L'Eco della Scuola 2014

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L’eco della scuola n. 32 - giugno 2014

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Diritti dei ragazzi DIRITTI La redazione ha affrontato tale problematica avendo conoscenza di casi avvenuti in città. Ne parliamo non per creare panico, ma perché non sia mai abbassata la guardia su fenomeni odiosi che rimbalzano quotidianamente sulla cronaca

Stalking? Succede anche a Ruvo Servizi a cura di Ivan Chieco, Nicla De Palo, Vittoria De Sario, Giannicola Iacovelli, Erika Piacenza, redazione

Che cos’è?

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talking è un termine della lingua inglese. É spesso utilizzato in italiano per indicare una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, perseguitandola e generandole stati di ansia e paura che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della quotidianità. Questa parola deriva dal verbo to stalk nel significato di camminare furtivamente. Esso include anche l’invio di lettere, biglietti, posta elettronica, sms e oggetti non richiesti. Talvolta questo fenomeno può aggravarsi a tal punto da determinare aggressioni o addirittura l’uccisione della vittima e questo porterebbe all’aprirsi di un procedimento penale, con l’elevato rischio di ergastolo. Ma la cosa più preoccupante è che questo fenomeno non avviene solo nelle grandi città, bensì nei piccoli paesi come ad esempio il nostro.

Quindi come hai risolto il problema? “Abitualmente, un mio compagno di classe mi passa a prendere da casa e percorriamo insieme la strada per andare alla fermata dell’autobus”. Hai attualmente superato questo trauma? “No, ho sempre tanta paura e, quando noto che qualcuno sta facendo il mio stesso tragitto, senza che sia interessato a seguire proprio me, penso che abbia chissà quali intenzioni. Ho il timore di rimanere sola ma continuo tranquillamente a fare passeggiate con i miei amici senza preoccupazioni, consapevole di essere in compagnia e di non correre alcun rischio”. Avresti qualche consiglio da dare a tutte le ragazzine della tua età? “Certo, vorrei concludere dicendo solo di diffidare da qualsiasi atteggiamento strano nei vostri confronti, di qualunque persona, specialmente di quelle sconosciute”. Segue una seconda testimonianza, di una ragazza di 13 anni, sempre di Ruvo di Puglia; il suo nome è Mariangela (nome di fantasia) . Cosa facevi quando ti sei resa conto che quell’uomo ti seguiva, come ti sei sentita? “Bene, in quel periodo vivevo con la mia famiglia in una casa in affitto a pochi metri da quella attuale. Stavo portando del materiale da una casa all’altra, quando vedo un’auto salire la strada in contromano. In quel momento mi sono fermata per farla passare, ma questa, con mio grande stupore e paura, si è fermata e l’uomo che vi era dentro mi faceva cenno di entrare. In quel momento ero come pietrificata, non sapevo cosa fare, ero traumatizzata e l’unica cosa che facevo era cercare di capire chi fosse quell’uomo misterioso”.

Ma è un fenomeno che ci interessa da vicino?

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uesto fenomeno si verifica molto spesso, specialmente attraverso social network come facebook. Avviene ogni giorno in ogni parte del mondo. Non è da sottovalutare perché avviene secondo azioni organizzate e ben dettagliate e le vittime sono sempre in pericolo, ovunque vadano e in ogni momento. Occorre tenere sempre gli occhi aperti e non bisogna mai abbassare la guardia. Uno stalker ti può spiare dove e quando vuole e può agire in altrettanti luoghi o attimi, e in queste situazioni si può solamente aspettare che egli agisca, per poterlo segnalare e sperare nell’intervento della polizia.

Due testimonianze raccolte qui a Ruvo

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ra le numerose vittime di stalking in Italia, c’è anche Giusy (nome di fantasia), una ragazza di 14 anni residente a Ruvo di Puglia, che ha deciso di raccontarci la sua storia per mettere in guardia tutte le altre ragazze, spingerle a comunicare e a farsi aiutare dai propri genitori o parenti. Come ti sei accorta che quest’ uomo di seguiva? “In pratica, conoscendo tante persone che sono amiche dei miei genitori, pensavo che quell’uomo fosse uno dei tanti amici di mio padre pertanto quando mi salutava, ricambiavo. Poi, dopo vari giorni, ho iniziato a notare che quest’uomo faceva quotidianamente la mia stessa strada e sempre alla stessa ora. Una mattina volle salutarmi, ma non con un semplice “ciao”, voleva avvicinarsi. Da quel giorno la paura crebbe sempre più, a tal punto da decidere di cambiare strada, ma qualsiasi via prendessi, lo ritrovavo sempre lì ad aspettarmi”. Come ti sei sentita quando hai capito le vere intenzioni dell’uomo? “Beh, inizialmente ho avuto molta paura e mi sono sentita soffocare. Ho subito pensato ai mille casi di pedofilia che avvengono al giorno d’oggi e, essendo a conoscenza dei rischi, mi sono immediatamente rivolta a mio padre, il quale, inizialmente mi ha seguita con la macchina, almeno per rendersi conto di chi fosse quella figura misteriosa e per cercare di capire se realmente la conoscesse. Durante il tragitto però, l’uomo non si faceva più vedere. Dopo diversi tentativi, mi ha comunque consigliato di cambiare strada e di non rimanere mai sola”.

Sei rimasta ferma lì e quell’uomo non ti ha fatto niente? “No, beh, ecco, in quel momento di panico ho per sbaglio avviato una chiamata a mio padre che, vedendo che non rispondevo alle sue domande, è corso in mio aiuto. Dopo aver chiuso la chiamata ho iniziato a correre fino al portone di casa. Però non sono salita, a dire la verità non ho nemmeno aperto il portone, avevo troppa paura, paura che entrasse insieme a me, che mi seguisse, che mi facesse del male. Pochi minuti dopo è arrivato mio padre e insieme abbiamo ripercorso la strada. Lui era ancora lì. Ho riconosciuto l’auto e, appena mio padre gli si è avvicinato, subito quell’uomo ha porto le sue scuse ed è andato via”. Da quel giorno non l’hai più rivisto? “No, anche perché, tramite un nostro parente, abbiamo scoperto che non era di Ruvo, bensì di Terlizzi e che aveva già precedenti penali per questo genere di avvenimenti. Il giorno dopo siamo andati dalla polizia e lo abbiamo segnalato. Abbiamo preferito non sporgere denuncia perché per farlo dovevamo inserire i miei dati personali e avevo paura che quell’uomo potesse risalire a me”. Dopo questa esperienza come sei stata? “Sono stata malissimo e ovunque andassi c’erano sempre i miei genitori, sia accanto che scortandomi con l’auto”. Questo avviene anche ora? “No, ora no. Oggi vivo la mia vita tranquillamente, esco e mi diverto con i miei amici e non mi faccio problemi di alcun gene-

Le foto di questa pagina si riferiscono alla Marcia dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza promossa dalla nostra scuola il 20 novembre scorso, conclusa in Piazza con un flash mob

DIRITTI DELL’INFANZIA Il 20 novembre manifestazione in piazza Matteotti. Colori e musica per ricordare la Convenzione

Una marcia per noi Classe 1C, Cotugno

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n cartellone e dei palloncini colorati sono stati gli elementi per la marcia dei Diritti del Fanciullo, con la partecipazione di noi alunni dei plessi Cotugno e Carducci, in Piazza Castello. Gli articoli da noi scelti, appartenenti alla Carta dei diritti del fanciullo approvata dall’ ONU il 20 novembre 1989 a New York, assicurano, in diversi Paesi del mondo, i nostri diritti, tra cui il diritto all’ adozione (Articolo 13), alla salute (Articolo 21) e all’ istruzione (Articolo 28). Tutto questo un giorno di novembre, quando i cittadini di Ruvo ci osservavano, mentre attraversavamo strade e corsi, fino a Piazza Matteotti. Ospiti del nostro incontro un avvocato del Tribunale per i Minori di Bari, un’ assistente sociale del Comune, l’Educatrice di una Casa famiglia, che, dopo averci spiegato diversi casi ormai risolti di fanciulli in difficoltà, hanno assistito al lancio dei palloncini nel cielo. Sì, la nostra è stata una manifestazione molto significativa, ma una cosa è certa: possiamo ricordare i nostri diritti, ma non assicurarli in tutto il mondo. Le recenti indagini dell’ UNESCO e dell’ UNICEF, segnalano oltre 1 milione i bambini che lavorano come minatori, 75 milioni i fanciulli vittime della malnutrizione, oltre il 90% di minorenni nel mondo lavorano. Le stesse indagini dicono che i diritti del fanciullo vengono maggiormente ignorati in 11 Paesi dell’ America latina, in Asia, in Africa, in India e in Perù. È un’iniziativa da tenere fissa ogni anno per richiamare a tutti noi i diritti e i doveri che possono garantire una crescita armoniosa. ■

re, essendo in gruppo. La paura rimane sempre, è un trauma che mi ha insegnato a crescere e che sto pian piano superando”. Che consiglio daresti alle altre ragazze della tua età? “Di fare molta attenzione perché io, personalmente, sono stata molto fortunata, ma non bisogna sottovalutare ciò che accade tutti i giorni. Queste cose non avvengono solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli paesi come il nostro. Un'altra cosa fondamentale che posso dirvi è che, se vi accade qualcosa del genere, dovete dirlo subito ai vostri genitori e soprattutto non dovete fossilizzarvi su quell’avvenimento, non dovete avere paura di uscire, di divertirvi, anzi, distrarsi non ha mai fatto male a nessuno, e poi, non siete mica soli: ci sono i vostri amici lì con voi”! Lieto fine? Per fortuna le due storie che abbiamo sentito sono finite bene e nessuno si è fatto male. Queste due ragazze sono state molto fortunate, sono riuscite a riprendersi e ora escono tranquillamente anche senza nessuno che le accompagni. ■


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