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PHIL KNIGHT E L’ARTE DELLA VITTORIA

Il fondatore della Nike, tra gli uomini più ricchi del mondo, ora si racconta in autobiografia. Che spiega come ha battuto i colossi tedeschi.

È altamente probabile che in questo momento, mentre stai leggendo proprio queste parole, tu abbia al piede delle scarpe Nike. L’azienda detiene - da sola - una quota di mercato pari al 38,23%, che corrisponde circa a 780 milioni di scarpe sportive vendute ogni anno.

Nel 2022, il colosso americano dello sportswear è entrato per la prima volta all’interno della Top10 dei Best Global Brands, la classifica dei 100 marchi di maggior valore al mondo redatta da Interbrand. Secondo il report, Nike ha raggiunto una brand value di 51 miliardi di euro, con una crescita del 18% rispetto all’anno precedente. Per rendere l’idea, Adidas - il principale competitor di Nike nello sportswear - è salito di sette posizioni nel 2022, classificandosi al 42° posto.

Nonostante Nike sia uno dei marchi più noti e riconoscibili al mondo, grazie anche alla presenza dell’iconico swoosh, non tutti conoscono in profondità la storia del suo fondatore, Phil Knight. L’uomo ha avviato l’azienda nel 1964 assieme al suo ex allenatore di atletica all’Università dell’Oregon, il leggendario Bill Bowerman. Fin dai tempi dell’Università –infatti - Knight era un assiduo runner, non certo il migliore dell’istituto (il suo record personale era di 4.13 miglia) ma senza dubbio uno dei più appassionati: il suo interesse per l’atletica lo aveva portato ad approfondire e a comprendere a fondo il mercato delle sneakers, un accessorio che Phil riteneva determinante ai fini di una buona performance sportiva. All’epoca Adidas e Puma, che erano entrambe tedesche, rappresentavano la maggior parte dei modelli venduti sul mercato americano. Eppure Knight, durante uno dei suoi viaggi in Giappone, Paese che amava in particolare per i valori di unità e determinazione, viene a scoprire un marchio che negli Stati Uniti era ancora completamente sconosciuto: Onitsuka Tiger.

Impressionato dalla qualità di queste scarpe, convince Bill a unirsi a lui per creare la Blue Ribbon Sports, ovvero l’azienda che avrebbe distribuito le scarpe Onitsuka Tiger anche al di fuori dei confini giapponesi. Come racconta Knight nella sua autobiografia “Shoe Dog”, tradotta in italiano “L’arte della vittoria”: “Se Onitsuka riesce a penetrare nel mercato, e se riesce a portare le sue Tiger nei negozi americani e a venderle per battere Adidas...potrebbe essere un’impresa estremamente redditizia”.

E così è stato: Knight è entrato oggi a far parte delle 30 persone più ricche al mondo, con un patrimonio netto di oltre 45 miliardi di dollari a febbraio 2023, secondo la rivista Forbes. Eppure, la strada che lo ha portato a dar vita al colosso che tutti conosciamo non è stata sempre così rosea: l’enorme successo della Blue Ribbon e la rapida apertura di nuovi store hanno lasciato Phil in una situazione precaria nella quale l’imprenditore ha dovuto far fronte a volumi di vendita sempre più elevati, assumendo più personale, creando più strutture e soprattutto ordinando molte più scarpe. L’azienda giapponese - però – non era ancora pronta a garantire i nuovi livelli produttivi, per questo Knight decide di riunire la sua squadra e di creare un nuovo marchio, che per la prima volta sarebbe stato solo e soltanto il suo.

L’idea iniziale era quella di chiamarlo “Dimension Six”, ma alla fine preferisce optare per il nome proposto da uno dei suoi dipendenti, Jeff Johnson, che si ispirava al nome della dea greca della vittoria: Nike. A quel punto, Knight vola nuovamente in Giappone per stipulare un contratto con il produttore Nissho Iwai per una versione delle Cortez che sostituisse le Tiger Stripes. In aggiunta, fa inserire per la prima volta il nuovo logo dell’azienda, lo Swoosh, disegnato per soli 35 dollari da Carolyn Davidson, una studentessa d’arte di Portland che aveva conosciuto casualmente.

Nonostante Onitsuka avesse un vantaggio competitivo con la propria versione della Cortez, la neonata Nike la raggiunge rapidamente e si spinge molto più avanti, dando inizio ad una leggendaria storia aziendale che ha ridefinito per sempre confini dello sportswear.

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