amministratori delegati delle grandi aziende di moda. Greenpeace ha infatti testato 27 prodotti di otto case d’Alta moda; 16 di questi (otto dei quali Made in Italy) sono risultati positivi per una o più delle seguenti sostanze chi-

miche: nonilfenoli etossilati, ftalati, composti perflorurati e polifluorurati, antimonio. La più alta concentrazione di nonilfenoli è stata rilevata in una scarpa ballerina Louis Vuitton fabbricata in Italia e venduta in Svizzera, mentre la concentrazione più elevata di PFCs in una giacca di Versace. Alcune di queste sostanze, quando vengono rilasciate nei corsi d’acqua durante la loro produzione oppure dai vestiti stessi durante il lavaggio, hanno la proprietà di accumularsi negli organismi viventi e di essere dei perturbatori endocrini. ALLA SETTIMANA DELLA MODA Abbiamo svelato quest’incubo tossico nello stesso momento in cui questi grandi brand speravano di far sognare i loro consumatori presentando le loro nuove collezioni: alla Settimana della moda di Milano, con un’azione spettacolare nella Galleria Vittorio Emanuele. E da Città del Messico ad Amburgo, genitori e figli si sono uniti al Piccolo Re nel chiedere a questi mercanti di produrre vestiti di cui poter andare fieri. In Italia in 15 città piccoli e regali cortei hanno accompagnato il nostro re nudo a far visita ai negozi di questi brand. Come noi decine di migliaia di consumatori e genitori pensano che i marchi dell’Alta moda debbano tener fede alla loro reputazione e diventare leader di una moda

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libera da sostanze pericolose. Assumendo l’impegno Detox per le loro filiere, marchi come Valentino e Burberry hanno già dimostrato che si possono produrre vestiti di lusso senza danneggiare l’ambiente. Cosa aspettano invece Versace, Louis Vuitton, Dior o Dolce&Gabbana? Poco importa se questi prodotti lussuosi possiamo permetterceli o no. Il lusso forse è per pochi ma l’inquinamento di cui questi brand sono responsabili e davvero per tutti. A seguito delle nostre azioni i marchi del lusso si sono difesi rassicurando i loro consumatori di produrre i propri abiti nel rispetto della legge. Ma per noi non è abbastanza e non dovrebbe esserlo nemmeno per voi. Il nostro piccolo re sta chiedendo a questi marchi di essere all'altezza dell'immagine che vendono di loro stessi e dei loro prodotti . Sono già venti le aziende che hanno sottoscritto finora l’impegno Detox di Greenpeace, con l’obiettivo di assicurare la trasparenza della filiera, richiedendo ai propri fornitori di azzerare gli scarichi delle sostanze chimiche pericolose e di pubblicare i dati su di essi entro il 2020. Continuate ad aiutare il nostro piccolo re e seguiteci su: www.greenpeace.org/italy/it/The-kingis-naked/


VERSO EXPO 2015 NUTRIRE IL PIANETA SENZA OGM

di FEDERICA FERRARIO

© Matteo Nobili/Greenpeace.

AGRICOLTURA

A UN ANNO DA EXPO2015, l’appuntamento che farà del nostro Paese la capitale mondiale dell’alimentazione, in Italia è allarme OGM. Nel momento in cui andiamo in stampa, gli occhi sono puntati sul Tar del Lazio che deve pronunciarsi sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso venisse accolto, si rischia di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate. Tutto il comparto agricolo ne risulterebbe gravemente compromesso: un colpo durissimo per l'ambiente, i nostri prodotti, il “made in Italy”, le produzioni biologiche, le esportazioni e la libertà di scelta dei cittadini. Per ribadire gli effetti che le coltivazioni OGM causerebbero all’agricoltura, alla biodiversità naturale e all’economia del Paese, Greenpeace insieme alla Task Force per un’Italia libera dagli OGM ha organizzato a Milano, ad aprile, l’incontro “Verso Expo 2015: Nutrire il pianeta senza OGM”. Vi ha partecipato, fra gli altri, Wes Shoemyer, un agricoltore del Missouri venuto in Italia a testimoniare le conseguenze e i problemi legati all’uso di OGM in agricoltura. Shoemyer ha spiegato come la strada

delle coltivazioni transgeniche sia una scelta senza ritorno. Negli Stati Uniti, dove il 73 per cento dei semi è stato geneticamente modificato per tollerare gli erbicidi, gli agricoltori non riescono a uscire dal circolo vizioso in cui sono finiti. Chi ha acquistato sementi brevettate deve per contratto continuare a farlo per un periodo determinato. Così, negli Stati Uniti, la Monsanto ha già fatto causa a numerosi agricoltori per violazione contrattuale. Il problema risiede anche nei costi sempre crescenti delle sementi OGM e, come già accade in alcune zone, nella difficoltà a reperire sementi di varietà non modificate. Per restare al solo costo delle sementi, dal 1975 al 1997 – prima dell’era OGM – per la semina di un campo di soia l’agricoltore investiva nell’acquisto dei semi dal 4 all’8 per cento del reddito lordo derivante dalla coltivazione. Nel 2009 le sementi OGM costavano il 22,5 per cento del reddito ottenuto. Idem per il mais. Nel 2001, il prezzo medio dei semi OGM era di 110 dollari, rispetto agli 85 delle sementi convenzionali. Nel 2012, il prezzo medio delle sementi di mais OGM era salito a 263 dollari per unità, mentre le varietà convenzionali si attestano su una media di 167 dol-

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lari. Inoltre, secondo uno studio della Washington State University, è previsto un aumento significativo dei prezzi delle sementi OGM resistenti agli erbicidi rispetto ai semi convenzionali, nel momento in cui tali colture venissero autorizzate nell'Unione Europea. PROMESSE TRADITE Shoemyer ha spiegato che all’inizio anche lui, come tanti agricoltori statunitensi, aveva creduto alle promesse delle aziende del biotech. Avevano raccontato loro che sarebbero stati necessari meno pesticidi e avrebbero ottenuto maggiori profitti, invece nessuna promessa è stata mantenuta. Ora devono combattere con piante infestanti e insetti resistenti ai pesticidi, mentre i costi delle sementi OGM sono in continuo aumento. Distintività, qualità e tipicità sono le strade vincenti per la nostra agricoltura. Wes Shoemyer ha iniziato la riconversione della sua azienda un anno fa per abbandonare gli OGM; che strada prenderà l’Italia? Per Greenpeace la scelta possibile è una sola, mantenere l'Italia libera dagli OGM, per questo vogliamo ribadire al Presidente del Consiglio Renzi e al governo la necessità di varare un decreto con effetto immediato contro le semine OGM.


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Bilancio sociale e bilancio di esercizio 2013

SINTESI

La versione completa è disponibile sul sito all’indirizzo www.greenpeace.org/italy/bilancio

Lettera del Presidente (estratto) Nel corso del 2013, la vicenda che ha segnato nel modo più significativo le attività di Greenpeace in Italia è stata la campagna globale per la difesa dell’Artico dalle trivellazioni petrolifere. La vicenda giudiziaria e la prigione per i due giornalisti freelance e i 28 attivisti di Greenpeace, tra cui Cristian D’Alessandro, ha rappresentato uno dei momenti più importanti per l’intera storia della nostra Associazione, sia a livello globale che in Italia. La dura detenzione di due mesi dei nostri attivisti ha dato alla campagna per la difesa dell’Artico e del Clima un elemento “drammatico” che a mio avviso è adeguato all’allarme ambientale che lega due aspetti: i rischi elevatissimi per l’ecosistema artico in caso di incidente petrolifero e i rischi globali dei cambiamenti climatici legati all’uso delle fonti fossili. La reazione delle autorità russe, sicuramente spropositata per una azione dimostrativa nonviolenta, è con ogni probabilità legata al declino atteso della produzione di petrolio, da cui quel Paese trae la sua ricchezza e, dunque, dalla corsa disperata per aprire altri pozzi anche in luoghi dove le estrazioni sono difficili e pericolose. La stessa cosa si può dire, per altri versi, per l’estrazione di petrolio da scisto in Canada: col declino delle risorse convenzionali si punta a quelle marginali, sempre più rischiose e sempre più sporche. Ma gli scenari della “rivoluzione energetica” che Greenpeace propone già da diversi anni e di cui ha pubblicato nel 2013 un nuovo rapporto aggiornato per l’Italia, dimostrano che l’uscita dall’era delle fonti fossili è possibile e ha costi accettabili. Questo non potrà mai avvenire, però, senza la mobilitazione di milioni di cittadini; per l’Artico sono state raccolte la cifra record di 5 milioni di firme online, di cui 321 mila dall’Italia. Segno anche della nostra continua crescita in campo digitale: Greenpeace è in Italia tra i primi 10 “brand” per capacità di coinvolgimento nei social media. Anche in altri settori siamo intervenuti in modo efficace. Lanciata la sfida ai grandi marchi della moda, cui abbiamo chiesto di eliminare le sostanze tossiche e le materie prime da deforestazione dalle loro filiere produttive, si sono avuti riscontri positivi da alcuni leader del settore e va segnalato che la prima azienda tessile che ha aderito agli standard ambientali chiesti da Greenpeace è una azienda italiana. Si è avviato un progetto – che continuerà anche in futuro – sul tema della difesa delle api, avvelenate da alcuni pesticidi che grazie anche al nostro lavoro sono stati temporaneamente banditi dall’UE; si tratta di una campagna importante in sé e anche simbolicamente per una agricoltura a minore impatto. Alcune delle attività programmate da questa e da altre campagne sono state compresse quest’anno dall’emergenza della questione artica: continueremo a lavorarci con l’impegno che si meritano nel 2014.

Campagne Le linee strategiche delle campagne di Greenpeace sono definite all’interno del Programma internazionale a medio-lungo termine. Questa programmazione definisce anche un ordine di priorità che tuttavia può essere modificato, in relazione ad eventi non programmati: è esattamente quanto è accaduto a fine 2013, con l’arresto e la detenzione degli Arctic 30 da parte della Russia.

LE PRIORITÀ GLOBALI 1. La priorità principale è quella della salvaguardia del clima globale, con focus specifici nel settore energetico, con una strategia che mira a contrapporre fonti energetiche “sporche” (inquinanti e/o climalteranti) come carbone, petrolio e

nucleare, allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza. 2. Strettamente legata alla questione climatica è quella della protezione delle foreste: oltre a rilasciare in atmosfera notevoli quantità di gas serra, la deforestazione ha effetti drammatici anche sulla riduzione della biodiversità planetaria e sulle popolazioni locali. 3. La terza priorità è la protezione del mare e degli oceani, con focus sulla promozione delle riserve marine, il contrasto alla pesca pirata e distruttiva e la difesa delle attività di pesca sostenibili. Una strategia particolare è stata sviluppata per la campagna Balene che è riuscita a portare le ragioni della tutela in un contesto difficile come quello del Giappone, maggior Paese baleniero al mondo. 4. Sugli OGM sono previste attività per rendere più efficace il processo di valu-

tazione degli impatti, intervenendo non solo sui singoli prodotti, ma sull’intera procedura autorizzativa. La campagna si sta inoltre sviluppando, anche in Europa, con una particolare attenzione ai temi più generali della sostenibilità delle produzioni agricole. 5. Sul tema pace e disarmo continuano alcune attività limitate: al momento Greenpeace ritiene necessario fornire il suo contributo su questi temi con l’affermazione di un sistema socioeconomico più giusto, attraverso le attività delle altre campagne. 6. La campagna Inquinamento ha infine avviato una serie di iniziative che a partire dalla questione dell’inquinamento dell’acqua, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, mettono all’attenzione del pubblico mondiale le problematiche connesse all’uso (e persistenza) di sostanze tossiche nelle filiere globali dell’industria tessile.

I. Bilancio sociale e bilancio di esercizio 2013 SINTESI

Anche nel 2013, nonostante le difficoltà della crisi economica, i sostenitori sono cresciuti, da 63 mila a 68 mila, e, grazie a loro si consolida la base economica dell’Associazione. Il Presidente Ivano Novelli


LE ATTIVITÀ IN ITALIA

II. Bilancio sociale e bilancio di esercizio 2013 SINTESI

Rispetto alle linee programmatiche generali, Greenpeace Italia, dopo aver riattivato nel 2006 la campagna Energia e Clima (con un focus particolare sui temi carbone, efficienza energetica ed energie rinnovabili), ha rilanciato sin dal 2007 anche le attività contro il nucleare, culminate durante la campagna referendaria del 2011. L’obiettivo è quello di una “rivoluzione energetica” basata su efficienza e rinnovabili e sulla chiusura progressiva delle centrali a carbone. Per la prima volta in occasione delle elezioni politiche del 2013, Greenpeace ha impegnato direttamente i candidati per ribadire la centralità della “questione energetica” rispetto alle prospettive generali del Paese. Già nel 2012 è stato lanciato anche il tema dell’impatto sanitario delle centrali a carbone che è proseguito nel 2013 con una nuova ricerca a livello europeo. La campagna Foreste si è orientata in modo specifico sul ruolo delle aziende della filiera della carta (dall’editoria al tissue) e di quelle del settore della pelle e della moda: queste, nel nostro Paese, sono grandi “consumatrici” di materia prima forestale. Anche la campagna Mare ha rivolto la sua attenzione alle aziende del settore della produzione di tonno in scatola, continuando a sviluppare anche le attività sul Santuario dei cetacei rafforzate con uno specifico progetto “intercampagna” sull’inquinamento del mare. Dal 2012 si sono iniziate le attività contro le trivellazioni petrolifere off-shore nel Canale di Sicilia, su cui si è continuato a lavorare anche nel 2013. La campagna globale contro le trivellazioni in Artico, e la lunga vicenda degli “Arctic30” imprigionati illegittimamente in Russia (tra cui l’attivista italiano Cristian D’Alessandro), ha visto una forte mobilitazione anche in Italia. La campagna Inquinamento con la campagna Foreste, ha lanciato un progetto per chiedere ai marchi dell’Alta moda di impegnarsi sia a una produzione a deforestazione zero che all’eliminazione degli scarichi che inquinano le risorse idriche.

Comunicazione La campagna energia e clima, e le elezioni politiche Il 2012 si era chiuso con la partenza della campagna “IoNonViVoto”, con l’obiettivo di fare pressione sulle scelte in campo energetico dei partiti, in vista delle elezioni 2013. Il 2013 è partito dalla stessa campagna, sempre avente come obiettivo le elezioni del 24 e 25 febbraio. Se i risultati sono stati relativamente buoni sul web (circa 52 mila firme raccolte), una certa risonanza ha avuto la diffusione (100 mila copie a Roma) di un intero numero falso del quotidiano freepress “Metro”. A maggio

è avvenuta la distribuzione ai parlamentari del DVD “Uno al Giorno”, con il corto realizzato dal regista Domenico Calopresti, in appoggio alla campagna contro il carbone ENEL: la consegna è stata accompagnata da un’uscita a pagina intera su “Il Fatto Quotidiano”.

“The fashion duel” Contemporaneamente, a partire da gennaio, è iniziata l’attività “The Fashion Duel”, nell’ambito delle campagne Detox e Foreste. La strategia di comunicazione ha puntato alla mobilitazione del pubblico sensibile al mondo della moda, e al coinvolgimento delle fashion blogger al fine di aumentare tale mobilitazione, con l’obiettivo di impegnare i marchi dell’Alta moda a produrre capi privi degli inquinanti individuati da Greenpeace. Il lancio è avvenuto a fine febbraio con un video interpretato da Valeria Golino, che ha ottenuto circa 300 mila visualizzazioni sul sito di Repubblica.it, uno dei risultati più importanti mai raggiunti da Greenpeace in Italia. Nei giorni successivi, le azioni durante la Settimana della moda hanno garantito una vasta copertura: in particolare, la “sfilata verticale” di una modella-climber sulla parete del Castello Sforzesco.

Salviamo le api La campagna per il divieto immediato dell’utilizzo di tutti i pesticidi nocivi per le api e per la promozione di pratiche di agricoltura sostenibile in tutta Europa, ha vissuto varie fasi. In un primo momento, a partire da aprile, il terreno è stato preparato con il lancio del rapporto “Api in declino”, ancora in assenza dei veri e propri strumenti di mobilitazione. Il lancio della campagna online – sulla piattaforma “salviamoleapi.org” – è avvenuta a giugno, con risultati eccellenti, in termini di sign-up, interazione sui social e mobilitazione off-line.

La campagna “Save The Arctic” e gli “A30” La campagna internazionale “Save the Arctic”, lanciata a giugno 2012, è stata protagonista anche nel corso del 2013. Nella prima parte dell’anno con attività di comunicazione a bassa intensità: il lancio della gallery “Abbracci Polari”, la spedizione a piedi sul pack artico, le immagini dei “cuori” composti in diversi luoghi del mondo per la “giornata della Terra”, la “pedalata polare” che in Italia ha coinvolto migliaia di persone, tra Roma e altre città. Nel frattempo si erano svolte la scalata del grattacielo Shard di Londra (nuova opera di Renzo Piano), che ha avuto una grande visibilità, e le azioni spettacolari nel mare del Nord e al Gran Premio di Formula 1 del Belgio in agosto. Solo tre giorni dopo la pedalata polare, tuttavia, un’azione presso una piattaforma

russa della Gazprom si è conclusa con l’arresto di tutto l’equipaggio e il sequestro della nave Arctic Sunrise: una reazione esagerata, e condita da accuse inesistenti, che ha occupato l’intera organizzazione fino alla vigilia di Capodanno, quando anche l’ultimo attivista è tornato a casa. La vicenda degli “Arctic 30” ha rappresentato uno dei momenti di maggiore esposizione mediatica di Greenpeace in tutta la sua storia. Sicuramente, in Italia, il maggiore dopo la campagna contro i test atomici a Mururoa nel 1995 e superiore anche al Referendum sul nucleare del 2011. L’angolo preferito dai media è stato quello “nazionalista”, vista la presenza di un italiano tra gli arrestati. Non sono però mancati servizi di approfondimento su quotidiani e magazine che hanno collegato la situazione degli Arctic 30 alle mire dei giganti petroliferi nell’Artico.

Altre comunicazioni Importante, l’11 marzo, il secondo anniversario dell’incidente di Fukushima e, ad aprile, il tour europeo dell’Arctic Sunrise che ha fatto tappa a Trapani e Favignana con attività legate alla campagna di appoggio alla pesca sostenibile. A giugno c’è stata la petizione al ministero della Salute contro gli OGM e il lancio del rapporto “Silent Killers”, sugli effetti del carbone sull’ambiente e sulla salute umana. A luglio, tra le altre cose, ha avuto un buon riscontro anche in Italia l’azione alla centrale nucleare di Tricastin in Francia.

WEB E SOCIAL Nel corso del 2013 Greenpeace Italia ha creato una Unità digitale, all’interno dei Dipartimenti Comunicazione e Raccolta Fondi. Tale cambiamento non è solo strutturale, e neanche una semplice apertura di nuovi canali. Al contrario, riflette una direzione da tempo intrapresa da Greenpeace, con lo scopo di valorizzare i canali digitali e sfruttare con efficacia tutte le potenzialità di comunicazione e mobilitazione da essi offerti. Nel 2013, il numero dei cyberattivisti – coloro che accettano di impegnarsi in azioni online, petizioni, diffusione di messaggi virali – ha raggiunto i 486 mila contro i 472 mila del 2011 (una pulizia del database ha portato a cancellare circa 150 mila indirizzi). È continuata anche la crescita dei contatti sui social network: i fan dell’account Facebook sono passati da 294 mila a 391 mila, e i follower di Twitter da 234 mila a 305 mila. Il sito Web conferma – con un leggero rialzo – gli alti volumi di traffico raggiunti nel 2011 e poi nel 2012. Il numero di persone che ogni mese hanno aperto le pagine di Greenpeace, infatti, è pari a 1 milione e 803 mila (38 mila in più del 2012), per una media mensile di 150 mila visitatori unici.


Raccolta fondi Se il primo pilastro di Greenpeace è rappresentato dalle sue campagne, il secondo è senz’altro costituito dalla raccolta fondi, come e più di altre organizzazioni non profit. Il motivo è semplice: l’obiettivo dell’indipendenza condiziona fortemente il modo di raccogliere finanziamenti da parte di Greenpeace. Le policy – a livello globale – impediscono all’organizzazione di accettare fondi da aziende, governi o istituzioni. L’unica possibilità che rimane è di rivolgersi alle singole persone che credono negli obiettivi di Greenpeace e nella sua capacità di perseguirli; attualmente si tratta di circa tre milioni di persone in tutto il mondo.

I donatori

Il risultato economico

Anche nel 2013 la raccolta fondi ha proseguito il consolidamento delle strategie già avviate: in termini di acquisizione, soprattutto il dialogo diretto e la conversione in donatori degli attivisti online. Il numero dei donatori attivi nel corso del 2013 è pari a 68.022 (+ 4.959 rispetto al 2012): si tratta del numero più alto raggiunto nella storia di Greenpeace in Italia. I donatori periodici (ovvero che tornano a donare periodicamente grazie all’addebito bancario o alla carta di credito) sono cresciuti da 54.403 a 58.557. Oggi i donatori periodici sono più dell’86 per cento del totale degli attivi, e rappresentano un elemento di stabilità dell’organizzazione.

Per quanto riguarda i risultati economici, ecco i dati di sintesi: t i proventi da Raccolta Fondi sono pari a 6 milioni e 831 mila euro, in aumento del 12,5 per cento rispetto all’anno precedente; t gli oneri (ovvero gli investimenti in Raccolta Fondi) crescono dell’1,2 per cento, quindi con una dinamica nettamente inferiore rispetto alla crescita dei proventi; t JM SJTVMUBUP OFUUP QFS FGGFUUP EJ RVBOUP detto sopra, cresce del 20,9 per cento; t l’indice di efficienza dell’attività di Raccolta Fondi migliora rispetto al 2012.

Stato patrimoniale e Rendiconto della gestione Stato patrimoniale al 31.12.2013 Valori in euro

A) Crediti verso associati per versamento quote B) Immobilizzazioni I. Immobilizzazioni immateriali

31.12.2013

31.12.2012

2.560

2.945

PASSIVO

31.12.2013

31.12.2012

1.357.568

910.547

51.646

51.646

1) Risultato gestionale esercizio in corso

447.021

-110.995

2) Risultato gestionale da esercizi precedenti

858.901

969.896

404.632

476.926

404.632

476.926

357.567

294.379

1.585.043

1.652.949

A) Patrimonio Netto I - Fondo di dotazione dell’ente

209.681

264.290

74.773

99.628

2) Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno

9.460

13.690

3) Spese manutenzioni da ammortizzare

65.313

85.938

III - Patrimonio libero

B) Fondi per rischi e oneri II. Immobilizzazioni materiali 2) Impianti e attrezzature 3) Altri beni

III. Immobilizzazioni finanziarie 3) Altri titoli

C) Attivo circolante I. Rimanenze 4) Prodotti finiti e merci (merchandise) 6) Altri beni destinati alla vendita

II. Crediti 2) Verso altri 2.1) Crediti verso Organizzazioni Greenpeace 2.2) Crediti verso Altri

IV. Disponibilità liquide 1) Depositi bancari e postali 3) Denaro e valori in cassa

D) Ratei e risconti attivi

133.875

163.629

23.806

33.930

110.069

129.699

1.033

1.033

1.033

1.033

3.488.492

3.041.516

202.454

214.206

23.974

14.206

178.480

200.000

1.009.362

603.944

1.009.362

603.944

95.091

6.891

914.271

597.053

2.276.676

2.223.366

2.274.562

2.222.495

2.114

871

4.786

28.923

3.705.519

3.337.674

2) altri

C) Trattamento di fine rapporto

D) Debiti 3) debiti verso banche

50.993

35.273

4) debiti verso fornitori

549.683

541.118

5) debiti tributari

101.048

88.881

6) debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale

139.616

134.158

7) altri debiti

294.329

259.313

8) debiti verso organizzazioni Greenpeace

449.374

594.206

709

2.873

3.705.519

3.337.674

31.12.2013

31.12.2012

Conti d’ordine

26.250

26.250

Totale conti d’ordine

26.250

26.250

E) Ratei e risconti passivi Totale passività

Totale attività

CONTI D’ORDINE

III. Bilancio sociale e bilancio di esercizio 2013 SINTESI

ATTIVO


Rendiconto della gestione 2013 a proventi ed oneri Valori in euro (SEZIONI DIVISE E CONTRAPPOSTE) ONERI 1) Oneri da attività tipiche

31.12.2013

31.12.2012

PROVENTI

2.800.196

2.712.532

Campagne di cui:

2.034.128

1.986.707

1) Proventi da attività tipiche 1.1) Contributi su progetti

1.2) Servizi

1.3) Contributi da soci e associati

1.646.362

1.599.783

1.4) Personale

387.766

386.924

1.5) Sopravvenienze attive

Supporto alle Campagne di cui:

766.068

725.825

1.6) Contributi da GPI

1.2) Servizi

326.223

353.583

1.4) Personale

439.845

372.242

2.621.167

2.589.822

2.1) Attività promozionale per acquisizione nuovi sostenitori

1.813.344

1.809.033

a) Costi acquisizione nuovi sostenitori

1.813.344

1.809.033

2.2) Attività per rinnovo e sollecito sostenitori già donatori

416.689

447.031

2.3) Attività per raccolte specifiche

48.774

43.941

a) 5 x 1000

48.774

43.941

2) Oneri promozionali e di raccolta fondi

27.467

165.372

6.831.275

6.071.172

831.637

880.233

5.073.158

4.430.484

2.3) Contributi da Altri

830.228

604.251

a) 5 x 1000

803.836

602.076

2) Proventi da raccolta fondi 2.1) Contributi da nuovi sostenitori

2.2) Contributi da sostenitori già donatori

2.175

25.165

-

96.252

156.204

72.628

34.979

72.628

34.979

18.566

16.797

18.566

16.797

16.365

27.918

13.696

24.871

2.669

3.047

7.100.157

6.431.087

3) Oneri da attività accessorie

3) Proventi da attività accessorie

3.2) Servizi

28.234

26.896

2.366

10.280

-

48.401

10.757

10.782

10.757

10.782

3.4) Personale 3.6) Oneri diversi di gestione

4) Oneri finanziari e patrimoniali 4.2) Interessi su altri prestiti

6) Oneri di supporto generale

3.5) Altri proventi

4) Proventi finanziari e patrimoniali 4.1) Interessi attivi da depositi bancari

1.163.934

1.133.131

6.2) Servizi

346.049

308.716

6.6) Proventi diversi di gestione

6.3) Godimento beni di terzi

171.715

165.920

6.7) Contributi da GPI

6.4) Personale

455.041

443.337

6.5) Ammortamenti 6.6) Oneri diversi di gestione

IV. Bilancio sociale e bilancio di esercizio 2013 SINTESI

1.227

c) Lasciti

2.4) Contributi da GPI su raccolta fondi

10.238

TOTALE ONERI Avanzo di Gestione

Greenpeace Onlus Il Chief Finance Officer Dott. Romolo Cicchetti

70.356

68.451

120.773

146.707

6.653.136

6.542.082

447.021

39.479 4.963

289.817

95.815

280.221

-

70.407

342.360

26.482

161.323

5.040

2.4) Oneri generali di coordinamento su attività di raccolta

57.082

31.12.2012

128.816

b) Liberalità ricevute tramite gruppi di volontari

3.1) Materie prime

31.12.2013

6) Proventi di supporto generale

TOTALE PROVENTI Disavanzo di Gestione

110.995

Greenpeace Onlus Il Presidente del Consiglio Direttivo Ivano Novelli


LA TEMPERATURA SALE di LUCA IACOBONI

L’EUROPA NON DECIDE

© Tomas Halasz/Greenpeace

CLIMA

NULLA DI FATTO. Tutto rimandato. Questo è stato l’esito del Consiglio Europeo tenutosi a Bruxelles il 20-21 Marzo. I Capi di Stato e di Governo europei, chiamati a stabilire gli obiettivi comunitari al 2030 in tema di energia e clima, hanno preso la via più facile: non decidere. E così a rimetterci sono ancora una volta l’ambiente e i cittadini. Nel frattempo l’IPCC – il braccio scientifico dell’Onu sul climate change – con la pubblicazione della seconda parte del Rapporto sui cambiamenti climatici, ha evidenziato nuovamente la gravità del riscaldamento globale in atto e ha lanciato un monito affinché si mettano subito in campo tutti gli strumenti possibili per mitigarne le conseguenze. Di fronte a uno scenario così critico, il Consiglio Europeo ha deciso di temporeggiare, limitandosi a comunicare che una decisione verrà presa entro ottobre. Ma di tempo da perdere non ce n’è, e per di più le trattative partono da basi davvero poco ambiziose. La proposta della Commissione Europea si limita a un abbattimento del 40 per cento delle emissioni di CO2 e prevede una quota di almeno il 27 per cento per le energie rinnovabili, obiet-

tivo quest’ultimo non vincolante a livello nazionale e dunque assolutamente inefficace. L’efficienza energetica non viene neppure nominata. Strano, dal momento che la stessa Commissione ha evidenziato in un proprio studio come un obiettivo vincolante sulle rinnovabili sarebbe in grado di creare crescita economica, nuovi posti di lavoro e, naturalmente, impatti positivi per l’ambiente. Proprio per queste ragioni Greenpeace continua a proporre con forza la propria soluzione. Tre obiettivi vincolanti: 55 per cento di taglio della CO2, 45 per cento come quota da rinnovabili e 40 per cento di incremento dell’efficienza energetica. Questa Rivoluzione Energetica non ha controindicazioni, se non quella di andare contro gli interessi delle grandi multinazionali dell’energia fossile, che continuano a fare profitti bruciando carbone e petrolio e lucrando sulla salute dell’ambiente e dei cittadini. APPELLO A RENZI In questo momento fondamentale per le sorti del Pianeta, l’Italia, con il suo nuovo premier, non si sta certo distinguendo per

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lungimiranza e coraggio. Matteo Renzi e il suo “governo del fare” hanno deciso di non fare nulla su clima ed energia. Più di 16 mila persone in meno di 48 ore hanno scritto al Presidente del Consiglio su Twitter – il suo social media preferito – chiedendogli di rendere l’Italia un paese leader contro i cambiamenti climatici. Nulla ha contato la possibilità, puntando sulle rinnovabili, di creare 20 mila posti di lavoro al 2020, pari all’incirca al totale degli occupati negli stabilimenti Fiat in Italia. A niente è valso perfino il possibile risparmio totale di 380 miliardi di euro, una media di 9,5 miliardi l’anno da qui al 2050, cifra paragonabile al famoso taglio di 10 miliardi dell’Irpef promesso dal premier. Tutto è passato in secondo piano di fronte a più sporchi interessi, come carbone, petrolio e nucleare. I leader europei sono adesso attesi a una prova d’appello, forse l’ultima, durante il prossimo Consiglio Europeo che si terrà sempre a Bruxelles il 26-27 giugno. Hanno dichiarato che in tale sede si chiarirà la posizione dell’Ue sugli obiettivi al 2030. Noi ci batteremo affinché si decida finalmente di prendere la strada giusta, quella della Energy Revolution.


P&G PROMETTE UN IMPEGNO CONTRO LA DEFORESTAZIONE sione da parte dell’opinione pubblica. Le foreste indonesiane scompaiono a una velocità pari a nove piscine olimpioniche al minuto a causa della coltivazione di palma da olio. Le nostre recenti pubblicazioni hanno dimostrato come nelle concessioni dei fornitori di P&G, si siano verificate diverse uccisioni di oranghi e siano stati allestiti dei cimiteri di questi animali, brutale pratica utilizzata per allontanare altri oranghi dalle coltivazioni. Tutto a scapito di specie chiave per l’ecosistema come l’orango, l’elefante pigmeo del Borneo e la tigre di Sumatra. Consideriamo questo impegno un grande passo avanti per la protezione dell’habitat di queste specie e il rispetto delle comunità locali ma è meno ambizioso di quanto ci saremmo aspettati quanto ai tempi di implementazione. Avendo stabilito come data per il loro impegno il 2020, permettono, infatti, ai fornitori di convertire le foreste in piantagioni di palma da olio per altri sei anni. Chiederemo a P&G di agire prima della data stabilita. Anche altre multinazionali come Wilmar, ColgatePalmolive, Nestlé, L’Oréal, Unilever, Mars e l’italiana Ferrero hanno dimostrato, con delle nuove politiche di acquisto di olio di palma, che cambiare rotta nel settore è possibile. ESPERANZA MORA

© Jimmy Domingo/Greenpeace

LA PROCTER & GAMBLE ha annunciato una nuova politica per controllare l’origine dell’olio di palma e derivati che utilizza per le proprie produzioni e porre fine alla deforestazione. La multinazionale statunitense, che produce beni di consumo per la cura della persona e della casa, ha risposto a settimane di pres-

LA MORTE DI ILARIA ALPI e Miran Hrovatin è stata l’occasione delle solite cerimonie che ci ricordano un Paese che sopravvive, senza alcuna verità, a troppe storie di veleni e misteri. Non è solo sulla loro fine che ancora non abbiamo nessuna certezza. Il ricordo di Ilaria e Miran è dunque il pianto per chi non c’è più e il rimpianto per una verità sempre più inafferrabile perché una mano oscura si leva ogni volta che sorge un barlume di speranza. Dopo le dichiarazioni della Presidente della Camera Boldrini, che auspicavano la rimozione del segreto dalle “carte” sulla morte di Ilaria e Miran, Greenpeace ha chiesto di farla finita anche con i misteri delle “navi dei veleni”. In gran parte si tratterebbe pure di reati prescritti ma è bastato così poco per far rialzare le cortine di fumo: ci dicono che si tratterebbe di “svelare” 152 documenti ma dagli archivi parlamentari (che abbiamo pubblicato) salta fuori che i documenti “secretati” sono circa 750. La rassegna dei soli titoli è un compendio di storia patria ben nota ai più: oltre un centinaio di documenti riguardano il ruolo del faccendiere Giorgio Comerio e dell’ODM (Oceanic Disposal Mangment), una settantina si riferiscono ai traffici di rifiuti tossici e radioattivi. Ce ne sono oltre un centinaio sulle cosiddette “navi a perdere”.

© Greenpeace

CASO ALPI, GIOCHIAMO A CARTE SCOPERTE

E una sessantina riguardano proprio la Somalia, dove due giornalisti (ovviamente senza padrone e protezione) si sono avventurati oltre il limite delle conoscenze a noi comuni mortali concesse. Forse, fermare queste mani oscure è una di quelle poche cose che servono davvero per cambiare verso a un Paese che ancora non può sapere, ma non vuol dimenticare. ALESSANDRO GIANNÌ

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© Andrea Guermani/Greenpeace

© Gabriele Mastrilli/Greenpeace

A VADO LIGURE COME A TARANTO C’È QUALCOSA DI NUOVO sotto il cielo. La scorsa estate era toccato alle acciaierie Ilva di Taranto; adesso, invece, a fermare la produzione è la centrale termoelettrica di Vado Ligure, di proprietà di Tirreno Power. L’11 marzo scorso la Magistratura ha fermato i gruppi a carbone dell’impianto: le indagini epidemiologiche disposte dal Tribunale di Savona “hanno evidenziato un aumento della morbilità e della mortalità, esclusivamente attribuibile alla emissione della centrale”, quantificabile in almeno 353 casi di patologie respiratorie e 94 di asma nei bambini, 1.675 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiache, 251 morti per malattie cardiovascolari, almeno 103 morti per malattie respiratorie; “tutte patologie ed eventi letali […] attribuibili esclusivamente alla Centrale, di entità tale da assumere le dimensioni del disastro”, si legge nell’ordinanza di sequestro. Greenpeace, oltre ad aver promosso numerose azioni legali contro l’impianto, aveva denunciato per prima l’impatto della centrale di Vado Ligure, classificandola – in un rapporto realizzato con l’Università di Stoccarda – come la più letale in Italia. Intanto parte finalmente il monitoraggio ambientale che coinvolgerà 12 comuni liguri. ANDREA BORASCHI

NIENTE TAVOLO PER LE TRIVELLE DA TEMPO CI BATTIAMO per impedire i numerosi progetti di trivellazione che minacciano il Canale di Sicilia. L’istituzione di un “tavolo tecnico” per la salvaguardia del mare, era stato promesso dal presidente della Regione Siciliana Crocetta nel 2013. Nulla di fatto. Nel frattempo stanno per arrivare le autorizzazioni alla “Vega b”, la più grande piattaforma offshore di Edison ed Eni in Italia: si potranno trivellare fino a 21 pozzi al largo di Pozzallo e Gela. Per cosa? Estrarre quantità irrisorie di bitume e garantire due posti di lavoro, essendo la piattaforma automatizzata. Il vero oro per la Sicilia non è quello nero del petrolio, ma il blu del mare. Greenpeace e Wwf hanno lanciato una petizione su Change.org e avviato un tavolo tecnico simbolico protestando davanti al Palazzo della Regione lo scorso 4 Aprile. Le estrazioni petrolifere nel Canale di Sicilia non solo mettono in pericolo l’ecosistema e la biodiversità, ma anche tutti i settori economici dipendenti dal mare, come la pesca e il turismo, fondamentali in Sicilia. Chiediamo la convocazione di un tavolo tecnico che coinvolga istituzioni, mondo della ricerca scientifica e associazioni. Crocetta, mantieni la tua promessa. MARTA ESPERTI

BREVI DAL MONDO

© Greenpeace

CERCASI DIALOGATORI URGENTEMENTE

TUTELA CON NOI L’INDIPENDENZA DI GREENPEACE. Sei creativo e determinato? Sei la persona giusta per aiutarci a trovare nuovi sostenitori regolari a Roma, Milano, Torino e Napoli. Greenpeace è un’organizzazione indipendente: non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici. L'unico sostegno economico dell'organizzazione è rappresentato dalle persone. I dialogatori aiutano Greenpeace a restare indipendente, perché incontrano ogni giorno migliaia di persone e spiegano l’importanza di Greenpeace per il Pianeta. Candidati sul nostro sito, vai su: www.greenpeace.org/italy/dialogodiretto

Nelle tue occasioni speciali pensa al Pianeta! Sostituisci le tue tradizionali bomboniere con una donazione a Greenpeace. Riceverai il nostro portaconfetti per comunicare a parenti e amici la tua scelta solidale. Gli inchiostri utilizzati per la stampa sono vegetali e la carta è riciclata. Per informazioni chiama lo 06.68136061 (int.101) oppure scrivi a: bomboniere.solidali.it@greenpeace.org.

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1. Hong Kong, Cina – Greenpeace chiede la fine del-

4. Berlino, Germania – In azione alla Porta di

2. Monaco, Germania – Attività di sensibilizzazione

5. Budapest, Ungheria – Attivisti in azione per chie-

3. Taipei, Taiwan – Greenpeace chiede a Gap abiti

6. Olen, Norvegia – In azione per ricordare il 25°

l'era nucleare durante il terzo anniversario del disastro di Fukushima. © Clement Tang/Greenpeace contro l'inquinamento del mare dovuto ai rifiuti in plastica. © Thomas Einberger/Greenpeace

senza sostanze tossiche. © Greenpeace/Up Against the Wall

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Brandeburgo durante la riunione dell'IPCC. © Gordon Walters/Greenpeace

dere la fine della dipendenza dalle fonti fossili dell'Ungheria. © Bence Jardany/Greenpeace

anniversario del disatro petrolifero della Exxon Valdez avvenuto in Alaska. © Will Rose/Greenpeace

CLICK & CO.

di MASSIMO GUIDI

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