1 minute read

IL CIBO PIÙ CHIC È QUELLO DELLA PLEBE [Lucilla Biffi]

Milano, Cecina, Venezia, Carrara, Viareggio, Lecce, Caorle, Senigallia… Non c’è località cittadina o marittima che non ospiti d’estate un festival dello Street Food, certo il modo più chic, cool e contemporaneo per assaggiare in strada specialità locali e tradizionali non sempre disponibili nei menù dei ristoranti. Si va dalla classica piadina romagnola al panino con il lampredotto di Firenze, dal Pani ca’ Meusa di Palermo alla Miassa piemontese (una sorta di piadina di polenta). E poi Panzerotti pugliesi, Sciatt valtellinesi, Arrosticini abruzzesi, Focaccia genovese fino alla pizza a portafoglio venduta per i vicoli di Napoli e alla altrettanto celebre porchetta romana. Per quanto considerato “moderno” il cibo preparato e cucinato per strada risale agli albori della civiltà, circa diecimila anni fa. I greci già descrivevano l’usanza egizia di friggere il pesce e di venderlo al porto di Alessandria. Se vi capita durante una vacanza in Campania di vistare Pompei, potrete osservare i resti ben conservati dei “thermopolia”, antenati del moderno “baracchino”. Questo perché solo i patrizi disponevano di case con cucine, mentre i plebei si nutrivano per strada con un paio di “assi”, più o meno due euro di oggi. Roba da poveri dunque, anche se oggi invece con lo street food si cimentano gli chef stellati. Ma le “fregature” sono è il caso di dirlo dietro l’angolo. Per cui anche quest’anno il Gambero Rosso ha diffuso la sua Guida al Cibo da Strada, con oltre 550 indirizzi sicuri consultabili anche on the road su www.gamberorosso.it.

Buon appetito

This article is from: